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Vademecum per operatori a tutela delle donne vittime

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Vademecum per operatori a tutela delle donne vittime
 Le donne non si toccano
nemmeno con un
fiore…”
“
Vademecum per operatori a tutela delle donne
vittime di violenza
Distretto di Corsico
Anno 2015
1 La violenza nei confronti delle donne permane un problema mondiale che si sviluppa soprattutto all’ interno delle dinamiche familiari e che non conosce confini di censo e cultura di appartenenza. ASL Milano 1 ha nella propria mission la tutela della salute del cittadino, in particolare delle persone più deboli e vulnerabili, che si esplica con attività preventive, di cura e di supporto . Gli operatori sanitari, sono spesso il primo interlocutore che la donna incontra nel momento in cui decide di chiedere aiuto, anche se sappiamo che la stragrande maggioranza dei casi di violenza domestica non viene denunciato in quanto tale. I pronto soccorso, sono i luoghi in cui purtroppo le donne si rivolgono con maggiore frequenza e il lavoro svolto in questi anni di formazione del personale, con l’attivazione dei codici rosa, inizia a fornire i primi risultati e stimoli per meglio operare. L’ OMS sottolinea come il sistema sanitario rappresenti la prima possibilità di contatto per le donne vittime di violenza, ma consapevoli di come non si possa operare da soli, si esprime il proprio potenziale assumendo un ruolo proattivo nel contrasto e prevenzione della violenza. La rete dei servizi territoriali è divenuta quindi il luogo per la presa in carico e il supporto della vittima verso un percorso di uscita dalla spirale della violenza, in cui ogni attore dalle forze dell’ordine, ai servizi sociali al terzo settore svolgono un ruolo indispensabile . Essendo le situazioni di violenza situazioni complesse è necessario approcciarle con modalità integrate , pur prevedendo diverse modalità di intervento in ragione all’urgenza di protezione. Per questo motivo ASL Milano 1 si è resa promotrice della stesura del presente vademecum, che riteniamo possa divenire un valido aiuto per tutti i professionisti che a vario titolo incontrano le vittime nella loro professione. Ringraziamo per il contributo offerto nella stesura e nella partecipazione ai gruppi di riflessione, tutti gli operatori che quotidianamente si confrontano con un fenomeno così coinvolgente. Marina Gerini Direttore Sociale ASL Milano 1 Giorgio Scivoletto Direttore Generale ASL Milano 1 2 Vademecum per operatori a tutela delle donne vittime di violenza Il presente vademecum vuole essere uno strumento agile di consultazione per gli operatori che operano nel territorio dell’ASL Milano 1 * a vario titolo per il contrasto al fenomeno e il supporto alle vittime di violenza di genere. Ci auguriamo che qui si possano trovare le risposte sul cosa fare e chi contattare per aiutare una donna che sta chiedendo aiuto. Alcune informazioni anche su cosa evitare di fare per non peggiorare la situazione. Questa è la seconda edizione del vademecum, edita a seguito dell’ottimo riscontro avuto con l’edizione 2014 e rappresenta l’aggiornamento delle procedure in essere a seguito dell’apertura di tre centri antiviolenza sul nostro territorio : Legnano, Magenta e Corsico. Le soluzioni rappresentate sono quelle possibili ed esistenti a fine 2015 , ci auguriamo che con l’aumentare della sensibilizzazione sociale , vi sia di pari passo un incremento delle risorse e quindi delle soluzioni possibili. Il presente lavoro è stato frutto di sette ** gruppi di lavoro coordinati da operatori dei consultori famigliari. I gruppi composti mediamente da una quindicina di persone per un totale di più di 100 operatori, ha costituito di fatto una rete di supporto per le vittime, che mentre lavorava per definire procedure e compiti, interveniva con sempre maggiore efficacia, sperimentando prassi operative, che hanno fluidificato le modalità di comunicazione e di invio accompagnato. Il lavoro ha permesso anche la costituzione di un linguaggio condiviso , tra professionisti provenienti da settori non sempre abituati ad un lavoro integrato. A titolo esemplificativo nei gruppi sono stati rappresentati : le forze dell’ordine, le polizie locali, i pronto soccorso, legali, operatori sociali comunali, servizi per le dipendenze patologiche, per la cura dei disturbi mentali, sportelli d’ascolto e realtà del terzo settore. La rete dei consultori famigliari si è resa promotrice di questo lavoro, grazie al attività formativa effettuata negli anni precedenti e la prassi operativa che ha permesso la presa in carico di più di 100 donne vittime di violenza nel corso del 2014. Sul sito aziendale vi è una sezione dedicata dove poter scaricare la versione on-­‐line del presente vademecum. http://www.aslmi1.mi.it/it/vademecum-­‐qle-­‐donne-­‐non-­‐si-­‐toccano-­‐nemmeno-­‐con-­‐un-­‐fioreq.html * Territorio nord-­‐ovest della provincia di Milano ** Garbagnate Milanese, Rho, Corsico, Legnano, Castano Primo, Magenta, Abbiategrasso Mirco Fagioli Direttore UOC Sistemi di Welfare per la famiglia ASL Milano 1 3 1. COS’E’ LA VIOLENZA SULLE DONNE* Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica . Istanbul, 11 maggio 2011. ARTICOLO 3 • DEFINIZIONI a. con l’espressione “violenza nei confronti delle donne” si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata; b. l’espressione “violenza domestica” designa tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima; c. con il termine “genere” ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini; d. l’espressione “violenza contro le donne basata sul genere” designa qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato; e. per “vittima” si intende qualsiasi persona fisica che subisce gli atti o i comportamenti di cui ai precedenti commi a e b; f. con il termine “donne” sono da intendersi anche le ragazze di meno di 18 anni. La violenza fisica è ogni forma di intimidazione o azione che mette a rischio l’integrità fisica. Vi sono compresi comportamenti quali schiaffeggiare, spingere, dare calci, pugni, morsicare, sputare, dare pizzicotti, minacciare, tirare i capelli, costringere nei movimenti, sovrastare fisicamente, colpire con oggetti o armi, mutilare i genitali femminili, bruciare con le sigarette, ustionare, privare di cure mediche, privare del sonno, tentare di strangolare, pugnalare, uccidere, ecc. La violenza sessuale è ogni forma di imposizione di rapporti e pratichesessuali non desiderate che facciano male fisicamente e/o psicologicamente, sotto minacce di varia natura. Vi sono compresi comportamenti quali essere insultata, umiliata o brutalizzata durante un rapporto sessuale, essere costretta ad assistere ad atti sessuali, subire un tentato stupro, subire uno stupro. Ricordiamo che l’imposizione di un rapporto sessuale o di intimità non desiderata è un crimine di umiliazione, di sopraffazione e di soggiogazione, che provoca nella vittima profonde ferite fisiche e psichiche. Lo stupro no deve essere visto soltanto come un atto “prettamente sessuale”, è un reato contro la libertà della persona, non è un “raptus” sessuale, è sempre l’esercizio di un “potere” Aresti, L. 1983 4 La violenza psicologica comprende tutti quei comportamenti che ledono la dignità e l’identità della donna. La violenza psicologica ha un grande potere distruttivo soprattutto quando si manifesta in sottilimeccanismi comunicativi all’intero dei rapporti di intimità. La violenza economica come succede con la violenza sessuale, spesso è difficile da registrare come un forma di violenza. Può sembrare normalmente scontato che la gestione delle finanze familiari spetti all’uomo. Anche l’avarizia può diventare uno strumento vessatorio e denigrante difficile da registrare come violenza .La violenza economica è ogni forma di privazione, sfruttamento econtrolloche tende a produrre dipendenza economica o ad imporre impegni economici non voluti: impedire alla donna di lavorare, obbligarla a lasciare il lavoro o a non trovarne uno, controllare lo stipendio, controllare gli estratti conto, sequestrare bancomat e carte di credito, obbligarla a versare lo stipendio sul conto corrente dell’uomo, sfruttarla come forza lavoro nell’azienda familiare senza dare nessun tipo di contribuzione, escluderla dalla gestione economica della famiglia, costringerla a fare debiti, non adempiere ai doveri di mantenimento stabiliti dalla legge anche nei confronti dei/delle figli/figlie, limitare l’accesso alle cure mediche, tenerla in una situazione di privazione economica continua. Se l’uomo limita l’accesso al cibo, ai vestiti, al denaro, alle cure medicheo al lavoro della donna, o impedisce che la donna diventi o possa diventare economicamente dipendente, esercita su di lei un controllo diretto molto efficace, soprattutto nel momento in cui la donna decide di allontanarsi dalla relazione distruttiva di maltrattamento. Differenza Donna, 2010 La violenza domestica nasce all’interno di quello che per la donna è unrapporto di amore e fiducia, lei sente di amare quell’uomo esi fida di lui. Nella storia della coppia non ha un inizio preciso, non è facile riconoscerla e determinare quando è cominciata. In realtà nella violenza si "scivola" quasi inconsapevolmente. In genere la violenza nelle relazioni d’intimità inizia con l’innamoramento, quando la coppia condivide alcunepremesse sui ruoli maschile e femminile: ad esempioentrambi sono legati emotivamente, si trovano beneinsieme e pensano che lei sarà la perfetta compagna.Si sviluppa nel corso del tempo, in modo gradualeattraverso litigi che diventano sempre più frequenti epericolosi. Non si caratterizza subito con i maltrattamenti di tipo fisico, ma intenzionalmente vengono messe in atto violenze di tipo emotivo e psicologico meno evidenti, più subdole. La violenza domestica si caratterizza pertanto per: ·∙ cicli di violenza che si alternano a periodi di falsa rappacificazione ·∙ disponibilità della donna a dare una nuova opportunità al proprio partner nella speranza di riuscire ad ottenere un cambiamento. ·∙ puntuale disattesa delle aspettative della donna e il ripresentarsi dei comportamenti violenti del partner. Normalmente si crede che la gravidanza sia un periodo di benessere e serenità per tutte le donne. Purtroppo una corposa letteratura internazionale evidenzia che esiste unlegame fra gravidanzae violenza, considerato che in questo periodo la violenza maschile contro le donne può iniziare o inasprirsi. La gravidanza rende infatti la donna più concentrata su se stessa e sui cambiamenti che il suo corpo sta vivendo. Tutto questo molto spesso non è capito e accettato dal partner. Egli vive la relazione con la donna come un possesso e nutre nei confronti dei nascituro un sentimento di gelosia, perché percepito come un oggetto che si interpone tra lui e la donna. Il momento cruciale di qualsiasi intervento è rappresentato dall’identificazione della presenza di violenza passata e/o presente nella vita della donna che chiede aiuto. Sono molti i motivi che rendono difficile affrontare la situazione di una donna che ha subito violenza: le convinzioni personali possono rappresentare un ostacolo, ad esempio quando si crede che questo tipo di problema non possa riscontrarsi trasversalmente in ogni ceto sociale, oppure lo 5 si considera un fatto privato tra marito e moglie e non un problema di propria pertinenza. In questi casi si può trasmettere un messaggio, anche inconsapevolmente, che viene percepito dalla donna che sta cercando aiuto e si trasforma in un’implicita giustificazione della violenza. QUANDO UNA DONNA CHIEDE AIUTO È UTILE RICORDARE CHE: • ha già cercato aiuto fra le 5 e le 12 volte prima di ricevere una risposta appropriatae di supporto • viene aggredita più e più volte prima di cercare l’aiuto delle Forze dell’Ordine • cercare aiuto all’esterno è un passaggio di un lungo percorso • familiari, amici e parenti sono generalmente i primi soggetti a cui la donna chiede aiuto • lei sceglie la relazione, non la violenza • non c’è mai nessuna giustificazione alla violenza • le strategie messe in atto da una donna per uscire dalla violenza riflettono le circostanze in cui si trova, la sua situazione specifica • lei conosce i suoi bisogni di sicurezza e l’autore della violenza meglio di chiunque altro QUANDO UNA DONNA CHIEDE AIUTO È UTILE SAPERE CHE: • nella maggioranza dei casi la violenza avviene all’interno delle mura domestiche. I luoghi più pericolosi per le donne sono la casa e gli ambienti familiari. Gli aggressori più probabili sono il partner, un ex partner o altri uomini conosciuti: amici, insegnanti, vicini di casa. • La violenza domestica è ciclica: all’inizio le donne segnalano un progressivo peggioramento degli atteggiamenti del partner che diventa sempre più aggressivo intensificando tutte le forme dell’abuso abituale. Poi si assiste ad uno scoppio della tensione, che può assumere forme diverse: azioni che costituiscono un pericolo di vita per le donne, ricorso alle percosse o alla loro intensificazione, minacce di aggressioni verbali, umiliazioni. • La speranza che il partner cambi, che tutto «torni come prima», è spesso la ragione principale che tiene per anni le donne maltrattate nella relazione. • Dopo l’episodio eclatante di rottura, il partner in genere entra in una fase di calma in cui apparentemente si ravvede, vuol «farsi perdonare». • La violenza provoca nelle donne ansia, depressione, disorientamento. QUANDO UNA DONNA CHIEDE AIUTO È IMPORTANTE • Non giudicare le strategie di sopravvivenza che ha scelto • Essere chiari sul fatto che lei non ha colpa della violenza subita • Individuare insieme dei modi che le permettano di trovare aiuto in caso di emergenza • Esplorare con lei le possibilità di azione, senza pretendere di sapere in partenza che cosa dovrebbe fare • Starle vicino il più possibile • Non perdere fiducia nelle sue possibilità di cambiamento • Riconoscere quanto è stato difficile per lei decidere di andarsene e valorizzarela sua capacità di sopravvivere • Aiutarla il più possibile nel risolvere i tanti problemi concreti che si presentano quando si inizia una nuova vita • Essere consapevoli che nei primi tempi ricorderà soprattutto le cose positive che c’erano nella relazione con il partner • Dedicarle il tempo necessario per parlare ed affrontare insieme i problemi: se non è possibile, essere chiari sulla propria mancanza di disponibilità e indicarle dove può trovare aiuto 6 INDICAZIONI DI CARATTERE GENERALE • Quando si decide di parlare con il partner violento assicurarsi di avere il consenso esplicito della donna • Discutere con la donna la possibilità che il partner voglia punirla per il fatto di avere parlato della situazione con una persona esterna richiedendone l’aiuto • Se si parla con il partner violento è necessario dire molto chiaramente che la violenza è inaccettabile, qualunque sia la ragione che lo ha portato ad esercitarla • Essere consapevoli del fatto che il partner negherà o minimizzerà la violenza e cercherà in tutti i modi di biasimare i comportamenti della donna • Ricordarsi che non esiste una tipologia precisa di uomini violenti e che possono essere persone affascinanti, sicure di sé, convincenti nel negare l’esistenza della violenza e nel portare gli operatori o le operatrici dalla “loro parte” • Ricordarsi che gli uomini violenti possono mostrarsi preoccupati e partecipi della situazione, affettuosi con la compagna e non lasciarla un momento, ossequiosi, estremamente gentili e corretti, rendendo difficile il riconoscimento dell’esistenza di una situazione di violenza • Evitare, in ogni caso, di dare al partner violento informazioni che la donna ha rivelato in via confidenziale • Indicare al partner violento la necessità di cercare aiuto, per cambiare il suo comportamento • Se la donna se n’è andata di casa, non indicare mai la zona in cui si trova e farle sempre sapere quando il partner chiede di lei • Non insistere per incontrare la donna insieme al partner violento, a meno che non sia lei stessa a richiederlo. Se l’incontro avviene, non lasciarli mai soli • Ricordarsi sempre che il partner può essere un uomo pericoloso OSTACOLI AL RICONOSCIMENTO DELLA VIOLENZA DA PARTE DI CHI OFFRE AIUTO • scarsa conoscenza della diffusione e gravità del fenomeno • insufficienti strumenti per identificare il problema • ritenere che non si tratti di un problema di propria pertinenza • non sentirsi in grado di intervenire e fornire aiuto • diffidenza nei confronti della donna, ad esempio perché si pensa che potrebbe essere lei a provocare la violenza • mancanza di tempo per verificare la presenza di violenza • difficoltà a gestire il proprio vissuto emotivo • ritrosia a farsi carico di situazioni che possono implicare l’attivazione, spesso faticosa e difficile, del sistema della giustizia civile e penale MOTIVI PER I QUALI LA DONNA HA DIFFICOLTÀ A PARLARE DELLA VIOLENZA SUBITA • paura che svelare la situazione di violenza possa mettere a repentaglio la propria sicurezza e quella delle/dei figlie/i • paura di subire vergogna e umiliazioni di fronte ad atteggiamenti giudicanti • credersi responsabile della violenza e quindi ritenere di non meritare aiuto • sentimenti di protezione nei confronti del partner e speranza in un suo cambiamento • dipendenza economica dal maltrattatore • senso di impotenza rispetto alla possibilità di trovare risorse efficaci per cambiare la situazione • credere che i suoi problemi non siano abbastanza gravi da nominarli *Tratto da “Non lasciamole sole. Vademecum per operatori della rete di tutela donne vittime di violenza” AUSL di Parma 7 1.1 LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO** Aspetti generali La valutazione del rischio è una STIMA per individuare la probabilità che si perpetri la violenza. Qualsiasi atto violento (inclusa la violenza domestica) deriva dalla scelta di agire con violenza; infatti, non esistono CAUSE della violenza, ma CIRCOSTANZE legate alle caratteristiche dell’individuo, alla sua storia pregressa, al contesto sociale. OBIETTIVO GENERALE PREVENIRE NON PREVEDERE E’ importante sapere che….. La valutazione del rischio (risk assesment) comporta conseguentemente la gestione del rischio (risk managment), cioè l’individuazione dell’intervento più appropriato per quel caso, finalizzato a prevenire la recidiva, per proteggere le vittime, per evitare l’escalation dei maltrattamenti che potrebbe sfociare anche in omicidi. Risk managment significa: • individuare / discutere possibili strategie di gestione del rischio • valutare gli scenari del rischio tenendo conto della probabilità, della natura e della gravità della imminenza, frequenza, durata • effettuare un monitoraggio costante La rilevazione: • si concentra sulla recidiva del maltrattante NON si focalizza solo sulla vittima; NON è un test sulla personalità • è un promemoria concepito come check-­‐list per evidenziare i fattori di rischio rilevanti LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO perché? per adottare appropriate -­‐ per comprendere come e perché le persone strategie di intervento hanno SCELTO di agire in modo violento determinate in base alla valutazione del rischio al -­‐ per individuare i fattori presenti in passato, e fine di allontanare la donna determinare se questi o altri siano dal pericolo predisponenti alla recidiva 8 PROCEDURE PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO Il metodo S.A.R.A. – Spousal Assault Rick Assessment, valuta il rischio attraverso alcuni colloqui e la raccolta di informazioni con la vittima e, ove possibile, con l’autore del reato e con altre persone informate sui fatti. Per ognuno dei 10 fattori il valutatore procede assegnando un punteggio pari a 0 = basso 1 = medio 2 = alto Non si tratta di sommare punteggi: si tratta di una valutazione "soggettiva" fatta su fattori di rischio Metodo S.A.R.A. -­‐ Spousal Assault Risk Assessment: 10 fattori di rischio Sono raggruppati in due macro aree: 1) Violenza agita nei confronti del partner (o ex-­‐partner) 1.1. gravi violenze fisiche/sessuali (consumate o tentate, incluso la violenza sessuale e l’uso di armi) 1.2. gravi minacce di violenza, ideazione o intenzione di agire violenza 1.3. escalation della violenza fisica/sessuale vera e propria delle minacce/ideazioni o intenzioni di agire tali violenze 1.4. violazione delle misure cautelari o interdittive 1.5. atteggiamenti negativi nei confronti delle violenze interpersonali e intra-­‐familiari 2) Adattamento psicosociale 2.1 precedenti penali/condotte antisociali 2.2 problemi relazionali (separazione dal partner, elevata conflittualità nella relazione attuale o in quelle pregresse, ecc) 2.3 status occupazionale o problemi finanziari 2.4 abuso di sostanze ( Abuso di sostanze stupefacenti, alcol o medicinali che hanno portato alla compromissione delle funzioni sociali quali la salute, le relazioni, il lavoro, problemi con la giustizia) 2.5. disturbi mentali E’ evidente che il metodo SARA – come tutte le metodologie di valutazione del rischio -­‐ non risolve il problema dei maltrattamenti e non costituisce l’unica strategia di prevenzione, ma rappresenta una procedura scientificamente valida che si è rivelata utilissima negli ultimi dieci anni per contribuire all’interruzione dei comportamenti violenti. 9 PIANO DI PROTEZIONE Una volta individuato il livello di rischio è importante disporre un piano di protezione che consenta alla donna e ai suoi figli il miglior livello possibile di protezione. Il principio imprescindibile del nostro ordinamento costituzionale riconosce che la donna ha diritto all'integrità personale. E’ ASSOLUTAMENTE NECESSARIO LA DONNA SI TROVARE OSPITALITA’: TROVA IN UNA -­‐ PRESSO CASA RIFUGIO SITUAZIONE DI -­‐ PRESSO FAMIGLIA ORIGINE PERICOLO E -­‐ PRESSO AMICA DEVE -­‐ PRESSO PERSONA DI FIDUCIA LASCIARE L’AMBIENTE VIOLENTO ALCUNI CONSIGLI UTILI -­‐ cambiare la serratura del domicilio della donna; -­‐ Predisporre un sistema di sicurezza più adeguato, come barre alle finestre, maggiore illuminazione; -­‐ considerando i provvedimenti attuati dal LA DONNA E’ Tribunale a tutela dei/lle bambini/e GIA’ assicurarsi che gli/le insegnanti abbiano SEPARATA, chiaro chi è autorizzato al prelevamento VIVE DA SOLA dei bambini dalla scuola; MA E’ VITTIMA -­‐ individuare insieme alla donna un legale DI competente; PERSECUZIONI -­‐ contattare il Centro Antiviolenza più vicino ed allertarlo circa la possibilità che possa essere accolta all’interno di una struttura ad indirizzo segreto per donne vittime di violenza; -­‐ verificare la possibilità che qualcuno possa temporaneamente andare ad abitare con lei o che possa essere ospitata da qualcuno. 10 1.2 CONFLITTO E VIOLENZA La differenza tra le relazioni conflittuali e la violenza nelle relazioni intime VIOLENZA Nella violenza c’è chi agisce il predominio, il controllo sulla vittima che viene degradata con il fine ultimo di annientarla “Quello che permette di distinguere la violenza coniugale da un semplice litigio non sono le botte o le parole offensive, bensì l’asimmetria nellarelazione. In un conflitto di coppia l’identità di ciascuno è preservata, l’altro viene rispettato in quanto persona mentre questo non avviene quando lo scopo è dominare o annichilire l’altro” (Hirigoyen, 2005) Nelle coppie caratterizzate da violenza nei legami intimi vi è l’impossibilità a dialogare e comunicare. CONFLITTO ATTENZIONE Il conflitto è un aspetto Quando sembra che entrambi i partner . inevitabile delle relazioni umane che usino violenza fisica e/o psicologica, è può presentarsi secondo diverse essenziale chiedersi: modalità. Nel conflitto ciascun partner -­‐ Quale dei partner che usa violenza crea ha la possibilità di svolgere un proprio paura negli altri membri della famiglia? ruolo; nel conflitto cioè le parti sono -­‐ Si agisce violenza per difendersi o per coinvolte allo stesso livello. intimidire? Il conflitto distruttivo è violenza se... -­‐ Chi soffre le conseguenze più gravi -­‐ È cronico, nascosto dall’essere bersaglio di violenza in termini di -­‐ Non viene discusso lesioni fisiche, impatto sulla vita quotidiana, -­‐ Non permette lo scambio di isolamento? informazioni -­‐ Chi esercita il controllo attraverso tattiche -­‐ Presenta escalation (ciascuno coercitive quali il controllo economico, vuole “superare l’altro”) manipolazione dei bambini, sabotaggio del -­‐ Coinvolge terzi lavoro, deterioramento delle relazioni -­‐ Non viene risolto familiari? -­‐ Non facilita la crescita della relazione -­‐ Quale dei due partner è maggiormente vulnerabile al controllo a causa della sua cultura, stato sociale o qualsiasi altra condizione di svantaggio? I RISCHI DELLA MEDIAZIONE FAMILIARE NEI CASI DI VIOLENZA E MALTRATTAMENTO La mediazione familiare è uno strumento che ha lafinalità di ridurre il conflitto e facilitare l’accordo tra le parti in presenza di una volontà di separarsi e/o divorziare. Uno degli obiettivi principali dellamediazione familiare è il raggiungimento della cogenitorialità, ovvero la salvaguardia della responsabilità genitoriale individuale nei confronti dei figli, in special modo se minori. La mediazione è un processo volontario che presuppone che la relazione sia simmetricaladdove, invece, nei casi di violenza domestica, il maltrattante gode di un potere 11 enormemente superiore sulla vittima.
perché... durante la mediazione, il maltraaante può facilmente concnuare a controllare la vidma aaraverso segnali che sono solo conosciuc dalla coppia. Inoltre, se c’è una lunga storia di maltraaamento,la vidma sarà facilmente riluaante a dar voce alle sue preoccupazioni perché... la mediazione si focalizza sul futuro e molc mediatori non permeaono di menzionare il passato di violenza, rivolgendosi alle parc come se fossero sullo stesso piano. Aaenzione Gli studi dicono che nei casi di violenza la separazione rappresenta il momento più pericoloso per le vidme perché il maltraaante avverte che sta perdendo il suo potere sulla vidma. In considerazione di ciò, la mediazione risulta pericolosa perché: -­‐ viene richiesto alla vidma di trovarsi nella stessa stanza con il suo ex senza nessuna misura di sicurezza -­‐ è molto probabile che il partner violento riprenda a uclizzare quelle tadche per manipolare o incmidire la vidma, portandola ad acceaare accordi non corrispondenc alla sua volontà e al suo interesse -­‐ tali tadche potrebbero essere non comprese dal mediatore, per esempio non comprendendo delle richieste che sembrano irragionevoli -­‐ il mediatore può incoraggiare la donna ad arrivare ad accordi che non tengono conto della sua sicurezza né di quella di chi le è vicino (figli,parenc, amiche, ecc) -­‐ è vietata la mediazione nella violenza **Tratto da “Violenza maschile contro le donne. Linee guida….. “ a cura di Donne In Rete contro la violenza domestica. Creative Commons 12 2. PROCEDURE 2.1 SITUAZIONI URGENTI (CON O SENZA MINORI) LA VITTIMA
ARRIVA AL
PRONTO
SOCCORSO
- accogliere
- valutare il rischio (prognosi e referto)
- informare
- segnalare alle F.O. tramite Denuncia Autorità Giudiziaria
(DAG)
- INVIO AI SERVIZI:
- Contattare Servizio Sociale Ospedaliero (ove
esistente
- Contattare il centro antiviolenza
CENTRO ANTIVIOLENZA: effettua la valutazione, provvede all’eventuale collocamento e SERVIZI SOCIALI
COMUNALI
RETE DEI SERVIZI 13 2.2 SITUAZIONI URGENTI (CON O SENZA MINORI) IN ORARIO
D’UFFICIO
SERVIZI SOCIALI
COMUNALI
SPORTELLO
ANTIVIOLENZA
CONSULTORIO/
ALTRI SERVZI
LA VITTIMA SI PRESENTA
AI SERVIZI
(CONSULTORIO, SS,
SPORTELLO
ANTIVIOLENZA, SER.T,
NOA, CPS…)
- Accogliere
- Informare
- Valutare
- Invio centro antiviolenza
D E I - Accogliere
- Informare
- Valutare
- Invio centro antiviolenza
- Accogliere
- Informare
- Valutare
- Invio a centro antiviolenza
- Accettare la denuncia
- Contattare i SS del comune di residenza della donna e dei minori
(se diverso)
- Procedere con l’eventuale allontanamento della vittima e minori o
del maltrattante
Garantiscono la copertura del servizio 24 ore su 24:
- procedere come indicato dalla freccia, contattando il comune
appena possibile
R E T E - Accogliere
- Informare
- Valutare
- Invio centro antiviolenza
- Esporre in posizione ben visibile, una locandina con i numeri
antiviolenza, caserma dei carabinieri più
utili (112, Centro
vicina o altre Forze dell’Ordine)e le procedure d’emergenza
in caso di maltrattamento
FORZE DELL’ORDINE
Polizia di Stato,
Polizia Locale,
Carabinieri)
FUORI ORARIO
D’UFFICIO
S E R
V I Z I SERVIZI
(Consultori,
Comuni, Sportello
antiviolenza, Polizia
Locale…)
FORZE DELL’ORDINE
Polizia di Stato,
Polizia Locale,
Carabinieri)
14 2.3 SITUAZIONI NON URGENTI LA VITTIMA
ARRIVA AL
PRONTO
FORZE DELL’ORDINE:
- Accogliere
- Informare
- Valutare
- Recupero e lettura delle
DAG provenienti dal PS
- sostenere la donna ad
attivare la propria rete
familiare o amicale,
anche in vista di un
eventuale collocamento.
- Accogliere l’eventuale
querela/denuncia
- contatto servizi sociali del
comune di residenza della
donna e dei minori (se
diverso)
- Contattare lo Sportello o il
centro antiviolenza e/o
consultorio
- fuori dall’orario d’ufficio,
invitare la vittima a
presentarsi ai Servizi (di
persona o telefonicamente)
durante gli orari d’apertura,
fornendo tutti i numeri e le
informazioni utili in tal senso
SOCCORSO
- Accogliere
- Valutare il rischio (prognosi e referto)
- Informare
- Contattare Servizio Sociale Ospedaliero (ove
esistente
- Segnalare attraverso alle F.O. una DAG
- Invitare la donna a prendere contatto con il
Servizio che si ritiene più adeguato al caso, ed
eventualmente le Forze dell’ordine (Polizia
Locale).
- Se fuori orario d’apertura dei Servizi: invitare la
vittima a presentarsi al più presto ai Servizi (di
persona o telefonicamente) durante gli orari
d’apertura, fornendo tutti i numeri e le
informazioni utili in tal senso
SPORTELLO
ANTIVIOLENZA (ove
presente):
- Accogliere
- Informare
- Valutare
- sostenere la donna
ad attivare la propria
rete familiare o
amicale, per un
possibile
collocamento.
- offrire un’ iniziale
supporto psico-sociale
- offrire consulenza
legale
- contattare i SS del
comune di residenza
della donna e dei
minori (se diverso)
- contattare, il
consultorio per un
sostegno psicologico /
sostegno alla
genitorialità/
psicoterapia breve
CENTRO ANTIVIOLENZA
- Accogliere
- Informare
- Valutare
- sostenere la donna
ad attivare la propria
rete familiare o
amicale, per un
possibile
collocamento.
- offrire un’ iniziale
supporto psico-sociale
- offrire consulenza
legale
- contattare i SS del
comune di residenza
della donna e dei
minori (se diverso)
- contattare, il
consultorio per un
sostegno psicologico /
sostegno alla
genitorialità/
psicoterapia breve
CONSULTORIO FAMILIARE
- accogliere
- informare
- valutare
- invio a servizio dedicato (accompagnare alla
denuncia o attivare una
segnalazione
- offrire supporto psicosociale
- Contattare i SS del comune di
residenza della donna e dei
minori (se diverso)
- Invio Sportello Antiviolenza
- invio a Centro Antiviolenza
RETE DEI SERVIZI 15 2.4 SITUAZIONI NON URGENTI LA VITTIMA SI PRESENTA
AI SERVIZI
FUORI ORARIO
D’UFFICIO
IN ORARIO
D’UFFICIO
SERVIZI SOCIALI
COMUNALI
SPORTELLO E
CENTRO
ANTIVIOLENZA
CONSULTORIO/
ALTRI SERVZI
- Accogliere
- Informare
- Valutare
- Invio a servizio dedicato
- Accompagnare alla denuncia o attivare una segnalazione
- Contattare la Tutela Minori se è un caso già in carico presso il
servizio
- procedere ad un eventuale collocamento della vittima e
minori in situazione protetta
- inviare al consultorio familiare per presa in carico psicosociale
- Accogliere
- Informare
- Valutare
- Invio a servizio dedicato
- Accompagnare alla denuncia o attivare una segnalazione
- Contattare i SS del comune di residenza della donna e dei
minori (se diverso)
- Accogliere
- Informare
- Valutare
- invio a servizio dedicato
- Accompagnare alla denuncia o attivare una segnalazione
- Offrire Supporto Psicosociale
- Contattare i SS del comune di residenza della donna e dei
minori (se diverso)
- Esporre in posizione ben visibile, una locandina con i numeri
antiviolenza, caserma dei carabinieri più
utili (112, Centro
vicina o altre Forze dell’Ordine)e le procedure d’emergenza
in caso di maltrattamento
FORZE DELL’ORDINE
Polizia di Stato,
Polizia Locale,
Carabinieri)
- Accogliere
- Informare
- Valutare
- Invio a servizio dedicato (Pronto soccorso/Codice Rosa)
- Accettare la denuncia
- Contattare i SS del comune di residenza della donna e dei minori
(se diverso)
- Procedere con l’eventuale allontanamento della vittima e minori o
del maltrattante
Garantiscono la copertura del servizio 24 ore su 24:
- procedere
come indicato dalla freccia, contattando il comune
appena possibile
R E T E D E I S E R
V I Z I SERVIZI
(Consultori,
Comuni, Sportello
antiviolenza, Polizia
Locale…)
FORZE DELL’ORDINE
Polizia di Stato,
Polizia Locale,
Carabinieri)
16 3 SCHEDE RETE SERVIZI TERRITORIALI 3.1 ASL MI1 – Consultori di Corsico, Cesano e Trezzano S/N Cos’è: • Tipologia del servizio: CONSULTORI FAMILIARI I consultori familiari del Distretto n. 3 hanno la loro sede a Cesano Boscone, Corsico e Trezzano S/N. come sede staccata. • Ente gestore: Azienda Sanitaria Locale MI 1 • Breve descrizione del servizio: E’ un servizio pubblico di alta integrazione socio-­‐sanitaria a sostegno di una politica sociale per la famiglia, per la coppia, per la donna secondo la Legge n. 405/75. La donna quindi si può rivolgere nei Consultori per chiedere direttamente un aiuto e un sostegno di tipo psico-­‐socio-­‐sanitario, in merito ad una condizione subìta di violenza fisica, psicologica, sessuale o economica, a volte presenti contemporaneamente, affinché attivi un cambiamento e raggiunga una progressiva autonomia nella gestione delle proprie emozioni, dei propri bisogni e di quelli dei figli. Tra le attività consultoriali vi sono: -­‐ Accompagnamento della persona che ha subito violenza in percorsi di consapevolezza e di responsabilizzazione. -­‐ Facilitazione della riflessione della stessa sulle dinamiche familiari e di coppia, e sul disagio vissuto dai figli, valutando, anche confrontandosi con gli altri componenti la rete, l’opportunità di una loro maggiore protezione, per quanto di competenza. -­‐ Partecipazione alla co-­‐costruzione di progetti condivisi con gli altri componenti la rete, mantenendo contatti con gli stessi, ed, in particolare, con il Servizio Sociale del Comune di residenza. -­‐ Attivazione di percorsi professionali psico-­‐sociali, individuali, familiari, con le eventuali persone coinvolte nella situazione, ed eventuali interventi di psicoterapia breve concordati con la vittima e condivisi con la rete. -­‐ I consultori si occupano, inoltre di: -­‐ Stimolare l’attenzione negli studenti, all’interno dei percorsi all’affettività e sessualità, sui temi connessi agli stereotipi di genere e al contrasto alla violenza. -­‐ Mantenere contatti operativi con gli altri soggetti della rete. Presso gli stessi è attivo un intervento di mediazione linguistico culturale, per le persone di diversa nazionalità che hanno difficoltà comunicative. -­‐ Collaborare alla rilevazione dei dati e partecipano alla co-­‐progettazione di azioni di sensibilizzazione e prevenzione rivolte al territorio, finalizzate al contrasto della violenza di genere ed intrafamiliare, ed all’emergere del sommerso. • Modalità d’accesso: la donna si può presentare direttamente a uno dei consultori o telefonando al numero indicato per ciascun consultorio. Gli interventi o colloqui effettuati sono gratuiti; 17 CONSULTORIO FAMILIARE DI CESANO BOSCONE • Indirizzo: Vi a Vespucci, 7 Tel. 0248617726 fax 0248617771 E-­‐mail: [email protected] • Sito internet: www.aslmi1.mi.it • Orari e giorni: -­‐ Lunedì, mercoledì e giovedì ore 14.00 – 16.00 -­‐ Martedì e venerdì ore 9.00 – 11.00 • Figure professionali: psicologi, assistente sociale, ostetrica, ginecologa, assistente sanitaria CONSULTORIO FAMILIARE DI CORSICO • Indirizzo: Via Diaz, 49 Tel. 0248617726 Fax. 0244075755 E-­‐mail: [email protected] • Sito internet: www.aslmi1.mi.it • Orari e giorni: -­‐ Lunedì ore 9.00 – 12.00 -­‐ Martedì ore 14.00 – 16.00 accoglienza telefonica allo 0248617524 sede di Trezzano -­‐ Mercoledì ore 9.30 -­‐ 11.30 14.00 –16.00 tel.02/48617741 • Figure professionali: psicologi, assistenti sociali, ostetrica, ginecologa, assistenti sanitarie CONSULTORIO FAMILIARE DI TREZZANO SUL NAVIGLIO sede distaccata di Corsico •Indirizzo: Via Boito, 1 Tel. 02/48617524 fax 02/40617507 E-­‐mail: [email protected] • Sito internet: www.aslmi1.mi.it • Orari e giorni: -­‐ Martedì ore 14.00 – 16.00 -­‐ Mercoledì ore 9.30 -­‐ 11.30 -­‐ Giovedì ore 14.00 – 16.00 • Figure professionali: psicologi, assistente sociale, ostetrica, ginecologa, infermiera 18 3.2 AMBITO del CORSICHESE– Servizi Sociali comunali Cos’è: • Tipologia del servizio: Servizi Sociale comunali • Ente gestore: Comuni dell’Ambito territoriale di Corsico • Breve descrizione del servizio: I Servizi Sociali del Comune accompagnano le persone, famiglie e singoli cittadini, in alcuni momenti della vita per superare una difficoltà. Il servizio sociale si occupa di fornire consulenza, erogare servizi sotto forma di contributi economici o interventi diretti, predisporre attività rivolte a sostenere i cittadini in particolari situazioni di difficoltà (minori, anziani, disabili, stranieri, adulti). Nell’ambito della loro attività incontrano persone che vittime di violenza, maltrattamento, stalking… in favore delle quali gli assistenti sociali comunali attivano momenti di ascolto, informazione, orientamento e accompagnamento alla rete più ampia dei servizi che si occupano della presa in carico delle vittime di violenza, sulla base delle richieste e delle necessità che rilevano. I servizi sociali comunali sono, essi stessi, parte della rete dei servizi di contrasto alla violenza del territorio. • (Gli orari indicati sono per operatori, non sono l’accesso al pubblico) BUCCINASCO Indirizzo: via Roma, 2 Tel. 0245797250-­‐260 ( per fissare appuntamento) Fax. 0245797281-­‐282 Sito web: www.comune.buccinasco.mi.it E-­‐mail: [email protected] Apertura: per appuntamenti: Lunedì ore 8.30 – 12.00 14.15 -­‐ 16.30 Da martedì a venerdì ore 8.30 – 13.30 L’assistente sociale riceve Lunedì ore 14.30-­‐ 16.30 accesso libero Giovedì ore 9.00 -­‐ 11.30 ASSAGO Indirizzo: via dei Caduti, 7 Tel. 0245782411-­‐10-­‐07 ( per fissare appuntamento) Fax. 0245703138 Sito web: www.comune.assago.mi.it E-­‐mail: [email protected] Apertura: per fissare appuntamento martedì e venerdì ore 8.45 – 12.20 Mercoledì ore 16.00 -­‐ 18.50 CESANO BOSCONE Indirizzo: via Via Vespucci, 5 Tel. 02486941 Fax. 0248694576 Sito web: www.comune.cesano-­‐boscone.mi.it E-­‐mail: [email protected]­‐boscone.mi.it Apertura: lunedì e giovedì ore 9.00 -­‐ 12.30 senza appuntamento gli altri giorni si riceve su appuntamento 19 CORSICO Indirizzo: via Dante 11 Tel. 024480659-­‐660 Fax 024480654 Sito web: www.comune.corsico.mi.it E-­‐mail: [email protected] Orari per il pubblico e su appuntamento: Lunedì ore 9.00 -­‐ 12.00 14.00 -­‐ 16.00 Martedì ore 14.00 -­‐ 16.00 Mercoledì ore 9.00 -­‐ 12.00 14.00 -­‐ 16.00 Giovedì e venerdì ore 9.00 -­‐ 12.00 L’orario di ricevimento senza appuntamento è il lunedì ore 9.00 -­‐ 12.00 CUSAGO Indirizzo: Piazza Soncino,2 Tel. 02901661 Fax 0290166240 Sito web: www.comune.cusago.mi.it E-­‐mail: [email protected] Orari per il pubblico: Lunedì ore 9.00 -­‐ 12.00 Martedì ore 9.00 -­‐ 12.00 15.30-­‐ 17.00 Giovedì ore 9.00 -­‐ 12.00 Gli altri giorni si riceve su appuntamento TREZZANO SUL NAVIGLIO Indirizzo: via IV Novembre,2 Tel. 02/484181 Fax 02/48402057 Sito web: www.comune.trezzano-­‐sul-­‐naviglio.mi.it Orari per il pubblico da Lunedì a venerdì ore 9.00 -­‐ 13.00 Giovedì ore 14.00 -­‐ 15.00 20 3.3 AMBITO del CORSICHESE– Polizia Locale Cos’è: • Tipologia del servizio: Polizia Locale • Ente gestore: Comune • Breve descrizione delle attività in situazioni di maltrattamento e violenza: favorire e attivare le procedure che mettano la vittima in contatto con i servizi del territorio fornendo tutte le informazioni utili; riconoscere e trattare adeguatamente le situazioni di maltrattamento, violenza e stalking; acquisire denuncia; collaborare con la rete dei servizi territoriali. CESANO BOSCONE Indirizzo: via Turati, 6 Tel. 02/48694700 Fax. 02/48694709 E-­‐mail: [email protected]­‐boscone.mi.it Sito web: www.comune.cesano-­‐boscone.mi.it Apertura da lunedì a venerdì ore 09.00 -­‐ 1230 15.00 -­‐ 18:00 Sabato: ore 09.00 – 12.30 21 3.4 AMBITO del CORSICHESE – CENTRO ANTIVIOLENZA Cos’è: • Tipologia del servizio: CENTRO ANTIVIOLENZA • Breve descrizione del servizio La Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano (CADMI) è un’associazione di donne nata nel 1986. Si occupa di ascolto e sostegno delle donne per donne in difficoltà a causa di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica. Si tratta di una struttura gratuita, con una peculiarità: la metodologia di accoglienza di cui Cadmi è portatrice, basata sulla relazione tra donne. Alla donna accolta, infatti, verrà offerto un percorso di accompagnamento e non di sostituzione nelle decisioni da prendere e nelle volontà espresse. Quindi sarà l'interessata stessa, in condivisione con le operatrici del centro, a decidere i tempi e i modi di allontanamento dalla situazione di violenza. A un primo contatto telefonico seguirà un colloquio di persona che, nel caso in cui la donna lo preferisse, potrà tenersi nella sede milanese della Casa delle Donne Maltrattate. Verrà offerto un momento di ascolto e, se la donna lo desidera, un percorso di affiancamento che potrà avvalersi anche della consulenza di psicologhe, avvocate e che, in caso di rischio per l’incolumità sua e/o dei figli e figlie, potrà prevedere anche l’allontanamento in strutture per l’accoglienza in emergenza o in appartamenti protetti per il recupero dell’autonomia. Come contatto il servizio Sede Centro Antiviolenza Corsico: Via Marzabotto, Corsico Orari: Lunedì dalle ore 14.30 alle ore 18.30 Mercoledì e Venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.30 Numero verde 800 04 97 22 [email protected] [email protected] 22 3.5 ALTRI RIFERIMENTI UTILI ASSOCIAZIONE DEMETRA DONNE TREZZANO S/N ONLUS Cos’è: Associazione che offre un centralino telefonico e personale; consulenza legale; invia, per la presa in carico, ai servizi del territorio. Dove: Via Boito, 7 – Trezzano s/N Tel. 3458855610 mail [email protected] Orari: Martedì ore 17.00-­‐18.00 Giovedì ore 18.00– 19.00 E’ attiva la segreteria telefonica negli altri orari e nei week-­‐end 23 RIFERIMENTI LEGISLATIVI Allegato 1 DIFFERENZA TRA DENUNCIA, DENUNCIA – QUERELA, ISTANZA DI PROCEDIMENTO ED ESPOSTO Denuncia La denuncia da parte dei privati è l'atto con il quale ogni persona porta a conoscenza dell'autorità -­‐ pubblico ministero o ufficiale di polizia giudiziaria (e non anche un agente) -­‐ un reato perseguibile d'ufficio del quale ha notizia. Nella generalità dei casi la denuncia è facoltativa ed è obbligatoria nei casi espressamente previsti dalla legge. La denuncia può essere presentata in forma orale o scritta. Nel primo caso l'ufficiale di polizia giudiziaria -­‐ o il pubblico ministero -­‐ redige verbale, mentre nel secondo l'atto dovrà essere sottoscritto dal denunciante o da un suo procuratore legale. Per la denuncia da parte dei privati non è previsto un contenuto formale tipico e il denunciante può limitarsi alla semplice esposizione del fatto. Quando la denuncia è facoltativa non è previsto alcun termine per la sua presentazione, mentre nei casi di denuncia obbligatoria apposite disposizioni stabiliscono il termine entro il quale essa deve essere fatta. La persona che presenta una denuncia ha diritto di ottenere attestazione della ricezione. Querela La querela è la dichiarazione con la quale -­‐ personalmente o a mezzo di procuratore speciale -­‐ la persona offesa dal reato o il suo legale rappresentante chiede espressamente che si proceda in ordine ad un fatto previsto dalla legge come reato (ossia fa richiesta di punizione) per il quale non debba procedersi d'ufficio o dietro richiesta o istanza. La querela configura una condizione di procedibilità, ma contestualmente contiene l'informazione sul fatto-­‐reato. La querela va fatta, oralmente o per iscritto, al pubblico ministero, a un ufficiale di polizia giudiziaria o, all'estero, a un agente consolare, e presentata personalmente o a mezzo di procuratore speciale, ma, con sottoscrizione autentica, può essere anche recapitata da un incaricato o spedita per posta in piego raccomandato. L'Autorità che riceve la querela deve provvedere all'attestazione della data e del luogo della presentazione, alla identificazione della persona che propone la querela ed alla trasmissione degli atti all'ufficio del pubblico ministero (art. 347 c.p.p.). Non sono dettate regole particolari in ordine al contenuto dell'atto di querela. E' sufficiente, ma anche essenziale, che oltre ad essere indicato il fatto-­‐reato (con ulteriori eventuali notizie circa il suo autore e le fonti di prova) risulti dalla querela la manifestazione non equivoca del querelante affinché si proceda in ordine al fatto-­‐reato medesimo e se ne punisca il colpevole. Anche chi presenta la querela ha diritto di ottenerne l'attestazione di ricezione (art. 107 att.). Eccezionalmente, in caso di flagranza di delitto che impone o consente l'arresto (artt. 380 comma 3 e 381 comma 3), la querela può essere proposta (anche con dichiarazione orale) ad un agente -­‐ anziché ad un ufficiale di polizia giudiziaria -­‐ presente nel luogo. Nel verbale di arresto va dato atto della dichiarazione di querela. Il diritto di querela deve essere esercitato, a pena di decadenza, entro tre mesi dal giorno della notizia del fatto che costituisce reato. Il termine è di sei mesi quando si tratta di delitti contro la libertà sessuale (violenza sessuale non di gruppo poiché, per questa, si procede d'ufficio -­‐ o atti sessuali con minorenne: artt. 609-­‐bis, ter, quater del c.p., art. 609 septies comma 2 c.p.). Si può rinunciare al diritto di proporre querela. La rinuncia può essere espressa (atto redatto in forma scritta) o tacita (compimento di fatti incompatibili con la volontà di querelarsi) ed implica la 24 perdita del diritto di proporre querela (art. 339). La rinuncia al diritto di proporre querela è un atto preventivo in quanto presuppone che la querela non sia stata presentata. Se la querela è stata presentata può però provvedersi alla sua revoca. La revoca della querela prende il nome di remissione. La remissione è, dunque, l'atto con cui la persona offesa o chi la rappresenta propone la revoca della querela. Per essere efficace (e produrre l'estinzione del reato -­‐ art. 152 c.p.), la remissione deve però essere accettata. Anche per questo motivo la remissione si differenzia dalla denuncia che invece è un atto unilaterale. Poiché la persona querelata ha interesse, se innocente, a dimostrare attraverso il processo, la sua completa estraneità al fatto-­‐reato che le è stato addebitato, la remissione non produce effetto se il querelato l'ha espressamente o tacitamente ricusata (art. 155 c.p.). Istanza di procedimento L'istanza di procedimento è la domanda, presentata al P.M. o alla P.G. o anche ad un agente consolare all'estero, con la quale la persona offesa di taluni delitti comuni (cioè non politici: art. 8 c. 3 c.p.) commessi all'estero dal cittadino o dallo straniero (e che se fossero stati commessi nel territorio dello Stato sarebbero perseguiti d'ufficio: artt. 9 co. 2 e 10 co. 1 c.p.) chiede che si proceda nei confronti dell'autore del fatto. L'istanza è irrevocabile e rappresenta una condizione di procedibilità: in sua assenza infatti per quel reato non potrebbe celebrarsi alcun processo. L'istanza può essere presentata entro 3 mesi dalla ricezione della notizia del fatto-­‐reato ed entro tre anni dalla presenza del colpevole sul territorio dello Stato. Esposto L'esposto è l'atto col quale si richiede l'intervento dell'Autorità di Pubblica Sicurezza per mediare dissidi privati tra le parti in contesa. Alla composizione bonaria della lite, l'Autorità di P.S. provvede a mezzo degli Ufficiali di P.S. (appartenenti al ruolo dei dirigenti e dei commissari della Polizia di Stato ed Ufficiali dei Carabinieri), i quali redigono verbale che può essere prodotto in giudizio con valore di scrittura privata riconosciuta Qualora dai fatti si configuri un reato, l'Ufficiale di P.S., se il fatto è perseguibile d'ufficio, deve informare l'Autorità giudiziaria, mentre se trattasi di delitti perseguibili a querela può, a richiesta, esperire un preventivo componimento della vertenza, senza che ciò pregiudichi il successivo esercizio del diritto di querela. Fonte: www.carabinieri.it ELENCO DELLE FONTI LEGISLATIVE L’evoluzione del quadro normativo in materia di contrasto alla violenza di genere rispecchia le tappe fondamentali di un significativo mutamento nella cultura, nella società civile e nelle istituzioni politiche rispetto ad ogni forma di violenza esercitata sulle donne. Legislazione internazionale • 1979 Cedaw (Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne) • 1985 Conferenza mondiale dell’Onu sulle donne di Nairobi • 1993 Conferenza delle Nazioni Unite sui diritti umani di Vienna • 1994 IV Conferenza mondiale sulle donne-­‐Pechino • 1995 OMS Prevenzione della violenza: una priorità della sanità pubblica 25 •
1998 ONU Prevenzione del crimine e misure di giustizia penale per eliminare la violenza contro le donne. Legislazione europea • 1986 Risoluzione sulla violenza contro le donne • 1997 Consiglio d’Europa “Piano d’azione per combattere la violenza contro le donne” • 1997 Risoluzione sulla necessità di una campagna di totale intransigenza nei confronti della violenza contro le donne • 1999 Nuova risoluzione sulla violenza contro le donne • 2000 Consiglio d’Europa “Programma di azione comunitario per combattere la violenza sui bambini, i giovani e le donne” • 2001 Consiglio d’Europa “Salvaguardia delle donne dalla violenza” • 2005 Linee guida centri per il trattamento degli uomini violenti • 2009 Risoluzione del Parlamento europeo del 26 novembre 2009 sull’eliminazione della violenza contro le donne • 2011 Direttiva 2011/99/UE sugli ordini di protezione • 2011 Direttiva 2011/92/ sull’abuso sessuale su minori • 2011 Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, adottata ad Istanbul l’11 maggio 2011 e ratificata dall’Italia il 27 settembre 2012. L’Italia ha ratificato e dato esecuzione alla Convenzione di Istanbul co al legge n° 77 del 27/6/2013. Normativa italiana • 1996 Legge 15 febbraio 1996, n. 66, “Norme contro la violenza sessuale” • 2001 Legge 4 aprile 2001, n. 154, “Misure contro la violenza nelle relazioni familiari” • 2009 Decreto Legge 23 febbraio 2009, n. 11, “Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori”. Convertito in Legge dalla L.23 aprile 2009, n. 38. • 2010 “Piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking” • 2013 L. n. 77/2013, Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, sottoscritta a Istanbul l’11 maggio 2011. • Legge 219 del 15 ottobre 2013 Legge sul Femminicidio .“Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province” • 2013 Protocollo ANCI – D.i.Re di collaborazione per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere. Normativa regionale LOMBARDIA • Legge Regionale n° 11/2012, Interventi di prevenzione, contrasto e sostegno a favore di donne vittime di violenza. *** REATI PERSEGUIBILI A QUERELA E D’UFFICIO La regola in Italia è che tutti i reati sono perseguibili d’ufficio, tranne quelli per i quali è prevista espressamente dalla legge la perseguibilità a querela (art. 50 c.p.p.). Perseguibili a querela: 26 percosse (art. 581 c.p.) ingiuria (art. 594 c.p.). La legge n° 67 del 2014 delega al Governo l’emanazione di un Decreto Legislativo per l’abrogazione, tra gli altri, dell’art. 594 c.p. (ingiuria). Sempre perseguibili d’ufficio: • maltrattamenti contro familiari e conviventi art. 572 c.p. • abbandono di persona minore o incapace art. 591 c.p. • omissione di soccorso art. 593 c.p. • sequestro di persona art. 605 c.p. • violenza privata art. 610 c.p. • stato di incapacità procurato mediante violenza art. 613 c.p. • estorsione art. 629 c.p. • aborto di donna non consenziente art. 18 L n. 194/1978 • molestia o disturbo alle persone art. 660 c.p. Perseguibili a querela, ma d’ufficio solo in talune ipotesi: atti persecutori (stalking) art. 612 bis c.p. ( d’ufficio se nei confronti di un minore o persona con disabilità e quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio, quando il delitto è commesso da soggetto ammonito) violazione di domicilio art. 614 c.p. (ufficio solo il 2° comma: se il fatto è commesso con violenza sulle cose o alle persone o se il colpevole è palesemente armato) minaccia art. 612 c.p. (“minaccia ad altri un ingiusto danno”, ufficio solo il 2° comma: minaccia grave o (art. 339 c.p.) con armi, più persone riunite, ecc.) violazione degli obblighi di assistenza familiare art. 570 c.p. (ufficio se nei confronti di minori) art. 12 sexies Legge 898/70 (nel divorzio) (ufficio se nei confronti di minori) danneggiamento art. 635 c.p. (uff. il 2° comma, se con violenza alla persona o con minaccia). La legge n° 67 del 2014 delega al Governo l’emanazione di un Decreto Legislativo per l’abrogazione dell’art.635 c.p. 1° comma. *** •
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NORMATIVA A TUTELA DELLA LAVORATRICE VITTIMA DI VIOLENZA: Decreto Legislativo 15 giugno 2015 n. 80 : “Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro, in attuazione dell’articolo 1, commi 8 e 9, della legge 10 dicembre 2014 n. 183” art. 24 Per il 2015 le vittime di violenza di genere (individuate ai sensi del DL93/2013 convertito nella legge 119/2013), lavoratrici dipendenti o parasubordinate sia del privato che del pubblico, potranno richiedere un’astensione retribuita per un periodo massimo di tre mesi dall’attività lavorativa, per motivi legati al percorso di protezione. La fruizione del congedo potrà avvenire su base giornaliera od oraria nell’arco di tre anni, secondo modalità stabilite dagli accordi collettivi; in loro assenza, si avrà riguardo alle esigenze della lavoratrice stessa. Le lavoratrici vittime di violenza potranno inoltre richiedere la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale, ove disponibili in organico. Il part time concesso dovrà essere trasformato nuovamente in full time su richiesta della lavoratrice. 27 IL PATROCINIO A SPESE DELLO STATO* Allegato 2 (In sintesi) Cos’è: è la misura che consente al cittadino non abbiente di poter usufruire dell’assistenza di un legale, in giudizi civili, amministrativi, contabili, tributari o penali e nei procedimenti di volontaria giurisdizione, senza dover corrispondere la parcella all’avvocato, le cui competenze giudiziali vengono versate direttamente dallo Stato in esito alla liquidazione da parte dell’Autorità Giudiziaria. Come si richiede: si richiede dall’interessato presentando apposita istanza, debitamente compilata e sottoscritta, (modelli reperibili in internet nei siti dei vari Consigli degli Ordini degli Avvocati all’indirizzo http://www.ordineavvocatimilano.it/index.php?pgn=categoria&id=53&idm=25 o presso gli uffici preposti o tramite avvocato iscritto alle liste del gratuito patrocinio) presso l’ufficio a tal fine preposto presso il Tribunale ove va introdotta la causa o dove è incardinato il procedimento in cui ci si deve costituire. (Nell’istanza deve essere indicato il procedimento eventualmente già pendente nel quale l’istante intende costituirsi oppure il procedimento che si intende instaurare, oltre a brevi motivazioni a sostegno della pretesa che si intende far valere, con l’allegazione di eventuali correlativi documenti. Deve essere indicato il nominativo dell’Avvocato, scelto tra gli iscritti negli elenchi degli avvocati abilitati al patrocinio a spese dello Stato che l’istante intende nominare quale proprio difensore in caso di ammissione al beneficio del gratuito patrocinio. Infine all’istanza deve essere obbligatoriamente allegata la copia della carta d’identità e del codice fiscale del richiedente, nonché la copia del codice fiscale di ciascun componente del nucleo familiare). Dove si richiede: L’istanza – in doppio originale sottoscritto, con doppia copia della correlativa documentazione allegata – deve essere depositata o inviata (tramite raccomandata a.r.) presso l’apposito ufficio istituito presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del Tribunale ove il procedimento pende o andrà instaurato. Nello specifico: -­‐ con riferimento all’instaurazione di un nuovo giudizio: l’istanza deve essere presentata presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati nella cui circoscrizione è ricompreso il luogo in cui ha sede il magistrato competente a conoscere del merito dell’instaurando giudizio, ciò secondo le disposizioni in materia di competenza territoriale di cui al codice di procedura civile. -­‐ con riferimento ad un giudizio già pendente e, dunque, ai fini della costituzione nello stesso: è competente il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati nella cui circoscrizione è compreso il luogo in cui ha sede il magistrato davanti al quale pende il procedimento. Il Consiglio dell'Ordine, valutata la fondatezza della domanda, emette un provvedimento di accoglimento, di rigetto oppure di non ammissibilità. In caso di accoglimento provvede a trasmettere copia del provvedimento all'interessato, al Giudice competente e all'Ufficio delle Entrate, per la verifica dei redditi dichiarati nell’istanza di ammissione. Requisiti necessari per l’ottenimento: 28 Ai fini dell’ammissibilità della domanda il reddito annuo del soggetto istante, sommato a quello dei soggetti risultanti dallo stato di famiglia, di cui alle rispettive ultime dichiarazioni, non deve superare (allo stato – ultima modifica luglio 2014) l’importo di Euro 11.369,24. Occorre precisare che viene tenuto in considerazione solamente il reddito del soggetto istante quando oggetto della causa risultano essere diritti della personalità, ovvero con riferimento ai procedimenti nei quali gli interessi del richiedente sono in conflitto con quelli degli altri componenti il nucleo familiare con lui conviventi. Il soggetto richiedente il beneficio del patrocinio a spese dello Stato, con la sottoscrizione dell’istanza, si assume espressamente l'impegno a comunicare, fino a che il processo non sia definito, le variazioni rilevanti dei limiti di reddito, verificatesi nell'anno precedente. Qualora, infatti, il soggetto ammesso al gratuito patrocinio, nel corso del giudizio, subisca una variazione del proprio reddito tale da superare il suddetto importo di Euro 11.369,24, il medesimo decade dal relativo beneficio e qualora ometta di dichiarare detta modifica potrà, altresì, incorrere in sanzioni penali. Al riguardo è, infatti, previsto che chiunque, al fine di ottenere o mantenere l’ammissione al patrocinio, formuli l’istanza corredata dalla dichiarazione sostitutiva di certificazione, attestante falsamente la sussistenza o il mantenimento delle condizioni di reddito previste, possa esser punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da Euro 309,87 a Euro 1.549,37. La pena è aumentata se dal fatto consegue l’ottenimento o il mantenimento dell’ammissione al patrocinio; la condanna importa la revoca con efficacia retroattiva e il recupero a carico del responsabile delle somme corrisposte dallo Stato. Le medesime sanzioni sono altresì applicate a chi, al fine di mantenere l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, omette di effettuare le comunicazioni relative alle variazioni rilevanti dei limiti di reddito per le quali è stato assunto l’impegno di cui all’istanza di ammissione. Per le donne vittime di violenza e’ possibile, comunque, accedere al gratuito patrocinio in deroga al reddito. * A cura dello Studio Legale Avv. ANNA MARIA VALENTI 29 Reparto: Comando Stazione Ente: Arma dei Carabinieri Allegato 3 La vittima di violenza si presenta spontaneamente in Caserma negli orari di ricezione pubblico L’Ufficio acquisisce da fonte qualificata (Servizi Sociali, Scuola, etc..) o da privato (vicino di casa, familiare, etc..), notizie attinenti violenze domestiche Perviene richiesta d’intervento al numero “112” e/o pattugliainterviene casualmente presso un’abitazione ove è in corso un episodio di violenza domestica 1^ accoglienza a cura del militare di servizio alla caserma. L’utente viene quindi inviato ad interloquire con un Ufficiale di P.G. •
1^ accoglienza a cura dei 1^ intervento: si cercano militari di servizio di riscontri anche informali pattuglia. Nei casi di (anche di natura particolare gravità viene confidenziale) sul nucleo subito informato l’Ufficiale familiare e sulle informazioni di P.G. militare di servizio acquisite alla caserma. L’utente viene quindi inviato ad un Ai fini della valutazione ituazione saranno fondamentali: Ufficiale ddella i Ps.G. •
Escussione immediata della vittima, degli eventuali testimoni prontamente reperibili e qualora presente, nel caso di •
Acquisizioni di fonti di prova documentali: referti medici, sms, email, scritti, messaggistica su social-­‐‑network; •
In caso di intervento in flagranza esecuzione di sopralluogo, esecuzione rilievi e raccolta/sequestro di eventuali di elementi intervento in flagranza di reato, raccolta delle spontanee dichiarazioni da parte dell’autore del reato; di prova. •
Verifica dei precedenti penali e di polizia alle BB.DD. Forze di Polizia delle parti coinvolte. •
Verifica agli atti del Comando della presenza di precedenti interventi, querele, esposti, denunce, segnalazioni •
Verifica eventuale detenzione legale di armi da parte dell’autore delle violenze e/o delle parti coinvolti, e se del caso esecuzioni di sequestri cautelativi di armi e munizioni. NO Rilevata violenza domestica Episodio rubricato come lite / alterco SI Reati procedibili d’ufficio Redazione di appunto / relazione di servizio , a futura memoria e qualora i fatti dovessero avere ulteriori sviluppi NO Richiesto Ammonimento Questore SI Reati procedibili a querela di parte NO Vi è querela di parte Valutazione Applicazione Eventuali Misure Cautelari Urgenti Urcautelare SI SI NessunaMisura Cautelare Richiesta Redazione Informativa di reato e/o Richiesta Ammonimento corredata, da atti tipici ed atipici di P.G. Notiziare Servizi Sociali SI Notiziare il P.M. di Turno e valutare applicazione di misure cautelari urgenti: Arresto in flagranza di reato / fermo di persona gravemente indiziata di delitto (art. 380, 381, 384 c.p.p.) Allontanamento dall’abitazione familiare (art. 384 bis) 38 Allegato 4 SCHEMA FINALE SINTETICO DEL SARA – Plus Fonte di informazione Intensità fattore Fattore presente nel passato Fattore critico nel presente □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare Violenze fisiche con o senza lesioni che richiedano cure mediche verso quella partner o altre partner. Violenza fisica durante la gravidanza □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare Violenze sessuali Rapporti sessuali con minaccia, costretti, imposti □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare Minacce fisiche o psicologiche con o senza armi. Manipolazione, terrorismo psicologico, aggressioni ad oggetti o animali, minaccia di suicidio □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare Fattore di rischio Escalation della violenza Aumento di frequenza ed intensità della violenza fisica, sessuale o psicologica Violazione di provvedimenti Violazione provvedimenti in sede civile, penale, amministrativa 31 □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare Precedenti penali per reati contro la persona (rischio maggiore), detenzione illegale di armi. Meno elevato il rischio in caso di reati contro il patrimonio □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare Atteggiamenti misogeni e ossessivi. Gelosia, controllo, ossessione nei confronti della vittima, colpevolizzazione della vittima, minimizzazione della violenza □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare Disturbi mentali Disturbi accertati con diagnosi di disturbo della personalità in particolare psicopatia, borderline, narcisista, bipolare. Disturbo psichiatrico grave (psicosi, schiziofrenia) □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare Problemi economici, di lavoro del presunto reo. Assenza di lavoro stabile, problemi finanziari, incapacità a mantenere un lavoro □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare Problemi di adattamento. Abuso nell'infanzia, problemi sociali di adattamento, scarsa o inesistente rete sociale, maltrattamento o incuria, tentato suicidio, comportamenti antisociali in genere □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO 32 □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare Problemi di relazione Separazione della coppia. La donna ha già in precedenza lasciato il partner, la donna ha comunicato al partner l'intenzione di lasciarlo, la coppia si è già lasciata ed è in corso una causa per l'affidamento dei figli □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare Scarso sostegno della vittima Inadeguato sostegno della vittima, mancanza di servizi, di lavoro e risorse per la vittima. Vittima straniera con figli piccoli □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare Problemi della vittima Abuso di sostanze da parte della vittima, problemi di natura fisica o psichica, tentativo di suicidio □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO □ Vittima □ Testimoni □ Reo □ Informazioni tecniche □ Altro (specificare Ambivalenza e terrore della vittima. Comportamento ambivalente della vittima dovuto al terrore, ai sensi di colpa, al perdono, alla minimizzazione del rischio alla pressione della famiglia □ Dato non disponibile □ non presente □ basso □ medio □ elevato □estremo SI -­‐ NO SI -­‐ NO 33 INDICE 1. COS’E’ LA VIOLENZA SULLE DONNE PAG 4 1.1 LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO PAG 8 1.2 CONFLITTO E VIOLENZA PAG 11 1. PROCEDURE PAG 13 2.1 SITUAZIONI URGENTI (CON O SENZA MINORI) PAG 13 2.2 SITUAZION URGENTI ( CON O SENZA MINORI) PAG 14 2.3 SITUAZIONI NON URGENTI PAG 15 2.4 SITUAZIONI NON URGENTI PAG 16 3 SCHEDE RETE DEI SERVIZI TERRITORIALI PAG 17 3.1 ASL MI 1 – CONSULTORI FAMILIARI CORSICO, CESANO E TREZZANO S/N PAG 17 3.2 AMBITO DEL CORSICHESE – SERVIZIO SOCIALE PAG 19 3.3 AMBITO DEL CORSICHESE – POLIZIA LOCALE PAG 21 3.4 AMBITO DEL CORSICHESE – CENTRO ANTIVIOLENZA PAG 22 3.5 ALTRI RIFERIMENTI UTILI PAG 23 ALLEGATO 1 -­‐ RIFERIMENTI LEGISLATIVI ALLEGATO 2 -­‐ PATROCINIO A SPESA DELLO STATO ALLEGATO 3 -­‐ PROTOCOLLO ARMA DEI CARABINIERI ALLEGATO 4 – SCHEMA FINALE SINTETICO SARA-­‐ Plus Il presente vademecum è stato realizzato in virtù del prezioso lavoro interdisciplinare e intersistituzionale della rete del Distretto di Corsico coordinato dall’assistente sociale Morena Berto del Consultorio familiare di Cesano Boscone. Si ringrazia inoltre Elena Pessina per il lavoro di stesura e il coordinamento di tutto il materiale. 34 Cod. 345415 - Tip. Publidea Policoro MT
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