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Perché i dializzati non possono andare in vacanza?

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Perché i dializzati non possono andare in vacanza?
Perché i dializzati non possono andare in vacanza?
Per i malati di insufficienza renale le ferie sono un miraggio: per loro non basta il posto letto,
occorre il posto dialisi, ma la spendig review ha tagliato i costi per il personale infermieristico e
soltanto il 10% trova disponibilità. Più fortunati i malati in dialisi peritoneale.
Vacanze difficili per i dializzati
Le vacanze scattano per tutti, ma non per i dializzati, i malati che a causa dell’insufficienza renale
sono costretti a vivere legati a una macchina, il rene artificiale, che pulisce il loro sangue dalle
scorie, per tre mattine o tre pomeriggi alla settimana. In Italia i dializzati sono 50.000 e, di questi
malati, soltanto un decimo riusciranno a trovare un posto dialisi nelle località di vacanza. Più
fortunati i 4.000 malati che per condizioni cliniche favorevoli o per scelta hanno deciso di affidarsi
alla dialisi peritoneale, un sistema di filtraggio del sangue che consente una vita autonoma e
indipendente dall’ospedale, ma poco diffusa nel nostro Paese. «Questo dato della dialisi peritoneale
è sconcertante – spiega Valentina Paris, neo presidente dell’Aned, l’Associazione nazionale
emodializzati – perché almeno il 30% dei dializzati potrebbe usufruirne, con grande vantaggio, per
sé, per la famiglia e per il Servizio sanitario nazionale, ma questa opportunità non viene proposta ai
malati per scarsa sensibilità alla comunicazione da parte dei medici. Invece il malato che sta per
essere colpito da insufficienza renale cronica deve sapere di poter usufruire di quattro opportunità:
trapianto renale da cadavere, trapianto renale da vivente (da un parente o da un donatore),
emodialisi con il rene artificiale o la dialisi peritoneale. Il problema della dialisi in vacanza è un
argomento che la nostra associazione deve affrontare per non arrivare impreparati l’anno
prossimo».
IL POSTO DIALISI - Il malato in dialisi che vuole andare in vacanza deve preoccuparsi non
soltanto di trovare casa o albergo, ma anche un posto dialisi in ospedale o in un centro limitato di
assistenza. Purtroppo i reparti di dialisi sono perennemente occupati e la disponibilità per i
vacanzieri aumenta soltanto con l’apertura di un terzo turno di dialisi alla sera, così da non togliere
posti ai residenti. La mancanza di personale infermieristico a causa della spending review, i tagli
alla sanità, il blocco dei concorsi rendono impossibile l’apertura allargata dei centri dialisi e così i
malati non trovano ospitalità. «Molte sono le telefonate di protesta che arrivano alla nostra sede di
via Hoepli a Milano – dice la presidente – ma questo avviene quando i malati hanno già fatto il giro
d’Italia alla ricerca di un posto dialisi. Ma anche quando il posto dialisi c’è, ci sono altre sorprese:
per esempio, alcune regioni non rimborsano l’eritropoietina, un farmaco che cura l’anemia e
che viene somministrato durante la dialisi. Se la regione che ospita in vacanza il dializzato non lo
prevede, questi, al suo rientro nella città di residenza, deve essere trattato in maniera pesante per
contrastare il forte stato anemico. Non ci possono essere differenze di trattamento per una patologia
che è salvavita».
Diverse le motivazioni che tengono lontani i malati dai centri dialisi del sud d’Italia. Qui i centri
sono perlopiù privati, anche se convenzionati con la regione di appartenenza, ma i malati
preferiscono l’ospedale pubblico perché l’assistenza è continua e in caso di emergenza, nelle ore di
chiusura dei centri dialisi, sanno di poter usufruire di un’assistenza completa.
QUI SI TROVA - Di fronte a queste carenze, ci sono situazioni di privilegio per i malati in dialisi
che scelgono la Toscana, che ha fatto una delibera per finanziare il lavoro straordinario legato alla
dialisi; la regione Marche ha deliberato l’apertura dei terzi turni serali di dialisi nelle città di
vacanza del mare e dell’entroterra; la Liguria con il centro dialisi di Loano e il Centro Villa
Azzurra, realizzato da un imprenditore milanese, con la clausola di privilegiare i dializzati di
Milano. Difficoltà si trovano invece in Alto Adige, mentre la situazione è più flessibile in provincia
di Trento. Buone le disponibilità in Lombardia, sia nelle zone montane, sia nelle zone di lago.
LA MALATTIA – Una nota positiva e una negativa. Il numero dei malati che ogni anno entrano in
dialisi si è attestato sui 4.000 casi e da un paio di anni si è stabilizzato, grazie all’impegno dei
medici nefrologi e dei medici di base che pongono più attenzione all’insufficienza renale. Grazie
alla diagnosi precoce, infatti, 5 milioni di italiani sono in cura per insufficienza renale
moderata, ritardando così l’accesso alla terapia dialitica. Ma altri 5 milioni di persone non
sanno di essere a rischio di malattia renale e quando se ne accorgeranno sarà troppo tardi. Eppure
basta un semplice esame delle urine per scongiurare la dialisi: la presenza di proteine e di sangue
sono un campanello di allarme. Non trascuriamolo
Edoardo Stucchi
http://www.fondazioneveronesi.it/la-tua-salute/altre-news/perch-i-dializzati-non-possono-andare-invacanza-/6353
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