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GLI IMMIGRATI E IL LAVORO AUTONOMO A MILANO
Di Mauro Bernasconi
Collaboratore esterno Dipartimento di Sociologia, Università Cattolica di Milano
Un'analisi quantitativa sui percorsi imprenditoriali dei lavoratori stranieri non comunitari nel tessuto
produttivo ed economico siciale
L’analisi quantitativa dei percorsi imprenditoriali di immigrati nel milanese è rimasta a lungo ancorata ad alcune
ricerche pilota1 condotte nei primi anni ’90 e definite non a caso pionieristiche. Ciò si è verificato sia per
l’impossibilità di reperire dati sistematici in merito, sia per la progressiva presa in considerazione del fenomeno,
cresciuto naturaliter con il consolidarsi dei flussi migratori in Italia e nella provincia meneghina in particolare. Da
quattro anni, infatti, l’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Milano dedica all’interno del suo principale
rapporto, Milano Produttiva, uno spazio di analisi dell’integrazione economica di immigrati, con un’attenzione
particolare ai dati relativi ai lavoratori autonomi stranieri presenti nel tessuto produttivo locale2.
Il caso della provincia di Milano e alcune considerazioni dopo 10 anni
di ricerche quantitative
La linea metodologica che caratterizza tutte le ricerche realizzate in questo decennio è d’altro canto comune e, in
un certo senso, premia la scelta operata in tempi non sospetti: focalizzare cioè l’attenzione su un’unica forma
giuridica di impresa, la ditta individuale (DI) e valorizzare il patrimonio anagrafico delle imprese assicurato dai
registri delle Camere di Commercio. Da una parte, infatti, risulta ormai evidente come la microimprenditorialità
sia la strada maestra intrapresa da lavoratori originari da Paesi in via di sviluppo per l’integrazione lavorativa
autonoma; e se questa si realizza in un ambito tipicamente post fordista e orientato verso i servizi come quello
milanese3, la necessità di rendere il campione di questi percorsi il più possibile attendibile con la considerazione
delle sole DI è divenuto presto il suo punto di forza (in questo senso, l’unico raffronto storico è possibile solo
considerando alcune comunità4 ma evidenzia comunque dei risultati più che eloquenti [cfr. tab. 1]).
Dall’altra, tutte le elaborazioni di dati finora effettuate in merito si sono riferite sempre ad un’unica fonte, il
Registro Imprese della Camera di Commercio, dapprima consultata grazie allo studio di database estratti ad hoc5
e, più recentemente, attraverso la gestione del sistema statistico Stockview realizzato da InfoCamere, in grado di
allargare – finalmente – la possibilità di analisi della dinamica imprenditoriale delle DI a livello regionale e
nazionale. Tuttavia, vale la pena a questo punto ricordare alcuni possibili effetti di distorsione dei dati che
incominciamo ad usare con una certa frequenza. Essi infatti si riferiscono a quelle imprese i cui titolari sono nati
in Paesi non comunitari ma non necessariamente considerano persone originarie dei medesimi Paesi. Ad esempio,
la visione diretta dei record delle DI consente di evidenziare un numero interessante di percorsi imprenditoriali di
soggetti sì stranieri ma dalle caratteristiche anagrafiche indiscutibilmente italiane, in una logica di progetti
individuali di rientro nel Paese di origine da parte di alcuni immigrati (questa volta italiani) di terza, quarta
generazione.
Per quanto riguarda Stockview, il sistema statistico classifica l’impiego per settori con la possibilità di declinare i
dati solo fino al secondo livello del codice ATECO 91 e, di fatto, limita non poco la possibilità di verificare la
capacità di penetrazione di imprenditori stranieri in comparti produttivi sempre meno scontati. Inoltre, non
considera le cessazioni delle DI straniere o la denuncia di cessazione delle medesime. Se il flusso di incremento
delle DI di titolari non appartenenti alla UE appare straordinario per la provincia di Milano nel corso del 2001
(sono state rilevate quasi 2.500 nuove unità produttive!), permangono forti dubbi sulla solidità di alcuni di questi
progetti imprenditoriali, spesso resi possibili solo per il basso know how tecnologico necessario e la relativa
facilità di produzione dei requisiti per la registrazione presso gli uffici camerali. Ancora, Movimprese segnala per
lo stesso periodo un surplus (differenza tra registrate e cessate) di poco più di 2.000 DI complessive (italiane e
straniere) e costringe ancora una volta a considerare i dati Stockview con una certa cautela, senza per questo
ribadire, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto sia vivace questa tipologia di iniziativa imprenditoriale a livello
locale. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, quasi un’impresa individuale su dieci attive sul territorio nazionale e
appartenenti a stranieri non comunitari è registrata nella provincia di Milano (tab. 2).
Stockview, quindi, si dimostra un preziosissimo strumento di analisi quantitativa delle iniziative imprenditoriali di
immigrati grazie a rilevazioni trimestrali e annuali a cui sarebbe opportuno però associare ulteriori filtri in grado
di permettere una lettura più “pulita” possibile del fenomeno. Una prima lettura di dati relativi alle denunce di
cessazioni di DI non comunitarie sarà effettuata nel prossimo rapporto di Milano Produttiva e, forse, potrà aiutarci
a capire meglio quanto la concorrenza e le regole attuali del mercato possano in qualche modo frenare o
ridimensionare questo processo – ormai più che emergente – di integrazione economica con iniziative autonome.
La ricerca condotta dalla Camera di Commercio di Milano e
dall’Università Cattolica di Milano6: le novità metodologiche e i
risultati quantitativi più significativi
L’indagine in questione assume particolare rilevanza sia per l’apporto qualitativo assicurato da 51 interviste ad
imprenditori non comunitari sia per una efficace gestione dei dati grazie al diretto accesso ad un database fornito
dal Registro Imprese della Camera di Commercio di Milano nel marzo dello scorso anno. L’universo delle DI è
stato alleggerito cercando di eliminare tutti i record viziati dai difetti sopra elencati e considerando, de facto, una
nuova forma di classificazione7 dei settori di appartenenza soprattutto per quanto riguarda le attività comprese nel
settore terziario, suddivise per l’occasione in servizi alle imprese, servizi di distribuzione e di intermediazione,
servizi alla persona e servizi socio-culturali, seguendo quelle che sono le indicazioni provenienti dalle principali
analisi delle economie post-fordiste (tab. 3)8. Esaminiamo dunque l’area dei comparti appositamente rinominati
per questa ricerca:
1. servizi alle imprese, che comprendono attività sia con un contenuto professionale medio-alto (attività di
consulenza, pubblicità, produzione e gestione software, ecc.) che attività meno qualificate (come quelle svolte
dalle imprese di pulizia);
2. servizi di distribuzione e di intermediazione, che riassumono attività di “distribuzione” di beni o servizi sul
mercato, spesso attraverso un’azione di intermediazione che accompagna tale offerta (esercizi di vendita al
dettaglio e all’ingrosso, attività di import-export, di trasporto e consegna merci, servizio taxi, di
comunicazione, di volantinaggio e di affissione, di ristorazione, di intermediazione commerciale, immobili e
viaggi);
3. servizi alla persona, che riepilogano quelle attività volte alla ricerca del benessere degli individui (centri
estetici, palestre, ecc.);
4. servizi socio-culturali, che considerano le attività di intermediazione linguistica, interpretariato e corsi di
formazione.
La ricerca, anche alla luce di questo lavoro di riclassificazione, contiene un ampio inserto di elaborazioni dati per
comparti di produzione e per nazionalità da cui cerchiamo di trarre le più significative indicazioni (tab. 4).
Nel settore secondario non solo si confermano alcune linee di inserimento già evidenziate in lavori precedenti ma
anche nuovi segnali provenienti da comunità spesso ritenute ai margini dei percorsi imprenditoriali. Ad una netta
predominanza di DI egiziane nel settore delle costruzioni e più in generale nelle attività di artigianato ad esso
correlato, sono da rilevare, seppure con numeri inferiori, presenze interessanti di imprenditori marocchini,
tunisini, albanesi e rumeni; per queste ultime tre comunità l’ingresso nel mondo del lavoro autonomo sembra
passare giocoforza da questi canali ma premia in egual misura la volontà di emancipazione professionale e di
emersione da situazioni di lavoro irregolare; per la comunità marocchina rappresenta una forma di integrazione
che si affianca a quella ormai consolidata del commercio ambulante. L’altro segnale di conferma proviene dal
comparto produttivo denominato produzione di beni (di cui produzione e lavorazione di tessuti e pelli
rappresentano la sostanziale maggioranza): in pratica, una situazione di monopolio da parte di DI cinesi, giunte ad
assumere, in termini di unità operative, una quota significativa rispetto alle DI totali presenti sul territorio
milanese (circa il 30%) e, conseguentemente, una posizione di competizione diretta con quelle nostrane.
Nel settore terziario emergono ancora una volta le posizioni di rilievo delle comunità cinese ed egiziana – senza
dubbio le comunità storiche più integrate economicamente da questo punto di vista – con posizioni predominanti
negli esercizi pubblici (bar, ristoranti, pizzerie) e nel commercio, sia al dettaglio che all’ingrosso. Delle DI
egiziane, colpisce inoltre la presenza massiccia i quasi tutti i settori più interessanti dal punto di vista numerico, a
dimostrazione di una penetrazione imprenditoriale ormai a tutto campo. Da segnalare la “specializzazione” nel
campo della logistica e dei trasporti per le DI peruviane e la loro condivisione con le DI marocchine delle quote
maggiori in un ambito emergente come quello dei servizi telefonici internazionali, i cosiddetti call center.
Infine, una breve rassegna della presenza di DI in attività che prevedono skill tecniche e professionali più elevate
si confronta ancora fatalmente con numeri poco significativi ma, ad ogni modo, confermano la scelta di
privilegiare questa forma imprenditoriale da parte dei Paesi in via di sviluppo rispetto a quelli sviluppati: in tutti i
comparti compresi nei servizi alle imprese, DI egiziane, cinesi, jugoslave, iraniane e peruviane precedono quelle
registrate a nome dei Paesi più industrializzati.
Note
1. In particolare si faccia riferimento a Baptiste F., Zucchetti E. (a cura di), L’imprenditorialità degli immigrati nell’area milanese. Una
ricerca pilota, Quaderni ISMU, 4, 1994.
2. Ricordiamo quelli già disponibili in attesa del rapporto di quest’anno: Bernasconi M., L’integrazione degli stranieri nel mercato del
lavoro e nel tessuto produttivo, Milano Produttiva 1999; Terraneo M., Stranieri nell’area milanese: presenza e inserimento nel mercato di
lavoro, Milano Produttiva 2000; Terraneo M. e Rota M., Stranieri nell’area milanese: presenza e inserimento nelle attività produttive,
Milano Produttiva 2001.
3. Ambrosini M., Immigrati e lavoro indipendente. Le ragioni di un fenomeno crescente, in Zincone G. (a cura di), Secondo rapporto
sull’integrazione degli immigrati in Italia, Il Mulino, Bologna, 2000.
4. L’indagine di Zucchetti (ISMU, 1994) scelse allora di studiare i percorsi di imprenditori nati solo in alcuni Paesi.
5. E. Zucchetti e M. Martinelli, Ricerca sull’imprenditorialità immigrata in Milano e provincia, di prossima pubblicazione.
6. La classificazione è stata possibile solo grazie ad una iniziale e paziente ricodifica delle descrizioni delle attività di oltre 6.000 imprese;
in questo modo, la successiva classificazione ha consentito la realizzazione di una fotografia di inserimento microimprenditoriale più
esaustiva rispetto a quella assicurata considerando il tradizionale codice ATECO 91.
7. Esping-Andersen G., I fondamenti sociali delle economie post-industriali, Il Mulino, Bologna, 2000.
Tab. 2 Ditte individuali di imprenditori stranieri nati in paesi non UE per principali settori di produzione, regioni e provincia di Milano al
31.12.2001 (percentuali)
Agricoltura,
Attività'
caccia e
manifatturiere
silvicoltura
Abruzzo
Basilicata
Calabria
Campania
Emilia Romagna
Friuli V. G.
Lazio
Liguria
Marche
Molise
Piemonte
Puglia
Sardegna
Sicilia
Toscana
Trentino
Umbria
Valle d'Aosta
Veneto
Lombardia di cui:
Milano
Totale
Tot. comp. %
Costruzioni
Commercio
Alberghi e
ristoranti
Trasporti,
Intermediazione
magazzinaggio
monetaria e
e comunicaz.
finanziaria
Attiv.imm.,
noleggio,
informatica,
ricerca
Istruzione
Altri servizi
Imprese
(sanità, servizi
non
pubblici, sociali e
classificate
personali)
TOTALE
6,3
2,1
2,6
9,3
3,0
0,4
1,4
3,2
2,0
0,2
0,8
1,9
3,5
1,0
6,2
8,8
3,8
0,7
2,6
5,3
1,9
0,2
0,9
1,4
4,4
0,9
2,1
6,0
2,9
0,4
1,3
4,1
7,1
1,6
4,9
7,1
7,9
0,9
3,7
8,2
1,1
0,0
6,2
3,3
3,4
0,7
3,5
5,9
4,5
11,4
15,8
5,9
7,0
11,5
7,5
6,7
3,8
5,9
5,5
8,9
6,2
9,3
2,1
3,2
1,9
5,7
5,4
2,5
12,5
9,8
2,0
2,2
0,2
7,6
4,5
0,8
5.234
5,0
2,0
7,5
1,8
2,6
0,3
5,1
2,7
1,2
2,8
24,3
0,9
1,0
0,1
9,3
19,0
10,5
15.702
15,0
4,1
7,3
4,1
3,0
0,2
9,8
1,4
0,3
1,9
10,5
1,7
2,0
0,1
13,0
20,0
9,9
20.421
19,5
2,3
7,8
3,5
2,9
0,7
6,4
5,7
4,8
10,2
8,6
0,9
1,4
0,1
6,2
13,1
7,1
44.853
42,8
6,4
12,5
3,9
2,4
0,8
8,5
4,3
1,1
4,3
5,8
1,5
1,3
0,2
8,5
19,1
10,9
4.024
3,8
3,6
7,0
2,6
2,7
0,3
7,9
1,4
0,5
1,9
6,8
3,3
1,1
0,1
14,4
30,5
17,9
4.025
3,8
4,7
12,8
2,8
3,5
0,7
9,1
5,5
1,3
5,1
5,1
1,0
2,6
0,4
10,6
14,1
6,7
1.005
1,0
2,7
10,7
3,0
2,5
0,4
7,1
2,6
0,9
4,2
7,2
0,9
1,2
0,2
7,6
33,6
25,6
5.669
5,4
3,3
14,1
1,6
2,2
1,1
8,2
4,9
1,1
7,1
7,1
1,1
1,6
0,0
6,5
15,8
10,9
184
0,2
4,3
10,6
2,5
14,4
3,0
1,2
7,2
7,0
0,6
6,9
4,9
0,9
1,2
0,3
8,4
7,3
3.521
3,4
Fonte: Infocamere - Stockview, 2002
0,4
3,1
21,2
8,2
4,0
3,2
10,3
2,9
0,4
0,6
3,7
7,0
8,8
4,1
1,1
2,6
5,9
6,5
5,1
11,0
0,0
1,2
0,0
1,5
0,0
0,1
4,4
8,7
18,7
17,0
12,5
9,4
273 104.911
0,3
100,0
Tab. 1 Confronto delle ditte individuali registrate per luogo di nascita dell'imprenditore in alcuni paesi non UE.
Provincia di Milano, 1993-2001
Paesi di nascita
Egitto
Marocco
Tunisia
Senegal
Somalia
Cina
Filippine
Totale
1993 (a)
631
70
134
28
27
340
20
1.250
1999 (b)
966
226
162
95
43
889
45
2.426
2000 (c)
1.379
497
231
189
61
1.471
71
3.899
2001 (c)
1.775
819
304
427
104
1.768
94
5.291
Var. DI% 93/01
281,3
1.170,0
226,9
1.525,0
385,2
520,0
470,0
423,3
Fonte: (a) e (b) Estrazione dati ad hoc dal Registro Imprese utilizzate rispettivamente in ISMU (1994) e Camera
Commercio - Ufficio Studi (2000); (c) Infocamere – Stockview: dati al 31.12 dell’anno considerato
Tab. 3 Ditte individuali di imprenditori nati in paesi non UE per settore di produzione secondo i criteri stabiliti
nella ricerca Camera di Commercio - Università Cattolica. Provincia di Milano (dati al 31.03.2001)
Attività e settori
Va
%
Settore secondario
2.376 38,9
Attività edilizie
670 11,0
Produzione di beni
1.040 17,0
Confezione tessuti per abbigliamento e arredamento
Confezione articoli in pelle
Produzione mobili e articoli in legno
Confezione articoli in metallo non prezioso
Confezione articoli di bigiotteria e da regalo
Stampa, editoria e produzione culturali in generale
Altro artigianato di produzione
Artigianato di servizio
Artigianato indotto da attività edilizie
Installazione, manutenzione di macchinari, impianti e
oggetti vari
Altro artigianato di servizio
Settore terziario
Servizi alle imprese
Consulenza
Marketing e pubblicità
Servizi di pulizie
Servizi di software (1)
Altri servizi (1)
Servizi di distribuzione e di intermediazione
Commercio ambulante
Commercio all'ingrosso
Vendita al dettaglio
Import-export
690
11,3
226
3,7
28
0,5
18
0,3
21
0,3
14
0,2
43
0,7
666
10,9
403
6,6
128
2,1
135
2,2
3.733
657
61,1
10,8
42
0,7
55
0,9
492
8,1
44
0,7
24
0,4
2.892
47,3
765
12,5
307
5,0
424
6,9
Intermediari d’affari
Trasporto e consegne
Comunicazione
Volantinaggio e affissione
Alberghi, ristoranti e bar
Agenzie immobiliare e agenzie di viaggio
Servizi alla persona
Istituti di bellezza, centri estetici, ecc.
Altri servizi alla persona
Servizi di tipo socioculturale
Servizi di interpretariato, per l'istruzione e per la formazione
prof.le
Fotografia, design, moda, spettacoli e arte
Accudimento bambini, anziani, assistenza e cure sanitarie in
genere
Totale
(1) Comprendono attività non esclusivamente rivolte alle imprese
155
2,5
188
3,1
509
8,3
77
1,3
90
1,5
361
5,9
16
0,3
45
0,7
38
0,6
7
0,1
139
2,3
37
0,6
99
1,6
3
0,0
6.109 100,0
Tab. 4 Ditte individuali registrate nel settore secondario e terziario per impiego nelle principali attività e per
provenienza dai primi quattro paesi. Provincia di Milano (dati al 31.12.2001)
va
I
II
III
IV
Descrizione principali attività settore secondario
Confezione articoli di abbigliamento
660
Cin(94,4)
Egi(0,8)
Attività edilizie (in senso stretto)
601
Egi(44,6)
Alb(9,5)
Confezione articoli in pelle
225
Tinteggiatura
211
Posa in opera pavimenti e rivestimento muri
79
Installazione e manutenzione impianti elettrici
46
Allestimento stand per mostre e fiere
34
Posa in opera infissi in legno e metallo
34
Tappezziere
28
Lavori di falegnameria
27
Sartoria
26
Installazione/manutenzione impianti riscaldamento
25
ecc.
Lavanderia
23
Cin(95,6)
Egi(61,1)
Mar(38,0)
Egi(19,6)
Tun(29,4)
Egi(29,4)
Ira(71,4)
Egi(42,9)
Cin(57,7)
Carpenteria metallica
20
Tun(30,0) Alb(20,0) Egi(15,0) Mar(10,
0)
Piastrellista
19
Egi(36,8) Alb(15,8) Bos(15,8) Mar(10,
5)
Totale
Descrizione principali attività settore terziario
Impresa di pulizia
Commercio ambulante articoli di abbigliamento
ecc.
Autotrasporto merci
Bar, trattoria, ristorante, pizzeria
Commercio ambulante articoli di bigiotteria e varie
Vendita al dettaglio articoli di abbigliamento e
varie
Commercio all'ingrosso articoli di abbigliamento e
varie
Intermediari al commercio in settori non specificati
Consegna buste e pacchi
Commercio ambulante non specificato
Vendita al dettaglio prodotti alimentari e
rosticcerie
Distribuzione materiale pubblicitario
Servizi telefonici internazionali
Commercio ambulante articoli di artigianato e
varie
Egi(32,0)
Jap(0,8) Bra(0,8)
Mar(9,5) Rom(8,3
)
Svi(0,9) Egi(0,9) Isr(0,9)
Tun(6,2) Rom(5,2) Mar(4,3)
Rom(16,5) Alb(8,9) Egi(7,6)
Rom(10,9) Mar(6,5) Pak(6,5)
Mar(20,6) Rom(11,8) Egi(8,8)
Alb(23,5) Rom(8,8) Per(8,8)
Cin(10,7) Egi(7,1) Tur(7,1)
Rom(7,1) Yug(7,1) Tun(7,1)
SrL(7,7) Fil(3,8) Rus(3,8)
Alb(4,0)
Tun(4,0) Per(4,0)
Egi(21,7) Rom(8,7) Mar(8,7) SrL(8,7)
2.058 (86,6% del totale ditte del settore secondario)
va
492
I
Egi(55,9)
II
SrL(6,9)
379
Mar(52,1) Cin(22,8) Ban(8,2) Sen(6,3)
373
358
123
Per(26,5) Egi(19,6) Mar(8,8) Ecu(3,5)
Cin(53,9) Egi(30,7) Eti(2,2) Mar(2,0)
Ban(48,8) Sen(33,3) Mar(4,1) Arg(3,3)
108
Cin(51,9) Egi(15,7) Rus(2,8) Ven(2,8)
108
Cin(43,5)
108
106
100
Egi(10,2) Pak(8,3) Jap(7,4) Rus(6,5)
Per(34,0) Ecu(10,4) Sen(7,5) Tun(4,7)
Mar(44,0) Sen(22,0) Cin(11,0) Ban(7,0)
91
Cin(63,7) Egi(11,0) Pak(3,3) Ban(2,2)
86
69
CoA(17,4) Sen(16,3) Sir(16,3) Egi(8,1)
Mar(31,9) Per(24,5) Pak(8,7) Sen(5,8)
58
Sen(58,6) Eti(10,3)
Egi(8,3)
III
IV
Per(6,5) Fil(5,5)
Nig(7,4) Rus(5,6)
Per(5,2) Mar(3,4)
Disegnatore tecnico e artistico
52
Totale
Jap(32,7)
Svi(9,6)
Usa(5,8) Isr(3,8)
2.611 (69,9% del totale ditte del settore terziario)
LEGENDA
Alb
Arg
Ban
Bos
Bra
CoA
Albania
Argentina
Bangladesh
Bosnia
Brasile
Costa d’Avorio
Cin
Ecu
Egi
Eti
Fil
Ira
Cina
Ecuador
Egitto
Etiopia
Filippine
Iran
Isr
Jap
Mar
Nig
Pak
Per
Israele
Giappone
Marocco
Nigeria
Pakistan
Perù
Rom
Rus
Sen
Sir
SrL
Svi
Romania
Russia
Senegal
Siria
Sri Lanka
Svizzera
Tun
Tur
Usa
Ven
Yug
Tunisia
Turchia
Stati Uniti
Venezuela
Yugoslavia
Fly UP