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I malati? Solo armi per distruggere

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I malati? Solo armi per distruggere
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LA PROVINCIA DI VARESE
MERCOLEDÌ 11 GIUGNO 2014
Varese
Sul sito web
Per i comunali
scatta la lotta
Con il presidio
[email protected]
Presidio dei dipendenti pubblici domani a Palazzo Estense. Il Collegio
Revisori dei Conti tiene in ostaggio
i premi di produttività.
I lavoratori del comune di Varese si
riuniranno in assemblea domani
mattina, per discutere delle osservazioni presentate dal Collegio Re-
visori dei Conti per quanto riguarda
i criteri di ripartizione delle produttività. Trecentomila euro che dovevano essere ripartiti tra i quasi mille
dipendenti nel mese di maggio e
invece sono rimasti congelati.
Ostaggio di «difetti di forma» (...).
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«I malati? Solo armi per distruggere»
Corvo al Circolo, ieri davanti al gup i due medici della Cardiochirurgia e l’ex primario Sala
Lo sfogo della figlia dell’anziana paziente morta, da cui è partito tutto: «Per lei nessun rispetto»
SIMONA CARNAGHI
«La verità è che non c’è
stato alcun rispetto per mia madre
o per noi. Ne emerge uno spaccato
allucinante, dove i pazienti, invece
che essere accuditi e curati nel migliore dei modi, vengono utilizzati
come armi per distruggere l’una
o l’altra carriera».
A parlare è Anna, la figlia dell’anziana paziente deceduta nel
novembre 2011 dopo essere stata
sottoposta a due interventi nel reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale di Circolo di Varese. Sua
madre è l’incipit dell’inchiesta sul
Corvo del Circolo che ha alla fine
portato davanti al gup Giuseppe
Battarino Giovanni Mariscalco, giovane e rampante medico
della Cardiochirurgia, Corvo reo
confessoaccusatodidiffamazione
nei confronti di Vittorio Mantovani,altrorampantemedicodello
stesso reparto, che Mariscalco con
una lettera anonima ad Anna ha
indicato come il responsabile della morte dell’anziana paziente.
Dichiarazioni spontanee
Con Mariscalco è comparso ieri
davanti al giudice per l’udienza
preliminare anche Andrea Sala,
ex primario della Cardiochirurgia,
accusatodiavermobbizzatoMantovani e che ieri, in aula, ha rilasciato spontanee dichiarazioni rigettando gli addebiti, dicendo di
non aver mai sfavorito Mantovani
e di aver sofferto molto per l’accusa infondata. L’udienza è poi stata
aggiornata al 15 luglio: in quella
data il gup deciderà se rinviare a
giudizio o meno i due indagati che
si sono entrambi dichiarati pronti
ad affrontare un eventuale dibattimento. Presente, assistita dall’avvocato Paolo Bossi, anche Anna, parte civile nel procedimento
visto che è della morte di sua madre che si discute.
«Il dubbio rimarrà per sempre»
«Comunque vada, ci rimarrà sempre il dubbio su quello che è accaduto. Sulla verità della morte di
mia madre – spiega – Perché è il
modo in cui tutto si è svolto a far
apparire tutto torbido».
Anna, come il resto della famiglia, non ha mai cercato il clamore;
altri lo avrebbero fatto per molto
meno, ma la dignità è il suo tratto
distintivo.
Non ha cercato clamori neanche ieri quando sono stati i giornalisti ad andare verso di lei. Non
viceversa. L’aggettivo torbido si
riferisce alla lettera anonima con
la quale Mariscalco (ma lo si scoprirà poi) accusava Mantovani di
aver commesso un errore costato
la vita alla madre.
«C’era la sua cartella clinica allegata – racconta Anna – È inimmaginabile ritrovarsi con una lettera così, con il dolore per la perdita di un affetto. Una lettera cruda
nella quale, qualcuno, dichiarava
che mia madre si sarebbe potuta
salvare. Dichiarava che c’era stato
un errore e che a quell’errore si
sarebbe potuto rimediare. Ora io
credo che se un professionista crede che un collega abbia commesso
un errore costato la vita a una pa-
ziente lo vada a denunciare alla
magistratura e all’ospedale. Mandare una lettera anonima ai familiari, oltre ad arrecare un ulteriore
dolore, significa voler mandare
avanti altri in una battaglia che
non mira ad ottenere giustizia e
verità per una paziente deceduta,
ma forse intende soltanto danneggiare la carriera di un altro».
Dalle indagini coordinate dal
pubblicoministeroMassimoBaraldo emerge uno scenario di veleni in corsia; a Mantovani avrebbero affiancato in equipe di colleghi inesperti per vederlo commettere degli errori.
Mai una parola dall’ospedale
«E il paziente sul tavolo operatorio? – ha aggiunto Bossi – Così gli
si garantiscono le migliori cure?».
Lo stesso Sala ieri in aula, nelle sue
dichiarazioni, mai avrebbe menzionato la paziente deceduta.
Né l’ospedale di Circolo ha mai
inviato nemmeno due righe per
esprimere vicinanza ai familiari
della donna.
«Un ospedale è un luogo di cura
– conclude Anna – Ai medici si
affida la propria vita e la vita di chi
si ama. Non si può fare altro, del
resto. Ci si aspetterebbe un maggiore riguardo, quantomeno sotto
il profilo umano. Ci sarà una verità
d’indagine sulla morte di mia madre, ma quanto ci è accaduto, le
modalità con le quali tutto si è
svolto, hanno dell’incredibile e
mostrano una totale indifferenza
nei confronti dei familiari di un
paziente spirato». 1
Le lettere anononime del corvo della Cardiochirurgia hanno dato il via all’indagine per la morte della donna
Ammesse le parti civili
Sono la famiglia e il medico
Affaire Corvo dell’ospedale di Circolo, ieri ammesse le parti civili. A costituirsi in seno al procedimento aperto a carico di Giovanni Mariscalco, medico ricercatore del
reparto di Cardiochirurgia, so-
no stati i familiari dell’anziana
paziente deceduta nel novembre 2011 dopo essere stata sottoposta a due interventi.
Contro Mariscalco si è costituito parte civile anche Vittorio Mantovani, accusato dal-
Maroni vuole una nuova sanità
Con meno ospedali e niente più Asl
Maroni. I principi della riforma?
«Libera scelta» dei cittadini, «il
passaggio dal curare al prendersi
cura, integrando i servizi alla persona», visto che oggi i malati cronici, che sono il 30% dei pazienti
lombardi, assorbono addirittura
il 70% della spesa sanitaria.
I «costi standard, battaglia che
abbiamo iniziato a vincere con
l’assessore Massimo Garavaglia. Solo nei primi due mesi del
2013 abbiamo risparmiato 54 milioni di euro».
Sanità, la rivoluzione di Maroni sarà a regime il primo gennaio 2016.
«Meno ospedale e più territorio» uno
dei punti cardine della riforma sanitaria
presentata ieri in consiglio regionale:
spariranno le attuali Asl e verranno creati dei poli territoriali per la prossimità
delle cure.
Alessandro Alfieri (Pd) è pronto
a collaborare, ma chiede di «azzerare tutte le nomine dei direttori
generali, per ripartire con più trasparenza e merito».
Nel giorno in cui l’assessore
alla Salute Mario Mantovani
passa indenne dalla mozione di
censura dell’opposizione, il governatore Roberto Maroni mette sul tavolo il suo “carico” per
cercare di riportare la politica al
centro di un argomento sempre
più attraversato dagli scandali. Lo
fa mettendoci la faccia in prima
persona, ma non per esautorare
i due delegati alla Salute e al Welfare, assessorati peraltro destinati a riunirsi in uno solo, perché
«stiamo parlando di una riforma
del sistema socio-sanitario, di cui
il presidente della Regione fa la
sintesi del lavoro di due assessorati, che è persino forzato definire
“riforma”, visto che il sistema
funziona e si tratta di uno sviluppo del sistema per adeguarlo alle
nuove esigenze».
Separazione di funzioni
A giugno il libro bianco
Il primo passaggio ufficiale sarà
entro fine giugno, quando verrà
pubblicato il “libro bianco” della
sanità lombarda, che è il frutto del
lavoro della commissione di saggi
presieduta dal professor Umberto Veronesi e di quello degli assessorati. «L’ambizione è di essere la prima Regione d’Europa nel
settore» ammette il presidente
Roberto Maroni ha presentato ieri in consiglio regionale la riforma
E ancora, «un’unica stazione appaltante» che potrebbe far risparmiare fino a 500 milioni l’anno,
un nuovo sistema di nomine con
requisiti di «alta professionalità»
e la «separazione delle funzioni
di erogazione, programmazione
e controllo».
È un aspetto chiave. Cosa significa ce lo spiega Fabio Rizzi,
il presidente della commissione
sanità: «Ci saranno due entità diverse nel sistema. Da un lato le
agenzie che programmano e contrattualizzano su un territorio vasto (da uno a due milioni di persone, con le ipotesi che oscillano tra
le cinque e le dieci agenzie in tutta
l’indagato, di aver causato il decesso della paziente in seguito
ad errore medico.
Mariscalco risponde dell’accusa di diffamazione.
Mantovani si è costituito
parte civile anche contro Andrea Sala, ex primario della
Cardiochirurgia, che secondo il
medico lo avrebbe mobbizzato
impedendogli l’accesso ad interventi importanti per la sua
carriera e togliendogli una serie
di consulenze. 1 S. Car.
la Lombardia), che non saranno
più le Asl come siamo abituati a
vederle».
Manterranno infatti solo il
servizio di prevenzione e protezione e quello veterinario, “cedendo” ad esempio i medici di
base all’azienda socio-sanitaria,
che sarà l’evoluzione dell’attuale
modello di azienda ospedaliera.
Prosegue Rizzi nella spiegazione: «Dall’altro lato un’unica
azienda erogatrice, tendenzialmente a livello provinciale, che si
occuperà di tutte le prestazioni
socio-sanitarie con il modello
della presa in carico del paziente». Che mette al centro la persona e non più la malattia.
Ogni azienda avrà un ospedale-hub di riferimento (da noi, Varese) e altri presidi a diversa gradazione, alcuni ospedalieri puri
(da noi, Gallarate e Busto Arsizio), altri misti ospedaliero-territoriali (gli attuali piccoli ospedali), più una miriade di presidi socio-sanitarie per le cure primarie,
all’incirca ogni diecimila abitanti.
I tempi? Approvazione in consiglio entro il 2014, definizione
della rete territoriale nel corso del
2015, nuovo sistema a regime dal
2016, con i nuovi manager. 1 A.Ali.
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