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analisi dei fattori discriminanti il talento nel gioco del calcio
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO
FACOLTÀ DI SCIENZE MOTORIE
Corso di Laurea Magistrale in Scienza, Tecnica e Didattica dello Sport
ANALISI DEI FATTORI DISCRIMINANTI IL TALENTO
NEL GIOCO DEL CALCIO
Relatore: Prof. Antonio LA TORRE
Tesi di Laurea di:
Correlatore: Prof. Enrico ARCELLI
Cesare Falcinella
Matr. N° 771396
Anno Accademico 2010-2011
INDICE
1. INTRODUZIONE…………………………………………………………………………………………………………...2
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Il gioco del calcio: dimensione mondiale e nazionale
Modello prestativo e fisiologico del calciatore adulto
Modello prestativo e fisiologico del giovane calciatore
1.1 IL TALENTO NEL GIOCO DEL CALCIO……………………………………………………………………..17
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Definizione generale di talento
Il talento riferito allo sport: modelli e teorie
Potenziali predittori del talento nel gioco del calcio
Distinguo tra età biologica e cronologica nel giovane
Le fasi di rilevazione del talento
1.2 L’IDENTIFICAZIONE DEL TALENTO NEL GIOCO DEL CALCIO………………………………….28


Protocolli di lavoro per l’identificazione del talento
Tempo di reazione semplice e complesso
2. SCOPO DELLO STUDIO………………………………………………………………………………………………...55
3. MATERIALI E METODI......................................................................................................................................56
4. RISULTATI…………………………………………………………………………………………………………………….62
5. DISCUSSIONE……………………………………………………………………………………………………………….70
6. CONCLUSIONI……………………………………………………………………………………………………………...71
7. BIBLIOGRAFIA……………………………………………………………………………………………………………...72
1
1. INTRODUZIONE
IL GIOCO DEL CALCIO: UN FENOMENO DI LIVELLO MONDIALE
Il gioco del calcio rappresenta una delle discipline sportive maggiormente diffuse e conosciute, che
conta un elevato numero di praticanti in tutto il mondo. L’enorme popolarità che ruota attorno a questo
sport deriva da un lato dall’estrema facilità alla sua pratica (sono sufficienti un pallone e due squadre
che si fronteggiano) che consente a chiunque di avvicinarsi a questa disciplina, dall’altro il ruolo dei
mass-media negli ultimi decenni ha contribuito in maniera fondamentale alla sua diffusione in ogni
parte del globo, anche in quelle realtà che dal punto di vista sportivo avevano poco a che vedere con
questo sport. Basti pensare alla crescita e allo sviluppo del fenomeno calcistico non solo in Europa, ma in
continenti quali Africa e Asia, o ancora in America del Nord, paesi dove fino a non molto tempo fa altre
discipline sportive estremamente radicate relegavano al gioco del calcio un ruolo marginale. Un
ulteriore esempio del crescente e incessante fenomeno di globalizzazione calcistico è dato dalla scelta
della FIFA (Federation Internationale de Football Association), massimo organismo calcistico mondiale,
di organizzare alcuni dei più importanti eventi sportivi anche in quei paesi dove la cultura di questo sport
è tuttora in via di sviluppo. Si pensi all’organizzazione del Mondiale 1994 in U.S.A., primo vero segnale di
espatrio del calcio ai massimi livelli dal continente europeo ad un altro, al Mondiale del 2002 svoltosi in
Giappone e Corea del Sud e alle finali di Coppa del Mondo per club che da anni si tengono regolarmente
nel continente asiatico, per arrivare al mondiale di Sudafrica 2010, organizzato per la prima volta nella
storia di questa competizione nel continente africano, ed in ultimo all’assegnazione dell’organizzazione
dei Mondiali di calcio del 2018 al Qatar. Infine, ulteriore fattore di sviluppo da non sottovalutare è
l’aspetto fortemente sociale e aggregante che caratterizza questa disciplina sportiva al pari di altri sport
di squadra, che ne ha permesso la diffusione tra le diverse popolazioni indistintamente dal sesso, dalle
condizioni socio-economiche, ideologiche e culturali.
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FOOTBALL WORLD POPULARITY
Fig.1 Mappa che mostra la diffusione del calcio nel mondo, con diverse tonalità in base al numero di praticanti ogni 1000
abitanti, studio “Big Count”, FIFA 2006
Secondo lo studio “Big Count 2006” svolto dalla FIFA nel corso del 2006 e pubblicato nel maggio 2007, in
tutto il mondo ci sono 265 milioni di persone che praticano il calcio, di cui 38 milioni tesserati per le
varie società, classificandosi al terzo posto tra le discipline sportive di squadra maggiormente praticate,
dietro solo a pallavolo e pallacanestro . Includendo anche gli arbitri e i funzionari, il totale delle persone
direttamente coinvolte nel calcio raggiunge i 270 milioni, ovvero circa il 4% della popolazione mondiale.
La Fig.1 mostra la diffusione del calcio a livello mondiale (numero di praticanti ogni 1000 abitanti): i
paesi nei quali il calcio è lo sport più popolare sono in verde, mentre quelli dove non lo è sono in rosso. Il
continente con più giocatori in termini assoluti è l’Asia (85 milioni di calciatori), seguita da Europa (62
milioni), Africa (46 milioni), America del Nord (43 milioni), America del Sud (27 milioni) e Oceania (0,5
milioni); mentre in percentuale la maggior diffusione si ha in Europa, Nord e Sud America, dove le
persone coinvolte rappresentano il 7% della rispettiva popolazione totale.
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DIMENSIONE E ORGANIZZAZIONE DEL CALCIO IN ITALIA
In Italia il gioco del calcio rappresenta la disciplina sportiva con il maggior numero di praticanti, le leghe
nazionali di appartenenza delle società sportive sono quella professionistica (L.N.P.) e dilettante (L.N.D.).
A suddette società appartengono tutti gli atleti da esse tesserati, che praticano quindi questo sport in
modo agonistico, partecipando ai diversi campionati di categoria.
Fig.2 Organizzazione calcistica in Italia. Fonte: dati ufficiali indagine conoscitiva sul calcio, 2006
Come si nota (Fig.2), il fondamento del movimento calcistico italiano appartiene alla Lega Nazionale
Dilettanti, comprendente il 99% dei calciatori tesserati, con più di quattordicimila società iscritte (dato
aggiornato al 2006), che rappresenta la struttura sul quale poggia l’intero sistema sportivo. Si può quindi
affermare che un grande vertice, il professionismo (Serie A, B e Lega Pro), sia poggiato su una grande
base, il grande impatto mediatico legato al calcio professionistico (ed il grande seguito dei tifosi) è
bilanciato dai grandi numeri della LND che rappresenta la quasi totalità dei praticanti questa disciplina.
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Da un indagine ISTAT del 2006 risulta che i praticanti assidui di uno sport in Italia risultano essere
17.170.000 di cui 4.152.000 (24%) praticano il calcio, di questi 1.521.865 (36%) sono tesserati presso la
LND svolgendo quindi questa disciplina come attività agonistica. Il 50% di questi giocatori appartiene al
Settore Giovanile e Scolastico (SGS), organo che si occupa della crescita e dello sviluppo del calcio in età
giovanile in Italia.
Fig.3 I diversi settori della LND con il totale dei tesserati. Fonte: dati ufficiali indagine conoscitiva sul calcio, 2006
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Sempre secondo la stessa indagine, le squadre di calcio in Italia, appartenenti alle oltre quattordicimila
società, risultano essere 54.473 con circa il 75% (Fig. 4) di queste rappresentato da squadre di settori
giovanili appartenenti al Settore Giovanile e Scolastico (Fonte: dati ufficiali indagine conoscitiva sul
calcio, 2006), ad evidenziare ulteriormente l’importante dimensione del calcio giovanile in Italia (Fig.3).
Le squadre di calcio femminili rappresentano invece solamente l’1% delle società italiane, con circa
23000 giocatrici, ad indicare ampi margini di crescita e di sviluppo di un movimento che ancora stenta a
decollare in Italia, a differenza di altri paesi europei (Germania, Francia, Svizzera) e non (USA, Canada,
Giappone) dove è culturalmente più radicato e numericamente ben rappresentato.
Fig.4 I diversi settori della LND con il totale delle squadre. Fonte: dati ufficiali indagine conoscitiva sul calcio, 2006
Come si nota (Fig.4), il maggior contributo numerico in termini di squadre è dato dal S.G.S. e dai
Comitati Interregionali e Regionali. Proprio questo dato, in particolare riferito alle squadre di settore
giovanile, sottolinea il loro peso e la loro importanza all’interno del movimento calcistico italiano e
suggerisce come la crescita dello stesso non può non considerare la dimensione giovanile di questo
sport, che anzi deve costituire le fondamenta stesse dell’intero processo di sviluppo.
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Soffermandoci su questo aspetto, risulta decisivo l’approfondimento e lo studio delle tematiche riferite
ai calciatori in età giovanile. Infine, il calcio a 5 (denominato Futsal) e quello femminile, malgrado il loro
progressivo sviluppo negli ultimi anni, occupano ancora ruoli di nicchia nell’organizzazione calcistica
italiana.
IL GIOCO DEL CALCIO: UNA DISCIPLINA MULTIFATTORIALE COMPLESSA
Analizzandolo dal punto di vista prestativo, il gioco del calcio si definisce una disciplina di tipo
intermittente a carattere aerobico-anaerobico misto, caratterizzata da un’elevata componente
situazionale che determina molteplici attività differenti nell’arco della gara; l’attivazione di diversi
sistemi energetici è necessaria per soddisfare le differenti richieste da parte dell’organismo nelle varie
fasi della partita, sia per quanto riguarda l’intensità che per la tipologia di sforzo (Meckel, 2009). Nel
corso della gara infatti le azioni che si presentano sono di tipo aciclico: vi è una continua alternanza di
fasi di gioco a bassa e media intensità ed altre dove l’intensità richiesta è elevata o vicino al massimale,
esse pertanto sollecitano nell’atleta processi di adattamento continui a stimolazioni sempre diverse
(Rampinini,2007). Di seguito, analizzeremo le richieste che avvengono in gara riferite a giocatori di calcio
in età giovanile ( età compresa tra Under 13 e Under 18) così da cercare di definire il modello prestativo
dell’atleta, al fine di comprendere le variabili fisico-atletiche e tecnico-tattiche che determinano la
performance del giovane calciatore e più in generale, cercare di capire quali sono le peculiarità
discriminanti il giovane giocatore d’elìte, ossia quali fattori incidono maggiormente rispetto ad altri nella
crescita e nello sviluppo del talento calcistico. La valutazione dei fattori determinanti la prestazione
dell’atleta è altresì utile per migliorare le procedure di scoperta dei talenti in questa disciplina sportiva e
nella programmazione di interventi a lungo termine nell’allenamento.
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IL MODELLO PRESTATIVO DEL GIOCATORE DI CALCIO
DEFINIZIONE DI MODELLO PRESTATIVO
Per modello prestativo si intende l’insieme delle diverse richieste che l’atleta deve sostenere nel corso
della gara. Per la definizione di tale modello è necessaria pertanto un’analisi funzionale del periodo
competitivo, definita dagli studi Match Analysis (analisi della partita). Precisiamo come all’interno della
stessa gara o tra più partite esiste un’elevata variabilità intra-individuale ed interindividuale nelle attività
di gioco che può essere correlata a diversi fattori quali: sistema di gioco adottato, caratteristiche del
terreno di gioco, condizione psico-fisica dell’atleta, andamento della partita, livello dell’avversario,
posizione in campo (Bisciotti, 2001). Tutti questi fattori influenzano l’andamento del match e lo sforzo
richiesto all’atleta; di conseguenza, proprio a causa dell’enorme variabilità della componente
situazionale che contraddistingue gli sport di squadra, risulta assai difficile e talvolta controproducente
cercare di delineare in maniera assoluta e precisa un modello prestativo del giocatore di calcio che sia
univoco e al tempo stesso attendibile. A tal proposito in letteratura troviamo diversi studi per quanto
riguarda l’analisi prestativa del calciatore adulto (ad opera di Rampinini, Bradley, Bangsbo, Hoff per
citare alcuni autori),mentre un discorso a parte va fatto relativamente al calcio giovanile: negli ultimi
anni la partecipazione di bambini e adolescenti di entrambi i sessi a sport competitivi è aumentata, ed il
calcio abbiamo visto come sia uno tra gli sport più popolari e con più praticanti in assoluto tra le
discipline di squadra, tuttavia sono ancora relativamente pochi gli studi che hanno riguardato queste
fasce d’età. Risulta pertanto di primaria importanza, occupandosi di calcio in età giovanile, uno studio
approfondito dei fattori che influenzano e determinano la prestazione in una fascia d’età molto
complessa come quella evolutiva e di conseguenza l’allenamento dei soggetti ad essa appartenenti. A
tale scopo si ritiene utile fare un confronto tra le richieste prestative del calciatore adulto e quello in età
giovanile, così da poter definire in maniera più precisa le eventuali differenze e similitudini tra queste
due categorie. Risulta altresì importante cercare di capire e nello specifico identificare, i fattori e le
capacità che distinguono il giocatore di calcio normodotato da quello di talento, confrontando diversi
parametri tra soggetti appartenenti a società dilettantistiche ed altri a società professionistiche di alto
livello. A tal proposito è dedicata la seconda parte di questo lavoro.
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IL MODELLO PRESTATIVO E FISIOLOGICO DEL GIOCATORE DI CALCIO ADULTO
Trattandosi il calcio di una disciplina estremamente complessa e multifattoriale, la definizione dei fattori
che determinano la prestazione non è univoca e limitata, bensì comprende una sintesi completa fra
capacità genetiche, socio-psicologiche, condizionali, coordinative e tecnico-tattiche (Bangsbo,1991).
Ciascuna di queste capacità dipende a sua volta da altre componenti quali sistemi e apparati che le
determinano e non agiscono singolarmente, ma sono interdipendenti le une alle altre influenzandosi a
vicenda e contribuendo ad esprimere il livello di performance dell’atleta. Questo vale per le capacità
coordinative, che permettono al soggetto di sfruttare al meglio le proprie capacità condizionali (p.e.
l’esecuzione corretta dell’azione di corsa dal punto di vista biomeccanico ne riduce notevolmente il
dispendio energetico). Allo stesso modo, l’atleta che dispone di buone capacità condizionali riuscirà ad
esprimere le proprie capacità tecniche e coordinative su alti livelli per un tempo maggiore durante la
gara. Inoltre, l’elevata componente situazionale che contraddistingue questa disciplina, fa si che
qualsiasi gesto eseguito in gara non sia praticamente mai uguale a sé stesso, ma risulti influenzato da
altri fattori esterni quali presenza di compagni e avversari, condizioni climatiche e caratteristiche del
terreno di gioco che tendono a complicare ulteriormente la prestazione dell’atleta e quindi la sua analisi.
Si riporta di seguito una schematizzazione di Bangsbo inerente i fattori che costituiscono la performance
riferita al giocatore di calcio adulto, tuttora considerata dalla maggior parte degli studiosi.
SCHEMATIZZAZIONE DEI FATTORI DETERMINANTI LA PRESTAZIONE NEL CALCIATORE ADULTO
Fig.5 Fattori intrinseci ed estrinseci determinanti il gioco del calcio nell’adulto (Bangsbo, 19
9
Diversi studi hanno riguardato l’analisi della prestazione dei calciatori durante la gara, allo scopo di
identificare parametri di riferimento oggettivi e standardizzabili, attraverso la quale poter quantificare il
grado di impegno sostenuto dall’atleta e dalla squadra, al fine di poter fare un confronto tra gruppi e
prestazioni differenti.
Bradley (2009) analizzò la performance di gara riferita a 98 match di Premier League inglese della
stagione 2005-2006 valutando parametri quali: la distanza totale percorsa da ciascun giocatore in base
al ruolo in campo, la distanza totale percorsa ad alta intensità (HIR: High Intensity Run V = 19,8 - 25,1
Km/h), la distanza totale percorsa in sprint (V > 25,1 Km/h) e le differenze di questi parametri tra la
prima e la seconda frazione di gioco. In media, i giocatori di ciascuna squadra percorrevano una distanza
compresa tra 8-13 Km, nello specifico i centrocampisti (centrali e di fascia) coprivano le distanze
maggiori, i difensori centrali e gli attaccanti quelle minori.
In base ai dati rilevati, emerge come durante la gara il ruolo in campo incide notevolmente nella
performance del calciatore, sia in termini di distanza percorsa che di intensità di corsa (Tab.1). Ne risulta
che i centrocampisti esterni percorrono sia le distanze maggiori che quelle ad alta intensità (3138 ± 565
mt), seguiti dai centrocampisti centrali (2825 ± 473 mt), terzini (2605 ± 387 mt), attaccanti (2341 ± 575
mt) e difensori centrali (1834 ± 256 mt).
Tab.1 Differenze tra i diversi ruoli per: distanza totale percorsa, ad elevata intensità e in sprint
10
Evidenti sono anche le differenze tra le due frazioni di gioco (Fig.6 ), in particolare se ci si riferisce agli
ultimi 15’ di gara la distanza percorsa ad elevata intensità si riduce significativamente (in media del 20%
circa) rispetto ai primi 15’ di gioco in tutti i ruoli eccetto che per gli attaccanti, complice lo stato di
affaticamento progressivamente crescente cui va incontro l’atleta nel corso del match.
Fig.6 Differenze di distanze percorse ad elevata intensità tra 1° e 2° tempo e distanza totale per i diversi
ruoli
*differenza significativa tra prima e seconda frazione di gioco (p < 0,05)
Questa differenza in termini di velocità espressa risulta similare sia in caso di possesso palla che di non
possesso palla della squadra nei periodi considerati. Dall’analisi delle fasi ad elevata e bassa intensità,
che si alternano in modo intermittente nel calcio, vi è tra una fase ad alta intensità e la successiva un
tempo di recupero medio pari a 72 s (secondi) nei primi 15’ di gioco, negli ultimi 15’ il tempo di
recupero risulta maggiore del 28%, pari a 83 s circa (dato particolarmente evidente nella performance di
attaccanti e difensori centrali), ad ulteriore conferma di un calo prestativo generale nella seconda parte
di gara.
Sempre Bradley suddivide le attività di corsa compiute dal calciatore in partita, a seconda dell’intensità
di esercizio, rispettivamente in: sosta (V: 0-0,6 Km/h); camminata (V: 0,7-7,1 Km/h); jogging-corsa a
basso ritmo (0,7-14,3 Km/h); corsa a ritmo medio (V: 14,4-19,7 Km/h); corsa ad alta intensità (V: 19,8 25,1 Km/h); sprint (V > 25,1 Km/h).
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Ed in base al tempo di gara occupato alle diverse intensità, si riscontra che mediamente ciascun
giocatore:
-
Per il 5,6% del tempo sta fermo
-
Per l’85,4% del tempo si muove a basse intensità (59,3% cammina, 26,1% corsa a basso ritmo)
-
Per il 9% del tempo svolge attività a media, elevata e massima intensità (6,4% ritmo medio, 2%
ritmo alto, 0,6% sprint)
Particolarmente interessante è quest’ultimo dato, riguardante la frequenza degli sprint e le velocità
massime espresse dall’atleta tra le due frazioni di gioco: dai dati raccolti in questo studio non si osserva
differenza significativa nel numero di sprint tra primo e secondo tempo ed anche i valori di velocità
massima risultano simili tra i due tempi; varia invece significativamente il tempo totale trascorso
dall’atleta ad elevate velocità di corsa (comprese tra 19,8 - 25,1 Km/h) , che si riduce sensibilmente nella
seconda frazione di gioco, causa crescente affaticamento.
Ulteriori studi (Di Salvo et al., 2009; Gregson, 2010), sempre effettuati su giocatori della Premier League
inglese riportano valori simili nell’analisi della prestazione, sia per quanto riguarda l’influenza della
posizione in campo nella performance che per le differenze significative dei valori considerati tra i due
tempi di gioco. Secondo gli autori, la distanza media degli sprint effettuati in partita è di 16mt, con una
variazione compresa tra 5 e 18 mt; la durata più frequente dello sprint è attorno ai 2-3 s (secondi),
risultando compreso tra 2-6 s. In particolare, colpisce il dato riguardo il possesso della palla del singolo
giocatore nell’arco dei 90 minuti: mediamente ciascun atleta percorre con la palla una distanza totale
compresa tra 119 e 286 mt, corrispondente circa al 1,2-2,4% della distanza totale percorsa. Da
sottolineare come la distanza percorsa ad elevate intensità (V 19,8-25,1 Km/h)
aumenta
proporzionalmente al livello della categoria di gioco considerata, un ulteriore fattore determinante la
distanza totale percorsa in gara e quella ad elevata intensità è rappresentata dal livello e capacità di
gioco della squadra avversaria (Tab.2): contro formazioni di livello più elevato, questi parametri
aumentano significativamente (Rampinini et al., 2007), evidenziando pertanto un impegno fisico e uno
sforzo maggiore da parte dell’atleta durante questi match.
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Tab.2 TD (distanza totale), HIR (distanza ad alta intensità), VHIR (distanza alla massima intensità) in base al livello degli
avversari: best (migliori) e worst (peggiori)
Dal punto di vista fisiologico, in atleti d’elite la frequenza cardiaca media varia tra l’80-90% della
massima (HR max) nei 90 minuti di gioco, per un consumo d’ossigeno stimato attorno al 70-80% del
VO2max (massimo consumo d’ossigeno), negli atleti osservati tale valore era compreso tra i 55-60 ml ·
Kg · min; questo parametro risulta strettamente correlato alla distanza percorsa dall’atleta in gara ad
evidenziare l’importanza della componente aerobica nel gioco del calcio (Hoff, 2005). Valori simili di
frequenza cardiaca e consumo di ossigeno durante la prestazione sono stati riscontrati in diversi studi
(Di Salvo, 2009; Bangsbo, 2007). Sempre durante la gara, si sono osservate concentrazioni medie di
lattato ematico comprese tra 2-10 mmol/L, con valori individuali che arrivavano fino a 12mmol/L
(Bangsbo, 2007), nello stesso studio è stata osservata una correlazione tra i valori di lattato ematico
rilevati ed il numero di azioni ad elevata intensità sostenute in gara da giocatori di livello elite, che
risultano essere comprese tra le 150 e le 250 (Kustrup, 2006).
La concentrazione di lattato ematico risulta correlata anche da altre variabili quali: grado di impegno
sostenuto, livello di categoria di gioco, fasi diverse della partita (Fig.7). Solitamente si assiste ad un
decremento della concentrazione di lattato ematico tra la prima e seconda frazione di gioco causato in
parte dal maggior affaticamento dell’atleta cui ne consegue un calo della performance (Bangsbo, 2007),
mentre è risaputo che sforzi intensi e ripetuti durante la gara stimolano i meccanismi anaerobici
dell’atleta aumentando la concentrazione di lattato ematico, anche il livello di gioco incide su questo
parametro: giocatori appartenenti a categorie di gioco inferiori registrano concentrazioni minore di
lattato ematico, probabilmente a causa di una minor capacità prestativa.
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Fig.7 Concentrazione di lattato ematico (mmol/L) in giocatori di calcio di differente livello di gioco tra primo
e secondo tempo
IL MODELLO PRESTATIVO E FISIOLOGICO DEL GIOVANE CALCIATORE
Analizzando la prestazione riferita al calciatore in età giovanile, in termini fisiologici si osserva come più
del 90% del tempo di gara sia sostenuto mediante l’intervento del metabolismo aerobico, eccezion fatta
per fasi di gioco ad elevata intensità di natura anaerobica, quali sprint, salti, cambi di direzione
improvvisi (Chamari, 2004). L’intensità media di gara del giovane calciatore è simile a quella dell’adulto
(80-90% HR max), con valori di frequenza leggermente più alti a causa di una frequenza cardiaca
massima (HR max) più elevata in base all’età. Anche i valori di concentrazione di lattato ematico rilevati
durante la gara (età > 12 anni) risultano simili a quelli dell’adulto, con valori compresi tra 3,1-8,1 mmol/L
(Capranica et al, 2001) a seconda dell’intensità di gioco nei diversi momenti della partita.
Da uno studio relativo alla distanza percorsa in gara (D’Ottavio, 2003) riferito a giovani calciatori (età
media 11 anni) si è rilevata, su campo regolamentare, una distanza media percorsa da ciascun atleta pari
a 6175 ± 318 mt nei 60’ di gioco che, se rapportata al tempo di gioco del calciatore adulto, risulta
equiparabile. Mediamente, circa il 9% di questa era percorsa a elevata intensità (V > 16 Km/h). Come
per i calciatori adulti, anche nei giovani si è osservato un significativo decremento della prestazione tra
la prima e seconda frazione di gioco, soprattutto in termini di distanza totale percorsa, mediamente
circa il 5-10% in meno nel secondo tempo rispetto al primo tempo (D’Ottavio, 2003).
14
Analizzando invece (Bucheit, 2010) le distanze percorse in partita a seconda dell’età degli atleti (da
Under-13 a Under-18),velocità espresse e ruolo, si sono potute classificare, come per i calciatori adulti,
diverse fasi a intensità di corsa differente (Fig.8):
Fig.8 Distanze percorse in gara (medie ± d.s.) in età diverse, in base alle differenti intensità
LIR: basso ritmo (low-Intensity running V < 13 Km/h); HIR alta intensità (High-Intensity Running V 13,1-16
Km/h); VHIR (Very-High Intensity Running V 16,1-19 Km/h); Sprinting (V >19,1 Km/h)
Si nota (Fig.8) come la distanza percorsa durante la gara alle diverse intensità evidenzia un trend in
crescita con l’età, anche se differenze evidenti si osservano solo confrontando le annate all’estremo
dello studio. Più del fattore età quindi, secondo l’autore sulla distanza totale percorsa sembra influire
maggiormente la posizione in campo occupata dall’atleta, con centrocampisti centrali e di fascia che
percorrevano le maggiori distanze, seguiti dai terzini, attaccanti e difensori centrali. Mentre se si
considerano le distanze percorse a elevata intensità (V 16,1-19 Km/h), sono attribuibili ai centrocampisti
esterni e agli attaccanti, tale risultato è probabilmente derivato dalla posizione in campo di questi ruoli,
che solitamente dispongono di maggiori spazi rispetto ad altri per poter esprimere picchi di velocità
maggiori.
E’ interessante notare come questo trend tra ruoli e distanze percorse rifletta quello del calciatore
adulto (Bradley 2009). Rispetto alla performance dell’adulto, sempre secondo Bucheit, il giovane
15
calciatore esprime valori di velocità simili o di poco inferiori, ma per un periodo di tempo
significativamente inferiore. Lo stesso autore rileva come l’alternanza di fasi di gioco a intensità diverse
sia simile tra adulti e giovani nel corso del match, anche se tra fasi di gioco successive ad elevata
intensità, il tempo di recupero nel giovane calciatore sia mediamente di 90 secondi, più alto rispetto
all’adulto (circa 70 s). La stessa durata media del singolo sprint risulta simile a quella dell’adulto, circa 24 s, con velocità massime espresse però inferiori. Tale tesi è confermata da altri studi (Belsom, 2004) che
avvalorano la considerazione per cui nel giovane, specie dopo i 14-15 anni, si riscontra una distribuzione
delle attività che caratterizzano la performance simile a quella del calciatore adulto, anche se tali
capacità vengono espresse con un target di intensità minore nelle diverse attività di gioco (p.e. velocità
espresse, tempi di recupero). Per il calciatore in età giovanile, significativo a tal proposito risulta essere
lo stato di maturazione biologico del soggetto (età scheletrica), che sembra determinare in maniera
importante l’attività di gioco e la performance, specie per quanto riguarda le capacità condizionali
espresse in partita (Bucheit, 2010). L’età intesa invece come grado di esperienza dell’atleta contribuisce
a rendere economicamente migliore la prestazione dello stesso durante la gara dal punto di vista del
dispendio energetico, consentendogli di giocare in modo più tattico e accorto, in maniera tale da avere
un rendimento costante per tutta la durata della gara(Chamari, 2004).
In base a quanto osservato, ne risulta che la prestazione nei calciatori adulti e in età giovanile (specie
dopo i 14 anni) può essere considerata simile per quanto riguarda la distribuzione e l’alternanza delle
fasi di gioco a diversa intensità durante il match; in particolare, se rapportata sui 90 minuti di gioco, il
parametro distanza totale percorsa risulta simile tra giovane e adulto, con la differenza in termini di
intensità espressa e soprattutto durata delle fasi a elevata intensità, considerevolmente inferiori nel
giovane calciatore rispetto a questi ultimi. In entrambe le categorie di gioco, la posizione in campo
risulta determinante la performance per i fattori sopra descritti, in particolar modo nel giovane si è visto
influire maggiormente quest’ultimo fattore rispetto all’età cronologica. Parametri fisiologici quali
frequenza cardiaca, concentrazione di lattato ematico e incidenza delle componenti aerobiche risultano
seguire un andamento simile tra adulti e giovani durante la prestazione. Si osservano valori massimi di
frequenza cardiaca superiori nei giovani calciatori e valori di VO2max superiori negli adulti. La
concentrazione di lattato ematico durante la gara nell’adulto e nel giovane seguono un andamento
simile, variando a seconda dell’intensità delle fasi di gioco, con valori assoluti superiori nell’adulto,
conseguentemente ad una maggiore capacità prestativa di quest’ultimo.
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IL TALENTO: DEFINIZIONE GENERALE
Il talento può esprimersi in eccellenze nel campo motorio, sociale, artistico o intellettuale. Spesso
accade che in una sola persona si ritrovano più talenti riuniti, questo concetto ritorna nelle moderne
teorie sull’intelligenza (Gardner, 1991; Sternberg, 2000). I modelli teorici socioculturali che oggi godono
di maggior apprezzamento partono dal presupposto che il talento possa svilupparsi solo mediante
l’interazione efficace di fattori individuali e sociali (ambientali). Tutto ciò si esemplifica nello schema
del modello tripolare interdipendente (Fig. 9) di F. Monks, in cui ogni fattore influenza gli altri in una
rappresentazione tridimensionale. Si parla di talento, infatti, quando i sei fattori interagiscono
correttamente, in modo da permettere uno sviluppo armonico dell’individuo. Secondo questo modello il
talento è il risultato dell’interazione tra fattori interni quali creatività, motivazione e alto potenziale
cognitivo, e ambiti sociali quali famiglia, scuola e amici. In generale, il talento si potrebbe definire come
lo sviluppo precoce in un determinato ambito. Se i fattori individuali come motivazione, cioè l’insieme
dei fattori che spingono il comportamento dell’individuo verso l’obiettivo da perseguire, spiccate
capacità cognitive (nel talento sportivo esse si riferiscono p.e. alle capacità senso-percettive) e
creatività, intesa come la capacità di trovare soluzioni inaspettate e originali, rappresentano la base del
talento, altrettanto fondamentali risultano essere i tre fattori dell’ambiente sociale; per un sano
sviluppo è indispensabile un rapporto sociale corretto, specie con famiglia, scuola e amici che
rappresentano la seconda triade che concorre alla realizzazione del talento. Una buona interazione tra
individuo e ambiente avviene se si dispone di una competenza sociale sufficiente.
MODELLO TRIPOLARE INTERDIPENDENTE DEL TALENTO
Fig.9 Modello tripolare interdipendente di F. Monks. I sei fattori nella rappresentazione tridimensionale interagiscono per
permettere lo sviluppo del talento
17
La famiglia e la scuola influiscono moltissimo sul successo della prestazione. Se il sostegno della famiglia
o dell’ambiente scolastico è carente o viene a mancare, l’individuo dotato avrà meno probabilità di
svilupparsi appieno. Al contrario, un bambino che vive in un ambiente familiare e scolastico in cui
l’autonomia, l’apprendimento, la sperimentazione, la motivazione al successo, il coraggio, la persistenza
nello sforzo e la dedizione al compito sono valori riconosciuti, avrà maggiori possibilità di sviluppare le
sue potenzialità. Altrettanto importanti sono le amicizie, il contatto con i pari (per sviluppo ed interessi,
non per età) ha difatti un ruolo fondamentale per lo sviluppo di una buona autostima nel soggetto.
IL TALENTO NELLO SPORT CON RIFERIMENTO AL GIOCO DEL CALCIO
Fra i compiti istituzionali di pertinenza degli enti sportivi, di qualsiasi disciplina si tratti, rientrano
sicuramente i progetti e le problematiche legate al talento giovanile. Saper riconoscere precocemente
un giovane che manifesta qualità sopra la media, preventivare per lui, con una certa probabilità di
riuscita, un futuro sportivo di una certa rilevanza ed assisterlo nella fase di maturazione, riveste
un’importanza prioritaria per le società calcistiche, soprattutto per quelle professionistiche e quelle
dilettanti di buon livello. In questo caso, differenze sostanziali esistono in primo luogo se il fenomeno
riguarda gli sport individuali o di squadra (D’Ottavio, 1996). Questo siccome nel primo caso spesso i
parametri di controllo, ovvero quelli più correlati alla prestazione risultano essere prevalentemente di
tipo biomeccanico-funzionale, mentre nelle discipline sportive di squadra, come il calcio, il modello
prestativo presenta un quadro più articolato comprendente altri fattori determinanti quali:
-
qualità dei processi mentali legati all’azione (capacità tattiche, anticipazione, ecc.)
-
complessità dell’esecuzione tecnica dovuta alla presenza dell’avversario
-
performance fisica meno quantificabile
-
interazione delle proprie capacità con quelle degli altri compagni di squadra
-
insieme delle variabili situazionali di gioco non prevedibili a priori
18
Tutto ciò comporta evidentemente un approccio multifattoriale al problema e indubbiamente più
conoscenze per poter cercare di identificare un soggetto come potenziale talento.
TEORIE SUL TALENTO NELLO SPORT
Molteplici sono le definizioni sul concetto del talento sportivo riportate da diversi autori, alcune di esse
tradotte e parzialmente modificate si esprimono in questo modo:
“Per caratteristiche del talento si intendono innate capacità che consentono ad un soggetto di mettere
in mostra eccezionali doti, durante performance che richiedono speciali abilità” (M. Malina)
“Un talento è una persona con valori di sviluppo superiori alla norma in prestazioni rilevanti per un
determinato sport sotto condizioni ambientali favorevoli (Hohmann)
“Si definisce un giovane giocatore di talento quando il soggetto attraversa uno stato
particolare dell’attitudine” (D’Ottavio)
“Possiamo definire il talento calcistico come quella speciale condizione psicofisica e della prestazione in
generale, che attraversa un certo stadio evolutivo, e che lo pone rispetto alla media dei suoi coetanei, al
di sopra di essa”. (Weineck)
In particolare, Gagnè (1999), considera il talento come “la superiorità sistematica nello sviluppo di abilità
e competenze in una specifica abilità umana a un livello tale da appartenere solamente al 10% della
popolazione che rappresenta il Top Level in quell’attività”. Lo stesso autore ne ridefinisce il significato,
considerando il talento come prodotto finale del processo di sviluppo dell’individuo distinguendolo dalle
potenzialità, che rappresentano invece gli elementi costitutivi dell’individuo, la base di partenza che egli
possiede.
Come si può facilmente intravedere, tali enunciati non possono fare a meno di sottolineare il carattere
di eccezionalità con il quale il soggetto manifesta il suo essere
psico-fisico
e
tecnico.
Naturalmente, una parte di tale profilo, difficilmente definibile sul piano quantitativo, è come sempre
relegabile a fattori genetici ereditati dai genitori (p.e. statura, specificità delle fibre muscolari, parametri
metabolici, ecc.). Non di meno si possono considerare di natura genetica anche alcune
19
specifiche attitudini che investono il complesso coordinativo atto a regolare il rapporto piede-palla e lo
spostamento del corpo in presenza della stessa (D’Ottavio,1996).
Entro quest’ultimo fattore sono comprese anche le esperienze motorie nei primi anni di vita, la
motivazione ad apprendere (mediata soprattutto dall’esterno), l’emulazione verso gli adulti di
riferimento. Se da una parte infatti alcuni fattori sono geneticamente predeterminati, una cospicua fetta
di contributo è relegabile alla qualità dell’ambiente tecnico-didattico (allenatori, dirigenti, società,
compagni, risultati tecnici, ecc.) che i giovani incontrano nel proprio percorso evolutivo, alla qualità del
programma tecnico-agonistico (p.e. tipo di competizioni, metodologia e livello di allenamento), alla
motivazione ad apprendere e quindi alla “voglia” di migliorare se stessi, ed in parte anche ad altri
ambienti educativi (scuola, famiglia, amicizie, ecc.) che concorrono alla formazione globale
dell’individuo. Proprio le differenti esperienze maturate (rapporti interpersonali, ambienti e contesti
situazionali vissuti) sono un fattore determinante nella crescita del soggetto e nello sviluppo del
potenziale talento che detiene (Russell,1989; Williams e Really, 2000).
POTENZIALI PREDITTORI DEL TALENTO
Fig.10 I potenziali fattori determinanti il talento nel calcio (Williams e Frank, 1998)
Secondo gli Autori (Fig.10) i predittori del talento citati precedentemente si possono riassumere in
quattro categorie: di tipo antropometrico quindi geneticamente determinati, come altezza, peso,
tipologia di fibre muscolari, somatotipo e dimensioni corporee; di tipo fisico - prestativo, comprendenti
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le capacità aerobiche ed anaerobiche del soggetto e le loro qualità derivate; di tipo sociologico, come
educazione ricevuta, rapporti con le figure di riferimento quali allenatore, amici e parenti, condizione
socio - economica e culturale del soggetto, ore di allenamento dedicate; di tipo psicologico, legati alla
personalità del soggetto (motivazione ad apprendere, controllo emotivo, senso di autostima) e alle sue
abilità percettivo- cognitive(grado di attenzione, anticipazione, saper fare). Tutti questi fattori,
unitamente ad altri non direttamente controllabili dall’individuo (p.e. le coincidenze, la fortuna, le
chance avute) si integrano e influenzano tra loro contribuendo a creare le condizioni necessarie per la
crescita e lo sviluppo dell’atleta di talento.
A tal proposito, parlando dei potenziali predittori del talento, bisogna stare attenti a non confondere il
ragazzo di talento, che possiede quindi potenzialità superiori alla media in una data disciplina, da quello
precocemente
sviluppato,
che
presenta
cioè
caratteristiche,
specie
antropometriche
e
conseguentemente condizionali , maggiormente sviluppate rispetto all’effettiva età cronologica,
derivanti da un anticipato processo di maturazione e di sviluppo di organi, tessuti e apparati. Spesso le
società sportive, specie di alto livello, tendono a tesserare tra le proprie fila atleti caratterizzati da
sviluppo precoce, al di sopra della media per quella fascia d’età in termini di peso, altezza e capacità
derivate, così da assicurarsi prestazioni elevate nel breve periodo, a discapito di altre qualità che
caratterizzano il giovane di talento (p.e. le abilità coordinative e tecniche), che complice ritardi nel
processo di crescita rischia così di non essere messo nelle condizioni di esprimere le sue potenzialità. A
riguardo è utile precisare e distinguere l’età cronologica del soggetto da quella biologica, quest’ultima
estremamente variabile e non facile da determinare ma di fondamentale importanza per poter trarre
considerazioni sullo stato di crescita reale e conseguentemente sulla metodologia di allenamento più
funzionale del giovane atleta.
DISTINGUO TRA ETA’ CRONOLOGICA E BIOLOGICA NEL GIOVANE
Nell’approccio al calcio in età giovanile, è utile notare come i diversi atleti a seconda del grado di
sviluppo e maturazione biologica possano mostrare notevoli differenze, soprattutto a livello
antropometrico (peso, altezza); ciò avviene indipendentemente dal fattore età. E’ infatti frequente
trovare all’interno di un gruppo composto da atleti aventi la stessa età cronologica, differenti gradi di
maturazione tra gli stessi. Studi in merito, condotti su giovani praticanti diverse discipline sportive,
hanno evidenziato in individui appartenenti allo stesso anno di nascita, differenze fino a 5-6 anni
(biologici) prendendo in considerazione i vari indici di crescita, che caratterizzano situazioni di precocità
o di ritardo maturativo. E’ importante a tal proposito distinguere tra età cronologica e biologica del
21
soggetto: la prima non è altro che la mera età dettata dal calendario, in questo contesto ciascun
individuo risulta classificato secondo la sua data di nascita; tuttavia l’età cronologica non esprime
necessariamente l’età biologica di una persona, che rappresenta il livello di maturazione effettivo; essa è
un patrimonio personale tipico di ciascun individuo, inquadrabile come l’età che una persona esprime in
rapporto alla qualità biologica dei suoi tessuti, organi e apparati, comparati a valori standard di
riferimento (Meinel, 1980). E’ un concetto di età “dinamico”, espressione dei processi di maturazione
biologica e di influenze ambientali esterne su fondamenta geneticamente determinate. L’età biologica è
a sua volta strettamente correlata all’età psicologica del soggetto, che esprime la capacità di
adattamento individuale nel contesto delle esperienze maturate e si estrinseca come percezione della
propria immagine e della maturità del proprio “io” calato nell’ambiente esterno. Proprio l’interazione
tra età biologica e psicologica caratterizza l’età funzionale, che è in sintesi la capacità funzionale
dell’individuo sotto il profilo della sua forma non solo fisica (“organica”), ma anche psichica.
DIFFERENZE INTERINDIVIDUALI DI CRESCITA IN ETA’ GIOVANILE
Fig.11 Differenze di velocità di crescita (cm/anno) tra giovani di età diverse, Vayens,2011
Ampie differenze interindividuali durante la crescita (Fig. 11), determinano nei ragazzi uno sviluppo
instabile e non lineare della loro capacità di prestazione e delle relative abilità ad essa connesse. (Malina
et al, 2004). Il livello di maturazione biologico del soggetto è altresì un parametro da tenere
22
necessariamente in considerazione nell’allenamento giovanile. Come si nota, uno dei riferimenti più
evidenti del processo di sviluppo del soggetto è rappresentato dal parametro altezza, si definisce picco
di massima crescita l’anno in cui si registra la più elevata crescita staturale (cm/anno), tale valore
presenta grande variabilità tra la popolazione in base al sesso, fattori genetici e ambientali,
determinando situazioni di precocità o ritardo nei processi di maturazione dell’individuo (Fig.12).
Mediamente tale valore si colloca attorno al dodicesimo anno di età nelle femmine e al quattordicesimo
anno di età nei maschi.
DIFFERENZA DI ETA’ BIOLOGICA IN SOGGETTI DI PARI ETA’ CRONOLOGICA
Fig.12 Differenza di età in termini biologici tra due individui della stessa età anagrafica, Vayens, 2011
Si nota (Fig.12) come in individui aventi la medesima età cronologica (CA, Crhonological Age) l’età
biologica degli stessi (SA, Skeletal Age), così come il valore di altezza (Ht), possono essere molto diversi.
Individui coetanei come quelli in figura, possono dimostrare fino 4-5 anni di differenza dal punto di vista
della maturazione biologica. Naturalmente tutto questo si riflette nel processo di allenamento, che per
poter essere funzionale ad entrambi dovrà necessariamente essere differente al fine di poter rispondere
correttamente alle specifiche richieste di ciascuno. Malina (2011) indica con il termine età biologica il
livello di maturazione scheletrica riferito al periodo che va dall’infanzia fino all’adolescenza. La
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valutazione per la determinazione della SA si basa su metodiche quali radiografie standard effettuate
sull’articolazione del polso e della mano, analizzando il processo di ossificazione di ossa quali: ulna,
carpo, metacarpo e falangi, confrontando i valori con indici di riferimento. Lo stesso autore cita alcuni
metodi clinici utilizzati a tal proposito: GP Method, TW Method, Fels Method, essi prevedono l’utilizzo
dei raggi x differendo tra loro per tra loro per la tipologia di ossa valutate e gli indici di riferimento.
Malina classifica tre categorie di crescita e sviluppo, in base all’età biologica rilevata, precisamente:
-
Ritardata: quando la SA è più “giovane” della CA di oltre 1 anno
-
In tempo: quando la SA è compresa nell’anno della CA
-
Anticipata: quando la SA è più “vecchia” della CA di oltre 1 anno
A tal proposito, studi effettuati su un elevato numero di soggetti, di età compresa tra 11 e 18 anni
(Fig.13), ha dimostrato come l’età biologica del campione analizzato fosse nel 62% dei casi superiore
all’età cronologica degli stessi, trattasi in questo caso di precocità nel processo di maturazione, a
sottolineare ulteriormente la grande variabilità di questo parametro nell’individuo nel corso della sua
fase evolutiva (Philippaerts et al, 2004).
MATURAZIONE PRECOCE E TARDIVA RIFERITA’ ALL’ETA’ CRONOLOGICA
Fig.13 Differenze in termini di età scheletrica in riferimento all’età cronologica in giovani di diverse età,
Philippaerts et al, 2004
24
Sempre secondo Malina, un fattore che incide in maniera rilevante riguardo l’età biologica è
rappresentato sia dall’etnia che dall’ambiente e dal contesto di vita del soggetto: studi da lui effettuati
su ragazzi e ragazze americani durante l’infanzia e l’adolescenza hanno evidenziato come durante
l’infanzia i ragazzi maschi di colore abbiano uno sviluppo precoce rispetto ai pari età bianchi, mentre
nella fase adolescenziale siano i ragazzi bianchi a svilupparsi prima. Per le femmine invece si è notato
uno sviluppo precoce in entrambe le fasi a favore delle ragazze di colore. Anche lo stile e le condizioni di
vita, secondo l’autore, incidono sul processo di sviluppo: analizzando due gruppi di ragazzi cinesi in età
puberale, uno di Pechino e l’altro di un piccolo centro a sud della Cina, si è notato come i soggetti del
primo gruppo avessero uno sviluppo precoce rispetto ai secondi, probabilmente anche a causa di uno
stile di vita migliore. Così anche i ragazzi americani, ma di etnia e origini diverse (asiatiche, messicane,
europee, africane) hanno differenti processi di sviluppo e di maturazione.
Riferendosi al gioco del calcio, dall’analisi di un gruppo di giovani calciatori di età compresa tra gli 11 e i
17 anni si è notato come tra gli 11-12 anni, SA e CA risultino simili, con valori compresi all’interno dello
stesso anno di età, per poi differenziarsi; tra i 13-15 anni la maggior parte dei soggetti analizzati aveva
una maturazione precoce rispetto all’età, si è visto come la differenza tra SA e CA all’interno dello stesso
gruppo possa variare di 4 e più anni (Malina, 2011). Proprio per questa ragione, la valutazione dell’età
biologica (SA) in maniera precisa è estremamente difficoltosa e non sempre è ritenuta un parametro
indicativo per valutare l’effettiva età dell’atleta. La stima dell’età biologica mediante metodi clinici quali
radiografia delle ossa del polso e della mano non sono indicatori di precisione assoluta, ma possono
fuorviare (Malina, 2011). L’ipotesi di determinazione della SA mediante età dentale è ancora da
verificare. In particolare, non esistono attualmente metodi da campo per la valutazione precisa e
affidabile di questo parametro, se non l’analisi dei fattori antropometrici (in particolare l’altezza) e dei
peli pubici, che permettono di effettuare una stima a riguardo, in maniera tuttavia piuttosto
approssimativa. Pertanto si ritiene che, ad oggi, le metodiche più affidabili per la rilevazione di questo
parametro siano rappresentate dagli esami strumentali (radiografie, scintigrafie ossee) eseguiti
mediante metodi clinici (p.e. GP Method, TW Method, Fels Method) su ossa (radio, ossa di carpo,
metacarpo e falangi) e articolazioni (polso, mano) di riferimento.
LE FASI DI RILEVAZIONE DEL TALENTO
La rilevazione (Detection) del talento attraversa un circuito funzionale (Fig.14) composto da tre
fasi: l’identificazione (Identification), la selezione (Selection), lo sviluppo (Development) (Williams e
Really, 2000). La prima fase consiste nell’identificare, tra i praticanti il gioco del calcio, colui che presenta
potenzialità sopra la media dal punto di vista delle abilità e delle competenze; normalmente tale
25
procedura valutativa viene affidata all’esperienza ed alla competenza dei tecnici e degli osservatori
(Talent Scout). In questo ambito, le capacità del giocatore di talento vengono analizzate
prevalentemente dall’osservazione della prestazione, la gara è infatti considerata l’ambiente ideale nel
quale poter valutare il calciatore, anche se numerose sono le influenze che possono deviare l’oggettività
del giudizio, quali: avversari, sistema di gioco, condizione psicofisica, variabili del match, ecc.. (Vaeyens
et al, 2008). E’ importante evidenziare come i processi di identificazione debbano essere sottoposti ad
un processo continuamente aggiornato definito “Validation” , ossia i parametri attraverso la quale
avviene la scelta del giocatore considerato di talento devono essere convalidati, confermati e avvalorati
come i criteri il più possibile indicativi e appropriati per questo compito. La seconda fase consente di
selezionare l’atleta o gli atleti più appropriati per i criteri sopra citati, in un gruppo omogeneo più o
meno numeroso. La terza fase, che rappresenta un processo a medio - lungo termine, comprende lo
sviluppo del talento, che si traduce nell’esplicare le più idonee influenze ambientali (insegnamenti da
parte del tecnico) che permettano al soggetto di esprimere e realizzare pienamente il suo potenziale. In
pratica una volta individuato il soggetto, occorre aspettare un periodo di tempo necessario per la
conferma di certe prestazioni, quindi selezionarlo e mettere in piedi meccanismi promotori del suo
sviluppo tecnico (Williams e Franks, 1998,). Quest’ultimo processo, nel mondo del calcio attuale, è
normalmente delegato alle società professionistiche o dilettantistiche di buon livello che agiscono
prevalentemente a livello territoriale, ed alle Federazioni mediante i programmi per le nazionali
giovanili.
Fig.14 Le fasi cicliche della rilevazione del talento: identificazione, selezione e sviluppo, Vaeyens et al. (2008)
26
FATTORI CHE INFLUISCONO NELLO SVILUPPO E NELLA SELEZIONE DEL TALENTO
Riassumendo, in base a quanto detto sinora possiamo affermare che la crescita e l’espressione del
talento dipendono da una serie di fattori correlati tra loro quali:
-
potenzialità motorie individuali
-
sviluppo fisico ed età biologica
-
curriculum motorio (inteso come esperienze maturate)
-
interessi, motivazioni e desiderio di emergere
-
disponibilità fisica e psicologica a sostenere carichi di lavoro in forma continua e crescente
-
condizioni familiari e socio-ambientali favorevoli
Secondo Eriksson (2006) i fattori di selezione del talento riguardano:
-
Caratteristiche antropometriche
altezza, peso, composizione e proporzioni corporee, ecc…
-
Caratteristiche fisiche
resistenza aerobica e anaerobica, forza statica e dinamica, rapidità d’azione e di reazione,
mobilità
-
Presupposti tecnico-motori
capacità coordinative e tecniche, capacità di apprendimento, disponibilità alla prestazione,
fattori affettivi e sociali
27
-
Ambiente sociale
Genitori e gruppo dei coetanei, allenatori
L’IDENTIFICAZIONE DEL TALENTO NEL GIOCO DEL CALCIO
PARAMETRI DA CONSIDERARE PER L’IDENTIFICAZIONE DEL TALENTO NEI GIOVANI CALCIATORI
Si è precedentemente trattato come i cosiddetti predittori (indici discriminanti) del talento calcistico
siano molteplici e investano svariate aree caratteristiche del quadro formativo del giovane. Alcuni
parametri significativi possono essere accertati se ci riferiamo ai requisiti tecnico-tattici ed alle
caratteristiche fisiche ed atletiche(D’Ottavio, 1996). Nel calcio risulta difficile quantificare con precisione
il grado delle abilità tecniche ed il loro utilizzo in relazione al gioco (tecnica applicata). Diversi tentativi
comunque sono stati sperimentati dagli addetti ai lavori, per esempio cercando di misurare il
comportamento tecnico di un giocatore quando è sottoposto a pressioni di “tempo” e di “precisione”
(D’Ottavio 2004), oppure cercando di registrare le abilità di scelta (capacità decisionale) riproducendo in
video situazioni di gioco (T. Really, 2000). Ciò nonostante, tali sistemi non sempre conducono alle verità
del campo, dato che il clima agonistico che contraddistingue la partita può a volte modificare
completamente il potenziale tecnico stimato in condizioni non reali. Margini maggiori di attendibilità si
possono invece verificare se ci riferiamo alla valutazione delle qualità fisiche in quanto esse si
manifestano con comportamenti misurabili quantitativamente ed in condizioni di gara esprimono più
fedelmente il livello disponibile.
PROTOCOLLI DI LAVORO PER L’IDENTIFICAZIONE DEL TALENTO
Di seguito citiamo alcuni studi di diversi autori, aventi lo scopo comune di provare a identificare e
determinare i fattori determinanti il giocatore di talento in diverse tipologie di giovani calciatori a
seconda dell’età, grado di maturazione posizione in campo, livello di gioco, caratteristiche fisicoatletiche.
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Coelho M. J. et al., Discrimination of U-14 soccer players by level and position. J. Sports Med. 2010
Soggetti
143 calciatori portoghesi di età Under 14: 75 tra 11-12 anni e 68 tra 13-14 anni; i calciatori sono stati
suddivisi in diversi gruppi base all’età e al livello di gioco (tre categorie: elite, sub-elite e non elite) e
successivamente in base alla posizione occupata in campo.
Metodi
Sono stati rilevati i valori antropometrici (peso, altezza), lo stato adiposo, livello di maturazione biologica
(attraverso l’analisi dei peli pubici), età cronologica e scheletrica (tramite radiografia delle ossa del
polso), sono state valutate quattro capacità funzionali quali: agilità, velocità e resistenza alla stessa,
forza e resistenza; si sono inoltre valutate le abilità tecniche attraverso quattro protocolli di lavoro
specifici per gesto tecnico.
I test di tipo condizionale consistevano rispettivamente in:
-
Resistenza
Yo-Yo Endurance Test: corsa a navetta sui 20 mt ad esaurimento
-
Velocità, resistenza alla velocità
test R.S.A. (Repeated Sprint Ability): 7 sprint con slalom sui 30 mt con recupero di 25” ad ogni
ripetizione
-
Agilità
circuito con cambi di direzione: 10 x 5 mt a navetta
-
Forza esplosiva
29
salto con contromovimento (CMJ) misurato tramite Ergojump
I protocolli per la valutazione delle abilità tecniche consistevano in:
-
controllo di palla con il piede e con la testa
in un quadrato 9 x 9 mt, senza opposizioni, effettuare il massimo numero di palleggi prima di
testa e poi di piede senza che la palla tocchi terra.
-
dribbling in velocità con la palla
nello stesso quadrato, ad ogni vertice ed in mezzo si posiziona un cono: guidare la palla attorno
a ciascun cono in slalom, al termine eseguire un dribbling nel cono posto al centro, nel minor
tempo possibile
-
precisione nel tiro
5 tentativi di colpire la palla e fare gol, da diverse posizioni dentro un’area di 9 x 9 mt in una
porta di 2 x 3 mt
-
passaggio a muro
eseguire il maggior numero di passaggi di prima intenzione nell’arco di 20 secondi contro una
barriera di 1,22 x 2,44 ad una distanza 6 mt.
Risultati
Confrontando i diversi gruppi in base all’abilità calcistica (livello di gioco), i calciatori di categoria elite,
quindi selezionati, possiedono valori antropometrici di peso e altezza mediamente maggiori, hanno
risultati migliori in termini di resistenza ( Test Yo-Yo), nel test di agilità e nel test R.S.A. rispetto ai gruppi
di livello di gioco inferiore denotando un complessivo grado di maturazione maggiore. L’età (CA)
(positivamente) e l’adiposità (negativamente) sono i due fattori che incidono maggiormente per quanto
riguarda il test di resistenza (valori migliori negli atleti di 13-14 anni), il CMJ, la capacità di ripetere sprint
e l’agilità. Per quanto riguarda i protocolli di test sulle abilità tecniche, il gruppo di calciatori categoria
30
elite ha ottenuto risultati migliori solo nel test di controllo di palla, mentre nelle altre tre prove i risultati
ottenuti tra i diversi gruppi sono stati simili. Classificando invece i giocatori in base alla posizione
occupata in campo, la differenza tra le categorie è minima, con i centrocampisti di livello elite che
mostrano un’orientazione del proprio ego maggiore rispetto a difensori e attaccanti.
Tale studio suggerisce come la selezione favorisce giocatori che possiedono un tipo di maturazione
precoce, anticipata, da cui ne conseguono caratteristiche antropometriche e fisico- atletiche
mediamente migliori rispetto ad atleti che raggiungono una maturazione tardiva e che sono a rischio di
ritiro; le abilità tecniche, indipendenti rispetto all’età biologica sono un fattore importante, la posizione
in campo sembra non essere un indice di variazione significativo nei parametri del giocatore valutati.
Malina R. M. et al., Characteristics of youth soccer players aged 13-15 years classified by skill level. J.
Sports Med. 2007
Soggetti
69 ragazzi appartenenti a 3 club di alto livello di età compresa tra 13 e 15 anni, classificati in diversi
gruppi in base al livello di abilità derivante dal risultato ottenuto da sei test sulle abilità tecniche. Si sono
rilevati i parametri antropometrici (altezza, peso, massa corporea), livello di maturazione biologica
(attraverso l’analisi dei peli pubici), si sono valutate le capacità di velocità, resistenza e salto attraverso 3
protocolli di test.
Metodi
I test di tipo condizionale consistevano rispettivamente in:
-
Velocità
sprint sui 30 mt
-
Forza esplosiva
salto con contromovimento (CMJ) misurato tramite Ergojump
-
Resistenza
Yo-Yo Endurance Test: corsa a navetta sui 20 mt, ad esaurimento
31
I protocolli per la valutazione delle abilità tecniche consistevano in:
-
controllo palla con la testa
-
controllo palla con i piedi
-
slalom e dribbling
-
slalom e dribbling con un passaggio
-
precisione nel passaggio
-
precisione nel tiro
Risultati
L’età cronologica (CA, Crhonological Age) tra i diversi atleti non si è rilevata un fattore determinante nel
risultato dei test, ha influito solo marginalmente, con risultati in media leggermente migliori per gli atleti
di età maggiore (15 anni). Gli stessi atleti che hanno ottenuto i risultati migliori mostravano però uno
stadio puberale avanzato, a dimostrazione dell’importanza del grado di maturazione biologico (SA,
Skeletal Age), questo riflette probabilmente l’influenza positiva che lo sviluppo ha su parametri quali
forza, velocità, agilità. Analizzando i risultati ottenuti in base alla posizione occupata in campo, non vi
sono differenze significative secondo questo parametro. In particolare si è notata una correlazione
positiva tra grado di maturazione degli atleti e risultato del test di resistenza aerobica (Yo-Yo Endurance
Test), con risultati migliori tra gli atleti aventi sviluppo precoce. Gli atleti di livello di gioco più alto
mostravano in media risultati migliori nei test di resistenza e velocità ed erano tendenzialmente più alti
e pesanti (fase puberale avanzata) rispetto ai giocatori di livello inferiore. In particolare, l’altezza si è
rivelato un fattore discriminante la prestazione di salto verticale, con gli atleti più alti che
tendenzialmente ottenevano risultati migliori in questa prova.
Per quanto riguarda i test relativi alle abilità tecniche, essi hanno consentito di dividere i ragazzi testati
in gruppi omogenei a seconda del risultato (determinato tramite punteggio) ottenuto in questi test; dal
confronto delle caratteristiche (età, grado di maturazione, altezza, peso, capacità funzionali) dei
giocatori dello stesso gruppo si sono potuti individuare i fattori maggiormente determinanti ciascun
gesto tecnico: dribbling con passaggio (età, livello di maturazione biologica), controllo della palla con la
32
testa ( età, livello di maturazione biologica), controllo della palla con i piedi (livello di maturazione
biologica, allenamento), precisione nel tiro (livello di maturazione biologica, altezza). Non si sono
osservati indicatori specifici per il dribbling e la precisione nel passaggio. Si è osservata un’associazione
positiva tra l’età cronologica e la prestazione, dal momento che essa riflette di per sé una maggior
esperienza in quello sport. Il livello di maturazione biologica sembra avere un’influenza positiva nelle
varie prestazioni, anche se non è un parametro facile da valutare e può fornire risultati discordanti.
Tale studio suggerisce che il livello di maturazione biologica, ed in misura minore l’età, sono fattori
importanti per determinare un possibile talento calcistico, tuttavia non bisogna sottovalutare le
potenzialità di coloro che pur essendo talentuosi (possedendo cioè potenzialità) non hanno ancora
raggiunto un certo sviluppo nella fase puberale.
Chamari K. et al., Field and laboratory testing in young elite soccer players. J. Sports Med. 2004
Soggetti
34 giocatori maschi (età 17,5 anni, h 177,8 mt, p 70,5 Kg) di livello nazionale.
Lo studio mirava a verificare se vi erano correlazioni tra i test inerenti le capacità condizionali eseguiti in
laboratorio e quelli svolti sul campo in giovani calciatori, in particolare con riferimento alla
determinazione del massimo consumo di ossigeno (VO2max) ed alla correlazione tra capacità di salto e
di sprint; questo allo scopo di cercare di strutturare test di valutazione da campo, in questo caso riferiti
alle capacità aerobiche del calciatore in età giovanile, il più possibile affidabili e precisi per l’analisi dei
parametri in oggetto.
Metodi
I test di laboratorio hanno rilevato:
-
Capacità aerobica
determinazione del VO2max (massimo consumo di ossigeno) attraverso misurazione diretta
33
-
Forza esplosiva
attraverso salto con contromovimento (CMJ), misurato tramite pedana Kistler si sono
determinati: picco di altezza (H Peak), picco di forza (F Peak), picco di velocità (V Peak) espressi.
I test da campo hanno rilevato:
-
Velocità nella fase di corsa lanciata
3 sprint sui 30 mt con 3’ di recupero tra le ripetizioni, attraverso fotocellule ad infrarossi si sono
rilevate le velocità sui 20mt di corsa lanciata, nel tratto 10-30 mt.
-
Capacità aerobica
Bangsbo Test (Fig.15): circuito specifico di resistenza adattato al calcio: durata 16’30”, durante la
quale i giocatori alternano 40 fasi di esercizio ad alta intensità (durata 15” ) e 40 fasi a bassa
intensità (durata 10” ) con tipologie di corsa di diverso tipo e velocità. Durante le fasi ad alta
intensità i giocatori percorrono un tracciato attorno all’area di rigore del campo di calcio: corsa
avanti per 40 mt, all’indietro per 8,25 mt, di nuovo avanti per 95,25 mt in slalom con un angolo
di 120° tra i coni, lateralmente per 8,25 mt in un senso e 8,25 mt sempre laterale in senso
opposto a chiudere il percorso. Durante le fasi a bassa intensità i giocatori corrono a bassa
velocità (andatura tipo “jogging) al centro del circuito. Come parametro viene rilevata la
distanza massima percorsa durante i 40 turni ad elevata intensità, oltre alla frequenza cardiaca
massima, rilascio di lattato ematico.
34
BANGSBO TEST
Fig.15 Bangsbo Test per la rilevazione sul campo del massimo consumo di ossigeno (Vo2max) e delle capacità aerobiche
dell’atleta, 2003. (A) Dimensioni del circuito. I coni delimitano l’area esterna dove si lavora ad alta intensità e l’area interna
dove l’intensità è minore; (B) Il test dura 16’30” nella quale l’atleta alterna per 40 volte 15” ad alta intensità e 10” a bassa
intensità. Durante le fasi ad elevata intensità l’atleta percorre i 160 mt del perimetro rettangolare, correndo in avanti per 40 mt,
all’indietro per 8,25 mt, in slalom tra i coni per 95,25 mt, 8,25 lateralmente in un senso e 8,25 nell’altro senso. Durante le fasi di
corsa a bassa intensità, gli atleti si muovono da una parte all’altra del circuito posto al centro.
Risultati
Le prestazioni ottenute nel Bangsbo Test non sono significativamente correlate con il valore di massimo
consumo di ossigeno misurato in laboratorio. Questo significa che nonostante si ponga l’obiettivo di
stimare le capacità aerobiche nei giovani calciatori, questo non è considerato un protocollo affidabile
per la stima precisa del massimo consumo di ossigeno dell’atleta (VO2max). I test maggiormente
affidabili per valutare gli aspetti legati ai parametri di forza e resistenza nel giovane calciatore risultano
essere quelli di laboratorio, tuttavia il Bangsbo Test si ritiene comunque utile per la valutazione della
Running Economy e della soglia anaerobica.
35
I valori rilevati nella prova di velocità sui 30 metri non risultano correlati in modo significativo con
l’altezza di salto misurata alla pedana in laboratorio, ma piuttosto con il picco di velocità e le variabili di
forza del salto stesso. Ciò evidenzia il fatto che fattori quali potenza ed esplosività muscolare sono
variabili rilevanti rispetto alla prestazione nello sprint.
Tale studio asserisce come i test di laboratorio forniscano valutazioni precise ed inconfutabili grazie alla
misurazione diretta dei parametri condizionali considerati (capacità di resistenza e forza), rispetto ai test
da campo; tuttavia questi ultimi (p.e. Bangsbo Test) risultano altresì utili per la determinazione, sebbene
inficiata da diverse variabili, dello stato di forma e delle capacità generali dell’atleta.
Vaeyens R. et al., A multidisciplinary selection model for youth soccer: the Gent Youth Soccer Project. J.
Sports Med. 2006
Soggetti
160 giovani calciatori di età compresa tra 12-16 anni, di differente livello di abilità (categorie elite, subelite e non elite) suddivisi in quattro gruppi in base all’età (Under 13, 14, 15, 16). Lo scopo dello studio
era determinare la relazione tra caratteristiche fisiche e prestative e livello di gioco nei giovani calciatori.
Metodi
Si sono rilevati: parametri antropometrici (altezza, peso, massa corporea), livello di maturazione
biologica, parametri funzionali e abilità sport specifiche sul campione considerato.
I test condizionali somministrati sono sotto elencati:
-
Flessibilità
Metodo Sit and Reach
-
Forza esplosiva
Salto in lungo da fermo, 3 ripetizioni
36
-
R.S.A
Capacità di resistenza alla velocità
-
Resistenza
Yo-Yo Endurance Test
-
Velocità
Sprint sui 30 mt
-
Shuttle sprint
5 x 10 mt a navetta
I protocolli per la valutazione delle abilità tecniche erano i seguenti:
-
Slalom e dribbling
guidare la palla avanti e indietro con slalom su 9 coni
-
Pallonetto
da una distanza di 20 mt, in un area divisa in 3 cerchi concentrici di 3, 6, 9 mt di diametro fare
attraverso un tiro a parabola, si assegnava un punteggio totale di 30 punti ( rispettivamente3,2,1
punti), 10 tentativi 5 per piede.
-
Precisione nel tiro
calciare la palla da 20 mt e colpire un obiettivo (porta da calcio) divisa in aree diverse con
punteggio variabile in base alla posizione,10 tentativi 5 per piede.
-
Abilità di palleggio: numero di palleggi più elevato senza che il pallone tocchi terra, 2 tentativi si
considera il migliore.
37
Risultati
In tutti e quattro i gruppi di età si è visto come il grado di maturità (differenza tra età cronologica e
scheletrica) condiziona significativamente i valori antropometrici. In particolare, giocatori elite e sub
elite Under 15 risultano avere valori di massa grassa inferiori rispetto ai non elite. Inoltre, sempre la
maturazione biologica condiziona significativamente parametri quali la forza, la flessibilità e la resistenza
nei giocatori Under 15 e Under 16; mentre invece influenza in modo significativo le abilità specifiche
(gesti tecnici) solo negli Under 14. Valori maggiori di flessibilità sono stati riscontrati nei gruppi Under
15-16 rispetto agli Under 13-14. Riguardo la capacità di resistenza, si osservano differenze significative in
ciascun gruppo fra giocatori di livello elite e non elite. Anche i valori di forza espressi variano in modo
significativo a seconda del livello competitivo dei diversi giocatori nei vari gruppi. Analizzando le abilità
specifiche, si riscontra come i giocatori di più alto livello (elite) possiedono una capacità di guida della
palla e dribbling, abilità di palleggio; non si son osservate variazioni significative invece per quanto
riguarda la precisione nel tiro. Confrontando invece i risultati di questi ultimi test in base all’età dei
giocatori, si nota come i più giovani (Under 13) abbiano ottenuto generalmente risultati simili al gruppo
di età più avanzata, Under 16.
In particolare, nelle due prove per la valutazione della velocità di corsa e della resistenza alla stessa, si
sono riscontrate differenze significative in base al livello di abilità (categoria di gioco) dei giocatori
all’interno dei vari gruppi (Tab.3). I giocatori di livello elite risultavano essere i più veloci nella prova sui
30 mt, l’età alla quale emergevano le maggiori differenze per il parametro analizzato erano l’Under 13 e
l’Under 14. Stesso discorso per il Shuttle Sprint (5 x 10 mt) misurante le capacità anaerobiche di
resistenza a sprint ripetuti, con fattori discriminanti la prestazione rappresentati dal livello di gioco degli
atleti.
38
Under-13
Elite (n=42)
Sub-elite (n=24)
Non-elite (n=31)
30 m sprint (s)
4,4 ± 0,2
4,5 ± 0,2
4,7 ± 0,2
Shuttle sprint (s)
14,6 ± 0,8
15,2 ± 0,6
15,2 ± 0,6
Elite (n=32)
Sub-elite (n=38)
Non-elite (n=42)
30 m sprint (s)
4,3 ± 0,2
4,3 ± 0,2
4,5 ± 0,3
Shuttle sprint (s)
14,4 ± 1,2
15 ± 0,9
14,9 ± 0,9
Elite (n=37)
Sub-elite (n=25)
Non-elite (n=33)
30 m sprint (s)
4,1 ± 0,2
4,2 ± 0,2
4,4 ± 0,3
Shuttle sprint (s)
13,9 ± 0,7
14,6 ± 1
14,4 ± 1,1
Under-14
Under-15
Under-16
Elite (n=31)
Sub-elite (n=12)
Non-elite (n=15)
30 m sprint (s)
3,9 ± 0,2
4,0 ± 0,2
4,0 ± 0,2
Shuttle sprint (s)
13,6 ± 1
14,2 ± 0,7
14 ± 0,7
Tab.3 Test di sprint (medie ± d.s.) di giocatori livello elite, sub-elite e non-elite in base ai gruppi di età
Lo studio descritto afferma come i calciatori professionisti, specie in età puberale, si distinguono rispetto
ai giocatori di livello inferiore per prestazioni migliori nei test di forza, velocità, resistenza aerobica e
anaerobica, ance se non sempre si verifica una distinzione netta tra i risultati delle due categorie.Tra i
test riguardanti le abilità tecniche, il protocollo sulla precisione di tiro non ha mostrato differenze
significative in tuti i gruppi di età a diffrenza degli altri, quindi tale test non sembra essere prioritario nei
modelli di identificazione del talento. I risultati sottolineano inoltre l’importanza di test specifici per le
differenti età durante il periodo di sviluppo.
39
Fernandez-Gonzalo R. et al., Comparison of technical and physiological characteristics of prepubescent
soccer players of different ages. Journal of Strenght and Conditioning Research 2010
Soggetti
30 giocatori maschi suddivisi in 2 gruppi da 15 ragazzi in base all’età: un gruppo più giovane, Y.G. (Young
Group, età media 9,4 ± 0,3 anni) ed uno più maturo, O.G. (Old Group, età media 11,8 ± 0,2 anni). I
partecipanti allo studio appartenevano a 4 diverse scuole calcio regionali spagnole di categoria Under 10
e Under 12, con alle spalle 4 anni di pratica di questa disciplina, con due allenamenti a settimana più la
partita nel week-end. Ipotesi dello studio era che i giocatori più maturi fornissero risultati migliori nei
test di tipo condizionale ma non nelle prestazioni tecniche, in quanto esperienza e livello di gioco dei
due gruppi erano identici.
Metodi
Per ciascun gruppo sono stati rilevati i valori antropometrici (altezza, peso), stato adiposo, abilità
tecniche, capacità condizionali (forza e resistenza). Durante i test di resistenza, eseguiti su treadmill, è
stata somministrata a ciascun ragazzo la scala di Borg per la valutazione del carico interno di lavoro
riferito al livello di fatica percepito dal soggetto.
I protocolli di valutazione delle capacità condizionali riguardavano:
-
Capacità aerobica
Si è somministrato un protocollo di lavoro incrementale su treadmill, velocità iniziale 5 Km/h
con incremento di 1 Km/h ogni minuto a pendenza costante (p= 1,5 %), fino ad esaurimento.
Durante la prova sono stati rilevati gas respiratori, frequenza cardiaca, Vo2 Peak, captazione di
ossigeno alle diverse velocità, somministrando la scala di Borg ad ogni aumento di intensità.
-
Forza esplosiva
Sono stati somministrati 5 protocolli di salto verticale:
1. Squat Jump (SJ), con posizione di partenza gambe flesse a 90°
40
2. Salto con contromovimento (CMJ)
3. Drop Jump (DJ): salto verticale preceduto da caduta (h gradino 20 cm)
4. CMJ a braccia libere
5. RJ30 (Repeated Jump): test di salti verticali ripetuti per 30”
La valutazione delle abilità tecniche è stata eseguita da 3 tecnici (con almeno 10 anni di esperienza nel
calcio), attraverso l’osservazione video, ripetuta due volte, di 4 partite registrate per ciascuna delle 4
scuole calcio dalla quale provenivano gli atleti testati: ad ogni soggetto è stato assegnato un punteggio
da 1 a 100 per ogni parametro tecnico considerato: tiro, passaggio, dribbling, controllo della palla, colpo
di testa e contrasto.
Risultati
Come da ipotesi iniziale, il gruppo O.G., di età maggiore, differiva significativamente dal punto di vista
antropometrico (Tab.4), presentando valori maggiori in peso e altezza rispetto al gruppo più giovane, a
dimostrazione di come in modo particolare nell’età prepuberale cui lo studio fa riferimento, la
differenza anche di pochi anni (1-2) incide notevolmente sul processo di crescita e sviluppo del soggetto
determinando notevoli differenze in termini fisici e di capacità connesse. Confermate anche le ipotesi
che prevedevano risultati simili nelle abilità tecniche tra i due gruppi, si sono notate differenze
significative favorevoli al gruppo di età maggiore solo per l’abilità specifica del colpo di testa.
n
Age (y)
Height (cm)
Weight (Kg)
Body fat (%)
OG (older group)
15
11,8 ± 0,2 *
153,4 ± 8,6 *
43,4 ± 8,8 *
16,6 ± 6,1
YO (young group)
15
9,4 ± 0,3
137,2 ± 4,3
33,6 ± 6,1
16,6 ± 4,7
Tab.4 Età e valori antropometrici (medie ± d.s.) dei due gruppi.
* differenze significative p < 0,05.
41
Nel test di resistenza (protocollo di lavoro ad esaurimento su Treadmill) si sono riscontrati valori simili di
VO2max (massimo consumo di ossigeno) tra i due gruppi, mentre vi erano differenze significative nei
valori di VO2 alle diverse intensità di esercizio, con valori più elevati nel gruppo più giovane in tutti gli
step considerati (Fig.16).
Fig.16 Valori di Vo2 nei primi 7 minuti di esercizio ad intensità crescente (OG: older group; YG: young group)
* Differenze significative p < 0,05
Per quanto riguarda i test inerenti la forza, in 3 protocolli su 5 il gruppo OG (Older Group) ha ottenuto
risultati significativamente migliori (Tab.5) rispetto al gruppo di età inferiore, precisamente nello Squat
Jump (SJ), Counter Movement Jump (CMJ), CMJ braccia libere (CMJA). Non si sono invece rilevate
differenze significative tra i due gruppi nelle altre due prove, Drop Jump (DJ) e Repeated Jump 30”
(RJ30).
Tab.5 Risultati ottenuti nelle diverse prove di salto (medie ± d.s.) tra OG (Older Group) e YG (Young Gorup)
42
Particolarmente interessante è il dato riferito alla scala RPE di Borg indicante il carico di lavoro di ciascun
atleta in base al livello di fatica percepito (Fig.17).
Fig.17 Scala RPE di Borg per i due gruppi di calciatori testati (OG: older group; YG: young group)
* Differenze significative p < 0,05
Si nota (Fig.17) come per ciascuna intensità di lavoro (rappresentata dalla velocità di corsa) si rilevano
differenze significative nei livelli di fatica percepita nel gruppo più giovane, con valori più elevati rispetto
al gruppo di età maggiore. Secondo gli autori, anche il livello di impegno e fatica richiesto all’atleta è
determinato dal fattore età, con soggetti più grandi che hanno una sopportazione maggiore
dell’esercizio a parità di intensità rispetto ai più giovani.
Tale studio suggerisce come fattori quali esperienza e capacità fisiche sono parametri importanti per
determinare la prestazione nel calcio. Quando il livello tecnico del gruppo è infatti simile, risulta
discriminante la capacità fisico-atletica del soggetto. Anche l’età contribuisce all’incremento prestativo
nel gruppo di maggiore età, con valori antropometrici e di massa corporea significativamente maggiori.
43
Malina R. M. et al., Maturity-associated variation in the growth and functional capacities of youth
football (soccer) players 13-15 years. Eur. J. Appl. Physiol. 2004
Soggetti
69 giocatori di calcio di categoria elite (appartenenti a società di 1° Divisione Nazionale portoghese) di
età compresa tra 13,2 e 15,1 anni. Scopo del seguente studio era valutare le variazioni dello stato di
maturazione durante la crescita e l’incidenza di questo parametro sulle capacità funzionali nei giovani
giocatori di calcio di alto livello. A tal proposito si sono suddivisi e confrontati i soggetti in diversi gruppi,
in base alle posizioni occupate in campo e allo stato di maturazione del singolo atleta.
Metodi
Sono stati rilevati: parametri antropometrici (peso, altezza), livello di maturazione biologica attraverso
l’analisi dei peli pubici, anni di esperienza e pratica del gioco del calcio tramite intervista a ciascun atleta.
I test condizionali hanno riguardato:
-
Velocità
Sprint sulla distanza di 30 mt, si eseguono 2 prove e si considera la migliore
-
Forza esplosiva
CMJ (Counter Movement Jump) braccia libere alla pedana di Bosco
-
Capacità aerobica
Yo-Yo Intermittent Recovery Test: rispetto alla versione Endurance vista precedentemente, sono
mantenuti i 20 mt shuttle di percorrenza, alternati però a 5” di recupero tra uno e l’altro.
44
Risultati
Come ipotizzato inizialmente, l’età biologica ossia lo stato di maturazione dell’atleta, influisce
significativamente sulle capacità condizionali dello stesso, in particolare i risultati mostrano come lo
stesso incide in prima misura sulle capacità aerobiche dell’atleta (Yo-Yo Test), il secondo fattore che
sembra influire su questa capacità era invece rappresentato dall’esperienza del soggetto intesa come
numero di anni di pratica della disciplina. Nelle altre prove, il peso si è visto essere direttamente
correlato alla prestazione di velocità sui 30 mt mentre l’altezza incide maggiormente sulla capacità di
salto (CMJ) dell’atleta.
Suddividendo il campione in gruppi in base alle posizioni occupate in campo, non sono state osservate
differenze significative tra i ruoli in termini prestativi per i parametri analizzati (Tab.6); in particolare solo
gli attaccanti (Forward) risultavano avere un età cronologica mediamente maggiore rispetto agli altri
gruppi.
Tab.6 Variabili considerate in base al ruolo
Lo stesso campione di soggetti è stato poi suddiviso in 5 gruppi: PH 1, PH 2, PH 3, PH 4, PH 5 (dallo stadio
di maggiore ritardo maturativo, PH1 a quello maggiormente precoce, PH 5) in base allo stato di maturità
misurato mediante analisi dei peli pubici con i rispettivi ruoli (Tab.8):
Tab.8 gruppi e numero di atleti per ciascun ruolo in base allo stato di maturità
45
L’analisi delle variabili viste sopra confrontando i 5 gruppi a seconda del livello di maturazione biologica
offre una valutazione diversa (Tab.9):
Tab.9 variabili considerate tra i diversi gruppi in base allo stato di maturità
Come si nota (Tab.9), i soggetti con un livello di maturazione maggiore possiedono valori
significativamente maggiori sia in termini antropometrici ( peso, altezza) che per quanto riguarda le tre
capacità condizionali che risultano direttamente correlate (resistenza, velocità e forza). E’ importante
osservare come tale proporzionalità di valori tra i diversi gruppi non si rileva per il parametro età
cronologica.
Tale studio conferma pertanto la tesi sviluppata in altri lavori precedentemente citati, nel conferire al
parametro età biologica (stato di maturazione) del giovane in età evolutiva come uno dei fattori
determinanti per quanto riguarda le caratteristiche antropometriche e prestative in termini di capacità
condizionali dell’atleta.
46
Philippaerts R. M. et al., The relationship between peak height velocity and physical performance in
youth soccer players. Journal of Sports Sciences 2006
Soggetti
33 atleti di età compresa tra 11 e 13 anni, appartenenti a 10 club belgi di diverse categorie di gioco
(elite, sub-elite, non elite) hanno fatto parte del Ghent Youth Soccer Project (GYSP), uno studio di
carattere longitudinale della durata di 5 anni. Scopo dello studio in questione era la valutazione della
relazione tra l’anno di massima velocità di crescita e l’influenza di questo parametro nei confronti delle
caratteristiche antropometriche e delle capacità condizionali del giocatore di calcio in età giovanile.
Metodi
I calciatori testati appartenevano alla categoria elite (n 4-5 allenamenti a settimana), sub-elite (n 3
allenamenti a settimana) e non elite (n 2 allenamenti a settimana). I test sotto elencati sono stati
ripetuti nel corso dei 5 anni di durata dello studio, sempre nello stesso periodo (da Febbraio a Maggio).
Per ciascun atleta si sono rilevati i valori antropometrici (peso, altezza), i test condizionali hanno
riguardato:
-
Velocità di corsa (2 test)
Sprint sui 30 mt: 3 prove, si considera la migliore
5 x 10mt shuttle sprint: 5 x 10 mt a navetta (andata e ritorno)
-
Forza esplosiva
Salto verticale (VTJ): 3 prove, si considera la migliore
Salto in lungo (SLJ): 3 prove, si considera la migliore
-
Flessibilità
Sit and Reach Test (SAR)
47
-
Capacità aerobica
Endurance Shuttle Run (ESHR)
-
Capacità anaerobica
Shuttle tempo (STEMPO)
Risultati
Nel gruppo testato, il picco di velocità di crescita staturale(PHV Peak Height Velocity) si colloca
mediamente a 13,8 ± 0,8 anni di età, risultando in media di 9,7 ± 1,5 cm annui, il picco di velocità
massima di crescita ponderale (PWV) risulta in media di 8,4 ± 3 Kg annui. Dopo tale picco, la velocità di
crescita annua dei due parametri antropometrici diminuisce, in particolare il decremento è maggiore
per il parametro altezza (Fig.18 ).
Fig.18 Andamento del picco di crescita staturale (PHV) e ponderale (PWV)
48
Parametri quali forza esplosiva, agilità, velocità, resistenza aerobica e capacità anaerobica mostrano il
loro picco di sviluppo in corrispondenza dell’anno di massima velocità di crescita staturale (PHV). Un
plateau della curva di sviluppo è stato osservato dopo questo periodo, per parametri quali forza
esplosiva e velocità. Come si nota (Fig.19) , la capacità di flessibilità raggiunge il picco di massimo
sviluppo solamente (in media 12 mesi) dopo l’anno di massima crescita staturale del soggetto, per poi
osservare un parziale decremento nella velocità di crescita di questo parametro subito dopo (a circa 18
mesi dal PHV). Le due capacità di salto analizzate (Fig.19) seguono invece andamenti diversi: per il salto
verticale (VTJ) si osserva un incremento progressivo a partire da circa 18 mesi prima del picco di
massima crescita staturale, in corrispondenza di questo vi è un parziale decremento della velocità di
crescita di questo parametro. Nel salto in lungo (SLJ) invece il PHV coincide con la massima crescita di
questa capacità, che successivamente raggiunge un plateau per poi diminuire ad un anno di distanza;
circa 18 mesi prima del PHV si osserva un rapido decremento nella velocità di crescita di questo
parametro, seguito da un altrettanto rapido incremento circa 6 mesi dopo. Per quanto riguarda i test di
velocità, la velocità in linea sui 30 mt (DASH) registra il picco di massima crescita in corrispondenza del
PHV, per poi raggiungere un plateau nei 18 mesi successivi; l’incremento della velocità di crescita di
questa capacità inizia mediamente 12 mesi prima dell’anno di picco di massima crescita staturale
(Fig.20); andamento simile nel periodo di tempo considerato si riscontra nello Shuttle Sprint (test 5 x 10
mt navetta), con velocità di crescita maggiori in corrispondenza del PHV. I test sulle capacità aerobiche
(ESHR) ed anaerobiche (STEMPO) mostravano un andamento simmetrico nella velocità di crescita di
entrambe le capacità nel periodo considerato: a 18 mesi dal picco di massima crescita osservavano un
incremento progressivamente crescente per poi raggiungere il picco di massima crescita in
corrispondenza del PHV, per poi registrare un rapido decremento nel corso dei 18 mesi successivi
(Fig.20).
49
a
Fig.19 Velocità di crescita nel tempo (cm · anno) delle capacità di flessibilità (sx) e di salto (dx) in riferimento all’anno di PHV
Fig.20 Velocità di crescita nel tempo delle capacità di velocità (sx) e aerobiche-anaerobiche in riferimento all’anno di PHV
Lo studio in questione, a carattere longitudinale, si riferisce all’analisi delle velocità di crescita e sviluppo
di diversi parametri e capacità condizionali sul lungo periodo; esso dimostra l’importanza
dell’identificazione dell’anno del picco di massima crescita staturale (PHV) del soggetto, riferimento che
si è visto essere correlato allo sviluppo parallelo di molteplici capacità condizionali e prestative.
50
In sintesi, da quanto emerso dall’analisi dei lavori trattati, i fattori determinanti il giocatore di talento nel
calcio sono molteplici e interessano differenti aspetti: fisico-atletici, tecnici, tattici che se riferiti in
particolare al calciatore in età evolutiva, contribuiscono ulteriormente a complicare il compito causa i
diversi stadi e velocità dei processi maturativi che interessano ciascun atleta in questo particolare
periodo, rendendo ogni individuo unico dal punto vista dell’accrescimento e dello sviluppo, non
consentendo pertanto un modello univoco e stereotipato per la sua valutazione. La determinazione,
tutt’altro che facile, dell’età biologica dell’atleta in maniera precisa e accurata, può sicuramente fornire
un aiuto a riguardo. Un aspetto che emerge dall’analisi dei protocolli citati è la difficoltà degli autori a
quantificare tutte quelle variabili che caratterizzano la prestazione e che, al di là delle componenti
condizionali più facilmente determinabili, risultano di difficile interpretazione e valutazione. Proprio per
questa ragione i risultati emersi il più delle volte non sono univoci e confermati da altri studi, al contrario
diverse ipotesi e rilevazioni risultano discordanti tra loro, questo sta a sottolineare ulteriormente la
complessità dell’argomento in questione. Nello specifico, da quanto osservato finora, sembrerebbe che
la selezione del talento il più delle volte avvenga considerando come riferimento primario il grado di
maturazione biologica e di crescita dell’atleta, l’età scheletrica, scegliendo soggetti con uno sviluppo
precoce dal punto di vista antropometrico dal quale ne derivano elevate prestazioni sul piano fisicoatletico, a volte a discapito delle abilità calcistiche e della capacità di gioco, fattori ugualmente
determinanti nel calcio.
Concludendo, in tutti gli studi riportati si ha avuto conferma di alcuni fattori che più di altri determinano
il talento nel calcio, e che contraddistinguevano tutti gli atleti di categoria elite citati. Tali parametri
erano riscontrabili in: stato di maturazione (età biologica) avanzato rispetto all’età cronologica del
soggetto,
valori antropometrici di peso e altezza mediamente superiori per l’età considerata,
percentuale di massa grassa che negli atleti Top Level risultava significativamente inferiore al confronto
con le altre categorie di gioco. Il più delle volte, capacità condizionali correlate ai fattori sopra citati
(soprattutto forza e velocità) risultavano significativamente migliori negli atleti di categoria elite. Tra le
abilità tecniche considerate in questi lavori, risultavano discriminanti il calciatore di talento in
particolare la capacità di controllo palla seguita dal dribbling e la capacità di guida della palla.
51
TEMPO DI REAZIONE SEMPLICE E COMPLESSO
Il tempo di reazione, che determina la reattività o velocità di reazione dell’atleta, è una delle qualità
costituenti più complesse della velocità, che comprende diversi altri aspetti tra i quali la velocità
percettiva, d’anticipazione e di decisione. Insieme ad altri fattori, questo è un elemento determinante
nella disciplina del calcio, basti pensare alla componente situazionale che caratterizza questo sport per
capire quanto incide il tempo e di conseguenza la velocità di reazione in ogni fase della gara: p.e. nelle
finte per disorientare o subite dall’avversario, nel dettare il passaggio in spazi e tempi giusti, in caso di
traiettorie inaspettate del pallone, nell’inseguimento dell’avversario, ecc.. L’insieme di questi
cambiamenti repentini ed in larga parte inaspettati all’interno della situazione di gioco fanno si che gli
stimoli determinanti le reazioni risultino in larga parte non prevedibili (complessi) sia a livello di tempo
che di spazio, diventa pertanto molto utile il loro allenamento specifico.
Le risposte a questi stimoli sono di tipo semplice e complesso: le reazioni semplici vengono regolate per
la maggior parte da processi di dominanza genetica, nelle reazioni complesse influiscono invece anche
fattori quali l’allenamento, queste ultime sono pertanto migliorabili in misura maggiore rispetto alle
prime; nello specifico i tempi di reazione complessi risultano migliorabili del 30-40%, nelle reazioni
semplici solamente del 10-18% (Holmann/Hettinger, 1980).
Secondo Farfel (1977), la reazione ad uno stimolo si divide in tre fasi (Fig.21):
fase preparatoria
rappresenta il tempo che intercorre tra un segnale preparatorio e un segnale che innesca la reazione
fase di latenza
si intende il periodo che intercorre dall’emissione dello stimolo fino all’inizio dal movimento di reazione
fase di esecuzione
riguarda il periodo di tempo in cui si svolge il movimento di esecuzione.
52
Fig.21 Strutturazione delle fasi nella reazione motoria, Vilkner (1982)
La velocità di reazione dipende da molteplici fattori quali: tipo di reazione, sesso, età, costituzione,
motivazione, livello di attenzione e concentrazione e stati di tensione psichica, stato di allenamento,
stanchezza, momento della giornata (Müller-Hoffmann 1987; Pöppel 1985). La differenza sostanziale tra
i due tipi di reazione, riguarda la tipologia dello stimolo e quindi il processo di elaborazione dello stesso:
nelle reazioni semplici lo stimolo è predeterminato (p.e. la partenza dei 100 mt) quindi la risposta
motoria è conosciuta dall’atleta e attuata in tempi brevi; diversamente accade nella reazione complessa
dove allo stimolo non è associata una risposta univoca ma presenta molteplici soluzioni che
determinano generalmente una fase di elaborazione più lunga. Il tempo di reazione varia inoltre in base
alla qualità dello stimolo, che può essere di tipo ottico, acustico o tattile. In questo caso, la reazione ad
un segnale ottico richiede un tempo di risposta maggiore rispetto alla ad un segnale acustico, in media
attorno ai 150-200 ms (millesimi di secondo) negli atleti maschi, contro risposte a stimoli acustici che
variano nei maschi tra i 130 e i 160 ms (Zaciorskij, 1977). Ciò è parzialmente spiegato dal fatto che le
reazioni ottiche comportano la trasformazione dell’energia luminosa del segnale in stimoli neuronali che
vengono poi trasmessi dalla retina, tale processo dura almeno 30 ms in più rispetto alla trasformazione
dell’energia in impulsi neuronali da parte del sistema uditivo (Pöppel, 1985).
In riferimento all’età giovanile, lo sviluppo della reazione semplice e complessa segue andamenti diversi
(Fig.22). Mentre la reazione semplice sembra seguire un miglioramento continuo nei ragazzi di età
compresa tra i 7-16 anni, quindi durante tutto il periodo di crescita, lo stesso non si può dire della
reazione a stimoli complessi il cui sviluppo procede a periodi: una fase di rapida crescita in età compresa
tra i 7-10 anni, seguita da un periodo di sviluppo lento che, dopo i 14 anni passa a una fase di ristagno;
nelle ragazze tale fase sembra iniziare già a 11 anni (Vilkner, 1987).
53
Fig.22 Sviluppo della reazione semplice e complessa dai 7 ai 16 anni (Vilkner, 1987)
Reazione semplice ad un segnale acustico
----- Reazione complessa ad un segnale acustico
Nel gioco del calcio prevalgono le reazioni ottiche, innescate da stimoli visivi che partono da compagni,
avversari e dalla situazione di gioco specifica; seguono le reazioni acustiche e tattili (Bauer, 1990). Si è
già sottolineata l’importanza del grado di attenzione e di concentrazione, la cui diminuzione è
direttamente correlata ad un aumento del tempo di reazione, anche il crescente stato di affaticamento
durante la gara specie nelle fasi finali, peggiora proporzionalmente la velocità di reazione con
conseguenze sia in termini di ridotta capacità prestativa che di aumento del rischio di infortuni (Pöppel,
1985). Sempre secondo Pöppel nel calcio l’allenamento specifico di questa capacità, caratterizzato da
elevate intensità di lavoro così da richiedere la massima attenzione all’atleta, determina miglioramenti
tangibili sia del tempo di reazione che della capacità di concentrazione durante la gara. Ulteriori studi
(Müller-Hoffmann, 1987) dimostrano che le componenti della velocità di reazione, specie quelle
complesse, sono allenabili a qualsiasi età; con l’aumentare degli anni (20-30) soprattutto in ambito
calcistico il grado di esperienza e in numero di allenamenti giocano un ruolo importante nei tempi di
reazione, che risultano sensibilmente ridotti, grazie ad una maggiore efficienza nel gioco da parte
dell’atleta. In particolare, l’allenamento della capacità reattiva nel calcio va allenata in modo complesso,
esso ha un effetto positivo anche sulle reazioni semplici ma non viceversa. L’allenamento di tipo
complesso infatti, permette un’ottimizzazione specifica al gioco, sia del processo di elaborazione degli
stimoli, sia della possibilità di richiedere determinati movimenti di reazione.
54
2. SCOPO DELLO STUDIO
In questo studio si analizzeranno alcuni parametri con riferimento a giovani giocatori di calcio di
differente età e livello di abilità, al fine di effettuare un confronto tra calciatori appartenenti ad una
società professionistica di alto livello e calciatori dilettanti, per capire se i parametri di seguito
considerati sono discriminanti o meno il calciatore di talento, in questo caso rappresentato dal gruppo di
calciatori professionisti appartenenti al settore giovanile di una società calcistica di serie A. Risulta altresì
utile, all’interno della stessa categoria di calciatori (professionisti e dilettanti) osservare eventuali
differenze ed analogie tra i parametri analizzati in base alla diversa età dei soggetti, al fine di
determinare o meno se l’età cronologica può considerarsi, ed in che misura, un fattore discriminante per
le variabili considerate. Nello specifico, lo studio in oggetto pone come parametri di riferimento la
velocità di corsa, il tempo di reazione semplice e complesso. La velocità viene considerata sia senza che
in guida della palla, così da poter indagare questo parametro non solo dal punto di vista condizionale
(velocità pura) ma anche l’abilità tecnica ad essa connessa (velocità di corsa in guida della palla) per
cercare di capire quanto incide questa specifica abilità nel giocatore di talento rispetto a quello avente
capacità considerate nella norma e quantificare le differenze tra la corsa senza palla e in guida della
stessa in termini di velocità espressa dall’atleta.
Se l’analisi delle capacità condizionali, tra i quali la velocità di corsa riguardante il giovane calciatore,
sono già state oggetto di diversi lavori di ricerca scientifica (vedi capitolo precedente), l’aspetto originale
di questo studio consiste nel considerare come parametri di riferimento anche i tempi di reazione, di
tipo semplice e complesso. E’ questo un aspetto della quale, come già affermato, ad oggi non sono stati
compiuti studi approfonditi e specifici in letteratura, si cercherà quindi di indagare su questi due fattori,
per capire come essi incidono in atleti di diversa età e livello di gioco. Se sul tempo di reazione semplice
(stimolo predeterminato) da tempo si è cercato di quantificarne l’importanza e l’incidenza nella
prestazione (p.e. in una gara sui 100 mt, il tempo che intercorre tra lo sparo e la partenza dell’atleta può
incidere fortemente sul risultato finale), diverso è il discorso per quanto riguarda il tempo di reazione
complesso o di scelta (stimolo non predeterminato): esso riveste un aspetto determinante negli sport di
squadra come il calcio, dove l’elevata componente situazionale fa si che le decisioni prese in qualsiasi
istante dal giocatore non appartengono, se non in minima parte, a stimoli semplici, preconosciuti, bensì
derivano da molteplici stimoli (complessi appunto) cui l’atleta deve rispondere nel modo più rapido e
funzionale alla specifica situazione, filtrando le informazioni utili da quelle irrilevanti e secondarie. Nel
presente studio, si cercherà di indagare questa capacità attraverso un approccio e una metodica di
valutazione considerata innovativa, sia per quanto riguarda la strumentazione che il protocollo di test
utilizzato, al fine di comprendere come varia questo fattore e la sua incidenza in atleti di caratteristiche
differenti.
55
3. MATERIALI E METODI
Soggetti
Hanno partecipato allo studio 88 giocatori di calcio di sesso maschile delle annate 1997 e 1998 (13-14
anni), suddivisi tra professionisti di alto livello (Serie A italiana) (n=53) e dilettanti (categoria regionale)
(n=35) (Tab.10).
Al test sui 30 mt in linea con e senza palla (vedi il paragrafo per ulteriori informazioni), hanno
partecipato 12 calciatori professionisti dell’anno 1997 e 12 dell’anno 1998; 16 calciatori dilettanti
dell’anno 1997 e 16 dell’anno 1998 (Tab.11).
Al test sul tempo di reazione complesso hanno partecipato 24 giocatori professionisti dell’anno 1997 e
29 dell’anno 1998; 19 giocatori dilettanti dell’anno 1997 e 16 dell’anno 1998 (Tab.12).
Tab.10 Età e livello di gioco dei soggetti considerati per lo studio
Tab.11 Annate, categoria e numero di soggetti reclutati per il test di velocità sui 30 mt
Tab.12 Annate, categoria e numero di soggetti reclutati per il test sul TLRM complesso
56
Test
I due test proposti sono stati eseguiti in giornate diverse, sempre di pomeriggio in condizioni
meteorologiche stabili, su due campi di gioco differenti, in sintetico per la prova di velocità ed in erba
naturale per la prova sul tempo di reazione complesso. Prima di entrambi i test, gli atleti hanno eseguito
15’ di riscaldamento tramite protocollo standard.
1 - SPRINT SUI 30 METRI IN LINEA CON E SENZA PALLA
Il protocollo di test consiste nell’esecuzione di corsa lineare sulla distanza di 30 metri alla massima
velocità; si sono disposte le fotocellule rispettivamente a 5, 10, 20 e 30 metri dalla linea di partenza, tali
intervalli di spazio sono stati segnalati con appositi cinesini posti sul terreno di gioco (Fig.23-24).
Ciascun atleta ha eseguito la prova tre volte senza palla e tre volte in guida della palla, in entrambe si è
considerata la prova migliore delle tre.
Fig.23 la partenza della prova
57
Fig.24 Test 30 mt in linea
Svolgimento della prova
L’atleta si prepara in stazione eretta, arti inferiori leggermente divaricati sul piano sagittale, nella
posizione di partenza: il piede della gamba posta dietro appoggia sul tappeto collegato via cavo alla
centralina di elaborazione dati, l’altro piede appoggia anteriormente sul campo. Al segnale acustico di
via, l’atleta deve coprire nel minor tempo possibile la distanza prefissata di 30 metri attraverso uno
sprint lineare. Nella prova con la palla, l’atleta deve eseguire una conduzione di palla nel minor tempo
possibile lungo il tratto considerato.
Misure effettuate
Allo stacco del piede di appoggio posto dietro, la centralina rileva il tempo di reazione (TLRM) allo
stimolo semplice in ms (millisecondi), ossia l’intervallo di tempo che intercorre dal segnale acustico di
via al momento in cui l’atleta stacca il piede dal tappeto. Al passaggio dell’atleta rispettivamente ai 5,
10, 20 e 30 metri, le fotocellule posizionate lateralmente rilevano il tempo in secondi (s) impiegato a
coprire ciascun tratto in successione dalla linea di partenza. Verranno poi calcolati i valori di velocità in
ciascun tratto e la velocità di picco, entrambe espresse in metri al secondo (m/s).
58
2 - TEMPO DI REAZIONE (TLRM) COMPLESSO
Il protocollo di test consiste nel reagire il più rapidamente possibile, ad uno stimolo visivo di tipo non
predeterminato ma a soluzione multipla (n° 3 scelte). Alla reazione segue l’esecuzione di uno sprint sui 5
mt alla massima velocità nella direzione indicata dal segnale luminoso. Le fotocellule utilizzate nel
precedente test, sono collegate alla centralina di elaborazione dati, a sua volta connessa con il tappeto
di partenza su cui si posiziona l’atleta. La disposizione delle fotocellule questa volta non è in linea, ma
sono collocate rispettivamente a 5 metri di distanza alla destra, sinistra e frontalmente al tappeto a
formare la figura di un triangolo (Fig.25-26). Sopra la fotocellula posta di fronte al tappeto di partenza è
posizionato un display a Led indicante la direzione nella quale eseguire lo sprint.
Fig.25 Test sul TLRM complesso, fasi precedenti lo stimolo visivo
59
Fig.26 Test sul TLRM complesso, sprint nella direzione indicata
Svolgimento della prova
L’atleta, partendo da fermo in stazione eretta con entrambi i piedi divaricati sul piano frontale sul
tappeto di partenza, deve reagire il più rapidamente possibile al segnale visivo posto davanti a lui,
effettuando uno sprint alla massima velocità sulla distanza di 5 metri nella direzione indicata dalla
freccia luminosa, rispettivamente alla sua destra, sinistra o frontalmente. Il segnale di via è determinato
dalla comparsa di una freccia di colore rosso sul display luminoso a indicante la direzione nella quale
scattare, essa è preceduta da un presegnale di via, il simbolo = di colore verde, con lo scopo di attivare i
processi l’attenzione e la concentrazione nell’atleta negli istanti immediatamente precedenti la prova.
Misure effettuate
Nel momento in cui il primo piede dell’atleta stacca dal tappeto, viene rilevato il tempo di reazione allo
stimolo complesso in millisecondi (ms).
60
Strumenti
La raccolta dati è stata possibile grazie all’utilizzo di un’apparecchiatura chiamata I.T.B. (Intelligence
Time Bag, F.M. Automazione s.r.l., Treviolo BG): un innovativo software di rilevazione e acquisizione di
dati e informazioni, applicato in questo caso al gioco del calcio (Fig.27)
L’apparecchio in questione si compone di quattro fotocellule (modello senza catarifrangente), centralina
di raccolta dati con display a Led di visualizzazione stimolo visivo ed emissione del segnale acustico di
partenza, collegata via cavo (connessione LAN) alle fotocellule ed al tappeto su cui si posiziona l’atleta al
momento della partenza, questo consente la rilevazione dei tempi di reazione, semplici e complessi. La
trasmissione dei dati elaborati dalla centralina al computer dell’operatore avviene tramite segnale
Bluetooth.
L’impiego di questa apparecchiatura è molteplice: in questo caso è riferito alla valutazione di capacità
motorie in ambito sportivo e all’analisi dei tempi di reazione semplici e complessi. Il suo utilizzo prevede
anche il monitoraggio dell’allenamento nel tempo o di una specifica capacità, impiegandolo in questo
caso come vero e proprio mezzo allenante inserito all’interno della seduta, quest’ultimo
particolarmente utilizzato dal preparatore atletico con cui ho collaborato in fase di raccolta dati.
STRUMENTAZIONE I.T.B. (Intelligent Time Bag)
Fig.27 Strumentazione ITB (Intelligent Time Bag),utilizzata per la raccolta dati di entrambi i test
61
Analisi statistica
I dati sono riportati come media ± deviazione standard (n ± DS). La significatività statistica della
differenza tra le medie è stata calcolata attraverso il t-test di Student. Il livello di significatività è stato
stabilito ad un P < 0,05.
4. RISULTATI
Sprint 30 mt in linea con e senza palla
Prova senza palla
Velocità di corsa
Si sono osservati, per entrambe le annate 1997 e 1998 delle categorie dilettanti e professionisti, valori
massimi di velocità negli ultimi 10 mt (tratto 20-30 mt); i professionisti, sia 1997 che 1998, hanno
raggiunto valori massimi di velocità significativamente maggiori rispetto ai dilettanti (Anno 1997: Prof.
8,098 ± 0,513 m/s; Dil. 7,554 ± 0,645 m/s; Anno 1998: Prof. 7,444 ± 0,499 m/s; Dil. 7,099 ± 0,450 m/s).
Dal confronto velocità espresse tra dilettanti e professionisti, per entrambe le annate 1997 e 1998
emergono differenze significative a favore dei professionisti in tre dei quattro tratti considerati (5-10;
10-20; 20-30 mt). Sia per i professionisti che per i dilettanti l’incremento di velocità maggiore lo si
registra nel secondo tratto di corsa, tra i 5-10 metri.
62
Velocità (m/s)
CONFRONTO VELOCITA' SENZA PALLA ANNO 1997 PROF. vs DIL.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
*
*
*
0-5 mt
5-10 mt
10-20 mt
20-30 mt
97 Prof.
97 Dil.
Distanze considerate (m)
Fig.28 Velocità senza palla anno 1997: professionisti e dilettanti
* Differenze significative p < 0,05
Velocità (m/s)
CONFRONTO VELOCITA' SENZA PALLA ANNO 1998 PROF. vs DIL.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
*
*
*
0-5 mt
5-10 mt
10-20 mt
20-30 mt
Distanze considerate (m)
98 Prof.
98 Dil.
Fig.29 Velocità senza palla anno 1998: professionisti e dilettanti
* Differenze significative p < 0,05
All’interno della stessa categoria di gioco, confrontando le velocità tra le due annate, tra i professionisti
eccetto il primo tratto (0-5 mt), si è osservata una differenza significativa favorevole al gruppo di
maggiore età (anno 1997) nei restanti tratti: 5-10, 10-20 e 20-30 mt.
63
Velocità (m/s)
PROFESSIONISTI: CONFRONTO VELOCITA' 97 vs 98 SENZA PALLA
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
*
*
*
0-5 mt
5-10 mt
10-20 mt
20-30 mt
97 Prof.
98 Prof.
Distanze considerate (m)
Fig.30 Velocità senza palla professionisti: 1997 e 1998
* Differenze significative p < 0,05
Diversamente, nei dilettanti ad eccezione del secondo tratto (5-10 mt) dove il gruppo 1997 era
significativamente più veloce rispetto al gruppo 1998, non si sono osservate differenze significative nelle
altre distanze.
Velocità (m/s)
DILETTANTI: CONFRONTO VELOCITA' 97 vs 98 SENZA PALLA
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
*
0-5 mt
5-10 mt
10-20 mt
Distanze considerate (m)
20-30 mt
97 Dil.
98 Dil.
Fig.31 Velocità senza palla dilettanti: 1997 e 1998
* Differenze significative p < 0,05
64
Tempo di reazione semplice
Per quanto riguarda il tempo di reazione semplice alla partenza della prova, dal confronto di entrambe
le annate tra le due categorie non sono emerse differenze significative (Anno 1997: t.r. professionisti
472 ± 95 ms; t.r. dilettanti 506 ± 81 ms; Anno 1998: t.r. professionisti 499 ± 96 ms; t.r. dilettanti 491 ±
TEMPO DI REAZIONE SEMPLICE ANNO
1997 PROF. vs DIL.
TEMPO DI REAZIONE SEMPLICE ANNO
1998 PROF. vs DIL.
800
800
600
600
T. Reaz. (ms)
T. Reaz. (ms)
111 ms).
400
200
400
200
0
0
Prof.
Dil.
Prof.
Dil.
Fig.32 Tempo di reazione semplice tra professionisti e dilettanti, anno 1997 (sx) e 1998 (dx)
Stesso discorso confrontando le due annate all’interno della stessa categoria di gioco, non sono emerse
differenze significative tra i gruppi sia per i professionisti che per i dilettanti. (Professionisti: t.r. anno
1997 472 ± 95 ms; t.r. anno 1998 499 ± 96 ms; Dilettanti: t.r. anno 1997 506 ± 81 ms; t.r. anno 1998 491
± 111 ms).
T.R. SEMPLICE DILETTANTI: 1997 vs
1998
800
800
600
600
T. Reaz. (m)
T. Reaz. (ms)
T.R. SEMPLICE PROFESSIONISTI: 1997
vs 1998
400
200
0
400
200
0
1997
1998
1997
1998
Fig.33 Tempo di reazione semplice all’interno delle categorie professionisti (sx) e dilettanti (dx)
65
Prova con la palla
Velocità di corsa in guida della palla
Per tutte e due le annate di entrambe le categorie di gioco, si sono registrati valori minori di velocità in
tutti e quattro i tratti considerati, rispetto alla prova eseguita senza palla. Anche in questo caso le
velocità maggiori si sono rilevate nel tratto finale (20-30 mt), significativamente più elevate nei
professionisti (Anno 1997: Prof. 7,326 ± 0,575 m/s; Dil. 6,312 ± 0,426 m/s; Anno 1998: Prof. 7,003 ±
0,382 m/s; Dil. 6,037 ± 0,461 m/s.
Nella prova con la palla, i professionisti, sia 1997 che 1998, hanno ottenuto valori di velocità
significativamente superiori in tutti e quattro i tratti considerati (0-5; 5-10; 10-20; 20-30 mt) rispetto ai
dilettanti. In particolare, in entrambe le annate dei calciatori professionisti, tra la prova senza palla e in
guida della palla, si registra un decremento di velocità mediamente inferiore rispetto alle due annate del
gruppo calciatori dilettanti, in tutte e quattro le distanze.
Velocità (m/s)
CONFRONTO VELOCITA' CON PALLA ANNO 1997 PROF. vs DIL.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
*
*
*
*
0-5 mt
5-10 mt
10-20 mt
Distanze considerate (m)
20-30 mt
97 Prof.
97 Dil.
Fig.34 Velocità con palla anno 1997: professionisti e dilettanti
* Differenze significative p < 0,05
66
Velocità (m/s)
CONFRONTO VELOCITA' CON PALLA ANNO 1998 PROF. vs DIL.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
*
*
*
*
0-5 mt
5-10 mt
10-20 mt
20-30 mt
98 Prof.
98 Dil.
Distanze considerate (m)
Fig.35 Velocità con palla anno 1998: professionisti e dilettanti
* Differenze significative p < 0,05
All’interno della stessa categoria di gioco, confrontando le velocità con la palla tra le due annate, nei
professionisti si nota una differenza significativa per il gruppo 1997 nei tratti 5-10 e 10-20 mt.
Velocità (m/s)
PROFESSIONISTI: CONFRONTO VELOCITA' 97 vs 98 CON PALLA
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
*
*
0-5 mt
5-10 mt
10-20 mt
Distanze considerate (m)
20-30 mt
97 Prof.
98 Prof.
Fig.36 Velocità con palla professionisti: 1997 e 1998
* Differenze significative p < 0,05
67
Diversamente, nei dilettanti per entrambe le annate non si osservano differenze significative in nessuno
dei quattro tratti.
Velocità (m/s)
DILETTANTI: CONFRONTO VELOCITA' 97 vs 98 CON PALLA
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
0-5 mt
5-10 mt
10-20 mt
Distanze considerate (m)
20-30 mt
97 Dil.
98 Dil.
Fig.37 Velocità con palla dilettanti: 1997 e 1998
* Differenze significative p < 0,05
Test tempo di reazione complesso
Tempo di reazione complesso
Nella prova sul tempo di reazione complesso, dal confronto di entrambe le annate tra le due categorie
non sono emerse differenze significative (Anno 1997: t.r.c. professionisti 497 ± 69 ms; t.r.c. dilettanti
450 ± 81 ms; Anno 1998: t.r.c. professionisti 452 ± 93 ms; t.r.c. dilettanti 428 ± 51 ms).
68
TEMPO DI REAZIONE COMPLESSO ANNO
1997 PROF. vs DIL.
TEMPO DI REAZIONE COMPLESSO
ANNO 1998 PROF. vs DIL.
600
T. Reaz. (ms)
T. Reaz. (ms)
600
400
200
0
400
200
0
Prof.
Prof.
Dil.
Dil.
Fig.38 Tempo di reazione complesso tra professionisti e dilettanti, anno 1997 (sx) e 1998 (dx)
Stesso discorso confrontando le due annate all’interno della stessa categoria di gioco, non sono emerse
differenze significative tra i gruppi sia per i professionisti che per i dilettanti. (Professionisti: t.r.c. anno
1997 497 ± 69 ms; t.r.c. anno 1998 452 ± 93 ms; Dilettanti: t.r.c. anno 1997 450 ± 111 ms; t.r.c. anno
T.R. COMPLESSO PROFESSIONISTI: 1997
vs 1998
T.R. COMPLESSO DILETTANTI: 1997 vs
1998
600
600
T. Reaz. (ms)
T. Reaz. (ms)
1998 428 ± 51 ms).
400
200
0
400
200
0
1997
1998
1997
1998
Fig.39 Tempo di reazione complesso all’interno delle categorie professionisti (sx) e dilettanti (dx)
69
5. DISCUSSIONE
Lo studio in oggetto aveva come obiettivo quello di valutare alcuni parametri di tipo tecnico e
condizionale in gruppi di calciatori di differente età (anno 1997 e 1998) e capacità di gioco (dilettanti e
professionisti di alto livello). I parametri valutati sono stati la velocità in linea sulla distanza di 30 mt con
e senza palla ed i tempi di reazione semplici e complessi. Il risultato principale di questo lavoro è che
l’espressione di velocità, sia con la palla che senza, è significativamente maggiore nel gruppo di atleti
professionisti rispetto ai dilettanti, a differenza dei tempi di reazione, sia semplici che complessi, per i
quali non sono state rilevate variazioni significative tra i diversi gruppi. La scelta di sottoporre ai soggetti
testati la stessa prova sui 30 me, sia come velocità pura che in guida della palla, è stata motivata
dall’esigenza di valutare l’incidenza di questa abilità tecnica, la guida di palla, nella corsa del calciatore.
Si è osservato come i calciatori professionisti di entrambe le annate considerate esprimessero velocità
maggiori in tutti i tratti sui 30 mt, sia senza che in guida di palla; a riguardo è risultato in maniera
evidente come il divario tra le due prove, in termini di velocità espressa, fosse significativamente
inferiore per i professionisti rispetto ai calciatori dilettanti. Questo dato può essere motivato con
un’abilità tecnica migliore per questi ultimi rispetto ai calciatori dilettanti, tale da consentire loro di
esprimere velocità di corsa elevate anche in guida della palla, pertanto ne deriva che per il campione
testato, l’abilità tecnica specifica della guida di palla risulta essere discriminante il calciatore di talento.
Analizzando invece il fattore età cronologica come possibile discriminante della prestazione di velocità
all’interno di ciascuna categoria di gioco, notiamo come nel gruppo professionisti, sia nel test senza palla
(nei tratti 5-10, 10-20, 20-30 mt) che in guida della stessa (nei tratti 5-10, 10-20 mt) , emergono
differenze significative favorevoli all’annata 1997 rispetto ai più giovani calciatori del 1998; ciò non si
riflette nel gruppo dilettanti in nessuna delle due prove di velocità: questo fenomeno può essere
spiegato dal fatto che giocatori selezionati, come i calciatori professionisti in questione, possiedono
gruppi maggiormente omogenei rispetto ai dilettanti, da cui ne conseguono caratteristiche fisicoatletiche e tecniche superiori; probabilmente questo fa si che la differenza in termini di età e
conseguentemente di espressione delle capacità condizionali tra i vari anni sia sensibilmente maggiore
rispetto a quanto avviene nei dilettanti. Questi dati confermano quelli di altri studi (Fernandez et al.,
2011; Vaeyens et al., 2011; Coelho et al., 2010) che indicano l’età cronologica, e ancor di più lo stato di
maturazione avanzato di atleti selezionati di alto livello, come fattori determinanti le prestazioni di tipo
condizionale, tra cui la capacità di velocità.
Riguardo il tempo di reazione semplice, rilevato nel corso delle prove di velocità sui 30 mt senza palla,
non sono emerse differenze significative tra calciatori professionisti e dilettanti, e neanche all’interno
della stessa categoria di gioco tra le diverse annate. Quest’analisi trova conferma sull’allenamento e
70
sulle possibilità di modificazione marginale di questa capacità, considerata in grande parte
geneticamente determinata nell’atleta (Hollmann-Hettinger, 1980; Oehsen, 1987).
L’aspetto piuttosto innovativo di questo studio è stata la rilevazione, per entrambe le annate di ciascuna
categoria di gioco, del tempo di reazione complesso, eseguita attraverso specifico protocollo di test. E’
questo un fattore di cui ancora si è trattato poco in letteratura, nel presente lavoro si è pertanto cercato
di indagare questo parametro prestativo per capire se vi erano o meno differenze nell’ espressione di
questa capacità a seconda dell’età dei soggetti e del loro livello di gioco: contrariamente alle ipotesi
iniziali, che prevedevano tempi di reazione complessi inferiori nei calciatori professionisti, dai dati
rilevati non è stata trovata conferma a questa ipotesi. I risultati ottenuti, infatti, non hanno indicato
differenze significative a seconda del livello di gioco degli atleti, e neanche tra annate diverse della
stessa categoria per questa capacità. Questo dato può essere probabilmente e parzialmente spiegato
dalla grande variabilità di fattori che incidono nell’espressione di questa capacità: studi
precedentemente citati affermano che il tempo di reazione complesso, qualità maggiormente
modulabile nell’atleta attraverso l’allenamento rispetto a quello di tipo semplice, risulta influenzato da
parametri estremamente soggettivi quali livello di attenzione, concentrazione, motivazione al compito,
grado di riposo (Müller-Hoffmann 1987; Pöppel 1985).
6. CONCLUSIONI
I risultati ottenuti in questo studio mostrano che la velocità in linea risulta essere un parametro
discriminante il giocatore di talento, al pari dell’abilità tecnica di guida della palla in velocità. L’età
cronologica, nell’analisi di questi due parametri, sembra essere discriminante solo nei calciatori
professionisti. Al contrario, il tempo di reazione allo stimolo, sia semplice che complesso, non sembra
essere discriminante il giocatore di talento, ne si differenzia in base all’età cronologica dei soggetti.
71
7. BIBLIOGRAFIA
-
Bangsbo J., Iaia F. M., Kustrup P. Metabolic response and fatigue in soccer. International Journal of Sports
Physiology and Performance 2007; 2: 111-127
-
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