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Dall`abito alla camiciola: le vesti restaurate delle Madonne (pdf

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Dall`abito alla camiciola: le vesti restaurate delle Madonne (pdf
VIRGO GLORIOSA: PERCORSI DI CONOSCENZA, RESTAURO
E TUTELA DELLE MADONNE VESTITE
Atti del Convegno organizzato in occasione di Restauro 2005 - Salone dell’Arte del restauro e
della Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali, Ferrara 9 aprile 2005
Dall’abito alla camiciola: le vesti restaurate delle Madonne.
Angela Lusvarghi e Ivana Micheletti
La cerimonia di vestizione delle Madonne, ma in generale delle statue di sante
abbigliate, come è stato confermato nel corso di questo convegno, appartiene al
mondo delle donne sia nella pratica devozionale, sia nell’aspetto fisico che nel valore
taumaturgico del rito.
Coscienti di tutto questo, il nostro laboratorio, composto totalmente da maestranze
femminili, ha affrontato il restauro di queste statue in modo quasi rituale, scoprendo
spesso nell’intimità delle vesti quanta cura è stata dedicata nel coprire un corpo
sommariamente abbozzato. Quasi che l’abbigliamento strettamente femminile, fosse
inteso come un diaframma tra il vissuto quotidiano delle donne e la sacralità virginale
espressa spesso con i sontuosi abiti esteriori.
La prima esperienza che vi presentiamo è il restauro relativo alla Madonna della
Consolazione detta anche “della cintura”, della Chiesa di S. Girolamo a
Bagnacavallo. La statua, alta 168 cm. è in carta pesta e materiali misti come crine
vegetale e legno per il corpo, ha in braccio il bambino, ed è databile per quanto
riguarda le parti tessili, alla seconda metà dell’ottocento mentre la scultura,
sicuramente più antica, è riferibile all’inizio del XIX secolo.
La statua è stata, ed è tuttora, oggetto di culto e di molta attenzione da parte della
Confraternita locale, che ne ha disposto il restauro riportando la Madonna in Chiesa
nella sua bacheca di ferro e vetro che tra l’altro la preserva dall’attacco di termiti che
negli ultimi anni ha interessato la Chiesa di S. Girolamo.
L’abito è piuttosto sobrio, quasi una tonaca, come richiede il riferimento all’ordine
Agostiniano nella tradizione iconografica della Madonna della cintura. I ricami a
piccoli mazzi di rose e fiordalisi eseguiti a punto steso e punto erba sono distribuiti in
modo parsimonioso solo nelle zone a vista non coperte dal manto, lungo lo scollo e ai
polsi è applicato un gallone a fuselli in oro filato e lamellare. La cintura
semplicissima
è in pelle nera. Sul retro sono visibili timbri e scritte tra cui
“Napoleone” e la data “1862”.
L’abito ha la gonna foderata in tela di cotone a righe grigie e bianche fino a 30 cm
dall’orlo, dove la fodera diventa in tinta con l’abito ed è in lino cerato .
Il manto in taffetas di seta azzurra prima del restauro, anche se foderato di lino
chiaro, era in pessime condizioni conservative soprattutto nella parte bassa sul
davanti.
Il restauro di queste statue prevede la partecipazione di più competenze e quindi di
due settori del restauro, quello tessile e solitamente quello ligneo per la parte
scultorea, che devono collaborare rispettando le diverse esigenze. Le maestranze
tessili dovrebbero avere il privilegio, prima che sia fatta qualsiasi cosa, di analizzare e
documentare lo stato di fatto e soprattutto di smontare gli abiti. E’ infatti
determinante capirne la successione e come sono fermati e collocati sulla statua per
poter rivestire il simulacro a restauro ultimato, senza contare che spesso la
disinvoltura di chi non ha l’abitudine a gestire sete infragilite può causare notevoli
danni!
Tra i principi che il nostro laboratorio si propone di rispettare vi è quello della
massima cautela nell’apertura delle cuciture originali, considerandole dati sartoriali
da preservare.
Nei casi da noi affrontati fino ad oggi, si è potuto osservare come la consuetudine del
cambio d’abito a seconda delle occasioni devozionali, ha fatto sì che questi manufatti
siano studiati per essere tolti e rimessi con relativa facilità . In questo caso si è infatti
potuto levare questo abito grazie ad una serie di ganci posti sulle spalle e sui fianchi.
Le maniche sono state sfilate perché staccate completamente dal corpetto e fissate
sulle spalle da lunghi spilli, chiuse ai polsi con una serie di gancetti, la manica sinistra
è dotata di un foro da cui esce il sostegno in ferro del bambino.
La Madonnina alleggerita della “tonaca” appare così vestita in bianco e con movenze
molto aggraziate.
Da questo momento si scopre che gli abiti intimi sono curatissimi nei ricami e nei
decori e sono posti come tanti veli a proteggere il corpo, quasi in modo affettuoso,
fino alla maglietta rosa con finitura a nastrino sullo scollo e sulle maniche, che si è
scelto di non rimuovere dalla statua.
La polvere e il nerofumo delle candele avevano reso le parti tessili particolarmente
sporche e purtroppo la seta di fondo aveva perso la flessibilità originale tendendo ad
aprirsi con tagli sia verticali che orizzontali.
La pulitura dell’abito è stata eseguita, dopo una accurata spolveratura, con solvente
organico e il posizionamento è avvenuto tramite vaporizzazione per fasi successive su
tavolo di cristallo.
Il consolidamento si è compiuto con l’applicazione di supporti locali di seta in tinta
ancorati con filze verticali, mentre i tagli sono stati chiusi a punto posato.
Tutti gli indumenti in bianco sono stati lavati in acqua addolcita e detergente neutro e
posizionati su tavolo, riportandoli al bianco originale.
La maglia di seta rosa è stata spolverata accuratamente e poi temporaneamente
coperta con pellicola impermeabile per permettere al restauratore Fabrizio Barbieri
(laboratorio Restauratori Associati di Bosco di Scandiano) di consolidare la profonda
fenditura del collo, il ripristino di alcune dita e il consolidamento del punto di
sostegno del Bambin Gesù . Inoltre Barbieri ha svolto un efficace lavoro di pulitura
per rimuovere pesanti ritocchi e macchie sul volto e sulle mani. E’ da notare, in
particolare, il ripristino dei cinturini dei calzari ottenuto con l’inserimento di strisce in
carta della medesima tonalità del cuoio originale.
Il secondo caso che vi presentiamo è una statua della Madonna appartenente alla
Chiesa della Natività della Beata Vergine e S. Prospero di Albinea ( scultura sec.
XVIII ; abiti fine sec. XVIII -XIX ).
Quando la statua, che misura cm. 160 in altezza, ci è stata consegnata, solo alcuni
degli elementi del vestiario la ricoprivano ancora, mentre l'abito in seta perla ricamata
con applicazioni in oro, indicato dal Parroco come appartenente alla Madonnina,
smontato e in parte scucito, era riposto nella cassettiera della sagrestia . La statua
aveva in testa una parrucca removibile, realizzata in cascame di seta in pessime
condizioni conservative. Del manto, che nei ricordi dei parrocchiani doveva essere
azzurro, non si è trovata nessuna traccia.
Il progetto di restauro, oltre ad includere le azioni conservative di prassi, è stato
particolarmente attento all'aspetto sartoriale, cercando di ricomporre i vari pezzi nel
rispetto della confezione originale dell'abito.
Capi di vestiario ritrovati sulla statua
Camiciola in lino bianco a maniche lunghe ( sec. XVIII-XIX )
La camiciola si presentava aperta sul dietro, stretta alla vita da piccole pieghe cucite ,
trattenute da una fascia applicata del medesimo tessuto confezionata a punta sul
davanti . Sotto la fascia vi erano quattro strappi non accidentali ma praticati in malo
modo per dare ampiezza ai fianchi. Questa operazione ed altri particolari non a
misura, ci hanno testimoniato la preesistenza della camiciola e solo in seguito un suo
riadattamento alla statua .
Lo scollo piuttosto ampio è rifinito con pizzo a fuselli .
La polvere e lo sporco diffusi ricoprivano tutta la camiciola, in particolar modo le
aree più esposte quando l’abito era indossato, come le spalle e le maniche; alcune
cuciture erano aperte e gli orli in parte slabbrati.
Un foro sul braccio destro, passante il lino, testimonia l’esistenza del Bambinello .
Busto intero con stecche, rigato, in seta bordeaux , bianca, gialla e verde, a motivi
floreali verticali (pekin rigato lanciato, ultimo quarto sec. XVIII )
Il busto, sotto alla camiciola, appariva in buono stato conservativo, con ogni
probabilità perché protetto dalla medesima. Anche questo capo non sappiamo se
storicamente sia appartenuto alla statua, le sue misure si adattano comunque bene alle
dimensioni necessarie per la presenza di lacci di chiusura, sul retro e sulle spalle.
Capi di vestiario conservati a parte
Gonna in taffetas di seta perla ricamata a punto pittura con motivi floreali di seta
policroma ed applicazioni in oro di paillettes, canutiglie dorate e passamaneria a
telaio. ( primo quarto sec. XIX )
La gonna, in discreto stato di conservazione, composta di più teli assemblati di forma
svasata, di cui quello centrale ricamato con racemi di rose sostenuti da una griglia di
passamaneria applicata. La passamaneria forma dei rombi e nel mezzo di ognuno è
posta una paillettes contornata da"petali" di canutiglia dorata.
La presenza di varie tracce di vecchie cuciture, alcune di queste con frammenti di filo
giallo indicano sia il riutilizzo della seta di fondo, sia come probabilmente i contorni
del ricamo e l'orlo della gonna fossero completati dall'applicazione dalla classica
passamaneria a forma di ventaglietti.
Nella parte alta si notavano segni di pieghe dovute probabilmente alla fermatura
sommaria che teneva stretta la gonna al punto vita della statua.
Corpetto dell'abito in taffetas di seta perla ricamata con motivi floreali di seta
policroma ed applicazioni in oro di paillettes, canutiglia dorata e passamaneria a
telaio. ( primo quarto sec. XIX )
Il corpetto di foggia molto aggraziata in buone condizioni conservative; è
completamente foderato in saia di cotone, con la parte centrale imbottita e a sua volta
foderata con una teletta di cotone di aspetto più recente. Il punto spalla però, è giunto
a noi scucito o per meglio dire tagliato, per incompetenza, durante l’ultima rimozione
dell’abito dalla statua .
Qui si vede a restauro ultimato , come la confezione è assai accurata nei particolari
sartoriali; il centro davanti si prolunga a punta, mentre i fianchi sono rifiniti da una
piccola frappa dello stesso tessuto.
Le maniche sono realizzate in due parti, la prima cucita nel busto al punto spalla, la
seconda, che va dal gomito al polso è sagomata e aperta su un lato, per poter essere
indossata dalla statua che ha le braccia piegate .
Infatti chi ha spogliato la Madonnina, non ha colto l’ingegnoso il sistema di apertura
del corpetto, dotato, oltre che dell’allacciatura posteriore, di una serie di gancetti che
dalla spalla arrivano fino al gomito. Il sottomanica lasciato completamente staccato
dal busto facilita ancor più l’uscita delle braccia.
Anche in questo caso il restauro della parte scultorea, ( Restauratori Associati )
modellata in tela di canapa ammanita con gesso di Bologna, è avvenuto, con
particolare attenzione alle dimensioni delle spalle e delle braccia, che nel
consolidamento non devono assolutamente modificarsi, pena la perdita di vestibilità
della parte tessile.
La pulitura delle parti gessate ha evidenziato una più antica ed originale policromia.
Sono stati lasciati a vista alcuni tasselli significativi.
Il restauro si è posto la finalità di rivestire la statua con tutte le parti tessili a noi
pervenute.
Di fatto l’impegno più consistente , oltre alla pulitura di tutti gli elementi ed il loro
consolidamento a cucito, ha riguardato il dato sartoriale, in particolare la
ricongiunzione delle maniche alla spalla e, soprattutto, la confezione della gonna per
la quale, anche per ragioni conservative, è stata realizzata la chiusura del punto vita,
arricciando l’ampiezza della seta ricamata (di cm.199 ) su di un fascione alto cm. 3
per la lunghezza del giro vita di cm.50.
L’arricciatura è stata disposta tenendo conto della posizione del ricamo e dei segni
rimasti dalle vecchie cuciture.
Si è poi dotata la gonna di una sottoveste in cotone, realizzata distribuendo
l’arricciatura come era stato fatto per il tessuto ricamato.
La sottogonna svolge un ruolo molto importante per distendere l'ampiezza e
mantenere in forma dando sostegno alla seta originale.
Sono state ritrovate in parrocchia parte delle passamanerie mancanti o per meglio dire
sono stati ritrovati dei galloni analoghi agli originali e si è valutato (in accordo con al
proprietà e la Direzione lavori) di rimontarli a parziale risarcimento.
La parrucca, una volta depolverata si è stata lavata in acqua demineralizzata e
detergente neutro poi con l’aiuto del vapore si ridato forma alle trecce, fermandole a
cucito sul supporto a calotta che a sua volta è stato fissato per adesione alla testa.
Notando al lato delle guance il piccolo foro predisposto per gli orecchini, ed avendo
in sagrestia molti monili conservati, nella memoria storica dei parrocchiani, come
parure della Madonnina, si è ornato il volto con due pendenti in oro cesellato .
Il restauro è stato poi completato con la scelta importante (e sofferta) di confezionare
un velo in taffetas azzurro per rispettare l’integrità dell’iconografia Mariana; il colore
e la forma sono stati individuati studiando tipologie di veli ritrovati su altre Madonne
vestite, analoghe per datazione.
Dall’abito alla camiciola:
le vesti restaurate delle Madonne
“Virgo Gloriosa”
Ferrara Restauro 2005
R.T. Restauro Tessile
Albinea-Reggio Emilia
restauri dal 2001 al 2004
Madonna della Consolazione
Chiesa di S. Girolamo Bagnacavallo
Madonna Vestita
Chiesa della Natività della Beata Vergine e S. Prospero di Albinea
( scultura sec. XVIII ; abiti fine sec. XVIII -XIX ).
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