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1. Com`è nata la tua passione per la fotografia e qual è il

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1. Com`è nata la tua passione per la fotografia e qual è il
1. Com’è nata la tua passione per la fotografia e qual è il “campo” che più ami del tuo lavoro?
La mia passione fotografica è un amore nato dentro una camera oscura all’età di 6 anni, un
amore che mi ha inebriato quando facevo ondeggiare la carta nei bagni di sviluppo o quando al
buio sviluppavo le pellicole a fianco di mio padre, che, fin da piccola, mi ha instillato la curiosità e
la voglia di scoprire lo straordinario mondo della fotografia.
Ho cominciato a fare fotografie con una vecchia Leica CL anno 72, dotata di un unico obiettivo
Leitz R 90 mm f2.8, che rubavo spesso a mio padre.
Nasco quindi con la tecnologia analogica con la quale ho convissuto per più di vent’anni, ma
questo non mi ha impedito di apprezzare ed accogliere il digitale circa 7 anni fà, mezzo con il
quale sento di avere la massima possibilità espressiva ed il pieno controllo di tutto il flusso
creativo dell’immagine, dallo scatto fino alla stampa, dando libero sfogo alla sperimentazione più
ardita.
Il “campo” che più amo del mio lavoro è quello della creatività e della capacità espressiva di
emozioni per immagini.
Quel tipo di fotografia che ti permette di esternare in pieno la tua personalità e la tua valenza
creativa messa al servizio di un progetto (personale o su committenza).
Questa possibilità è indipendente da un particolare genere fotografico, ma è appannaggio di
qualsiasi tipologia di progetto (dallo still life fino al reportage), se il compito affrontato riesce ad
espletare le aspettative comunicative, espressive, artistiche e tecniche attese.
Niente come l'immagine è più sintetica e densa di messaggi che arrivano dritti come un fulmine,
attraverso l'occhio di chi guarda, nella testa e nel cuore.
Però per riuscire a far questo è necessaria una dote, rara, quanto preziosa: saper allineare
occhio, cuore e mente.
Da quell'allineamento allora fluisce tutto, tutto ciò che è in noi stessi e verso noi stessi, il mondo
entra dentro di noi e ne fuoriesce ancora più ricco, più completo, più vero anche.
Quando occhio, cuore e cervello sono in sintonia allora non c'è più distinzione fra vedere e
sentire, il mondo parla attraverso te e tu parli attraverso il mondo.
2. Un consiglio per chi si avvicina alla fotografia.
Il consiglio più sincero che posso dare a chi si avvicina alla fotografia è: coltivare il proprio
“occhio fotografico” e cercare sempre un confronto intellettuale onesto con chi ne sa più di noi.
Come si impara a “vedere”?
Siate curiosi, non smettete di interrogarvi sulle piccole cose che attraversano il vostro quotidiano,
afferrate ogni piccolo dettaglio del vostro vedere e sentire, fatelo vostro, elaboratelo con il filtro
della vostra sensibilità, cercate di estrapolare lo straordinario dall’ordinario, anche da quelle cose
all’apparenza banali o prive di interesse che popolano la nostra vita di ogni giorno.
La fotografia è una grandissima, immensa, devastante, sconfinata espressione della sensibilità,
dell'amore per il mondo e la vita, della voglia di "sentire" (ma con tutti i sensi che abbiamo a
disposizione stirati a carpire ogni singolo evento fino a farci male), della capacità di emozionarci
anche di fronte alle piccole cose della vita, di fermarci un attimo a guardare quei gesti sui quali
nessuno si sofferma, sulla luce che nessuno si accorge ci accarezza, sulle forme che molti
sottovalutano in quanti modi si sanno trasformare, sul guizzo di un istante che è vivo ed è reale
solo in quel preciso istante temporale e che dopo un secondo già non esiste più.
Se siete capace di "sentire", "vedere", "assaggiare", "annusare", "toccare" quello che il mondo vi
offre nella sua più intima essenza, allora quell'occhio fotografico che così tanto ti pare misterioso,
emergerà fuori, e lo farà con prepotenza, perchè sarà l'espressione della vostra carica vitale,
passione e sensibilità. E’ necessaria però costanza, dedizione, fede anche.
Bisogna crederci e devi avere la motivazione giusta.
3. Creatività, rispetto delle regole auree o entrambe per uno scatto indimenticabile?
Lo scatto indimenticabile non è fatto né solo di creatività ed emozione, né solo di tecnica.
La fotografia ha una duplice anima: messaggio (inteso come contenuto emotivo, narrativo,
reportagistico) e tecnica (intesa come il mezzo per far venire fuori il messaggio).
Prova ad immaginare di avere tantissime belle idee e pensieri che vuoi comunicare a qualcuno,
ma tu parli solo italiano ed il tuo interlocutore è straniero. La tecnica che ti consentirà di
comunicare è la conoscenza della lingua. Altrimenti, per quanti bei pensieri puoi avere in testa,
rimarrai muto.
Tecnica e comunicazione non sono due cose distinte, ma sono l'ordito, intimamente intrecciato,
sul quale si tesse una fotografia. Quante volte sento dire dai principianti "la tecnica non serve a
niente! E' l'emozione che conta!!" peccato però che senza la tecnica la foto difficilmente
trasmetterà alcunché.
La tecnica è la bocca e le labbra e la lingua che permettono alla fotografia di parlare.
Con questo voglio dire che se si ha qualcosa da dire non basta pensarlo, non basta avere la buona
intenzione del "vorrei dire questo", bisogna articolare la lingua, muovere le labbra, dare aria nei
polmoni, costruire la frase secondo le regole grammaticali e sintattiche del nostro linguaggio ed
esprimere quindi la nostra parola.
Una fotografia senza tecnica è come un pensiero senza labbra e senza lingua, non lo potrà
ascoltare nessuno. Lo stesso vale per una fotografia che ha solo tecnica e nessun pensiero da
dire.
E' come ascoltare una frase perfettamente composta (secondo tutte le regole grammaticali e
sintattiche) ma che è priva di significato e che non ci comunica niente.
Quindi, se la foto non parla da sola, il problema potrebbe essere su uno dei due fronti (tecnica o
contenuto), oppure su tutti e due (tecnica e contenuto), perchè attenzione, se usiamo la tecnica
sbagliata per articolare un pensiero (immaginate una frase densissima di significato ma
sgrammaticata) ci apparirà comunque incomprensibile.
Così è in fotografia.
Una foto senza tecnica può rimanere muta, oppure "mutilata", da una codifica errata, perchè non
si è in grado di esprimersi bene.
Una foto senza messaggio, ma con una tecnica eccellente, può rimanere muta ugualmente,
perchè non avrà niente da dire.
Solo l'unione delle due cose sarà in grado di creare la Fotografia.
4. Quali sono le digicam che possiedi? E cosa consigli ad un fotoamatore?
Il mio corredo è composto da una Nikon D700 e una Nikon D70 insieme alle seguenti ottiche:
14-24 Nikkor f2.8
105 micro nikkor f2.8 VR
70-200 nikkor f2.8 VR
Quello che consiglio ad un fotoamatore e di scegliere il corpo macchina e le ottiche valutando
attentamente le proprie esigenze, non è detto che un’ottica costosa sia sempre la migliore scelta!
Il fotoamatore dovrebbe sempre valutare quali sono i generi fotografici che vuole esplorare, in
quali condizioni utilizza la propria attrezzatura, con quale frequenza d’uso, se è più importante la
versatilità, il poco ingombro e la leggerezza, oppure se preferisce una migliore qualità e
robustezza costruttiva. E’ in base a questi parametri che dovrà valutare attentamente il proprio
acquisto indipendentemente dal brand.
5. Un accessorio (o un software) di cui non puoi fare a meno.
Adobe Photoshop CS3 è sicuramente indispensabile per chi vuole sviluppare ed elaborare al
meglio i proprio scatti digitali avendo il pieno controllo di tutto il workflow di acquisizione
dell’immagine fino alla stampa, ma se devo essere sincera ciò di cui non potrei fare a meno è la
community www.maxartis.it fonte di continua ispirazione e confronto con veri talenti fotografici
(professionisti ed amatori) che mi permette di tenermi aggiornata e di migliorare costantemente
la mia tecnica fotografica come un vero e proprio corso di fotografia on line.
6. L’errore (con relativa soluzione) nel quale incorri più frequentemente nei tuoi scatti.
Potrei dire che l’errore più frequente che faccio è quello di rinunciare alla fotografia quando è
brutto tempo. Quante volte capita di rinunciare per condizioni meteo avverse? Ed invece ho
scoperto che è proprio in quelle situazioni che si possono realizzare gli scatti più emozionanti ed
interessanti sfruttando un cielo di nuvole drammatico oppure i riflessi delle pozze d’acqua.
Inoltre, puoi inviarci la tua foto preferita con una breve didascalia in cui illustri perché ti piace e
qualche curiosità su come è nato lo scatto?
“Oceanomare” è una delle foto che fanno parte del progetto personale al quale sono più affezionata:
“Prospettive dell’oltre”.
E’ una mia personale ricerca di nuovi modi di interpretare il paesaggio sfruttando la visione inusuale
fornita da un grandangolo spinto. Questa fotografia è nata nella casualità di un pomeriggio di fine
estate dopo un acquazzone. Cercavo il momento decisivo per poter dare una nuova interpretazione di
un paesaggio marino, e quel momento l’ho trovato quando il sole ha squarciato le nubi regalando un
momento unico di luce straordinaria che da sola fa l’intera atmosfera della fotografia, creando quel
velo di pathos che lega la piccola figura umana si avvicina al mare, mentre la barchetta abbandonata
pare ritrarsi via.
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