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Pavia si è innamorata di Fabrizio De Andrè

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Pavia si è innamorata di Fabrizio De Andrè
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LA PROVINCIA PAVESE GIOVEDÌ 10 MARZO 2016
34
■ e-mail: [email protected]
APRE LA GRANDE MOSTRA
Pavia si è innamorata di Fabrizio De Andrè
Dori Ghezzi inaugura l’esposizione dedicata al cantautore e ricorda: «Per lui ogni giorno era l’occasione per creare arte»
AL BROLETTO
Un tributo
speciale
alla musica
d’autore
◗ PAVIA
Il cantautore genovese Fabrizio De Andrè
◗ PAVIA
Al richiamo di “Pavia per De
Andrè”, la città si è mobilitata
con entusiasmo. Lo dimostra
l'ingente quantità di materiale
che i pavesi hanno messo a disposizione per la mostra
“Fernanda Pivano e Fabrizio
De André. Ricordi tanti e nemmeno un rimpianto”, che a 100
anni dalla pubblicazione
dell’Antologia di Spoon River
di Edgar Lee Masters - i cui personaggi ispirarono le canzoni
dell'album “Non al denaro,
non all'amore nè al cielo” di De
Andrè - vede Faber e Fernanda
Pivano incontrarsi tra epitaffi,
scritte e parole.
La mostra inaugura oggi alle
17 nel Salone Teresiano della
Biblioteca Universitaria (Strada Nuova 65), aprendo ufficialmente il progetto “E con la vita
avrebbe ancora giocato… Pavia per De André” ideato da
Leggere.Pavia con la Compagnia della Corte, e avrà come
ospite d'onore Dori Ghezzi,
Lee Masters stesso. E dalla Fondazione De Andrè di Siena abbiamo avuto l'lp di “Non al denaro” di De Andrè con dedica
ai genitori, e numerosi scritti
autografi delle sue canzoni».
E poi c'è Enzo Gentile, giornalista musicale. «Quando ha
saputo dell'iniziativa pavese –
racconta Daniela Bonanni - si è
messo a frugare nei suoi cassetti e ha ritrovato un'intervista a
De Andrè dell'85, con risposte
scritte in corsivo dal cantautore, che non era mai stata pubblicata: mi ha offerto il primo
foglio, da mettere in mostra, e il
28 febbraio l'ha pubblicata in
versione integrale nell'inserto
“Lettura” del Corriere"". Altri
contributi sono arrivati dalla Biblioteca Bonetta – con diverse
edizioni dell'Antologia di Spoon River a partire dalla prima
del 1943 – e da cittadini che si
sono trovati per le mani frammenti dell'immenso patrimonio – umano ed artistico – che
Fabrizio De Andrè ha lasciato.
Marta Pizzocaro
Sarà un tributo a De Andrè, Guccini e altri cantautori che hanno
fatto la storia della musica italiana, quello che si terrà questa sera alle 22 al Broletto Pub di piazza Vittoria, con il trio capitanato
da Antonio Carta (voce e chitarra) e completato da Santi Isgrò
(chitarra) e Giovanni Lanfranchi (violino). Nato musicalmente alla fine degli anni '80, come
cantante e chitarrista interprete
della canzone d’autore italiana
(Guccini, Nomadi, De André,
Bennato, Vecchioni molti altri),
Antonio Carta non si è mai accontentato di presentare i pezzi
più belli di questi grandi, ma lavorando progressivamente sugli arrangiamenti ha sempre cercato di definire una propria
identità musicale. Dopo essersi
fatto apprezzare nei anni ’90
nelle migliori ribalte lombarde
(tra cui Spaziomusica, il Thunder Road e il Guest Ranch di Voghera), ha organizzato il primo
“Concerto per la vita” in memoria di Augusto Daolio a Stradella, con la diretta partecipazione
dei Nomadi, seguita da altri due
venti analoghi: uno con i Nomadi (1993), l'altro con Massimo
Bubola (1995). Nel giugno del
1998, a pochi mesi dalla scomparsa di Fabrizio de Andrè, Antonio Carta si è esibito nell'incontro-ricordo organizzato da
Cesare Romana - biografo e
amico di Faber - riproponendo
alcuni brani del cantautore genovese. Dall'apprezzamento
del pubblico in quell'occasione,
è nato lo spettacolo “Tributo a
De Andrè”, che ancora oggi Carta porta in giro. Ingresso libero.
Ugo Nastrucci
Vittoria Panato
no i due italianissimi Bertali e
Mascitti, quest’ultimo, quasi
sconosciuto, degno di stare alla
pari, quanto a bellezza, con un
Corelli. La seconda parte è invece molto più leggera e giocosa,
dai virtuosismi violinistici di Pa-
ganini alla Sonata di Scheidler,
la cui scrittura ricorda da vicino
Mozart, per concludere con una
Sonatina di Anton Diabelli, in
stile molto “viennese”, da me
trascritta dal pianoforte». Ingresso a offerta libera.
(m. pizz.)
Fernanda Pivano e Dori Ghezzi insieme in una foto del 2005 in occasione del concerto dedicato a De Andrè
GLI ORARI PER LE VISITE
Resterà aperta fino al 25 maggio
moglie di Fabrizio De Andrè.
«Per Fabrizio la vita di ogni giorno era uno spunto sul quale
creare arte, e quando qualcosa
lo interessava, non ce n'era più
per nessuno: finché non aveva
approfondito tutto, non si fermava – racconta Dori Ghezzi –
La sua forza stava nel non evitare nulla: ha sempre avuto l'innocenza di credere nelle cose e
nelle persone, a priori non
escludeva niente e nessuno».
La mostra “Fabrizio De André e
Fernanda Pivano. Ricordi tanti e
nemmeno un rimpianto” voluta da
Daniela Bonanni (nella foto)
rimarrà allestita al Salone
Teresiano fino al 25 maggio, dal
lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle
18.30 e sabato dalle 8.30 alle 13.30,
ingresso libero. L'organizzazione è
a cura di Biblioteca Universitaria di
Pavia, Leggere.Pavia e Compagnia
della Corte, con il patrocinio
morale della Fondazione De André
Onlus, e con il Fondo Fabrizio De
Andrè Biblioteca Umanistica
dell’Università di Siena, la
Fondazione Corriere della Sera
Archivio Storico e il Centro
Manoscritti dell'Università di
Pavia. Infotel. 0382.24764.
Sarà per questo che Faber ha
fatto della sua vita una magnifica tela di connessioni, umane
ed artistiche, come la mostra al
Salone Teresiano ben dimostra. «E' una mostra di intrecci
– dice Antonella Campagna della Biblioteca Universitaria - Il
primo è tra Pivano e De Andrè,
perché senza la traduzione di
Spoon River non ci sarebbe stato “Non al denaro, non all'amore nè al cielo”, ma da questo de-
rivano molte altre scoperte: le
lettere prestate dalla Fondazione del Corriere della Sera, della
corrispondenza tra Cesare Pavese e la allieva Fernanda Pivano: fu lui a farle scoprire l'Antologia di Spoon River in lingua
originale e lei, affascinata, cominciò a tradurla senza dire
niente a nessuno; le lettere in
cui la Pivano riconosce a De Andrè il merito di aver resuscitato
le voci dell'Antologia meglio di
Concerto barocco per fare del bene
Torre d’Isola, sul palco Nastrucci e Panato. Raccolta fondi per gli alluvionati
◗ TORRE D’ISOLA
Servirà a raccogliere fondi per le
popolazioni delle Valli del Trebbia e del Nure colpite dalla disastrosa alluvione del settembre
2015 e ancora disastrate, il concerto “L'arco incantato” che si
terrà sabato alle 21 nella chiesa
di Santa Maria della Neve di Torre d'Isola (piazza Libertà 4). Ad
organizzarlo è il Lions Club Ticinum Via Francigena, in collaborazione con l'Istituto Vittadini,
la parrocchia e la Pro Loco di
Torre d'Isola, e a mettere la propria arte al servizio della solidarietà sarà il duo formato da Vitto-
ria Panato (violino) e Ugo Nastrucci (liuto barocco, tiorba e
chitarra ottocentesca). Il programma prevede musiche di
Franz Ignaz von Biber (1644 1704), David Kellner (1670 –
1748), Johann Sebastian Bach
(1685 – 1750), Antonio Bertali
(1605 – 1669), Michele Mascitti
(1664 – 1760), Niccolò Paganini
(1782 – 1840), Christian Gottlieb
Scheidler (1752 – 1815) e Anton
Diabelli (1781 – 1858). «Abbiamo pensato questo programma
su invito della presidentessa Lions Club Ticinum Via Francigena, Maria Angius – dice Ugo Nastrucci, nato musicalmente co-
me chitarrista classico sotto la
guida di Massimo Lonardi e in
seguito, attratto dal mondo sonoro rinascimentale e barocco e
dalla pratica esecutiva su strumenti storici, specializzato come liutista e tiorbista - La musica che suoneremo si snoda lungo due secoli di storia, con particolare attenzione ai cambiamenti dell’arco». Ecco perchè Vittoria Panato - diplomata in violino
al Conservatorio di Novara, perfezionata all'Accademia Internazionale “L. Perosi” di Biella ed
esperta anche di musica da camera e prassi esecutiva barocca
- userà due strumenti e due ar-
chi diversi: uno “barocco”, appuntito, per eseguire la prima
parte del programma, e uno più
simile all’arco moderno per eseguire la parte di programma ottocentesco. «Quanto ai brani –
continua Nastrucci - i primi tre
sono una sorta di riflessione sul
tema della Crocifissione: dalla
Sonata di Franz Ignaz von Biber
esplicitamente ad essa dedicata,
alla profondità di Kellner e Bach,
di cui saranno eseguiti due canoni dalla celebre Offerta Musicale, in cui la tecnica compositiva,
di inarrivabile complessità e perizia, si sposa miracolosamente
all’intensità espressiva. Seguo-
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