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Il vestito nuovo dell`imperatore

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Il vestito nuovo dell`imperatore
NATI per leggere 1
Unità 2
Hans Christian Andersen
Il vestito nuovo dell’imperatore
A volte il desiderio di sembrare intelligenti può far fare la figura
degli sciocchi…
C’era una volta un imperatore, che aveva molta cura della sua persona, tanto
da spender tutto il suo denaro nell’acquisto di abiti per essere sempre elegantissimo.
Egli non si occupava dei suoi soldati, non si divertiva a teatro e non amava far
passeggiate nel bosco, tranne che allo scopo di sfoggiare i suoi vestiti nuovi.
Nella grande città dove abitava c’era sempre movimento. Ogni giorno arrivavano molti stranieri, e un giorno capitarono due grandi imbroglioni. Si spacciarono per tessitori, dicendosi capaci di tessere la più bella stoffa del mondo. Non
soltanto i colori e il disegno sarebbero stati meravigliosi ma le vesti, cucite con
quella stoffa avrebbero posseduto una proprietà miracolosa: sarebbero state
invisibili per ogni uomo che non fosse stato all’altezza del suo grado, o fosse
uno stupido.
“Quelle vesti farebbero proprio per me”, pensò l’imperatore. “Se le indossassi
potrei scoprire quali dei miei uomini di Stato siano all’altezza della carica che
ricoprono; potrei distinguere i saggi dagli stupidi!”
«Sì, voglio proprio che tessano quelle stoffe per me», decise, e diede ai due imbroglioni molto denaro, perché potessero mettersi subito all’opera.
Essi montarono due telai e fecero finta di mettersi al lavoro, mentre non avevano neanche l’indispensabile sulla sedia. Subito però ordinarono seta bellissima e filati di oro fino, che misero in un cestino fingendo di lavorarli sui telai
fino a notte inoltrata.
“Vorrei vedere a che punto sono con la tessitura!” pensò l’imperatore. Però si
sentiva alquanto imbarazzato al pensiero che chi era stupido o indegno della
sua carica non avrebbe potuto vedere la stoffa: egli non temeva per sé, ma
comunque volle mandare prima un altro, per non trovarsi di fronte a sorprese.
“Manderò dai tessitori il mio vecchio e onesto ministro”, pensò l’imperatore.
“Egli meglio di tutti potrà vedere come si presenta la cosa, perché è saggio e
nessuno meglio di lui potrebbe ricoprire la carica che occupa.”
Il vecchio e buon ministro entrò nella sala dove erano seduti i due tessitori
accanto ai telai vuoti.
“Dio mi protegga!” pensò il vecchio ministro spalancando gli occhi, “io non vedo
niente; ma è meglio che taccia.”
I due imbroglioni lo pregarono di avvicinarsi e gli chiesero se gli piacessero le
tinte e il disegno. Intanto gli mostravano i telai vuoti, e il povero vecchio ministro continuava a spalancare gli occhi, non riuscendo a vedere niente, perché
non c’era proprio niente da vedere.
“Signore Iddio”, pensò, “che io sia stupido? Non l’avrei mai pensato; ma nessuno
dovrà saperlo. Che non sia invece all’altezza della mia carica? D’altra parte non
posso andare a raccontare di aver visto niente.”
«Non dite nulla?» chiese uno dei tessitori.
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NATI per leggere 1
Hans Christian Andersen
1. imminente: che doveva avere luogo di lì a
poco.
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Unità 2
Il vestito nuovo dell’imperatore
«Che bello! Veramente incantevole,» rispose il vecchio ministro guardando attraverso gli occhiali, «che disegno! che colori! Sì, dirò all’imperatore che è una
stoffa stupenda.»
«Questo ci rallegra,» dissero i due tessitori, e andavano decantando le tinte e il
singolare disegno, mentre il vecchio ministro stava molto attento, perché doveva
poi ripetere tutto all’imperatore; e così fece.
Gli imbroglioni pretesero altro denaro, altra seta e altro oro. Dicevano che serviva per tessere la stoffa, ma intascarono tutto e sul telaio non ne andò neanche
un filo. Loro però continuarono, come avevano già fatto, a fingere di lavorare
accanto ai telai vuoti.
L’imperatore mandò poco dopo un altro dei suoi uomini di Stato a vedere a che
punto era arrivata la tessitura e se mancava molto a finire la stoffa. Successe
anche a lui come al vecchio e buon ministro; guardava, guardava e poiché il
telaio era vuoto, non poteva vedere nulla.
«Non è forse bello questo tessuto?» domandavano i due imbroglioni mostrando
e spiegando il magnifico disegno che non esisteva.
“Stupido non sono”, pensava l’uomo, “allora sono indegno della mia carica! È
ridicolo, ma bisogna che nessuno se ne accorga.” E anche lui lodò ciò che non
aveva visto affatto ed espresse la sua ammirazione per i bei colori e il magnifico
disegno. «Sì, è una stoffa deliziosa,» riferì all’imperatore.
Un giorno l’imperatore volle vedere la stoffa di persona, mentre era ancora sul
telaio; e con un seguito di persone importanti, tra cui i due nobili uomini di
Stato che già vi erano stati, l’imperatore andò a trovare i due furbi imbroglioni,
intenti a tessere con gran lena, ma senza fuso né filo.
«Non è magnifico?» dissero i due uomini di Stato che già vi erano stati, «osservi Vostra Maestà che disegno e che colori!»
E mostrarono i vuoti telai, convinti che gli altri ci vedessero davvero qualche
cosa.
“Che guaio”, pensò l’imperatore, “non vedo niente! È terribile! Che io sia uno
stupido? Che non sia degno di essere imperatore? È la cosa più terribile che mi
poteva capitare.”
Ma esclamò subito: «È una stoffa molto bella. Congratulazioni!» E mirava compiaciuto il vuoto telaio, non volendo far capire di non aver visto nulla. Tutti i
personaggi del seguito guardavano e riguardavano, senza vedere niente più degli
altri, ma dissero lo stesso all’imperatore: «È bello!» e lo consigliarono di farsi
confezionare un nuovo magnifico vestito per un imminente1 corteo.
«Magnifico! Meraviglioso! Eccellente!» erano le parole che passavano di bocca
in bocca; tutti erano contenti e l’imperatore insignì i tessitori con l’Ordine di
Cavalieri, che dovevano portare all’occhiello, e conferì loro il titolo di Tessitori
imperiali.
Tutta la notte precedente il giorno del corteo, gli imbroglioni sedettero al lavoro
tenendo accesi più di sessanta lumi per mostrare alla gente quanto fossero occupati per finire le vesti dell’imperatore. Essi fingevano di sollevare il tessuto
dai telai, tagliavano con grosse forbici l’aria, cucivano con aghi senza filo. E infine dissero: «Ecco le vesti, sono pronte!»
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Unità 2
Il vestito nuovo dell’imperatore
L’imperatore giunse di persona con i più illustri cavalieri e i due imbroglioni
alzarono il braccio come se reggessero un peso, e dissero: «Ecco i calzoni! Ecco
la veste! Questo è il mantello!…» E così via.
«È una stoffa leggera come una ragnatela,» aggiunsero, «e si potrebbe credere di
non avere nulla indosso, ma questo è il suo vero pregio!»
«Sì,» dissero tutti i cavalieri, pur non vedendo nulla, perché non c’era nulla da
vedere.
«Abbia la compiacenza, Vostra Altezza Imperiale, si tolga i vecchi abiti,» dissero
gli imbroglioni, «avremo così l’onore di farle indossare quelli nuovi davanti allo
specchio!»
L’imperatore si tolse tutti i vestiti, mentre gli imbroglioni gesticolavano come se
lo aiutassero a indossare realmente una dopo l’altra le nuove vesti. Lo presero
per la vita e fecero il gesto di legare qualche cosa, forse lo strascico; l’imperatore si rigirava e rimirava davanti allo specchio.
«Come cade bene, come sta bene!» dicevano tutti.
«Che disegno, che colori! Questo è veramente un abito prezioso!»
Intanto il capo cerimoniere annunciò: «È pronto il baldacchino che sarà tenuto
sopra l’augusta persona del sovrano durante il corteo».
«Eccomi qua, sono pronto,» rispose l’imperatore.
«Sono a posto?» E si voltò ancora verso lo specchio per fingere di dare un’ultima
occhiata alle rifiniture.
I cortigiani, che dovevano reggere lo strascico, allungarono le mani verso il pavimento, come per sollevare veramente lo strascico da terra. Essi, camminavano, fingendo di reggere qualche cosa in aria, non osando far capire che non vedevano nulla.
Così l’imperatore si avviò con il corteo sotto il magnifico baldacchino, mentre
tutta la gente per la strada e dalle finestre acclamava: «È incomparabile la nuova
veste dell’imperatore! Che magnifico strascico pende dalla sua vita! Che taglio!»
Nessuno voleva far capire di non vedere niente, perché sarebbe stato considerato o stupido o indegno della sua carica.
Nessun altro abito dell’imperatore aveva destato tanta ammirazione.
«Ma non ha niente indosso!» esclamò finalmente un bambino.
«Il buon Dio parla con la voce dell’innocenza!» disse il padre e l’uno sussurrava
all’altro le parole del bambino.
«Non indossa nulla, un bimbo ha detto che non indossa nulla!» Si cominciò a
dire, finché il popolo gridò: «Ma non ha nulla indosso!»
Anche l’imperatore, ormai ne era convinto: il popolo aveva ragione. Ma egli
pensò dentro di sé: “Devo resistere fino alla fine del corteo!” E così continuò a
sfilare più fieramente, mentre i cortigiani procedevano reggendo lo strascico che
non esisteva affatto.
H. C. Andersen, in Il libro rosa della fiaba, a cura di F. Lazzarato, Editori Riuniti
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Hans Christian Andersen
Unità 2
Il vestito nuovo dell’imperatore
ATTIVITÀ
COMPRENDERE
1 ✱ Qual era la più grande passione dell’imperatore?
2 ✱
A
B
C
D
Che cosa fanno credere all’imperatore i due imbroglioni?
di saper cucire vesti fantastiche ma invisibili agli sciocchi
di saper cucire vesti fantastiche ma invisibili alle persone intelligenti
di saper cucire vesti magiche
di saper cucire vesti che nessun altro imperatore ha mai indossato
3 ✱ ✱ L’imperatore e i suoi consiglieri ovviamente non vedono i vestiti, ma come reagiscono? Perché?
4 ✱ ✱ Quando l’imperatore capisce di essere stato preso in giro e come decide di comportarsi?
ANALIZZARE
5 ✱ Chi sono il protagonista e gli antagonisti della fiaba?
6 ✱ Quale tra questi aggettivi si addice all’imperatore?
A simpatico
B vanitoso
C prepotente
D solitario
7 ✱ ✱ Qual è l’elemento magico, fantastico e irreale di questa fiaba?
LESSICO
8 ✱ Di che grado è l’aggettivo elegantissimo?
A superlativo assoluto
B superlativo relativo
9 ✱ ✱ Cerchia nel brano tutti i termini che hanno a che fare con i vestiti e il mestiere della tessitura.
ESPERIENZE E COMPETENZE
Parlare
10 ✱ Racconta ai tuoi compagni di uno scherzo divertente che hai fatto o che hai subito.
Scrivere
11 ✱ ✱ Racconta in un testo sul quaderno una volta in cui ti è capitato di dover nascondere qualcosa o fingere
perché ti vergognavi.
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Unità 2
Fiaba africana
Il paese di lassù
Due sorelle vivono la stessa avventura con risultati completamente diversi.
C’era una volta una ragazza che si chiamava Shisisa. Un giorno fu mandata
dalla mamma a prendere l’acqua al fiume, ma, scherzando e ridendo con le
amiche, finì che ruppe la sua brocca di terracotta, che era la più bella della
casa.
“Povera me” pensò tristemente, “e ora come farò?”
Ben sapeva che a casa l’aspettavano dei guai. Bighellonò vicino al fiume tutta la
mattina, perché non voleva tornare a casa. Ed ecco che vide una fune che pendeva da una nuvola. Shisisa vi si arrampicò e ben presto si trovò nel paese di
lassù. Subito vide una specie di villaggio tutto diroccato, e tra le rovine scorse
una vecchia che le gridò: «Vieni qui, bambina! dove sei diretta?»
Shisisa rispose educatamente e raccontò della brocca rotta. La vecchia le disse
di proseguire e la avvertì: «Se verrà una formica a parlarti nell’orecchio, mi raccomando, lasciala fare. Non ti pungerà, anzi, ti sarà di grande aiuto».
Shisisa continuò a camminare e dopo un po’ sentì una formica che le si arrampicava sulle spalle fino a raggiungere un orecchio. La ragazza la lasciò fare,
sopportando il solletico, e accelerò il passo verso un villaggio che si intravedeva,
circondato da un recinto di spine. Mentre si avvicinava, la formica le sussurrò
all’orecchio: «Non entrare, siediti qui».
Shisisa obbedì e si sedette vicino all’ingresso. Ed ecco che uscirono alcuni vecchi dall’aspetto severo, vestiti di candida stoffa di corteccia, che le chiesero da
dove veniva e cosa voleva. Shisisa disse che aveva rotto la brocca e si era arrampicata sulla fune. Allora i vecchi la condussero in una capanna dove lavoravano
alcune donne. La più anziana le dette un cesto e le disse di andare a raccogliere
del frumentone fresco. Lei obbedì prontamente e, seguendo le istruzioni che la
formica le sussurrava all’orecchio, depose accuratamente le pannocchie nel cesto, senza strapparle e senza rovinare l’orto.
Al suo ritorno le donne la lodarono e le dissero di fare la polenta. Sempre su
suggerimento della formica, Shisisa, prima di macinare il grano, ne tolse alcuni
chicchi e li mise interi nella polenta, perché questo piaceva molto agli abitanti
del cielo. Tutti furono soddisfatti delle azioni della ragazza.
Gli anziani vennero a prenderla e la condussero in una bella casa, nella quale si
trovavano molti bambini avvolti in vesti di stoffa rossa o di stoffa bianca. Invitata a scegliere, Shisisa stava per prenderne uno vestito di rosso, quando la formica le disse di prenderne uno vestito di bianco. Gli anziani furono molto soddisfatti e regalarono a Shisisa perle e stoffe preziose.
Quando tornò a casa non c’era nessuno; allora espose gli oggetti preziosi e si
nascose. Quando la madre e la sorella tornarono, si meravigliarono molto e si
spaventarono un po’; allora Shisisa uscì e raccontò la sua storia.
Subito sua sorella corse fuori, piena di invidia, per partire immediatamente alla
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Fiaba africana
Unità 2
Il paese di lassù
volta di quel paese beato. La sorella aveva un caratteraccio, Shisisa la rincorse
per darle alcuni suggerimenti, ma quella la cacciò a male parole.
Così accadde che, all’invito della vecchia, la sorella non volle fermarsi. E quando la formica le si arrampicò fino all’orecchio, lei la scosse via e la fece cadere
per terra. Senza i consigli della bestiolina, la ragazza sgarbata non seppe cogliere il frumentone, né fare la polenta. Quando gli anziani la condussero nella
stanza dei tesori, lei pretendeva perle e oro. Allora si sentì un grande scoppio, e
lei cadde morta.
Tele, il Cielo, raccolse le sue ossa e le diede a un uomo affinché le portasse a
casa di lei. Quando passò accanto alla formica, questa gridò: «Saresti ancora
viva, se mi avessi dato ascolto».
E quando giunse tra le rovine, la vecchia gemette: «Figlia mia, è stato il tuo
cuore malvagio che ti ha uccisa».
Fiabe dal mondo, a cura di M. Cazzavillan, Einaudi Scuola
ATTIVITÀ
COMPRENDERE
1 ✱ Per ognuna delle seguenti coppie di immagini, una sola illustra la storia correttamente. Quale?
Inizio
A
Svolgimento
B
Svolgimento
A
A
B
Conclusione
B
A
B
2 ✱ Che cosa consiglia a Shisisa la vecchia nel paese di lassù?
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Fiaba africana
Unità 2
Il paese di lassù
3 ✱ ✱ Qual è la prima prova che deve affrontare Shisisa? E come riesce a superarla?
4 ✱ ✱ Qual è la seconda prova che deve affrontare Shisisa? E come riesce a superarla?
5 ✱ ✱ Come mai la sorella di Shisisa viene punita con la morte?
ANALIZZARE
6 ✱ Qual è, secondo la classificazione dei personaggi di Propp, il ruolo della vecchietta che incontra Shisisa?
7 ✱ Chi è invece l’aiutante della protagonista?
8 ✱ ✱ Qual è l’elemento magico, fantastico e irreale di questa fiaba?
9 ✱ ✱ Quali funzioni di Propp, fra quelle riportate qui sotto, si trovano nella fiaba? Sottolineale.
mancanza – conseguimento del mezzo magico – salvataggio – investigazione – marchiatura – compito difficile –
inizio della reazione – infrazione – adempimento – tranello – allontanamento – punizione – connivenza – persecuzione – nozze
ESPERIENZE E COMPETENZE
Scrivere
10 ✱ La sorella di Shisisa ha un pessimo carattere: per questo viene punita? Conosci un’altra storia dove c’è
un personaggio simile? Quali sono le somiglianze? Rispondi alle domande sul quaderno.
11 ✱ ✱ Shisisa viene premiata perché dotata della capacità di ascoltare gli altri. Racconta sul quaderno di una
volta in cui ti è capitato di ascoltare un consiglio che ti è servito.
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Unità 2
Fiaba cinese
Certo!
Tanti e tanti anni fa, in una regione del nord, viveva un ricco possidente terrie-
1. Chi è il
protagonista?
➔
2. Chi è
l’antagonista?
➔
3. Qual è l’unica
parola che ripete
sempre il
pappagallo? ➔
1. angariare: tormentare, trattare duramente.
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ro, tanto ricco quanto crudele e feroce d’animo, specie verso i servi e coloro che
lavoravano nelle sue terre. Non mancava, quando se ne presentava l’occasione,
di angariare1 e maltrattare i suoi sottoposti. E quando l’occasione non c’era,
provvedeva a cercarla, con un gusto tutto particolare quando vedeva gli altri
soffrire.
Aveva alle sue dipendenze, fra gli altri, anche un contadino di nome Zhao Da,
giunto a lavorare da lui da una provincia vicina quando era giovane, robusto e
forte. Zhao Da aveva lavorato nei campi del suo padrone per molti anni: con
lena, senza risparmiarsi; dalle prime luci dell’alba al tramonto del sole, senza
riposo. Quella vita di fatica e sacrifici aveva indebolito il suo corpo tanto che si
ammalò. Non poteva più fare lavori pesanti e molto faticosi. Allora il suo padrone non ci pensò su due volte; ormai Zhao Da per lui rappresentava solo una
bocca in più da sfamare, così, senza farsi il minimo scrupolo lo cacciò via dalla
sua casa e dai suoi campi senza dargli neppure qualche soldo o qualche regalo
che compensasse almeno in parte tutta la fatica che Zhao Da aveva fatto negli
anni passati e che lo aiutasse ad affrontare con meno disagi gli anni che gli rimanevano da vivere, ora che non poteva più lavorare come prima. Zhao Da
aveva faticato per tanti anni per il suo padrone e benché avesse lavorato come
un bue aveva ricevuto in cambio solo cibo per porci e alla fine era stato cacciato
senza un soldo, ridotto a chiedere l’elemosina per vivere.
S’incamminò pian piano verso il suo villaggio natale e tornò a casa. Appena arrivato raccontò ai compaesani cosa gli era accaduto. Lo compatirono e commiserarono tutti, indignati per la crudeltà di quel padrone, ma nessuno di essi sapeva o poteva trovare una soluzione alle disgrazie di Zhao Da e ai suoi disagi;
meno che mai trovare un modo per vendicare il sopruso che aveva subito da quel
malvagio.
Pensa e ripensa, però, a uno del villaggio venne in mente il sistema giusto. Disse ai compaesani di mettere insieme tutto il denaro che avevano. Una parte
doveva servire a curare Zhao Da e ad andare in città a comprare il più bel pappagallo che avessero trovato in vendita.
Al pappagallo bisognava insegnare a dire una sola parola: “Certo”. Facendo in
questo modo lui era sicuro che avrebbero potuto dare una lezione al crudele
padrone di Zhao Da. I compaesani lo conoscevano come uomo astuto e dalle
mille risorse; approvarono il suo piano e cominciarono a raccogliere denaro
come aveva detto di fare.
Passò più di un anno. Zhao Da s’era alquanto rimesso in salute. Si vestì con i
più lussuosi vestiti che aveva potuto trovare al mercato e col suo pappagallo si
avviò verso la provincia vicina dal suo vecchio padrone. Appena arrivato gli
disse che aveva sentito il bisogno di fargli una visita per porgergli i suoi omaggi e salutarlo.
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Fiaba cinese
Certo!
2. sollecito: premuroso.
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Unità 2
Quel malvagio rimase stupefatto nel vedere Zhao Da vestito così riccamente e
così bene in salute; moriva dalla voglia di sapere cosa gli fosse accaduto da aver
cambiato in quel modo il suo stato.
Curioso e sollecito,2 chiese subito: «Dove sei stato tutto questo tempo? Cosa hai
fatto? Sei diventato ricco?»
«Oh!» rispose Zhao Da, fingendo indifferenza, «le mie cose vanno molto molto
bene da quando ho trovato questo,» e indicò il pappagallo. Il suo vecchio padrone non stava più nella pelle dalla curiosità; gli andò vicino vicino e chiese ansioso: «Dimmi! Dimmi! Racconta tutto!»
Zhao Da esitò, nicchiò, si fece pregare per un po’, poi raccontò tutto. Quando
era stato licenziato, più di un anno prima, era tornato a casa a rimettersi in salute e lì una notte, gli era apparso in sogno uno gnomo che gli aveva detto di
andare in un certo luogo dove avrebbe trovato un pappagallo dai poteri straordinari: conosceva tutti i posti dove si trovava dell’oro o dell’argento sepolto sotto
terra. Egli aveva seguito i consigli dello gnomo e aveva trovato il pappagallo. Da
quel momento per lui tutto era cambiato e i soldi erano cominciati ad arrivare a
volontà; a volte s’annoiava perfino a raccoglierli ed evitava di andare in cerca col
suo pappagallo solo per non stancarsi. Quell’uccello era un tesoro vivente, lui
non lo lasciava mai e lo portava sempre con sé.
Nel sentire quella storia il vecchio padrone rimase incredulo e stupito. Disse a
Zhao Da che voleva provare se quanto gli aveva narrato era vero e l’altro acconsentì subito. Allora, portandosi appresso il pappagallo, s’incamminarono per la
strada e uscirono dalla proprietà di quell’uomo.
Arrivati finalmente in un posto dove c’era un piccolo pozzo, Zhao Da disse al
pappagallo: «C’è argento sepolto qui?»
L’uccello rispose subito: «Certo!»
Zhao Da scavò per un po’ nel luogo indicato e trovò una piccola pentola di terracotta piena di monete d’argento. S’incamminarono di nuovo e subito dopo si
fermarono in un altro luogo dove c’era un fosso.
Zhao Da chiese allora al pappagallo: «C’è dell’oro sepolto qui?»
E l’uccello, pronto: «Certo!»
Zhao Da scavò di nuovo e trovò un piccolo sacchetto pieno di monete d’oro.
Il vecchio padrone aveva la bava alla bocca. Fuori di sé per l’eccitazione tirava
per un braccio Zhao Da e diceva: «Andiamo a cercare nelle mie terre! Andiamo
a cercare nel mio!»
Zhao Da rifiutava: «No! No! Nelle tue terre no! Quello che è tuo è tuo!»
«Faremo a metà! Faremo a metà!» ripeteva l’altro.
«Vedi,» diceva ostentando superiorità e indifferenza Zhao Da, «finiremmo per
litigare. Non ho bisogno di cercare nelle tue terre quando posso trovare tutto
l’oro e l’argento che voglio dove voglio. Lascia stare.»
«Allora cerca tu, dimmi se ce n’è, io ti ricompenserò, vedrai ti farò ricco!» tentò
di nuovo il vecchio padrone.
Zhao Da replicò: «Io sono già ricco! Spesso mi annoio a cercare, ho già fin troppo denaro, non ho bisogno del tuo. Credimi, con questo pappagallo ormai per
me il denaro non ha più nessuna importanza!»
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Fiaba cinese
Certo!
4. Perché il vecchio
malvagio vuole il
pappagallo? ➔
Quel vecchio malvagio ormai aveva un unico pensiero: impossessarsi a ogni
costo del pappagallo! Con un piano preciso in mente, volle dare il giorno dopo
un ricco e sontuoso banchetto nella sua casa invitando parenti, amici e conoscenti. Era certo che Zhao Da, di fronte a tutta quella gente, non avrebbe osato
mostrarsi sgarbato e rifiutargli un favore. Così, pregustando già il suo successo,
aspettò insonne per tutta la notte il banchetto del giorno dopo.
Fin dal mattino cominciò ad arrivare gente, curiosa ed eccitata di vedere quella
straordinaria creatura dai poteri così fantastici. Il padrone di casa era sicuro di
riuscire, durante il banchetto, a convincere Zhao Da a vendergli il pappagallo.
Fu ora di pranzo, si sedettero tutti a tavola e cominciarono a fare sorrisi, congratulazioni, ammiccamenti.3 Dalle cucine arrivavano in fila i servi con piatti colmi
di carni e cibi rari; dalle cantine il vino arrivava a otri e scompariva come d’incanto. Il padrone di casa ostentava affabilità e munificenza; Zhao Da mangiava
e beveva tranquillo.
A un tratto arrivò la richiesta: «Tu devi vendermi il tuo pappagallo!» disse il
padrone di casa a Zhao Da.
«Ma…»
«No! No! Dimmi solamente il prezzo! Solo il prezzo! Niente altro!»
Zhao Da finse umiltà e deferenza, esitava a rispondere. La gente intorno tratteneva il fiato, aveva gli occhi puntati dritto su Zhao Da e aspettava. Lui si guardò
in giro e finalmente disse: «Tu sei stato il mio padrone per così tanti anni, come
posso rifiutarti un favore? E poi di fronte a tutti questi tuoi amici, così in pubblico!»
Faceva il viso triste e dispiaciuto. «Questo animale, però, è un tesoro vivente,
come posso dirti il prezzo? Non si può. Per non farti uno sgarbo possiamo fare
così: chiedi ai tuoi ospiti qui riuniti di fissare un prezzo e io accetterò.»
«Bravo! Bravo!» si levarono voci in coro, «vedrai che aggiusteremo tutto noi e
sarete contenti entrambi. Lasciate fare a noi!»
Il padrone di casa era ormai al colmo dell’eccitazione, guardava Zhao Da con
occhi dolci e amorevoli, come fosse il suo figliolo più caro, si agitava sulla sedia
e osservava gli ospiti intorno. Allora sua moglie intervenne e gli disse in un orecchio: «Una creatura di quel genere vale tutto quello che abbiamo!»
Aveva parlato piano ma non tanto che gli ospiti più vicini non potessero sentire,
così il prezzo suggerito volò immediatamente di bocca in bocca.
Al padrone di casa e agli ospiti parve ragionevole, Zhao Da acconsentì fingendosi dispiaciuto.
Fu chiamato uno scrivano e furono nominati i testimoni. Venne steso il contratto
col quale la casa, i campi, le bestie nelle stalle e tutta la proprietà venivano ceduti
a Zhao Da in cambio dello straordinario pappagallo e così avvenne lo scambio. Gli
ospiti si affollarono a porgere ai due contraenti4 le loro più vive congratulazioni.
Infine il padrone di casa col suo prezioso pappagallo seguito da tutti gli ospiti in
corteo, uscì dalla casa ormai non più sua per andare subito in cerca d’oro e d’argento sepolti. Arrivarono vicino a un ruscello e il vecchio malvagio fermò il
3. ammiccamenti: cenni d’intesa.
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Unità 2
4. contraenti: coloro che firmano il contratto.
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Fiaba cinese
Unità 2
Certo!
5. È lieto il finale
della fiaba?
Sottolinealo. ➔
corteo; gettò uno sguardo intorno poi chiese solennemente al pappagallo: «C’è
dell’argento sepolto qui?»
L’uccello subito pronto: «Certo».
Fu un affollarsi di gente a scavare con ogni mezzo, si spintonavano l’un l’altro,
c’era persino chi grattava la terra con le unghie ma non si trovò nulla. Pensando
d’avere sbagliato luogo o d’aver commesso qualche errore, decisero di andare a
cercare altrove. Arrivarono ai piedi di un monte, si fermarono tutti di nuovo e il
vecchio chiese ancora al pappagallo: «C’è dell’oro sepolto qui?»
E subito: «Certo!»
Si misero tutti a scavare anche lì ma non trovarono nemmeno l’ombra di una
moneta. Nessuno s’era preoccupato di mettercela prima.
Il vecchio padrone s’accorse finalmente d’essere stato imbrogliato e pieno di
rabbia esclamò: «Tu uccellaccio della malora, sei una truffa?»
«Certo!» fu la pronta risposta.
«Brutta bestia! È stato tutto un imbroglio?»
«Certo!» rispose di nuovo il pappagallo.
Ormai verde di rabbia e con gli occhi fuori dalla testa il vecchio padrone non
poteva più contenersi; scagliò con furia il pappagallo per terra esclamando: «Tu
sarai la mia morte!»
L’uccello fece qualche passo, poi con pochi colpi d’ala si levò in volo gracchiando: «Certo!»
Anonimo cinese, in Fiabe dal mondo, a cura di M. Cazzavillan, Einaudi Scuola
ATTIVITÀ
COMPRENDERE
1 ✱ Come mai si ammala Zhao Da?
2 ✱ Che cosa decide allora di fare il ricco possidente?
A lo uccide
B lo imprigiona
C lo caccia
D lo guarisce
3 ✱ ✱ Qual è il piano di Zhao Da per vendicarsi del perfido padrone?
4 ✱ ✱ Il vecchio malvagio casca nello scherzo di Zhao Da? Che cosa gli cede per avere il pappagallo? Come
finisce per lui la fiaba?
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Fiaba cinese
Unità 2
Certo!
ANALIZZARE
5 ✱ Qual è la principale caratteristica del protagonista di questa fiaba?
A la forza fisica
B il coraggio
C la furbizia
D la ricchezza
6 ✱ E del suo antagonista?
7 ✱ ✱ Come in tutte le fiabe, com’è il linguaggio?
A pieno di parole difficili
B complesso e con frasi lunghe
C divertente
D semplice e popolare
LESSICO
8 ✱
A
B
C
D
Nell’espressione «lavori… molto faticosi», che cos’è molto?
un pronome
un aggettivo
un avverbio
una preposizione
9 ✱ ✱ Completa la seguente tabella dividendo i nomi astratti da quelli concreti.
regione – possidente – animo – servi – gusto – crudeltà – luce – tramonto – bocca – fatica
Concreti
Astratti
ESPERIENZE E COMPETENZE
Parlare
10 ✱ ✱ Si dice che “la miglior vendetta è il perdono”. Sei d’accordo con questa frase? Racconta una tua esperienza in cui ti sei vendicato di un torto subito, oppure in cui avresti voluto farlo.
Scrivere
11 ✱ ✱ ✱ Tu come ti saresti vendicato del vecchio malvagio possidente? Inventa e racconta un piano alternativo a quello del pappagallo, ma altrettanto furbo e divertente?
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Unita 1
Favole per tutti i gusti
Favole dal mondo
L’asino peccatore
Favola etiope
TESTO: narrativo
DA LEGGERE PER…
Ricordare che
chi è più debole
rischia di più.
n giorno il leone, il leopardo, la iena e l’asino si incontrarono e si misero a lamentarsi dei brutti tempi: da mesi non pioveva, né gli uomini
né gli animali trovavano più niente da mangiare.
«Di chi sarà la colpa?» si domandavano l’un l’altro.
«Forse qualcuno di noi ha commesso un brutto peccato, e per questo non
piove più.»
«Già, dev’essere proprio così.»
«Il peccatore dovrà confessare, così potremo castigarlo: poi forse ricomincerà a piovere.»
Le bestie furono d’accordo su questo punto, e il primo a confessare le sue
malefatte fu il leone.
«Povero me, io sono colpevole di un’azione bruttissima. Non tanto tempo fa vicino al villaggio ho sorpreso un vitello: gli sono saltato addosso e
l’ho mangiato.»
Gli altri guardarono il leone, osservarono le sue zanne temibili e i suoi robusti artigli, poi scossero la testa: «No, no, via, questo non è un peccato grave».
Per secondo parlò il leopardo: «Io sì che sono colpevole di una brutta azione. Non tanto tempo fa, giù nella valle, ho incontrato una capra che si era
sperduta, e l’ho sbranata».
Gli altri animali guardarono il leopardo, osservarono le sue membra agili
e forti, scossero il capo e dissero: «No, no, via, questo non è un peccato
grave».
Per terza parlò la iena: «Io sì che sono colpevole di una brutta azione. Non
tanto tempo fa ho rubato una gallina e l’ho mangiata».
Le bestie scossero il capo: «No, via, neanche questo è un peccato grave».
Per ultimo parlò l’asino: «Non so se si tratta proprio di una cattiva azione. Fatto sta che l’altro giorno, mentre il mio padrone chiacchierava con
un amico, ho strappato un paio di ciuffi d’erba dal bordo della strada».
Gli animali lo guardarono in silenzio un momento, poi scossero tristemente il capo: «Questo sì che è un peccato grosso. Sei dunque tu il colpevole
di tutti i nostri mali». Gli balzarono addosso e se lo mangiarono.
U
CONSIGLIO DI LETTURA
Anonimo etiope, in Enciclopedia della favola,
Editori Riuniti
1
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Unita 1
Favole per tutti i gusti
Favole dal mondo
ATTIVITA
Comprensione
1
Chi sono i protagonisti della favola?
......................................................................................................................................................
2
3
Di che cosa si lamentano?
A della troppa pioggia
B della ferocia degli uomini
C della scarsità di piccoli animali
D dell’assenza di pioggia
Quale pensano che sia la causa?
......................................................................................................................................................
4
Quali colpe confessano?
Il leone: ........................................................................................................................................
Il leopardo: ...................................................................................................................................
La iena: .........................................................................................................................................
L’asino: .........................................................................................................................................
5
Come finisce la favola?
......................................................................................................................................................
......................................................................................................................................................
Analisi del testo
6
Del leone e del leopardo sono evidenziate alcune caratteristiche. Cercale e sottolineale nel testo usando colori diversi per ciascun animale.
7
Com’è il linguaggio, come nella maggior parte delle favole?
A con molte parole difficili
C con frasi lunghe e complesse
B semplice e lineare
D difficile da interpretare
8
Qual è, secondo te, la morale della favola?
......................................................................................................................................................
......................................................................................................................................................
Le abilità e l’esperienza
9
10
L’asino viene mangiato, non perché aveva davvero commesso una colpa maggiore rispetto a
quella degli altri, ma perché più debole e indifeso. Racconta un episodio in cui hai visto qualcuno
subire un torto, solo perché più debole e indifeso degli altri.
Come, secondo te, sarebbe giusto che la favola finisse? Prova a riscrivere il finale.
2
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Favole di oggi
Livello 2
Testo: narrativo
● Genere: favola
● Parliamo di:
accettare gli altri
●
Come Cama Leonte
diventò verde, lilla,
blu...
Alberto Moravia
Guida alla comprensione
Situazione iniziale
Presenta l’amore
non corrisposto
di ...................................
per .................................
Fatto centrale
1. Cama Leonte va
a trovare O. Racolo.
Perché?
La fantasia di uno scrittore inventa una favola per “spiegare” la capacità dei camaleonti di mimetizzarsi. Così ci insegna anche una cosa molto
importante.
Nei tempi dei tempi una certa Cama Leonte si innamorò di tale Porco
Spino. Ma per amarsi, bisogna essere in due. Ora Cama Leonte certamente amava Porco Spino; ma quest’ultimo altrettanto certamente non
amava Cama Leonte. La povera Cama appena vedeva Porco che se ne
andava pacificamente per un prato brucando i cardi selvatici, si precipitava e cosa trovava? Tra i cardi irti di spine, una palla anch’essa irta di
spine. Cama, che per quella palla ci stravedeva, allora singhiozzava:
«Porco, Porco mio bello, stenditi, apriti, comunica. Te ne prego, te ne
supplico, comunica, stenditi, apriti». Sì, fatica sprecata. Porco Spino che
aveva paura del matrimonio, non rispondeva e tanto meno smetteva di
fare la palla. Allora la povera Cama se ne andava sconsolata, dicendo tra
sé e sé: “Tante spine e niente coraggio!”
Basta, andò a finire che Cama Leonte, decisa a spuntarla con Porco Spino,
andò a trovare O. Racolo, uno stregone vecchio bacucco, molto irascibile e
di poche parole, che viveva in fondo ad un bosco, dentro una grotta. O.
Racolo, sentito il caso, disse subito, con la sua vociona cavernosa:
«Cama, Cama
t’ama, non t’ama».
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1
Unità 1 Favole e favole
2. O. Racolo suggerisce
a Cama Leonte un
rimedio. Quale?
3. Il rimedio suggerito
da O. Racolo non
funziona. Perché?
4. Dove termina il fatto
centrale? Indicalo
a margine del testo.
Conclusione
O. Racolo
arrabbiatissimo con
Cama Leonte le infligge
una punizione.
Quale?
1. panzé: dal francese pensée; fiore dai petali viola,
in italiano “viola del pensiero”.
2
Cama Leonte domandò: «Che vuol dire?» E O. Racolo:
«Alla margherita
strappa le foglie
al Porco Spino
strappa le spine».
A farla breve, il rimedio suggerito da O. Racolo era il seguente: avvicinarsi a Porco Spino nel momento in cui faceva la palla, e, come si fa con
i petali della margherita, strappargli via via le spine, ripetendo: «M’ama,
non m’ama, m’ama, non m’ama». Le spine, con quel ritornello, sarebbero venute via con facilità, proprio come i petali della margherita. E Porco
Spino non avrebbe più potuto fare la palla. O. Racolo concluse: «Attenta,
però, che, dopo, non avrà più spine!» E Cama Leonte, alzando le spalle:
«E che me ne importa? Mica gli voglio bene per le spine».
Detto e fatto. Porco Spino va a brucare; Cama Leonte si precipita; Porco
Spino fa la palla; Cama Leonte prende a strappargli le spine ripetendo:
«M’ama, non m’ama». Le spine, a quelle parole, vengono via con la massima facilità.
«M’ama, non m’ama»; alla fine, ecco Porco Spino del tutto privo di aculei, nudo come un verme in forma di palla. Allora, vedendo quella palla
morbida color rosa confetto, Cama Leonte gridò: «Ma non è lui, non è
più lui, dovevi dirmelo, O. Racolo, che l’amavo perché aveva le spine,
non è più lui e io non l’amo più!»
O. Racolo disse con severità: «Sotto queste spine c’era il verme. Non lo
sapevi questo? Adesso ama il tuo verme e lasciami in pace».
E Cama Leonte: «Ahimè, ho capito troppo tardi che in realtà l’amavo
perché aveva le spine».
Allora O. Racolo domandò: «Insomma lo vuoi sposare il tuo Porco senza
spine, sì o no?»
«Assolutamente, no.»
Arrabbiatissimo, O. Racolo gridò: «E io ti punirò. D’ora in poi, dovunque
ti poserai, prenderai il colore della cosa sulla quale ti posi, affinché tutti
sappiano che sei una banderuola e cambi idea facilmente e non sei capace di amare nessuno perché via via puoi amare tutti». Così dicendo, prese
la rincorsa e diede un calcio nel sedere a Cama Leonte, scagliandola nel
cielo. Ora, aveva piovuto e c’era un magnifico arcobaleno che andava da
una parte all’altra dell’orizzonte e Cama Leonte, sbalzata su su fino all’arcobaleno, diventò via via, come aveva detto O. Racolo, rossa, verde,
azzurra, gialla, blu, lilla, bianca, marrone e così via e così via. Poi andò a
cadere su un ramo di mimosa e diventò verde a palline gialle; dalla mimosa capitombolò su un roseto e si fece rosso fuoco; dal roseto atterrò su
un’aiuola di panzé1 ed eccola viola con tante screziature d’oro.
Da allora Porco Spino è diventato Porco ma senza spine, cioè il nostro
comune maialetto. Ma i suoi fratelli porcospini hanno gli aculei e fanno
la palla.
Quanto al camaleonte, bravo chi lo trova; perché prende il colore della
cosa su cui sta posato e, per così dire, diventa invisibile. Per esempio,
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Favole di oggi
potrebbe essersi posato sui tuoi capelli e averne preso il colore e tu non
te ne accorgi perché non lo vedi. A proposito, che colore hanno i tuoi capelli? Sono biondi? Neri? Castani? Rossi?
Un libro da leggere
Alberto Moravia, Storie della Preistoria,
Bompiani
Attività
Leggere e capire
COMPRENSIONE
Il tempo
1 Ricostruisci il testo numerando i seguenti mo-
3 Sottolinea nella prima frase della favola l’indi-
menti della favola.
Cama Leonte cessa di amare Porco Spino.
Cama Leonte va da O. Racolo a chiedere
consiglio.
Cama Leonte ama Porco Spino che non la
ama.
Porco Spino diventa un maiale, Cama Leonte
diventa invisibile.
Cama Leonte priva Porco Spino degli aculei.
O. Racolo punisce Cama Leonte.
O. Racolo suggerisce come ottenere l’amore
di Porco Spino.
cazione che colloca la vicenda in un tempo vago, indefinito.
●
●
La morale
4 Rileggi il testo evidenziato in giallo. Queste
●● parole condannano un modo di comportarsi.
Quale?
A superficialità nelle proprie scelte
B irascibilità
C mancanza di coraggio
D incapacità di amare
Lingua e lessico
ANALISI DEL TESTO
I personaggi
2 Trascrivi la descrizione di O. Racolo sia per
● quanto riguarda l’aspetto fisico, sia per quanto riguarda il carattere.
5 «Sei una banderuola» è la critica che O.
Racolo rivolge a Cama Leonte.
– Sai spiegare questa espressione con parole
tue? Puoi aiutarti con il dizionario.
Parlare
Raccogli informazioni sul camaleonte, su curiosità che lo riguardano o su storie e leggende da lui ispirate. Racconta poi ai tuoi compagni quello che hai imparato.
Indagine sul “leone che striscia”
6 Il nome “camaleonte” deriva dal greco khamai
●●● “a terra” e leon “leone” e propriamente significa “leone che striscia per terra”.
Scrivere
LA MIA ESPERIENZA Un desiderio passeggero
7 Ti è capitato di desiderare qualcosa e poi, nel
●●
momento in cui l’hai ottenuta, di non volerla
più? Racconta.
Se fossi...
8 Se tu avessi la capacità di mimetizzarti come il
●●● camaleonte, che cosa faresti? Esprimi ciò che
ti viene in mente.
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3
Incontr
Livello 3
Testo: narrativo
● Genere: fiaba
● Parliamo di:
il viaggio per
sposare la figlia del re
●
I doni
scambiati
Storie p iamo una cu
e
e person r conoscere luo ltura
g
aggi di t
utto il m hi
ondo.
Fiaba africana
Guida alla comprensione
Una donna ha due figli. Uno di loro insegue un sogno: vuole sposare la
figlia di un re. Ci riuscirà?
Situazione iniziale
Quali personaggi
vengono presentati?
Una donna aveva due figli. Un giorno andò in cerca di legna e tornò a
casa con una fascina sulla testa. In cima alla fascina c’erano due uccelli
dalle piume rosse e oro che si erano posati lassù ed erano rimasti impigliati con le zampe nell’intrico dei rami. La madre regalò un uccello a
ciascun figliolo.
Il maggiore disse:
«Ho la pancia che protesta per la fame! Ora spenno l’uccello e me lo faccio arrosto. Accendi il fuoco, madre!»
«Io invece voglio tenermelo,» disse il fratello minore. «Lo scambierò con
qualcos’altro.»
«Con che cosa lo scambierai, fratello?»
«Con la figlia di un re.»
«La figlia di un re in cambio di un uccello dalle piume rosse e oro? Tu sei
pazzo, fratello!»
«Se sono pazzo, pazienza. Addio, fratello. Addio, madre.»
Prese con sé l’uccello dalle piume rosse e oro e se ne andò.
Nel primo villaggio che incontrò vide dei bambini che giocavano davanti alla fucina di un fabbro.
«Ragazzo, dacci quell’uccello dalle piume rosse e oro.»
«Prendetelo, amici miei.»
I bambini presero il volatile, gli tirarono il collo e l’arrostirono sul fuoco.
Il ragazzo si sedette per terra e si mise a piangere.
«Ridatemi l’uccello che mi ha regalato mia madre!»
«Calmati,» gli dissero i bambini. «In cambio ti daremo un coltello.»
Il ragazzo se ne andò con il suo coltello. Poco dopo arrivò sulla riva di
uno stagno. Qui vide degli uomini acquattati a quattro zampe, come i
cani. Erano impegnati a tagliare con i denti le canne di bambù.
Borbottavano, si lamentavano, mordevano e rosicchiavano. Le loro bocche sanguinavano e si accanivano invano.
«Prendete il mio coltello,» disse loro il ragazzo. «Vi sarà più facile tagliare le canne.»
«Grazie,» dissero gli uomini.
Si misero a tagliare, e tagliarono, e tagliarono, finché la lama del coltello
si spezzò.
L’eroe
Chi è?
La mancanza
Che cosa desidera il
figlio minore che non
ha? La figlia ...
La partenza
Il figlio minore si
allontana da casa
portando ...
Gli incontri e gli
scambi
1. Che cosa ottiene dai
bambini a cui dona
l’uccello dalle piume
rosse e oro?
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Riservato agli studenti che adottano il testo P. Albonico, G. Conca, M. Singuaroli,
La bottega della fantasia, Archimede Edizioni
1
Unità 2 Nel regno delle fiabe
2. Che cosa ottiene dai
tagliatori di bambù?
3. E dai raccoglitori
di fave?
2
Il ragazzo si mise a piangere:
«Rivoglio il mio coltello! Chi me l’ha dato? I bambini della fucina in
cambio di un uccello dalle piume rosse e oro. E l’uccello chi me l’ha dato? Mia madre, mia madre!»
Gli uomini gli dissero:
«Calmati. In cambio del coltello ti daremo un cesto di vimini.»
Il ragazzo se ne andò con il suo cesto di vimini. Passò vicino a un grande campo, e in questo grande campo c’erano tanti uomini con la schiena
curva verso terra che raccoglievano fave e le mettevano nelle tasche dei
loro poveri abiti. Ma le tasche, stracolme, si erano rotte e dalle scuciture
tutte le fave cadevano a terra. Il ragazzo disse loro:
«Prendete il mio cesto».
In poco tempo il cesto fu colmo. Gli uomini vollero riempirlo ancora di
più, e uno ci si sedette sopra per farci stare più fave. Ma il cesto si sfondò, e il ragazzo si mise a gridare, con la testa fra le mani:
«Rivoglio il mio cesto! Chi me l’ha dato? I tagliatori di bambù in cambio
di un lungo coltello. E il coltello chi me l’ha dato? I bambini della fucina
in cambio di un uccello dalle piume rosse e oro. E l’uccello chi me l’ha
dato? Mia madre, mia madre!»
«Non aver paura, ragazzo,» dissero gli uomini ridendo per cercare di calmarlo. «In cambio ti daremo un vaso pieno d’olio.»
Il ragazzo se ne andò con il suo vaso sotto il braccio. Ed eccolo arrivato
davanti a un grande albero. Quest’albero era tutto bianco, bianco il tronco, bianchi i rami, bianche le foglie.
«Come sei pallido, mio povero albero!» disse il ragazzo.
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Riservato agli studenti che adottano il testo P. Albonico, G. Conca, M. Singuaroli,
La bottega della fantasia, Archimede Edizioni
Fiabe dal mondo
4. Che cosa ottiene dal
grande albero?
5. Che cosa gli danno
i mercanti?
6. Che cosa riceve
dal fiume?
L’albero rispose:
«Sono malato, ragazzo mio. Potrei guarire se tu mi regalassi un po’ del
tuo olio dolce che ha il profumo della vita».
Il ragazzo spalmò l’olio sull’albero e strofinò per bene, poi si sedette e si
mise a cantare con voce forte e triste
«Rivoglio il mio vaso d’olio! Chi me l’ha dato? I raccoglitori di fave in
cambio di un cesto rotondo. E il cesto chi me l’ha dato? I tagliatori di
bambù in cambio di un lungo coltello. E il coltello chi me l’ha dato? I
bambini della fucina in cambio di un uccello dalle piume rosse e oro. E
l’uccello chi me l’ha dato? Mia madre, mia madre!»
L’albero gli diede una fascina di rami. Il ragazzo se ne andò con la schiena curva sotto il peso dei rami. Incontrò dei mercanti che sostavano all’ombra di una roccia e cucinavano in un paiolo la zuppa per la cena.
Ma non avendo nulla con cui far fuoco, bruciavano quello che avevano
addosso, scarpe, unghie, capelli e barbe.
«Prendete la mia legna,» disse il ragazzo.
Quelli la misero sotto il paiolo e subito ottennero una bella fiamma vivace.
Quando non rimase altro che cenere e carbone, il ragazzo guardò il fumo
che si alzava verso il cielo, sbatté i piedi e gridò con tutto il fiato che aveva:
«Rivoglio la mia fascina! Chi me l’ha data? Un albero malato in cambio
dell’olio dolce. E l’olio chi me l’ha dato? I raccoglitori di fave in cambio di
un cesto rotondo. E il cesto chi me l’ha dato? I tagliatori di bambù in
cambio di un lungo coltello. E il coltello chi me l’ha dato? I bambini della fucina in cambio di un uccello dalle piume rosse e oro. E l’uccello chi
me l’ha dato? Mia madre, mia madre!»
«Eccoti del sale,» dissero i mercanti. «È uno scambio vantaggioso per te.»
E gli diedero un grande sacco pieno di sale. Il ragazzo corse fino alla riva
del fiume, assaggiò l’acqua e subito la sputò. Il fiume chiese:
«Ma come, non ti piaccio?»
«Sei proprio insipido, fiume.»
«Mettimi del sale, ragazzo, e diventerò saporito.»
Il ragazzo versò nel fiume una pioggia di sale. Quando il sacco fu vuoto,
si chinò sull’acqua e, guardando la sua immagine riflessa, gridò:
«Rivoglio il mio sale! Chi me l’ha dato? I mercanti in cambio di una pesante fascina. E la fascina chi me l’ha data? Un albero malato in cambio
dell’olio dolce. E l’olio chi me l’ha dato? I raccoglitori di fave in cambio di
un cesto rotondo. E il cesto chi me l’ha dato? I tagliatori di bambù in
cambio di un lungo coltello. E il coltello chi me l’ha dato? I bambini della fucina in cambio di un uccello dalle piume rosse e oro. E l’uccello chi
me l’ha dato? Mia madre, mia madre!»
«Eccoti i miei pesci,» gli disse il fiume. «Prendili, sono tuoi.»
Il ragazzo si caricò sulle spalle una rete grondante e piena di pesci. Ben
presto giunse in un bel villaggio. Vide che alcuni schiavi correvano qua e
là cercando di acchiappare topi e cavallette.
«Che cosa state facendo?» chiese il ragazzo.
«Il nostro re riceve la visita di sessanta stranieri e non abbiamo nulla da
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Riservato agli studenti che adottano il testo P. Albonico, G. Conca, M. Singuaroli,
La bottega della fantasia, Archimede Edizioni
3
Unità 2 Nel regno delle fiabe
7. Che cosa chiede il
ragazzo agli schiavi
che cercano di
acchiappare topi e
cavallette per il pranzo
che il re vuole offrire?
8. Che cosa offre al re
per sfamare i suoi
ospiti?
Il lieto fine
Che cosa ottiene
il ragazzo dal re?
mangiare. Stiamo dando la caccia a queste bestie per la grande cena!»
«Portatemi davanti al vostro re,» disse il ragazzo.
E quando fu al cospetto del re:
«Signore, ti ho portato quanto ti serve per sfamare i tuoi ospiti,» disse
posando sulla tavola la rete piena di pesci lucenti.
Il ragazzo ricevette mille ringraziamenti e il pesce fu cucinato e servito
su foglie di palma. Terminata la cena e sparito tutto il pesce, il ragazzo
andò sotto l’albero dei discorsi. Qui suonò lo zufolo e poi, accompagnandosi con il tamburo, cantò:
«Uomini, rivoglio i miei pesci lucenti! Chi me li ha dati? Il grande fiume
in cambio di un sacco di sale. E il sacco di sale chi me l’ha dato? I mercanti in cambio di una pesante fascina di legna. E la fascina chi me l’ha
data? L’albero malato in cambio dell’olio dolce. E l’olio chi me l’ha dato?
I raccoglitori di fave in cambio di un cesto rotondo. E il cesto chi me l’ha
dato? I tagliatori di bambù in cambio di un lungo coltello. E il coltello
chi me l’ha dato? I bambini della fucina in cambio di un uccello dalle
piume rosse e oro. E l’uccello chi me l’ha dato? Mia madre, mia madre!»
«Che cosa vuoi, ragazzo?» chiese il re.
«Tua figlia in sposa.»
«Prendila, amatevi e siate felici.»
La bella fanciulla indossò un abito dorato, il ragazzo vestì anch’egli abiti nobiliari e insieme partirono in groppa a una giumenta bianca.
Cavalcarono per alcuni giorni e giunsero al villaggio dove vivevano la
madre e il fratello maggiore del ragazzo.
«Ti saluto, fratello! Ti presento la mia sposa. L’ho barattata con l’uccello
dalle piume rosse e oro!»
L’altro ne fu così sbigottito che scomparve sottoterra.
Questo racconto mi è venuto all’orecchio, io l’ho preso al volo, l’ho fatto
entrare dentro di me, l’ho riscaldato e con il mio fiato l’ho raccontato.
Un libro da leggere
Henri Gougaud, All’ombra del baobab,
racconti africani, trad. di M. Vidale,
Edizioni EL
Attività
Leggere e capire
ANALISI DEL TESTO
1
●
4
I personaggi della fiaba
La madre dona ai due figli due uccelli dalle piume rosse e oro. Il maggiore spenna il volatile e lo fa arrosto. Così facendo si dimostra:
A coraggioso
B imprevidente
C timido
D saggio
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Riservato agli studenti che adottano il testo P. Albonico, G. Conca, M. Singuaroli,
La bottega della fantasia, Archimede Edizioni
Fiabe dal mondo
con le sue insistenti lamentele. Sottolinea nel
testo i due passaggi.
2 l figlio minore decide, invece, di scambiare
●
l’uccello con qualcos’altro. Come si dimostra?
A saggio
C curioso
B impaziente
D gentile
8 Nei racconti africani tutto vive, tutto possiede
●●
3 Il figlio minore possiede anche altre qualità.
●●
a. È generoso; come lo dimostra?
b. È furbo; come agisce per ottenere altre cose
in cambio dei suoi doni?
4 Che cosa fa il figlio maggiore quando vede che
●●
9 La fiaba testimonia una realtà dura, in cui la
●●●
il fratello è riuscito a sposare la figlia del re?
La formula finale
5 La fiaba termina con una formula di chiusura.
●
Rileggila ed evidenziala, poi spiega che cosa
significa secondo te.
6 Quali espressioni contenute nella formula ti
●●
povertà e la fame sono problemi quotidiani.
Ricerca nel testo e riporta sul quaderno i brani
che rivelano le misere condizioni di vita, la fatica di un lavoro svolto senza utensili adatti, la
disperata mancanza di cibo.
L’insegnamento
10 La fiaba nasce da una cultura legata ad antichi
●
fanno capire che la fiaba appartiene alla tradizione orale?
Una fiaba africana
7 Spesso la fiaba africana è accompagnata dal
●●●
un’anima: l’animale e la pianta, l’acqua e il
sasso. Oltre agli esseri umani, quali esseri animati compaiono e scambiano i loro doni con
l’eroe della fiaba?
suono di uno strumento, dal canto, o semplicemente dal ritmico battere delle mani. Nel testo, in due occasioni, l’eroe esprime con il
canto e con il suono il dolore per la perdita dei
doni ricevuti e cerca di ottenerne uno nuovo
valori che vengono trasmessi a chi la ascolta:
ha quindi uno scopo educativo. Quale tra i seguenti insegnamenti non corrisponde a quello
della fiaba?
A Nella vita è meglio inseguire i propri sogni
e fare di tutto per realizzarli.
B Nella vita è meglio cedere all’impulso del
momento e trovarsi con la pancia piena.
C La generosità è un dono che verrà ricambiato da possibilità inaspettate.
D Anche una cosa che sembra insignificante
può trasformarsi in una ricchezza.
Parlare
LAVORO DI GRUPPO Lettura drammatizzata
11
●●●
La ricchezza e la vivacità dei dialoghi rendono la fiaba adatta a farne uno spettacolo teatrale che rispecchi il mondo in cui è nata.
Evidenziate con colori differenti le parti dei diversi personaggi e quella del narratore e provate a fare in
classe una lettura espressiva.
Scrivere
Un giusto insegnamento
12 Uno dei personaggi della fiaba è un grande albero malato. Un albero pallido e sofferente che può guari●● re solo con le attenzioni e le cure dell’eroe. Che cosa fa per lui il ragazzo? Quale insegnamento ricavi da
questo gesto?
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Riservato agli studenti che adottano il testo P. Albonico, G. Conca, M. Singuaroli,
La bottega della fantasia, Archimede Edizioni
5
Incontr
Livello 2
Testo: narrativo
● Genere: fiaba
● Parliamo di:
il segreto di una
sposa
●
Guida alla comprensione
La gratitudine
della gru
Storie p iamo una cu
e
e person r conoscere luo ltura
g
aggi di t
utto il m hi
ondo.
Fiaba giapponese
Un povero boscaiolo accoglie nella sua casupola una fanciulla stupenda,
che diventa la sua sposa. Ma un giorno la ragazza gli fa una strana richiesta.
Tanto tempo fa, in un villaggio del Giappone sperduto tra le montagne
viveva un boscaiolo. Era molto povero e per questo motivo, nonostante
non fosse più giovane, non era sposato: infatti nessuna ragazza aveva
accettato di diventare sua moglie per condividere con lui una vita di
stenti.1 Il boscaiolo viveva in una capanna ai bordi del bosco; tutte le
mattine egli si recava nel bosco per raccogliere legna, e tutte le sere tornava a casa con un carico di fascine. Vendendo la legna egli riusciva a ricavare abbastanza denaro per poter sfamare se stesso e la madre, e per
poter acquistare il minimo indispensabile per sopravvivere.
Una sera, tornando a casa dal bosco, egli vide una gru
che era stata catturata dalla trappola di un cacciatore:
La gru
l’uccello sembrava soffrire molto e sbatteva freneticamente le ali, ma non riusciva a liberarsi. Il boscaiolo ebLa gru (tsuru in giapponese) è venerata
be pietà delle sofferenze dell’uccello: sciolse il laccio
presso i giapponesi, perché secondo la loche lo imprigionava e lo lasciò libero.
ro tradizione vivrebbe mille anni. Fabbricare una gru con la carta è augurio di
Una sera, pochi giorni dopo, il boscaiolo sentì bussare allunga vita. Quando una persona è ammala porta della sua casupola. Egli si stupì molto, perché
lata si realizzano mille gru con l’arte delnessuno passava mai a trovarlo. Andato ad aprire, vide
l’origami (la piegatura della carta) per gasulla soglia una ragazza: era una fanciulla stupenda, e il
rantirle la pronta guarigione. Il valore tauboscaiolo pensò di non aver mai visto in tutta la sua vita
maturgico della gru, ossia la capacità di riuna bellezza simile: certamente doveva essere la figlia di
sanare dai malanni e di far star bene, è tequalche nobile, forse una principessa. La fanciulla chiese
stimoniato anche da questa fiaba.
umilmente al boscaiolo di essere ospitata per la notte.
Il boscaiolo si schermì:2 «Questa è una casa molto modesta e temo che non sarò in grado di offrirti un’ospitalità degna del tuo
rango. Tuttavia se non hai altro posto dove passare la notte e se ti accontenti, sei la benvenuta. Oggi ho pescato un pesce nel torrente, e lo dividerò con te».
La mattina dopo, la fanciulla chiese al boscaiolo di poter diventare sua
moglie. Il boscaiolo era molto confuso da questa richiesta e voleva rifiu1. stenti: povertà, mantare: «Sono povero e ho appena il necessario per potermi sfamare: se mi
canza di denaro.
sposerai, sicuramente anche tu condurrai una vita difficile». Tuttavia la
2. si schermì: cercò di sotfanciulla insistette tanto che il boscaiolo alla fine acconsentì.
trarsi, perché era modesto.
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Riservato agli studenti che adottano il testo P. Albonico, G. Conca, M. Singuaroli,
La bottega della fantasia, Archimede Edizioni
1
Unità 2 Nel regno delle fiabe
Il boscaiolo iniziò quindi a vivere con la nuova moglie. La fanciulla arrivata misteriosamente aveva un carattere dolcissimo e svolgeva con cura
le faccende domestiche. Quando tornava a casa la sera, il boscaiolo trovava la stanza pulita e la cena pronta, e la moglie ad accoglierlo. Non era
mai stato così felice in vita sua.
Dopo alcuni mesi, la fanciulla disse al boscaiolo: «Devo farti una richiesta. Io mi chiuderò per tre giorni nel ripostiglio per un lavoro importante. Durante tutto questo periodo lasciami sola e per favore non entrare
assolutamente nella stanza, nemmeno per portarmi cibo». Il boscaiolo fu
molto stupito da questa proposta, ma non aveva motivo per opporsi e
quindi acconsentì.
Attese con impazienza per tre giorni. Al terzo giorno la fanciulla uscì dal
ripostiglio. Era sfinita per la fame e la stanchezza, ma tra le mani reggeva uno splendido tessuto: il boscaiolo non riusciva a capire come la moglie avesse potuto produrlo. La fanciulla disse al marito: «Ho tessuto per
te questa stoffa. Ti prego: portala al signore di questa regione, e in cambio fatti dare mille ryô3 d’oro». Il boscaiolo fu molto stupito: mille ryô
erano una fortuna, una somma di denaro che avrebbe permesso loro di
vivere agiatamente per molti anni.
Seguì il consiglio della moglie. Quando il signore vide la stoffa, disse che
in vita sua non aveva mai visto un tessuto così bello e prezioso, e fu ben
felice di acquistarlo. Il boscaiolo tornò a casa con il denaro: la sua famiglia poteva ora concedersi tutte le comodità a cui aveva sempre dovuto rinunciare. Tuttavia, come spesso accade, la ricchezza acquisita così rapidamente portò con sé anche nuovi problemi. Il boscaiolo, che quando
era povero non si era mai lamentato della propria condizione, ora desiderava avere ancora più soldi, e chiese insistentemente alla fanciulla di tessere un’altra stoffa. La ragazza alla fine cedette e si chiuse nuovamente
nel ripostiglio, raccomandando di lasciarla sola fino a quando non avesse finito il proprio lavoro.
Il boscaiolo attese che la moglie uscisse dallo stanzino, ma dopo tre giorni, poiché essa non si era ancora fatta vedere, impaziente, piano piano,
aprì la porta del ripostiglio, e cosa vide?
Nella stanza non c’era nessuna fanciulla, ma solo una gru che stava tessendo un tessuto stupendo usando al posto del filo le sue piume, che si
stava strappando a una a una, tanto che ormai ne era rimasta quasi priva. Il boscaiolo capì allora che la ragazza misteriosa che era diventata
sua moglie non era altri che la gru che egli aveva salvato dalla trappola,
che si era trasformata in fanciulla ed era vissuta insieme a lui per ricompensarlo della sua benevolenza.
3. ryô: antiche monete giapponesi.
2
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Riservato agli studenti che adottano il testo P. Albonico, G. Conca, M. Singuaroli,
La bottega della fantasia, Archimede Edizioni
Fiabe dal mondo
La gru riprese le sembianze umane e, porgendo al boscaiolo un tessuto
ancora più prezioso del precedente, disse: «Ecco, ti consegno la stoffa
che ti avevo promesso. Tuttavia ora che hai scoperto il mio segreto non
mi è più possibile rimanere con te».
La fanciulla si trasformò nuovamente in uccello e volò via, e non fece
mai più ritorno alla casa del boscaiolo.
Attività
Leggere e capire
COMPRENSIONE
1 Completa.
In un villaggio del Giappone vive un povero boscaiolo. Una sera libera da una trappola una gru. Pochi giorni dopo una fanciulla gli chiede di …........…. . Il boscaiolo accetta. La fanciulla gli chiede di …........…. . Il boscaiolo di
nuovo …........… . Un giorno la sposa gli dice che si chiuderà …........…. e chiede al marito di non trasgredire la sua
richiesta di …........…. . Il marito …........…. . La donna gli dona uno splendido …........…. . Il marito lo …........…. ricavandone una forte somma. Ma non è contento e chiede di nuovo alla moglie di …........…. . La donna …........…. con
la raccomandazione di …........…. . Il marito non rispetta il desiderio della …........…. . Nella stanza trova ….......…. che
sta tessendo …...... . usando ….......…. . La gru si trasforma nella …...... . E poi di nuovo in ….....…. e …....…. .
●●
ANALISI DEL TESTO
I personaggi
2 In questa fiaba chi ha il ruolo di donatore?
●
.........................................................................................................................................................................
3 Questa fiaba si potrebbe dividere in due parti, la prima con il lieto fine e la seconda con un finale dram-
●●
matico.
Segna a margine del testo il passaggio dalla prima alla seconda parte, il momento in cui il protagonista
è ricco e felice.
La tradizione giapponese
4 La fiaba che hai letto si svolge in Giappone. Da quali elementi lo puoi capire?
●
.........................................................................................................................................................................
.........................................................................................................................................................................
.........................................................................................................................................................................
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.........................................................................................................................................................................
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Riservato agli studenti che adottano il testo P. Albonico, G. Conca, M. Singuaroli,
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Unità 2 Nel regno delle fiabe
5 In quali modi la fanciulla-gru della fiaba fa stare bene il boscaiolo?
Lo fa sentire felice perché .......................................................................................................................................................................
Gli consente di vivere ………….........................…. con il denaro ottenuto grazie alla vendita ..........................................
●●
Lingua e lessico
6 Trasforma in discorso diretto il discorso indiretto della frase evidenziata in giallo nel testo.
Ascoltare e parlare
LAVORO DI GRUPPO Qualità e difetti
7 Pensi di sapere rispettare l’intimità degli altri o sei curioso fino all’indiscrezione?
●●●
Pensi di essere avido o generoso? Come reagisci quando ti si chiede qualcosa? Offri volentieri, se puoi,
agli altri? Una volta avuto in dono qualcosa, desideri subito qualcos’altro?
Confrontatevi su qualità e difetti che sono stati messi in luce dalla fiaba.
Chi vuole, può fare un esempio di quello che significa per lui essere indiscreto, essere avido, essere generoso.
Scrivere
Cambiare il finale
8 Il boscaiolo, compassionevole con la gru e benevolo con la fanciulla che gli chiede ospitalità, si dimostra
●●● poi avido e indiscreto. La fanciulla, generosa per riconoscenza fino al sacrificio, alla fine si rivela intransigente e punisce il marito. La fiaba è particolarmente suggestiva perché ci emoziona con un groviglio di
sentimenti forti.
a. Credi che la gru avrebbe dovuto perdonare? Tu che cosa avresti fatto al suo posto?
b. Se il finale non ti piace, prova a immaginarne uno diverso. Puoi dare alla fiaba un seguito di tuo gradimento anche con l’ideazione di un nuovo personaggio.
4
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Riservato agli studenti che adottano il testo P. Albonico, G. Conca, M. Singuaroli,
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Fiabe classiche
Livello 1
Testo: narrativo
● Genere: fiaba
● Parliamo di:
un’eroina e una
prova da superare
●
Guida alla comprensione
Epoca generica
Quando si svolge
a vicenda?
Luoghi generici
Quali sono?
Personaggi
Chi sono?
La principessa
sul pisello
Hans Christian Andersen
Non è facile riconoscere una vera principessa. Ma la madre di un principe in cerca di moglie escogita una prova molto particolare.
C’era una volta un principe che voleva sposare una principessa, ma doveva essere una vera principessa. Girò così tutto il mondo in lungo e in largo
per trovarne una, ma dovunque c’era sempre un non so che di poco convincente; le principesse non mancavano davvero, ma se poi fossero principesse vere non riusciva mai a saperlo con sicurezza; c’era sempre qualcosa che lo lasciava perplesso. Così tornò al suo castello, ma era molto triste,
dato che gli sarebbe tanto piaciuto di trovare una principessa vera.
Una notte c’era un tempo orribile: fulmini, tuoni, acqua a catinelle; che
spavento! In quel mentre bussarono alla porta della città, e il vecchio re
andò ad aprire.
Fuori dalle mura stava una principessa: Dio mio, come l’avevano conciata la pioggia e il brutto tempo! L’acqua le colava giù dai capelli e dai vestiti, entrava nelle scarpe dalla punta e ne usciva dai tacchi; eppure lei
dichiarò di essere una vera principessa.
“Questo lo vedremo noi!” pensò la vecchia regina, ma non disse nulla;
andò in camera, tolse tutto dal letto e mise sul fondo un pisello;
prese poi venti materassi, li posò sul pisello, e sopra i materassi
accumulò ancora venti cuscinoni di piuma.
Quella notte la principessa poteva dormire lì sopra.
La mattina dopo le chiesero come aveva dormito.
«Orribilmente!» si lagnò la fanciulla, non ho quasi
chiuso occhio in tutta la notte! Dio solo
sa cosa c’era nel letto! «Ero coricata
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La bottega della fantasia, Archimede Edizioni
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Unità 2 Nel regno delle fiabe
su qualcosa di duro e sono tutta un livido blu e marrone. È stata una cosa terribile!»
Capirono così che era una principessa vera, dato che aveva sentito il pisello attraverso venti materassi e venti cuscinoni di piuma. Chi altro avrebbe
potuto avere la pelle così sensibile, se non una vera principessa?
Il principe la prese allora in sposa, finalmente persuaso che era una vera
principessa, e il pisello andò a finire al museo, dove si può vederlo ancora
oggi, se nessuno lo ha portato via.
E questa, sai, è una storia vera!
Un libro da leggere
Hans Christian Andersen, Fiabe, trad. di
A. Manghi Castagnoli-M. Rinaldi, Einaudi
Attività
Leggere e capire
COMPRENSIONE
1 Chi è l’eroe o l’eroina?
●
.........................................................................................................................................................................
2 Qual è la qualità che le fa superare la prova?
●
.........................................................................................................................................................................
ANALISI DEL TESTO
Le formule
3 Trascrivi la formula iniziale che ci proietta in un altro mondo, quello della fiaba, dove tutto è possibile
●
.........................................................................................................................................................................
4 Trascrivi la formula finale che riporta il lettore alla realtà.
●
.........................................................................................................................................................................
5 Che cosa vuole comunicarci l’autore secondo te?
●●
Le vicende
6 Metti in ordine, numerandole da 1 a 6, le vicende della fiaba.
●●
La principessa sposa il principe.
La principessa supera la prova.
Il principe cerca invano una vera principessa in tutto il mondo.
Un principe vuole sposare una vera principessa.
La principessa viene sottoposta a una prova.
Si presenta una fanciulla che dice di essere una vera principessa.
2
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La bottega della fantasia, Archimede Edizioni
Fiabe classiche
Lingua e lessico
7 Prova a sostituire l’espressione la prese in sposa con un’altra che abbia lo stesso significato.
......................................................................................................................................................................
......................................................................................................................................................................
......................................................................................................................................................................
8 Nella fiaba il narratore usa i verbi al passato remoto per le azioni che vuole mettere in primo piano, determinanti per lo svolgersi della vicenda.
Sottolinea i due verbi al passato remoto presenti nel primo paragrafo.
Scrivere
Vere principesse cercasi
9 Quali qualità ti aspetteresti in una vera principessa? Escogita tu altre prove originali per riconoscere
●
una vera principessa e che potrebbero essere introdotte in una fiaba.
Dalla fiaba alla filastrocca
10 La scrittrice Luciana Martini ha inventato una divertente filastrocca dedicata alla “principessa sul pisel●●● lo”, per dare la buonanotte ai suoi bimbi.
La principessa sul pisello
quando vedeva un materasso
lo metteva tutto a sconquasso
per scoprire se c’era un sasso
o forse il solito pisello
piccolo piccolo
e tenerello.
Prova anche tu a inventare una filastrocca per questa fiaba o per un’altra che conosci bene.
.........................................................................................................................................................................
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Sceneggiare una fiaba
11 Crea tu un breve scambio di battute fra il principe e la principessa, immaginando che si svolga al matti●●● no, dopo il suo risveglio.
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NATI per leggere 1
Unità 1
Favola giapponese
La scimmia e il granchio
Una scimmia tenta di ingannare un granchio, ma lui si dimostra più furbo
di lei, e con l’aiuto di alcuni curiosi amici le darà una bella lezione…
Una volta, tanto tempo fa, il granchio aveva un campicello nel quale coltivava
il riso. Al tempo del raccolto la scimmia andò a fargli visita. Essa non aveva alcuna voglia di lavorare i campi, ma il riso le piaceva assai. La scimmia disse al
granchio: «Se vuoi, posso cucinarti un pasticcio di riso».
Il granchio non aveva mai mangiato il pasticcio di riso, gliene venne voglia e
rispose che era d’accordo.
La scimmia mise una pentola sul fuoco, fece bollire il riso, poi lo gettò in un
mortaio.
«Ora dobbiamo pestarlo ben bene; ma qui non si può fare, bisogna che andiamo
su una collina.»
Il granchio era piuttosto sorpreso, tuttavia seguì docilmente la scimmia con il
mortaio su per la collina. A metà strada egli era stanco morto e disse alla scimmia:
«Non va ancora bene qui per pestare il riso?»
«No, dobbiamo andare più in su,» rispose la scimmia.
Dopo un po’ erano quasi arrivati in cima alla collina e il granchio non ce la faceva più. Si fermò e domandò di nuovo:
«Non va bene qui per pestare il riso?»
«No, bisogna che andiamo più in su,» rispose la scimmia.
Finalmente arrivarono in cima alla collina. Il granchio non stava più in piedi
dalla fatica. La scimmia invece si sentiva benissimo. Essa schiacciò il riso nel
mortaio, tutta contenta all’idea di mangiarselo da sola.
Quando il riso fu diventato una bella pasta essa lasciò cadere il mortaio che
subito rotolò giù per la collina, e la scimmia dietro, a grandi salti. Il povero granchio si avviò malinconicamente giù per la discesa a piccoli passi pensando: “Su
quel riso, ormai, posso farci una croce”.
Invece a metà strada scoperse con grande gioia un bel mucchietto di pasticcio
di riso, che era saltato fuori dal mortaio mentre rotolava e ora se ne stava lì in
mezzo all’erba.
Il granchio non ci pensò su due volte e cominciò a mangiarsi il pasticcio. La
scimmia, al contrario, quando arrivò in fondo alla collina, trovò che il mortaio
era vuoto, e non c’era più neanche la traccia del riso. Fuori di sé dalla rabbia,
tornò di corsa su per la collina e a metà strada trovò il granchio che stava giusto
mangiando gli ultimi bocconi.
«Lasciane mangiare un po’ anche a me,» esclamò la scimmia.
«Mangia quello che è rimasto nel mortaio,» rispose il granchio.
«Nel mortaio non è rimasto più niente.»
«Anche qui non è rimasto più niente.»
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NATI per leggere 1
Unità 1
Favola giapponese La scimmia e il granchio
«Aspetta e vedrai se non te la farò pagare. Radunerò tutte le scimmie e la tua
corazza non ti gioverà a nulla. Te la leveremo di dosso.»
La scimmia corse via e il granchio, tutto spaventato, si avviò verso casa lamentandosi:
«Povero me, povero me, chissà che cosa mi capiterà».
Lo sentì una castagna e gli disse:
«Che cosa hai da lamentarti?»
«Se tu sapessi, la scimmia mi vuole levare dalla pelle la mia corazza.»
«Non aver paura e non lamentarti: ti aiuterò io.»
E andò con lui. Ma il granchio, per nulla rassicurato, continuava a lamentarsi:
«Povero me, povero me, chissà che cosa mi capiterà…»
Lo sentì una vespa e gli domandò: «Perché ti lamenti così?»
«Se tu sapessi, la scimmia vuole levarmi la corazza dalla pelle.»
«Non aver paura e non lamentarti più,» disse la vespa, «ti aiuterò io.»
E andò con il granchio e con la castagna. Ma il granchio per nulla rassicurato
continuava a lamentarsi: «Povero me, povero me, chissà cosa mi capiterà».
Lo sentì uno sterco di mucca e gli domandò:
«Che cosa hai da lamentarti così?»
«Se tu sapessi, la scimmia mi vuole levare la corazza dalla pelle.»
«Non aver paura e non lamentarti più; ti aiuterò io.»
E andò con il granchio, la castagna e la vespa. Ma il granchio per nulla rassicurato continuava a lamentarsi: «Povero me, povero me, chissà cosa mi capiterà».
Lo sentirono il mortaio e il pestello e gli domandarono: «Perché ti lamenti così?»
«Se voi sapeste, la scimmia mi vuole levare dalla pelle la corazza.»
«Non avere paura e non lamentarti più,» dissero il mortaio e il pestello, «ti aiuteremo noi.»
E anche loro andarono con il granchio, la castagna, la vespa e lo sterco di mucca.
Stavolta il granchio si sentì rassicurato e si affrettò verso casa con i suoi amici.
Nella casetta ciascuno si accomodò come preferiva: il granchio in un catino
d’acqua, la castagna nella cenere del focolare, la vespa sulla finestra, lo sterco di
mucca sulla soglia, il mortaio e il pestello sul tetto, e aspettarono tranquillamente. Dopo un po’ ecco arrivare la scimmia con una schiera di amiche. Essa le
lasciò fuori ed entrò da sola nella casa. Appena entrata sentì freddo.
«Bisogna che mi riscaldi un pochino,» esclamò rabbrividendo, e frugò nella cenere del focolare. Ma a un tratto la castagna le scoppiò addosso e le bruciò il di
dietro.
«Ahi,» gridò la scimmia e saltò nel catino per rinfrescarsi. Nel catino però c’era
il granchio che l’aspettava e le acchiappò un dito con le pinze.
«Ahi,» gridò la scimmia e saltò sulla finestra per vedere che cosa l’avesse punta. Ma sulla finestra c’era la vespa che l’aspettava e le ficcò il pungiglione nel
naso.
«Ahi,» gridò la scimmia e saltò sulla porta per scappare il più presto possibile.
Sulla soglia però c’era lo sterco di mucca che l’aspettava, la scimmia ci scivolò
sopra e cadde lunga distesa.
«Ahi,» gridò la scimmia e cercò di alzarsi, per scappare il più presto possibile.
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Unità 1
Favola giapponese La scimmia e il granchio
Allora il mortaio e il pestello rotolarono giù dal tetto, le cascarono in testa e le
fecero due bernoccoli di quelli che si ricordano per tutta la vita.
La scimmia scappò strillando sulla montagna e tutte le sue amiche le corsero
dietro.
Da quel tempo il granchio vive indisturbato nella sua casetta con i suoi amici e
si mangia beatamente il suo riso tutto solo.
Anonimo giapponese, in Enciclopedia della favola, Editori Riuniti
ATTIVITÀ
COMPRENDERE
1 ✱ Chi sono i protagonisti della favola?
2 ✱ Che cosa propone la scimmia al granchio?
A di fare una passeggiata in collina
B di aiutarlo a coltivare il riso
C di preparargli un pasticcio di riso
D di preparargli un pasticcio d’orzo
3 ✱ ✱ Che cosa dice la scimmia per convincere il granchio ad andare a preparare il pasticcio in cima alla
collina? In realtà, perché vuole andarci?
4 ✱ ✱ Quando cade il mortaio che cosa succede al pasticcio? Chi riesce a mangiarlo?
5 ✱ ✱ Da chi e come viene aiutato il granchio a sfuggire all’ira della scimmia?
6 ✱ ✱ Come finisce la favola?
ANALIZZARE
7 ✱ Di fianco al testo individua e segna le tre parti della favola:
●
introduzione,
svolgimento,
● conclusione.
●
8 ✱ ✱ Qual è, secondo te, la morale della favola?
LESSICO
9 ✱ Che cos’è il mortaio? Scrivi altri cinque strumenti che si usano per cucinare.
ESPERIENZE E COMPETENZE
Scrivere
10 ✱ Quale dei due personaggi principali della favola ti è più simpatico? Perché?
11 ✱ ✱ Riscrivi la storia, immaginando che la scimmia riesca a mangiare il pasticcio e a imbrogliare così il
granchio.
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Il VERBO
1
Scheda
OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO
*
Riconoscere i verbi e le loro caratteristiche generali
Il verbo dà informazioni su azioni, eventi, stati o modi di essere del soggetto (cioè la persona,
l’animale, la cosa che compie o subisce l’azione oppure si trova nella situazione indicata dal verbo stesso) e colloca tali informazioni nel tempo. È una parte variabile del discorso e concorda nella persona, nel genere e nel
numero con il soggetto.
Indica se le parole sottolineate sono nomi (N) o verbi (V).
1
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
Ogni mattina prendo la corriera che parte ■ dalla piazza alle ore 8.
Con il camper abbiamo fatto molti viaggi ■ economici.
Quando viaggio ■ porto sempre con me un manuale di sopravvivenza.
Sulla via del ritorno ■ si fermarono a fare spese ■ al supermercato.
Spese ■ tutti i suoi risparmi nell’acquisto ■ di un fuoristrada.
Questo vestito non mi sta più, te lo regalo ■, se vuoi!
Al taglio ■ del traguardo il maratoneta si accasciò esausto sulla pista.
Se ritorno ■ a casa con un solo minuto di ritardo mio padre si arrabbia moltissimo.
Il professore mi ha interrogato proprio sulla parte ■ che non avevo ripassato.
Anziché andare dal barbiere mi taglio ■ i capelli da solo con la macchinetta.
Evidenzia tutte le forme verbali presenti nel brano.
2
li uomini dei Balzi Rossi, in Liguria, ci hanno lasciato le loro sepolture lontano dalla costa e si direbbe che
abbiano voluto indicarci che fuggirono il mare che saliva e invadeva le caverne in cui abitavano da lungo
tempo. I miseri, ma commoventi tesori che avevano accumulato vivendo sulle rive, come le collane di conchiglie
di spine di pesce, evocano l’ultima età glaciale che, abbattutasi sul nostro pianeta, abbassò il livello di tutti i mari. Mediamente il Mediterraneo scese di 11 metri, lasciando allo scoperto grotte e anfratti, che divennero ripari
per l’uomo. Quando i ghiacci si sciolsero e il livello dei mari tornò a essere quello precedente, ogni cosa venne
sommersa, e gli uomini dei Balzi Rossi fuggirono abbandonando i tesori.
Oggi i paletnologi scendono in profondità per esplorare quelle grotte, e in molte di esse hanno rinvenuto reperti di vita quotidiana di grande interesse.
G
(F. Quilici, Storie del Mediterraneo, Milano, Archimede, 1996)
3
A lato di ogni forma verbale scrivi se indica un’azione (A), un evento (E), uno stato o un modo di
essere (S).
A l’auto di suo padre.
Andrea guida ■
1.
2.
3.
4.
5.
Per studiare ■ meglio l’inglese Luca si è trasferito ■ per un anno a Londra.
La tempesta scoppiò ■ all’improvviso, e subito l’albero di prua fu spezzato ■ da una violenta raffica di vento.
Paolo gioca ■ in riva al mare, mentre Sergio preferisce rimanere ■ sotto l’ombrellone a leggere ■.
Davanti ai nostri occhi si stendeva ■ il ghiacciaio in tutta la sua maestosa coltre bianca.
La temperatura si è abbassata ■ e oltre i mille metri è nevicato ■.
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SCHEDE
DI RECUPERO
Benucci, Alberton - Senza dubbio, cod. 1982 © Loescher Editore
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Il VERBO
Scheda 1
6. Il cielo si riempì ■ di nuvole bianche che sembravano ■ tante pecorelle.
7. Alla missione hanno collaborato ■ molti italiani.
8. Stiamo zitti ■, altrimenti ci scoprono ■!
4
1.
2.
3.
4.
Per ogni forma verbale indica la coniugazione cui appartiene.
lavorerei ___________________
filtrato ____________________
aveva _____________________
convinsero _________________
5.
6.
7.
8.
sentissero _________________
foste rimasti _______________
mangiaste__________________
fossero venuti ______________
9.
10.
11.
12.
premendo __________________
diluì _______________________
scenderà ___________________
poltrivano __________________
Il modo del verbo indica come l’azione o la situazione viene presentata (in modo certo, possibile, desiderabile), se dipende da una condizione, se è un ordine…
I modi finiti indicano la persona del soggetto che compie o subisce l’azione o si trova in una determinata situazione e hanno quindi forme diverse (1a, 2 a, 3a, singolare e plurale).
I modi indefiniti (infinito, participio, gerundio), invece, non indicano la persona e hanno quindi una sola forma (tranne il participio, che può esprimere il genere e il numero).
5
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Evidenzia con due colori diversi i verbi di modo finito e i verbi di modo indefinito.
All’improvviso la macchina ha sbandato e si è scontrata con una proveniente in senso contrario.
Se fossi al posto suo non mi lascerei scappare questa occasione.
L’imputato è stato assolto per non aver commesso il fatto.
Passeggiando lungo mare si respira un’aria ricca di iodio.
Appena tornato dalle vacanze ho trovato una mole di lavoro arretrato che mi aspettava.
Questo film è troppo lento, i ragazzi si stanno annoiando.
L’incendio è stato provocato da un corto circuito, eppure l’impianto elettrico era a norma.
L’uomo sembrava aver perso ogni voglia di lottare.
6
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3.
4.
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8.
9.
10.
Volgi al plurale le forme verbali al singolare, e viceversa, mantenendo la stessa persona (1a, 2a, 3a,
singolare o plurale).
cerco ____________________________________
abbassa _________________________________
sarebbe stato ____________________________
si abbronzarono __________________________
prometti _________________________________
6.
7.
8.
9.
10.
fui interpellato _________________________________
compraste _____________________________________
sbaglierebbe ___________________________________
ingrassiamo ____________________________________
tornassero _____________________________________
Completa le frasi coniugando opportunamente i verbi indicati.
Alle ultime Olimpiadi l’atleta (superare) ___________________ il suo record personale.
A colazione gli ospiti della pensione (potere) ___________________ scegliere tra molte cose buone.
La flotta (trovarsi) ___________________ ancora in acque internazionali.
Acqua e farina (essere) ___________________ gli ingredienti base della pizza.
Di una squadra di pallanuoto (scendere) ___________________ in acqua solo sette giocatori.
Noi (abitare) _________________ in una villetta in riva al mare; perché non (venire) _________________ a trovarci?
Uno sciame di api (inseguire) ___________________ il povero malcapitato.
Luigi e Franco, perché (andarsene) ___________________ così presto?
Io e il mio amico Sandro (conoscere) ___________________ tre ragazze molto carine ai bagni Corallo.
Ci sono persone che (mentire) ___________________ abitualmente anche per delle sciocchezze.
SCHEDE
DI RECUPERO
Benucci, Alberton - Senza dubbio, cod. 1982 © Loescher Editore
61
1982_060-089
21-01-2008
Il VERBO
17:00
Pagina 62
Scheda 1
Il verbo colloca le informazioni nel tempo, indicando se il fatto di cui si parla è già avvenuto,
avviene nel momento in cui si parla o scrive, oppure se deve ancora avvenire.
Il verbo indica anche se il fatto avviene prima, durante o dopo rispetto a quanto espresso da un’altra frase.
Evidenzia i verbi con tre colori diversi, distinguendo se collocano il fatto nel presente, nel passato o
nel futuro.
8
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Come mai non partirete insieme al resto della comitiva?
Nessuno sa dove si trovi, ma tutti sono certi che presto si farà vivo.
Abbiamo dipinto le pareti della stanza di rosa, perché tra poco arriverà una sorellina.
Sei sempre convinto di aver ragione? Non ti è venuto nessun dubbio?
Alcune specie di animali si sono estinte a causa dei mutamenti dell’equilibrio ambientale causati dall’uomo.
Mi piacerebbe sapere quali grandi trasformazioni subirà la Terra nei prossimi cento anni.
Nel fare un tiro in porta ho sentito un dolore lancinante al ginocchio; adesso devo rimanere a riposo, così non
parteciperò al torneo juniores.
8. Tra un mese ci sarà la vendemmia, che quest’anno si preannuncia particolarmente abbondante.
Colloca al posto giusto sulla linea del tempo le forme verbali di ogni frase. L’esercizio è avviato.
9
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Tutti mi chiedono che cosa farò da grande.
Promettimi che appena sarai arrivato mi telefonerai.
Raccontò di essere stato aggredito da una banda di trafficanti d’oro.
Mi domando se si sia accorto del pericolo.
Dopo che si furono ritrovati, i due rimasero per sempre insieme.
Aveva assicurato che sarebbe rientrato per l’ora di cena.
PASSATO
PIÙ LONTANO
PASSATO
PRESENTE
FUTURO
FUTURO
PIÙ LONTANO
__________________ __________________ __________________ __________________ __________________
__________________ __________________ __________________
__________________
Raccontò
sarai arrivato
__________________
__________________ __________________ __________________
__________________ __________________ __________________ __________________ __________________
__________________ __________________ __________________ __________________ __________________
__________________ __________________ __________________ __________________ __________________
10
Riscrivi il brano prima al passato, poi al futuro.
esercito che mantiene il suo ordine abituale in mezzo al fuoco più distruttore, che non è mai sconvolto da
timori immaginari e da terrori panici e contende a palmo a palmo il terreno davanti ai pericoli reali; l’esercito che, fiero del sentimento delle sue vittorie, anche in mezzo ai disastri della sconfitta non dimentica l’obbedienza, non cessa di stimare i suoi capi e di aver fiducia in essi: l’esercito le cui forze fisiche sono indurite dall’abitudine alle privazioni ed alle fatiche come i muscoli di un atleta; l’esercito infine che considera queste fatiche
come mezzi per raggiungere la vittoria, anziché scorgere in esse una maledizione legata alle sue bandiere, e che
è mantenuto in tutti questi doveri e queste virtù dal conciso catechismo di un’unica idea: l’onore delle armi: quell’esercito è compenetrato da spirito militare.
L’
(K. von Clausewitz, Della guerra, trad. it. di A. Bollati ed E. Canevari, Milano, Mondadori, 1970)
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Benucci, Alberton - Senza dubbio, cod. 1982 © Loescher Editore
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17:00
Pagina 63
Il VERBO
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Scheda 1
Riconosci ed evidenzia nel brano tutti i verbi, poi inseriscili nella tabella e completala come richiesto.
L’esercizio è avviato.
uando, dopo aver studiato il grado di inquinamento del Golfo del Messico, andai con la Calypso per la prima volta verso New Orleans, mi trovai nottetempo di fronte a un ostacolo straordinario. Migliaia e migliaia
di luci d’ogni colore brillavano tra le onde del vasto Golfo. Se non avessi sentito sotto i piedi il dondolio della nave avrei potuto pensare di esser capitato in pieno centro di una città moderna. Qua e là il sibilo d’una sirena, il
brontolio d’un rimorchiatore, l’urlo d’un fuoribordo. Nel cielo si stendeva un alone di luce incredibile riflessa
dalla costante foschia. Il caldo era soffocante, ma chi vedeva per la prima volta un simile spettacolo tremava di
paura. Un rumore sordo planava tutt’intorno. […] La Calypso era costretta a rallentare l’andatura poiché gli
ostacoli erano dovunque. Anche lo schermo radar sembrava impazzito. Ci trovavamo proprio al centro del primo e più straordinario campo petrolifero della Terra.
Q
(J. Y. Cousteau, Mare ultima speranza, a cura di S. Bertino, Milano, Fabbri, 1978)
VERBO
CONIUGAZIONE
MODO
TEMPO
PERSONA
NUMERO
aver studiato
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1a coniug.
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indefinito
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composto
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