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Tesi 6 La scrittura musicale medioevale considerata specialmente in

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Tesi 6 La scrittura musicale medioevale considerata specialmente in
Tesi 6
La scrittura musicale medioevale
Tesi 6
La scrittura musicale medioevale considerata specialmente in relazione alle origini della
scrittura odierna
Gli inizi della scrittura musicale
La musica è un arte di durata temporale e la ricerca della determinazione del ritmo, attraverso
l’ideazione di convenzioni e lo sviluppo di sistemi grafici, che dessero il meno possibile luogo a
dubbi o incertezze, fu intrapresa per la prima volta dai musicisti e teorici dell’era medievale.
Inizialmente si cercò di indicare solamente l’andamento ascendente o discendente della
melodia, poi si arrivò a determinare l’altezza esatta di ogni nota e la sua durata, ma a questo
accadde solo nel XII secolo per le necessità del canto a più voci.
Le primissime fonti manoscritte con cenni di notazione musicale risalgono al IX secolo, e
contengono i primi accenti e i primi punti rudimentali.
Già Carlo Magno nelle Admonitio Generalis del 789 provvedeva al riordinamento della
organizzazione ecclesiastica, e, a conclusione del sinodo di Aquisgrana aveva contemplato
l’inclusione della lettura della musica nelle scholae cantorum
Gli alunni cantori dovevano seguire un lunghissimo tirocinio alla esecuzione del Cantus planus
gregoriano.
Per superare la tradizione orale mnemonica nacquero come detto i primi neumi che servivano a
stabilire l’altezza delle note.
Nel XII secolo la musica fu introdotta nell’ordinamento universitario
Boezio fu il primo grande teorico antico dell’era Romana basandosi sugli studi greci, e scrisse il
De istitutiones musica dividendo la musica in umana (generata dalla natura umana permette
l’equilibrio degli umori del corpo) mondana (sfere celesti e armonia delle stagioni.) e strumentale.
I cantori delle Scholae Cantorum, quindi dovevano imparare le formule melodiche da applicare ai
testi liturgici con l'ausilio di segni grafici essenziali detti Neumi.
I primi neumi venivano inseriti tra una sillaba e l'altra del testo. A partire dal VIII secolo nelle
regioni dell’Impero Franco, si possono già trovare le prime annotazioni, anche se documenti
pervenuti a oggi sono solo del IX secolo
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All’inizio i neumi si scrivevano sopra il testo ed erano privi di rigo. Questa notazione è detta
ADIASTEMATICA o in CAMPO APERTO cioè appunto priva di rigo.
Si ricordano per importanza i neumi del Monastero di San Gallo in Svizzera e monastero di Metz,
nella Francia del nord, oltre ai neumi Beneventiani nel sud Italia.
Il Graduale di Saint - Yrieix di Aquitania, del XI secolo, detto anche Codice B.N. lat. 903, è il
primo esempio di manoscritto documentato nel quale viene lasciato allo spazio per i neumi 2
centimetri, sulle righe dispari del testo. Le righe pari venivano invece lasciate per il testo.
La notazione a colori
Risalente alla metà del X secolo un elemento importante fu l’utilizzo del colore: una o due linee
orizzontali colorate di rosso stavano ad indicare il FA, e invece le linee colorate di giallo indicavano
il DO.
All'inizio del XI secolo si adotterà il Tetragramma, formato da 4 righe. Il nostro pentagramma non
è altro che un ulteriore perfezionamento di questo sistema. All’inizio del tetragramma erano posti i
simboli delle chiavi di Do e FA
Guido d'Arezzo inoltre, ipotizzò un sistema di notazione basato su un certo numero di righe e di
spazi ravvicinati.
La notazione dasiana
Un altro sistema rimasto ancora oggi nei paesi anglossassoni era l’indicazione delle note con le
lettere alfabetiche. Ciò viene teorizzato nel Musica Enchiriadis
Tale sistema viene definito Dasiano, ed è di derivazione greca tramandata da Boezio.(teorico
romano) . Anche Guido d’Arezzo nel trattato Micrologus del 1026 adottò questo sistema letterale.
Oddone da Cluny (879-942), fu un monaco benedettino, ed a lui si deve la notazione teorica, poiché
sostituisce le lettere greche con quelle latine, e fece coincidere la lettera A con l'odierno LA.
La notazione quadrata
Con l’utilizzo del tetragramma, le notazioni musicali diventano quadre e sempre più definite.
Questa notazione musicale detta appunto Quadrata.
La notazione Quadrata è usata ancora oggi in alcuni libri e numerosi studi su questo tipo di
notazioni, furono fatti dai monaci benedettini dell’abbazia di Saint Pierre de Solmes in Francia.
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I neumi principali sono Virga e Punctum . Virga per l’accento acuto e Punctum per l’accento
grave.Ci sono poi il Pes formato da 2 quadrati uno sull’altro (che indicava la prima nota in basso e
poi quella in alto) e il Clivis (con la nota di sinistra che precede quella di destra)
Vi è un trattino orizzontale chiamato Tansversum episema, posto sotto o sopra il neuma che indica
che prolunga la nota in modo lieve.
Vi è poi anche un trattino verticale Rectum episema che suggerisce la corretta articolazione ritmica
(ictus)
Vi sono poi le Barre che indicano i respiri o la fine del brano.
Tabella riassuntiva con i tipi di notazione
Nome
Neuma corrispondente Neuma quadrato del XV
(S.Gallo)
sec.
Virga
Punctum
Pes (o Podatus)
Clivis
Scandicus
Climacus
Torculus
Porrectus
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Segni moderni
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La Notazione Modale
I primi esempi di polifonia a due voci sono inclusi nel manuale Musica enchiriadis.del IX secolo
Erano posti sui sistemi dasiani (fino a 18 righe e lettere per indicare altezze e note)
Come detto anche nel micrologus Guido d’Arezzo scrive in maniera alfabetica.
Ma fu con la scuola di Notre Dame che si elaborò un sistema di notazione con le Ligature per
definire il valore di durata delle note.
La notazione parigina è detta modale e si esprime con i valori di tempo LUNGO e BREVE che
appartengono ai sei modi ritmici:
Modo
Segni moderni
Neumi corrispondenti
I (trocaico)
II (giambico)
III (dattilico)
IV (anapestico)
V (spondaico)
VI (tribrachico)
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La notazione mensurale
Francone da Colonia diede un definitivo orientamento nel trattato Ars cantus mensurabilism,
introducendo le semibrevis, che potevano essere da due a nove per ogni brevis e venivano separate
in gruppi dal punctus divisions.
Ma Tale punto non aveva ancora l’ idea moderna di indicare il valore della nota della metà.
Ciò non avveniva anchè perché si tendeva a preferire la suddivisione ritmica ternaria in quanto
simbolo di perfezione (trinità)
Simbo
lo
Valore
Maxima o Duplex
Longa
Longa
Brevis
Semibrevis
In seguito Jean de Muris nel suo trattato Notitia artis musice, (1320) introduce i valori di minima
e maxima riconoscendo così leggitimità alla suddivisione ritmica binaria.
Piliph de Vitry (1291-1361) scrisse il Trattato Ars Nova, che oltretutto diede il nome a tutta
l'epoca.
Indica qui le Prolazioni ovvero le 4 misure ora possibili del sistema mensurale.
Rapporto di tempus dato dalla combinazione di Breve e semibreve e la prolatio, dato dalle
combinazione di semibreve e minima.
Inoltre si indica inoltre il cerchio O come simbolo ternario e il segno C (rimasto in uso fino ad
oggi) come simbolo del tempo binario.
Un punto al centro di essi indicava il carattere del brano maggiore o minore, mentre una sbarra
verticale su di essi indicava che tutti i valori dovevano essere dimezzati, come avviene ancora
oggi nel tempo denominato “alla breve”.
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Verso la fine del XV secolo fu introdotto l’annerimento delle note dal valore più brevi.
Quelle dal valore più lungo rimanevano contornate di bianco ( mensurale bianca).
Le teorie musicale del 300 furono introdotte in italia da Marchetto da Padova nel Pomerium
dove si univano i modelli di notazione francesi e italiani :
Brevis
Binaria
Ternaria
Divisio prima
2 Semibrevis
3 Semibreves
Senaria imperfecta
Quaternaria
Senaria perfecta
Divisio secunda
Duodenaria
Octonaria
Divisio tertia
8 semiminimae
12 semiminimae
Le innovazioni di Marchetto vertono su tre aspetti: tono, cromatismo, e notazione mensurale.
Egli fu il primo a proporre la divisione di un tono intero in cinque parti uguali, un piccolo intervallo chiamato diesis .
Un semitono può consistere in uno, due, tre, o quattro di questi piccoli intervalli, a seconda che si tratti di un diesis, di
un semitono enarmonico, di un semitono diatonico o di un semitono cromatico.
Nel campo del valore delle note, Marchetto migliorò il sistema di notazione di Francone da Colonia; la
notazione musicale si evolse nel metodo usato ancora oggi, dove un simbolo rappresenta un determinato
valore. Marchetto contribuì a questo risultato sviluppando un metodo di divisione del tempo che assegnava
ad una particolare forma della singola nota in funzione della durata della stessa.
Inoltre si occupò dei "modi ritmici", un sistema di notazione ritmica in uso presso i musicisti dell'Ars antiqua del
XIII secolo, aggiungendo 4 modi imperfetti ai 5 perfetti già esistenti, adeguando così quella teoria alla pratica
italiana dell'epoca, che richiedeva un ritmo flessibile, misto ed espressivo.
Bibliografia :
M.Carrozzo C.Cimagalli, Storia della Musica Occidentale Volume 1, Armando Roma 2008
pp.67 - 72
E.Surian, Manuale di Storia della Musica Volume 1, Rugginenti Torino 2006,
pp.133-142
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