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l`inverno in versi
1
<<LA POESIA DELLE STAGIONI>>
IV - LE PIU’ BELLE POESIE
SULL’INVERNO
“La grande lirica resterà sempre
una delle grandi vette dell’anima umana.”
(Eugenio Montale)
2
3
INDICE
Preludio invernale - Gino Tartaglia
Il ritorno dell’inverno - Takuboki Ishikawa (Giappone)
Qui dove sole - Attilio Bertolucci
La foglia secca - Yuan Tseu-Tsai (Cina)
Inverno - Anacreonte (Grecia classica)
Bacche e ruggine - Attilio Bertolucci
Città invernale - Carl Sandburg (USA)
Inverno a Milano - Alfonso Gatto
La sera - Rainer Maria Rilke
Il risveglio del vento - Rainer Maria Rilke (Germania)
Vetrata - Diego Valeri
Vogia de casa - Biagio Marin
Sol invernal - Biagio Marin
Santa Lùsia - Anonimo
L’erba - Attilio Bertolucci
Il gelo - Rosalia Calleri
Gelo - A. Russo
Tempo di sognare - Shan Kiang Wang (Cina)
La fontana malata - Aldo Palazzeschi
Il sorriso del nord - Blaga Dimitrova (Bulgaria)
Tramonto invernale - Joso (Giappone)
In campagna nella stagione invernale - Virgilio
Il gatto Inverno - Gianni Rodari
Guardando dalla finestra - Marino Moretti
La neve – Attilio Bertolucci
Questa sera il sole - Attilio Bertolucci
Tante stele nel sielo - Biagio Marin
Inverno - Bella Achmadùlina (Russia)
Ali di neve - Alfio Russo
Vien zo la neve - Gino Tartaglia
La neve cade - Boris Pasternak (Russia)
Tempo di sognare - Shan Kiang Wang (Cina)
Nevicata - Pasquale Ruocco
Preghiera bianca - Blaga Dimitrova (Bulgaria)
La neve - Evgenij Evtuscenko (Russia)
È arrivata la neve - Gabriela Mistral (Cile)
Caduta la neve - Liu-Tsung-yuen (Cina)
Qui si sta bene - Anna Achmatova (Russia)
Dormire - Giuseppe Ungaretti
Nadal - Biagio Marin
Spetar Nadàe - Gemma Bellotto
Natale in Friuli - Davide Maria Turoldo
Le ciaramelle - Giovanni Pascoli
Orfano - Giovanni Pascoli
10
15
20
25
30
35
4
Il castagno - Giovanni Pascoli
40
Dopo el dissenbre inserto - Biagio Marin
Ritorna ai rami - Attilio Bertolucci
Giorno d’inverno - Giovanni Pascoli
Pensieri di casa - Attilio Bertolucci
Pensiero segreto - Fuyuhiko Kitagawa (Giappone)
Amico inverno... - Giovanni Titta Rosa
La morte degli uccelli - François Coppée (Francia)
Isolamento invernale - Bella Achmadùlina (Russia)
45
Inverno - Antonia Pozzi
Nel sole del tramonto - Sergey Esenin (Russia)
Notte invernale - Boris Pasternak (Russia)
Notte d’inverno - Boris Pasternak (Russia)
Senza fretta e buona come mai - Bella Achmadùlina (Russia) 50
Paesaggio invernale - Rainer Maria Rilke (Germania)
Il vento - Bashò (Giappone)
Tramonto invernale - Jòsò (Giappone)
Per un bel giorno - Attilio Bertolucci
Questa sera il sole... - Attilio Bertolucci
Il frate - Attilio Bertolucci
Albero secco - Wang Va Ping (Cina)
Lame di fuoco - Maria Teresa Mancini
55
Febbraio - Vincenzo Cardarelli
Tempo di bucaneve - Gemma Bellotto
Disgelo - Diego Valeri
Verso la primavera - Ada Negri
Giorni che precedono la primavera - Anna Achmatova (Russia)
APPENDICE n. 4: La poesia come celebrazione
59
LA STAGIONE È IL FILO CONDUTTORE CHE CI PERMETTE DI
RIUNIRE IN UN’UNICA COLLANA TANTE PERLE POETICHE CHE
HANNO IN COMUNE L’AFFLATO LIRICO PER LA NATURA.
NELLA MAGGIOR PARTE DEI TESTI LA STAGIONE È LA
PROTAGONISTA; IN ALCUNI INVECE È SOLO LO SFONDO
TEMPORALE DELL’EVENTO POETICO.
5
Preludio invernale
Tempo l’è de maroni,
de fonghi e de bogoni.
Ogni color se sfuma
nel grisor de la bruma,
le foje rosse e zale
le par quasi farfale
co’ l’ala rebaltà
sora el verde del prà.
Passa de ficheton
la lodola, el frison,
e co’ ‘n tordo sassel
zuga a còto el fringuel.
Zo da la Calvarina
sùpia ‘n’arieta fina
che fa tremar le vigne;
se fa d’oro le pigne
sui cipressi dei monti,
nei sereni tramonti.
Da ‘l Baldo sbianchesà
presto ne rivarà
le gardene e la neve
coi fiocheti de reve,
e intanto eco che passa
furba la galinassa.
Santa Lussia ... Nadal ...
ne l’Adese el cocal ...
Inverno maledeto
vegni pur che te speto.
Me tegnarà su drito
un bon brodin de pito
e quel che ghe va drio
per la grassia de Dio.
(Gino Tartaglia)
È tempo di marroni, di funghi e di lumache. Ogni colore sfuma nel grigiore della bruma,
le foglie rosse e gialle sembrano quasi farfalle con l’ala ribaltata sul verde del prato. Passano in
picchiata l’allodola, il frisone; e con un tordo sassello gioca il fringuello.
Giù dalla Calvarina soffia un’arietta fina che fa tremare le viti; si fanno d’oro le pigne
sui cipressi dei monti, nei sereni tramonti. Dal Baldo imbiancato presto ci arriveranno le gardene
e la neve coi fiocchetti di bambagia, e intanto ecco che passa furba la beccaccia. Santa Lucia …
Natale …nell’Adige il gabbiano …
Inverno maledetto, vieni pure che t’aspetto, mi terrà su diritto un buon brodo di tacchino
con quel che lo accompagna per grazia di Dio.
6
Il ritorno dell’inverno
Come un fanciullo che da un lungo viaggio
stanco ritorna al paese natio,
e dorme e si riposa,
così tranquillo, placido e sereno
è l’inverno che torna.
(Takuboki Ishikawa)
Qui dove sole e ombra
Qui dove sole e ombra s’incontrano
prima che il giorno finisca, attendi,
attendi paziente il mutare dell’ora,
lento bacio di labbra fredde
su labbra tiepide.
Vedrai su questa terra famigliare ai tuoi occhi
la luce cedere adagio, farsi notte per sempre.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Verso le sorgenti del Cinghio, Garzanti
7
La foglia secca
Le piante e gli alberi
che sono in questo mondo
anche loro hanno un tempo per vivere
e uno per morire:
la foglia secca
guarda tristemente l’alto ramo;
capisce da se stessa
che il suo colore non è più
quello di prima.
(Yuan Tseu-Tsai)
Inverno
Ecco, il mese di Posidone
comincia; e gonfiano d’acqua
le nubi e cupamente
le impetuose bufere rombano.
(Anacreonte, traduzione di Salvatore Quasimodo)
Salvatore Quasimodo, Lirici greci, BMM Mondadori
8
Bacche e ruggine
L’accendersi improvviso delle lampade
nella nebbia del ponte,
l’arcana luce dei tuoi capelli
neri riflessa dall’acqua che si muove.
Il giorno d’inverno ha fiorito
di bacche le siepi deserte, di ruggine
vestito i cancelli, il silenzio
dura sino a notte.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Verso le sorgenti del Cinghio, Garzanti
Città invernale
La nebbia viene
con piccoli piedi di gatto.
Si siede, sogguardando
il porto e la città,
sui fianchi silenziosi.
Poi prosegue.
(Carl Sandburg)
9
Inverno a Milano
Vedete là nel cielo, in quel piccolo sole
d’inverno tra le nebbie, un ricordo del sole?
Come la luna guarda e si lascia guardare.
Milano a mezzogiorno è già crepuscolare.
E gli alberi anneriti in quel freddo d’argento
hanno rami gentili, a tratti passa il vento,
un vento senza voce, a poco a poco imbruna.
Solo il piccolo sole come una grande luna.
Così il Duomo fiorito di grigio e di lichene
appare nelle nebbie delle notti serene.
(Alfonso Gatto)
Alfonso Gatto, Il Vaporetto, Nuova Accademia
La sera
Vien da lungi la sera, camminando
per l’abetaia tacita e nevosa.
Poi, contro tutte le finestre preme
le sue gelide guance: e, zitta, origlia.
Si fa silenzio, allora, in ogni casa.
Siedono i vecchi, meditando. I bimbi
non si attentano ancora ai loro giochi.
(Rainer Maria Rilke)
10
Il risveglio del vento
Nel colmo della notte, a volte, accade
che si risvegli come un bimbo il vento.
Solo, pian piano, vien per il sentiero,
penetra nel villaggio addormentato.
Striscia, guardingo, sino alla fontana;
poi, si sofferma, tacito, in ascolto.
Pallide stan tutte le case intorno;
tutte le querce mute.
(Rainer Maria Rilke)
Vetrata
Fermo sopra la valle ottenebrata,
tra il rabesco della ramaglia nera,
il tramonto invernale
s’ergeva in fiamme, come una vetrata
di cattedrale.
(Diego Valeri)
Diego Valeri, Poesie scelte, Oscar Mondadori
11
Vogia de casa
Vogia de casa mia vissin la ciesa,
vogia de fogo alegro
sul fogoler quadrato,
e parentào sentào sui banchi in giro:
la nona che varda le fiame,
la gnagna che mete fassine,
el pare che conta,
gno fréli, co’ me, co’ ‘l viso ‘ncandío,
che sterno a senti,
intanto che Fàmia Maria
la fa la polenta.
El lume a petrolio sbiadisse,
xe smorto
dal ciasso che fa le fassine
co’ la bela vanpada,
la caga xe piena de tante,_
falische de oro,
e de vento lontan
che ‘l fa propio un lamento.
I muri, i parinti, el fogo e la luse,
duci ne fodra de ben,
ne scolda, ne nutre,
e l’ánema cresse,
e la stioca zogiosa comò vanpa
de legno ben suto
soro ‘l camin.
Cussí gera a casa!
Che vogia stasera
de torna co’ gno fréli,
catà i morti atorno a la vanpa
e dili che i tingi piú beli
xe stai quii de alora,
có d’inverno fistieva la buora,
e noltri féveno gropo col sangue
e géremo un solo respiro,
un’ànema sola,
difesa da muri sfiguri
contro i vinti e la note,
e ‘l mondo de fora.
(Biagio Marin)
Biagio Marin, Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
12
Voglia di casa
Voglia di casa mia vicino la chiesa,
voglia di fuoco allegro
sul focolaio quadrato,
e la parentela seduta sui banchi in giro:
la nonna che guarda le fiamme,
la zia che mette fascine, il padre che racconta,
i miei fratelli, con me, con il viso incantato,
che stiamo ad ascoltare,
intanto che la zia Maria
fa la polenta.
Il lume a petrolio sbiadisce,
è smorto
dal chiasso che fari le fascine,
con la bella vampata;
la cappa è piena di tante faville d’oro,
e di vento lontano
che fa proprio un lamento.
I muri, i parenti, il fuoco e la luce,
tutti ci foderano di bene,
ci scaldano, ci nutrono,
e l’anima cresce
e schiocca gioiosa come vampa
di legno ben asciutto
sotto il camino.
Cosí era a casa!
Che voglia questa sera
di tornare con i miei fratelli,
trovare i morti attorno alla vampa
dir loro che i tempi piú belli
sono stati quelli d’allora,
quando d’inverno fischiava la bora,
e noi facevamo groppo con il sangue
ed eravamo un solo respiro,
un’anima sola,
difesa da muri sicuri
contro i venti e la notte
ed il mondo di fuori.
(Versione in italiano di Edda Serra)
13
Sol invernal
Sol invernal de l’ore meridiane
cussí lisiero e trasparente
cussí calmo e ridente
su le miserie umane;
nel vespero el pudor
te fa piú coldo el viso
e un malinconico suríso
in boca, xe ‘l to fior.
In urti mie distanti
solesài e perplessi
fiurisse i calicanti
co’ petali dimessi.
El profumo inproviso
el fa l’incantamento
al primo alito de vento,
al cuor piú vecio e griso.
(Biagio Marin)
Biagio Marin, Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
14
Sole invernale
Sole invernale delle ore meridiane,
cosí leggero e trasparente
cosí calmo e ridente
sulle miserie umane;
nel vespero il pudore
ti fa piú caldo il viso
e un malinconico sorriso
in bocca, è il tuo fiore.
In orti miei distanti
soleggiati e perplessi
fioriscono i calicanti
con petali dimessi.
Il profumo improvviso
fa l’incantamento
al primo alito di vento,
al cuore piú vecchio e grigio.
(Versione in italiano di Edda Serra)
15
Santa Lùsia
Santa Lusia col castaldo
l’è du giorni che la viaja,
la vien zo dal monte Baldo
par dormir sora la paja.
A l’è carga, pora dona,
de zugatoli e de fruti
che la spande e che la dona
parchè i fioi i se goda tuti.
El so musso a testa bassa
con le rece in pingolon
su la goba el ga na cassa
che a portar l’è poco bon.
Ma el se inzegna far la spola
a portar e a sfadigar
parché dopo el se consola
el spetacolo a mirar.
(Anonimo)
Testo recuperato dalla tradizione orale ad opera del Mo Paolo Soliman
Santa Lucia col castaldo, son due giorni che è in viaggio,
scende giù dal Monte Baldo per dormire sulla paglia.
È carica, povera donna di giocattoli e di frutti
che sparge e dona perché i bambini ne godano tutti.
Il suo asino a testa bassa con le orecchie penzoloni
ha sulla schiena una cassa che fa fatica a portare.
Ma si dà da fare ad andare avanti e indietro, a portare
e a faticare, perché poi si consola ad ammirare lo spettacolo.
16
L’erba
lo voglio tornare a vivere dove l’erba
non è come qui puro ornamento, gioia degli occhi
che dura l’anno intero.
Di questi giorni misera si consola
d’un sole fugacissimo, e a quella
spera ingannevole, a quel breve calore
ride un poco tremando. Ma già
l’ariá abbuia, chi è in cammino s’affretta,
cerca con gli occhi riverberi di fuochi e di lampade:
presto nevica, sarà tutto finito ancora una volta.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
Il gelo
La terra era squallida e grigia,
e grigio e monotono il cielo;
l’inverno riaprì la valigia
e poi disse al Gelo:
<<Ricama con mano gentile
quest’umida nebbia sottile. >>
Il Gelo si mise al lavoro:
sui penduli rami tremanti
profuse con arte un tesoro
di perle e diamanti;
e all’alba del nuovo mattino
la terra fu tutta un giardino.
(Rosalia Calleri)
17
Gelo
Tremolare di stelle
nel vento della notte.
Palpitare sommesso
sotto coltri di neve
- Partiranno le nubi?
Forse vedremo il sole
con il giorno che viene:
ma sapranno di gelo
le brezze mattutine.
(A. Russo)
Tempo di sognare
Nella mia stanza la lampada è accesa.
Si spengono le voci dei vicini.
La fredda luna illumina la piazza
e si forma sugli alberi la brina.
Al riparo, i cavalli, lentamente
rosicchiano il legno della greppia.
Non chioccolan galline
né fumano camini.
Sù chiudiamo la porta e poi sognamo.
(Shan Kiang Wang)
Sandro Danieli, Canti e poesie dei popoli, EMI
18
La fontana malata
Clof, clop,
doch,
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch ...
È giù
nel cortile,
fontana
malata;
che spasimo,
sentirla
tossire!
Tossisce,
tossisce,
si tace,
di nuovo
tossisce.
Mia povera
fontana,
il male
che hai
il core
mi preme.
Si tace,
non getta
più nulla,
si tace,
non s’ode
romore
di sorta ...
Che forse ...
che forse
sia morta?
Che orrore!
Ah, no!
Rieccola,
ancora
tossisce.
Clof, clop,
cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch. .
La tisi
l’uccide.
Dio Santo,
quel suo
eterno
tossire
mi fa
morire,
un poco,
ma tanto!
Che lagno!
Ma Habel,
Vittoria!
Correte,
chiudete
la fonte,
mi uccide
quel suo
eterno
tossire!
Andate,
mettete
qualcosa
per farla
finire,
magari ...
morire!
Madonna!
Gesù!
Non più,
non più!
Mia povera
fontana,
col male
che hai,
finisci,
vedrai,
che uccidi
me pure.
Clof, clop,
cloch,
cloffete,
doppete,
clocchete,
chchch ...
(Aldo
Palazzeschi)
Piccola antologia dei poeti futuristi, Edizioni All’insegna del pesce d’oro
<<La fontana malata>> è il frutto della personificazione di una fontana che
gocciola a fatica giù nel freddo cortile: per il poeta si tratta di una fontana malata che
ad ogni goccia che cade tossisce tristemente, rischiando di morire (fuor di metafora, di
esaurirsi).
Da un punto di vista metrico, la poesia nasce dall’idea originale di far
corrispondere ogni verso (trisillabo, con qualche eccezione) alla caduta di una goccia.
Il poeta può in tal modo rappresentare dal vivo e caricare di sentimento la caduta di
ciascuna goccia. Ci par di sentire quella goccia che cade, meglio quella fontana che
tossisce tossisce tossisce… e siamo presi da un senso di pena.
19
Il sorriso del nord
Colori d’arcobaleno sulla neve
attraverso una lacrima gelata.
(1947)
(Blaga Dimitrova)
Blaga Dimitrova, Segnali, poesie scelte, Fondazione Piazzolla
Tramonto invernale
Ululano
lupi in coro
nel tramonto nevoso.
(Joso)
Sandro Danieli, Canti e poesie dei popoli, EMI
20
In campagna nella stagione invernale
Nel cielo del Nord con sinuose curve
scorre il Dragone, come un fiume tra le Orse; le Orse
che temono d’immergersi nell’acqua dell’Oceano.
Là, come dicono, è buio profondo tace sempre
e al venire della notte più le tenebre s’addensano,
l’Aurora torna quando da noi s’allontana,
e riporta il giorno; e quando il primo sole
respira su noi con i cavalli ansanti,
là Espero rosseggiante accende i lumi della sera.
Quando cadono fredde le piogge, al chiuso,
il contadino è piú assiduo in quei lavori
che quasi trascura se il cielo è sereno;
e l’aratore affila il dente ottuso del vomere,
o scava da un albero vasi di legno,
o segna il bestiame, o numera i mucchi di grano;
o aguzza i pali e le forche, e prepara giunchi d’Ameria
per legare la tenera vite. Allora è tempo
d’intrecciare leggeri canestri con verghe di rovo,
e di brunire al fuoco il grano e romperlo con la pietra.
Qualcuno veglia d’inverno a tardo lume di lucerna
e aguzza fiaccole col ferro tagliente,
mentre la sposa, confortando il lavoro col canto,
percorre le tele sul pettine sonoro,
e addensa al fuoco il dolce umore del mosto,
e schiuma con le fronde dal paiolo che mormora.
Mieti nel meriggio la rosseggiante Cerere,
e nel meriggio batti sull’aia le biade mature.
Ara e semina nudo il contadino: ozia d’inverno.
L’inverno invita al piacere, libera dai pensieri.
Allora i contadini godono il frutto dell’estate,
e lieti trascorrono il tempo nei conviti
come i naviganti che hanno infiorato la poppa delle navi
tornate finalmente cariche nel porto.
Quando alta è la neve e i fiumi spingono il ghiaccio,
è tempo di cogliere le ghiande delle querce
e le bacche d’alloro e l’uliva e i mirti di sangue;
di tender lacci alle gru e reti ai cervi,
d’inseguire le lepri dalle lunghe orecchie,
e di colpire i daini con la fionda balearica.
(Publio Virgilio Marone)
Virgilio, Il fiore delle Georgiche, trad. Salvatore Quasimodo, Mondadori
21
Il gatto Inverno
Ai vetri della scuola stamattina
l’inverno strofina
la sua schiena nuvolosa
come un vecchio gatto grigio:
con la nebbia fa i giochi di prestigio,
e case fa sparire
e ricomparire;
con le zampe di neve imbianca il suolo
e per coda ha un ghiacciuolo...
Sì, signora maestra,
mi sono un po’ distratto:
ma per forza, con quel gatto,
con l’inverno alla finestra
che mi ruba i pensieri
e se li porta in slitta
per allegri sentieri. Invano io li richiamo:
si saranno impigliati in qualche ramo
spoglio;
o per dolce imbroglio, chiotti, chiotti,
fingon d’essere merli e passerotti.
(Gianni Rodari)
Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, Einaudi
Guardando dalla finestra
Il bimbo guarda alla finestra i fiocchi
tanti ch’empion turbinando l’aria,
guarda la strada bianca e solitaria
che non ha che un ombrello e due marmocchi,
poi guarda la casina dirimpetto
che è aggiacciata dal vento e dalla bruma
ma che pur nel silenzio algido fuma
con la pipa del suo comignoletto.
Sorride il bimbo nel suo caldo covo
ed è stupito, perché i fiocchi a un tratto
d’un paesello nero e vecchio han fatto
un paesello tutto bianco e nuovo.
(Marino Moretti)
Marino Moretti, Poesie scritte col lapis, Oscar Mondadori
22

23
La neve
Come pesa la neve su questi rami
come pesano gli anni sulle spalle che ami.
L’inverno è la stagione più cara,
nelle sue luci mi sei venuta incontro
da un sonno pomeridiano, unamara
ciocca di capelli sugli occhi.
Gli anni della giovinezza sono anni lontani.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
Questa sera il sole …
Questa sera il sole tramonta nei tuoi occhi
l’inverno vi si spegne, lenta brace tranquilla.
Così la gente indugia per le strade che l’ombra
non ha toccato ancora, ma il fumo appena
da umili camini intimamente annuvola.
Tu lascia che ristagni sulle case ed offuschi
i lontani del cielo che scolora.
Finché un’altra pena
porti la notte, vigilia della primavera.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
‘
24
Tante stele nel sielo
Tante stele nel sielo
in questa note ciara, cristalina,
l’aria ha savor de gelo
e brividi de buora va in marina.
La gran luminaria
consola la gno sera za spauria
che quel’ultima zogia vaga via,
che la gno vita se desperda in aria.
Me duol lassâ la colda tera
za persa soto ‘l baso de l’unbria,
ma de le fiame in sielo l’alegria
incanta la gno sera.
(Biagio Marin)
Biagio Marin, Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
Tante stelle in cielo
Tante stelle in cielo
in questa notte chiara, cristallina,
l’aria ha sapore di gelo
e brividi di bora vanno per la marina.
La gran luminaria
consola la mia sera già spaurita
che quell’ultima gioia vada via,
che la mia vita si disperda in aria.
Mi duole lasciare la calda terra
già persa sotto il bacio dell’ombra
ma l’allegria delle fiamme in cielo
incanta la mia sera.
(Versione in italiano di Edda Serra)
25
Inverno
Oh, gesto dell’inverno verso di me,
assiduo e freddo.
Sì, c’è qualcosa nell’inverno
come di una tenera medicina.
Altrimenti come mai all’improvviso
dall’oscurità e dalla sofferenza
la fiduciosa infermità
gli tende le mani?
Oh, caro, fa magie,
di nuovo sfiorerà la mia fronte
il bacio salùbre
dell’anellino di ghiaccio.
Ed è sempre più forte la tentazione
di andare incontro all’inganno con fiducia,
di guardare negli occhi dei cani
e stringersi agli alberi.
Perdonare, come se fosse un gioco,
di slancio, in volata,
e, dopo aver finito di perdonare, perdonare
ancora qualcuno.
Diventare uguale ad un giorno invernale,
al suo vuoto ovale,
ed essere sempre al suo cospetto
una sua piccola sfumatura.
Annullarsi,
per richiamare aldilà della parete
non la mia ombra, ma la luce
da me non oscurata.
(1962)
(Bella Achmadùlina)
Bella Achmadùlina, Poesie scelte, Fondazione Piazzolla
26
Ali di neve
Il vento vola
con ali di neve
e sparge sui campi
un velo di candore.
(A. Russo)
Vien zo la neve
- Vien zo la neve! Godete, putina,
co ‘sti fiocheti che te par bonbaso.
Quando i se posa su la to manina
i par steline su ‘n cussin de raso.
- Sì, ma i se desfa, come che la sia?
- L’è ‘l caldo del to cor, Franchina mia.
Guarda su le me man come che i dura ...,
a mi ‘sta neve la me fa paura ...
- Parché, noneto?
- Ti no te capissi ...
Zuga, putina mia, co ‘sti fiocheti
che te inpastrocia tuti quanti i rissi,
ride la gioia nei to bei oceti ...
Vien zo la neve, la me ingiassa el cor,
ti, fra ‘sto bianco, te me pari un fior.
Bati le man, putina, in alegria ...
Mi g’ò la vita che me scapa via.
(Gino Tartaglia)
27
La neve cade
La neve cade, la neve cade.
Alle bianche stelline in tempesta
si protendono i fiori di geranio
dallo stipite della finestra.
La neve cade, la neve cade,
come se non cadessero i fiocchi,
ma in un mantello rattoppato
scendesse in terra la volta celeste.
La neve cade, la neve cade,
la neve cade e ogni cosa è in subbuglio:
il pedone imbiancato,
le piante sorprese, la svolta del crocicchio.
(Boris Pasternak)
Boris Pasternak, Poesie d’amore, Newton
Tempo di sognare
Nella mia stanza la lampada è accesa.
Si spengono le voci dei vicini.
La fredda luna illumina la piazza
e si forma sugli alberi la brina.
Al riparo, i cavalli, lentamente
rosicchiano il legno della greppia.
Non chioccolan galline
né fumano camini.
Su chiudiamo la porta e poi sognamo.
(Shan Kiang Wang)
Sandro Danieli, Canti e poesie dei popoli, EMI
28
Nevicata
Le casette
stupefatte
sono bianche
come il latte.
Lungo i tetti,
sopra i rami,
che merletti,
che ricami!
Tutto è bianco
monte e valle...
E’ un diluvio
di farfalle.
Che stupore
per gli uccelli!
Che cappucci
sugli ombrelli!
(Pasquale Ruocco)
Preghiera bianca
Nevichi, nevichi ...
In sogno bianco sparire.
Neve così per un’era intera.
Ricopra la nera voragine
che da te mi separa.
Solo che non cessi di nevicare.
Soffiano turbini - forze maligne del distacco.
Che io cada incosciente
in bianca anestesia, per non soffrire.
Nevichi, nevichi.
(1948)
(Blaga Dimitrova)
Blaga Dimitrova, Segnali, poesie scelte, Fondazione Piazzolla
29
La neve
La neve venne,
venne verso sera.
Essa scese
giù dall’alto dei cieli
sui tetti
e stupì tutti
con la sua bianchezza.
Era davvero tanta,
ed era davvero bella ...
Cadeva e cadeva
e sotto i piedi
non si scioglieva,
anzi diventava
più compatta.
Giacque in terra, ma volava
a seconda del vento
e nel vento oscillava.
Giaceva
fresca e scintillante
e ognuno
ne era abbagliato.
Giaceva alta e pura
nella sua soffice semplicità.
(Evgenij Evtuscenko)
Evgenij Evtushenko, Poesie, Garzanti
30
È arrivata la neve
È scesa la neve, divina creatura,
a visitare la valle.
È scesa la neve, sposa della stella,
guardiamola cadere.
Dolce! Giunge senza rumore,
come gli esseri soavi
che temono di far male.
Così scende la luna,
così scendono i sogni ...
Guardiamola scendere.
Pura! Guarda la valle tua,
come sta ricamandola
di gelsomino soffice.
Ha così dolci dita,
così lievi e sottili,
che sfiorano senza toccare ...
(Gabriela Mistral)
Caduta la neve
Caduta la neve,
né voli d’uccello
né segni di strade
rimangono lievi.
Nella barca sul fiume,
tabarro di bambù,
un vecchio solitario
pesca gelo e neve.
(Liu-Tsung-yuen)
Sandro Danieli, Canti e poesie dei popoli, EMI
31
Qui si sta bene
Qui si sta bene: fruscii, scricchiolii,
il freddo ogni giorno più forte.
L’albero si piega sotto la bianca fiamma
delle abbaglianti rose di ghiaccio.
Sulle fastose nevi di parata
una traccia degli sci, come per ricordare
che in certi secoli lontani
qui siamo passati noi due.
(Anna Achmatova)
Anna Achmatova, Poesie, Nuova Accademia, Milano
Dormire
Vorrei imitare
questo paese
adagiato
nel suo camice
di neve
(1917)
(Giuseppe Ungaretti)
Giuseppe Ungaretti, Tutte le poesie, I Meridiani, Mondadori
32
Nadal
El sielo ponentin
el s’ha sfogào de ruose
rosse e ponpose
su un sfondo senerin.
Púo xe vignúe le stele
ne l’aria cristalina;
la solitàe marina
la gera sensa vele.
In quel ciaror comosso
da tanto firmamento
no’ gera un fil de vento
fin a l’ultimo dosso.
Un pianzussà lisiero
oro via ‘l mar, in giro,
che pareva un suspiro
drio de amaro pensiero.
E le canpane in aria
le ha sonào Nadal:
quel son s’ha sperso in mar
su l’Istria solitaria.
Sui urisunti scuri
el lanpizà d’un faro:
de là del mar amaro
el faro de Salvuri.
(Biagio Marin)
Biagio Marin, Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
33
Natale
Il cielo ponentino
s’è infocato di rose
rosse e pompose
su uno sfondo di cenere.
Poi sono venute le stelle
nell’aria cristallina;
la solitudine marina
era senza vele.
In quel chiarore commosso
da tanto firmamento
non c’era un fil di vento
fino all’ultimo dosso.
Un piagnisteo leggero
lungo il mare, intorno,
che pareva un sospiro
dietro un pensiero amaro.
E le campane in aria
hanno suonato Natale:
quel suono s’è sperso in mare
sull’Istria solitaria.
Sugli orizzonti scuri
il lampeggiare di un faro:
di là dal mare amaro
il faro di Salvore.
(Versione in italiano di Edda Serra)
34
Spetar Nadàe
E semo ancora qua
a spetar nantro Nadàe.
So la nostra fronte
qualche ruga in pi.
Sora le spae on saco
de paure, làgrime e sospiri.
Posti svodi, ‘torno al fogolaro,
drento l’anema la voja de tornare indrìo
par destirare su i prà de neve
de la nostra prima età
le fadighe del vivare nostro.
(Gemma Bellotto)
Gemma Bellotto, rivista “Quatro ciacoe”
Natale in Friuli
Ma quando facevo il pastore
allora ero certo del tuo Natale.
I campi bianchi di brina,
í cieli rotti dal gracidio dei corvi
nel mio Friuli sotto fa montagna,
erano il giusto spazio
alla calata delle genti favolose.
I tronchi degli alberi parevano
creature piene di ferite;
mio padre era parente
della Vergine,
tutta in faccende, finalmente serena.
Io portavo le pecore
fino al sagrato
e sapevo d’essere uomo vero
del tuo regale presepio.
(Davide Maria Turoldo)
35
Le ciaramelle
Udii tra il sonno le ciaramelle,
ho udito un suono di ninne nanne.
Ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.
Sono venute dai monti oscuri
le ciaramelle senza dir niente;
hanno destata ne’ suoi tuguri
tutta la buona povera gente.
Ognuno è sorto dal suo giaciglio;
accende il lume sotto la trave;
sanno quei lumi d’ombra e sbadiglio,
di cauti passi, di voce grave.
Le pie lucerne brillano intorno,
là nella casa, qua su la siepe:
sembra la terra, prima di giorno,
un piccoletto grande presepe.
Nel cielo azzurro tutte le stelle
paion restare come in attesa;
ed ecco alzare le ciaramelle
il loro dolce suono di chiesa;
suono di chiesa, suono di chiostro,
suono di casa, suono di culla,
suono di mamma, suono del nostro
dolce e passato pianger di nulla.
O ciaramelle degli anni primi,
d’avanti il giorno, d’avanti il vero,
or che le stelle son là sublimi,
conscie del nostro breve mistero;
che non ancora si pensa al pane,
che non ancora s’accende il fuoco;
prima del grido delle campane
fateci dunque piangere un poco.
36
Non più di nulla, sì di qualcosa,
di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
quel pianto grande che poi riposa,
quel gran dolore che poi non duole;
sopra le nuove pene sue vere
vuol quei singulti senza ragione:
sul suo martòro, sul suo piacere,
vuol quelle antiche lagrime buone!
(Giovanni Pascoli)
Giovanni Pascoli, Poesie, Giunti Barbera
Orfano
Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca.
Senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca;
canta una vecchia, il mento sulla mano.
La vecchia canta: Intorno al tuo lettino
c’è rosee gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s’addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta...
(Giovanni Pascoli)
Giovanni Pascoli, Poesie, Giunti Barbera
37
Il castagno
I
Quando sfioriva e rinverdiva il melo,
quando s’apriva il fiore del cotogno,
e il greppo, azzurro, somigliava un cielo
visto nel sogno;
brullo io te vidi; e già per ogni ripa
erano colte tutte le viole,
e tu lasciavi ai cesti ed alla stipa
tutto il tuo sole;
e, pio castagno, i rami dalla bruma
ancora appena e dal nevischio vivi,
a mano a mano d’una lieve spuma
verde coprivi.
Ma poi, vedendo sotto il fascio greve
le montanine tergersi la fronte,
tu che le sai da quando per la neve
scendono il monte,
ecco, pietoso tu di lor, tessesti
lungo i torrenti, all’orlo dei burroni,
una fredda ombra, che gemé di mesti
cannareccioni.
II
E qualche cosa già nell’aspro cardo
chiuso ascondevi, come l’avo buono
che nell’irsuta mano cela un tardo
facile dono.
Ai primi freddi, quando il buon villano
rinumerò tutti i suoi bimbi al fuoco;
e con lui lungamente il tramontano
brontolò roco;
e tu quei cardi, in mezzo alle procelle,
spargesti sopra l’erica ingiallita,
e li schiudevi per pietà di quelle
povere dita...
38
Tutti spargesti i cardi irti e le fronde
fragili, e tutto portò via festante
la grama turba. Nudo con le monde
rame, o gigante,
stavi, e vedevi tu la vite e il melo
vestiti d’oro e porpora al riflesso
già delle nevi, e per lo scialbo cielo
nero il cipresso.
III
Per te i tuguri sentono il tumulto
or del paiolo che inquieto oscilla;
per te la fiamma sotto quel singulto
crepita e brilla;
tu, pio castagno, solo tu, l’assai
doni al villano che non ha che il sole;
tu solo il chicco, il buon di piì , tu dài
alla sua prole;
ha da te la sua bruna vaccherella
tiepido il letto e non desia la stoppia;
ha da te l’avo tremulo la bella
fiamma che scoppia.
Scoppia con gioia stridula la scorza
de’ rami tuoi, co’ frutti tuoi la grata
pentola brontola. Il vento fa forza
nell’impannata.
Nevica su le candide montagne,
nevica ancora. Lieto è l’avo, e breve
augura, e dice: Tante più castagne,
quanta più neve.
(Giovanni Pascoli)
Giovanni Pascoli, Poesie, Giunti Barbera
39
Dopo el dissenbre inserto
Dopo el dissenbre inserto
zenèr s’ha ilinpidío
co’ un sielo biavo e ‘verto
co’ ‘l sol rinzuvinío.
E i calicanti
xe duti un svolo d’oro:
co’ ili el cuor infioro
de ricordi, ma tanti.
Anche ili trasparinti
co’ lontanansa che reciama
la zoventú su ogni rama
e la so boca rossa, bianchi i dinti.
(Biagio Marin)
Biagio Marin, Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
Dopo il dicembre incerto
Dopo il dicembre incerto
gennaio si è fatto limpido,
con un cielo azzurro e aperto,
con il sole ringiovanito.
E i calicanti
son tutti un volo d’oro:
con essi infioro il cuore
di ricordi, ma tanti.
Anche quelli trasparenti
con la lontananza che richiama
la gioventú su ogni ramo
e la sua bocca rossa, bianchi i denti.
(Versione in italiano di Edda Serra)
40
Ritorna ai rami
Ritorna ai rami il fuoco di gennaio
intenerito, di neve i colli non lontani
rallegrano l’ozioso pomeriggio
alle porte della città.
Il giorno è popoloso sino a che s’accende
sul ponte il lampione
e inonda l’acqua e il ferro fiorito.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Verso le sorgenti del Cinghio, Garzanti
Giorno d’inverno
Nevica: l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca, neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco,
cade del bianco con un tonfo lieve.
E la ventata soffia di schianto
per le vie mulina la bufera;
passano bimbi; un balbettio di pianto;
passa una madre; passa una preghiera!
(Giovanni Pascoli)
Giovanni Pascoli, Myricae, Mondadori
41
Pensieri di casa
Non posso più scrivere né vivere
se quest’anno la neve che si scioglie
non mi avrà testimone impaziente
di sentire nell’aria prime viole.
Come se fossi morto mi ricordo
la nostra primavera, la sua luce
esultante che dura tutto un giorno,
la meraviglia di un giorno che passa.
Forse a noi ultimi figli dell’età
impressionista non è dato altro
che copiare dal vero, mentre sgoccia
la neve su dei passeri aggruppati.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia,
Garzanti
Pensiero segreto
In un paese ove la neve
raramente cadeva nei passati inverni,
da molti giorni nevica.
S’accumula la neve ed ogni cosa
viene coperta da un candido manto:
sotto quel manto paiono più belle
tutte le cose più comuni, e vane.
Ma nel nostro segreto c’impaura
il pensier che domani, con il sole,
la neve sarà fusa e allor le cose
sembreranno più brutte e più meschine.
(Fuyuhiko Kitagawa)
42
Amico inverno...
Amico inverno, l’esile bucaneve e il calicanto stupito
ti rallegrano i giorni nitidi, le sere crude e belle;
ma tu non hai fretta e gusti il tempo: i brevi soli, le notti infinite
che s’aprono sulla terra pavesata di stelle.
Favoloso inverno, son esse, le stelle che s’alzano a corone sui monti,
con cui t’accompagni e ragioni fino all’alba lontana;
e attendi che, fioco, tra il lento arrivar della luce,
sull’impoverita natura risusciti il giorno scialbo un tocco di campana.
Rabeschi di geli, nevi abbaglianti, tese braccia
di querce sui colli s’addolciscono al sole che lotta col rovaio;
ma cade la notte rapida, fra lividi guizzi di luce dal cielo,
e appare sul monte brullo la luna di gennaio.
(Giovanni Titta Rosa)
La morte degli uccelli
La sera, accanto al fuoco, certe volte io penso
all’uccello che muore solo nel bosco immenso.
Fuori l’inverno triste conduce i suoi giorni assonnati
e i poveri nidi deserti, i nidi ormai abbandonati,
ondeggiano al vento nel cielo ch’è un eterno grigiore.
Oh, questa morte di alati ha un volto di nuovo dolore!
Eppure un bel giorno, al tempo sognato de le violette,
non troveremo i delicati scheletri, fra l’erbette
d’aprile, dove ci piacerà spensierati garrire.
Ma che forse gli uccelli si nascondono per morire?
(François Coppée)
43
Isolamento invernale
A Bulat Okuìdava
Uno strano ospite è stato da me in febbraio.
La neve aveva ingombrato il mio tetto già in gennaio,
concedendomi l’isolamento dei pensieri e delle azioni.
Io vivevo in solitudine, come il fuoco in un fanale
E come un insetto, che nell’ambra ha trovato
posto nella vastità di un’ideale ristrettezza.
Lo strano ospite è apparso all’improvviso davanti a me
E tanto più strana era questa visita in quanto
la neve aveva duramente sigillato la mia porta.
Per esempio, io portavo il grano ai miei uccelli.
"Si può uscire fuori?" ho domandato.
"Non si può"
mi rispose la forte volontà del cumulo di neve.
Uno strano ospite, vi dico, un ospite misterioso.
Egli passò attraverso la parete da parte a parte, come un chiodo,
piantato da qualcuno dal di fuori per un misterioso scopo.
D’altronde, cos’altro gli restava da fare
giacché nella casa, murata nel buio della neve,
non erano rimaste per entrare né porta né fessura.
Uno strano ospite: non faceva l’ospite, ma il padrone.
Con il fuoco guarì il suo cilindro bagnato,
si cavò dal petto un porcellino d’India
e disse: "Oh, pardon, sono intirizzito e per di più
mi sono fatto male quando filavo dritto
verso questa casa, dove ora rischio di raffreddarmi."
Io dissi: "Il fuoco vi conforterà, ospite.
Una manciata di noci, un grappolo effimero di vino:
ecco il mio piccolo sud, tra le dovute tempeste di neve.
Per quanto concerne il povero porcellino d’India,
per lui già da tempo il mio amore ha preparato
un cavolo, coltivato in porti stranieri."
44
Lo strano ospite si vantò: "Notate, madame,
che io sono incline alle lacrime, ma non sono inclini alle orme
i miei piedi inzuppati. Io sono tutto un enigma."
Io gli spiegai che non sono una stravagante
e che non corro dietro alla musica per vedere
il pedale sotto il piede del musicista.
Lo strano ospite si mise a gridare: "Non mi piace il tono
dei vostri scherzi! Poi sarà terribile il vostro pianto!
Vanno molto male gli affari del vostro cuore e della vostra carne.
Per questo sono apparso quaggiù senza vergogna,
perché mi è noto il vostro povero destino."
Io gli chiesi: "Perché non bevete?"
Lo strano ospite non disdegnava di bere il vino.
L’imprudenza delle labbra ridusse le sue parole
soltanto agli errori, ai sorrisi e ad un pianto buono:
il prolungamento del litigio fa bene all’anima!
Voi, bambina mia, siete una favorita ed una protetta.
Io in qualche modo modificherò il vostro destino.
Non invano il benaugurante animale biancheggia nel pelo pulito:
sbagliate! Prendete il biglietto fortunato!
Scegliete qualsiasi conforto mondano!"
Io mi inchinai all’ospite: "Siete molto buono,
per adesso rifiuto i vostri doni.
Ma salvate il meraviglioso porcellino d’India!
Non mi è forse fratello nel crudele abbandono?
Come è acuta questa tristezza: appena desti, girare lo sguardo
tra elementi’ estranei e non volgersi al proprio.
Oh, come dolcemente la marina, la moriana, i mari
inevitabilmente mi attirano e non mi toccano,
lasciandomi la vista infantile del veggente.
Inoltre, sono grata al mio destino.
Io vivo come desidero, sola con me stessa.
Dio è nei miei confronti un giusto e cortese editore.
Il mio vecchio cane mi lecca la guancia, come un cucciolo.
E c’è un’ampia meravigliosa scelta delle supreme ricchezze:
giambo, trocheo, anfibraco, anapesto e dattilo.
45
E ieri un campanello ha risuonato nei campi.
Il mio vecchio amico mi è venuto a trovare.
Invano ho temuto: e se per caso non trovasse la strada?
Dicevo: quando ti vedo Bulat,
gli occhi mi fanno male per l’enormità della vista,
la confusione dell’amore fischia nella mia testa."
Lo strano ospite si mise a ridere. Sapeva che mentivo.
Non c’erano slitte in quella neve orfana.
Il mio compagno con un compagno canta a Leningrado.
Ed ormai da tempo il mio cane è morto,
nel mio petto si è fatto più breve il respiro.
E le mani stanno alla larga da penna e quaderno.
Lo strano ospite ribadì: "Voi non siete felice."
In quel momento si aprì la porta chiusa.
La neve continua a cadere, senza conoscere sosta.
Quant’era coraggioso e bello l’aspetto di colui che entrava!
E lasciava la pelle pietroburghese delle calosce
un’orma maliziosa ed intagliata, come un sorriso.
Io spero che il mio ospite ricorderà e terrà in conto
come nell’oscurità del volto la pupilla era argentea,
che capelli castani aveva l’africano e come era scuro il russo!
Io pensai: presto sarà la fine di febbraio
e dissi a colui che entrava: "Felicità! Amore!
È bello che tra di noi non ci saranno distacchi!"
(Bella Achmadùlina)
Bella Achmadùlina, Poesie scelte, Fondazione Piazzolla
46
Inverno
Fili neri di pioppi fili neri di nubi
sul cielo rosso,
su questa prima erba
libera dalla neve
chiara
che fa pensare alla primavera
e guardare
se ad una svolta
nascono le primule.
Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri –
la nebbia addormenta i fossati –
un lento pallore devasta
i colori del cielo.
Scende la notte
nessun fiore è nato ...
(Antonia Pozzi)
Antonia Pozzi, Parole, Mondadori
Nel sole del tramonto
La bianca betulla
sotto la mia finestra
s’è coperta di neve
come d’una coltre d’argento.
Sta ritta la betulla
nella quiete assonnata
e arde la neve
nel fuoco dorato.*
Ma l’alba, pigra
girando intorno,
cosparge i rami
d’un argento nuovo.
(Sergey Esenin)
*Il fuoco acceso nella casa dona riflessi dorati alla neve che copre la betulla.
47
Notte invernale
Mulinava la neve su tutta la terra,
in ogni dove.
Una candela ardeva sul tavolo,
una candela ardeva.
Come d’estate a sciame i moscerini
volano sulla fiamma,
precipitavano i fiocchi dal cortile
sul riquadro della finestra.
La tormenta attaccava al vetro
cerchietti e strali.
Una candela ardeva sul tavolo,
una candela ardeva.
Sul soffitto rischiarato
si stendevano le ombre,
incroci di braccia, incroci di gambe,
incroci della sorte.
E due scarpette cadevano
con rumore sul pavimento,
e a lacrime la cera dal lucignolo
gocciolava sull’abito.
E tutto scompariva nella foschia nevosa
canuta e bianca.
Una candela ardeva sul tavolo,
una candela ardeva.
Sulla candela un soffio da un angolo
E l’ardore della tentazione
sollevava, quale angelo, due ali
in forma di croce.
La neve mulinò tutto il mese a febbraio,
e senza posa
una candela ardeva sul tavolo,
una candela ardeva.
(1946)
(Boris Pasternak)
Boris Pasternak, Poesie d’amore, Newton
48
Notte d’inverno
Non è dato correggere il giorno con sforzi di lampade,
né sollevare alle ombre i veli di gennaio.
Sulla terra è inverno e il fumo dei fuochi non riesce
a raddrizzare le case, che giacciono coricate fianco a fianco.
Panini di lampioni e marzapane di tetti e nero
su bianco nella neve lo stipite della palazzina:
è casa signorile e in essa io sono istitutore.
Sono solo — ho mandato l’allievo a dormire.
Nessuno è atteso. Ma è tirata la tenda.
E’ tutto cumoli il marciapiede, ingombro il terrazzino.
Ricordo non agitarti! Saldati a me! Credi
e fammi credere che sono un tutt’uno con te.
Di nuovo volto a lei? No, non ne sono turbato.
Chi le ha rivelato i tempi, chi l’ha messa sulla traccia?
Fu quel colpo l’origine di tutto. Quanto al resto
ora, grazie a lei, non me ne importa.
E’ tutto cumoli il marciapiede. Tra le biforcature della neve
le gelate bottiglie delle lastre di ghiaccio nude, nere.
Panini di lampioni e sul comignolo, come gufo,
nelle piume affondato, un fumo ritroso.
(1913, 1928)
(Boris Pasternak)
Boris Pasternak, Poesie d’amore, Newton
49
Senza fretta e buona come mai
Senza fretta e buona come mai
sono uscita nella neve di un cortile dell’Arbat,
e là c’era un tale spettacolo: albeggiava!
La luce fioriva come un cespuglio di lillà
ed il cortile, di recente cosa vuoto,
all’improvviso divenne luminoso
ed angusto grazie ai bambini.
Un setter irlandese, vispo come il fuoco,
mise la nuca nella mia mano,
i cuccioli e i bambini erano felici
per la neve e sugli occhi e sulle labbra
mi cadde una palla di neve,
e questo piccolo avvenimento era ridicolo
e tutto rideva ed induceva al riso.
Come amavo in quel momento Mosca.
Pensavo: quanto più a lungo vivo,
tanto più semplice è la mente,
tanto più fresca è l’anima. Ecco la neve,
ecco il portiere, ecco i bambini che corrono:
tutto esiste ed è soggetto alla esaltazione,
cosa può essere più sensato e sacro?
Il giorno della vita, come un essere vivente,
sta ed aspetta il mio concorso,
e l’aria del giorno mi sembra salùbre.
Ah, non basta questa fortuna, che ero viva,
che ero completamente felice
in quel vialetto che si chiama Chlebnyj.
(1974)
(Bella Achmadùlina)
Bella Achmadùlina, Poesie scelte, Fondazione Piazzolla
50
Paesaggio invernale
Respirano lievi gli altissimi abeti
racchiusi nel manto di neve.
Più morbido e folto quel bianco splendore
riveste ogni ramo, via via.
Le candide strade si fanno più zitte:
le stanze raccolte più intente.
Rintoccano l’ore. Ne vibra
percosso ogni bimbo, tremando.
Di sopra gli alari, lo schianto d’un ciocco
che in lampi e faville rovina.
(Rainer Maria Rilke)
51
Il vento
Desolazione invernale.
Nel mondo di un solo colore
sibila il vento.
(Bashò)
Sandro Danieli, Canti e poesie dei popoli, EMI
Tramonto invernale
Ululano
lupi in coro
nel tramonto nevoso.
(Jòsò)
Sandro Danieli, Canti e poesie dei popoli, EMI
52
Per un bel giorno
Un cielo cosi puro
un vento cosi leggero
non so più dove sono
dove ero.
O gaggia nuda,
bruna violetta
che nel calore fugace
appassisci in fretta.
Giorno che te ne vai
e non sai nulla di me e della violetta
che tanto amo
e del ramo
nudo della gaggia,
giorno, non andar via.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
Questa sera il sole...
Questa sera il sole tramonta nei tuoi occhi
l’inverno vi si spegne, lenta brace tranquilla.
Così la gente indugia per le strade che l’ombra
non ha toccato ancora, ma il fumo appena
da umili camini intimamente annuvola.
Tu lascia che ristagni sulle case ed offuschi
i lontani`del cielo che scolora.
Finché un’altra pena
porti la notte, vigilia della primavera.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
53
Il frate
Viene un frate alla mia casa porta
la prima polvere attaccata ai sandali
viene a piedi lo segue un asinello
viene a cercare legna grano e melica
nei prati dolcemente asciuga l’ultimo
umido della neve che s’è sciolta
viene il frate più presso alla mia porta
uomo e animale aspettano nel sole
fiumi azzurri lambiscono la terra bambini
escono dall’ombra rospi e viole
pace feriale è questa che un’incudine
percossa chi sa dove segna e spande
a meta è la mia vita a metà il giorno
a metà ormai la mia solitudine.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
Albero secco
Un albero secco
fuori dalla mia finestra
solitario
leva nel cielo freddo
i suoi rami bruni.
Il vento rabbioso, la neve e il gelo
non possono ferirlo.
Ogni giorno quell’albero
mi dà pensieri di gioia:
da quei rami secchi
indovino il verde a venire.
(Wang Va Ping)
54
Lame di fuoco
Lame di fuoco accendono la valle
quando l’inverno è quasi al suo morire.
Tra le barene l’acqua trascolora
scorre sul limo il passo della luce.
Già livide ombre le nubi
velano con lento brivido il cielo.
Vibra improvviso il cuore
nell’inatteso miracolo.
È fuggito l’istante ormai perduto.
Ma nel silenzio fondo ancora
nutre il cuore spirali di fiamme
quasi lontano preludio
non di un mesto tramonto
ma di un’alba preziosa.
(Maria Teresa Mancini)
Febbraio
Febbraio è sbarazzino.
Non ha i riposi del grande inverno,
ha le punzecchiature,
i dispetti
Dalla bora di febbraio
requie non aspettare.
Questo mese è un ragazzo
fastidioso, irritante
che mette a soqquadro la casa,
rimuove il sangue, annuncia il folle marzo
periglioso e mutante.
(Vincenzo Cardarelli)
Vincenzo Cardarelli, Poesie, Oscar Mondadori
55
Tempo di bucaneve
Lunghe sere d’inverno!
Rumori fievoli,
ovattati di neve.
La fiamma del vecchio camino
ci scaldava le guance
ed il babbo diceva:
“Verrà presto
il tempo dei bucaneve
ed il sole bacerà la terra
sciogliendo le nevi”.
Correva il nostro pensiero
pregustando la gioia
di corse pazze
sulle rive dei prati.
Quieto il cuore attendeva,
le fragili, bianche corolle
già vedeva
spuntar dalla neve.
Lungo inverno dell’anima!
Lungo, interminabile inverno.
Tu anima sai ancora attendere?
Bruciano gli occhi
che così a lungo
hanno scrutato la terra.
Ma i tuoi fiori
anima,
i tuoi bucaneve
non si vedono ancora.
(Gemma Bellotto)
Gemma Bellotto, Una Gemma a Cortelà, Edizioni del Circolo d’Arte
56
Disgelo
Case nel sole: una striscia di giallo,
di scialbo giallo, sui prati nevati.
Alberi, dietro; alti pioppi sfumati
dentro un sottile pulviscolo d’oro.
Lucide chiazze di cupo viola
sui tetti bianchi: la neve si sfa.
Finestre aperte; bucato a festoni;
donne affacciate. È l’inverno che va.
(Diego Valeri)
Diego Valeri, Il campanellino, SEI
Verso la primavera
Timido è il sole di febbraio, e nudo
come un povero: pur, nel suo tepore,
ramo di pioppo e ramo di betulla
già crede aver le fronde. E tu con essi
lo credi: già le vedi: in te già senti
gonfiare i bocci che saran domani
rosa di peschi e bianco di ciliegi.
(Ada Negri)
Ada Negri, Poesie, Mondadori
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Giorni che precedono la primavera
Ci sono giorni che precedono la primavera,
sotto la neve compatta riposa il prato,
gli alberi suonano di una secca allegria,
il vento tiepido si fa elastico e dolce.
Stupisce il corpo d’esser così leggero,
la casa non si riconosce più,
e la canzone che t’aveva annoiata,
ricanti con nuova emozione.
(Anna Achmatova)
Anna Achmatova, Poesie, Nuova Accademia
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