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“E` ciò che pensiamo già di sapere che ci impedisce di imparare

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“E` ciò che pensiamo già di sapere che ci impedisce di imparare
Lunedì 3 giugno 2013 | lit. 2000
Il
Liceo scientifico Leonardo Da Vinci
Anno 2
Nuovo Caffé
“E’ ciò che pensiamo già di sapere che ci impedisce di imparare cose nuove”
La classe 4 H protagonista dell’alternanza scuola- lavoro nell’ultimo biennio
Editoriale
Dirigenti e medici per un giorno
Gli studenti ci raccontano come hanno vissuto questa esperienza. Tra pro e contro.
GALLARATE - Vecchia conoscenza per molti istituti
tecnici, nuova realtà per il Liceo di Viale dei Tigli.
Con il passare degli anni, l’alternanza scuola-lavoro si sta confermando un progetto vincente. Nato
nell’anno scolastico 2006/07 per volere dell’attuale
Dirigente, è proseguito con successo per i successivi
sette anni. Ma in cosa consiste l’alternanza scuola-lavoro? L’esperienza dura due settimane, dalla fine di
gennaio o dalla fine di febbraio. La prof. Frachelle si
occupa della parte organizzativa. E’ lei che contatta
telefonicamente i tutor aziendali disposti ad accogliere nella loro struttura gli studenti. È un’attività
impegnativa: richiede tempo e disponibilità … e gli
studenti? Anziché raggiungere la scuola, i ragazzi di
3 e 4 H ogni mattina si dirigono nell’ente/azienda,
rispettando gli orari pianificati con i tutor aziendali
per un totale di 30 ore settimanali. C’è una grande
varietà di campi lavorativi tra cui poter scegliere:
economico, giuridico, sanitario, amministrativo,
socio-educativo... In base alla scelta, a ogni studente
viene assegnato un professore come “tutor,”la cui
materia è inerente al campo lavorativo scelto. E’ a
lui che quotidianamente il ragazzo deve inviare il
resoconto della giornata lavorativa. I compiti pomeridiani però non finiscono qui: tutti gli alunni devono
scrivere anche alla prof. Frachelle che, essendo la
responsabile dell’alternanza, interviene per risolvere eventuali problemi. Ma l’alternanza non è solo
fotocopie e bricolarge. E’ un’ esperienza che lascia
in noi una traccia. Per ognuno, l’alternanza ha significato qualcosa di diverso: soddisfazioni, delusioni,
complimenti e rimproveri. Qualcuno ha anche sco-
2
perto i suoi talenti, tracciando la strada del proprio
futuro. C’è anche chi – raramente, per fortuna - ha
avuto a che fare con colleghi poco competenti o con
ambienti lavorativi poco stimolanti. In ogni caso tutti
hanno imparato qualcosa. Lavorare con degli adulti
permette di crescere dal punto di vista delle relazioni interpersonali. Non è facile dover lavorare con
qualcuno appena conosciuto. Si impara così anche
ad autogestirsi e a divenire più autonomi, trovando
soluzioni a problemi senza interpellare e magari
infastidire i “colleghi”oberati di lavoro. Al termine
delle due settimane, ogni ragazzo è valutato tramite
un’apposita scheda con dei criteri ben definiti, compilata dai tutor aziendali: autocontrollo, capacità di
gestire situazioni autonomamente, accuratezza del
lavoro svolto... L’intero progetto si conclude con una
relazione redatta dagli studenti e valutata dal tutor
scolastico.
Caro lettore, detto questo, lei è invitato all’incontro
che si terrà presso il Liceo di Gallarate lunedì 3 giugno, Alla presenza di professori, genitori e tutor, gli
alunni la renderanno partecipe della loro esperienza
e delle loro emozioni. Il tutto è naturalmente condito da un buffet di pizze, aperitivi e salatini. Non si
può proprio mancare! Non rimane che ringraziare la
preside Luisella Macchi, la prof. Frachelle e tutti coloro che hanno dato un contribuito alla realizzazione
di questo progetto. La speranza è che in futuro molti
più studenti abbiano la possibilità di vivere un’esperienza simile. E ora, da gran lavoratori, vi salutiamo,
e andiamo a goderci una meritata pausa caffè.
Mattia Annoni
Editoriale
Alternanza: una didattica per il futuro
L’alternanza formativa rappresenta una metodologia propria della “nuova scuola”, non più centrata sulle
conoscenze disciplinari ma sulle competenze personali degli studenti (Dario Nicoli)
Parole come precariato e disoccupazione sono ormai entrate nella quotidianità della nostra vita, e se
alle nostre orecchie possono suonare come minacce
vane è solo perché l’attuale crisi, economica ma anche e soprattutto sociale, non fa altro che aumentare la già grande distanza che intercorre fra i giovani
e il mondo del lavoro.
In questo non felice contesto sociale, politico ed
economico si inserisce il progetto di alternanza
scuola lavoro, avviato a livello nazionale con il decreto legislativo dell’aprile 2005 (riforma Moratti),
ma intrapreso, per quanto riguarda il nostro liceo,
nel 2006 e da allora portato avanti con impegno e
costanza. Progetto che se da un lato ha avuto e avrà
un importante ruolo di orientamento, dall’altro ha
anche il merito di aver tentato di ridurre questo gap
tra i giovani e il lavoro. Gap che risulta essere ancora
più evidente e profondo se si prende in considerazione gli studenti di un liceo, inevitabilmente più
distanti dal mondo del lavoro rispetto agli studenti
di una scuola tecnica o professionale.
Difatti il progetto di alternanza può fornire agli studenti un utile indirizzo per l’orientamento (un’altra
delle ormai molte note dolenti del nostro sistema
scolastico), ma non fornisce loro un’adeguata formazione professionale: il punto di forza del progetto va cercato non in questa funzione formativa,
ma piuttosto nel ruolo di collegamento che esso
svolge tra la scuola e il lavoro, e quindi tra i giovani
e il loro futuro. E’ vero che per alcuni l’esperienza
di alternanza può essere stata un impatto con la
quotidianità della vita adulta (cioè con la realtà del
lavoro) estremamente spiazzante, ma il vero valore
del progetto sta proprio nell’aver fatto comprendere
o almeno nell’aver mostrato agli studenti il mondo
lavorativo nella sua attualità e nelle sue esigenze.
Esperienza che quindi sprona gli studenti ad uscire
dall’ottica di una didattica immobile, basata sull’apprendimento di fredde nozioni (che vengono presto
dimenticate e che in ogni caso andranno riprese).
Un’esperienza che, dunque, li stimola a cercare un
metodo di studio più adatto alla società odierna,
globalizzata e tecnologica, ma instabile e priva di
certezze sia economiche sia etiche.
La crisi c’è, non la si può nascondere; la situazione
è grave, urgente, ma forse il modo più saggio per
affrontarla è proprio ripartire dai giovani, riformare il sistema scolastico con una nuova didattica
meno distante dalla realtà lavorativa, che poi sarà la
quotidianità e il terreno di confronto di ogni giovane
divenuto adulto. Una nuova didattica che sia dunque più aperta alla versatilità e al confronto con il
cambiamento, e che fornisca ai giovani un metodo
di studio basato più sulla comprensione, la capacità
di sintesi, di ricerca e di analisi, permettendo loro di
sviluppare un’intelligenza attiva ed elastica, sempre più necessaria per essere davvero competenti
e competitivi. Una scuola dunque che prepara gli
studenti ad affrontare con serenità e consapevolezza
le grandi sfide che sono il lavoro, il futuro e la vita.
Questi dunque i meriti, e allo stesso tempo le potenzialità, del progetto di alternanza scuola-lavoro:
l’aver messo gli studenti a confronto con la realtà
lavorativa, nella quale saranno inevitabilmente
coinvolti, e l’aver dato loro la possibilità da un lato
di trovare se stessi e di definire il proprio percorso, e
dall’altro di ampliare i propri orizzonti, attraverso la
comprensione delle qualità sulle quali è necessario
puntare per essere in grado di destreggiarsi con abilità, e soprattutto con consapevolezza, in una società
che è sempre più passiva e sempre meno disposta a
puntare sui giovani.
Gabriele Zangari
3
Economia & Diritto
Due settimane alla Camera di Commercio
Un’esperienza interessante tra gli uffici che gestiscono l’economia della provincia di Varese
Censimento, concorsi a premio, listini prezzi, procedimenti di mediazione, usi della provincia e sviluppo
turistico del territorio: tutto questo e molto altro
alla Camera di Commercio di Varese.
Nell’imponente edificio in Piazza Montegrappa, a
Varese, Matteo, tirocinante del Liceo, ha potuto
prendere parte alle attività che regolano la vita commerciale ed imprenditoriale della nostra provincia.
Arrivato nella sede di Varese, gli è stato subito
mostrato dal Rag. Gallivanone l’ufficio dove poter
svolgere la maggior parte dei lavori a computer che
gli venivano commissionati, come la preparazione di
documenti Office Excel.
Verrebbe da chiedere: “Allora eri già molto bravo ad
utilizzare il computer?”
“Di certo non mi considero un esperto informatico” risponde Matteo, “ma tutti, fin dal primo giorno, sono stati molto disponibili, nonostante i loro
impegni quotidiani, nel mostrarmi come svolgere gli
incarichi assegnati”
Durante il periodo dello stage, la Camera di Commercio è stata impegnata ad ultimare un censimento indetto da ISTAT sulle aziende e sulle “no profit”
della provincia. Molto occupati in questo lavoro
aggiuntivo, gli impiegati si sono avvalsi dell’operato dello studente che ha però avuto l’occasione di
prendere parte all’attività, stampando documenti o
inserendo i dati del censimento nella memoria del
computer.
Ma alla Camera di Commercio non si lavora solamente davanti ad uno schermo informatico.
È questo il caso del Dott. Franco Martino, responsabile del settore sugli usi e costumi della provincia e
delle indizioni di concorsi a premio.
Trascorrendo del tempo con lui Matteo ha potuto
comprendere meglio come si svolgesse il suo lavoro,
facendo da testimone al momento di indire un nuovo concorso a premi ed assistendo ad una riunione
per stabilire i nuovi prezzi di terreni, edifici, appartamenti, e altri beni immobili della provincia.
“Di certo, lavorare alla Camera di Commercio, non
è una vacanza, e alla sera, quando si torna a casa
si è abbastanza stanchi”, ha riportato Matteo dopo
le due settimane di lavoro, ma allo stesso tempo, si
dice “soddisfatto, perché impegnato in una attività
interessante ed utile”.
Faticoso, ma utile. Aver trascorso due settimane
di stage presso la Camera di Commercio è stata
un’esperienza interessante e costruttiva, grazie alla
quale un ragazzo, abituato alla vita tranquilla e monotona del Liceo, ha avuto la possibilità di operare in
un ambiente dinamico e ben organizzato. Un’illuminazione, insomma, sul complesso e misterioso ciclo
del mondo del lavoro.
4
Matteo Casale
Economia & Diritto
Quindici giorni da “angelo della legge”
Vanessa ci racconta la sua esperienza nell’agenzia Angel Law
Wow! Vanessa esordisce così quando le chiediamo
com’è stata la sua esperienza di alternanza scuola-lavoro. Un’esperienza che l’ha formata profondamente.
La ragazza ricorda ancora il suo primo giorno di lavoro, quando si presentò in un paesino fino ad allora
sconosciutole, Cuoricino. Il cartello bianco e rosso
“Angel Law, agenzia di disbrigo pratiche amministrative e giudiziarie” troneggiava fuori dall’ufficio che
da allora avrebbe frequentato per 15 giorni.
E’ il primo giorno di lavoro: l’incontro col sorriso
accogliente di una delle 2 tutor, Maria, allenta la
tensione iniziale della ragazza e anche il rapporto
favorevole che instaurerà con l’altra tutor, Marzia,
creerà un’atmosfera lavorativa piacevole. Le tre ogni
giorno salgono di buona lena in auto e si dirigono
in un tribunale della Lombardia, pronte a notificare
atti giuridici, iscrivere a ruolo le cause, fotocopiare
fascicoli. Certo, il contributo di Vanessa è minimo,
ma la ragazza si sente comunque emozionatissima mentre cammina per i corridoi dei tribunali tra
avvocati e avvocatesse in giacca e valigetta, con aule
di tribunale e giudici in toga a pochi metri da lei. E’
elettrizzata. “Ho sempre sognato di far parte di un
mondo come questo” ci confessa Vanessa, che in
tribunale ha anche avuto l’occasione di entrate in
contatto con cancellieri, avvocati, di informarsi sulle
cause trattate: l’entusiasmo che le ha suscitato fare
tutto ciò è stato la conferma che l’ambiente che l’ha
sempre interessata le piace davvero!
Certo, qui non sono mancate le difficoltà, così come
gli errori, ma proprio grazie a questi Vanessa ha
imparato a responsabilizzarsi e a non abbattersi di
fronte ad un fallimento. Le sfugge un sorriso mentre ripensa alla sua prima esperienza con la fotocopiatrice nel tribunale di Gallarate: come usare la
tessera per le fotocopie, come controllare di averle
eseguite adeguatamente, come ripristinare la stampante che aveva deciso di bloccarsi proprio mentre
la usava lei? C’era voluto l’aiuto di due persone per
toglierla dall’impiccio! La settimana seguente, però,
era stata lei a togliere dall’impiccio qualcun altro
imbattutosi nella fotocopiatrice bloccata!
E’ stato allora che Vanessa si è sentita utile e ha
intuito di aver imparato qualcosa di concreto. Non si
è più percepita come misera studentessa che dietro
ad un banco prende mille appunti, ma ha iniziato a
intravedere il suo percorso, distinto da quello altrui,
a scorgere la strada che seguirà nella vita!
Infine ha compreso che, grazie all’esperienza di
alternanza, stava già iniziando a percorrerla!
Vanessa Bogotto
Quotes, mail celebri
Da: Richard
A: Prof. Frachelle
Salve prof!
Oggi benissimo come sempre. A differenza di altri giorni, il flusso di gente era molto
minore, perciò abbiamo avuto qualche momento libero per poter installare della musica
tramite una rudimentale “filodiffusione”, dando quindi la possibilità di ascoltare il meglio
della dance degli ultimi tempi mentre si servono i clienti!
A parte questo, tutto ormai sembra normale: Richard prendi questo, fai quello, mi dai il
resto, controlla questa ricetta.. Insomma, mi manca solo il camice bianco!
A presto!
5
Industria
Test sulla sicurezza in volo
Dopo due settimane passate in azienda, lo studente Andrea Bottazzi ha finalmente compreso il perché di
tutte quelle formule matematiche studiate a lezione.
Nella sede Agusta di Cascina Costa
(Va), al fine di garantire la massima
sicurezza in volo, vengono controllate tutte le parti meccaniche e
strutturali degli elicotteri. L’attenzione maggiore è rivolta al problema delle vibrazioni, il più grande
per questi velivoli.
ne
io
Trasmiss
Alcuni dei test che vengono effettuati consentono di verificare le sollecitazioni cui è sottoposta una trasmissione.
Ne viene collegata una ad un motore in un
banco prova e con l’utilizzo di un torsiometro
vengono rilevati alcuni precisi parametri.
Se questi valori non corrispondono a quelli
nella norma, la trasmissione viene riportata
nell’area di montaggio per ulteriori controlli e
modifiche.
torsiome
tro
Il torsiometro è interposto tra un motore e una
trasmissione e rileva il momento torcente fornito a quest’ultima.
Il torsiometro in figura è stato inserito in un banco di calibrazione per verificare che la taratura
e di conseguenza le misurazioni siano sempre
corrette.
Andrea Bottazzi
6
Industria
Dai banchi di scuola ai muletti: un liceale
in fabbrica
L’avventura di uno studente nel mondo della metallurgia
Tonnellate d’acciaio e forni giganteschi hanno fatto
da sfondo alle due settimane trascorse in un’azienda
leader nella produzione di anelli in acciaio. La “Molla
S.r.l” e il suo stabilimento di Morazzone sono stati la
destinazione di uno dei ragazzi del progetto. L’elenco
dei clienti della Molla comprende aziende di prestigio, come la svedese Volvo e l’americana John Deere.
Esse fanno degli anelli d’acciaio uno degli elementi
principali per la realizzazione dei loro prodotti.
Quello di Morazzone è lo stabilimento in cui avviene
il trattamento termico dei “pezzi” provenienti dalla
laminazione, che devono essere sottoposti a specifici
cicli di “cotture” nei forni. Lo scopo è quello di conferire a ciascun prodotto le caratteristiche e proprietà
fisiche richieste dal committente.
L’ambiente lavorativo in cui lo stagista è stato inserito
si è rivelato più interessante rispetto alle aspettative.
Ha potuto osservare da vicino tutte le dinamiche che
caratterizzano le gerarchie aziendali: dal magazziniere al capoufficio, dall’operaio al dirigente, le figure
professionali con cui ha avuto a che fare occupano
trasversalmente tutti i livelli su cui si sviluppa un’azienda moderna.
Quale poteva essere il suo ruolo? Uno studente liceale non possiede le competenze tecniche necessarie
per svolgere le specifiche attività che hanno luogo in
un’azienda altamente tecnologica. Tuttavia gli si pos-
sono affidare mansioni di natura logistica, incarichi
che nella loro semplicità contribuiscono all’ordinato
svolgimento dei processi di lavorazione. Gestione
del materiale in arrivo, verifica dei programmi di
trattamento termico, immagazzinamento, spedizioni:
queste le operazioni in cui il tirocinante ha affiancato
il personale d’azienda.
Un’altra interessante opportunità fornitagli sono state
le lezioni teoriche riguardanti l’acciaio e i suoi cicli di
lavorazione che il preparatissimo ingegner Ambrogio
Vanoni, responsabile dello stabilimento, ha pensato
appositamente per lui.
Al termine dell’esperienza il ragazzo ha espresso il
suo parere: “Se confrontato con altre destinazioni,
un’industria rappresenta di sicuro la proposta di
stage più stimolante nella direzione di abbattere le
barriere tra scuola e settore professionale. E’, per
uno studente, l’occasione migliore per entrare a vivo
contatto con il mondo del lavoro produttivo e per
conoscerne le strutture organizzative. La Molla è
quindi senza dubbio una meta da riproporre per altri
liceali nei prossimi anni scolastici, con la speranza
che possano vivere un’avventura altrettanto positiva e
formativa”.
Marco Liati
Quotes, mail celebri
Da: Gabriele Zangari
A: Prof. Frachelle
Buon pomeriggio,
tra ieri e oggi abbiamo concluso la visita alla mostra e abbiamo cominciato a
scegliere alcune opere sulle quali dovremo fare un’analisi storico-critica.
Stasera saremo ancora al MA*GA (di nostra spontanea volontà) per partecipare
ad una conferenza-visita guidata tenuta da uno degli artisti (Alessandro Busci)
della mostra temporanea.
A domani!
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Sociale
Intervistiamo i tutor
Le impressioni di chi vigila sui nostri stagisti
Via Bari 6/8, Cardano al Campo. E’ qui che si
trova il centro diurno “Il Seme”, la cooperativa
sociale che accoglie bambini e adolescenti disabili. Ed è qui che, per avere un parere sull’alternanza scuola-lavoro, andiamo a intervistare
il direttore generale, il dr. Andrea Giola. Non
sono ancora le due del pomeriggio e lo troviamo in piedi al bancone della segreteria.
E’ seduta alla scrivania. Si è dichiarata
disponibile a un’intervista. E’ la signora
Silvana Arbola, assistente sociale del
Comune di Castronno, che per due settimane ha accolto Florencia con grande
simpatia.
Ritiene che sia utile, per uno studente del liceo,
partecipare all’attività di alternanza scuola-lavoro?
Molto utile. Naturalmente se viene scelta consapevolmente come una forma di orientamento.
Dovrebbe rappresentare un po’ una maturazione
dell’alunno, dietro un percorso che viene fatto
all’interno della scuola. Ci deve essere come una
relazione tra l’alunno e l’insegnante che porta
gradatamente alla presa di coscienza da parte del
ragazzo del collegamento che c’è, o che ci dovrebbe essere, tra la scuola e il mondo del lavoro, fino
a fare nascere il desiderio di coinvolgersi in un’esperienza lavorativa.
E quindi, fatta questa premessa, incontrarsi con il
mondo del lavoro per l’alunno diventa la possibilità di verificare quanto è stato trasmesso all’interno della scuola, come possibilità in più di crescita
e di verifica.
Che cosa ha rappresentato per lei quest’esperienza?
Beh, intanto incontrarmi con le nuove generazioni che spesso hanno un modo di approcciarsi,
per esempio al mondo virtuale o informatico, più
immediato rispetto a noi di un’altra generazione.
Un altro importante aspetto, poi, è la bellezza di
trasferire la propria esperienza che acquista un
valore nel momento in cui la si può trasmettere,
almeno in parte, a un giovane. Perché farlo, per
esempio, con un collega non è la stessa cosa. Se
un alunno, invece, sceglie questo settore, quindi già viene da me con un’apertura mentale e di
cuore, allora si capisce che c’è la possibilità per lui
di accogliere quello che si comunica.
8
Dottor Giola, che cosa pensa dell’alternanza? La
ritiene utile per uno studente di liceo?
Questi progetti vogliono dare agli studenti un’idea delle professioni che si occupano del sociale,
dove la priorità non è l’utile, non è il reddito, ma
è il rapporto con le persone e il servizio a loro.
All’interno di questa realtà, c’è una struttura ben
articolata in Italia, nelle nostre regioni e nei nostri comuni, quindi una serie di servizi a beneficio
delle persone più bisognose. Però è anche un
ambiente di lavoro, perciò bisogna saper riconoscerlo dal volontariato. Chi entrerà in queste
strutture incontrerà un certo tipo di professione
diversa da quella di un’impresa tradizionale.
Quali obiettivi può raggiungere un ragazzo che
svolge l’alternanza al centro diurno?
Innanzitutto, un ragazzo può conoscere il sociale
e capire se è un ambito dove può spendersi nel
futuro. L’importante nelle scelte è conoscere, poi
con l’esperienza una persona capirà se ciò che
ha fatto potrà essere un punto di riferimento per
una attività lavorativa futura. C’è chi lo scopre
subito, chi a trent’anni o chi non pensava che potesse essere un’opportunità. C’è però il problema
del reddito: un educatore guadagna 1100/1150
euro al mese. Poco per pensare di costruirsi una
famiglia.
Sociale
Quale utilità pensa che possa avere la presenza
di studenti per gli educatori del centro?
Non è utile in sé la presenza dello studente per
lo svolgimento delle attività giornaliere, ma lo è
nel momento in cui l’educatore deve spiegare,
rendere conto e mostrare un lavoro. Ciò lo aiuta
a ricordare certi obiettivi e le motivazioni del
proprio intervento. L’utilità è uno dei motivi per
il quale la cooperativa ha accettato l’esperienza
di alternanza scuola- lavoro: anche noi operatori
infatti a suo tempo ci siamo avvicinati a questo
settore con il volontariato.
rbola
Silvana A
Che cosa le hanno insegnato queste due settimane
di alternanza, e cosa pensa che abbiano insegnato a
noi?
Sicuramente a voi hanno insegnato che c’è un disegno più grande, che l’incontro con le persone non è
mai casuale e che quest’esperienza diventa un punto
molto importante di riflessione per la scelta della
strada futura perché, o uno rimane affascinato da una
proposta professionale e quindi chiarisce la domanda ‘Che cosa farò da grande?’, oppure dice: ‘Questa
esperienza non è per me’. Quindi sicuramente ha
dato un punto più certo di riflessione rispetto alla
scelta che si farà di seguito.
A me sicuramente ha dato la possibilità di esprimere
il mio desiderio che i giovani possano incontrare il
loro destino e diventare degli adulti felici della propria vita. Guardare il giovane è come guardare un
fiore che sta sbocciando ed è un aspetto della vita
così bello che se ne rimane affascinati. Ed uno è come
se questa bellezza la volesse afferrare, però sa che
non gli appartiene e quindi si gode quell’istante che
gli è dato di poterla ammirare.
Ha suggerimenti da proporre alla responsabile del
progetto e al Consiglio di classe per il prossimo anno?
Di ripensare al progetto organizzativo perché è un po’
breve. Due settimane non sono abbastanza. Va un
attimo di più valorizzato e riformulato anche in tempi
che non c’entrano con il periodo scolastico, perché
tanto il mondo del lavoro è aperto 365 giorni all’anno. Magari non fare due settimane continuative con
l’assenza totale da scuola dato che poi può produrre
delle difficoltà scolastiche. Bisognerebbe pensare
anche a degli stage estivi.
Florencia Masturini
Quali suggerimenti si sentirebbe di dare alla
responsabile del progetto e al consiglio di classe
per il prossimo anno?
L’ideale sarebbe organizzare un incontro tra la
classe e i tutor per scambiarsi opinioni, idee e
necessità.
Simone Colombo
Simone
9
Colombo
con il do
ttor Giola
Cultura
La creatività è permettersi di fare degli errori.
L’arte è sapere quali di questi tenere. (Anonimo)
Prima di mettere piede al MAGA le idee di Marco, Davide e Gabriele sull’arte contemporanea erano abbastanza confuse e non sapevano cosa aspettarsi dalla loro primissima esperienza lavorativa nel mondo dell’arte.
Dopo aver visitato il museo per la prima volta le opinioni si erano fatte ancora più incerte.
Si passava dallo studio di quadri e sculture classiche, a delle opere concettuali e astratte che non riuscivano
a catalogare come opere d’Arte. Tornavano a casa abbastanza scettici.
L’arte contemporanea è a volte difficile da comprendere perché si allontana dalla semplice rappresentazione
del bello presente nelle correnti artistiche precedenti. Si entra in contatto con opere per molti non usuali, ma
che contengono dei messaggi importanti, utili a tutti, provenienti da un impegno civile e sociale degli artisti
che le hanno realizzate.
Come negare l’artisticità di un’opera che non si ferma al gusto del bello ma che vuole andare oltre?
Con questa nuova consapevolezza il ritorno al lavoro era più semplice!
Le 3 nuove “guide museali” erano entusiaste di ammirare le opere, avevano una maggiore capacità critica e
una grande sete di conoscenza, capivano che era indispensabile voler vedere oltre. Un nuovo mondo si era
aperto! Purtroppo le due settimane di alternanza scuola-lavoro sono volate, ma è stata un’esperienza davvero significativa perché ha permesso ai ragazzi di scoprire importanti aspetti delle loro personalità.
Un doveroso ringraziamento va al Dottor. Castiglioni che ha seguito ed aiutato i ragazzi durante questa, a loro
dire, ”Bellissima esperienza” .
10
Cultura
Percorso Politico-economico-sociale nella
collezione del MAGA
Calandosi nella professione di guide museali, appresa man mano nelle due settimane, i ragazzi sono
stati in grado di costruire un percorso all’interno
della collezione permanente del MAGA.
Un percorso che lega opere di periodi e correnti
diverse, ma accomunate da un’azione di partecipazione ed impegno sociale, ideologico e politico nella
realtà presente da parte dell’artista.
Nella prima parte della collezione, tre opere legate
da un’esperienza comune.
Il vissuto della seconda guerra mondiale e del dopoguerra unisce gli artisti in un’opera di rinnovamento
culturale. Allora, l’arte si lega alla realtà per esprimere critiche e ideali, a stretto contatto con i sentimenti della società. La base dell’atto artistico diventa
quindi un’istanza morale prima che estetica.
L’accusa di E.Treccani (1955) rappresenta con realismo la disgrazia di un contadino con la propria bambina morta tra le braccia e un altro figlioletto che
si nasconde dietro il padre. L’opera ha grande forza
espressiva e denuncia fatti reali e contemporanei.
Ne risulta un grande impatto emotivo, in una presa
di coscienza della realtà, tramite la forza della verità.
La pace di E.Morlotti (1949-1950) vede segno, colore e forma come elementi costituenti. L’opera esprime il suo messaggio nella ricostruzione in atto in
tutti i campi nel dopoguerra. Una spessa linea nera
divide parte destra e sinistra. La prima è astratta e
quasi insensata, ma è forse la visione della guerra.
Nella seconda, due figure umane geometrizzate si
scambiano un dono, come in una riappacificazione.
Nelle opere del periodo da fine anni cinquanta ad
inizio anni settanta, la volontà di critica sociale e
politica si sposta nella riflessione e nell’analisi sulla
società che si stava affermando con forza con i suoi
meccanismi, ma anche su problematiche individuali ed esistenziali. Piero Manzoni è un artista che
interviene sul reale, nella ridefinizione del concetto
di arte. Elementi quotidiani sono disposti in serie a
ricordare la produzione seriale di quella società dei
consumi che stava nascendo. Nei suoi Achrome, gli
oggetti sono privati di ogni colore perché perdono la
propria identità. Manzoni individua gli aspetti negativi della produzione industriale, molto prima che la
questione venga affrontata in modo esteso.
Il rito di D. Boschi (1971) rappresenta una delle tante azioni quotidiane, qui, andare allo stadio, ripetute
continuamente e imposte dalla società di massa.
Azioni che infine cancellano l’individuo.
Le persone sulle gradinate sono indistinguibili, la
loro individualità è cancellata. La rete rossa le ingabbia. L’atmosfera è surreale e straniante. Questa è la
conclusione dell’analisi dell’artista sulla società.
In Città invasa (1960), G. Guerreschi racconta un’azione forte e immediata. Un gesto appartenente alla
dimensione della guerra, ancora presente in Europa.
L’azione in primo piano è realistica. Lo sfondo cittadino è confuso e il racconto è universale.
Guerreschi appartiene alla corrente del realismo
esistenziale. Gli artisti di questa corrente cercano un
atto artistico che li faccia sentire uomini protagonisti
e non solo spettatori della loro particolare epoca
storica, in una partecipazione attiva al presente.
Enrico Baj opera una satira critica contro le figure
del potere e la società che lo attribuisce loro. Le figure del Generale e della dama Antoinette du Ligier,
realizzate in tessuto, sono grottesche, sproporzionate e sgraziate.
L’ultima parte della collezione contiene opere degli
anni novanta e degli anni duemila.
Uno dei nuovi temi è la geografia, all’interno degli
equilibri politici.
Mona Hatoum, artista palestinese, in Projection,
rappresenta la terra con un senso di fragilità e instabilità, realizzando un planisfero raschiando della
carta cotone. Evidenzia la sua visione del pianeta,
diversa da quella occidentale.
Marco Argentiero, Davide Leva, Gabriele Zangari
Uscivano dal museo con una nuova consapevolezza:
“L’Arte comincia là dove l’Imitazione finisce”
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Oscar Wilde
Sanità
New entry alla Ferno Farma Co.
La farmacia di Ferno amplia il suo staff con due diciassettenni del Liceo Scientifico L. Da Vinci di Gallarate
Bronchi, tosse grassa, tosse secca, sedativi e mucolitici. Termini con cui hanno avuto a che fare le due
ragazze della 4H del Liceo scientifico L. Da Vinci, che
lo scorso Febbraio hanno trascorso due settimane
nella farmacia comunale di Ferno nell’Aeroporto Milano-Malpensa T1. La sezione H del Liceo da diversi
anni ha aderito al progetto alternanza scuola-lavoro,
nel quale gli studenti di terza e di quarta trascorrono
un periodo di due settimane in aziende per entrare
nell’ottica del lavoro. Il dottor Hamdan Hazem J.R,
direttore delegato e responsabile autocontrollo
della farmacia di Ferno e il suo staff, si sono dimostrati sin da subito ottimi collaboratori del progetto
mettendo a disposizione l’intera farmacia e la loro
esperienza. Le giovani dottoresse come da manuale
hanno inizialmente dovuto svolgere un lavoro teorico, di ricerca di informazioni e di studio strettamente farmaceutico, per poi non trovarsi impreparate
di fronte al cliente. Si sono poi specializzate nello
stoccaggio merci e nella spunta degli ordini. Come
specializzande che si rispettino hanno iniziato ad
osservare il lavoro del farmacista al bancone, apprendendo che il suo lavoro non è limitato alla sola
vendita di prodotti. “Il farmacista deve essere consigliere e psicologo. Deve capire i bisogni del paziente
dalle informazioni, spesso limitate, che gli vengono
fornite e deve saper affrontare ogni situazione con
il massimo autocontrollo” ci spiegano le ragazze.
Dopo giorni di accurata osservazione del lavoro dello staff, pronte per l’approccio diretto con il cliente,
si sono gettate in quello che è il compito più difficile
ma gratificante del farmacista. Vendere farmaci da
banco (OTC). Si sono confrontate con le loro competenze gestionali, emozionali e relazionali. Non sono
mancati per loro momenti di frenetica agitazione, e
neanche di calma piatta.
Il risultato dell’esperienza? “La farmaceutica come
indirizzo di studio universitario è da prendere in considerazione, prima dell’alternanza l’avevo scartata a
priori” ci rivela una delle due. Avvicinare i ragazzi al
mondo del lavoro e far emergere i veri interessi di
ognuno, è senza dubbio l’obbiettivo che il Leonardo
Da Vinci porterà avanti con il progetto alternanza
scuola-lavoro.
Elisa Taddeo, Eleonora Barretta
Quotes, mail celebri
Buona sera prof,
oggi è stata la giornata più bella in assoluto di queste due settimane!
E’ stata la giornata più bella non solo in merito al lavoro svolto ma più per le emozioni provate durante l’arco della giornata. Al contrario di ieri oggi c’era la ressa in farmacia e come se non bastasse il
dottore non c’era. Fatto sta che stavo sudando, e non per il caldo, non per l’agitazione (beh, si forse
anche per quello) ma soprattutto perché mi sono sentita sulle spalle un peso, come avere un masso
pesantissimo da portarti dietro, sa di cosa sto parlando? Del senso di RESPONABILITA’. Sia io che Eleonora abbiamo svolto al meglio il nostro lavoro, e qui vorrei ricollegarmi con quello che dicevo ieri sul
senso del dovere, in realtà non so ben definire di cosa si tratta ma io lo associo al senso di responsabilità enorme che ho provato oggi. Penso sia una cosa che si ha dentro e che ti porta a fare un’azione
nonostante i rischi che quella implica per ottenere ciò che alla fine tutti cercano, ossia la “felicità” e,
sia chiaro, per felicità non intendo la gioia ma qualcosa come la soddisfazione di mettersi in gioco con
le altre persone. Non so se sono riuscita a spiegarmi.
Dott.sa Elisa Taddeo
12
Sanità
Non solo medicinali
Un tuffo nell’ambiente tutt’altro che statico della farmacia
Viagra. Sì, Viagra. In un freddo mercoldedì mattina d’inverno un uomo sui settant’anni è entrato in
farmacia ed ha chiesto “la scatoletta”. E’ quel tipo
di scatoletta che racchiude ore in cui il signore può
tornare giovane per un po’. Quest’uomo è un mito:
berretto nero, sciarpa anche, lungo cappotto che
termina giusto in tempo per mostrare le scarpe.
Già, le scarpe. Se non ci fosse stata l’illuminazione
artificiale dentro il locale, le sue scarpe avrebbero
sicuramente risolto il problema. Probabilmente
l’ultimo modello, quasi aereodinamico, e di un giallo
luminoso, molto luminoso.
Proprio come il suo sorriso, che ha mantenuto per
tutto il tempo in cui è stato
in farmacia. I suoi modi di
fare e guardare erano lì che
volevan dire “Oggi mi sento
frizzante”.
Tante sono le persone che
ogni giorno entrano ed
escono da una farmacia
e ce ne sono di ogni tipo,
proprio come il signore e la
sua scatoletta magica. Non
essendo clienti, bensì parte
dello staff lavorativo, si ha la
possibilità di meravigliarsi a
pensare che genere di persone si fermino davanti al
tuo bancone. Non ci credete?
Donna, firmata dalla testa ai piedi, occhiali da sole
usati come cerchietto per i capelli. Bionda, quarant’anni al massimo, un metro e ottanta come
minimo. Con Andrea, il farmacista, c’è un’occhiata
d’intesa veloce, e per chi avesse bisogno dei sottotitoli, vuol dire “Ehi, questa la servo io”. Il piano è
semplice: cercare di trattenerla più tempo possibile.
Appoggiata la sua Louis Vuitton sul bancone, chiede
un antibiotico. Professionalmente rispondo: “Vuole il generico?”. Silenzio. I suoi occhi mi guardano
così perplessi che sembrano urlare: “Vuoi rifilarmi il
generico e non quello di marca?”. Ha ragione, come
ho fatto a non pensarci? Dopo aver pagato, si rimette gli occhiali fissandomi, scena sicuramente copiata
da qualche serie americana. Un gesto di sfida. Amo
le sfide. “Grazie, e a presto!” le dico un po’ ironicamente.
L’ambiente della farmacia è dinamico, vivace e
sempre a tutto motore. Ogni tre ore arriva il grossista che consegna al minimo 150 medicinali alla
volta. Giusto prima del suo arrivo, ci si prepara
adeguatamente nonchè mentalmente e si nota una
tensione palpabile. Sembra un pit stop
di Formula Uno. Tre, due, uno: eccolo
entrare. Pone lo scatolone a terra e via
alle spunte, controlli di ricette in sospeso, carte da bollo per poi andare a riporre i medicinali negli appositi cassetti,
senza badare a chiuderli delicatamente
perché sono dotati di molla interna. E
farli rimbalzare è divertente, vi assicuro
che è molto divertente. Tutto il pit stop
si svolge quando la farmacia è ancora
aperta, quindi è necessario organizzarsi
e dividersi i compiti prima. In una farmacia c’è molto più lavoro di squadra di
quanto si possa immaginare.
L’esperienza lavorativa non solo mi ha
insegnato come funzionano i principi
base delle medicine o come leggere una
ricetta medica, ma mi ha dato molto anche sul fronte umano: è bellissimo stare a contatto
con le persone, essere l’eroe per qualcuno. Addirittura? Sì, perché se la povera pensionata entra in
farmacia con una lista di medicinali da prendere che
pare sia all’Esselunga e, al momento del pagamento,
le raccogli gentilmente tutte le monetine che le sono
cadute dal borsellino, per lei sei il suo piccolo eroe.
Si tratta quindi di instaurare rapporti che durano
giusto quel paio di minuti ma che bastano per metterti sul viso un sorriso seguito da “Buona giornata,
signor Peppino!”, oppure un “A presto”. Dipende dai
casi.
Richard Putnam
13
Sanità
Dottoressa per due settimane
un breve viaggio nel mondo del reparto di pedriatia dell’ ospedale di gallarate
Prelievi del sangue da eseguire, analisi da consegnare, cartelle cliniche da aggiornare, dimissioni da
compilare. Una continua corsa contro il tempo per
poter offrire aiuto a tutti i bambini che si presentano
presso l’ambulatorio e ai loro genitori preoccupati.
Sono queste le attività che scandiscono le mattinate
nel Reparto di Pediatria dell’Ospedale Sant’Antonio
Abate di Gallarate. Tutto sempre accompagnato da
un sorriso, una carezza o una parola di conforto.
E così due settimane lontano dai banchi di scuola
hanno dato la possibilità a Francesca di venire a
contatto con questa realtà.
La mattina inizia con le visite ai bambini ricoverati che aspettano pazientemente il loro turno.
Dopo essere stati visitati raggiungono la “sala
giochi”, dove un gruppo di volontari li attende
per aiutarli a distrarsi e far passare il tempo. Invece i bimbi che non possono alzarsi dal letto
sono raggiunti da altri animatori nelle loro stanze.
Mentre nel reparto si procede con le “visite di
routine”, nella corsia a fianco un gruppo di genitori
attende, chi con in braccio il proprio bambino, chi
passeggiando preoccupato lungo il corridoio, l’arrivo del medico per avere dei chiarimenti circa la
salute dei figli. La tensione è palpabile. A qualsiasi
persona con un camice bianco che passi prendono
un braccio e chiedono quando sarà il loro turno.
Tutt’altra situazione si presenta nel Reparto di Neonatologia. I piccoli dormono nelle loro culle mentre
le puericultrici li preparano per portarli alle loro
mamme. La pace è interrotta dal suono di un citofono. Stanno chiamando dalla sala parto e, così, puericultrice e pediatra devono correre, il bimbo che sta
nascendo dovrà, infatti, affrontare il primo bagnetto
e la visita. Soltanto dopo starà tra le braccia della
mamma.Nel frattempo però il lavoro in reparto
procede, i neonati sono stati portati dalle rispettive
mamme, sono state fatte le lezioni riguardo all’accudimento alle nuove e il medico ha compilato le
lettere di dimissione. I pomeriggi, Pronto Soccorso a
parte, sono più tranquilli: si provvede a tenere ordine nei reparti e a sistemare i vari documenti lasciati
dai Dottori la mattina.
In due settimane di esperienza si incontrano diverse realtà, tutte accomunate dalla malattia e dalla
sofferenza, eppure ciò che nasce in chi le incontra
è qualcosa di estremamente positivo. Potrebbe
quasi sembrare un controsenso e invece proprio da
questa situazione si può imparare molto. Chi opera
parte dal presupposto di dover donare qualcosa e
alla fine, invece, riceve anche molto di più. I sorrisi,
i gesti di affetto, ma soprattutto gli insegnamenti che
si ricavano dal modo che hanno i bambini di affrontare la malattia sono qualcosa di estremamente
gratificante. Quella luce di speranza sempre accesa
nei loro occhi, anche nei momenti di sconforto, fa
capire a chi sta loro accanto l’importanza del grande
dono della salute.
Francesca Mulas
I miracoli della citogenetica
Citogenetica, cariotipo, bandeggio. Parole troppo difficili per un ragazzo di quarta liceo? Al TOMA, laboratorio
all’avanguardia nel settore biomedico, la risposta è NO.
Il laboratorio è diviso in vari settori, ma in un periodo di due settimane per Andrea è stato possibile lavorare
solo nel reparto di citogenetica. È lì che vengono analizzati campioni di liquido amniotico provenienti da tutta
Italia, per controllare lo stato del feto. Avendo a che fare con sostanze chimiche e analisi senza possibilità
di errore, i compiti sono stati limitati per uno scienziato alle prime armi, ma ugualmente interessanti. Che
cos’ha fatto, dunque? Ecco: l’appaiamento di cromosomi omologhi presi dalla documentazione fotografica
del cariotipo tramite il riconoscimento del bandeggio. Detto così sembra difficile, ma è più facile di quanto si
pensi. Semplicemente, attraverso microscopi speciali si fotografano delle cellule in sviluppo; essendo i cromosomi sparpagliarti, bisogna accoppiarli e individuarne il tipo. Il compito all’inizio sembrava impossibile ma
il futuro biotecnologo non si è perso d’animo: un po’ di sudore, la voglia di ritentare e le prime ricostruzioni
giuste sono arrivate. Grande merito spetta a lui, ma soprattutto alle operatrici, che lo hanno coordinato in
quest’attività, gli hanno insegnato i “trucchi” del mestiere ed hanno pazientato davanti ai suoi errori.
Quindici giorni davvero spesi bene.
Andrea Clerici
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Sanità
Parte di una brochure realizzata da Elisa per lo studio veterinario “Parco del
ticino” sotto la guida del dott. Visentin
Manuale per proprietari di cani e gatti
Pronto soccorso per il padrone
PREVENZIONI
TRAUMI
Al ne di prevenire malattie, un buon proprietario
deve:
• ispezionare il pelo dell’animale, in particolare zampe e orecchie (in cui potrebbero annidarsi parassiti,
corpi estranei..)
• controllare quotidianamente feci (consistenza ed
eventuale presenza di vermi)
• interpretare i segnali che il proprio animale invia in
caso di malessere
• portarlo periodicamente dal veterinario (una volta
all’anno se giovane, due o più se anziano)
• fornire un’alimentazione completa, bilanciata,nutriente e non eccessiva
• nei soggetti giovani non somministrare alcun integratore
• tenere l’animale lontano da oggetti di piccole dimensioni che potrebbero essere ingeriti
• effettuare le vaccinazioni preventive per le malattie
più frequenti e pericolose (nel cane cimurro, leptospirosi, epatite e gastroenterite virale e nel gatto rinotracheite, calicivirosi, gastroenterite virale)
• effetuare altre vaccinazioni e trattamenti preventivi
che sarà il veterinario a consigliare in base all’area
geografica e allo stile di vita
• sterilizzare l’animale, se consigliato dal proprio veterinario, al fine di prevenire diverse malattie
(tumori mammari , infezioni all’utero e in aggiunta,
nel gatto, immunodeficienza felina, toxoplasmosi,
peritonite infettiva felina)
• Cute e muscoli
Tali traumi possono provocare una lacerazione
della cute e/o coinvolgimento dei tessuti sottostanti. In questi casi il proprietariodeve applicare un
impacco freddo per limitare il dolore e lo sviluppo
di un ematoma, disinfettare le ferite e portare l’animale dal veterinario.
• Torace, addome e arti
In caso di coinvolgimento di queste parti, l’animalepuò avere un collasso, brividi di freddo, battito
cardiaco accelerato o ridotto e respiro affannoso.
L’animale spesso diventa aggressivo (morsi e
graffi). Il proprietario deve avvolgere il paziente in
una coperta, evitando il più possibile di muoverlo
(per il gatto è consigliabile l’uso di un trasportino).
• Colonna vertebrale
In questi casi l’animale è paralizzato con gli arti
posteriori e a volte anche gli anteriori. Occorre posizionarlo su un sostegno rigido, in modo che testa,
tronco e bacino restino allineati. In tutte le circostanze presentate, il paziente deve essere condotto
con urgenza presso la struttura veterinaria più
vicina.
CORPI ESTRANEI
Può capitare che gli animali ingeriscano corpi estranei (ossa di pollo, lische di pesce, palline, stringhe..). Il paziente avrà difficoltà respiratorie, salivazione abbondante e conati di vomito. Anche in
questi casi è importante la temp stività dell’intervento veterinario per evitare gravi complicanze.
Elisa Olivieri
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Ambiente
Protezione civile
Tre stagisti raccontano come funziona questo ente nazionale nel comune di Varese
Strumentazione ed esterno dell’elicottero usato
dalle squadre elitrasportate AIB.
L’AIB è il gruppo di volontari antincendio boschivo che hanno il compito di previsione, prevenzione, avvistamento, estinzione diretta e bonifica
degli incendi boschivi nel territorio di competenza. Questi compiti sono suddivisi tra le squadre
elitrasportate e le squadre a terra.
Elsa con il suo conduttore Renato Robbiati.
Il loro compito come colleghi è quello di
assistenza e recupero di animali selvatici in
difficoltà. Appartengono al nucleo faunistico
della polizia provinciale che si occupa di tutti
gli aspetti relativi al controllo delle attività
ittiche e venatorie, ovvero, contrastano il
bracconaggio, tutelano la fauna selvatica e
più in generale l’ambiente che ci circonda.
Comandi e vista del natante Marchi Superbly Professional di 11
metri. Questa imbarcazione è in dotazione al nucleo nautico della
polizia provinciale di Varese. I compiti di questa sezione sono quelli
di Garantire il controllo delle acque territoriali Lacuali, di soccorso
dei natanti e persone in difficoltà. Svolgono inoltre servizi di controllo delle attività e circolazione nautica.
Marco Colombo, Viola Morello, Michele lo Giudici
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Cronaca
L’alternanza e il potpourri
Gli studenti di IV H raccontano le loro esperienze al nostro inviato
L’alternanza, una bella occasione, ricca di emozioni,
per entrare in contatto col mondo del lavoro. Molti
ragazzi hanno avuto la possibilità di osservare con i
propri occhi luoghi ed eventi che mai si sarebbero
immaginati, mentre alcuni hanno vissuto esperienze
a dir poco adrenaliniche. E’ il caso di Marco, Michele
e Viola che nelle loro due settimane alla Protezione
Civile hanno assistito ad un’esercitazione dell’ antincendio boschivo e hanno provato il brivido di volare
con l’elicottero. “Abbiamo passato dei momenti
indescrivibili, estremamente emozionanti - raccontano i tre - soprattutto quando il velivolo si alza da
terra e si mette quasi in perpendicolare rispetto
al terreno. Ammettiamo di aver provato un po’ di
paura ma è stata un’esperienza che rifaremmo più
che volentieri”.
Un’altra alunna fortunata è Francesca che, come era
capitato ad Elisa l’anno scorso, ha assistito al parto
di un bambino. “ Un lunedì mattina mi sono ritrovata in sala parto. All’inizio ero un po’ intimorita e
avevo paura di non reggere la situazione, ma fortunatamente è andato tutto bene. E’ stata una fortissima emozione soprattutto vedere la gioia negli occhi
dei genitori!”.
Poi c’è chi, come Vanessa, è entrata in contatto con
il lavoro che sogna di fare sin da bambina: “Ho deciso: da grande farò il giudice” ci confessa. E infatti per
due settimane ha frequentato le aule dei tribunali,
circondata da avvocati, giudici e pubblici ministeri.
L’esperienza di Simone invece è stata abbastanza
speciale, perché il pallavolista ha trascorso due settimane con i bambini disabili. “ Quando ho scelto il
campo in cui avrei preferito trascorrere le due settimane di alternanza, mai mi sarei aspettato di andare
al Seme di Cardano. All’ inizio ero impaurito, perché
non sapevo se sarei riuscito a relazionarmi con dei
bambini ‘diversi’ dagli altri. Con piacevole sorpresa però mi sono scoperto capace di integrarmi e
affrontare quel che la giornata mi offriva. Non so se
da grande avrò a che fare con questo ambiente ma
sicuramente è stata un’esperienza che mi ha fatto
crescere e guardare il mondo con occhi diversi”.
C’è però anche chi si è trovato davanti a situazioni imbarazzanti. Come i farmacisti Eleonora, Elisa
e Richard, che hanno dovuto assistere a richieste
decisamente strane da parte dei clienti. Le due ragazze raccontano, tra l’altro, di aver fatto le ‘pusher’
pesando della marijuana per la Guardia di Finanza.
Brevi racconti e aneddoti curiosi, un potpourri di
sentimenti, un percorso di crescita e conoscenza del
sé. Esperienze importanti per dei giovani alle soglie
del loro futuro.
Matteo Cataldo
Quotes, mail celebri
Da: Scilla Marini
A: Prof. Frachelle
Salve prof,
anche oggi abbiamo scritto un bel po' di articoli. Mi piace davvero tantissimo
stare qui, anche se non scrivo articoli di grande peso, ma sapere di produrre
per un giornale online mi fa sentire realizzata. E’ una piccola parte del mio
sogno che si realizza...
Stare tante ore davanti al computer concentrati sugli articoli è abbastanza
difficile e stanca molto, ma le ore sembrano volare.
Alla prossima!
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Attualità
Non solo osservazione, ma anche partecipazione attiva: ecco uno degli articoli prodotti da
due studenti durante il periodo di alternanza presso la redazione di Varesenews
La vita del liceo al tempo di internet
Un investimento da 100.000 euro per acquistare 330 computer. I licei dei Tigli hanno aderito al progetto
Generazione Web. Un’esperienza positiva ma va potenziata la connettività
Generazione web. Questo il nome del progetto a cui
hanno aderito i Licei del viale dei Tigli, di
Gallarate. Centomila euro per modernizzare una
scuola che non rimane certo indietro, ma si adatta
alle nuove tecnologie e ai nuovi metodi di insegnamento.
Nel maggio scorso il Liceo si è visto accettare la
domanda per il finanziamento che la regione aveva messo a disposizione per dotare alcuni alunni e
docenti di netbook e lavagne elettroniche. La scuola
si è messa subito in moto acquistando 330 computer, dati in comodato d’uso agli studenti di dieci
classi, due prime e otto terze. L’acquisto di questi
dispositivi è stato integrato con otto lavagne L.I.M.,
ottenute grazie al contributo della fondazione Amici
dei Licei. Questo progetto ha come obbiettivo quello
di migliorare i livelli di apprendimento dei ragazzi
e di creare un ambiente ecologico stimolante per
l’apprendimento in cui integrare le nuove tecnologie
ai consueti strumenti del tradizionale insegnamento.
Diversi i risultati previsti dal progetto. Per quanto
riguarda gli studenti si mira a valorizzare le
competenze tecnologiche e a costruirne di nuove, a
potenziare i livelli di attenzione, memoria e
ragionamento logico. «Altro obbiettivo - riferisce la
dirigente scolastica Luisella Macchi - è quello di favorire la capacità dei ragazzi di cooperare nel lavoro
di gruppo e la creazione collaborativa, potenziare i
percorsi di istruzione e aumentare il livello di motivazione degli alunni». […]
«Ma i benefici di questa innovazione non si fermano alla scuola, ma si estendono anche sulle famiglie degli alunni - ci spiega Luisella Macchi - Con il
progetto generazione web, per i genitori dei ragazzi
sarà più facile rimanere in contatto con la scuola e
verrà migliorato e reso più flessibile l’accesso alle
informazioni». Presto, infatti, sarà disponibile anche
il registro elettronico, che permetterà di mantenere
i genitori al passo con i progressi dei loro figli e ai
professori di gestire le loro attività quotidiane.
Un progetto efficiente, a cui la preside ha posto
come data di scadenza il mese di aprile, che mira a
rendere l’apprendimento a scuola più interessante e
coinvolgente.
Ma qual è il parere dei professori riguardo questa
innovazione? Diversi i giudizi dei docenti.
E’ opinione diffusa tra la maggior parte dei docenti
che non è semplice inserire queste grandi novità in
una scuola abituata da sempre all’utilizzo dei libri,
ma i professori sono abbastanza propensi all’utilizzo
delle nuove tecnologie.[…] Un’innovazione tanto
grande costringerà anche i più retrivi ad un cambiamento, a ricercare soluzioni nuove e metodologie
diverse da quelle tradizionali. Sarà un modo per
attirare l’attenzione dei ragazzi, che si sentiranno più
coinvolti e partecipi alla lezione.
Gli studenti invece sono rimasti un po’ delusi dall’
introduzione dei netbook, probabilmente perché
si aspettavano enormi novità. Molti ne lamentano
lo scarso utilizzo e la lentezza della connessione,
che spesso è totalmente assente. «Un problema
risolvibile» risponde la dirigente scolastica, che ha
già in programma, entro i prossimi due mesi, di un
potenziamento della rete, che permetterà la navigazione web dei 330 alunni dotati di pc più veloce ed
efficiente.
Quindi, cosa aspettarci dal futuro? Questo è certamente un progetto a lungo termine, che nei prossimi
anni permetterà ai Licei del Viale dei Tigli di dotarsi
di infrastrutture che siano capaci di soddisfare le
esigenze della scuola 2.0
18
18/02/2013
Scilla Marini - Matteo Cataldo
Interviste
Un intervistato d’eccezione
Intervista al prof. Brazzelli, docente di matematica
Prof. Brazzelli, quanti ragazzi ha seguito nel corso dell’ attività di alternanza?
Ho seguito un solo ragazzo a causa della difficoltà di trarre dei collegamenti tra quanto gli studenti svolgevano nella loro esperienza di lavoro e la disciplina che insegno.
Che relazione ha instaurato con i ragazzi durante la loro permanenza in azienda?
Giornalmente il ragazzo che seguivo mi inviava una e-mail per mettermi al corrente delle attività svolte in
azienda e di eventuali problemi riscontrati nelle attività svolte. Io rispondevo cercando di rassicurare l’alunno sul lavoro che svolgeva oppure chiedendo spiegazioni riguardo ad aspetti poco chiari. Si è instaurato un
rapporto di assidua collaborazione reciproca.
Pensa che un’esperienza simile possa giovare al futuro del ragazzo? È questa l’età giusta per entrare in contatto con il mondo del lavoro?
Penso che possa essere un’esperienza molto significativa per vari motivi, tra cui, ad esempio, il fatto che
questa esperienza può fornire un sostegno all’orientamento delle scelte future, può creare un’occasione di
confronto con le nozioni apprese con lo studio delle discipline scolastiche, può servire a migliorare il senso
di responsabilità e il rispetto delle regole. Inoltre il ragazzo incomincia a rendersi conto delle dinamiche di
lavoro all’interno dell’azienda, venendo a contatto con aspetti positivi e negativi tipici delle dinamiche di
gruppo. Penso che questa sia un’età giusta per entrare in contatto con il mondo del lavoro.
Secondo lei, l’alternanza può costituire un’esperienza di vita significativa?
Penso che sia una esperienza molto significativa che lo studente certamente cercherà di utilizzare al meglio
quando entrerà definitivamente nel mondo del lavoro mettendo in pratica quanto ha acquisito.
Come ha vissuto l’impegno di essere un tutor?
All’inizio con timore perché non avevo chiaro come avrei dovuto operare; poi, con l’aiuto dei colleghi che
più conoscevano l’attività di alternanza scuola-lavoro, l’ho vissuta senza particolari ansie o problemi.
È stato arricchito da queste due settimane?
Certamente è stata un ‘esperienza molto significativa. Il contatto umano con i ragazzi che si seguono in qualità di tutor arricchisce permettendo di conoscere anche aspetti caratteriali che magari non si evidenziano
durante le lezioni in classe.
Conclusa l’esperienza, quale opinione si sente di dare riguardo l’alternanza scuola lavoro?
La mia è un’esperienza parziale, avendo seguito un solo ragazzo. La mia opinione è positiva in quanto tale
attività arricchisce la formazione che i giovani acquisiscono sui banchi di scuola formando loro competenze
spendibili nel loro futuro lavorativo. Loubna Arifi, Andrea MartinaBroggini
Quotes, mail celebri
Da: Richard
A: Prof. Frachelle
Finisce così una grandissima esperienza che sicuramente ricorderò a lungo! Ho imparato molto soprattutto sul fronte umano, fronte che io ritengo sia fondamentale
nel mondo del lavoro.
Mi mancherà molto spuntare, controllare, dare ricette e farmaci insieme a dei
colleghi giovani e cordiali quali erano i miei!
A lunedì!
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L’ alternanza nel baule della nonna
Alternanza. Quando la nomino, in sala insegnanti c’è chi mi guarda con senso di vaga comprensione. “Il lavoro è tanto – qualcuno mi dice – chi
te lo fa fare?”. Già, chi me lo fa fare? Verrebbe da
chiederselo a volte, soprattutto quando il lavoro si
accumula, come si suol dire, sulla scrivania.
Eppure la verità è un’altra. E’ che quest’esperienza, che mi coinvolge ormai da anni, è come
il baule della nonna: lo apri e dentro trovi quel che
non ti aspetti. Da anni proponi ai ragazzi di andare
in pediatria, in uno studio veterinario, in Comune,
in una farmacia…. Un déja vu, insomma. E, invece, eccotele lì le sorprese: una ragazza che scopre
qualcosa di sé, la mail di uno studente che ti commuove, un tutor aziendale che ti insegna qualcosa
di più per far bene quel tuo mestiere che conosci da
anni. Allora senti che la routine non è più routine,
che qualcosa ti ha sorpresa, che le solite realtà sono
diventate incontri.
Per questo, inaspettatamente, tutti gli anni
concludo che ne vale la pena. Per chi sta con ragazzi
di sedici, diciassette anni non dandoli per scontati è
evidente che questa è per loro l’età delle scoperte.
E per un insegnante che li guardi così è inevitabile trovarsi incantato dai passi che fanno, spesso
impensati, o da un’improvvisa capacità di aprirsi, da
un cambiamento che si è atteso per anni al punto
che, quando è arrivato, ti sembra di non essertelo
nemmeno meritato. Questo è accaduto e, credete,
non è stato poca cosa.
Ma anche i tutor aziendali quest’anno più
che mai hanno saputo sorprendermi. Professionisti,
impiegati, medici e così via, che si sono inventati
attività nuove, ma soprattutto hanno offerto spunti
che speriamo di saper raccogliere. L’obiettivo dell’alternanza non è e non deve essere quello di rendere diversa la scuola. Diversa perché? Il problema,
semmai, è trovare strade nuove perché più adatte ai
tempi e ai ragazzi di oggi, più capaci di coinvolgerli
nell’avventura dell’apprendimento. Incontrare certi
tutor è stato un corso di aggiornamento, uno di
quelli che alla fine ti fan sentire soddisfatta di quel
che hai imparato.
Per questo ci sarà un altro NUOVO CAFFE’ l’anno
prossimo.
Perché ho voglia di farmi sorprendere ancora da quel che con l’alternanza mi verrà incontro.
Perché, quando viene la fine e si fanno i conti della
serva, ci si accorge che non vanno solo in pari, che il
risultato ha davanti segno più. Perché il baule della
nonna sarà anche un po’ polveroso, ma, se lo rovisti
un po’, trovi dell’altro, da far sgranare gli occhi…
Redazione:
Prof. Patrizia Frachelle
Mattia Annoni
Marco Argentiero
Matteo Cataldo
Richard Putnam
Gabriele Zangari
Patrizia Frachelle
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