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Le funzioni del denaro

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Le funzioni del denaro
LE FUNZIONI DEL DENARO
Cap. V
Capitolo
V
Le funzioni del denaro
22. Breve premessa.
Riassumendo, le funzioni fondamentali del denaro risultano essere le seguenti:
 mezzo di circolazione;
 misura del valore (o moneta di conto).
Attraverso lo studio successivo dell’ analisi marxiana emergeranno altre funzioni
quali:
 mezzo di pagamento;
 riserva di valore;
 “ denaro universale ” .
23. Il denaro come mezzo di circolazione delle merci.
Il denaro funge da mezzo di circolazione delle merci in quanto « rappresenta il valore
delle merci, resosi indipendente »1.
Le merci sono uguagliate a date quantità ideali di denaro, in quanto trovano
l’ espressione nei prezzi.
Il denaro passa di mano in mano, con un continuo allontanamento dal suo punto di
partenza, funge da mezzo di circolazione delle merci in ciascuno dei singoli cicli M-D-M.
24. Il denaro come misura dei valori. Il prezzo.
Si ricorderà come una merce diventa denaro, ossia equivalente generale.
L’ esempio storico più importante, preso come base nell’ analisi, è stato individuato
nell’ oro e nell’ argento.
1
Karl Marx, Il capitale, Libro primo, Sez.I, Cap.III, 2b.
Testo elaborato da Tiziano Di Clemente - Partito Comunista dei Lavoratori – Molise / Settore Formazione
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Ancora, come la “ merce-denaro”
Cap. V
acquista una funzione quale mezzo di
circolazione: la merce-denaro viene isolata e resa indipendente come mezzo di circolazione.
Inoltre la funzione di moneta: il metallo viene usato come moneta indipendentemente
dal suo valore intrinseco.
Si determina una scissione tra il contenuto nominale della moneta fissato dallo Stato
e il suo contenuto reale. La monetazione e la sua scala di misura sono quindi compiti dello
Stato.
Non accade più che una data quantità di merce venga scambiata con un’ oncia
d’ oro (merce-denaro) in quanto portatrice di un valore intrinseco. L’ oncia d’ oro viene
sostituita da moneta (scellino, penny, lira, euro ecc.) che ne rappresenta idealmente il
valore.
La moneta può essere costituita anche da materiale cartaceo con oggettiva validità
sociale, che le è riconosciuta attraverso il corso forzoso determinato dallo Stato.
Si passa quindi dalla moneta metallica alla moneta cartacea -“ segno di valore” - in
sostituzione dell’ oro e dell’ argento, messa in circolazione dallo Stato che ha preservato in
un primo momento il rapporto con l’ oro (convertibilità), e poi lo ha estinto (inconvertibilità).
Nel proseguimento dell’ analisi si continua a supporre che l’ oro sia la comune
merce-denaro (come del resto è stato per una fase della storia dell’ uomo).
Si è visto come tutte le merci siano valori commensurabili in quanto lavoro umano
oggettivato. Esse possono essere quindi misurate tutte con un’ unica merce che acquista la
funzione di merce-denaro poiché ne ha le caratteristiche necessarie (come l’ oro).
Il denaro è la misura comune dei valori delle merci (ad es.: 1 oncia d’ oro, 15 once
d’ oro ecc.).
In denaro si esprime il prezzo delle merci. Il prezzo è la forma di denaro delle merci.
Il denaro perciò non ha prezzo: non avrebbe senso riferire a se stesso l’ equivalente
generale, cioè asserire: 1 oncia d’ oro = 1 oncia d’ oro, oppure € 100,00 = € 100,00.
Le funzioni di misura dei valori e la scala dei prezzi sono naturalmente distinte.
Se si modifica il valore dell’ oro possiamo avere diversi effetti:
 la scala di valori non muta: se il valore dell’ oro scende del 10%, 10 once d’ oro
valgono sempre dieci volte in più di un’ oncia d’ oro;
 la sua funzione di misura dei valori non viene intaccata nonostante muti di valore: se
il valore dell’ oro scende del 10%, i rapporti di valore reciproci tra le merci non
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Testo elaborato da Tiziano Di Clemente - Partito Comunista dei Lavoratori – Molise / Settore Formazione
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mutano; semplicemente tutte le merci sono indicate con prezzi aurei più alti (prezzi in
oro più alti).2
Nel tempo, l’ indicazione delle quantità di denaro per peso-oro (ad es.: un’ oncia) è
mutata, e con la consuetudine si è completamente trasformata. I motivi sono vari:
a)- l’ immissione di denaro “ straniero”
nelle comunità meno sviluppate, con nomi
di peso diversi da quelli indigeni;
b)- la sostituzione di metallo meno pregiato con metallo più pregiato;
c)- le adulterazioni subite dalla moneta.
La scala del denaro, di natura convenzionale, in base alle convenienze pratiche ha
finito così con l’ essere regolata per legge, ed ha assunto nomi diversi da quelli di peso
(sterlina, franco, lira, penny, dollaro, euro ecc.) che hanno sostituito la quantità di oro (ad
es.: quando ancora esisteva un rapporto tra la moneta ideale e la merce-denaro oro, x once
d’ oro si potevano indicare con 1 sterlina).
In epoca più recente si è passati dalla fase in cui comunque la moneta-segno di
valore conservava un certo rapporto con la quantità di oro in circolazione e il suo valore
(sistema della convertibilità in oro), alla fase della inconvertibilità in oro.
25. Valore e prezzo.
Il processo precedentemente descritto determina la scomparsa di ogni segno di
rapporto col valore (1 oncia, 1 libbra ecc.).
Il prezzo di una merce ora si esprime tramite il denaro misura dei valori. In altri
termini il lavoro oggettivato nella merce viene espresso in denaro.
La grandezza di valore della merce si trasforma pertanto in prezzo. Dalla forma di
prezzo che assume il valore possono quindi generarsi:
a)- un’
incongruenza quantitativa tra prezzo e grandezza di valore;
b)- il divenire del prezzo solo forma di valore, non più generale espressione del
valore.
2
Se infatti la quantità x della merce A rappresenta 100 ore di lavoro esattamente come un’oncia d’oro; e se per produrre
un’oncia d’oro occorrono adesso non più 100 ore ma 90 ore, per eguagliare il valore x della merce A (cioè 100 ore di lavoro)
occorrono 0,1 once d’oro in più rispetto alla precedente situazione.
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Ad una cosa ora può essere attribuito un prezzo pur non avendo essa stessa un
valore.
Il prezzo diviene in tal caso espressione di una grandezza immaginaria.
Esempio concreto del caso a)-.
Si consideri un’ automobile e si supponga che € 15.000,00 sia il suo prezzo, cioè
l’ espressione in denaro della sua reale grandezza di valore. Il prezzo dunque coincide col
valore.
Supponiamo che, pur rimanendo immutate le condizioni di produzione, cioè la
quantità di lavoro oggettivato nell’ auto (senza che sia mutato il suo valore), la stessa auto
venga scambiata per € 20.000,00; la differenza di € 5.000,00 in più non esprimerà un
mutamento di valore, ma solo un surplus di prezzo rispetto al valore, a cui in una data
occasione viene alienata l’ auto.
Esempio concreto del caso b)Si prendano in considerazione “ valori morali”
come la coscienza e l’ onore. Essi
non hanno valore in senso economico, cioè valore “ commerciale” , non sono cioè il
prodotto di un lavoro da vendersi sul mercato. Sebbene siano “ senza valore”
possono
essere venduti in cambio di un prezzo.
Il prezzo è in tal caso del tutto immaginario, come alcune grandezze della
matematica.
Si noti come si modifica lo scenario allorquando si passa dall’ uso dell’ oro come
merce-equivalente generale-denaro all’ uso di rappresentazioni ideali dell’ oro.
Se come denaro si usa l’ oro reale (1 oncia, 10 once ecc.) esso funge anche da
merce-equivalente generale: acquisto x merce A con un’ oncia d’ oro sia perché essa
rappresenta equivalenti quantità di lavoro oggettivato, sia perché l’ oro reale è accettato
come denaro.
Se come denaro si usa non l’ oro reale ma le sue rappresentazioni ideali (x euro, y
dollari, ecc.), si rende più evidente il fenomeno per cui la grandezza di valore si trasforma in
prezzo e si apre, quindi, la strada che porta alle divergenze di cui ai punti a) e b).
Marx -pur avendo svolto le sue analisi in un periodo in cui esisteva ancora un ruolo
importante dell’ oro come denaro- aveva già ben individuato il processo di differenziazione
tra grandezza di valore e prezzo, che si genera per mezzo della forma di denaro.
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Testo elaborato da Tiziano Di Clemente - Partito Comunista dei Lavoratori – Molise / Settore Formazione
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Il paradosso è che, a fronte della lungimiranza di Marx, non mancano, nell’ attuale
terzo millennio, “ moderni eredi”
della scuola dell’ « economia volgare »: i “ liberali” ,
che ancora confondono valore e prezzo.
Ne deriva la stravagante e singolare spiegazione del valore che ancora oggi è data
nelle scuole della borghesia tramite l’ unica argomentazione della “ legge della domanda e
dell’ offerta” .
Di questa legge si tratterà in modo più approfondito successivamente; nondimeno,
per il punto in cui siamo nell’ analisi, è bene tenere presenti almeno due constatazioni:

il prezzo di mercato si forma come espressione della quantità di lavoro socialmente
(cioè mediamente) necessaria alla produzione del bene considerato; in tal senso
coincide con il suo valore;

le variazioni della domanda e dell’ offerta dovute a varie circostanze, regolano solo
le oscillazioni temporanee dei prezzi al di sopra o al di sotto del valore della merce,
ma non possono spiegare tale valore.
Marx peraltro, nel ribadire questa conclusione, considera le analisi di A. Smith e di altri
studiosi della sua epoca. Un esempio è quello di Tooke che nella sua Storia dei prezzi rileva
come le deviazioni dei prezzi dai valori, in più e in meno, si compensano nel lungo periodo e
tendono costantemente ad eguagliare il valore della merce, come affermava anche Smith.
L’ analisi di lungo periodo, in sostanza, registra il dato per cui ogni merce è venduta
in media al suo valore.
26. Denaro come riserva di valore: la tesaurizzazione.
Consiste nel fenomeno della interruzione della serie di metamorfosi M-D ad un punto
in cui la vendita non è più rimpiazzata da un successivo acquisto.
La moneta diviene così denaro.
Muta cioè la sua funzione: da mezzo per l’ acquisto della merce a mezzo di
sostituzione della merce con forma di denaro costituente un “ tesoro” . Il venditore della
merce diviene in tal modo “ tesaurizzatore” .
L’ oro o l’ argento, in quanto trattenuti come denaro-tesoro, non fungono più da
mezzo di acquisto per beni di consumo, non devono più circolare.
Tale fenomeno si determina in uno stadio poco sviluppato degli scambi commerciali,
in cui non vi è una grande esigenza di rinnovare continuamente i bisogni individuali e
collettivi.
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Cap. V
Il valore d’ uso superfluo viene di conseguenza scambiato con denaro poi
tesaurizzato e si traduce in espressione sociale della « sovrabbondanza ».
Quando nella società si giunge ad uno stadio sviluppato del commercio, i bisogni del
produttore di merci si rinnovano continuamente.
Bisogna chiedersi: come si procura denaro per procedere agli acquisti senza aver
prima venduto?
Per i metalli preziosi (oro, argento), quando erano accettati come denaro, poteva
avvenire che essi si prelevavano direttamente alla loro sorgente, saltando la fase della
vendita della merci.
Con l’ estensione della circolazione delle merci aumenta il potere del denaro: chi lo
possiede può soddisfare i propri desideri.
Il potere del denaro conferisce all’ individuo che lo possiede una “ potenza
privata” .
Nel sistema monetario la tesaurizzazione, in particolare quella statale, svolge una
funzione di regolamentazione dei flussi, per poter assicurare l’ equilibrio tra massa
monetaria in circolazione e fabbisogno. Occorre cioè: ora immettere, ora ritirare moneta dal
sistema.
Ciò avviene solo se si hanno sempre a disposizione delle riserve sotto forma di
tesoro, per cui la quantità di moneta esistente in un paese deve essere sempre maggiore di
quella impegnata nella circolazione.
27. Il denaro come mezzo di pagamento.
Con lo sviluppo della circolazione delle merci nascono situazioni in cui la cessione
della merce è separata nel tempo rispetto alla realizzazione del prezzo. Si ha cioè quella che
oggi viene comunemente chiamata la “ dilazione del pagamento” .
In tal caso (ad esempio il fitto posticipato di un’ abitazione, il pagamento rateale di
un auto ecc.): il venditore diviene creditore, l’ acquirente diviene debitore.
Il denaro svolge ora un’ altra funzione: quella di mezzo di pagamento non più quella
di mezzo di circolazione delle merci.
La merce del venditore circola dal venditore all’ acquirente e il venditore non riceve
più denaro ma un titolo di diritto privato sul denaro il quale, solo alla scadenza, si trasformerà
in denaro.
La moneta di credito nasce dunque dal denaro quale mezzo di pagamento. Tale
fenomeno si genera così in connessione con lo svilupparsi del sistema creditizio.
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Dal fenomeno deriva che la massa di denaro circolante in un dato periodo e in un
dato paese non coincide più con la massa di merci in circolazione. Infatti circola denaro che
rappresenta merci non più esistenti, circolano merci il cui equivalente in denaro comparirà
solo successivamente (cioè alla scadenza dei crediti).
La massa dei titoli di credito in scadenza dipende dalla quantità delle compensazioni
(velocità di circolazione) e dagli intervalli di tempo che separano i diversi termini di
pagamento.
La tesaurizzazione, nella società ove il commercio era poco sviluppato, consisteva in
una ricchezza accumulata in relazione al valore d’ uso superfluo che si cedeva; nella
società borghese, in cui il commercio è sviluppato, essa viene meno in quella forma
“ antica”
ed “ ingenua” , per ricomparire (ed in misura maggiore) nella forma di fondo di
riserva dei mezzi di pagamento.
28. Denaro universale: sistema monetario mondiale.
Marx per denaro universale intende il denaro che svolge le sue funzioni nel
commercio mondiale (ad es.: oro, argento in passato, il dollaro o l’ euro oggi).
Il “ denaro universale”
funge quindi da mezzo di pagamento internazionale, da
mezzo generale di acquisto, da materializzazione sociale della ricchezza, da mezzo per
trasferire la ricchezza da un paese all’ altro.
Il denaro universale è denaro che si spoglia delle sue forme locali e processo
analogo si verifica nella circolazione monetaria interna.
Anche a livello mondiale deve esistere un riserva-tesoro e il movimento da una sfera
nazionale all’ altra segue le oscillazioni del corso dei cambi.
I paesi borghesi sviluppati calcolano il minimo di riserva, quelli in cui si accumulano
ingenti riserve fanno registrare una stagnazione nella circolazione delle merci.
Il processo di “ globalizzazione”
dell’ economia capitalistica è stato ed è
accompagnato dalla creazione e da una certa evoluzione del sistema monetario
internazionale, ma sempre funzionali alle esigenze ed agli interessi del capitale nazionale e
multinazionale.
In periodi di crisi capitalistica, come quello che investe la tenuta dell’ Unione
Europea e dell’ Euro dal 2008 in poi, si utilizzano argomenti come quello con cui si
rivendica “ il ritorno alla vecchia moneta nazionale” o “ l’ uscita dall’ Euro” .
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Ma se tali rivendicazioni avvengono a prescindere dal contesto capitalistico in cui il
cambio di regime monetario dovrebbe avvenire, si rischia solo di danneggiare ulteriormente
le masse lavoratrici e popolari con svalutazioni salariali e quant’ altro.
Magari facendo “ il gioco”
di settori di borghesia interessati a tali tipi di operazione
(come ad esempio i settori interessati alle svalutazioni monetarie per le esportazioni).
Tenendo conto di questa premessa, si accenna brevemente all’ evoluzione storica
del sistema monetario.
Vi è stato un passaggio dalla primitiva merce come equivalente generale, alla forma
di denaro individuata nell’ oro divenuta ad un certo punto merce-denaro (realizzando il
“ raddoppiamento” della merce, in merce e denaro).
Con l’ espandersi della produzione e del commercio internazionale l’ utilizzo
dell’ oro non poteva più garantire un livello di massa monetaria adeguato alle esigenze
degli scambi. Il denaro, differenziandosi come segno di valore, come rappresentazione
ideale dell’ oro decretata dall’ autorità statale, consentiva tuttavia di fare fronte al
problema.
La moneta cartacea e quella bancaria riescono così a sostituire l’ oro con moneta
che lo rappresenta. La garanzia della sua accettazione è nel fatto che i biglietti sono
convertibili in oro (sistema del Gold Standard).
Come documentano gli economisti, già dalla prima guerra mondiale nascono le
difficoltà per le banche di garantire, ai livelli nazionali, la convertibilità in oro rispetto ai
biglietti emessi (la cui massa cresceva con la crescita del volume delle merci e/o dei prezzi
nominali e quindi con l’ incremento della massa monetaria che il sistema degli scambi
esigeva).
L’ oro rimase così moneta internazionale, ma nei singoli stati iniziò la inconvertibilità
dei biglietti.
Il “ disordine monetario”
e la grande crisi del 1929 spinsero le potenze
capitalistiche a ricercare un sistema monetario che garantisse dai rischi delle fluttuazioni dei
cambi tra le varie monete, in funzione della creazione di mercati internazionali.
Gli accordi di Bretton Woods nel 1944 sancirono così la creazione di un regime di
“ cambi fissi”
e del Fondo Monetario Internazionale dominato dalle classi capitalistiche
occidentali in base alle loro quote di partecipazione.
Iniziò l’ epoca del Gold Exchange Standard in cui il dollaro, forte della posizione di
dominio assunta ormai da parte dell’ imperialismo USA, divenne la moneta di riferimento
internazionale convertibile in oro; mentre i vari biglietti nazionali erano ormai definitivamente
inconvertibili.
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Anche
questo
sistema,
incentrato
sul
dollaro
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come
moneta
internazionale, all’ inizio degli anni ‘ 70 subì un crollo definitivo: il 15 agosto 1971 Nixon Presidente degli USA- dichiarò la inconvertibilità del dollaro in oro (si trattava di
inconvertibilità formale dato che di fatto essa era ormai realizzata).
A questa situazione si era giunti per l’ effetto della grande espansione all’ estero
dei capitali USA verificatasi nel dopoguerra (investimenti, spese di guerra in varie parti del
mondo).
Infatti nel ventennio 1950-1970 è palese una continua ascesa della disponibilità di
dollari all’ estero accompagnata da una continua discesa delle riserve auree degli USA,
sino all’ inconvertibilità del dollaro in oro.
Ritornarono così i cambi flessibili. Si entra nel sistema “ Dollar Standard”
ove è
sancita l’ inconvertibilità del dollaro anche nel sistema internazionale. Il dollaro, comunque,
rimaneva per un periodo la moneta principale sul piano internazionale, in quanto
espressione della maggiore potenza imperialista.
Nel 1972 in Europa inizia tuttavia una politica comune di regolazione dei cambi: si
tratta di porre limiti entro una banda di oscillazione (2,25% tra le monete europee e 4,5% tra
le monete europee e il dollaro).
Nel 1978 inizia la creazione di un sistema monetario europeo (SME) sino al trattato di
Maastricht che sancisce l’ obiettivo della effettiva creazione di una moneta unica europea.
Tutto ciò in funzione di un mercato unico attrezzato per realizzare gli interessi dei grandi
gruppi economici del capitalismo europeo, nel quadro della concorrenza internazionale.
In un contesto di “ globalizzazione”
selvaggiamente antisociale caratterizzato dalla
concorrenza dei tre blocchi capitalistici principali: l’ Europa, il Giappone, gli USA, area Brics
e così via.
Un’
esigenza fondamentale dei capitalisti europei per reggere il confronto con gli
altri blocchi è la eliminazione dei rischi e delle incertezze derivanti dalla fluttuazione dei
cambi fra le diverse monete mediante l’ Euro. Tra le borghesie nazionali europee (e per
esse i propri
stati e governi nazionali) non mancano tuttavia fisiologici conflitti e
contraddizioni, le quali, tra l’ altro, almeno sino al momento in cui scriviamo, hanno impedito
la creazione di un’ unica Banca Centrale in luogo di quelle nazionali.
Questi fattori contribuiscono a rallentare il processo di realizzazione dell’ interesse
generale della classe capitalistica europea a vantaggio dei blocchi capitalistici concorrenti.
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Questa unità monetaria europea, in ogni modo, si è realizzata naturalmente a spese
del proletariato e delle classi popolari europee e non solo europee, per contrastare la caduta
tendenziale dei saggi di profitto, mediante il taglio al “ salario sociale” , all’ occupazione e
quant’ altro,
acuitisi con l’ inasprirsi della crisi di sovrapproduzione,
nonché delle
connesse e conseguenti speculazioni e truffe finanziarie.
Si
è
“ universale”
data
la falsa rappresentazione dell’ unità europea come
interesse
dei singoli stati nazionali senza distinguere le classi sociali europee tutte
accumunate “ nella stessa barca” il che può esser vero solo nel senso che le sorti dei
lavoratori e delle classi popolari nazionali ed europee dipendono ingiustamente dalle sorti
delle rispettive oligarchie capitalistiche nazionali ed europee; di qui il fuorviante assioma
borghese che l’ interesse degli sfruttatori (trattato di Maastricht) sarebbe anche l’ interesse
degli sfruttati.
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