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François Louis Blondel imprenditore svizzero a Bergamo (1749

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François Louis Blondel imprenditore svizzero a Bergamo (1749
François Louis Blondel imprenditore svizzero
a Bergamo (1749-1812)
Silvana Agazzi
Questo contributo ha inteso approfondire la presenza sul territorio bergamasco di una
famiglia di imprenditori svizzeri, i Blondel, giunti in Italia nella seconda metà del XVIII
secolo. Partendo dagli studi già compiuti, la ricerca ha preso in considerazione esponenti
di più generazioni, dei quali ha indagato il ruolo pubblico, le iniziative economiche, gli
spostamenti da un centro cittadino all’altro, le relazioni personali e quant’altro risultasse
utile ai fini di una migliore comprensione e qualificazione della loro presenza1.
La scarsità e frammentarietà delle fonti ha determinato il procedere del lavoro, che non
sempre è riuscito a rispondere esaurientemente ai quesiti formulati e la cui validità rimane
a livello di ipotesi interpretativa. Tra i fondi archivistici consultati, primari si sono rivelati
quello notarile, quello del Dipartimento del Serio e quello della Camera di commercio
depositati presso l’Archivio di Stato di Bergamo2. Di pari importanza il corpo di lettere
inviate da François Louis Blondel e da Giuseppe Rondi alla Società tipografica di
Neuchâtel, conservate presso la Biblioteca universitaria della città svizzera, ma riprodotte
in copia e consultabili presso la Biblioteca civica Angelo Mai di Bergamo. In ultimo, a
conferire al presente contributo carattere di completezza, il prezioso materiale raccolto dal
professor Giuseppe Tonso, in parte proveniente dagli archivi cantonali svizzeri3.
Originario di Cully nel cantone di Berna, François Louis Blondel4 fu il primo della famiglia a
decidere di trasferirsi in Italia nel 1771, anticipando così di un decennio la cosiddetta
“ondata della seta” costituita per lo più da grigionesi (Frizzoni, Zavaritt, Bonorandi,
Stampa, Curò, Andreossi) e da un piccolo nucleo di francesi delle Cevenne (Ginoulhiac,
Cavalié, Mariton, Fuzier). Lontano dalle modalità e dalla tipologia del viaggio-scoperta o
del viaggio d’istruzione, il trasferimento per questi immigrati avveniva sulla “scia di una
tradizione di contatti ormai secolare fra la Svizzera orientale e l’Italia settentrionale, le città
del dominio veneto in particolare”5, una tradizione di natura prevalentemente commerciale
le cui origini risalivano al secolo della Riforma. Giunto in Italia, François Louis,
differentemente dai suoi compatrioti, non si dedicò all’attività serica – per lo meno non in
questi anni –, ma continuò ad esercitare il credito così come faceva oramai da tempo in
Svizzera alle dipendenze di Louis Porta, banchiere di Villette, “en qualité de commis” 6.
A Bergamo, dove è attestato dal 1772, egli si pose al servizio della casa Gherardi che “fa
commercio in seta, organzino e in banca”7. Bergamo al pari di altre città lombarde era
divenuta una delle principali piazze per il commercio delle sete lavorate, commercio che
trovava il suo apice nel periodo della fiera (22 agosto-8 settembre). Coloro che curavano
la raccolta e la spedizione all’estero dei filati si erano visti costretti, a causa dell’elevato
valore unitario delle partite e degli oneri aggiuntivi – spese di trasporto, assicurazione,
sdoganamento, ecc. – ad impiegare grosse somme di capitali decisamente superiori a
quelle normalmente richieste da altre attività. Così capitava sempre più spesso che le
case di commercio ricorressero all’ausilio di operatori che avevano grandi disponibilità
liquide, il che testimoniava “squilibri insiti nei processi di scambio”, ma era anche “veicolo
per la penetrazione di più accentuati rapporti capitalistici”8. Non vi era, del resto, una
separazione netta tra le due professionalità: numerosi erano i banchieri che praticavano il
commercio serico e che si confondevano con i negozianti e i commissionari9. L’elemento
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discriminante doveva essere il diverso equilibrio che nei loro interessi assumevano le
attività mercantili e quelle bancarie, oltre alla tendenza a percepire le operazioni finanziarie
come occasioni di profitto a sé, indipendentemente dall’esistenza di rapporti commerciali.
Postosi alle dipendenze di casa Gherardi in qualità di amministratore e agente di vendita,
François Louis visitò i principali mercati – si recò in Inghilterra, luogo principale delle
esportazioni lombarde –, conquistò la fiducia degli operatori commerciali e, dopo qualche
mese, grazie all’abilità e all’esperienza acquisita in Svizzera, iniziò ad esercitare per conto
proprio l’attività creditizia10.
Tra i suoi clienti appare un libraio bergamasco, Giuseppe Rondi, che a causa di difficoltà
finanziarie a lui vendette delle lettere di cambio11.
Il rapporto tra i due, poi sfociato in un contenzioso, è testimoniato da uno scambio di
missive indirizzate alla Società tipografica di Neuchâtel e scritte tra il 1773 e il 1779. Da
esso si desume che il commercio di Rondi era piuttosto fiorente: il libraio bergamasco era
in rapporto con “la prima nobiltà di Venezia, di Milano e di Bologna”, nonché con clienti
romani e napoletani. Egli stesso dichiarava di trattare libri francesi, latini e italiani, e di
essere in grado di distribuire le merci di Neuchâtel per tutta la penisola12. A Venezia aveva
contatti con librai che distribuivano letteratura illecita (case Pezzana e Bassaglia, librai
Antonio Graziosi e Giambattista Pasquali), a Bergamo appariva bene inserito
nell’ambiente colto cittadino, protetto dal medico e poeta Giuseppe Celestino Astori,
censore dell’Accademia degli eccitati, “uomo di gusto e di letture così vaste che stupisce
coloro che lo conoscono”13. Anticlericale convinto, Rondi aderì alle idee dei lumi, come
dimostrato dall’ammirazione per il “grand veillard”14 Voltaire e dall’ordinazione di testi di
Helvétius (De l’homme), di Montesquieu e di Rousseau (Opere complete), di Diderot
(Dell’amicizia e delle passioni), di Antonio Muratori e di altri pensatori laici15.
Non è dato sapere come Giuseppe Rondi conobbe François Louis. Di certo il banchiere, come il libraio,
doveva essere ben inserito nel tessuto cittadino se nel giro di qualche mese aveva deciso di avviare
autonomamente un’attività economica. Entrambi, in poco tempo, erano stati in grado di affermarsi e di
emergere ciascuno nel proprio settore, l’editoria e il credito, dimostrando la medesima intraprendenza e
abilità negli affari. Fu sicuramente la crescita del volume d’affari, testimoniata dall’aumento del numero di
volumi ordinati alla Società tipografica, e il contemporaneo protrarsi delle riscossioni dei crediti, che spinse
Giuseppe Rondi a rivolgersi al banchiere elvetico, incoraggiato da un rapporto confidenziale e amichevole.
Scriveva nel 1779 la moglie del libraio:
L’Italia è un paese dove si registrano dei ritardi sorprendenti nei pagamenti, e particolarmente nel
commercio dei libri; l’Italia è un paese dove ci sono mille rischi ... Riguardo ai pagamenti se si
hanno dei fondi e non si è obbligati ad essere importuni, all’esigenza gli italiani un libro che vale
dieci soldi lo pagano volentieri anche sessanta soldi ... il commercio di libri in Italia fatto con dei
fondi, e ben esteso, può produrre delle ricchezze molto considerevoli, ma senza fondi, senza
appoggio non c’è niente o molto poco da sperare16.
Il libraio, nelle commissioni inviate alla Società tipografica, oltre a specificare i titoli dei testi
desiderati, costantemente richiamava i termini di pagamento: non inferiori a sei mesi,
meglio se nove, in un caso addirittura un anno17. Altre volte, invece, non esitava a
chiedere sconti sulla somma complessiva da pagare18. “L’avidità di guadagno”, cui egli
stesso ammetteva di non sfuggire19, l’aveva reso inviso agli altri librai, soprattutto quelli
veneti nei cui territori aveva esportato diverse edizioni pericolose, motivo per cui era stato
accusato d’essere “venditore di cattivi libri”. Ciò gli aveva procurato una causa di fronte
alla magistratura, conclusa con il divieto di vendere testi per quindici giorni e, cosa che si
sarebbe rivelata più gravosa, si era visto costretto ad entrare in affari con François Louis.
“Tutti questi contrattempi” scriveva alla Società tipografica nel 1774 “m’hanno obbligato a
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fare una società, pregandovi di dilazionare per un paio di mesi per rimborsarvi di quello
che vi devo”20.
Il libraio aveva venduto troppo a credito, non preoccupandosi del rientro dei capitali e
confidando in tempi di attesa meno lunghi. Le prime lettere di cambio trattenute dal
banchiere, giunte alla scadenza, non erano state onorate e Rondi, non disponendo di
liquidità, aveva proposto a François Louis di accettare 80 lire di libri, quali risultavano da
un inventario da lui redatto. Così, da semplice intermediario finanziario – gennaio del 1774
– François Louis divenne, a settembre, socio in affari del libraio, sotto la ragione “Rondi
Champ Renaud & C.”21.
La nuova impresa commerciale continuò a inoltrare le sue commissioni alla Società
tipografica di Neuchâtel dando testimonianza, anche se per breve tempo, di unità d’intenti.
Ad ottobre si manifestarono i primi problemi: la società svizzera pretendeva il pagamento
di una fornitura fatta a Rondi, di cui però la nuova impresa non si voleva fare carico. A
questo proposito le parole di François Louis non lasciavano dubbi: “Ci trovereste dunque
molto poco attaccati ai nostri interessi, se per averlo fatto socio con noi, noi dovessimo
anche pagare i suoi debiti”22. Nonostante l’impiego qui, come altrove, del plurale (“Vi
confermiamo dunque le nostre commissioni”; “Speriamo di poter fare affari in seguito”; “Vi
ringraziamo degli auguri che fate al nostro esercizio”) e la firma delle lettere con il nome
esteso della ragione sociale, è chiaro che è François Louis, finanziatore della nuova
impresa, a determinare le decisioni23. Lo si capisce anche dallo stridente contrasto tra il
“noi” e le frasi lapidarie al singolare che seguono, quali “Rondi vi conferma quello che vi ha
scritto sui suoi affari passati”.
Dopo due mesi, a novembre del 1774, François Louis si interessò all’acquisto del negozio.
Le condizioni finanziarie del libraio erano peggiorate, tanto che, dopo esser stato
dichiarato fallito, venne arrestato e messo in carcere, riuscendo a sostenere le spese
legali solo grazie all’aiuto finanziario di alcuni creditori. Nel frattempo Blondel “stabilì il
commercio a suo nome, credette di arricchirsi, ma né lui, né i suoi incaricati non
vendettero niente; nessuno voleva avere a che fare con loro”24. Nel 1777, dopo quasi tre
anni di attività, a seguito di un paio di bancarotte nel settore, François Louis fu consigliato
di vendere il negozio, il cui volume di affari era diminuito, a Vincenzo Antoine25.
La versione su come si svolsero i fatti diverge nelle lettere scritte alla Società tipografica
dai due attori. Il libraio parlava dello svizzero con toni sprezzanti, accusandolo di ignominia
e di infamia per aver agito con l’inganno, ritenendolo causa della sua bancarotta; per
Blondel, invece, è Rondi ad averlo truffato, facendogli credere di possedere libri per un
valore otto volte superiore a quello reale. Egli vede nel ricorso alla giustizia l’unico modo
legale per rientrare in possesso delle somme anticipate26.
Data la scarsità di capitali e la debolezza finanziaria cronica anche dei maggiori librai,
considerato che Rondi compariva al terzo posto tra i “mauvais débiteurs”27, è credibile
pensare che egli avesse potuto, sull’orlo della bancarotta e allo scoperto per somme
ingenti, come estrema ratio dichiarare il falso28. Se indubbio rimane l’interesse economico
che aveva spinto François Louis a entrare in affari con Rondi, col tempo, venuti meno i
vantaggi di natura finanziaria, nel rapporto tra i due fu probabilmente l’attività editoriale, e
soprattutto la diffusione di testi proibiti, ad acquisire sempre più rilevanza sino a divenire
predominante. Quest’ipotesi sarebbe suffragata dalla cessione proprio a Vincenzo Antoine
del negozio, giovane stampatore iscritto negli elenchi dei Franchi muratori e principale
divulgatore di testi rivoluzionari durante la Repubblica Bergamasca29.
Economia, cultura e politica si intrecciavano anche nella comune militanza massonica di
Rondi e Blondel, iscritti rispettivamente alla loggia di Bergamo30 e a quella di Losanna. In
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seno a quest’ultima il ruolo di François Louis doveva essere di una certa importanza, dato
che egli risultava “decoré des grades d’aprentif, compagnon et maître”31.
Nel corso del contenzioso con il libraio sappiamo François Louis impegnato nell’acquisto
di alcuni beni immobili nello Stato di Milano32. Abbandonata l’attività editoriale egli si
trasferì a Casirate, dove elesse domicilio, intraprendendo una nuova impresa dedita alla
produzione e al commercio della seta. E’ lì che lo ritroviamo sicuramente dal 1783,
sposato con Jeanne Lucrèce Privat, “citoienne de Genève”33 e coadiuvato negli affari dal
fratello Jean34. Ancora una volta egli non si limitò a un’unica attività: uomo d’affari nel
senso più esteso del termine, François Louis investì, già prima della soppressione degli
ordini monastici da parte di Napoleone, ingenti capitali nell’acquisto di terreni e case, beni
che, tradizionalmente riservati all’aristocrazia, risultavano sul finire del secolo in misura
crescente tra gli investimenti preferiti dalla nuova classe borghese in costante ascesa35.
Differenziando gli investimenti, spostandosi sul territorio – Bergamo, Milano, Casirate – e
soprattutto non circoscrivendo in un’unica area le sue proprietà, egli riuscì ad accumulare
un cospicuo patrimonio, che consentirà agli eredi di vivere in condizioni agiate e accrebbe
al contempo la sua importanza non solo nel tessuto economico, ma anche in quello
sociale. Nel 1792 era deputato all’estimo della comunità di Casirate, e tale rimarrà
perlomeno sino al 1802, preposto cioè a soprintendere insieme ad altri benemeriti cittadini
a lavori di pubblica utilità quali la manutenzione delle rogge e delle strade36; dal 1803
ricoprì la carica d’amministratore municipale37 e dall’anno successivo fu amministratore
della “Cassa pia dei poveri”38. Per quattro anni inoltre, dal 1806 al 1810, fu sindaco di
Casirate39 e membro della locale Congregazione di carità, un’associazione incaricata di
predisporre il piano di distribuzione di pubblica beneficenza40, presieduta dal 1809 dal
fratello Jean41.
A causa dei suoi incessanti impegni, tuttavia, François Louis doveva risultare poco
presente in paese, dato che, sia gli atti redatti in qualità di sindaco sia quelli in cui
compariva come titolare di altre cariche, non sono mai firmati personalmente. Munito di
delega figurava Carlo Giuseppe Polli, uno dei più fidati tra i suoi fattori, il quale a partire
dal 1805 compare anche quale procuratore speciale in alcuni atti notarili42. In uno di
questi, ad una vendita giudiziale fatta dall’esattore Cristoforo Dossena, Polli si aggiudicò
un orto in Casirate in quanto miglior offerente.
La conferma che François Louis fosse quasi sempre in viaggio per occuparsi di persona
dei suoi affari si desume anche da alcune lettere scritte dalla seconda moglie, la francese
Marie Anne Pernet Mariton, al cognato Jean tra il 1785 e il 1788. “Mon mari continue a
être tout le jour sur les chemins”43 o “Mon chère epoux que j’attendais avec la plus vive
impatience il doit passer aujourd’hui la journè à Vailate”44; altre volte invece era lo stesso
François Louis che incaricava la moglie di sbrigare la corrispondenza in sua vece in
quanto “il n’a pas le temps”45. Il carteggio, benché esiguo, rivela anche la forte rete di
affetti venutasi a creare tra tutti i membri della famiglia Blondel. Marie si rivolgeva al
cognato chiamandolo “frère” e dichiarandogli esplicitamente i suoi sentimenti: “Des
premier moment que je vous ai vue ... je vous ai aimé comme mes autres frères”46 e
ancora “Adieu, mon très cher frère, croyez que je vous suis très attachée et que je serai
toute ma vie”47. Tale legame d’amicizia risultava corroborato dopo il breve soggiorno del
cognato presso di lei, che rinnovava di continuo l’invito estendendolo anche al più giovane
dei fratelli del marito, David Nicholas, in quegli anni a Bergamo.
Sorella affettuosa di quelli che considerava fratelli – lei stessa concludeva le missive al
cognato definendosi “soeur” –, madre premurosa, Marie era al contempo moglie di un
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uomo che non la rispettava e che permetteva si diffondessero voci non veritiere sul suo
carattere. Al ruolo privato della consorte tradita, che per disperazione confessava d’esser
stata più volte tentata di togliersi la vita48, affiancava un ruolo pubblico di donna d’affari,
partecipe delle scelte imprenditoriali del marito, che a lei delegava lo svolgimento di alcune
incombenze. Durante la malattia di François Louis, ricoverato per quasi un anno – dal
settembre 1787 all’agosto 1788 – in una casa di cura di San Pellegrino per un male ad
una gamba, è lei ad occuparsi degli affari e a tenerlo al corrente della situazione politica,
con un’attenzione particolare agli eventi francesi preparatori della rivoluzione: “Le Roi de
France a relegué beaucoup de nobles aux guets et a même...le titre de noblesse et il a fait
mettre à la Bastille 60 bretons nobles qui étaient venus pour le partit des révoltants”49.
Donna del fare, abituata a trattare la compravendita di filo di seta su piazze diverse,
suggeriva, con deferenza, il comportamento da assumere:
In n’est venue encore aucune nouvelle de Casirate et s’in n’en vient point demain je voulais te
demander mon ami si je ferai bien ou mal d’y aller un jour avec un de mes frères: j’aurais eut
grande envie d’avoir ici le fil tordu que nous n’avons à vendre selon les apparences: je les vendrais
mieux ici qu’à Milan puisq’on me fait espérer d’en rétirer L. 12 monaye de Milan50.
In altri casi, invece, la sua autonomia rispetto al consorte appare in modo più esplicito: nel
riferimento a dei suoi “associés” a proposito delle organze prodotte da Biffi; nell’uso della
forma al singolare riferita ad un’operazione di vendita “Il n’y a donc que Biffi pour le fil
ordinaire que je vendrais volentieri”; nel disquisire con padronanza di prezzi “Le prix du
melg.e c’est courrant a L. 24 la somme qui fait ici L. 9 e 6/16. Je nay vendu que peu de
chose” ; e infine nel ricorso a un commesso “pour me soulager dans mes affaires” 51. E
ancora nel ricevere quindicimila lire milanesi da parte dei fratelli “a riguardo del [mio]
interessamento” affinché le trattative relative all’acquisto di beni di proprietà demaniali
andassero a buon fine52.
Nonostante la consapevolezza, confessata a Jean, che “Votre frère ne m’aime pas il ne
m’a jamais aimé et il ne m’aimera jamais, j’en suis plus que sure”53, ella accetterà
spontaneamente di sottostare alle direttive del marito preservando così un’unione
altrimenti votata alla rottura. “Je suis bien eloignée” scriveva nel 1787 “de ne pas vouloir
que tu me dirige je seai bien au contraire que sans les sages consails de mon mari, je
broncherai a chaque pas”54.
Pur accettando un ruolo coniugale totalmente subordinato, Marie si impone come figura
all’avanguardia nel panorama femminile di fine Settecento per aver riconosciuto e
denunciato seppur “privatamente” il tradimento del marito e per aver dimostrato
intraprendenza e spiccato senso degli affari. Il matrimonio, celebrato nel 1785, parrebbe,
anche alla luce di queste ultime considerazioni, rientrare in una strategia di
consolidamento della rete affaristica di François Louis che, rimasto vedovo dopo solo un
anno della prima consorte, Jeanne Lucrèce Privat sposata nel 1783, in breve convola a
nuove nozze. La seconda moglie più che compagna solidale di affetti è il tramite che
permette al marito di entrare in relazione con altri imprenditori, immigrati in Italia proprio
come lui, ma di nazionalità francese. In primo luogo i cognati, Paolo Luigi ed Enrico che a
Bergamo, insieme al cugino Menet, avevano dato vita a una società per il commercio della
seta. Se la prima notificazione dell’esistenza della ditta alla Camera primaria del
commercio risale al 180455, già nel 1788 i fratelli erano impegnati in tale settore. Scriveva
Marie al marito: “Mes frères sont allées tout le deux à Palazzolo pour visiter et peut-être
acheter des organcins”56 e ancora “Cependant il [mon frère] est precé pour une affaire
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d’importance d’aller à la foire [de Brescia]”57 che, insieme alla fiera di Bergamo, costituiva
uno dei principali mercati per la compravendita delle sete. La ditta, costituita sotto la
ragione “Mariton, Stefano Menet e C.” con sede in borgo San Leonardo, contrada S.
Orsola, nel 1808 a causa delle nuove disposizioni del codice di commercio muterà la
denominazione in “Enrico e Paolo Luigi Mariton”. Al cugino Menet, deceduto, subentrerà il
nipote Francesco Luigi Battista Fuzier, titolare in città di un filatoio e più tardi socio sulla
piazza di Milano di Enrico Blondel, figlio di François Louis58.
La comune vocazione affaristica dei protagonisti, indubbio elemento di coesione, veniva
delineando un complesso intreccio di legami rafforzato nel caso specifico dai vincoli di
parentela, veri elementi fondanti di un’identità collettiva che determinava scelte
comportamentali affini, prefigurando una “politica della parentela”59. Il fratello Jean, dal
1802 procuratore di François Louis negli atti di compravendita di beni immobili60, negli anni
ottanta del XVIII secolo era impiegato dal banchiere Giovanni Battista Cattaneo di Milano,
presso il quale la cognata indirizzava le lettere; a partire dal nuovo secolo sarà invece
negoziante di seta. Paolo Luigi ed Enrico Mariton intraprenderanno l’attività serica e al
contempo investiranno capitali nell’acquisto di proprietà terriere esattamente come i
Fuzier, i Ginoulhiac o le case svizzere Andreossi e Bonorandi. Se l’acquisto di fondi, poi
adibiti alla coltivazione del gelso, costituiva per questi immigrati una delle condizioni per
avviare il processo produttivo della seta, esso fu anche elemento di rottura nella
preesistente struttura della proprietà fondiaria. Il rinnovamento quindi fu duplice: a livello
sociale, prima di tutto, ma anche sul fronte economico, poiché i nuovi proprietari favorirono
la modernizzazione dell’agricoltura e la successiva meccanizzazione dell’industria tessile.
Dalla disamina degli atti notarili in cui François Louis figura come uno dei contraenti si
possono distinguere due diverse strategie sottese ai suoi acquisti: una volta ad ingrandire
il nucleo di proprietà gravitanti attorno a Casirate – gli atti riguardano appezzamenti situati
nello stesso Casirate61 e in Arzago62 per lo più adibiti a prati, ad orti o con una parte a
bosco e una “moronata” – ; l’altra tesa a rafforzare la sua presenza nell’attuale Lombardia,
travalicando quindi i confini dipartimentali e approfittando di particolari contingenze. Tra gli
acquisti di una certa rilevanza, sono da segnalare i “fondi nazionali” vale a dire quei beni
posseduti dagli enti ecclesiastici, incamerati dallo Stato e aggiudicati da François Louis
soprattutto all’interno del Dipartimento del Serio. E’ il caso del monastero di Sant’Orsola in
borgo San Leonardo a Bergamo – casa, chiesa e ortaglia – poi alienato ai cognati63 o dei
beni di ragione del soppresso monastero di Santa Grata, sempre in città, dei quali egli era
venuto in possesso “in forza di scrittura 9 frimale anno 7.mo” [1798] e poi venduti in parte
allo svizzero Ambrogio Zavaritt, acquirente anche di una porzione dei beni della mensa
vescovile di Bergamo64. Si sa che tutte le operazioni finanziarie vennero condotte da
François Louis insieme ai cognati i quali avevano “contribuito fin da principio la rispettiva
tangente del capitale”65, motivo per cui più di una volta si ricorse ad alcune scritture notarili
di divisione delle proprietà e degli introiti66.
Nel periodo compreso tra aprile 1796 – arrivo dei francesi in Lombardia – e gennaio 1802
– fine del governo della seconda Cisalpina – i provvedimenti legislativi relativi alla vendita
dei beni nazionali si susseguirono con ritmo incalzante, giustificati dalle “necessità
nazionali”. Tra le motivazioni addotte comparivano le “spese per gli eserciti francese e
italiano” (legge 2 piovoso anno 6), il “pagamento dei lavori di sistemazione delle strade
postali” (legge 26 pratile anno 6) o una più generica “contribuzione alla Francia” (legge 18
fiorile anno 9). In merito alle modalità di vendita, dopo lo scarso successo riscosso
dall’adesione spontanea dei cittadini, si passò alla sottoscrizione forzata (legge 8
vendemmiale anno 7) e al progressivo abbandono delle aste67. La procedura prevedeva di
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stabilire l’importo dei beni da porre in vendita, il numero e il valore delle azioni e di ripartire
poi il prestito tra tutti i cittadini facoltosi in misura variabile a seconda dei redditi individuali.
Con la sottoscrizione l’azionista aveva diritto ad entrare in possesso di un fondo qualsiasi
a sua scelta. François Louis, legittimato ad essere azionista dalle agiate condizioni
economiche, divenne anche amministratore del “Corpo degli azionisti forzati del
Dipartimento del Serio”, insieme a Giuseppe Sonzogni e Dietelmo Steiner. In quanto tale
si occupava delle vendite dei beni e valutava la congruità delle stime redatte dai periti,
validamente coadiuvato dal cognato Mariton che ricopriva la funzione di cassiere68. Si
legge in un documento del 1801:
A termini delle leggi 2 e 12 vindemiale anno 9 li cittadini François Louis Blondel, Luigi Lupo e
Pietro Maffeis Procuratori del corpo degli azionisti forzati del Dipartimento del Serio [ricevettero]
dalla Nazione atto formale di possesso de’ beni posti a loro disposizione dal Governo per coprire le
azioni ripartite sullo stesso Dipartimento [e furono] autorizzati ... di passare colla possibile
sollecitudine alla vendita generale dei beni suddetti, previo esperimento d’asta pubblica 69.
Ed è proprio ad un’asta pubblica che nel 1803 egli si aggiudicò “due pezzi di terra aratori
con poche viti di provenienza della cappellania del sopresso capitolo di Bergamo detti le
Gerole o le Dicembrine con fondo di infima qualità”70.
Se la città fu uno dei luoghi principali di aggiudicazione di case e terreni, la mappa dei beni
posseduti da François Louis includeva anche la provincia, e in particolare Martinengo,
Pedrengo, Albegno, Gorle, Cologno, Urgnano, Grassobio e Villa di Serio71. Come si vede,
si trattava di comuni situati nelle immediate vicinanze della città di Bergamo o posti nella
bassa pianura padana dove maggiore era la diffusione della coltura del baco da seta. A
questi possedimenti si aggiungevano quelli fuori dai confini del Dipartimento del Serio: due
case civili in Milano, i beni della soppressa abbazia di S. Lanfranco Pavese nei comuni di
Papiago, Moncucco Torrino e Trovo, le proprietà in Balsamo, Sesto S. Giovanni e
Cinisello, Dipartimento d’Olona72, e le “case e dipendenze” situate nell’antico territorio di
Verona, comune di Cerea73.
Dal 1803 i documenti attestano François Louis residente a Milano74, dove rimarrà sino alla
morte avvenuta nel 1812. “Non potendo per i suoi affari trattenersi ulteriormente in
Bergamo ed avendo molti affari costì da agitare”75 egli elesse, nel 1802, Enrico Mariton a
suo procuratore speciale e generale e dopo due mesi conferì la delega a rappresentarlo
anche alla ditta del cognato76. La procura assegnava ampi poteri: la facoltà di alienare i
beni posseduti nella provincia di Bergamo e di incassare il relativo importo, di firmare atti
notarili e contratti, di fare le opportune liberazioni e di ritirare ricevute, di assistere a
qualunque sentenza, “insomma a far tutto ciò e quanto far puotrebbe se il citt.[adin]o
Blondel al tutto fosse presente”.
Di nuovo l’immagine restituita dai documenti è quella di un uomo attivo, impegnato in
molteplici attività, l’ultima delle quali lo vide produrre e commerciare seta. A Casirate infatti
la sua dimora aveva annesso un “sito di filanda” con “trenta fornelli di cotto per la filatura
della seta”77. Ciò trova riscontro anche nell’ “elenco delle fabbriche esistenti nelle Comuni
di suddetto Dipartimento [del Serio] e prospetto comparativo dello stato delle produzioni
industriali”. In esso sono riportati i nomi degli esercenti attività commerciale, la tipologia di
manifattura o di fabbrica (“filanda di bozzoli di seta”, “filatoglio da seta”, “fucina di ferro”,
“fabbrica pietre coti”, “fonderia di rame”, “concia di pelli”, “fabbrica da capelli”, ecc.),
l’ubicazione con l’indicazione del distretto, cantone e comune78, il numero degli operai
impiegati, la produzione complessiva del 1806 e del 1807.
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Da un primo esame dei dati si desume che l’attività predominante nel dipartimento era
quella serica: il primato numerico delle filande79 è assoluto in tutti i cantoni, se si
escludono i due di Zogno e di Piazza che non ne registravano alcuna per un’evidente
incompatibilità tra la coltura del gelso, le condizioni climatiche e la composizione dei suoli
di quelle valli. Treviglio ne contava cinquantaquattro, Verdello trentacinque, Sarnico e
Ponte San Pietro ventinove, Alzano ventotto e Romano venticinque. Altrettanto numerosi
erano i filatoi, ove si completava la lavorazione del filo, ma sempre numericamente inferiori
alle filande a causa del maggiore investimento finanziario richiesto dai macchinari in essi
utilizzati80.
Il comune di Casirate, situato nel cantone di Treviglio, oltre alla filanda di François Louis –
nel prospetto Luigi Blondel – ne conta altre due, intestate a Mendozzi Teodoro e a Borrani
Giuseppe. Nella manifattura Blondel appaiono occupate settantaquattro persone che
producono seta greggia impiegando nel 1806 novantadue fusi e l’anno successivo
novantasei fusi. Se a livello comunale questi dati la collocano in una posizione di
preminenza, si può affermare che anche a livello cantonale la filanda fosse tra le più
produttive e organizzate. Su cinquantaquattro stabilimenti solo quattro contavano un
numero di addetti superiore (novantacinque operai a Treviglio dagli eredi Zucchi,
centotrentasette a Treviglio presso i fratelli Mandelli, titolari anche di un filatoio, centoventi
a Vailate presso Donesana Bonifacio, centoquarantanove a Canonica presso Marietti
Pietro e fratelli) mentre nei rimanenti il personale oscillava sotto le dieci unità (33,3%), tra
le dieci e le venti (25,9%) tra le venti e le trenta (18,5%). Le stesse caratteristiche si
riscontravano nella produttività: nel 1806 solo cinque manifatture producevano un numero
di fusi maggiore dei novantadue dello svizzero (cento Torri Pietro di Calvenzano,
centosessantotto Oroni Giovanni Battista di Treviglio, duecentuno Donesana Bonifacio di
Vailate, centottantaquattro i fratelli Mandelli di Treviglio, duecentoquaranta Marietti Pietro e
fratelli di Canonica). Negli altri opifici il numero di fusi era limitato: l’11,1% ne contava tra
uno e dieci, il 33,3% tra dieci e venti, il 14,8% tra venti e trenta, il 9,2% tra trenta e
quaranta.
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Distretto
Cantone
Comune
Qualità della fabbrica Cognome e Nome del Numero operai Stato delle produzioni industriali
o Manifattura
Proprietario della Fabbrica
impiegati
nell’anno 1806
nell’anno 1807
Treviglio
Treviglio
Alzano
Filanda da seta
De’ Capitani Teresa
8
seta greggia fusi N° 8
seta greggia fusi N° 9
Brignano
Filatoio da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
30
61
48
23
seta organzino fusi N° 160
seta greggia fusi N° 51
seta greggia fusi N° 52
seta greggia fusi N° 25
seta organzino fusi N° 200
seta greggia fusi N° 81
seta greggia fusi N° 57
seta greggia fusi N° 36
16
15
14
11
10
7
7
5
5
seta greggia fusi N° 23
seta greggia fusi N° 23
seta greggia fusi N° 23
seta greggia fusi N° 17
seta greggia fusi N° 10
seta greggia fusi N° 8
seta greggia fusi N° 5
seta greggia fusi N° 5
seta greggia fusi N° 5
seta greggia fusi N° 24
seta greggia fusi N° 23
seta greggia fusi N° 15
seta greggia fusi N° 20
seta greggia fusi N° 13
seta greggia fusi N° 7
seta greggia fusi N° 7
seta greggia fusi N° 6
seta greggia fusi N° 5
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Visconti Alfonso
Visconti Alfonso
Carcani Eredi fran.co
Carminati
Marco
q.m
fran.co
Begnini Carlo
Spernacini Giovanni
Lazzarini fratelli
Aresi Bartolomeo
Rota fran.co
Colpani Gius.e
Aresi fratelli q.m Gio Batta
Brusetti Gius.e
Cavagna Gius. ed Aresi
Pietro
Torri Pietro
Sutra Girolamo
Torri Catterina
De’ Andreis Prevosto
64
28
13
9
seta greggia fusi N° 100
seta greggia fusi N° 56
seta greggia fusi N° 20
seta greggia fusi N° 16
seta greggia fusi N° 100
seta greggia fusi N° 60
seta greggia fusi N° 20
seta greggia fusi N° 16
Filanda da seta
Filanda da seta
Filatoio da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filatoglio da seta
Maglio da ferri
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Torri Felice
Bonizoli Andrea
Marietti Pietro e fratelli
Suddetti
Galli Gio Pietro
Maggioni Gius.e
Provensi Gius.e e fratelli
Blondel Luigi
Mendozzi Teodoro
Borrani Gius.e
Melzi Luigi
Tosa Camillo
Fumagalli Giovanni
9
7
18
149
8
5
2
74
29
25
14
24
10
seta greggia fusi N° 14
seta greggia fusi N° 12
seta organzino fusi N° 160
seta greggia fusi N° 240
seta organzino fusi N° 14
seta organzino fusi N° 40
ferri diversi N° 1000
seta greggia fusi N° 92
seta greggia fusi N° 36
seta greggia fusi N° 36
seta greggia fusi N° 32
seta greggia fusi N° 40
seta greggia fusi N° 20
seta greggia fusi N° 14
seta greggia fusi N° 12
seta organzino fusi N° 160
seta greggia fusi N° 252
seta organzino fusi N° 13
seta organzino fusi N° 36
ferri diversi N° 900
seta greggia fusi N° 96
seta greggia fusi N° 30
seta greggia fusi N° 30
seta greggia fusi N° 30
seta greggia fusi N° 42
seta greggia fusi N° 22
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Calvenzano
Canonica
Caravaggio
Casirate
Fara
Pontirolo
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Rivolta
Treviglio
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filatoio da seta
Filatoio da seta
Filatoio da seta
Fabbrica da capelli
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filatoio da seta
Filatoio da seta
Filatoio da seta
Filatoio da seta
Filatoio da seta
Filatoio da seta
Filatoio da seta
Filatoio da seta
Filatoio da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Maglio da ferro
Tintoria da tele
Porta Steffano
Porta Gio Batta
Carrera Antonio
Fumagalli Antonio
Rivolta Pietro
Pirotta Giosuè
Fagnani Pietro
Migliavacca Bartolomeo
Berinzaghi Alberto
Vaccani Giacomo
Regazzoli Gius.e
De’ Capitani Alessandro
Berinzaghi Bartolomeo
Bornaghi Antonio
Bornaghi Carlo
Zucchi Eredi
Radaelli Gius.e Ant.o
Oreni Gio Batta
Mandelli fratelli
Galimberti Fran.co
Riva Gius.e
Setti Pietro
Bornaghi Antonio
Verga Gius.e Ant.o
Sangalli Bassano
De’ Gregori Carlo
Bornaghi Carlo
Zucchi Eredi
Radaelli Gius.e Ant.o
Furia Atonia
Orezzi Gio Batta
Mandelli fratelli
Galimberti Fran.co
Bianchi Gio Batta
Mefraggio Gio Batta
De’ Capitani Teresa
Degani fratelli
Lamerotti Gio B.a
Oreni Angelo e fratelli
8
8
6
6
2
2
3
1
27
22
16
17
9
44
79
30
45
36
154
50
13
13
37
8
8
16
48
95
25
17
20
157
57
8
16
19
8
2
2
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seta greggia fusi N° 16
seta greggia fusi N° 16
seta greggia fusi N° 11
seta greggia fusi N° 12
seta organzino fusi N° 32
seta organzino fusi N° 35
seta organzino fusi N° 30
capelli diversi N° 1500
seta greggia fusi N° 48
seta greggia fusi N° 44
seta greggia fusi N° 24
seta greggia fusi N° 16
seta greggia fusi N° 18
seta organzino fusi N° 160
seta organzino fusi N° 320
seta organzino fusi N° 140
seta organzino fusi N° 96
seta organzino fusi N° 60
seta organzino fusi N° 348
seta organzino fusi N° 220
seta organzino fusi N° 42
seta organzino fusi N° 53
seta greggia fusi N° 48
seta greggia fusi N° 12
seta greggia fusi N° 12
seta greggia fusi N° 19
seta greggia fusi N° 72
seta greggia fusi N° 72
seta greggia fusi N° 36
seta greggia fusi N° 29
seta greggia fusi N° 168
seta greggia fusi N° 184
seta greggia fusi N° 80
seta greggia fusi N° 15
seta greggia fusi N° 21
seta greggia fusi N° 22
seta greggia fusi N° 9
pesi ferro N° 600
tela b.a 5000
seta greggia fusi N° 18
seta greggia fusi N° 15
seta greggia fusi N° 11
seta greggia fusi N° 12
seta organzino fusi N° 23
seta organzino fusi N° 32
seta organzino fusi N° 24
capelli diversi N° 1400
seta greggia fusi N° 54
seta greggia fusi N° 48
seta greggia fusi N° 22
seta greggia fusi N° 16
seta greggia fusi N° 20
seta organzino fusi N° 160
seta organzino fusi N° 240
seta organzino fusi N° 172
seta organzino fusi N° 88
seta organzino fusi N° 52
seta organzino fusi N° 376
seta organzino fusi N° 260
seta organzino fusi N° 53
seta organzino fusi N° 53
seta greggia fusi N° 24
seta greggia fusi N° 10
seta greggia fusi N° 14
seta greggia fusi N° 20
seta greggia fusi N° 64
seta greggia fusi N° 72
seta greggia fusi N° 28
seta greggia fusi N° 34
seta greggia fusi N° 180
seta greggia fusi N° 300
seta greggia fusi N° 132
seta greggia fusi N° 17
seta greggia fusi N° 17
seta greggia fusi N° 23
seta greggia fusi N° 10
pesi ferro N° 600
tela b.a 3500
Vailate
Tintoria da tele
Tintoria da tele
Concia di pelli
Concia di pelli
Concia di pelli
Filanda da seta
Filanda da seta
Filanda da seta
Villa Giuseppe
Locatelli fratelli
Cameroni Pietro
Crippa Giovanni
Brugnetti Gio
Donesana Bonifacio
Fugazza fratelli
Donesana Paolo
5
1
3
4
3
120
27
44
81
tabella n. 1
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tela b.a 12000
tela b.a 500
pelli N° 690
pelli N° 570
pelli N° 1250
seta greggia fusi N° 201
seta greggia fusi N° 43
seta greggia fusi N° 73
tela b.a 10000
tela b.a 300
pelli N° 590
pelli N° 910
pelli N° 810
seta greggia fusi N° 221
seta greggia fusi N° 54
seta greggia fusi N° 58
Se la nuova attività di François Louis rispecchiava le scelte imprenditoriali dei suoi
correligionari migrati in Italia, certo un peso rilevante nella scelta doveva averla avuta
l’esperienza maturata dai cognati e dal fratello Jean, già inseriti da anni nel settore. Degli
esordi della ditta “Mariton, Stefano Menet e C.” già si è detto; ancora attiva nel 1834, essa
mutò nuovamente denominazione e da “Fratelli Mariton e comp.” divenne “Fratelli
Mariton”. Il cambiamento fu causato dalla decisione di uno dei soci, Gedeone Blondel,
nipote di François Louis82, di mettersi in proprio sempre “nello stesso ramo d’affari, quello
cioè delle sete”, sotto la ragione “Gedeone Blondel e comp.”83. Dieci anni più tardi, nel
1844, lo ritroviamo inserito in un elenco nominativo di “negozianti e commissionari in seta
di Bergamo”, in cui su ventisette esercenti ben undici sono di nazionalità svizzera84.
Analogo il percorso di Jean: acquisì esperienza lavorando dodici anni “nella rispettabile
Casa di questi signori Zavaritt e fratelli Moêli” poi, nel 1815, si risolse a costituire una ditta
autonoma, la “Blondel e Comp.” per continuare a realizzare “affari in sete”85. Il negozio,
avviato grazie ai contributi ricevuti da alcuni amici che lo misero “in grado di poter eseguire
con facilità qualunque onesta impresa”, aveva sede in borgo San Leonardo così come
quello di Gedeone Blondel e dei fratelli Mariton. Il quartiere, al centro dei traffici cittadini,
annoverava un’alta concentrazione di esercizi analoghi: lì i fratelli Casparo e Meltion
Steimman di Glarona possedevano un “negozio di fabbrica di cotoni”86, Giovanni Battista
Terzi era “commerciante in panni”87, Rodolfo Cervi “nativo di Glarona” aveva “stabilimento
di fabrica di cotonine, fazzoletti, percalli, mussole”88, Antonio Eberti infine “fabrica di
cotonine”89.
La trasmissione quasi automatica della professione di padre in figlio, di fratello in fratello
misura la rete di influenze tra fronti parentali nell’arco del lungo periodo: nel 1867 Federico
Mariton esercitava attività di commissionario in sete90, nel 1876 Emilio e Enrico Fuzier
continuavano il “commercio di sete e relative industrie avviate dal padre”91. E ancora:
Enrico Fuzier nel 1872 faceva parte del Consiglio d’ispezione della Società bergamasca
per la fabbricazione del cemento e della calce idraulica (oggi Italcementi)92, Paolo
Ginoulhiac del consiglio d’amministrazione della Società agricola lombarda per la
fabbricazione chimica d’ingrassi artificiali di Romano di Lombardia93, infine Cesare
Ginoulhiac era presidente della Banca mutua popolare di Bergamo94. L’attivismo
economico, tratto peculiare del gruppo di immigrati svizzeri, li portò gradualmente ad
occupare posizioni dirigenziali o di rilievo all’interno delle istituzioni economiche cittadine,
influenzando in tal modo gli orientamenti di settori chiave della vita locale quali il
radicamento dell’industria del cemento, la modernizzazione dell’agricoltura e lo sviluppo
del credito. Il ruolo dell’imprenditoria straniera nel processo di modernizzazione economica
della provincia di Bergamo fu quindi notevole, tanto più se si considera la sua capacità di
attivare energie e formare attitudini mercantili in più settori dell’economia.
Il presente contributo, approfondendo il percorso individuale di uno dei primi protagonisti
dell’emigrazione svizzera, François Louis Blondel, è andato alle origini di quel processo: il
modello di comportamento imprenditoriale da lui codificato rimarrà valido per tutti gli altri
correligionari che nel XIX secolo si trasferiranno in Italia.
1
Esiste un solo studio monografico sulla famiglia dei Blondel ad opera di D. Rota, I Blondel di Casirate tra
impresa e cultura, Milano, 1996. In tutti gli altri studi, che vertono sulla presenza degli svizzeri in Italia, essi
vengono solo nominati. Cfr. S. Honegger, Gli svizzeri di Bergamo: storia della comunità svizzera di Bergamo
dal Cinquecento all’inizio del Novecento, Bergamo, 1997, p. 63-66, 89 e 111; L. Santini, La comunità
evangelica di Bergamo. Vicende storiche, Torre Pellice, 1960, p. 34-35; G. Bonnant, H. Schutz, E. Steffen,
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Svizzeri in Italia 1848-1972, Milano, 1972, p. 25-26; U. Colombo, Vita di Enrichetta Manzoni Blondel, Milano,
1991, p. 18-23 e 110-115. Cfr. anche Dizionario biografico degli italiani, Roma, 1960-..., vol. 10, p. 796-798.
2
Tra i notai si segnalano Compagnoni Girolamo fu Odoardo, Compagnoni Stefano, Carrara Francesco di
Bortolo, Carrara Francesco Alessandro fu Bartolomeo e Arrigoni Giovanni Giulio; tra le buste dell’archivio del
Dipartimento del Serio la numero 1339 (strade, Casirate), 989 (luoghi pii, Casirate), 734 (culto, Casirate),
1596 (scuole, Casirate) e (acque, Casirate); infine del fondo della Camera di commercio le buste 78, 79, 80,
87, 207, 239.
3
Il materiale, che si compone anche di appunti personali, si trova presso il Museo storico della città di
Bergamo. Il professor Tonso fu attento soprattutto a raccogliere quei documenti utili ai fini di una
ricostruzione precisa dell’albero genealogico della famiglia.
4
Dagli atti di nascita e morte estratti dai registri parrocchiali di Cully il cognome della famiglia appare nelle
due forme di Blondel e Blondet.
5
C. Martignone, La Comunità evangelica di Bergamo: una collettività di imprenditori (1807-1903), in
“Padania”, 1988, n. 4, p. 49. Cfr. anche id., La comunità evangelica di Bergamo (1807-1848), in “Archivio
storico lombardo”, 1994, vol. 1°, p. 305-350 e L. Santini, La comunità evangelica, cit., p. 5-49.
6
“In qualità di commesso”. Cully è parrocchia di Villette, nel baliato di Losanna, cantone di Berna. Cfr. il
passaporto e “l’acte de son origine” rilasciati dalle autorità locali a François Louis a marzo del 1771 e
trascritti da C. C. Secchi, Nuovi documenti della famiglia Blondel, in Atti del V Congresso nazionale di studi
Manzoniani, Lecco, [1963], p. 206-207.
7
Lettera di Francesca Guarinoni e figli alla Società tipografica di Neuchâtel (d’ora in avanti STN), 12 aprile
1779, in Biblioteca A. Mai di Bergamo (BMBg), sezione manoscritti (MS) 1209.
8
S. Angeli, Proprietari, commercianti e filandieri a Milano nel primo Ottocento. Il mercato delle sete, Milano,
1982, p. 101.
9
Roberto Tolaini a proposito dei negozianti in seta osserva come sia “complicato classificare precisamente
tali gruppi imprenditoriali secondo la funzione economica prevalente, giacchè la commistione tra attività
commerciali, finanziarie e manifatturiere rappresentava probabilmente il loro tratto distintivo”. Cfr. R. Tolaini,
Gli imprenditori serici nella prima metà dell’Ottocento. Comportamenti innovativi e circuiti di informazione, in
D. Bigazzi (a cura di), Storie di imprenditori, Bologna, 1996, p. 24-25.
10
Lettera di Francesca Guarinoni e figli alla STN, 12 aprile 1779, in BMBg, MS 1209.
11
In tutte le attività con un volume d’affari elevato il ricorso a qualche operazione di banca era divenuto una
pratica frequente. Nel caso specifico la vendita di lettere di cambio a banchieri che anticipavano il valore
della cambiale permetteva ai commercianti di disporre di liquidità, altrimenti non facilmente reperibile. Cfr. B.
Caizzi, Industria, commercio e banca in Lombardia nel XVIII secolo, Milano, 1968, p. 203-206.
12
Lettera di Francesca Guarinoni e figli alla STN, 12 aprile 1779, in BMBg, MS 1209; lettera di Giuseppe
Rondi alla STN, 3 maggio 1773, in BMBg, MS 1209.
13
Lettera di Giuseppe Rondi alla STN, 20 maggio 1773, in BMBg, MS 1209.
14
“Grande vegliardo”.
15
Tra i titoli ordinati che rispecchiano le scelte illuministe si segnalano L’histoire de la conversion du Comte
de Struensee, le Questions sur l’encyclopeédie, i testi di Servan, L’histoire philosophique di Raynal. Su
Giuseppe Rondi e sul mercato librario italiano nel Settecento si veda R. Pasta, “Helvetia mediatrix”. Il
mercato librario italiano e la Société typographique de Neuchâtel, in id., Editoria e cultura nel Settecento,
Firenze, 1997, p. 225-283.
16
Lettera di Francesca Guarinoni e figli alla STN, 12 aprile 1779, in BMBg, MS 1209.
17
Lettera di Giuseppe Rondi alla STN, 3 maggio 1773, in BMBg, MS 1209; lettera di Giuseppe Rondi alla
STN, 20 maggio 1773, in BMBg, MS 1209.
18
Nell’estate del 1773 Rondi accettò di associarsi alla stampa dell’Enciclopedia delle arti e dei mestieri solo
a condizione di ottenere uno sconto sul prezzo. Cfr. lettera di Giuseppe Rondi alla STN, 26 luglio 1773, in
BMBg, MS 1209.
19
Lettera di Giuseppe Rondi alla STN, 12 luglio 1773, in BMBg, MS 1209.
20
Lettera di Giuseppe Rondi alla STN, 8 settembre 1774, in BMBg, MS 1209.
21
Lettera di Giuseppe Rondi alla STN, 23 luglio 1774, in BMBg, MS 1209.
22
Lettera di Rondi Champ Renaud & C. alla STN, 13 [dicembre] 1774, in BMBg, MS 1209.
23
Lettera di François Louis Blondel alla STN, 20 marzo 1775, in BMBg, MS 1123.
24
Lettera di Francesca Guarinoni Rondi e figli alla STN, 12 aprile 1779, in BMBg, MS 1209.
25
Cfr. G. Ravelli, Prospetto cronologico delle stamperie erette in Bergamo dall’anno 1555 al 1884, Bergamo,
1892 e G.B. Galizzioli, Dell’origine della stampa e degli stampatori di Bergamo, Bergamo, 1786, p. 34-35.
26
Lettera di François Louis Blondel alla STN, 20 marzo 1775, in BMBg, MS 1123.
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27
“Cattivi debitori”. Cfr. R. Pasta, “Helvetia mediatrix”. Il mercato librario ..., cit., p. 263.
Sul rapporto tra Rondi e Blondel si veda anche F. Cattaneo, Stampatori e librai a Bergamo nel secolo
XVIII, in “Bergomum”, gennaio-marzo 1992, n. 1, p. 127-173; A. Machet, Clients italiens de la Société
typographique de Neuchâtel, in id., Aspect du livre neuchâtelois, Neuchatel, 1986, p. 159-185.
29
Su Vincenzo Antoine si veda F. Cattaneo, Stampatori e librai a Bergamo, cit., p. 73-87 e B. Cattaneo
Mangini, Editoria a Bergamo tra ‘700 e ‘800. Il caso degli Antoine, in “Atti dell’Ateneo di scienze, lettere e
arti”, 1996-1997, vol. LX, p. 223-234.
30
M. Berengo, La società veneta alla fine del Settecento. Ricerche storiche, Firenze, 1956, p. 305. Non è
raro che il Rondi, nelle lettere, esprima considerazioni su stati europei, quali la Russia, la Francia o la
Danimarca.
31
“Decorato dei gradi d’apprendista, compagno e maestro”. Il certificato di appartenenza alla loggia dei
massoni è trascritto da C. C. Secchi, Nuovi documenti della famiglia Blondel, cit., p. 206.
32
Lettera di Francesca Guarinoni e figli alla STN, 12 aprile 1779, in BMBg, MS 1209.
33
“Cittadina di Ginevra”. Cfr. il contratto di matrimonio del 3 febbraio 1783 da cui risulta anche la dote
nuziale in C. C. Secchi, Nuovi documenti della famiglia Blondel, cit., p. 207.
34
Jean Abram Blondel, nato nel 1759, spesso nei documenti è nominato nella traduzione italiana del nome,
Giovanni. E’ stato più volte confuso con il fratello maggiore Jacques Abram nato nel 1753. Cfr. gli atti di
nascita e morte estratti dai registri parrocchiali di Cully.
35
G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna. II. Dalla Restaurazione alla Rivoluzione nazionale, Milano, 1973,
p. 262.
36
Documento in data 5 aprile 1792, in Archivio di Stato di Bergamo (d’ora in avanti A.S.Bg.), Dipartimento
del Serio, acque, Casirate; documento in data 16 ottobre 1801, ibidem; documento in data 26 ottobre 1801,
ibidem; documento in data 8 aprile 1802, ibidem.
37
Documento in data 19 agosto 1803, in A.S.Bg., Dipartimento del Serio, Strade, Casirate, b. 1339;
documento in data 30 agosto 1803, ibidem.
38
Documento in data 11 agosto 1804, in A.S.Bg., Dipartimento del Serio, Luoghi pii, Casirate, b. 989.
39
Documento in data 8 febbraio 1810, in A.S.Bg., Dipartimento del Serio, Culto, Casirate, b. 734; documento
in data 17 novembre 1806, in A.S.Bg., Dipartimento del Serio, Studi, Scuole, Casirate, b. 1596; documento
in data 18 dicembre 1807, ibidem; documento in data 11 novembre 1809, ibidem; documento in data 8
febbraio 1810, ibidem.
40
Documento in data 27 novembre 1808, in A.S.Bg., Dipartimento del Serio, Luoghi pii, Casirate, b. 989.
41
Atto n. 5, 27 maggio 1809, in A.S.Bg., Fondo notarile, Compagnoni Girolamo fu Odoardo.
42
Atto n. 1073, 28 giugno 1805, in A.S.Bg., Fondo notarile, Compagnoni Girolamo fu Odoardo; atto n. 1006,
14 dicembre 1805, ibidem; atto n. [22], 24 dicembre 1806, ibidem; atto n. 413, 14 dicembre 1805, in A.S.Bg.,
Fondo notarile, Arrigoni Giovanni Giulio; atto n. 31, 1808, ibidem. La procura speciale ineriva la conclusione
di singoli affari e ogni volta doveva essere rinnovata.
43
“Mio marito continua a essere tutto il giorno sulla strada”. Lettera di Marie Anne Pernet Mariton a Jean
Abram Blondel, febbraio 1786, n. IV. Tutte le lettere cui si fa riferimento si trovano trascritte da C. C. Secchi,
Il dramma spirituale di Alessandro Manzoni, in Atti del III Congresso nazionale di studi manzoniani, Lecco,
[1959], p. 231-253. Le copie degli originali, conservati nell’archivio privato del signor Alfredo Engelman, si
trovano presso il Centro studi manzoniani. Non essendo stato possibile consultare il materiale depositato
presso tale istituto, mi sono affidata a ciò che è stato trascritto dal professor Secchi.
44
“Il mio caro sposo che io aspetto con la più viva impazienza deve trascorrere la giornata di oggi a Vailate”.
Lettera di Marie Anne Pernet Mariton a Jean Abram Blondel, 15 febbraio 1787, n. V.
45
“Non ha tempo”. Lettera di Marie Anne Pernet Mariton a Jean Abram Blondel, 16 maggio 1787, n. VII.
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“Dal primo momento in cui vi ho visto ... vi ho amato come i miei altri fratelli”. Lettera di Marie Anne Pernet
Mariton a Jean Abram Blondel, 9 maggio 1785, n. I.
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“Addio carissimo fratello, credete che io vi sono molto legata e che lo sarò per tutta la mia vita”. Lettera di
Marie Anne Pernet Mariton a Jean Abram Blondel, 21 luglio 1785, n. II.
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Lettera di Marie Anne Pernet Mariton a Jean Abram Blondel, 26 maggio [1787], n. VIII.
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“Il re di Francia ha confinato numerosi nobili alla vigilanza e al pari...il titolo di nobiltà e ha fatto rinchiudere
alla Bastiglia sessanta nobili bretoni che erano giunti per il partito dei ribelli”. Lettera di Marie Anne Pernet
Mariton a François Louis Blondel, 31 luglio 1788, n. IV.
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“Non è giunta ancora nessuna notizia da Casirate e se non ne arriveranno nemmeno domani io volevo
chiederti, amico mio, se farò bene o male ad andarvi un giorno con uno dei miei fratelli: avrei avuto una
grande voglia d’avere qui il filo torto che noi non abbiamo a vendere secondo le apparenze: io lo vendererei
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meglio qui che a Milano dal momento che mi fanno sperare di guadagnarne L. 12 monete di Milano”. Lettera
di Marie Anne Pernet Mariton a François Louis Blondel, 26 luglio 1788, n. III.
51
“Non c’è quindi che Biffi per il filo ordinario che io venderei volentieri; il prezzo del [melg.e] è di 24 lire
correnti la somma che qui fa 9 lire e 6/16. Io ne ho venduto poco; alleviarmi dai miei affari”. Lettera di Marie
Anne Pernet Mariton a Jean Abram Blondel, s.d., n. IX.
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Atto n. 259, 13 giugno 1803, in A.S.Bg., Fondo notarile, Carrara Francesco di Bortolo.
53
“Vostro fratello non mi ama, non mi ha mai amato e non mi amerà mai, io ne sono più che sicura”. Lettera
di Marie Anne Pernet Mariton a Jean Abram Blondel, 26 maggio [1787], n. VIII.
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“Io sono ben lontana dal non volere che tu mi diriga; io so bene, al contrario, che senza i saggi consigli di
mio marito inciamperei a ciascun passo”. Lettera di Marie Anne Pernet Mariton a François Louis Blondel, 21
settembre 1787, n. I.
55
Documento in data 19 settembre 1808, in A.S.Bg., Archivio Camera di commercio (d’ora in avanti A.C.C.),
b. 76, c. 3009.
56
“I miei fratelli sono andati tutti e due a Palazzolo per visitare e forse acquistare dell’organzino”. Lettera di
Marie Anne Pernet Mariton a François Louis Blondel, 5 agosto 1788, n. VI.
57
“Tuttavia egli è [precé] per un affare importante d’andare alla fiera di Brescia”. Lettera di Marie Anne
Pernet Mariton a François Louis Blondel, 8 agosto 1788, n. VII. Sulle fiere di Bergamo e di Brescia,
entrambe tenute ad agosto, si veda M. Gelfi, La fiera di Bergamo. Il volto di una città attraverso i rapporti
commerciali, Bergamo, 1993 e A. De Maddalena, L’economia bresciana nei secoli XIX e XX, in Storia di
Brescia, Brescia, 1964, vol. IV, p. 544-550.
58
Documento in data 1 febbraio 1813, in A.S.Bg., A.C.C., b. 87, c. 3211; documento in data 26 aprile 1821,
ibidem.
59
G. Levi, Famiglia e parentela: qualche tema di riflessione, in M. Barbagli e D. I. Kertzer (a cura di), Storia
della famiglia italiana 1750-1950, Bologna, 1992, p. 307-321; C. Besana, Esperienze imprenditoriali nel
Bergamasco tra Restaurazione e primi decenni postunitari, in Storia economica e sociale di Bergamo. Dalla
fine del Settecento all’avvio dello stato unitario, Bergamo, 1994, p. 177-218.
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Atto n. 259, 24 maggio 1811, in A.S.Bg., Fondo notarile, Compagnoni Girolamo fu Odoardo. Da esso
risulta che Jean era divenuto procuratore del fratello in base a un atto redatto il 22 giugno 1802 dal notaio di
Milano Giovanni Battista Giudice.
61
Atto n. 223, 28 aprile 1796, in A.S.Bg., Fondo notarile, Compagnoni Girolamo fu Odoardo; atto n. 551, 8
aprile 1800, ibidem; atto n. 114, 5 agosto 1809, ibidem; atto n. 259, 24 maggio 1811, ibidem.
62
Atto n. 551, 8 aprile 1800, in A.S.Bg., Fondo notarile, Compagnoni Girolamo fu Odoardo; atto n. 1006, 14
dicembre 1805, ibidem; atto n. 115, 5 agosto 1809, ibidem.
63
Atto 25 novembre 1801, in A.S.Bg., Fondo notarile, Carrara Francesco di Bortolo.
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Atto n. 124, 5 marzo 1801, in A.S.Bg., Fondo notarile, Carrara Francesco di Bortolo; atto n. 126, 6 marzo
1801, ibidem. Per gli acquirenti dei beni del monastero di S. Grata e della mensa vescovile cfr. atto n. 123, 2
marzo 1801, ibidem; atto n. 125, 5 marzo 1801, ibidem; atto n. 127, 6 marzo 1801, ibidem; atto n. 128, 6
marzo 1801, ibidem; atto n. 131, 17 marzo 1801, ibidem; atto n. 132, 21 marzo 1801, ibidem. Tra i beni del
soppresso monastero figurano delle possessioni in Albegno, un molino di Lallio, due pezzi di terra a
Sforzatica, nonchè il brolo verso Longuelo.
Da riferimenti interni agli atti risulta che François Louis per l’acquisto di beni demaniali della Repubblica
Francese si era affidato anche al notaio Giuseppe Radici di Milano.
65
Atto n. 258, 16 giugno 1803, in A.S.Bg., Fondo notarile, Carrara Francesco di Bortolo.
66
Atto n. 259, 13 giugno 1803, in A.S.Bg., Fondo notarile, Carrara Francesco di Bortolo.
67
Dopo le leggi 4 nevoso, 2 piovoso e 22 ventoso anno 6 la procedura delle aste venne abbandonata
progressivamente e la si ritrova solo nella disposizione del 18 dicembre 1801. Sulla vendita, in generale, dei
beni nazionali si veda A. Cova, La vendita dei beni nazionali in Lombardia durante la prima e la seconda
Repubblica Cisalpina (1796-1802), in “Economia e storia”, 1963, n. 3, p. 355-412; ibidem, n. 4, p. 556-581.
68
Atto 4 settembre 1801, in A.S.Bg., Fondo notarile, Carrara Francesco di Bortolo; atto 26 dicembre 1801,
ibidem.
69
Atto n. 138, 23 luglio 1801, in A.S.Bg., Fondo notarile, Carrara Francesco Alessandro fu Bartolomeo; atto
n. 141, 23 luglio 1801, ibidem,.
70
Atto n. 259, 13 giugno 1803, in A.S.Bg., Fondo notarile, Carrara Francesco di Bortolo.
71
Atto 15 novembre 1800, in A.S.Bg., Fondo notarile, Carrara Francesco di Bortolo; atto 19 novembre 1800,
ibidem; atto 20 novembre 1800, ibidem; atto 22 novembre 1800, ibidem; atto 24 dicembre 1800, ibidem; atto
3 giugno 1801, ibidem; atto 2 luglio 1801, ibidem; atto 20 settembre 1801, ibidem; atto 15 novembre 1801,
ibidem; atto 20 novembre 1801, ibidem; atto 22 novembre 1801, ibidem; atto 24 novembre 1801, ibidem;
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atto 3 gennaio 1803, ibidem; atto 13 marzo 1803, ibidem; atto 13 giugno 1803, ibidem; atto 3 settembre
1803, ibidem; atto 7 settembre 1803, ibidem.
72
Cfr. D. Rota, I Blondel di Casirate..., cit.
73
Qui François Louis è associato, nell’acquisto, a Luigi Dolcini, cittadino di Mantova ma residente per i suoi
affari a Milano. Cfr. A.S.Mi, Fondo notarile, Radici Giuseppe, atto n. 199, 31 maggio 1798.
74
Atto n. 258, 16 giugno 1803, in A.S.Bg., Fondo notarile, Carrara Francesco di Bortolo; atto n. [22], 24
dicembre 1806, in A.S.Bg., Fondo notarile, Compagnoni Girolamo fu Odoardo. Il domicilio continuerà a
mantenerlo in Casirate. Cfr. atto n. 40, 5 settembre 1811, in A.S.Bg., Fondo notarile, Compagnoni Stefano.
75
Atto n. 217, 1 marzo 1802, in A.S.Bg., Fondo notarile, Carrara Francesco di Bortolo.
76
Atto n. 229, 15 giugno 1802, in A.S.Bg., Fondo notarile, Carrara Francesco di Bortolo. Anche l’anno
precedente François Louis aveva conferito una procura alla ditta Mariton e Menet. Cfr. atto 13 giugno 1801,
in A.S.Bg., Fondo notarile, Carrara Francesco di Bortolo.
77
Cfr. D. Rota, I Blondel di Casirate..., cit., p. 250.
78
I distretti sono due, Bergamo e Treviglio, i cantoni dieci: Zogno, Trescore, Ponte San Pietro, Alzano,
Piazza, Sarnico, Treviglio, Verdello, Romano e Martinengo.
79
Nelle filande si procede alla trattura della seta, un’operazione di dipanatura dei bozzoli del baco da seta
che si fa immergendo i bozzoli in bacinelle d’acqua calda.
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Le operazioni che completano la lavorazione del filo sono l’incannaggio, lo stracannaggio, la binatura e la
torcitura.
81
La tabella riproduce solo i dati inerenti il cantone di Treviglio. Cfr. tabella [1808], in A.S.Bg, Dipartimento
del Serio, Commercio, Camera di commercio di Bergamo e Gandino, n. 558.
82
Figlio di Jacques Abram, Charles Gedeone Blondel nacque nel 1799 e morì nel 1871. Nel 1831 sposò
Antonia Magnati e fu sindaco di Almè, dove la famiglia della moglie possedeva una filanda. Cfr. A., L., P.
Gritti, Almè, l’antico nucleo. Il territorio, Bergamo, 1997, p. 217, 258-267.
83
Documento in data 20 aprile 1834, in A.S.Bg., A.C.C., b. 79, c. 4907; documento in data 1 giugno 1834,
ibidem, c. 4910,. I Mariton sono attestati quali negozianti in seta anche in un elenco nominativo del 1833, in
A.S.Bg., A.C.C., b. 207, c. 213.
84
Documento in data 25 maggio 1844, in A.S.Bg., A.C.C., b. 207, c. 2984.
85
Documento in data 1 ottobre 1815, in A.S.Bg., A.C.C., b. 78, c. 4447.
86
Documento in data 17 giugno 1818, in A.S.Bg., A.C.C., b. 78, c. 4510.
87
Documento in data 3 agosto 1816, in A.S.Bg., A.C.C., b. 78, c. 4456.
88
Documento in data 5 settembre 1818, in A.S.Bg., A.C.C., b. 78, c. 4519.
89
Documento in data 30 ottobre 1819, in A.S.Bg., A.C.C., b. 78, c. 4548. Tra gli altri svizzeri presenti in città
si segnalano: Bartolomeo Zund, nativo di S. Gallo, aveva “stabilimento di fabrica di cotonine, fazzoletti,
percalli, mussole situato nel luogo detto il Casalino fuori della Porta di Borgo S. Antonio”, documento in data
5 settembre 1818, in A.S.Bg., A.C.C., b. 78, c. 4520; Gasparo Zilveghen, nativo di [Capuzze] nella Svizzera
aveva “stabilimento di fabrica di cotonine, fazzoletti, percalli posto in questo Borgo Palazzo”, documento in
data 14 settembre 1818, in A.S.Bg., A.C.C., b. 78, c. 4523; Rodolfo Kraver, nativo di Zurigo, aveva
“stabilimento di fabrica di cotonine, mussole, fazzoletti, percalli, ed altro di simile genere situato in casa
Mottini nel Borgo Palazzo”, documento in data 6 ottobre 1818, in A.S.Bg., A.C.C., b. 78, c. 4527.
90
Documento in data 31 ottobre 1867, in A.S.Bg., A.C.C., b. 87, c. 3152.
91
Documento datato 1876, in A.S.Bg., A.C.C., b. 87, c. 3211.
92
Documento in data 30 marzo 1872, in A.S.Bg., A.C.C., b. 239.
93
Documento datato 1880, in A.S.Bg., A.C.C., b. 239.
94
Documento in data 8 febbraio 1880, in A.S.Bg., A.C.C., b. 87, c. 3194.
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