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il generale e il caporale - SUD Giornalismo d`Inchiesta

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il generale e il caporale - SUD Giornalismo d`Inchiesta
FREE PRESS DI GIORNALISMO INVESTIGATIVO
EDIZIONE DI CATANIA
Anno ii - n. 12 - mercoledì 1 febbraio 2012
Melior de cinere surgo
Attenti a quei due
IL GENERALE E IL CAPORALE
QUELLI DEL BUCO
SUCCEDE ALL’UNIVERSITà
PAG. 10
FIDANZATA A SPASSO IN AUTO BLU
PAg. 3
PAG. 5
CENTRO STORICO BOMBA A GAS
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Anno ii - n. 12 - mercoledì 1 febbraio 2012
EDITORIALE
“CI AVETE ROTTO I COGLIONI!!!”
Al Marten
È il grido senza metafore ed estremamente efficace che durante la trasmissione di Santoro “Servizio
Pubblico” ha squarciato senza appello la pletora di
analisi, commenti, promesse e panzane che politici,
o meglio, politicanti ancora abbarbicati ai loro intollerabili privilegi continuao a sciorinare, incuranti
dell’ondata di rabbia che suscitano ad ogni parola,
ad ogni loro pietosa ed arrogante esternazione.
È stato un operaio sardo, col suo elmetto in testa, a lanciare quell’urlo politically incorrect, e
lo ha fatto individuando il bersaglio, con nome e
cognome, senza giri di
parole; personificando,
antropomorfizzando la
causa dei suoi problemi
di operaio sardo, di cittadino italiano deluso ed
arrabbiato, ha dato nuovo vigore ad una protesta che resta sterile se
non si dimostra capace
di individuare e colpire
le responsabilità che non
devono più attribuirsi
a generici “sistemi”, a
costrutti ideologici, ma
cominciare ad assegnare
nomi e cognomi, perchè
sia chiaro che sono persone specifiche ad avere la responsabilità di
quello che sta accadendo. Nel caso specifico,
nello studio di Santoro
erano presenti due politici, Enrico Letta del PD
e Giancarlo Castelli della Lega. A loro è andato il
grido dell’operaio sardo e loro, come persone, sono
stati invitati, senza se e senza ma, senza inutili distinguo, senza infingimenti, ad “andare a casa”.
Per la cronaca, Castelli è fuggito sdegnato, Letta
rimasto imbarazzato.
È venuto il momento di assegnare nomi e cognomi
al disastro in cui ci siamo ficcati e impedire che
chi ha avuto, anche marginalmente, una qualche
responsabilità prosegua a sprecare risorse della
gente , rapinando la nostra economia, il nostro presente, il nostro futuro?
L’obiezione che si tratterebbe di “rappresentanti
del popolo”, “regolarmente eletti” deve essere ricondotta alla sua effettiva realtà: sono troppi anni
che i risultati elettorali risultano viziati da componenti che ne alterano in maniera inaccettabile
l’esito democratico. Clientelismo sfrenato, sperpero di denaro pubblico, intervento della malavita,
aumento dell’astensione hanno fortemente delegittimato eletti e nominati che ormai rappresentano
esclusivamente se stessi ed i loro mandanti. Il Po-
Direttore Responsabile Fabiola Foti • [email protected]
Collaboratori Silvio D'Alì, Andrea Di Grazia, Dario De Luca,
Roberto Quartarone, Federica Campilongo,Chiara Borzì, Angelo
Capuano, Aureliano Buendia, Desiree Sicilia, Michele Minnicino
Registrazione Tribunale di Catania 18/210
Edito da Editori Indipendenti S.r.l.
Viale Kennedy 10 - 95121 Catania tel. 095349015
[email protected][email protected]
www.sudpress.it
Stampa Litocon S.r.l Catania
Per le vostre inserzioni pubblicitarie su SUD
tel. 095 34 90 15 • [email protected]
SUD viene impaginato utilizzando programmi Open Source e
stampato su carta reciclata
polo, la gente, stanno tutti da un’altra parte.
Torniamo allora al grido dell’operaio sardo. A Catania ed in Sicilia viviamo il dramma della nazione
amplificato dalla maggiore inadeguatezza di chi
siede alla tolda di comando. Due i personaggi che
oggi incarnano l’esempio di quella mala politicanza tutta catanese che sta distruggendo ogni prospettiva: Raffaele Lombardo ed il suo pupillo Raffaele Stancanelli.
Entrambi si sono distinti nell’ultimo decennio per
aver ricoperto ruoli chiave nel momento di avvio
giorno trita passerella ad uno Stancanelli che è riuscito a distruggere tutti gli impianti sportivi della città, devastare ogni immobile di proprietà del
comune, far crollare PIL e turismo, imputato per
scandali vari ha l’ardire di “trattare” privatamente,
con incomprensibili “transazioni” affari di centinaia di milioni di euro (corso Martiri, Pua, Piano
Regolatore, parcheggi), esautorando un Consiglio
Comunale che ormai sembra un misto tra un dopo
lavoro ferroviario e un ricovero per beoti. E quanto
si potrebbe aggiungere.
Su Raffaele Lombardo dovrebbe stendersi un velo
pietoso se non fosse troppo nociva la complicità di
quanti stanno a vario titolo consentendo il mantenimento di un sistema di
potere che parrebbe impossibile da mantenere in una
realtà civile.
Gli arresti del 92 e 94, per
i quali è stato prosciolto,
prescritto ed anche risarcito, sembrano averlo convinto della praticabilità di un
metodo che alla fine trova
sempre la scappatoia.
Ed ecco che dopo aver distrutto il comune di Catania
e reso inutile e costosa la
L’operaio che in diretta sulla trasmissione Servizio Pubblico
Provincia, arrivati al bocha detto ai politici “CI AVETE ROTTO I COGLIONI”
cone più grosso, la Regione
Sicilia, ne fa un esempio
del declino della Città. Lombardo è stato vice sinmondiale di sprechi, inefficienze, misfatti.
daco di Scapagnini con delega al personale nel periodo in cui si dissestavano le finanze del Comune,
Tutti gli enti regionali commissariati e praticamenmentre Stancanelli gestiva quell’assessorato agli
te falliti, pronti per essere svenduti ai soliti specuenti locali della regione che doveva controllare
latori, accuse confessate di frequentazioni mafiol’operato del comune. Basterebbe questo, senza
se, persino le gallerie autostradali a rischio crollo.
andare troppo per il sottile, per impedire a simili
Un disastro totale.
“amministratori” di continuare a gestire soldi non
loro. Ma non sono stati fermati quando si doveva,
La protesta che si alza da Forconi, Pescatori, Conta(analizzando incarichi e favori a mogli, figlie e gedini trova il limite insuperato dell’attitudine all’eleneri di magistrati, si comincia a capire il perché),
mosina del siciliano apatico, ancora in fila per ese adesso si trovano addirittura al vertice di Comusere ricevuto da un Governatore che non governa
ne e Regione. A continuare indefessi ed impuniti
nulla se non un bilancio tanto falso quanto fallito.
l’opera indegna di demolizione dell’intero tessuto
economico e sociale di un’intera Comunità. TalAncora ad accettare “tavoli”, convocazioni,
mente arroganti e spregiudicati da riuscire a cocommissioni...
optare quelli in vendita e lasciare attoniti quanti
dovrebbero reagire.
Ma perchè in Sicilia non si trova un Operaio Sardo?
Catania è una città distrutta, agli ultimi posti in Italia per qualità della vita. Nell’ultimo anno, quello
del millantato ed inesistente “risanamento stancanelliano” (fonte Università La Sapienza) ha perso
ben 9 posizioni. La stampa di sistema offre ogni
Anno ii - n. 12 - mercoledì 1 febbraio 2012
CRONACA
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SUCCEDE ALL’UNIVERSITÀ,
SUCCEDE AL POLICLINICO
Le cattedre all’Università di Catania
si tramandano di padre in figlio e da suocera a genero
Aritmea
Catania, che spesso assomiglia più ad un paese che ad una città, ha sempre avuto la tendenza a creare
delle piccole comunità ristrette, ispirandosi a quel famoso principio della banca favori. Così, è fatto
notorio, che ci siano delle famiglie allargate ove i posti di potere si spartiscono solo tra i consanguinei.
La “famiglia” più grande è certamente quella
dell’università degli studi di Catania; si fa un
gran (s)parlare delle università private e poi
sotto il naso abbiamo la nostra antica università
dove le cattedre universitarie passano di padre
in figlio, ereditate come fossero delle case. A
medicina, a giurisprudenza ecc. ecc. il giovane
assistente della materia y è figlio del docente
della materia x, reciprocamente l’assistente
della materia x è figlio del docente della materia y. E non chieda il lettore di fare i nomi,
perché sarebbe un’atto di diseguaglianza nei
confronti di tutti gli altri, che qui non potremo menzionare. Basterà guardare gli elenchi
dei vari insegnanti e assistenti, ma alla stessa
maniera dovremo preoccuparci di guardare ai
dirigenti e agli impiegati universitari che scopriremo imparentati con i soliti cattedrati.
Senza nulla togliere al prestigio dell’università
degli studi di Catania, ci si rende conto che la
cultura evidentemente si tramanda di padre in
figlio. Non vorremo certo fare di tutta un’erba
un fascio, ma esistono molti casi.
Di recente, è stata posta alla nostra attenzione
il caso di un giovane sud americano, un medico
specializzato in oncologia che si è aggiudicato
il posto di primario di oncologia presso l’azienda Policlinico dell’università di Catania.
E se da un canto non si può smentire la sua bravura, dall’altra scopriamo che pur essendo sud
Antonino Recca
Rettore dell’università di Catania
LE REGOLE DI RECCA
Il Miur impugna al tar di Catania
lo statuto voluto dal magnifico
D.S.
Ad Antonino Recca, magnifico Rettore dell’Università di Catania, piace
imporre le sue regole. Già da dicembre, prima ancora che entrasse in
vigore il nuovo statuto, circolavano voci preoccupate secondo cui grazie
ad esso il Rettore avrebbe acquistato il potere di un monarca assoluto.
La reazione del Ministero dell’Istruzione non ha tardato, e così il Miur
ha impugnato presso il Tar di Catania lo statuto chiedendone “l’annullamento previa sospensione”. Certamente il rettore ha la facoltà di applicarlo, ma all’università ci si sarebbe aspettato che lui non lo facesse
almeno fino alla pronuncia del Tar.
La maggiore contestazione mosse allo statuto incriminato riguardano
l’abnorme concentrazione di poteri attorno alla figura del rettore, in violazione del principio di una governance improntata al principio dei pesi
e dei contrappesi.
Ma si sa, al rettore di Catania piace fare “magnificamente” a modo suo.
Azienda Ospedaliera - Universitaria“Policlinico - Vittorio Emanuele”.Il
nuovo primario di oncologia imparentato con il rettore
americano il giovane primario, rientra perfettamente nella grande famiglia perché scopriamo essere il marito (e qui scusate il giro di parole) della figlia della
cugina del rettore il Magnifico Antonino Recca.
Ma come funzionano i concorsi? Nei concorsi di questo genere, in linea di massima, viene nominata una commissione esterna, che valutati i titoli sceglie
tra una rosa di candidati papabili. La scelta finale toccherebbe alla dirigenza.
È chiaro, che nel caso specifico, il neo primario è stato scelto tra altri, pur essendo giunto a Catania da pochissimi anni e pur non avendo lavorato mai
all’interno dello stesso Policlinico.
Ma secondo voci, non sarebbe neanche solo ad assumere il grande compito, la moglie infatti (anche lei specializzata in oncologia) farebbe parte della
sua equipe.
Ci teniamo a sottolineare che qui il nostro giudizio non è nei confronti della bravura dei professionisti, ma mira a rilevare come la bravura si tramandi
solo in famiglia.
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Anno ii - n. 12 - mercoledì 1 febbraio 2012
politica
I PARCHI REGIONALI SICILIANI?
TUTTI COMMISSARIATI
Tra i nomi dei commissari straordinari c’è anche la cugina
dell’assessore Chinnici
Dario De Luca
UN MECCANISMO PERVERSO ma poco co-
nosciuto dalla collettività, che pone la Sicilia in
una prospettiva senza pari in Italia. Ci riferiamo
alla situazione amministrativa che sono “costretti” a vivere i parchi regionali siciliani.
La Regione
Sicilia, possiede quattro grandi parchi regionali.
Nella zona orientale il parco dell’Etna e quello fluviale dell’Alcantara, nella zona nord il parco dei
Nebrodi ed infine nella parte occidentale il parco
delle Madonie.
Tutti e quattro questi enti presenta-
no però una particolarità comune: sono da diversi
anni guidati da commissari straordinari incaricati
della Regione Siciliana e dagli assessorati competenti, gli stessi organi regionali che evitano pun-
tualmente di nominare l’effettiva figura preposta
per la guida degli enti parco, cioè un presidente con
mandato quinquennale.
OLTRE ALLO STABILE COMMISSARIAMENTO, la situazione che si è sviluppata all’interno di queste realtà è ai limiti della legittimità. In
questi enti infatti, così come espresso nel giudizio
dell’ufficio legislativo e legale, si convive con una
situazione di incompatibilità tra le figure dei com-
missari e gli organi dell’ente (consiglio del parco e
comitato esecutivo). Il giudizio sopra citatoinfatti
prevede l’esistenza amministrativa o della figura del presidente e dei relativi organi di supporto,
oppure di quella del solo commissario il cui mandato deve durare per un periodo breve nell’attesa
appunto della nomina dell’effettivo titolare.
La
Sicilia vive invece una situazione paradossale che
non trova equivalenti in nessuna parte d’Italia. Una
logica emergenziale che la politica regionale ha
trasformato in una situazione di gestione ordinaria,
che blocca in maniera totale lo sviluppo di questi
enti.
I commissari, com’è facilmente desumibile,
vivono in stretto legame con i vertici politici da cui
sono nominati. Questa convivenza fa si che siano
facilmente condizionabili, ricattabili e in partico-
lare sostituibili, quando invece un presidente po-
trebbe assolvere la propria funzione per l’intero
mandato (5 anni), garantendo quindi una solida
continuità operativa all’ente stesso.
LA SITUAZIONE ATTUALE vede il parco dei
Nebrodi sotto la guida di Antonino Ferro, nomi-
nato commissario straordinario il 4 marzo 2009.
Il parco delle Madonie è invece guidato dal commissario Angelo Pizzuto.
Le situazioni limite sono
due: riguardano il parco dell’Alcantara e quello
dell’Etna. Il primo è commissariato dalla sua isti-
tuzione datata 2001 ed attualmente guidato
da Francesca Chinnici (cugina dell’asses-
sore regionale Caterina Chinnici ed ex capo
di gabinetto scelto da Raffaele Lombardo
all’assessorato al territorio). Il secondo
invece, quello dell’Etna, può essere preso
come esempio di come la logica emergenziale si sia trasformata in una logica ordi-
naria. L’ente infatti risulta guidato dal commissario straordinario Ettore Foti dal 2007.
Quindi oltre quattro anni, ancora ritenuti
insufficienti per l’individuazione di un
presidente effettivo.
SULLA QUESTIONE È INTERVE-
Antonino Ferro
esponente dell’Mpa e vicino al deputato nazionale on.
Carmelo Lo Monte. Dal 2009 Commissario Straordinario
dell’Ente Parco dei Nebrodi
NUTA IN MANIERA DECISA anche
Legambiente Sicilia, che da diversi
anni denuncia la situazione. Chiara
l’opinione del Vice Presidente re-
gionale e responsabile Aree naturali
protette Angelo Di Marca:
«Questa
vicenda del commissariamento de-
gli enti parco regionali è una vicenda
scandalosa, perché si tratta di commis-
sariamenti che si trascinano da diversi
anni, è una situazione inaccettabile dal
punto di vista politico gestionale e folle dal punto di vista normativo».
Entrando nel merito della questio-
ne Di Marca sottolinea come «Dopo
tanti interventi che abbiamo fatto,
continueremo a denunciare questa si-
Francesca Chinnici
Commissario Straordinario del parco dell’alcantara cugina
dell’assessore regionale Caterina Chinnici ed ex capo di
gabinetto scelto da Raffaele Lombardo all’assessorato al
territorio
tuazione a livello nazionale. Perché
la situazione è inaccettabile e non ha
motivazione dal punto di vista del diritto. Abbiamo già preannunciato al
nuovo assessore Di Betta che il primo
atto che chiederemo è la fine del commissariamento degli enti, la giunta si
assuma le sue responsabilità e nomini
i presidenti secondo i dettati di legge».
Una sistema quindi di gestione della
cosa pubblica attuato dalla politica che
passa in secondo piano, in una società
concentrata su altre problematiche, ma
che, in realtà rappresenta l’ennesima
modalità operativa che insabbia ulteriormente il possibile rilancio territoriale e ambientale della Sicilia.
Ettore Foti
commissario staordinario Parco dell’Etna da ben 5 anni
Anno ii - n. 12 - mercoledì 1 febbraio 2012
cronaca
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ARMAO:
FIDANZATA IN AUTO BLU
L’assessore fa portare in giro la fidanzata con l’auto di servizio
D.D.L.
La Corte di Cassazione si era già espressa
in maniera chiara «Mogli e fidanzate sono
estranee alle esigenze di servizio». Oggetto
di questa presa di posizione la vicenda dell’ex
presidente della Provincia di Messina Giuseppe
Buzzanca, che nel lontano 1995 si fece
trasportare con moglie e bagagli fino al porto
di Bari per imbarcarsi in crociera.
Evidentemente l’Assessore al bilancio Gaetano
Armao ha la memoria corta: il settimanale
l’Espresso nell’articolo di Lirio Abbate ha
infatti smascherato l’ennesimo uso improprio ad
opera di un politico della cosiddetta auto blu.
Coprotagonista di questa vicenda la fidanzata
dell’assessore, il magistrato Giuseppa Lara
Bartolazzi che presta servizio presso il tribunale
di Palermo alla sezione fallimentare, e si
presume sappia bene che l’utilizzo a uso privato
di un mezzo istituzionale potrebbe portare a
delle serie ripercussioni di carattere giudiziario.
Il paradosso qualora il magistrato/fidanzata
non fosse a conoscenza del sopracitati
particolari è che a mettere a disposizione l’auto
sia stato proprio l’assessore Armao, chiamato
dal Presidente Lombardo per mettere a posto i
conti della regione che versano non proprio in
una situazione ottimale.
Gaetano Armao
assessore al Bilancio della Regione Sicilia. Esperto di operazioni economiche e
amministrative, consulente e consigliere dell’ex vice ministro Gianfranco Micciché,
ex console onorario del Belize, Paese in cui ha fatto affari il bancarottiere Stefano
Ricucci, di cui Armao è il gestore dei beni.
Su Armao come lo stesso settimanale evidenzia
ci sono già diverse ombre. Già esperto dell’ex
vice-ministro Miccichè, componente del
comitato dei garanti per i 150 anni dell’unità
d’Italia, ex console onorario del Belize, lo
stesso paese che aveva in Stefano Ricucci un
assiduo frequentatore, di cui proprio Armao è il
gestore dei beni. Le ombre maggiori sono però
quelle relative al patrimonio di Armao, che
forma una sorta di triangolo fra l’Italia e alcune
società estere intestatarie di beni immobili
a Palermo e Roma di cui lo stesso assessore
risulta esserne il beneficiario.
Attualmente l’assessore Armao è addirittura
tra i papabili candidati alla carica di Sindaco
di Palermo come successore del dimissionario
Diego Cammarata, definito da Lombardo “Il
peggior sindaco della storia di Palermo”.
Adesso forse la palla passerà alla magistratura,
chiamata a fare chiarezza sulla questione.
Mentre a Roma al premier Mario Monti viene
affiancata continuamente la parole “sobrietà”,
dimostrata ampiamente nella gestione del caso
del sottosegretario Malinconico, in Sicilia
invece tuona il verbo “pagare” ma come al
solito accostato ad una sola parola: cittadini.
Siamo sicuri che in seguito a questo scandalo
non seguirà nessuna dimissione, al massimo
arriverà la querela, l’ennesima, per Lirio Abbate.
Il giudice Bartolozzi
cura le aste giudiziarie, mette in vendita immobili provenienti da fallimenti. Un
settore professionale di cui è appassionato l’avvocato civilista Armao, tanto che
l’appartamento che utilizza a Roma come abitazione e studio professionale lo ha
acquistato all’asta da un fallimento. E di civile, ogni tanto, si occupa anche la sorella
del giudice Bartolozzi che fa l’avvocato a Palermo. Una questione finita all’esame
del consiglio giudiziario del distretto di Palermo, che deve vigilare anche su questi
intrecci tra magistrati e legali.
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cronaca
Voleva la moglie
direttore del museo
Miccichè su Campo lancia accuse pesantissime
Miccichè si sfoga sulla vergogna del boicottaggio
del Museo d’arte contemporanea di Sicilia, sito a Palazzo Riso, e spiega che nulla c’entrano le questioni
amministrative prospettate ma si tratterebbe soltanto di un atto d’abuso del direttore generale dei Beni
Culturali, Gesualdo Campo, già noto alle cronache
per due strane vicende legate all’assunzione della
figlia presso l’Ufficio di Bruxelles della Regione e
alla promozione della moglie, Luisa Paladino, ad un
incarico apicale con indennità doppia rispetto a quella percepita dalla omologa collega di Palermo che
rivestiva appunto la medesima posizione.
Questa volta il “famelico” Campo, non contento,
avrebbe cercato di piazzare sua moglie come direttore del Museo palermitano poco importandogli che
la sua consorte è un ottocentista mentre il Museo di
occupa d’arte contemporanea.
Riferisce Miccichè: «Un giorno questo dirigente
della Regione mi è venuto a trovare, dicendomi
che era sua intenzione mettere a capo di Palazzo
Riso la moglie, una ‘ottocentista’. Ci sono rimasto di stucco: ho obiettato che un museo d’arte
contemporanea guidato da un’esperta di arte
dell’Ottocento non era proprio un’idea geniale.
Lui ha insistito, adducendo per altro delle motivazioni legate al ricongiungimento con la moglie».
Campo replica al leader di Grande Sud non negando
la circostanza ma adducendo che anche lui avrebbe
diritto a ricongiurgersi a sua moglie e trincerandosi
poi dietro un’intrigata quanto incomprensibile questione giuridica dic ui invero sfuggono i contorni.
Sostanzialmente, però Campo ha dovuto ammettere
il suo interesse personale.
Gesualdo Campo
guida il dipartimento dei Beni culturali della Regione Sicilia, la moglie Luisa Paladino, da dirigente
del Polo museale di Catania è stata promossa a capo dell’Unità operativa per i beni storici-artistici
alla Soprintendenza etnea: una promozione che ha fatto schizzare in alto la sua busta paga, da 5.164 a
15.494 euro di sola indennità aggiuntiva. E da chi è stata promossa? Dal marito stesso, che con un tratto
di penna ha proiettato in alto la carriera della moglie.
La figlia Giordana, 27 anni, e già dirigente, con una vera e propria “chiamata diretta”
Ma l’aspetto inquietante della vicenda è dato dalla
circostanza che allo scopo di volersi ricongiungere con la sua famiglia il Campo avrebbe in verità in
quest’ultimo anno fortemente ostacolato il cammino
del Museo e del suo storico direttore, facendo ogni
sorta di contestazione, spesso causidica, agli attuali
responsabili e di fatto bloccandone sia l’ampliamento
come anche lo sviluppo delle collezioni secondo le
finalità del prestigioso museo d’arte contemporanea.
Sarebbe davvero diabolico insistere da parte del
Campo in una gestione personalistica e francamente
imbarazzante di uno degli assessorati più importanti
della Regione, che Campo sia convinto di poter fare
ciò che vuole, facendosi scudo del rapporto strettissimo con il Presidente della Regione? Bastera ricordare che proprio Lombardo lo volle quale Sovrintendente a Catania (sotto la sua gestione si bloccarono
i lavori di restauro della Castello Ursino) e poi lo
scelse quale suo assessore in Giunta provinciale.
Se proprio Campo intende ricongiurgersi a sua moglie,
lasci l’incarico a Palermo e la raggiunga a Catania.
C’è però da giurarci che anche questa volta nulla accadrà e che Campo sarà mantenuto al suo posto.
Lo aspettiamo alla prossima…
Gianfranco Miccichè
leader di Forza del Sud, in un comunicato scrive a proposito di Gesualdo Campo
“Un uomo che trasuda principi. Un uomo che ha a cuore la famiglia…”
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cronaca
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CENTRO STORICO:
UNA BOMBA A GAS
Il presidente Asec lancia l’allarme ma Stancanelli non finanzia il progetto
Desiree Sicilia
Era scattato un primo campanello d’allarme quando, a
inizio gennaio, via Giacomo Leopardi era stata chiusa
per una perdita di gas e gli impiegati Asec avevano risolto prontamente il problema. Adesso, sembra che sia
l’intera città a correre il rischio di saltare in aria.
«Quello è stato un episodio dovuto alla fisiologica usura della rete» spiega Agatino Lombardo, presidente
dell’Azienda Servizi Energetici, senza nascondere la preoccupazione per il cattivo stato della condotta metanifera.
avvertito del rischio anche il Prefetto e durante una riunione della II Commissione Consiliare, dove erano presenti
anche il Direttore Generale Giovanna D’Ippolito e il presidente dell’Asec Trade Giuseppe Garilli, ha esposto delle
possibili soluzioni per avere almeno il finanziamento rischiesto.
Dato che le reti appartengono al Comune, il Sindaco potrebbe finanziare il rifacimento tramite fideiussione bancaria
o tramite l’inserimento nel piano triennale delle grandi opere. Un’ulteriore soluzione potrebbe essere quella di conferire il bene all’Asec stessa, compreso l’immobile che in questo momento ospita la sede e da cui si potrebbero ricavare
300 vani, per presentare una garanzia durante la richiesta di mutui. Certo, si potrebbe anche chiedere ai cittadini di
trasferirsi tutti in periferia dove ora la condotta è di ultima generazione.
A confermare la sua preoccupazione è l’Autorità per
l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) che già nel 2005 aveva chiesto di ripristinare o sostituire il 30% della rete di
distribuzione del metano, entro la fine del 2008, poiché
ritenuta ad alto rischio ed obsoleta dati i materiali utilizzati
per la sua costruzione: ghisa e giunti di canapa e piombo.
Per il ripristino della rete, però, l’Asec non ha nessuna autonomia poiché il socio unico dell’azienda è
il Comune di Catania.
«L’Asec riceve in gestione la rete metanifera dall’amministrazione comunale, cui spetta il compito di erogare i finanziamenti per la sostituzione delle tubature
obsolete. Abbiamo già presentato un paio di anni fa il
progetto per l’ammodernamento del 50% della tratta di
vecchia generazione» continua il presidente.
Nel 2005, infatti, l’Asec chiese un mutuo di 15 mila
euro, cifra necessaria per la riqualificazione, al Gruppo
San Paolo che però bloccò la procedura dopo la fusione
con Banca Intesa.
Al termine della scadenza imposta dall’AEEG, l’azienda
aveva completato solo 7,15% dei lavori a causa della mancanza di fondi e del continuo cambio al vertice del CdA.
Il progetto di ripristino fu presentato nuovamente
all’amministrazione nel 2010, anno in cui bisognava
aver completato il 50% dei lavori richiesti dall’Autorità
competente. Il mutuo fu richiesto alla Cassa Depositi e
Prestiti che però rigettò la richiesta a causa della mancanza di garanzie. In effetti, chi darebbe un mutuo ad
una società il cui socio unico è il Comune, a sua volta
pieno di debiti?
Naturalmente, a fine 2010, i condotti del metano non
furono sostituiti nella misura richiesta e quindi l’AEEG fu costretta a sanzionare nuovamente l’Asec e a ricordare che nel 2012 dovrà essere completato il 75%
dell’opera e, nel caso in cui non si riuscisse a terminare
tutto entro il 2014, verrà revocata la licenza.
«Per il momento rimaniamo in attesa dei fondi, anche
se siamo continuamente in contatto con il comune».
La situazione è dunque più grave del previsto, non solo
il centro storico della città rischia di saltare in aria ma il
comune, ancora oggi, continua ad inserire ogni anno nel
bilancio circa 150 mila euro per le riparazioni superficiali
della rete, forse per fare in modo che non esploda tutto
e subito. Non sarebbe meglio, a questo punto, destinare
questa cifra per la completa sostituzione della condotta
anziché tamponare sul momento le fughe di gas?
«In ogni caso - aggiunge Lombardo- bisogna considerare
che spesso le falle si creano a causa delle cattive condizioni del manto stradale, sotto il quale passano i nostri tubi».
Il presidente dell’Asec S.p.A. ha, responsabilmente,
foto di Roberto quartarone
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politica
ARS: PIANETA SPRECHI
Una pioggia d’oro di consulenze
Dario De Luca
Nuova raffica di incarichi dal governo della Regione Siciliana. Una pioggia di nomi che come al solito ha nel Presidente Lombardo l’autorità conferente più attiva. Alle ottanta
nomine raggiunte dopo l’incarico di Umberto Vattani di metà dicembre 2011 si sono infatti aggiunte altre cinque consulenze esterne, che portano ad un totale di 85 nomine in un
anno. Oltre al Presidente Lombardo, recita un ruolo di attore comprimario l’Assessore all’agricoltura Elio D’Antrassi, che chiude l’anno con il botto, per lui cinque nuove consulenze
esterne legate al tanto discusso periodico “Terrà”. Un bimestrale di 100 pagine, che rappresenta un esperimento d’editoria “sui generis” con un costo per i primi sei numeri di
269.000,00 € (proveniente dal Piano di Sviluppo rurale). Per questi collaboratori compensi fino a 5.000,00 € per una mole di lavoro che oscilla tra i venti e i venticinque giorni.
€ 31.195,73
€ 12.065,82
€ 12.394,98
€ 18.936,00
€ 16.607,46
€ 96.920,00
IL PIANISTA CONSULENTE DI LOMBARDO
Francesco Micali, studente della facoltà di giurisprudenza di ventitré anni, iscritto al primo anno fuoricorso. Il suo compito è quello di “Organizzazione
della sede operativa di Messina, informazione cittadinanza zone alluvionate, progettazione ripresa economica e sociale del territorio”.
Tuttavia il Sig.Micali è già stato argomento di ampia trattazione, nei mesi precedenti. Fece scalpore infatti il suo curriculum vitae ed in
particolare le sue esperienze lavorative precedenti, tra cui si leggeva “pianobar e organista per matrimoni su richiesta” ed attività di “educatore ed
animatore della parrocchia di Gianpilieri”. Tutte esperienze che non figurano più nell’attuale curriculum allegato nel sito della Regione. Per Micali
un compenso di 1.846,00 € mensili per un totale di 18.460,00 € totali fino alla fine del mandato, indicato per il 31/10/2012.
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politica
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Se i più vedono, la città di Roma, come la legittima collazione in cui si perpetuano gli onorevoli privilegi, sconoscono forse il vero paradiso. Palermo e il suo Palazzo dei Normanni,
sede dell’Assemblea regionale siciliana rappresentano infatti la naturale collocazione dei grandi privilegi nostrani. Nonostante per far fronte alla crisi, si annuncino continuamente
tagli alla spesa, la Sicilia permane ai vertice di questa paradossale graduatoria. Il presidente Lombardo è il governatore più pagato d’Italia, con i suoi 27.347 euro lordi al mese, segue
poi tutta la schiera dei quasi cento consiglieri regionali. Una moltitudine che in media percepisce 20.730 euro lordi al mese.
«Francamente, credo che la mia
indennità sia appena decente per
l’attività che svolgo come presidente
della Sicilia.
Ma non me ne frega nulla.
A me interessa solo avere una vita
dignitosa».
€ 27.347,00 lordi
Annuale
Mensile
8.000,00
6.000,00
5.000,00
4.000,00
3.000,00
2.000,00
1.000,00
0,00
Presidente
VicePresidente
Deputati
Questori
Deputati
ViceSegretario
Segretari e
Presidente Commissioni
Presidenti Commissioni
Commissioni
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inchiesta
SCAVONE, PISTORIO & LOMBARDO:
QUELLI DEL BUCO
La Corte dei Conti nel 2007 segnalava un deficit per l’ASL 3
A. B.
Ci sono notizie che, come sappiamo, secondo certa
stampa i cittadini non devono conoscere.
Si tratta della cosiddetta autotutela della Casta,
di quel gruppo di potenti che non devono essere
denudati per continuare a vessare come meglio
credono la nostra gente.
Il compito di una stampa libera è però proprio
quello di non nascondere nulla e di far conoscere
la verità ai lettori. Il Re è quindi nudo! Tra
questi potenti uomini ce n’è uno da sempre
particolarmente vicino al Presidente della regione,
si tratta di Antonio Scavone.
Antonio Scavone è uno dei maggiori beneficiari,
da sempre, del potere del Capo, essendone uno
degli uomini più o meno fidi e ricoprendo incarichi
importanti che lo hanno portato fino allo scranno
parlamentare per poi passare a fare l’assessore
ai Lavori Pubblici con Scapagnini e il direttore
generale dell’ASL 3 più di recente.
Certo, nell’ultimo periodo è stato tenuto un po’ in
penombra e si capisce anche perché non è stato
ricandidato alla Camera o al Senato preferendogli
Giovanni Pistorio o perché non è andato, come
pare avrebbe voluto al governo regionale magari
con l’incarico di assessore alla Sanità.
Forse Lombardo ha inteso tenerlo lontano dai
riflettori perché prima si risolvessero alcune
pendenze?
Non si sa, e c’è anzi da segnalare che il nome
di Scavone circola insistentemente come uno
dei possibili candidati a Sindaco di Catania del
dopo Stancanelli (già cominciato?) ed in barba
ovviamente al patto stretto con il PD che vorrebbe
ottenere l’appoggio del MpA sulla candidatura
dell’on. Giuseppe Berretta.
Scavone ha dunque nel potere lombardiano un
ruolo centrale e di certo Lombardo non può
permettersi di tenerlo in seconda fila.
In seconda fila è però rimasta l’opera condotta
dallo Scavone quand’era a capo dell’ASL 3, una
dette ASL più potenti di Sicilia.
Diversamente dal Calaciura, che è stato rimosso
per eccesso di deficit, lo Scavone invece ha
concluso tranquillamente il suo mandato.
Ed invece, il nostro giornale è venuto in possesso
di un documento esplosivo, che in verità mitiga
anche le responsabilità del Calaciura, i quale
evidentemente si trovò con un bilancio ben diverso
da quello ufficiale, e che chiama pesantemente in
causa l’assessorato regionale alla Sanità.
Si tratta della deliberazione nr. 40/2007 della Corte
dei Conti con cui viene denunciato che il deficit
relativo agli esercizi finanziari 2003, 2004 e 2005,
sarebbe ammontato a 477 milioni di euro.
Si avete compreso bene: quattrocentosettantasette
milioni di euro!
Scrive la Corte dei Conti testualmente: “…
il risultato economico dell’esercizio avrebbe
evidenziato una perdita maggiore quantificabile
in circa 477 milioni di euro. L’evidente
aggravarsi della situazione economico-
patrimoniale aziendale, testimoniata
anche dalla progressiva erosione del
patrimonio netto – che negli anni
2003, 2004 e 2005 contabilizza valori
negativi rispettivamente pari a -16,
-13 e -26 milioni di euro, ad avviso
della Corte, fa fondatamente ritenere
che l’Azienda in questione sia afflitta,
non già da una perdita dovuta a
fattori contingenti, ma da un vero e
proprio deficit strutturale che, oltre
ad esporre il Direttore Generale ad
una possibile decadenza dall’incarico,
impone con urgenza l’attivazione di
idonee azioni di riequilibrio da parte
della regione e del Direttore Generale
dell’Azienda…”.
La parte integrale della deliberazione
della Corte dei Conti potrete leggerla
in Pdf sotto e vi renderete conto
ulteriormente dell’estrema gravità della
situazione in cui versa l’ASL 3 oggi ASP
e di come nulla sia stato fatto dall’allora
Assessore regionale alla Sanità per
sanzionare quanto stava accadendo in
danno dei cittadini.
Antonio Scavone
a capo dell’Als 3 fino al 2009
Dal 2004, e per il periodo della gestione
Scavone, assessore alla Sanità della
Regione Sicilia era Giovanni Pistorio.
Si, proprio lui, l’altro uomo fidato del
Presidente Lombardo.
Pistorio avrebbe quindi dovuto prendere
provvedimenti contro il suo amico di
partito e compagno di sempre Antonio
Scavone. Ebbene, la domanda è: oggi a quanto
ammonta quel deficit che nel 2007 viene fissato
Giovanni Pistorio
ex assessore regionale alla sanità
dalla Corte dei Conti in circa 477 milioni di euro?
Di chi sono le responsabilità per quanto accaduto?
L’assessore Russo è oggi in grado di darci una risposta e soprattutto ha la libertà di muovere ispettori e
controlli quando di mezzo ci sono i due uomini più fidati del potere lombardiano?
Quel deficit, per intenderci, si traduce in minori prestazioni del sistema sanitario e quindi in un numero
maggiore di malati che soffrono e di vite umane che se ne vanno. Non stiamo parlando di numeri, non di
buchi soltanto, ma di vite. Tutto questo vi è stato e ci è stato fino ad oggi tenuto nascosto. Siamo ancora
disposti a tollerare tanta violenza?
Decidete voi.
STRALCIO DEL PROVVEDIMENTO DELLA CORTE DEI CONTI
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inchiesta
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ANTONIO SCAVONE
E
GLI
AFFARI
DI
FAMIGLIA
Antonio Scavone, sua moglie, suo cognato, e…
Giorgio Drago
Antonio Scavone ha costruito la sua intera carriera,
e non solo, al seguito di Raffaele Lombardo.
Incarichi politici e gestionali di grandissimo potere.
Gli anni più significativi, per tanti motivi, sembrano essere quelli trascorsi, dal 2004 al 2008,
al vertice gestionale dell’ASL 3. Periodo sul
quale si sono incentrate le attenzioni della Magistratura contabile.
Dell’intervento della Corte dei Conti su quegli
anni di gestione abbiamo già parlato e sappiamo che ancora non è chiaro come si sia potuti
arrivare ad un “buco di bilancio” di ben 477
MILIONI DI EURO!
Sempre la Corte dei Conti ha prima condannato
in primo grado e poi assolto in secondo lo stesso Scavone per la nomina di una direttrice sanitaria, Nunzia Sciacca, che secondo il pubblico
ministero pare non avesse i titoli richiesti dalla
legge. E le sentenze contraddittorie non si comprendono, stante che i requisiti o ci sono o non
ci sono, ma questa è un’altra storia. La stessa
dr.ssa Sciacca la troviamo, proprio con Scavone
e alcuni sindacalisti, in un’interessante informativa della Guardia di Finanza che getta un’ombra inquietante e forse spiega alcune cose.
Ma Scavone intanto è diventato Direttore generale dell’AUSL 3, direttore cioè dell’Azienda che
stabilisce ed eroga il budget e gli incrementi di
budget da corrispondere alle strutture accreditate.
Scavone quindi decide su Scavone, pardon su
suo cognato.
Nel 2007 peró anche il cognato Zappalà cederà le sue quote.
Ma sentite sentite a chi le cederà?
Le cederà a Torrisi Renato, che di professione fa
l’avvocato con studio a Catania in via Umberto 184.
Peccato che il buon avvocato Torrisi di ambulatori non si sia mai occupato, come del resto
non se n’è mai occupato il cognato di Scavone,
ma semplicemente è il collega di studio dello
Zappalà che appunto condivide il suo studio
col Torrisi in via Umberto 184 a Catania.
che vorrebbero tendere a coprire l’evidenza?
Naturalmente, il Centro X-RAY ha fatto registrare un volume d’affari milionario e sarebbe interessante verificare come siano stati versati nella
dichiarazione dei redditi questi favolosi proventi.
Giova segnalare che il Centro X-Ray dichiarava nel 2002 un volume d’affari pari a zero e
reddito imponibile di -3.732,00 euro, mentre
nel 2004 il volume d’affari arriva ad 1.663.173
con un reddito di 690.526 e nel 2005 addirittura il volume d’affari supera i 2 MILIONI
di euro. Un bel salto in alto, non c’è che dire.
Ma di questo ci occuperemo a breve, volendo
approfondire le fortune di alcuni fedelissimi
del governatore Lombardo.
Vedremo, per esempio, se altre Strutture della
provincia hanno la fortuna di ritrovarsi lo Scavone così vicino.
Incredibili coincidenze o maldestre operazioni
Per inciso, ma non tanto, non può non segnalarsi
che il “regno” di Scavone coincide temporalmente con la gestione, anch’essa molto attenzionata,
dell’assessorato regionale alla Sanità di un altro
fedelissimo di Lombardo, Giovanni Pistorio.
Ma, vediamo talune strane coincidenze che la nostra redazione ha riscontrato leggendo le carte.
Tra i laboratori diagnostici che negli anni
hanno beneficiato di budget, assegnati
dall’Azienda Ospedaliera gestita da Scavone per milioni di euro, vi è il Laboratorio di
Radiodiagnostica X-RAY con sede in Paternò del dott. Coppola.
Da una semplice visura camerale, chiunque potrà verificare come socio del Coppola al 50%
sia stata la dott. Marina Zappalà. Ma chi é la
dott.ssa Marina Zappalà? È la moglie del dott.
Antonio Scavone che, detto per inciso, nel
2001 ha acquisito anche il 50% di una farmacia
a Riposto costata oltre 790.000 euro e che a
fronte di tale investimento comportava per la
titolare una reddito dichiarato negli anni 2005
e 2006 di soli 12.500 euro!
Nel 2004 infatti la moglie di Scavone cede le
sue quote del laboratorio di Radiodiagnostica,
rimanendo socia della farmacia.
E a chi cede le quote del milionario laboratorio diagnostico di Paternò?
Al fratello, Salvatore Zappalà, di professione avvocato.
Le quote del 50% passano quindi dalla moglie al cognato di Scavone.
stralci della visura
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Anno ii - n. 12 - mercoledì 1 febbraio 2012
inchiesta
GLI AFFARI DI FAMIGLIA
II PUNTATA
Tra le strutture accreditate e che negli anni hanno fatto
registrar un anomalo incremento del fatturato, con
conseguente aumento del budget erogato dall’AUSL
3 di Catania, vi è un importante laboratorio: il DIM
di Mascalucia.
Il laboratorio è gestito da una società in accomandita
semplice, i cui soci sono il dott. Romeo ed i suoi familiari.
D.I.M. che nel 2000 fatturava 297.832,69 euro,
nel 2002, e cioè appena due anni dopo, fatturerà
1.170.754,95 euro!
Un vero e proprio fenomeno.
Da più parti, si prospettava come originariamente la
S.a.s. fosse scaturita da una ditta che avrebbe visto
presente il dott. Scavone. Nulla di male, per la verità,
visto che se così è stato, ciò sarebbe avvenuto diversi
anni prima che il politico assumesse l’incarico di
direttore generale dell’AUSL 3.
In ogni caso detta circostanza non ha trovato ad
oggi conferma, ma andando a cercare riscontri per
la nostra indagine giornalistica, abbiamo potuto
accertare che il fabbricato che ospita il laboratorio
D.I.M., sito in corso San Vito n. 113 a Mascalucia è
stato affittato al dott. Romeo indovinate da chi?
Ma dal nostro Antonio Scavone!
E quindi, il dott. Scavone, mentre era direttore genrale
dell’AUSL 3, riteneva corretto erogare finanziamenti
ad una struttura ospitata presso locali da lui detenuti
in comproprietà. (atto di locazione registrato il 23
luglio 2002 presso l’Ufficio Registro di Catania).
In comproprietà con chi?
Non abbiate premura: ve lo sveleremo tra breve,
sempre con documenti alla mano.
Non sta naturalmente ai giornali fare i processi e
dire se c’è o no un reato, e però ci chiediamo se sia
possibile un tale miscuglio di ruoli e di interessi, per
cui un politico può distribuire denari a strutture in cui
sono soci prima la moglie e poi il cognato oppure in
favore di soggetti che operano in locali di proprietà
dello stesso politico, senza che niente accada.
Ci chiediamo soprattutto come tutto ciò possa
accadere sotto gli occhi di tutti e come sia possibile
che documenti pubblici ed a disposizione di chi
avrebbe dovuto vederci chiaro, invece restano lì
dove sono nella pigrizia di chi doveva intervenire.
Ora alla Procura c’è un Procuratore nuovo, e certamente
diverso dal suo predecessore, cosicché non possiamo
che attenderci che presto si svuotino i cassetti o che si
vada a prendere atti e carte che provano l’inaccettabile
intreccio che sta affamando Catania.
Anno ii - n. 12 - mercoledì 1 febbraio 2012
giudiziaria
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PROCESSO SERVIZI SOCIALI:
“FUI INDICATO DA STANCANELLI”
Pesantissimo il coinvolgimento del sindaco nel procedimento
Aureliano Buendià
Si apre l’udienza davanti al GIP dr. Luigi
Barone.
Viene chiamato l’appello e si procede con
quanti hanno chiesto d’essere interrogati.
Tocca al signor Calì Giuseppe, un uomo
minuto di mezza età che nel corso dell’esame
si emozionerà ricordando il figlio disabile.
È molto puntuale nelle risposte, e spiega
subito di essersi occupato e di occuparsi
ancora di politica, essendo stato consigliere di
quartiere ed anche consigliere comunale, e di
avere ricevuto la nomina nella Commissione
che doveva occuparsi dell’assegnazione
dell’appalto per un centro giovanile dall’allora
assessore regionale Raffaele Stancanelli.
Precisa che gli fu data notizia della nomina
prima ancora che fosse ufficiale dal segretario
di Stancanelli, tale Marcello Pulvirenti.
Nel corso dell’interrogatorio Calì spiegherà
anche di far parte di una Commissione
regionale della Famiglia e preciserà che anche
quella nomina gli fu conferita da Stancanelli,
ancorché non sia in grado di spiegare quali
siano i compiti della Commissione in questione.
Insomma, man mano che si procede emerge
sempre più chiaramente il ruolo di principale
attore di Stancanelli, il quale grazie al suo
ruolo di assessore alla Famiglia alla Regione,
disponeva di un potere reale enorme ed imponeva
i suoi uomini in dette commissioni giudicatrici
scegliendoli evidentemente non secondo i
titoli ma per l’appartenenza di questi tra ii suoi
clientes ovvero tra gli esponenti del suo partito.
Rimane da chiarire cosa questi uomini
dovessero restituire in termini di obbedienza
a Stancanelli, se questi per esempio nel loro
incarico dovevavo eseguire gli ordini impartiti
circa la definizione delle gare.
Di certo siamo lontani da quel ruolo marginale
che si voleva accreditare a Stancanelli.
Ricordiamo che si tratta di uno degli scandali
più odiosi denunciati da una lunga indagine dei
carabinieri dei NAS coordinati dal Pubblico
Ministero dr. Lucio Setola e che ha fatto luce
su una vergognosa spartizione dei finanziamenti
che avrebbero dovuto esser destinati alle fasce
più deboli come anziani, minori e disabili, invece
finiti spesso nelle casse di società e cooperative
vicine ai leader politici che manovravano
appunto le nomine in commissione.
C’è da immaginare che ancora una volta la
stampa locale tacerà del coinvolgimento del
sindaco e che Stancanelli come altre volte
farà spallucce, continuando impunito ad
“amministrare” Catania.
A pochi giorni dal suo pensionamento, il procuratore D’Agata, con la contro
firma del procuratore aggiunto Michelangelo Patanè e del sostituto
Carmelo Zuccaro (non risulta la firma del sostituto procuratore Setola),
chiese al Giudice per le Indagini Preliminari di archiviare la posizione di
Stancanelli, con un lungo atto il documento integrale su sudpress.it
Il Giudice per le Indagini Preliminari, dr.ssa Sammartino, respinse la
richiesta di archiviazione “ritenendo non condivisibili taluni argomenti
posti a base della richiesta del PM”
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cronaca
SCORDIA STORE
A NOME DI BASILOTTA
Arriva un nuovo centro commerciale con la firma del re del movimento terra
Roberto Quartarone
Il Copeca di Scordia in via Matteotti negli anni ottanta era dedito alla produzione e commercializzazione degli agrumi, poi andò in rovina e
finì nella curatela fallimentare. Per la struttura è stato attuato un cambio di destinazione d’uso senza cubatura da uso industriale ad uso
commerciale. Nascerà un grande centro commerciale che nulla ha da invidiare ai grossi centri commerciali che sono nati come funghi in questi
ultimi anni nel catanese
La Regione continuerà a dar via libera ai colossi
che strozzano l’economia delle piccole e medie
attività commerciali o il mese prossimo cambierà
qualcosa? Ormai è chiaro che gli interessi che
stanno dietro i centri commerciali sono legati molto
di più alla speculazione di provenienza perlomeno
dubbia, se non facilmente assimilabile alla mafia.
La denuncia sugli interessi legati allo Scordia
Megastore del consigliere e del segretario provinciali
di Rifondazione Comunista Valerio Marletta e
Pierpaolo Montalto, arrivata a metà dicembre, ha
avuto qualche effetto.
«Qualche anno fa il Consiglio comunale di Scordia
– avevano dichiarato Montalto e Marletta durante
la conferenza a dicembre – aveva votato in favore
del Progetto di variante allo strumento urbanistico:
cambio di destinazione d’uso senza aumento di
cubatura da uso industriale ad uso commerciale
del capannone dell’ex Copeca utilizzato per la
lavorazione di agrumi in via Matteotti, progetto
presentato dalla ditta Scordia Megastore, mandataria
del progetto, e che ha acquisito con atto preliminare
la disponibilità delle aree dalla Fratelli Basilotta
Immobiliare. La sede legale della Scordia Megastore
è a Giarre in via A. Damiani Lanza n. 18, la stessa
dei Fratelli Basilotta. Chiediamo con forza alla
magistratura di indagare sui vecchi e nuovi tentativi
di infiltrazione mafiosa nel grande affare dei centri
commerciali».
La Fratelli Basilotta Immobiliare è legata a
Vincenzo Basilotta, l’imprenditore già condannato
in appello a cinque anni per concorso in associazione
mafiosa. E quindi i dubbi di infiltrazioni sono più
che forti. Com’è finita? La conferenza dei servizi
è stata rinviata al 6 febbraio, mentre l’appello
alla magistratura non ha ancora prodotto nulla
di concreto. «È vero che in venti giorni è difficile
vedere degli esiti – ci dice Pierpaolo Montalto – ma
lo slittamento della conferenza dei servizi ci dà un
primo sentore, sappiamo che nel percorso qualcosa
si muove e comunque la gente è stata informata. La
denuncia ha prodotto degli elementi di interesse, ma
ora speriamo che ci sia un’attenzione maggiore.
Il vero luogo in cui raccoglieremo i frutti della
denuncia è la sala consiliare, che è stata anche
occupata prima della notizia del rinvio. Il decreto
è arrivato dopo l’inizio dell’iter per la costruzione
del Megastore, ma costituisce comunque un
elemento che faremo valere».
Il decreto di cui si parla (del 24/06/2011) è stato varato
dall’assessore regionale alle attività produttive,
Marco Venturi, e ha comportato una riduzione della
superficie virtualmente autorizzabile per i nuovi
insediamenti della grande distribuzione organizzata
dal 50% al 10%. Chi ha già presentato la domanda
prima dell’entrata in vigore del decreto, comunque, ha
la possibilità di completare l’iter: nel caso di Scordia, la
conferenza dei servizi ha quindi il via libera per votare
se il centro commerciale si farà o meno.
La procedura per la presentazione del progetto passa
sempre dal Comune di riferimento, che a sua volta
lo presenta alla Regione, che convoca la conferenza
dei servizi. Quest’ultima si svolgerà presso il
comune del centro del calatino e coinvolgerà quattro
componenti che hanno diritto di voto (la Provincia, il
Comune, la Regione e la camera di commercio), più
altri enti che possono esprimere la loro opinione ma
non votare (le associazioni di categoria e i comuni
limitrofi, ad esempio). Per approvare il progetto ci
vuole la maggioranza e, a parità di voti, la preferenza
della Regione ha più peso.
E qui sta una grande contraddizione: la Regione,
malgrado abbia promulgato il decreto che di fatto
limita i centri commerciali, può anche votare a favore
perché si decide su un progetto presentato prima del
decreto. Tutto questo avviene malgrado gli indizi degli
interessi di Vincenzo Basilotta per quest’ennesimo
centro che continuerebbe a ingolfare un mercato già
saturo, più che in ogni altra città italiana.
«Avevamo già votato contro prima di sapere che dietro
potesse esserci Basilotta – ci spiega Pietro Agen,
presidente della camera di commercio di Catania. –
A Scordia e Motta Sant’Anastasia abbiamo eccepito
che i dati su cui si basavano i progetti erano falsi:
si erano “dimenticati” di alcuni centri commerciali
presenti nei dintorni, più vicini dei limiti stabiliti
dalla legge. Tutti questi progetti che comportano
una variante urbanistica comportano la promessa di
posti di lavoro, i lavori di sbancamento, i terreni che
da agricoli diventano commerciali… Un insieme di
interessi che ci deve fare riflettere. La mafia non è
più delinquenza: è speculazione».
La sede legale della Scordia Megastore è a Giarre
in via Damiani Lanza n. 18, la stessa dei Fratelli
Basilotta
La
sede
legale
della
Scordia
Megastore è a Giarre in via Damiani
Lanza n. 18, la stessa dei Fratelli
Basilotta. Vincenzo Basilotta è stato
Condannato in appello a cinque anni
per concorso esterno in associazione
mafiosa.
Era
stato
condannato,
in primo grado, nel procedimento
“Dionisio” a tre anni per associazione
mafiosa; il 10 giugno scorso, la Corte
d’Appello di Catania ha aggravato la
pena, cinque anni, ma ha qualificato
il reato in concorso esterno in
associazione
mafiosa. Basilotta
è il “re del movimento terra” nei
centri commerciali (ha lavorato
ad
Etnapolis,
Katanè,
Porte
di
Catania, oltre che al Maas), balzato
all’attenzione delle cronache per i
suoi presunti rapporti con Raffaele
Lombardo. Basilotta ha lavorato per
la moglie eseguendo il movimento
terra nella villa di Ramacca.
Basilotta. Vincenzo Basilotta è stato Condannato
in appello a cinque anni per concorso esterno in
associazione mafiosa. Era stato condannato, in
primo grado, nel procedimento “Dionisio” a tre
anni per associazione mafiosa; il 10 giugno scorso,
la Corte d’Appello di Catania ha aggravato la pena,
cinque anni, ma ha qualificato il reato in concorso
esterno in associazione mafiosa. Basilotta è il “re
del movimento terra” nei centri commerciali (ha
lavorato ad Etnapolis, Katanè, Porte di Catania, oltre
che al Maas), balzato all’attenzione delle cronache
per i suoi presunti rapporti con Raffaele Lombardo.
Basilotta ha lavorato per la moglie eseguendo il
movimento terra nella villa di Ramacca.
Anno ii - n. 12 - mercoledì 1 febbraio 2012
cronaca
| Pagina 15
BANCA SVILUPPO ECONOMICO:
“NESSUNA ANOMALIA”
Risponde il Presidente del Cda
Nell’ultimo numero di Sud abbiamo pubblicato
un articolo riguardante Banca Sviluppo Economico, un istituto di credito nato nel 2009 costituito
da una compagine sociale composto da circa 190
soci. Di seguito pubblichiamo una lettera del presidente del consiglio d’amministrazione, Maurizio
Lipari. A nostro parere però, il presidente Lipari
non chiarisce la sua stessa esposizione insieme a
quella di Toscano sul totale impieghi all’interno
della banca, nè la loro esposizione complessiva in
seno all’intero sistema bancario. Pubblichiamo la
lettera, certi che il Presidente vorrà anche chiarire
questi dati che pure erano stati sottolineati all’interno dell’articolo precedentemente pubblicato.
Gentile Direttore,
su Sud dello scorso venerdì 30 Dicembre è stato
pubblicato un articolo, a firma Aureliano Buendìa,
dal titolo: “Una Banca fatta in casa” che, permetterà il facile calembour, ha poco di realismo e molto
di magìa. Cioè di irrealtà. Purtroppo non siamo a
Macondo, ma a Catania, e non del maestro Garcìa
Marquez e del suo realismo magico si discute ma,
assai più modestamente, di una Banca e dei suoi
atti di gestione. Di Banca Sviluppo Economico precisamente, che chi Le scrive ha il grato onere di
presiedere. Sicchè, ragioni di opportunità e doveri
di carica mi inducono a chiederVi cortese ospitalità.
Per sostituire il pur accattivante brìo della vaga allusione con la certo più arida, ma necessaria, gravità
della precisione cronachistica. Banca Sviluppo Economico non è stata costituita con il concorso di capitale privato, come si legge nell’articolo citato, ma
nasce grazie alla sottoscrizione interamente privata
del capitale costitutivo.
L’Ispezione della Banca d’Italia, conclusa nel Novembre del 2010, non ha rilevato alcuna anomalia
sulla natura degli affidamenti agli amministratori,
compresi quelli al sottoscritto presidente e al consigliere Toscano, di professione imprenditori. Tanto
non sorpende perché gli atti deliberativi sono ovviamente assunti nella più assoluta conformità alle
previsioni normative del T.U.B (Testo unico bancario) e dei regolamenti in materia di merito creditizio,
nonché nella più rigorosa valutazione delle garanzie
economiche e patrimoniali.
Ma se dal piano normativo passiamo a quello delle
concrete dinamiche operative della Banca, vale a dire
a quello, più propriamente aziendale, concernente le
opportunità gestionali, invece, la suddetta circostanza, vale a dire gli affidamenti di cui nell’articolo si
è riportata una valutazione critica, sono viceversa il
frutto di una sana politica aziendale, intesa ad incrementare i volumi di operatività della banca, tanto più
nella delicata fase di avviamento sul mercato del credito locale. La banca cioè, potendo da subito annoverare clientela solidamente radicata nel territorio, ha
potuto così immediatamente costruirvi il primo e più
sicuro nucleo del suo patrimonio. Infatti, come Le
sarà certamente noto, per ogni istituto di credito, specialmente attivo in ambito locale, l’elemento qualificante è costituito proprio dai rapporti negoziali con le
imprese del territorio. Affidare un’impresa significa
munire una comunità di lavoro e di capitale dell’imprescindibile sostegno finanziario, senza il quale né
investimenti, né occupazione, né sviluppo possono
anche solo concepirsi. Se ci sono affidamenti verso
imprese, dunque, c’è vita economica nel territorio e la
banca svolge la sua missione; se non ce ne sono, delle due
l’una: o c’è la morte economica di uno spazio geografico
o la banca non fa il suo mestiere. In entrambi i casi, sono
certo converrà, nulla di auspicabile.
3 - il margine d’intermediazione è cresciuto del 95%
rispetto al 2010, a fronte di una riduzione dei costi
operativi del 18%, ciò che determinerà, dopo soli
due anni e mezzo dalla sua fondazione, il primo bilancio in utile di Banca Sviluppo Economico, nonostante il contesto, nazionale ed internazionale, non
sia, notoriamente, dei più propizi;
È appena il caso di osservare che questa ciclicità virtuosa, in tanto può esistere in quanto rifletta i canoni
della sana e prudente gestione e della salvaguardia
del patrimonio bancario, in quanto cioè, sia volta a
salvaguardare i legittimi interessi di soci e clienti,
salvaguardia che pure il Suo Giornale mostra di avere a cuore. Tali contenuti gestionali hanno sin qui innervato e connotato sia il ruolo degli amministratori, il
cui lavoro chi scrive ha l’onore di presiedere, sia quello
della Direzione Generale e del Collegio Sindacale.
4 - la compagine sociale, ampia e diffusa, sia per tipologia di investitore che per provincia regionale di
provenienza, ne è stata vieppiù consolidata giacché,
in ragione di questi risultati di gestione, il valore iniziale dell’originario investimento in capitale è considerevolmente cresciuto.
Per soprammercato, e solo perché i numeri recano la
forza della sintesi, ci consentirà, a beneficio Suo e
dei Suoi lettori, qualche rapida scorsa:
1 - Banca Sviluppo Economico in atto registra rapporti, nel complesso, con circa 3000 clienti, attinti
dall’artigianato, dalle professioni, dagli impiegati, dai funzionari e dai dirigenti del settore privato
come del pubblico. Quanto più in particolare all’ambito imprenditoriale, il portafoglio comprende circa
un migliaio di imprese, che costituiscono le esperienze
produttive e distributive più riuscite in ambito regionale; e tra queste si possono notoriamente annoverare,
per risultati di vertice raggiunti nei propri ambiti di attività e per affidabilità economico/patrimoniale, quelle
facenti capo al sottoscritto ed al consigliere Toscano.
2 - dall’Aprile del 2010, cioè da quando si è insediato
l’attuale C.D.A, al Dicembre di quest’anno la raccolta di Banca Sviluppo Economico si è triplicata; nello
stesso periodo gli impieghi sono più che raddoppiati;
L’attività di una banca locale, come si legge anche
nel Vostro articolo, è per il territorio insieme delicata e preziosa, sicché, mi permetterà di precisare,
sarò lieto di accogliere ogni suggerimento che fosse
volto a sortire progresso e miglioramento per i soci
e per i clienti, proprio nella consapevolezza delle
imprescindibili implicazioni sociali e territoriali sopra evidenziate. Mentre sarà considerato un dovere
contrastare qualsiasi, anche involontaria, deriva congetturale e meramente allusiva, magari generata da
illazioni esterne all’ambito giornalistico.
Confido di avere contribuito alla compiutezza delle informazioni su Banca Sviluppo Economico, che
certo era nelle vostre originarie intenzioni offrire.
Cordialmente
Maurizio Lipari
Presidente di Banca Sviluppo Economico
Anno ii - n. 12 - mercoledì 1 febbraio 2012
16 Pagina |
Primo Consumo
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Corso delle Province, 203
Tel. +39 366 1991408 • 095500311
SERIT: usurai legalizzati?
In questi giorni non si è parlato d’altro che dei continui
attentati presso le sedi di Equitalia in varie città d’Italia.
Ma chi è questo mostro che ormai da anni
tormenta il sonno dei poveri Italiani e che dai
più è stato paragonato ad una sorta di “strozzino
fiduciario dello Stato”?
La società Equitalia (Serit Sicilia nella regione
Sicilia ) è un Concessionario per la Riscossione che
si occupa di riscuotere per conto dello Stato debiti
di varia natura (multe, tasse, contributi) gravanti
sui contribuenti e non pagati spontaneamente.
Le varie norme a tutela del Contribuente quali lo
Statuto dei diritti del 2000, nonché il Dpr 602/73
prevedono che nel momento in cui il cittadino non
ottemperi alle pretese fiscali dello Stato, l’Ente
Impositore competente (Agenzia delle Entrate,
Inps, Inail, i Comuni per le multe) dapprima
inviterà il debitore ad onorare la somma dovuta
inviandogli un “preventivo avviso di accertamento”
(che sarà il comune verbale di contravvenzione per
le multe o una comunicazione di pagamento, atti
questi da impugnarsi a pena di decadenza davanti
al Tribunale competente- vietati i ricorsi FAI DA
TE, creano più danni che altro… ).
Nel momento in cui, quindi, il contribuente non
ottemperi spontaneamente all’invito “bonario” di
pagamento da parte della Pubblica Amministrazione
(mi raccomando, verificare sempre servendosi di
un legale competente la legittimità delle pretese
fiscali) è finita: in quel momento scattano le
tenaglie della Serit e si entra in un circolo vizioso
di avvisi di mora, intimazioni, minacce, preavvisi,
carte su carte e soprattutto interessi su interessi
quotidiani…anzi orari!!!!
L’Ente Impositore non soddisfatto del proprio
credito iscriverà infatti il nome dei “cattivi”
cittadini non paganti in un vero e proprio “libro
nero” (tecnicamente “ruolo esattoriale” che fa più
figo, ma sempre libraccio nero è) e consegnerà tale
“libellum” alla Serit.
c.d. “cartelle di pagamento” nei termini di legge
(normalmente entro due anni dal passaggio dei
ruoli) e successivamente dovrà preventivamente
inviare un cosiddetto “avviso di mora” che avrà la
funzione di ultima chiamata.
Se ancora il contribuente continuerà a non
ottemperare ai diversi inviti, la Serit Sicilia potrà
procedere ad atti esecutivi in danno del poveretto,
ma sempre nel rispetto delle norme!!!!!
Gli articoli 76 e 77 del Dpr 602/73 prevedono infatti
che l’Agente di Riscossione dovrà iscrivere ipoteca
prima di procedere ad espropriazione forzata che
comunque non potrà mai avvenire se il debito non
supera gli ottomila euro.
Tali semplicissime regolette nella pratica non
vengono mai rispettate: negli ultimi anni, infatti,
molti contribuenti si sono improvvisamente trovati
la propria abitazione in vendita all’asta per debiti
erariali non pagati senza ricevere mai alcuna
notifica di atti precedenti e soprattutto per debiti
che non superavano di certo gli ottomila euro!!
In teoria da quel momento l’Agente di Riscossione
(si chiamano così gli usurai muniti di laurea)
dovrebbe procedere alla riscossione “coatta” del
credito nel rispetto delle norme tributarie.
La prima cosa da verificare, quindi, e’ se le cartelle
esattoriali a cui si riferisce l’ipoteca, sono state
realmente notificate: se non e’ cosi’ occorrerà fare
subito ricorso alla Commissione Tributaria o al
Giudice ordinario.
In particolare, dovrà innanzitutto notificare le
In mancanza di valide notifiche sarà tutto nullo (e
nella maggior parte dei casi è sempre tutto nullo).
In sintesi, la Serit Sicilia non pretende ciò che
le è correttamente dovuto, ma va oltre il dovuto
“richiedibile”, con sistemi assolutamente tirannici
che mettono in ginocchio il cittadino che subirà
le più amare torture dal fermo alla macchina
(ci si chiede quanto democratico sia un sistema
che ci blocca il veicolo per andare a lavorare) al
pignoramento diretto del conto corrente o anche
delle pensioni (pensate alle pensioni sociali che
oggi non arrivano neanche a 300,00 euro…sigh!).
Per non parlare dell’aggio di riscossione, una sorta
di compenso per la riscossione riconosciuto al
buon Concessionario che si assomma agli enormi
interessi spropositati che si maturano “cotidie”…
Mi raccomando, quindi, cari amici… contro ogni
sopruso da parte della Serit Sicilia non esitate a
contattare un legale competente.
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