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FRESCA RoSA NoVELLA

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FRESCA RoSA NoVELLA
Corrado Bologna - Paola Rocchi
FRESCA rosa NOVELLA
Risorse per l’insegnante
© Loescher Editore - Torino 2014
http://www.loescher.it
I diritti di elaborazione in qualsiasi forma o opera, di memorizzazione anche digitale su supporti di qualsiasi tipo (inclusi magnetici e ottici), di
riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), i diritti di noleggio, di prestito e di
traduzione sono riservati per tutti i paesi. L’acquisto della presente copia dell’opera non implica il trasferimento dei suddetti diritti né li esaurisce.
Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso
previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633.
Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere
effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da:
CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana 108, 20122 Milano
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L’editore, per quanto di propria spettanza, considera rare le opere fuori dal proprio catalogo editoriale. La fotocopia dei soli esemplari esistenti nelle
biblioteche di tali opere è consentita, non essendo concorrenziale all’opera. Non possono considerarsi rare le opere di cui esiste, nel catalogo dell’editore,
una successiva edizione, le opere presenti in cataloghi di altri editori o le opere antologiche.
Nel contratto di cessione è esclusa, per biblioteche, istituti di istruzione, musei ed archivi, la facoltà di cui all’art. 71 - ter legge diritto d’autore.
Maggiori informazioni sul nostro sito: http://www.loescher.it
Ristampe
654321N
201920182017201620152014
ISBN 9788858313046
Nonostante la passione e la competenza delle persone coinvolte nella realizzazione di quest’opera, è possibile che in essa siano riscontrabili errori o imprecisioni.
Ce ne scusiamo fin d’ora con i lettori e ringraziamo coloro che, contribuendo al miglioramento dell’opera stessa, vorranno segnalarceli al seguente indirizzo:
Loescher Editore s.r.l.
Via Vittorio Amedeo II, 18
10121 Torino
Fax 011 5654200
[email protected]
Loescher Editore S.r.l. opera con sistema qualità certificato CERMET n. 1679-A secondo la norma UNI EN ISO 9001-2008
Contributi
Alla stesura dei contributi hanno collaborato: Marco Bernardi, Fabio Donalisio, Cristina Gazzola, Benedetta Livi, Dorotea Medici, Paola Rocchi, Giuliano
Rossi. I Suggerimenti all’uso di miaLIM sono opera di Cristina Gazzola; l’Introduzione all’uso di Eugenio è di Mario Gineprini.
Coordinamento editoriale: Paola Sanini, Aldo Simeone
Redazione: Cristina Billò, Aldo Simeone
Ricerca iconografica: Aldo Simeone
Copertina: Leftloft – Milano/New York
Realizzazione tecnica: Puntografica – Torino
Stampa: Sograte Litografia s.r.l. - Zona Industriale Regnano – 06012 Città di Castello (PG)
Referenze iconografiche
p. 18: (1) Yale University Press, 1997; (2) Monaco, Bayerische Staatsgemaldesammlung Schack-Galerie; (3) Angers, Musée Turpin de Crissé; p. 19: (1)
Milano, Civica Galleria d’arte moderna; (2) Clueb 1995; (3) Mazzotta, Milano, 1984; (4) Bergamo, Accademia Carrara; p. 23: (1) Bibliothek des Gymnasiums
Christaneum, Amburgo/Yale University Press, 1997; (2) ©ICPonline; (3) © Bridgeman/Archivi Alinari; p. 24: Google Cultural Institute/commons.
wikimedia.org/Berlino, Alte Nationalgalerie; p. 27: Laing Art Gallery, Newcastle; p. 32: (1) © 2011.White Images/Scala, Firenze; (2) Houston, Museum of
Fine Arts; pp. 36-39, 41-42: http://maieuticallabs.it.
Indice
Parte 1 Percorsi per generi, temi
e contesti
1 L’allegoria come modello interpretativo
e di scrittura
8
2 La lirica in volgare: nuovi modelli linguistici
e culturali
8
3 Dalle corti ai Comuni: modelli intellettuali
e testuali
9
4 Dal Comune alle corti rinascimentali
10
5 Il viaggio: dal cavaliere al mercante
10
6 Il viaggio: l’immaginazione e l’immaginario11
7 Il tema della Fortuna fra Tre e Cinquecento11
8 Codificazione della lingua volgare
12
9 Codificazione della lingua lirica
13
10 La nascita dell’individuo moderno
14
11 L’incontro con l’Altro
14
12 Il personaggio e l’intreccio tra poema
epico-cavalleresco e romanzo
14
Parte 2 Suggerimenti
all’uso di miaLim
1 Dalla lirica provenzale alla poesia siciliana16
2 La Commedia: approfondimento
sul I canto dell’Inferno
17
3 La Commedia: approfondimento
sul V canto dell’Inferno
18
4 La Commedia: approfondimento
sul XXVI canto dell’Inferno
21
5 Petrarca, Solo et pensoso i piú deserti
campi (Rvf, 35)
24
6 Boccaccio, Andreuccio da Perugia
(Decameron, II, 5)
25
7 Boccaccio, Lisabetta da Messina
(Decameron, IV, 5)
26
8 Boccaccio, Simona e Pasquino
(Decameron, IV, 7)
27
9 Ariosto, Orlando furioso
30
10 Tasso, Tancredi e Clorinda
(Gerusalemme liberata, XII)
31
Parte 3 Introduzione
all’uso di Eugenio
Il rapporto tra la scuola e le tecnologie
della comunicazione
34
L’uso didattico delle tecnologie
34
Lo sviluppo delle conoscenze
e delle competenze
34
Eugenio, uno strumento per gli insegnanti
e gli studenti
35
L’interfaccia di Eugenio
36
Il sistema di valutazione di Eugenio
37
Assegnare un compito con Eugenio
37
La tipologia delle domande
39
La logica dell’adattività, le tipologie
di aiuti e il loro ordine
40
La registrazione dei risultati
41
Il sistema di reportistica di Eugenio
41
Parte 4 Esercizi, attività
➤ Volume 1A
Sezione 2 – Il fiore delle lirica
Verso l’esame
44
Verifiche per la classe
47
3
Indice
Sezione 3 – Dante e il libro dell’universo
Verso l’esame
49
Verifiche per la classe
58
Sezione 5 – Petrarca e il libro della vita
Sezione 8 – L’uomo nuovo tra realismo
e utopia
Verso l’esame
82
Verifiche per la classe
89
Verso l’esame
60
Sezione 9 – Ariosto e il poema
del movimento
Verifiche per la classe
65
Verso l’esame
91
Verifiche per la classe
97
Sezione 6 – Boccaccio e il libro
della “città degli uomini”
Verso l’esame
67
ezione 10 – Tasso e l’«autunno
S
del Rinascimento»
Verifiche per la classe
74
Verso l’esame
Verifiche per la classe
➤ Volume 1B
Sezione 7 – La civiltà dell’Umanesimo
e del Rinascimento
4
Verso l’esame
76
Verifiche per la classe
79
99
104
Presentazione
Presentazione
Le Risorse per l’insegnante di Fresca rosa novella sono suddivise in cinque sezioni:
•la prima contiene un ampio numero di percorsi tematici utili per la programmazione didattica;
•la seconda offre suggerimenti all’uso in classe dello sfogliabile digitale del corso;
•la terza contiene una guida per l’uso di Eugenio, il tutor di italiano;
•la quarta presenta una ricca scelta di esercizi, in parte concepiti per prepararsi all’Esame di Stato, in parte pensati per valutare periodicamente l’andamento della classe;
•la quinta contiene le soluzioni di tutte le verifiche delle Risorse per l’insegnante e delle attività presenti nel
manuale.
La I parte: i percorsi per generi, temi e contesti
Proponiamo in questa sezione 12 percorsi orientati a una ricostruzione sintetica di singoli aspetti essenziali della
storia letteraria e della civiltà italiane. I percorsi proposti rispondono alle seguenti tipologie:
•percorso antropologico-letterario;
•percorso storico-culturale;
•percorso di genere;
•percorso di storia dell’immaginario.
Questi percorsi sono pensati per avere uno sviluppo sostanzialmente contenuto all’interno del programma di un
singolo anno scolastico e si dispongono a una duplice modalità di fruizione: da un lato, seguendo lo svolgimento
lineare del tema proposto; dall’altro, per una rapida contestualizzazione e spiegazione di alcuni nuclei fondamentali
della storia letteraria e del programma scolastico.
La II parte: i suggerimenti all’uso di miaLIM
Per ciascuna sezione dei primi due tomi di Fresca rosa novella, vengono proposti dei percorsi di studio basati
sull’uso in classe dello sfogliabile digitale, fruibile sia su lavagna interattiva che sui principali dispositivi informatici: pc, Mac, tablet. Lo strumento digitale permette di arricchire la tradizionale lezione in senso multidisciplinare,
rendendo didattiche le risorse della rete o le dotazioni multimediali fornite con il manuale:
•immagini, musiche, ascolti, approfondimenti, letture critiche, testi aggiuntivi allegati al volume e caricati nell’area riservata a Fresca rosa novella in Imparo sul web. Tali materiali possono essere facilmente e rapidamente
caricati sulla pagina di miaLIM attraverso un apposito collegamento diretto;
•link alla rete che l’insegnante può liberamente creare e collocare sulla pagina dove meglio crede;
•documenti personali creati dall’insegnante, facilmente caricabili su miaLIM. Tali documenti possono essere salvati nel file senza dover tornare a caricarli ogni volta che s’intende usare il programma, e persino sincronizzati
online in modo da comparire su diversi dispositivi accedendo con il medesimo account.
La III parte: introduzione all’uso di Eugenio
Eugenio non è un semplice sito internet in cui sono raccolti esercizi multimediali. Il nome – omaggio al grande
Montale – suggerisce la sua natura “umana”: Eugenio accoglie lo studente, gli pone delle domande, lo informa se le
risposte sono corrette o meno, ma soprattutto lo aiuta in caso di errore, offrendogli più suggerimenti progressivi.
Eugenio è inoltre in grado di:
•ricordare in quale specifica competenza il ragazzo ha dimostrato qualche carenza, offrendogli subito un aiuto
per recuperarla;
•variare la tipologia di domanda, spaziando tra: individuazione di parti di testo, risposta chiusa, risposta aperta;
5
Presentazione
•far scorrere il brano in modo da mostrare la porzione di testo in cui si sofferma la domanda,
•registrare il risultato della prova e fornirlo in tempo reale all’insegnante;
•imparare il metro di valutazione del singolo insegnante, modificando i propri parametri in base all’uso.
La IV parte: gli esercizi e le attività per la verifica
Una parte consistente delle Risorse per l’insegnante è dedicata a esercizi, prove e attività per la classe. Esse si
suddividono in:
•attività “Verso l’esame”, che preparano lo studente alla prima prova dell’Esame di Stato. Esse presentano un’ampia documentazione, perfettamente in linea con le richieste ministeriali, corredando ogni testo con: contestualizzazione, note, suggerimenti operativi;
•verifiche per la classe, cioè prove strutturate e semi-strutturate, che seguono le tipologie in uso nella terza prova
dell’Esame di Stato.
Il Dvd Rom collegato alle Risorse per l’insegnante
Al volume cartaceo è allegato un Dvd Rom per l’insegnante, contenente:
•l’intero volume delle Risorse per l’insegnante in formato pdf, in modo che sia possibile stamparlo e distribuirlo
in classe;
•tutti gli esercizi e le attività, oltre che in pdf, anche in formato di testo modificabile, in modo che ciascun insegnante possa salvarli sul proprio computer e adattarli alla proprie esigenze didattiche.
•tutti i “Testi da ascoltare” in .mp3;
•tutte le “Immagini da guardare”.
6
Parte 1
Percorsi per generi,
temi e contesti
7
PARTE 1 - PERCORSI
PER GENERI, TEMI E CONTESTI
1
Parte
Percorsi per generi, temi e contesti
1 L’allegoria come modello interpretativo e di scrittura
Nell’Alto Medioevo la lettura dei testi e del mondo, esso stesso libro e insieme di segni, è orientata alla ricerca delle
verità trascendenti nascoste dietro la lettera, o dietro le manifestazioni del reale. Il simbolo e l’allegoria, attraverso
l’interpretazione, forniscono la chiave di accesso a queste verità nascoste: il simbolo come segno o immagine concreta che evoca, per associazione o per convenzione, una verità astratta; l’allegoria come “narrazione” di un’azione
o di un evento che rinvia a un significato “altro”.
Da consolidato modello di interpretazione e di lettura, l’allegoria diventa anche modello di scrittura e di creazione. Sono questi i precedenti necessari della Commedia di Dante, preparata dalla prova di interpretazione allegorica di testi lirici e dalla riflessione sui «sensi della scrittura» che Dante stesso conduce nel Convivio.
Struttura
Contenuti
Il recupero della tradizione antica
Volume 1A
L’allegoria: un mondo di segni
pp. 7-8
ONLINE (sezione 1, capitolo 1)
Simbolismo e allegoria (M.M. Davy)
Il mondo come allegoria e l’allegoria
come modello di scrittura
Volume 1A
L’allegoria: mondo di segni
• L’enciclopedismo: una visione totalizzante del sapere, p. 8
Letteratura tra arte e musica
• Simboli e allegorie, pp. 289-291b
Dante e l’allegoria
Volume 1A
Il Convivio
• Le canzoni allegoriche, p. 140-41
• T8 Convivio, II, i, 2-12, p. 142 sgg.
La Commedia, poema allegorico p. 165 sgg.
ONLINE
(sezione 3, capitolo 2)
• Allegoria dei poeti e allegoria dei teologi: il Convivio e la Commedia
(sezione 3, capitolo 3)
• L’allegoria figurale
2 La lirica in volgare: nuovi modelli linguistici e culturali
Tra xi e xii secolo la poesia dei trovatori attesta l’alto livello di dignità letteraria ormai raggiunto dalla lingua volgare. Questa prima, raffinatissima prova della poesia in volgare, legata indissolubilmente al mondo delle corti del
sud della Francia, dimostra che il nuovo modello linguistico è prodotto e veicolo anche di nuovi modelli letterari e
culturali. In ogni direzione la poesia dei trovatori svolge il suo ruolo fondante e indica alla lirica occidentale strade
mai percorse. Dal punto di vista tematico, sono elementi decisivi la definizione della nuova “professionalità” del
poeta, l’“invenzione” dell’interiorità, la scoperta dell’amore come pensiero ossessivo, il “paradosso amoroso” di un
desiderio che alimenta se stesso. Ma è soprattutto rivelando le potenzialità inedite del volgare, capace di toccare gli
argomenti più alti e di sondare come mai prima la profondità del soggetto, che l’esperienza trobadorica si colloca alle
radici della lirica europea, al punto che fino nel cuore del Novecento affioreranno le tracce di quest’atto fondativo.
Struttura
Contenuti
La lirica dei trovatori e l’invenzione dell’“interiorità” Volume 1A
La lirica d’amore provenzale
pp. 14-15
ONLINE (sezione 1, capitolo 1)
• Jaufré Rudel, L’amore di lontano, Lanquan li jorn son lonc en mai
• Bernart de Ventadorn, Il volo mistico della mente e dell’allodola, Can vei la lauzeta mover
• Arnaut Daniel, La sestina: l’ordine del mondo, Lo ferm voler qu’el cor m’intra
• I trovatori provenzali (A. Roncaglia)
La Scuola poetica siciliana e il modello provenzale
8
Volume 1A
La scuola siciliana e la corte di Federico II
• Il modello provenzale e le caratteristiche della poesia siciliana, p. 16
ONLINE (sezione 1, capitolo 1)
Giacomo da Lentini, Amor è uno disio che ven da core
Struttura
Contenuti
Alle origini dell’io lirico
Volume 1A
Guinizelli
• Guinizelli “padre” della nuova poesia, pp. 34-35
• T1 Al cor gentile rempaira sempre amore, p. 37 sgg.
Cavalcanti
• La concezione dell’amore, pp. 56-57
• T4 Noi siàn le triste penne isbigotite, p. 69
Le culture “alternative”: giullari, goliardi,
poeti comici
Volume 1A • Giullari, chierici vaganti e la poesia goliardica, p. 22
• T Cielo d’Alcamo, Rosa fresca aulentissima, pp. 90-91
• I poeti comico-realistici, p. 79 sgg.
1
PARTE 1 - PERCORSI
PER GENERI, TEMI E CONTESTI
Parte
Percorsi per generi, temi e contesti
3 Dalle corti al Comune: modelli intellettuali e testuali
Tra la fine del ix e la metà dell’xi secolo giunge a compimento la definitiva maturazione del sistema feudale. Le singole corti, sempre più centri di un potere autonomo, diventano il luogo di elaborazione di un nuovo sistema di valori
sociali al quale corrispondono nuovi modelli antropologici: l’ideale della cortesia, la figura del cavaliere e il sistema
dei valori cavallereschi. La prima grande letteratura romanza, attraverso i romanzi e attraverso la lirica, concorre
a formare e promuovere questi modelli ideali. Dal xiii secolo la fioritura delle realtà comunali e di una vitale borghesia cittadina muta queste coordinate culturali. Ne scaturisce un nuovo rapporto con il pubblico: nascono nuove
istituzioni culturali, si elaborano nuovi modelli del sapere e nuove forme letterarie. Struttura
Contenuti
L’Europa delle corti: politica e cultura di corte
Volume 1A
La nascita della società feudale
• La fondazione dell’Impero carolingio e la “rinascita carolina”, p. 6
La cultura cortese e la nascita delle letterature in volgare
• La corte feudale, p. 11
• La cortesia, p. 11
• L’amore cortese, pp. 15-16
ONLINE (sezione 1, capitolo 1)
• «Sull’amore che chiamiamo “cortese”» (G. Duby)
L’Europa delle corti: cultura cortese e
modello cavalleresco
Un modello antropologico e letterario
• Avventura e amore: il romanzo cavalleresco, pp. 12-13 sgg.
ONLINE (sezione 1, capitolo 2) • Oliviero e Orlando: la saggezza e l’orgoglio, Chanson de Roland
• Chrétien de Troyes, Lancillotto, «Il cavaliere smemorato»
Letteratura tra arte e musica
• Il cavaliere errante, p. 298a
Dalla corte al Comune: i luoghi della cultura
comunale
Volume 1A
L’universo cittadino
• Il Comune: un nuovo modello politico e culturale, pp. 19-22
Nuovi modelli culturali
• La nascita delle scuole urbane e delle università, p. 20
I “nuovi” generi
della letteratura comunale
Volume 1A
Il Cantico di Frate Sole p. 21
Iacopone da Todi, p. 21
La nuova prosa del mondo p. 24 sgg.
ONLINE (sezione 1, capitolo 1)
• San Francesco, La lode di Dio attraverso le creature, Cantico di Frate Sole
• Iacopone da Todi, Donna de Paradiso
• Iacopone da Todi, Amore “smisurato” e conoscenza, Senno me par e cortisia
• La falsa confessione, Novellino
• M. Polo, «Un paese delle meraviglie: il Giappone», Il Milione
9
PARTE 1 - PERCORSI
PER GENERI, TEMI E CONTESTI
1
Parte
Percorsi per generi, temi e contesti
4 Dal Comune alle corti rinascimentali
Fin dalla metà del xiv secolo si avvia un processo di riorganizzazione del sistema economico e sociale che in breve
tempo porta all’affermazione del nuovo modello politico-sociale della Signoria, che soppianterà progressivamente
quello del Comune, raggiungendo talvolta estensione regionale. Si assiste a fenomeni significativi di rifeudalizzazione e sboccia, nel giro di pochi decenni, una nuova cultura di corte, che affascina anche la borghesia cittadina e
ne influenza l’immaginario. L’Italia nordorientale è la culla di questa nuova cultura che, alimentata dal mecenatismo delle famiglie signorili, troverà nella Ferrara degli Este il terreno più adatto a una splendida fioritura, anche
letteraria; mentre a Urbino si tenta la realizzazione di un modello ideale di corte, sul piano politico e intellettuale.
Struttura
Contenuti
L’autunno del Medioevo: il declino
del modello comunale
Volume 1A
Il declino del modello comunale in Italia
• Dal Comune alla Signoria, p. 308
• Cultura di corte e cultura dei mercanti, pp. 308-9
• Lettura critica «L’autunno del Medioevo» (J. Huizinga), p. 307
Il Signore, l’intellettuale, la corte
Volume 1B
Una nuova cultura cortese
• L’Italia delle corti, p. 44
• Il ruolo dell’intellettuale, pp. 42-43
Nuovi modelli cortigiani
La corte e le sue trasformazioni, p. 88
• Baldassarre Castiglione e Il libro del Cortegiano, pp. 89-90
• Giovanni Della Casa e il Galateo, p. 90
• T1 B. Castiglione, Il libro del Cortegiano, I, xxiv-xxvi, pp. 91-92
• T2 G. Della Casa, Galateo, «Un viatico per la vita sociale», pp. 93-94
• «La “civilizzazione” e la “civiltà”» (N. Elias) ONLINE
• Mantova e i Gonzaga, p. 78
• Ferrara e gli Este, p. 76
• Urbino e i Montefeltro, pp. 78-79
• Approfondimento «Il più bel palazzo d’Italia», p. 79
Modelli intellettuali
Il ruolo dell’intellettuale, p. 42
• T5 G. Pontano, De principe, «La formazione del sovrano», pp. 67-68
• B. Castiglione, Il libro del Cortegiano, IV, V, IX, «Dire la verità al principe» ONLINE (sez. 7, cap. 4)
• T6 N. Machiavelli, Il principe, xv, «Morale e politica in Machiavelli», pp. 195-96
• T7 N. Machiavelli, Il principe, xviii, «I comportamenti adatti al principe», pp. 198-200
I letterati e la corte
• Boiardo e la Ferrara estense, p. 295
• T3 M.M. Boiardo, Orlando innamorato, I, i, ott. 1-3, «La meravigliosa storia di Orlando
innamorato», p. 297
• Ariosto: il rapporto con la corte, pp. 318-19
• T3 L. Ariosto, Satire, I, «L’intellettuale e il potere», pp. 326-30
• T1 L. Ariosto, Orlando furioso, I, 1-37, «Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori», p. 360 sgg.
• T8 L. Ariosto, Orlando furioso, XXXIV, 70-86; XXXV, 1-2 «Il viaggio di Astolfo alla luna», p. 424 sgg.
• Approfondimento «Ariosto e i grandi del suo tempo», p. 443
Torquato Tasso e la Gerusalemme liberata
• Un intellettuale poliedrico e inquieto, p. 478
• Il rapporto con la corte, p. 479
• T5 T. Tasso, Aminta, atto I, scena ii, «Il coro», p. 497 sgg.
• T1 T. Tasso, Gerusalemme liberata, I, 1-11 «L’inizio del poema e i suoi protagonisti», p. 513 sgg.
5 Il viaggio: dal cavaliere al mercante
L’Europa medioevale è attraversata da viaggiatori d’ogni sorta, reali e immaginari: sono i pellegrini che lentamente percorrono il continente sulla via di Roma, o di Santiago di Compostela; sono gli esploratori e i mercanti che
partono alla volta di terre lontane e sconosciute, delle quali al ritorno racconteranno le meraviglie e le ricchezze;
sono i cavalieri erranti che cercano avventure in cui provare e trovare se stessi. Il viaggio è metafora di una ricerca:
ricerca di conoscenza, che significa in primo luogo conoscenza di sé, e ricerca del senso del mondo. La vita stessa
dell’uomo, del resto, è un viaggio: alla luce del cristianesimo, un pellegrinaggio dell’uomo su questa terra.
10
Struttura
Contenuti
Il romanzo cavalleresco: l’avventura come ricerca
esistenziale
Volume 1A
Avventura e amore: il romanzo cavalleresco
• Le novità del romanzo, pp. 12-13
• I romanzi di Chrétien de Troyes e la leggenda del Graal, p. 14
ON LINE (sezione 1, capitolo 1)
• «Il cavaliere e il senso del mondo» (E. Koehler)
Letteratura tra arte e musica
• Il cavaliere errante, p. 298a
L’avventura dei mercanti da Marco Polo
a Boccaccio
Volume 1A
• Le cronache di viaggio: il Milione di Marco Polo, pp. 26-27
Il Decameron di Giovanni Boccaccio
• Geografia e storia nel Decameron, p. 466
• T4 G. Boccaccio, Decameron, II, 5 «Andreuccio da Perugia», pp. 505
• Lettura critica «La “commedia umana”, epopea dei mercanti» (V. Branca), p. 603
ONLINE (sezione 6, capitolo 2)
• G. Boccaccio, Decameron, II, 4 «Landolfo Rufolo»
Letteratura tra arte e musica
• L’esplorazione e il viaggio d’affari, pp. 299a-299b
1
PARTE 1 - PERCORSI
PER GENERI, TEMI E CONTESTI
Parte
Percorsi per generi, temi e contesti
6 Il viaggio: l’immaginazione e l’immaginario
A partire dagli ultimi decenni del Quattrocento il viaggio assume una dimensione inedita. La scoperta del Nuovo
Mondo non solo colpisce l’immaginazione dei contemporanei, ma sconvolge la visione tradizionale del mondo, rivelando l’esistenza di nuovi spazi, di nuovi centri e di una nuova varietà del reale. I viaggi che dilatano i confini del
mondo conosciuto determinano così un’autentica rivoluzione antropologica.
Struttura
Grandi scoperte e viaggi dell’immaginazione
Contenuti
Volume 1B
Le grandi scoperte e l’immaginario
• Il nuovo asse del mondo occidentale, pp. 81-82
• Approfondimento «Il mondo contemporaneo nel poema epico: storia, geografia, scienza e
tecnologia», pp. 563-64
• Approfondimento «Rabelais e Montaigne: l’incontro con l’altro e l’altrove», pp. 84-85
Viaggi immaginari nel sogno
• Il sogno e la follia, p. 83
• T6 L.B. Alberti, Intercoenales, «Un sogno», pp. 34-35
L’Orlando furioso, poema del movimento
• Il poema dell’errore, p. 345
• Muoversi nello spazio, p. 348
• La vita, movimento ininterrotto, p. 350
• T8 L. Ariosto, Orlando furioso, XXXIV, 70-86; XXXV, 1-2, «Il viaggio di Astolfo sulla Luna»,
p. 424 sgg. ONLINE
(sezione 8, capitolo 2)
• M. de Montaigne, Saggi I, XXXI, «Vedere se stessi con gli occhi dell’altro»
(sezione 10, capitolo 3)
• T. Tasso, Gerusalemme liberata XV, 1-3, «Carlo e Ubaldo nelle Isole Fortunate»
7 Il tema della Fortuna fra Tre e Cinquecento
Il tema della Fortuna ha grande sviluppo in tutta la letteratura medioevale: la dea bendata, volubile e mutevole,
ha nelle sue mani i beni mondani e gli uomini. Una diversa visione proporrà Dante, che nel VII canto dell’Inferno
fa della Fortuna «un’intelligenza celeste, una ministra obbediente della volontà di Dio» (N. Sapegno). È però in
età umanistica e rinascimentale, passando prima attraverso la mediazione di Petrarca e soprattutto di Boccaccio,
che la Fortuna occupa il centro della scena, legandosi spesso al tema della “follia”. Le due forze incontrollabili
sono poste dagli umanisti in rapporto dialettico con la Virtù e con la ragione, ovvero quelle facoltà tutte umane
che concorrono a determinare la sorte degli individui e rappresentano il solo argine possibile all’imprevedibile e
irrazionale corso dell’esistenza e della storia.
11
PARTE 1 - PERCORSI
PER GENERI, TEMI E CONTESTI
1
Parte
Percorsi per generi, temi e contesti
Struttura
Contenuti
Il tema della Fortuna nei grandi autori
del Trecento Volume 1
A
Giovanni Boccaccio
• La fortuna, pp. 461-62
• L’ingegno, p. 462
• Il “realismo” boccacciano, p. 466
• T4 Decameron, II, 5, «Andreuccio da Perugia», p. 505 sgg.
ONLINE
(sezione 6, capitolo 2)
• G. Boccaccio, Decameron, II, 4, «Landolfo Rufolo»
Il tema della Fortuna tra Umanesimo
e Rinascimento
Volume 1B
L’uomo al centro del mondo
• La dignità dell’uomo: corpo, virtù e fortuna, pp. 15-16
Niccolò Machiavelli, Il principe
• Temi e motivi: virtù e fortuna, p. 157
• Parole chiave «Fortuna», p. 157
• T4 Il principe, vii, «Il principe nuovo: Cesare Borgia», pp. 178-83
• Lettura critica «Il giudizio sul Valentino» (G. Inglese), pp. 185-86
• T8 Il principe, xxv, «Il ruolo della fortuna», pp. 204-7
ONLINE (sezione 8, capitolo 1)
• «La donna è sempre donna, cioè pazza»
• E. da Rotterdam, Elogio della pazzia, «La vita è follia»
Francesco Guicciardini, I Ricordi
• Il contenuto, pp. 252-53
• T2 Ricordi, «La mutazione universale e la fortuna dell’uomo», pp. 260-61
• T3 Ricordi, «Le categorie dell’agire umano», pp. 263-64
8 Codificazione della lingua volgare
Il De vulgari eloquentia di Dante costituisce il primo tentativo di dare all’Italia una lingua condivisa e unitaria.
Occorre però che il volgare affermi definitivamente i propri diritti di fronte al latino, dopo aver scoperto tutte le
proprie potenzialità, prima che la questione arrivi a soluzione. La ricerca di una norma linguistica anima le discussioni cinquecentesche, finché l’intervento di Bembo e la pubblicazione delle sue Prose della volgar lingua (1525)
non interverranno a fornire alla lingua italiana un modello controllato e sicuro. Al tempo stesso, però, l’intervento
di Bembo non esaurisce una pratica dello sperimentalismo linguistico che ancora sembra richiamare, in taluni
casi, la dialettica dantesca tra lingua naturale e gramatica.
Struttura
12
Contenuti
Dante
Volume 1A
Il De vulgari eloquentia, pp. 145-47
• T8 De vulgari eloquentia, I, xvii, 1-2; xviii, 2-5, «Il “volgare italiano illustre”», pp. 149-50
Il Convivio
• Le ragioni dell’opera e la scelta del volgare, p. 140
La Commedia
• Il plurilinguismo, p. 174
Lingue di koiné
e sperimentazioni linguistiche
Volume 1B
Firenze
• L’Umanesimo civile e la tradizione volgare, pp. 47-48
• Luigi Pulci: la lingua e lo stile, p. 287
Napoli e il Sud
• La produzione in volgare, pp. 66-67
La koiné padana
• T3 M.M. Boiardo, Orlando innamorato, I, i, 1-3, p. 297 sgg.
• Ariosto, l’Orlando furioso: un progressivo adeguamento al toscano letterario, pp. 363-64
Folengo, il Baldus
• Storiografia, viaggi e plurilinguismo, p. 74
• Epica antica, tradizione medioevale e poema eroicomico, p. 307
• Approfondimento «Il latino maccheronico», p. 308
• T7 Baldus, «Le “pancifiche” Muse», pp. 309-10
Ruzante
• Il Ruzante e il teatro veneto, p. 118
• T11 La Moscheta, Prologo, «El nostro snaturale», p. 120
Struttura
La codificazione della lingua letteraria
Contenuti
Volume 1B
La questione della lingua
• La questione della lingua, p. 96 sgg.
• Approfondimento «La nascita della punteggiatura», p. 99
• Piero Bembo: Le Prose della volgar lingua, pp. 97-98
• Le proposte alternative, p. 98
• Approfondimento «Ariosto corregge il Furioso», p. 355
• T3 P. Bembo, Prose della volgar lingua, «Il primato della scrittura», pp. 100-1
• T4 B. Castiglione, Il libro del Cortegiano, Dedicatoria, II, «Il parlare e i vocabuli», pp. 103-4
1
PARTE 1 - PERCORSI
PER GENERI, TEMI E CONTESTI
Parte
Percorsi per generi, temi e contesti
9 Codificazione della lingua lirica
L’operazione compiuta da Bembo con le Prose della volgar lingua (1525) e l’individuazione di Petrarca come modello della lingua poetica prelude all’atto che segna simbolicamente la fondazione del petrarchismo letterario: la pubblicazione, nel 1530, delle Rime dello stesso Bembo. Il lessico, le forme, le immagini di Petrarca diventano il modello di
intere generazioni; al punto che il linguaggio poetico non solo italiano, ma dell’intera Europa, ne sarà significativamente influenzato per i secoli successivi. Allo stesso tempo si definiscono le posizioni alternative e distintive.
Struttura
Contenuti
Petrarca
Volume 1A
Il primo “libro” della nostra tradizione lirica
• Il Canzoniere come libro, p. 329
• L’io protagonista e il racconto dell’amore, pp. 333-34
• Le scelte lessicali, p. 339
La fortuna
• Il petrarchismo, p. 342
• Approfondimento «La fortuna della lingua di Petrarca: gli aggettivi chiaro, fresco e dolce», p. 372
• Approfondimento «Imitare Petrarca», p. 391
La lirica del Quattrocento e il modello-Petrarca
Volume 1B
L’umanesimo volgare
• Il mito delle “tre corone fiorentine”, p. 96
• Cristoforo Landino, p. 49
Petrarca nella poesia del Quattrocento
• Lorenzo de’ Medici: dall’influsso di Petrarca alla “teologia poetica”, p. 52
• Angelo Poliziano: le Rime, p. 59
• Jacopo Sannazaro: modelli e innovazioni dell’Arcadia, p. 69
• T6 J. Sannazaro, Arcadia, egloga III, «Il mito dell’età dell’oro», pp. 70-71
Il petrarchismo aulico
• Boiardo e gli Amorum libri, p. 105
• T5 M.M. Boiardo, Amorum libri tres, «Il sonetto proemiale», p. 106
Il petrarchismo cinquecentesco
Volume 1B
Il petrarchismo
• La lirica e il petrarchismo, p. 105
• T6 P. Bembo, Rime, «Un ritratto di donna», p. 108
• T7 G. Stampa, Canzoniere, «Voi, ch’ascoltate…», p. 112
Petrarchismo e originalità
• Ariosto: Le Rime, pp. 320-21
• T1 L. Ariosto, Rime, «O sicuro, secreto e fidel porto», p. 321
• La lirica di Giovanni Della Casa, pp. 111-12
• T8 G. Della Casa, Questa vita mortal, p. 114
Petrarchismo e manierismo lirico
• Michelangelo, scultore, pittore e lirico, p. 112
• T9 M. Buonarroti, Rime, «Non ha l’ottimo artista…», p. 116
• Torquato Tasso: la lirica giovanile e quella matura, p. 489
• Sperimentalismo manieristico di Tasso, p. 490
• T3 T. Tasso, Rime, «Su l’ampia fronte…», p. 491
• T4 T. Tasso, Rime, «Donna, il bel vetro tondo», p. 493
Approfondimento «Il rovesciamento e la parodia del petrarchismo», p. 110
13
PARTE 1 - PERCORSI
PER GENERI, TEMI E CONTESTI
1
Parte
Percorsi per generi, temi e contesti
10 La nascita dell’individuo moderno
Superata da poco la metà del Quattrocento, Antonello da Messina immette nel circuito della rappresentazione il
ritratto dell’individuo, specchio figurativo delle riflessioni umanistiche intorno alla dignità dell’uomo. Un secolo
più tardi la scoperta di un Mondo Nuovo al di là dell’Oceano e la perdita di centralità dell’essere umano nell’Universo determinano un mutamento radicale di prospettive: non si parla più dell’uomo, ma dell’individuo come unico
elemento unificante di una realtà frammentaria.
Struttura
Contenuti
Il ritratto dell’individuo
Volume 1B
L’uomo al centro del mondo
• Ottica antropocentrica e dignità dell’uomo, p. 15
• T2 Pico della Mirandola, Discorso sulla dignità dell’uomo, «L’uomo al centro del mondo», p. 17
Letteratura tra arte e musica
• Il ritratto dell’individuo, pp. 142a-143b
Dall’uomo
all’individuo: Montaigne
e la forma-saggio
Volume 1B
Una rivoluzione antropologica
• Una nuova immagine del cosmo, p. 83
• Policentrismo e individualità, p. 83
Dall’uomo all’individuo
• Guicciardini, I Ricordi: un libro frammentario ma non “in frantumi”, pp. 251-52
• Approfondimento «Dall’uomo all’individuo: Gli Essais di Michel de Montaigne», pp. 248-50
11 L’incontro con l’Altro
A partire dalla fine del Quattrocento le grandi scoperte geografiche aprono le porte di un mondo autenticamente
nuovo, uno spazio di novità assoluta che si spalanca sull’ignoto e produce il contatto con una umanità sconosciuta.
È il preludio alle grandi discussioni cinque-seicentesche sulla natura degli indigeni americani, specchio di un destabilizzante confronto con l’“Altro” che oscillerà a lungo tra rifiuto e idealizzazione.
Struttura
Il dibattito sul Nuovo Mondo: uomini e selvaggi
Contenuti
Volume 1B
La scoperta dell’America
• Il nuovo asse del mondo occidentale, pp. 81-82
• Approfondimento «Il mondo contemporaneo nel poema epico: storia, geografia, scienza e
tecnologia», pp. 563-64
• Approfondimento «Rabelais e Montaigne: l’incontro con l’altro e l’altrove», pp. 84-85
12 Il personaggio e l’intreccio tra poema epico-cavalleresco e romanzo
Per diversi aspetti il Furioso si discosta dalla tradizione del poema cavalleresco: decisiva, a scapito del titolo,
appare in questo senso la sostituzione della figura del protagonista unico con una moltitudine di personaggi. Al
tempo stesso, è un tratto tipico dell’Umanesimo l’attenzione all’uomo che trapela dalla complessità dei personaggi
di Ariosto. Con Tasso questa complessità diventa lacerazione e lo spettacolo di un mondo attraversato dal conflitto
si realizza anche nella dialettica interiore di personaggi contraddittori.
Struttura
14
Contenuti
Ariosto: i personaggi
e la tessitura della storia
Volume 1B
I personaggi in movimento
• Una ricerca senza fine, pp. 349-50
• I personaggi e l’autore, pp. 345-46
• T1 Orlando furioso, I, 1-37, «Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori», p. 360 sgg.
• T7 L. Ariosto, Orlando furioso, XIX, 33-36, XXIII, 102-110, 124-36, «La follia di Orlando», p. 410 sgg.
Tasso: la selva interiore del soggetto
Volume 1B
La ricerca dell’equilibrio
• Lettura critica «La selva interiore» (E. Raimondi), pp. 507-8
• La condizione umana: individui e destini, p. 510
• Interiorità e contraddizioni nei personaggi, p. 510
• Lettura critica «Il gioco delle apparenze: maschere e inganni nel poema» (S. Zatti), p. 527
• T2 Gerusalemme liberata, VI, «Erminia nella notte», p. 522 sgg.
• T4 Gerusalemme liberata, XIII, «Amore e morte: il duello di Tancredi e Clorinda», p. 536 sgg.
Parte 2
Suggerimenti
all’uso di
15
2
Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
1 Dalla lirica provenzale alla poesia siciliana
Obiettivi della lezione
•Acquisire consapevolezza dell’importanza di una lettura espressiva.
•Cogliere il legame esistente fra la lirica provenzale e quella siciliana.
•Collocare nello spazio gli eventi più rilevanti di questo passaggio.
•Stabilire nessi fra la letteratura e altre discipline espressive.
•Cogliere l’influsso che il contesto storico, sociale e culturale esercita sugli autori e sui loro testi.
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
•Collegare tematiche letterarie a fenomeni della contemporaneità.
Prerequisiti
•Conoscere il contesto storico di riferimento.
Tempo richiesto: 3 h
Svolgimento della lezione
•Introduzione alla lirica provenzale: «I trovatori: la nascita della lirica romanza», videolezione dei professori Paola
Rocchi e Corrado Bologna (12:50);
– Lingua e cultura provenzale (mappa, su Dvd);
– Il mantello di re Ruggero (immagine, su Dvd): esempio della complessità su cui si fonda la cultura siciliana
all’epoca di Federico II;
– Eventuale approfondimento sulla lirica provenzale: dal sito di Rete Due (rete radio della RSI, Radiotelevisione svizzera di lingua italiana), la puntata dedicata a
I trovatori antenati cantautori del programma I poeti della canzone (www.retedue.rsi.ch/).
– La nascita della lirica siciliana:
«La scuola poetica siciliana», videolezione del prof. Corrado Bologna (8:48);
– Focalizzazione sull’aspetto ritmico-musicale della lirica provenzale e differenze con quella siciliana: videolezione del musicologo Marco Bernardi, «Il “divorzio” di parole e musica» (1:24, 3:18);
– Approfondimento su Castel del Monte:
Dall’archivio Rai, Il gioco di Federico: un video su Castel del Monte, l’edificio voluto e realizzato da Federico II
(www.rai.tv/dl.RaiTV/).
– Commento di immagini: miniature tratte da De arte venandi cum avibus; arazzo xv secolo, Offerta del cuore
a una dama (su Dvd).
•Esempio di lirica siciliana: Rosa fresca aulentissima di Cielo d’Alcamo, ascolto di versi (00:35);
– «Rosa fresca aulentissima», videolezione dei professori Paola Rocchi e Corrado Bologna (8:35);
– Parafrasi, spiegazione e commento da parte dell’insegnante, testo su Fresca rosa novella, vol. 1A, pp. 90-91
(30’);
•Approfondimento: la “pastorella” di De André, video della canzone Carlo Martello ritorna dalla battaglia di
Poitiers (5:25).
– Testo di Paolo Villaggio, musica di Fabrizio De André, in cui si rievoca lo stile musicale dei trovatori che cantavano l’amor cortese, cioè casto. Il risultato è però una canzone goliardica e ironica, in cui l’alternanza di registri
gioca un ruolo essenziale (www.youtube.com).
•Approfondimento: video da Mistero buffo: Dario Fo espone la sua visione del Contrasto di Cielo d’Alcamo (www.
francarame.it/).
•La conclusione del contrasto: lettura da parte di due attori della parte finale (00:59).
16
Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
2
2 La Commedia: approfondimento sul I canto dell’Inferno
Visto il carattere di approfondimento delle lezioni proposte sulla Divina Commedia è richiesta una lettura e spiegazione preventiva dei canti da parte dell’insegnante, oltre che un’introduzione all’autore e all’opera.
Obiettivi della lezione
•Ascoltare il testo, tramite la lettura espressiva.
•Arricchire, tramite immagini e filmati, la comprensione del testo.
•Stabilire nessi fra la letteratura e altre discipline espressive.
•Riflettere sui rapporti forma-contenuto.
Svolgimento della lezione
•Introduzione al I canto: lettura di Roberto Benigni dei versi conclusivi (Par. XXXIII, 125-145) e dei versi iniziali della Divina Commedia su Dvd di Fresca rosa novella; di seguito: «Il poema circolare», videolezione del
prof. Corrado Bologna (1:55).
•L’aspetto musicale del proemio:
– «Il valore della rima», videolezione del prof. Corrado Bologna (2:17);
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
Tempo richiesto: 1 h
– Approfondimento sulla rima: video di Giorgio Caproni che spiega l’uso della rima (1:28).
•L’aspetto visivo del proemio:
– «Il poema visivo: il I canto visto dai grandi pittori», videolezione del prof. Corrado Bologna (1:22), (1:04);
– Commento di Domenico di Michelino, La montagna del Purgatorio (Fresca rosa novella p. 169); Gustav
Doré, Una lonza leggera e presta molto; William Blake, Divina Commedia, le tre fiere; Salvador Dalì, Divina Commedia, Inferno; Raffaello Sanzio, Parnaso (su Dvd).
– Approfondimento: in questa sezione dell’archivio dell’opera di William Blake (1757-1827) si possono visionare i
102 acquerelli sulla Commedia realizzati dal grande artista inglese (www.blakearchive.org).
– «Il poema visivo: dalla pittura allo schermo», videolezione del prof. Corrado Bologna (1:45);
– Sequenza dal film L’inferno (1911) su Dvd di Giuseppe de Liguoro (1:04);
– Approfondimento: L’inferno (1911) di Giuseppe de Liguoro in versione integrale (www.youtube.com), che narra
la prima cantica della Commedia con una serie di quadri animati ispirati alle celebri illustrazioni di Gustave
Doré (1832-83).
– Videoclip da A Tv Dante (1989) su Dvd di Peter Greenway (1:40).
Verifica percorso
•Racconta l’incontro fra Dante e Virgilio nel I canto della Commedia adottando il punto di vista di Virgilio.
•Attività di gruppo: dopo aver visionato una conferenza stampa in televisione o in rete e averne studiato le modalità e i tempi, uno studente rivestirà il ruolo di Dante che promuove l’uscita del suo libro, la Commedia appunto. Gli altri studenti, nei panni di giornalisti di varie testate (politiche, mondane, culturali…) intervisteranno l’autore su alcuni aspetti della sua esperienza letteraria e culturale in genere. In particolare:
– i giornalisti di riviste letterarie si concentreranno sull’aspetto dell’evoluzione della poesia dantesca, nelle sue
diverse fasi, fino alla scrittura del poema;
– i giornalisti di testate politiche si concentreranno sull’analisi politico-culturale operata da Dante e sulla sua
proposta politica;
– i giornalisti di testate mondane chiederanno all’autore di ricostruire la sua vicenda d’amore con Beatrice nelle
sue varie fasi.
Definiti i temi e i ruoli ognuno preparerà la sua parte, dopo opportuna documentazione. Quindi si inscenerà la
conferenza stampa in classe.
17
2
Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
3 La Commedia: approfondimento sul V canto dell’Inferno
Obiettivi della lezione
•Ascoltare il testo, tramite la lettura espressiva.
•Arricchire, tramite immagini e filmati, la comprensione del testo.
•Stabilire nessi fra la letteratura e altre discipline espressive.
•Riflettere sui rapporti forma-contenuto.
•Collegare tematiche letterarie a fenomeni della contemporaneità.
Tempo richiesto: 2 h
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
Svolgimento della lezione
•Introduzione al V canto, recitazione di Roberto Benigni (www.youtube.com).
•Testi online da ascoltare (da Fresca rosa novella): Passione amorosa e letteratura: Paolo e Francesca, Inferno V.
•Iconografia dell’episodio di Paolo e Francesca: la storia degli sfortunati amanti ha avuto nel corso dei secoli grande risalto nella storia dell’arte. I momenti su cui si concentrano gli artisti sono essenzialmente il bacio, la morte
e l’incontro con Dante fra la schiera dei lussuriosi.
Su Fresca rosa novella:
– Vecchietta (Lorenzo di Pietro), Paolo e Francesca (Inferno V), 1445, p. 294a;
– William Blake, Girone dei lussuriosi: Francesca da Rimini, 1824-27, p. 243;
– Renato Guttuso, Paolo e Francesca, 1970, p. 239.
Su internet:
1 Gustave
Doré, Paolo e Francesca, Amor
condusse noi ad una morte, 1861.
2 J.A.D. Ingres, Paolo e Francesca sorpresi da Lan-
cillotto, 1819 (Angers, Musée Turpin de Crissé).
Ingres illustra l’episodio combinando contemporaneamente il momento dello svelarsi dell’amore fra
Paolo e Francesca con quello dell’imminente tragedia. I due giovani, seduti in primo piano, sono
bloccati nell’attimo dell’abbraccio: la lettura si è appena conclusa, e Francesca lascia scivolare il libro
dalla mano. Dalla destra sopraggiunge Gianciotto,
nell’atto di impugnare la spada.
3 Anselm Feuerbach, Paolo
e Francesca,
1864 (Monaco, Schack-Galerie).
18
Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
2
Delacroix, Paolo e Francesca, 1820 ca, acquerello (Zurigo,
collezione privata).
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
5 Eugène
4 Alessandro Puttinati, Pao-
lo e Francesca, 1827, marmo (Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna).
6 Dante
Gabriel Rossetti, Paolo e Francesca da Rimini, 1855, acquarello (Londra, Tate Gallery).
7 Gaetano
Previati, Paolo e Francesca, 1901, olio su tela (Ferrara, Galleria Civica d’Arte Moderna).
Previati affronta il dramma dei due amanti offrendone una suggestiva interpretazione realistica e trasudante
erotismo, secondo il gusto della Scapigliatura, ben diversa dalla chiave idilliaca o dolente, che rimandava al
racconto dantesco, offerta dai precedenti artisti come Ingres e Doré, Feuerbach. Nel suo dipinto abbandona
ogni elemento che possa rimandare al canto dantesco per concentrare l’attenzione sul momento successivo
al dramma: la scena è occupata dai due amanti ormai morti, riversi sul letto, che è il punto luce del quadro. I
loro corpi sono trafitti da un’unica spada, simbolo indissolubile di amore e morte, che li unisce in un macabro
amplesso, e sono immersi in un indistinto spazio buio.
19
2
Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
• Dalla pittura allo schermo
– R. Matarazzo, Paolo e Francesca-Francesca da Rimini, Italia 1949 (www.youtube.com).
Paolo Malatesta, fratello di Gianciotto, signore di Rimini, che sta assediando Ravenna, penetra nella città clandestinamente e, ferito, viene salvato dalla bontà caritatevole di una bellissima e nobile fanciulla che poi, per
ragioni di Stato, sarà data in sposa a Gianciotto. Un solo bacio li unisce, ma basta ad attirare sugli amanti la
vendetta di Gianciotto. La sceneggiatura porta 6 firme tra cui quelle di Vittorio Calvino e del regista che per la
1a volta si cimenta con i canoni del melodramma, sia pur filtrati attraverso la ricostruzione storica. Nello stesso
anno farà Catene e sarà il trionfo al botteghino.
(da L. Morandini, L. Morandini, M. Morandini, Il Morandini, Zanichelli, Bologna)
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
• Approfondimento sulla contemporaneità: il delitto d’onore.
Il 5 settembre 1981 il Parlamento italiano abroga il cosiddetto delitto d’onore, residuo del Codice Rocco, risalente
agli anni Venti, e molto lontano dalla nuova paritaria concezione della morale sessuale, della parità tra coniugi, dalla
mentalità e sensibilità della società italiana degli anni Ottanta.
Il Codice Rocco all’art. 587 recitava: «Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto
in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della
famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona
la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella».
Persino dopo il referendum sul divorzio (1974), e dopo la riforma del diritto di famiglia, l’art. 587 del codice
penale consentiva ancora, fino all’abrogazione, che fosse ridotta la pena per chi uccidesse la moglie (o il marito, nel
caso ad esser tradita fosse stata la donna), la figlia o la sorella al fine di difendere «l’onor suo o della famiglia». La
circostanza prevista richiedeva che vi fosse uno stato d’ira, che veniva in pratica sempre presunto. La ragione della
pena ridotta doveva reperirsi in una «illegittima relazione carnale» che coinvolgesse una delle donne della famiglia.
– P. Germi, Divorzio all’italiana, Italia, 1962; tratto dal romanzo di G. Arpino, Un delitto d’onore.
Stanco della moglie e invaghito di una cugina sedicenne, un barone siculo induce la consorte al tradimento e poi
la uccide. È condannato a una pena minima per “delitto d’onore” e può sposare la cugina. Si può fare una commedia intelligente, lesta, graffiante anche illustrando un articolo (il 587) del Codice Penale. Se c’è un’arte che nasce
dall’indignazione, questo film le appartiene. Moralista risentito, Germi carica qui i suoi livori di un umor nero, di
una amara e invelenita buffoneria che trova negli interpreti, soprattutto in Mastroianni, il suo sfogo. Oscar per la
sceneggiatura a Ennio De Concini, Alfredo Giannetti e Germi e il premio della migliore commedia a Cannes.
(da www.mymovies.it)
– G. Ferrara, Delitto d’onore, Italia, 1969.
In Italia avvengono 1500 delitti “d’onore” in un anno. Il film esamina attraverso i casi di cronaca più rappresentativi la complessa realtà che si nasconde dietro questo drammatico fatto di costume.
I titoli di testa alternano foto di processi, delitti, funerali. Di seguito, si sottolinea come il delitto d’onore derivi
da una precisa tradizione culturale, ponendo l’accento sulle differenze che accompagnano uomini e donne in
Sicilia sin dalla nascita: l’acqua con il quale viene fatto il primo bagnetto a un bimbo maschio viene, infatti,
gettata fuori (simbolo di un destino di libertà), mentre l’acqua utilizzata per le bimbe femmine è gettata nella
cenere (simbolo di legame al focolare domestico). Per le vie dei paesi gli uomini siedono con gli occhi rivolti alla
strada, le donne girate verso il muro.
(da www.cinestore.cinetecadibologna.it)
Interpretazione
•Ai versi 100-107 si trova una sintesi della teoria dell’amore cortese, incarnato nella vicenda privata di Paolo e
Francesca. Individua i concetti generali a cui si ispira.
•Spiega da che cosa nasce il sentimento di pietade che Dante prova nei confronti dei dannati in questo canto.
•Durante tutto il racconto di Francesca Paolo tace e piange. Racconta la vicenda utilizzando il suo punto di vista.
Paolo e Francesca nella musica contemporanea
•Ascolta, cercando su internet, Compagno di scuola di Antonello Venditti e Serenata rap di Jovanotti e scrivi
un breve testo in cui illustri le cause del permanere dell’interesse sulla vicenda dei due amanti infelici anche nei
fenomeni della cultura contemporanea, come la canzone d’autore.
20
Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
2
4 La Commedia: approfondimento sul XXVI canto dell’Inferno
Obiettivi della lezione
• Ascoltare il testo, tramite la lettura espressiva.
• Arricchire, tramite immagini e approfondimenti, la comprensione del testo.
• Stabilire nessi fra la letteratura e altre discipline espressive.
• Saper cogliere nessi fra il poema dantesco e la letteratura successiva.
Tempo richiesto: 1 h
•Introduzione al canto di Ulisse: lettura e commento di Roberto Benigni dei versi 85-142 (13’): www.youtube.com.
•Testi online da ascoltare (da Fresca rosa novella): Ulisse, l’eroe della «conoscenza errante», Inferno XXVI.
– Approfondimento: Il canto di Ulisse in Se questo è un uomo, di Primo Levi. Lettura in classe e commento da
parte dell’insegnante.
P. Levi, Se questo è un uomo, Il canto di Ulisse
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30
Il canto di Ulisse. Chissà come e perché mi è venuto in mente: ma non abbiamo tempo di scegliere,
quest’ora già non è più un’ora. Se Jean è intelligente capirà. Capirà: oggi mi sento da tanto.
[…] Chi è Dante. Che cosa è la Commedia. Quale sensazione curiosa di novità si prova, se si cerca di
spiegare in breve che cosa è la Divina Commedia. Come è distribuito l’Inferno, cosa è il contrappasso.
Virgilio è la Ragione, Beatrice è la Teologia. Jean è attentissimo, ed io comincio, lento e accurato:
Lo maggior corno della fiamma antica
Cominciò a crollarsi mormorando,
Pur come quella cui vento affatica.
Indi, la cima in qua e in là menando
Come fosse la lingua che parlasse
Mise fuori la voce, e disse: Quando…
Qui mi fermo e cerco di tradurre. Disastroso: povero Dante e povero francese! Tuttavia l’esperienza
pare prometta bene: Jean ammira la bizzarra similitudine della lingua, e mi suggerisce il termine
appropriato per rendere «antica». E dopo «Quando»? Il nulla. Un buco nella memoria. «Prima che sí
Enea la nominasse». Altro buco. Viene a galla qualche frammento non utilizzabile: «… la piéta Del
vecchio padre, né ’l debito amore Che doveva Penelopè far lieta…» sarà poi esatto?
… Ma misi me per l’alto mare aperto.
Di questo sì, di questo sono sicuro, sono in grado di spiegare a Pikolo, di distinguere perché «misi
me» non è «je me mis», è molto più forte e più audace, è un vincolo infranto, è scagliare se stessi al di
là di una barriera, noi conosciamo bene questo impulso. L’alto mare aperto: Pikolo ha viaggiato per
mare e sa cosa vuol dire, è quando l’orizzonte si chiude su se stesso, libero diritto semplice, e non c’è
ormai che odore di mare: dolci cose ferocemente lontane.
Siamo arrivati al Kraftwerk, dove lavora il Kommando dei posacavi. Ci dev’essere l’ingegner Levi.
Eccolo, si vede solo la testa fuori della trincea. Mi fa un cenno colla mano, è un uomo in gamba, non
l’ho mai visto giù di morale, non parla mai di mangiare.
«Mare aperto». «Mare aperto». So che rima con «diserto»: «… quella compagna Picciola, dalla qual
non fui diserto», ma non rammento più se viene prima o dopo. E anche il viaggio, il temerario viaggio
al di là delle colonne d’Ercole, che tristezza, sono costretto a raccontarlo in prosa: un sacrilegio. Non
ho salvato che un verso, ma vale la pena di fermarcisi:
… Acciò che l’uom più oltre non si metta.
«Si metta»: dovevo venire in Lager per accorgermi che è la stessa espressione di prima, «e misi me».
Ma non ne faccio parte a Jean, non sono sicuro che sia una osservazione importante. Quante altre
cose ci sarebbero da dire, e il sole è già alto, mezzogiorno è vicino. Ho fretta, una fretta furibonda.
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
Svolgimento della lezione
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Suggerimenti all’uso di miaLIM
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PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
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Ecco, attento Pikolo, apri gli orecchi e la mente, ho bisogno che tu capisca:
Considerate la vostra semenza:
Fatti non foste a viver come bruti,
Ma per seguir virtute e conoscenza.
Come se anch’io lo sentissi per la prima volta: come uno squillo di tromba, come la voce di Dio.
Per un momento, ho dimenticato chi sono e dove sono.
Pikolo mi prega di ripetere. Come è buono Pikolo, si è accorto che mi sta facendo del bene. O forse
è qualcosa di più: forse, nonostante la traduzione scialba e il commento pedestre e frettoloso, ha
ricevuto il messaggio, ha sentito che lo riguarda, che riguarda tutti gli uomini in travaglio, e noi in
specie; e che riguarda noi due, che osiamo ragionare di queste cose con le stanghe della zuppa sulle
spalle.
Li miei compagni fec’io sí acuti…
… mi sforzo, ma invano, di spiegare quante cose vuol dire questo «acuti». Qui ancora una lacuna,
questa volta irreparabile. «… Lo lume era di sotto della luna» o qualcosa di simile; ma prima?…
Nessuna idea, «keine Ahnung» come si dice qui. Che Pikolo mi scusi, ho dimenticato almeno quattro
terzine.
– Ça ne fait rien, vas-y tout de même.
… Quando mi apparve una montagna, bruna
Per la distanza, e parvemi alta tanto
Che mai veduta non ne avevo alcuna.
Sì, sì, «alta tanto», non «molto alta», proposizione consecutiva. E le montagne, quando si vedono di
lontano… le montagne… oh Pikolo, Pikolo, di’ qualcosa, parla, non lasciarmi pensare alle mie montagne, che comparivano nel bruno della sera quando tornavo in treno da Milano a Torino!
Basta, bisogna proseguire, queste sono cose che si pensano ma non si dicono. Pikolo attende e mi
guarda. Darei la zuppa di oggi per saper saldare «non ne avevo alcuna» col finale. Mi sforzo di ricostruire per mezzo delle rime, chiudo gli occhi, mi mordo le dita: ma non serve, il resto è silenzio. Mi
danzano per il capo altri versi: «… la terra lagrimosa diede vento…» no, è un’altra cosa. È tardi, è
tardi, siamo arrivati alla cucina, bisogna concludere:
Tre volte il fe’ girar con tutte l’acque,
Alla quarta levar la poppa in suso
E la prora ire in giù, come altrui piacque…
Trattengo Pikolo, è assolutamente necessario e urgente che ascolti, che comprenda che questo «come
altrui piacque», prima che sia troppo tardi, domani lui o io possiamo essere morti, o non vederci mai
più, devo dirgli, spiegargli del Medioevo, del così umano e necessario e pure inaspettato anacronismo, e altro ancora, qualcosa di gigantesco che io stesso ho visto ora soltanto, nell’intuizione di un
attimo, forse il perché del nostro destino, del nostro essere oggi qui…
Siamo ormai nella fila per la zuppa, in mezzo alla folla sordida e sbrindellata dei porta-zuppa degli
altri Kommandos. I nuovi giunti ci si accalcano alle spalle. – Kraut und Rueben? – Kraut und Rueben
–. Si annunzia ufficialmente che oggi la zuppa è di cavoli e rape: – Choux et nevets. –
Kaposzta és répak.
Infin che ‘l mar fu sopra noi richiuso.
– Giovanni Succi legge Primo Levi a teatro il 27 gennaio 2012, giorno della memoria (www.youtube.com).
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Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
2
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
•Iconografia dell’episodio di Ulisse e Diomede.
1 Miniatura tratta dal Codex Altonensis del 1385 ca (Amburgo, Bibliothek des Gymnasiums Christaneum).
2 Gustave
Doré, Virgilio mostra a
Dante i dannati della bolgia dei
consiglieri fraudolenti.
3 William
Blake, Ulisse e Diomede.
Interpretazione
•Nella definizione del personaggio di Ulisse Dante si basa sulle caratteristiche che erano state definite da Omero,
ma le interpreta diversamente. Rifletti su questa considerazione.
•«Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza»: commenta la terzina più famosa di questo canto, concentrandoti anche sulla tua personale ricerca della conoscenza,
odierna e futura.
•Anche oggi la cieca fiducia nelle capacità dell’uomo e della scienza porta a nuovi esperimenti scientifici: spesso
l’uomo non sa fermarsi di fronte ai propri limiti. Esponi le tue considerazioni in proposito.
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2
Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
5 Petrarca, Solo et pensoso i piú deserti campi (Rvf, 35)
Obiettivi della lezione
•Ascoltare, tramite la lettura di un attore, il sonetto.
•Comprenderne il messaggio.
•Saper cogliere gli elementi di novità apportati da Petrarca alla lirica d’amore.
•Saper cogliere l’aspetto ritmico-musicale del sonetto.
•Riflettere sull’innovazione della poesia introspettiva, fondante per la lirica moderna.
•Approfondire le caratteristiche di Petrarca poeta e uomo.
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
Prerequisiti
•Conoscere l’autore e il contesto di riferimento.
•Conoscere l’opera nei suoi aspetti essenziali.
Tempo richiesto: 2 h
Svolgimento della lezione
•Ascolto della lettura del sonetto (www.youtube.com).
•Focalizzazione sul contenuto:
– «Un autoritratto in forma di sonetto», videolezione della prof. Paola Rocchi (3:31);
– parafrasi e spiegazione dei versi da parte dell’insegnante con la collaborazione degli studenti (utilizzo della
palette degli strumenti: parafrasi, sottolineatura di parole chiave, passaggi testuali, figure retoriche) (20’);
– «Solitudine o vita solitaria?», videolezione della prof. Paola Rocchi (3’);
•Focalizzazione sull’aspetto ritmico-musicale della poesia:
– « Passi e pensieri», videolezione della prof. Paola Rocchi (2:34);
– «Il sonetto come spartito musicale», videolezione della prof. Paola Rocchi (7:46);
•Approfondimento sulla figura del malinconico:
– «Il ritratto del poeta malinconico», videolezione della prof. Paola Rocchi;
– commento di immagini: Jacob de Gheyn, La melanconia, incisione e Albrecht Dürer, Melanconia, incisione
(15’).
•Spunti di approfondimento:
– la natura come specchio dell’interiorità fra Settecento e Ottocento, in arte e letteratura.
1 Caspar
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David Friedrich, Monaco in riva al mare, 1809, olio su tela (Berlino, Alte Nationalgalerie).
La figura umana appare piccola e insignificante di fronte all’immensità della natura: la percezione di impotenza
provoca nell’individuo uno struggimento che trova corrispondenza nel paesaggio. Il mare in questo contesto
non è più solo uno sfondo naturale, ma si fa manifestazione dello stato d’animo del monaco e diventa interlocutore della sua anima.
Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
2
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Alfine eccomi in pace! – Che pace? stanchezza, sopore di sepoltura. Ho vagato per queste montagne.
Non v’è albero, non tugurio, non erba. Tutto è bronchi; aspri e lividi macigni; e qua e là molte croci
che segnano il sito de’ viandanti assassinati. – Là giù è il Roja, un torrente che quando si disfanno i
ghiacci precipita dalle viscere delle Alpi, e per gran tratto ha spaccato in due questa immensa montagna. V’è un ponte presso alla marina che ricongiunge il sentiero. Mi sono fermato su quel ponte,
e ho spinto gli occhi sin dove può giungere la vista; e percorrendo due argini di altissime rupi e di
burroni cavernosi, appena si vedono imposte su le cervici dell’Alpi altre Alpi di neve che s’immergono
nel Cielo e tutto biancheggia e si confonde – da quelle spalancate Alpi cala e passeggia ondeggiando
la tramontana, e per quelle fauci invade il Mediterraneo. La Natura siede qui solitaria e minacciosa,
e caccia da questo suo regno tutti i viventi.
(U. Foscolo, Le ultime lettere di Jacopo Ortis)
– «La solitudine nella folla», videolezione della prof. Paola Rocchi (3:45).
Verifica percorso
•«Ciò che è veramente importante è non fuggire da noi stessi, mantenere vivo un sincero atteggiamento di vicinanza, senza riserve, a quell’interiorità personale, essenziale, che ci condiziona e ci definisce. […] Perciò l’onestà,
il dialogo quotidiano con noi stessi, deve diventare un’abitudine quotidiana, alla quale dedicarsi con naturalezza,
con nessuno sforzo» (J. Campos Herrero).
Commenta la citazione con riflessioni derivanti dalla tua esperienza personale.
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
Nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo (1802) il protagonista soffre per un amore impossibile e fatica
a riconoscersi nel mondo e nella società che lo circonda. Trova sfogo in una natura impervia, che partecipa in qualche modo alla sua disperazione e che riflette il suo stato d’animo tormentato.
•Delle opere e della personalità di Petrarca sono state proposte due interpretazioni critiche diverse: alcuni studiosi come Edoardo Sanguineti (vol. 1A, sez. 5, cap. 1, p. 328) hanno legato l’esperienza petrarchesca ancora alla cultura medioevale; altri invece hanno sottolineato soprattutto il carattere innovativo del suo profilo intellettuale e
delle sue scelte poetiche (vol. 1A, sez. 5, cap. 2, p. 331). Quale delle due ipotesi critiche ritieni più interessante e
fondata? Argomenta la tua scelta con opportune motivazioni e con riferimenti ai testi letti.
•Il poeta vaga per la campagna in cerca di luoghi deserti perché chiunque, osservando la tristezza dei suoi gesti
e del suo volto, si accorgerebbe che soffre per amore. Ovunque vada però Amore lo accompagna e “ragiona” con
lui. Ti è mai capitato di vivere questa impossibilità di tenersi lontano da un pensiero, da una preoccupazione, da
un dispiacere? Racconta la tua esperienza.
Per approfondire
M. Santagata, Il copista, Sellerio, Palermo 2000: il romanzo racconta la vita ritirata ad Arquà e i tormenti di Petrarca, ormai anziano.
L. e G. Chieli, Franciscus. La vita del Petrarca a fumetti, Le Balze, Grosseto 2005.
6 Boccaccio, Andreuccio da Perugia (Decameron, II, 5)
Obiettivi della lezione
•Ascoltare il testo, tramite la lettura espressiva di qualche passo.
•Arricchire, tramite immagini e approfondimenti, la comprensione del testo.
•Mettere in relazione il testo letterario e i dati biografici dell’autore.
•Stabilire nessi fra la letteratura e altre discipline espressive.
•Riconoscere aspetti innovativi dell’opera di Boccaccio rispetto alla produzione precedente.
•Produrre testi di vario tipo in relazione ai differenti scopi comunicativi.
Prerequisiti
Visto il carattere di approfondimento della lezione è richiesta una lettura e spiegazione preventiva delle novelle da
parte dell’insegnante, oltre che un’introduzione all’autore e all’opera. Nelle videolezioni è comunque presente la
lettura dei passi maggiormente rilevanti della novella.
Tempo richiesto: 2 h
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Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
Svolgimento della lezione
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
•Introduzione all’opera e alla novella:
– «La commedia umana del Decameron», videolezione del prof. Corrado Bologna (1:45);
– Immagini: La peste a Firenze, Decameron, 1430 circa (su Dvd);
– «Andreuccio da Perugia: l’argomento», videolezione del prof. Corrado Bologna (4:50).
•Focalizzazione su Napoli, luogo della novella:
– «Boccaccio e Napoli», videolezione del prof. Corrado Bologna (3:06);
– Immagini: Alessandro Magnasco, Mercato; miniatura tratta dal Roman de Renart (su Dvd);
– videoclip di Dario Fo, «Dario Fo racconta il Decameron» (1:29).
– Approfondimento: dall’archivio Rai, una puntata del programma Passepartout di Philippe Daverio, Napoli angioina, utile per approfondire il contesto storico-culturale della formazione di Boccaccio a Napoli (www.rai.tv/
dl/RaiTV/).
– Approfondimento sull’inganno: «Andreuccio da Perugia: l’inganno», videolezione del prof. Corrado Bologna (4:47);
– «La città tra libertà e insidia», videolezione del prof. Corrado Bologna (2:19).
•Dalla novella al grande schermo, il Decameron di Pier Paolo Pasolini:
– «Napoli “personaggio” protagonista del Decameron», videolezione del prof. Corrado Bologna (2:15);
– P.P. Pasolini, Decameron (videoclip, 1:41);
– Immagini: Ninetto Davoli, nei panni di Andreuccio (su Dvd);
– «Le voci di Napoli», videolezione del prof. Corrado Bologna (5:06);
– Immagini: la cappella Capece Minutolo in cui il 24 ottobre 1301 fu seppellito l’arcivescovo Filippo Minutolo;
Andreuccio da Perugia, incisione (su Dvd).
•Conclusione della novella:
– «La novella di Andreuccio come romanzo di formazione», videolezione del prof. Corrado Bologna (3:41);
– I mmagini: Andreuccio nell’arca del vescovo, fotogramma dal Decameron di Pasolini; illustrazione di Tito Lessi
per la novella.
Verifica e interpretazione
•Scrivi, basandoti sui cinque sensi, una breve ma accurata descrizione sulla caduta di Andreuccio nel chiassetto,
che funge da scarico della latrina e sul suo vano tentativo di rientrare nella casa di madama Fiordaliso.
•Il furto sacrilego nella tomba dell’arcivescovo Filippo Minutolo, avvenuto nello stesso giorno della sua sepoltura,
viene scoperto a Napoli il giorno successivo, il 25 ottobre 1301. Scrivi un articolo di giornale in cui il punto centrale della notizia sarà il rinvenimento della tomba violata, gli indizi presenti nel duomo napoletano e le indagini
appena partite che mirano a risalire agli autori del furto. Prima di scrivere completa lo schema delle 5W, inventando laddove occorre, in modo che non manchi nessun aspetto alla completezza della notizia.
•Le leggi che dominano in questa novella sono quelle dell’arricchimento, della truffa, del furto e le azioni sono
compiute in nome del denaro. La bella siciliana non esita a fingere sentimenti di fratellanza pur di appropriarsi
della borsa dei denari di Andreuccio, come nella stessa notte due bande diverse di ladri entrano nel Duomo di Napoli per spogliare di ori e gioielli la salma appena inumata dell’arcivescovo. Trovi elementi di attualità in quest’assenza di valori in nome del denaro? Esponi le tue considerazioni in proposito facendo riferimento a fatti concreti.
7 Boccaccio, Lisabetta da Messina (Decameron, IV, 5)
Obiettivi della lezione
•Ascoltare il testo, tramite la lettura espressiva.
•Arricchire, tramite immagini e approfondimenti, la comprensione del testo.
•Stabilire nessi fra la letteratura e altre discipline espressive.
•Svolgere l’analisi linguistica e stilistica del testo e ricollegarlo al genere di riferimento.
•Produrre testi di vario tipo in relazione ai differenti scopi comunicativi.
Prerequisiti
•Conoscere l’autore e il contesto di riferimento.
•Conoscere l’opera.
Tempo richiesto: 1 h
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Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
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Svolgimento della lezione
•Focalizzazione sul contenuto (30’):
– Ascolto della novella: dal sito www.liberliber.it lettura in mp3 della novella (12:10).
– Parafrasi e spiegazione del testo da parte dell’insegnante con la collaborazione degli studenti (utilizzo della
palette degli strumenti: creazione note, sottolineatura di parole chiave, passaggi testuali…).
•Approfondimento (10’):
– Iconografia:
Immagine a p. 542 sul libro di testo.
John Everett Millais, Isabella (Decameron, IV, 5), 1849 (Liverpool, Walker Art Gallery), p. 607b.
1 William Holman Hunt, Lisabetta e il vaso di basilico, 1867, olio su
tela (Newcastle, Laing Art Gallery).
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
•Focalizzazione sulla struttura del testo (20’):
– divisione in sequenze;
– definizione dei personaggi;
– luoghi della narrazione;
– tempi della narrazione;
– scelte narrative (la descrizione dei preparativi e dei dettagli dell’incontro fungono da elementi ritardanti che
accentuano la suspance).
•Dalla novella al grande schermo, il Decameron di Pier Paolo Pasolini:
– sequenza dal film, Dvd di Enrico Galimberti, in dotazione con il libro
di testo.
Verifica e interpretazione
•Inizialmente Lisabetta non sa che il motivo della scomparsa di Lorenzo
è l’omicidio perpetrato dai suoi fratelli. Scrivi una lettera d’amore in cui
Lisabetta chiede al suo amato il perché della sua assenza, gli fa presente la disperazione nella quale è caduta da quando lui non è tornato e gli
rinnova le sue promesse di amore eterno.
•L’amore appassionato di Lorenzo e Lisabetta si contrappone alla logica
mercantile dei fratelli di lei. Scrivi un testo argomentativo in cui, in
prima persona, riporti il pensiero di uno dei fratelli di Lisabetta e le sue
motivazioni all’atroce delitto di Lorenzo.
•La novella offre interessanti spunti di documentazione su quella che era la condizione della donna in un’agiata
famiglia di mercanti del Trecento. Scrive un breve testo in cui illustri questa condizione femminile così come
emerge dai particolari presenti nella novella.
8 Boccaccio, Simona e Pasquino (Decameron, IV, 7)
Durante la quarta giornata dedicata agli «amori che ebbero infelice fine» Boccaccio fa raccontare da Emilia una
vicenda singolare, ambientata nella società fiorentina del suo tempo: la passione amorosa di due giovani popolani, due lavoratori salariati dell’arte della lana. La narratrice introducendo la novella sottolinea che «lo ’mperio di
Amore» visita «volentieri le case de’ nobili» ma non rifiuta «quelle de’ poveri»: la vicenda tragica di amore e morte
è tradizionalmente propria di personaggi di alto ceto sociale, ma sarà proprio la passione di Simona e Pasquino a
elevarli al rango più elevato, esaldandone la vitalità e i sentimenti.
Obiettivi della lezione
•Ascoltare il testo, tramite la lettura espressiva.
•Arricchire, tramite immagini e approfondimenti, la comprensione del testo.
•Stabilire nessi fra la letteratura e altre discipline espressive.
•Svolgere l’analisi linguistica e stilistica del testo e ricollegarlo al genere di riferimento.
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Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
Prerequisiti
•Conoscere l’autore e il contesto di riferimento.
•Conoscere l’opera.
Tempo richiesto: 1 h
Svolgimento della lezione
•Focalizzazione sul contenuto (30’).
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
•Ascolto della novella dal sito www.liberliber.it lettura in mp3 della novella (12:19).
•Parafrasi e spiegazione del testo da parte dell’insegnante con la collaborazione degli studenti (utilizzo della palette degli strumenti: creazione note, sottolineatura di parole chiave come i verbi sollecitare e filare, passaggi
testuali…):
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[…] quantunque Amor volentieri le case de’ nobili uomini abiti, esso per ciò non rifiuta lo ‘mperio di
quelle de’ poveri, anzi in quelle sì alcuna volta le sue forze dimostra, che come potentissimo signore
da’ più ricchi si fa temere. Il che, ancora che non in tutto, in gran parte apparirà nella mia novella, con
la qual mi piace nella nostra città rientrare, della quale questo dí, diverse cose diversamente parlando, per diverse parti del mondo avvolgendoci cotanto allontanati ci siamo. Fu adunque, non è ancora
gran tempo, in Firenze una giovane assai bella e leggiadra secondo la sua condizione, e di povero
padre figliuola, la quale ebbe nome Simona: e quantunque le convenisse con le proprie braccia il pan
che mangiar volea guadagnare e filando lana sua vita reggesse, non fu per ciò di sí povero animo che
ella non ardisse a ricevere amore nella sua mente, il quale con gli atti e con le parole piacevoli d’un
giovinetto di non maggior peso di lei, che dando andava per un suo maestro lanaiuolo lana a filare,
buona pezza mostrato aveva di volervi entrare. Ricevutolo adunque in sé col piacevole aspetto del
giovane che l’amava, il cui nome era Pasquino, forte disiderando e non attentando di far più avanti,
filando a ogni passo di lana filata che al fuso avvolgeva mille sospiri più cocenti che fuoco gittava,
di colui ricordandosi che a filar gliele aveva data. Quegli dall’altra parte molto sollecito divenuto che
ben si filasse la lana del suo maestro, quasi quella sola che la Simona filava, e non alcuna altra, tutta
la tela dovesse compiere, più spesso che l’altre era sollecitata. Per che, l’un sollecitando e all’altra
giovando d’esser sollecitata, avvenne che l’un più d’ardir prendendo che aver non solea, e l’altra molta
della paura e della vergogna cacciando che d’avere era usata, insieme a’ piacer comuni si congiunsono; li quali tanto all’una parte e all’altra aggradirono, che, non che l’uno dall’altro aspettasse d’essere
invitato a ciò, anzi a dovervi essere si faceva incontro l’uno all’altro invitando. E così questo lor piacer
continuando d’un giorno in un altro e sempre più nel continuare accendendosi, avvenne che Pasquino disse alla Simona che del tutto egli voleva che ella trovasse modo di poter venire a un giardino,
là dove egli menar la voleva, acciò che quivi più a agio e con men sospetto potessero essere insieme.
La Simona disse che le piaceva; e, dato a vedere al padre, una domenica dopo mangiare, che andar
voleva alla perdonanza1 a San Gallo, con una sua compagna chiamata la Lagina al giardino statole da
Pasquino insegnato se n’andò, dove lui insieme con un suo compagno, che Puccino avea nome ma era
chiamato lo Stramba, trovò; e quivi fatto uno amorazzo tra lo Stramba e la Lagina, essi a far de’ lor
piaceri in una parte del giardin si raccolsero, e lo Stramba e la Lagina lasciarono in un’altra. Era in
quella parte del giardino, dove Pasquino e la Simona andati se n’erano, un grandissimo e bel cesto2
di salvia: a piè della quale postisi a sedere e gran pezza sollazzatisi insieme e molto avendo ragionato
d’una merenda che in quello orto a animo riposato intendevan di fare, Pasquino, al gran cesto della
salvia rivolto, di quella colse una foglia e con essa s’incominciò a stropicciare i denti e le gengie3, di-
1 perdonanza: indulgenza, perdono; in
questa sede si riferisce al rito penitenziale
che si svolgeva la prima domenica del mese
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nella chiesa fuori porta San Gallo.
2 cesto: dal latino cisthus (greco: kísthos), cespo, cespuglio.
3 gengie:
gengive.
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4 cattivella:
cendo che la salvia molto ben gli nettava d’ogni cosa che sopr’essi rimasa fosse dopo l’aver mangiato.
E poi che così alquanto fregati gli ebbe, ritornò in sul ragionamento della merenda della qual prima
diceva: né guari di spazio perseguì ragionando, che egli s’incominciò tutto nel viso a cambiare, e appresso il cambiamento non stette guari che egli perdé la vista e la parola e in brieve egli si morì. Le
quali cose la Simona veggendo, cominciò a piagnere e a gridare e a chiamar lo Stramba e la Lagina;
li quali prestamente là corsi e veggendo Pasquino non solamente morto ma già tutto enfiato e pieno
d’oscure macchie per lo viso e per lo corpo divenuto, subitamente gridò lo Stramba: «Ahi malvagia
femina, tu l’hai avvelenato!» E fatto il romor grande, fu da molti che vicini al giardino abitavan sentito; li quali corsi al romore e trovando costui morto e enfiato e udendo lo Stramba dolersi e accusar
la Simona che con inganno avvelenato l’avesse, e ella, per lo dolore del subito accidente che il suo
amante tolto avesse quasi di sé uscita, non sappiendosi scusare, fu reputato da tutti che così fosse
come lo Stramba diceva. Per la qual cosa presola, piagnendo ella sempre forte, al palagio del podestà
ne fu menata. Quivi, prontando lo Stramba e l’Atticciato e ’l Malagevole, compagni di Pasquino che
sopravenuti erano, un giudice, senza dare indugio alla cosa, si mise a essaminarla del fatto; e non
potendo comprendere costei in questa cosa avere operata malizia né essere colpevole, volle, lei presente, vedere il morto corpo e il luogo e ’l modo da lei raccontatogli, per ciò che per le parole di lei
nol comprendeva assai bene. Fattola adunque senza alcun tumulto colà menare dove ancora il corpo
di Pasquino giaceva gonfiato come una botte, e egli appresso andatovi, maravigliatosi del morto, lei
domandò come stato era. Costei, al cesto della salvia accostatasi e ogni precedente istoria avendo
raccontata, per pienamente dargli a intendere il caso sopravenuto, così fece come Pasquino avea
fatto, una di quelle foglie di salvia fregatasi a’ denti. Le quali cose mentre che per lo Stramba e per
l’Atticciato e per gli altri amici e compagni di Pasquino sì come frivole e vane in presenzia del giudice
erano schernite, e con più istanzia la sua malvagità accusata, niuna altra cosa per lor domandandosi
se non che il fuoco fosse di così fatta malvagità punitore, la cattivella 4, che dal dolore del perduto
amante e dalla paura della dimandata pena dallo Stramba ristretta stava e per l’aversi la salvia
fregata a’ denti, in quel medesimo accidente cadde che prima caduto era Pasquino, non senza gran
maraviglia di quanti eran presenti. O felici anime, alle quali in un medesimo dì adivenne il fervente
amore e la mortal vita terminare! e più felici, se insieme a un medesimo luogo n’andaste! e felicissime,
se nell’altra vita s’ama e voi v’amate come di qua faceste! Ma molto più felice l’anima della Simona
innanzi tratto, quanto è al nostro giudicio che vivi dietro a lei rimasi siamo, la cui innocenzia non patì
la fortuna, che sotto la testimonianza cadesse dello Stramba e dell’Atticciato e del Malagevole, forse
scardassieri5 o più vili uomini, più onesta via trovandole con pari sorte di morte al suo amante a svilupparsi dalla loro infamia e a seguitar l’anima tanto da lei amata del suo Pasquino. Il giudice, quasi
tutto stupefatto dell’accidente insieme con quanti ve n’erano, non sappiendo che dirsi, lungamente
soprastette; poi, in miglior senno rivenuto, disse: «Mostra che questa salvia sia velenosa, il che della
salvia non suole avvenire. Ma acciò che ella alcuno altro offender non possa in simil modo, taglisi
infino alle radici e mettasi nel fuoco». La qual cosa colui che del giardino era guardiano in presenza
del giudice faccendo, non prima abbattuto ebbe il gran cesto in terra, che la cagione della morte de’
due miseri amanti apparve. Era sotto il cesto di quella salvia una botta 6 di maravigliosa grandezza,
dal cui venenifero fiato avvisarono quella salvia esser velenosa divenuta. Alla qual botta non avendo
alcuno ardire d’appressarsi, fattale dintorno una stipa7 grandissima, quivi insieme con la salvia l’arsero: e fu finito il processo di messer lo giudice sopra la morte di Pasquin cattivello. Il quale insieme
con la sua Simona, così enfiati com’erano, dallo Stramba e dall’Atticciato e da Guccio Imbratta e dal
Malagevole furono nella chiesa di San Paolo sepelliti, della quale per avventura erano popolani.
dal latino captivus (= prigioniero), di uso letterario, significa misera, infelice.
5 scardassiere: colui che era addetto
alla scardassatura, cioè alla pettinatura, della lana con lo scardasso (= arnese
a denti uncinati).
6 botta: o bodda, parola di etimo incerto,
2
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
significa rospo.
dal latino stipa (= “paglia”) indica
l’insieme di sterpi, rami secchi e simili utilizzati per accendere il fuoco.
7 stipa:
29
2
Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
•Focalizzazione sulla struttura del testo (20’):
– divisione in sequenze;
– definizione dei personaggi;
– luoghi della narrazione;
– tempi della narrazione;
– scelte narrative (la descrizione dei preparativi e dei dettagli dell’incontro fungono da elementi ritardanti che
accentuano la suspense).
•Approfondimento (10’):
– Iconografia: nel manoscritto 5070, Bibliothèque de l’Arsenal, Paris.
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
1 Miniatura
– Il rospo nei bestiari medioevali, animale prevalentemente notturno e mortifero (certosa.cineca.it/chiostro/
simboli.php).
Verifica della comprensione
•Quale maleficio ha trasformato il cespuglio da protettiva fonte di riposo e di frescura (salvia è termine latino che
significa salvezza) a elemento di morte?
•Qual è la posizione ideologica di Boccaccio nei confronti della classe sociale cui appartengono i due protagonisti
della novella?
•Chi è il narratore della novella e quali registri linguistici adotta?
•Quale valore assumono i verbi sollicitare e filare più volte utilizzati?
•Per quale motivo il giudice effettua un sopralluogo nel giardino dove era morto Pasquino?
9 Ariosto, Orlando furioso
In questa lezione sul poema ariostesco vengono proposti quattro percorsi: la figura di Angelica da Boiardo ad
Ariosto, la pazzia di Orlando, il tema del labirinto e il castello di Atlante, Astolfo sulla Luna. Visto il carattere di
approfondimento della lezione è richiesta una lettura e spiegazione preventiva dei canti o di parte di essi, oltre che
un’introduzione all’autore e all’opera da parte dell’insegnante.
Obiettivi della lezione
•Ascoltare il testo, tramite la lettura espressiva.
•Arricchire, tramite immagini e approfondimenti, la comprensione del testo.
•Stabilire nessi fra la letteratura e altre discipline espressive.
30
Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
2
•Collegare tematiche letterarie a fenomeni della contemporaneità.
•Cogliere nei testi l’eco dei modelli ispiratori.
•Mettere in relazione l’opera con la letteratura successiva.
•Produrre testi di vario tipo in relazione ai differenti scopi comunicativi.
Tempo richiesto: 2 h
•La fuga di Angelica
– «In principio c’è solo una ragazza che fugge», videolezione del prof. Corrado Bologna (4:25);
– «Corrò la fresca e matutina rosa», lettura di I, vv. 58-59 e «Un poema di inseguimenti», commento del prof.
Corrado Bologna (5:04);
– Ermanno Cavazzoni, scrittore e sceneggiatore italiano: approfondimento sui luoghi del poema ariostesco (3:18).
•La pazzia di Orlando
– G. Cuticchio, puparo, La pazzia di Orlando (2:16);
– «Un paladino pazzo furioso», videolezione del prof. Corrado Bologna (3:15);
– I mmagini: Tiepolo, Angelica cura Medoro e Angelica incide il nome di Medoro; illustrazione di Filippo Pistrucci per il XXIII dell’Orlando furioso;
– «La linea Boiardo-Ariosto-Cervantes», del prof. Edoardo Sanguineti (1:14).
•Approfondimento:
Dal sito di Rai Scuola, un episodio dello sceneggiato televisivo tratto dal poema di Ariosto, con la regia di Luca Ronconi e sceneggiatura di Edoardo Sanguineti (1975): Angelica e Medoro (canto XIX); si tratta di un adattamento
dello spettacolo teatrale allestito nel 1969 (www.raiscuola.rai.it) (6:39)
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
Svolgimento della lezione
•Il castello di Atlante
– «Il labirinto della narrazione», videolezione del prof. Corrado Bologna (3:00);
– I mmagini: G. Doré, Il palazzo incantato del mago Atlante e Il mago Atlante torna al suo castello; M. Escher,
Relatività.
•Astolfo sulla Luna
– estratto: L. Ronconi, E. Sanguineti, Orlando furioso, 1969 (1:18);
– «Astolfo sulla Luna», videolezione del prof. Corrado Bologna (5:18);
– I mmagini: foto di scena dallo spettacolo di Ronconi-Sanguineti, Astolfo sull’ippogrifo, 1969; G. Doré, Astolfo
in viaggio verso la luna;
– estratto dal film di George Méliès, Le voyage dans la lune, Francia 1902 (1:53).
•Approfondimento:
Dall’archivio Rai, per “Radio3 suite”, Che fai tu luna in ciel?: una riflessione del prof. Corrado Bologna sul dialogo a distanza tra Ariosto e Leopardi, che, in una delle sue Operette morali, Il dialogo della terra e della luna,
ironizza con il canto XXXIV dell’Orlando Furioso (www.rai.tv/dl/RaiTV/).
Verifica e interpretazione
•«Ognuno in fondo perso dietro ai fatti suoi…»: questo verso di una famosa canzone di Vasco Rossi esprime il
comportamento dei vari personaggi del I canto del poema. Spiegalo con riferimenti al testo.
•Immagina la lettera che Boiardo avrebbe potuto scrivere a Ludovico Ariosto dopo aver letto il Furioso, che si
presenta come continuazione al suo Innamorato. Scrivi anche la risposta di Ariosto. I due, nelle loro discussioni,
trattano anche della vita di corte e della funzione e del comportamento del cortigiano.
•Orlando si dirige al castello di Atlante perché da lì proviene l’illusorio richiamo di aiuto della donna che ama. Ma
il castello è un labirinto, dove i protagonisti del poema restano intrappolati. Quanti palazzi si possono riconoscere al giorno d’oggi nel palazzo di Atlante? Quanti spazi architettati per proiettare le più incredibili illusioni, per
convincere a comprare questo o quel prodotto? Prova ad attualizzare, considerando quali illusioni potrebbero
guidare l’uomo contemporaneo nel castello di Atlante.
Per approfondire
Italo Calvino, Orlando furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino.
31
2
Parte
Suggerimenti all’uso di miaLIM
10 Tasso, Tancredi e Clorinda (Gerusalemme liberata, XII)
Obiettivi della lezione
•Approfondire le conoscenze sul genere del poema epico.
•Comprendere il messaggio del testo.
•Approfondire e ampliare il messaggio tramite immagini.
•Saper cogliere i legami fra arte e letteratura e musica e letteratura.
•Attualizzare attraverso un confronto con la modernità.
Prerequisiti
PARTE 2 - SUGGERIMENTI
ALL’USO DI miaLIM
•Conoscere l’autore e il contesto di riferimento.
•Conoscere l’opera.
Tempo richiesto: 2 h
Svolgimento della lezione
•Introduzione generale al poema: «L’ultimo poema epico», videolezione del prof. Corrado Bologna (4:34).
•Approfondimento sul ciclo pittorico di Tiepolo di Villa Valmarana ai Nani (Vicenza): www.villavalmarana.com/
•Focalizzazione sul contenuto:
– Lettura, parafrasi e spiegazione delle ottave sul libro di testo (T4, p. 536 sgg.) da parte dell’insegnante (40’);
– Commento di immagini che illustrano l’episodio:
1 Ambroise Dubois, Il battesimo di Clorinda, 1601-06, olio su tela (Fontainebleau, Musée National du Château).
2 Domenico
Tintoretto, Tancredi battezza Clorinda, 1586-1600, olio su tela
(Houston, Museum of Fine Arts).
•Focalizzazione sulla forma:
– «Il “visibile” parlare di Torquato Tasso», videolezione del prof. Corrado Bologna (4:14);
– «Il battesimo di Clorinda», Tintoretto
nel commento di Giulio Carlo Argan
(in internet).
•Focalizzazione sull’aspetto ritmico-musicale delle ottave:
– «La Gerusalemme liberata di Monteverdi», videolezione del prof. Corrado Bologna (3:58);
– «La musica della Gerusalemme liberata», videolezione del musicologo Marco Bernardi (3:05).
•Spunti di approfondimento:
– «Tasso, il musico della malinconia», videolezione del prof. Corrado Bologna (3:22).
•Spunti di attualizzazione:
– «Il mito della donna guerriera: dalle Amazzoni a Lara Croft». Fai una ricerca su internet e scrivi un articolo sul
giornalino scolastico su questo tema.
Verifica percorso
•Confronta questo passo con altri testi, antichi o moderni, in cui compare il tema amore/morte e scrive un breve
saggio su questo tema.
•Clorinda in questo episodio lotta per la sua identità e si tratta di un percorso difficile e impegnativo: come valuti
questo tentativo di raggiungere l’autenticità?
•La teoria del «parlar disgiunto» fu utilizzata da Tasso in poesia e in seguito venne adottata da pittori attivi negli
anni Settanta e Ottanta del Cinquecento, che operarono una profonda rivoluzione sul concetto stesso della rappresentazione, basata non più soltanto sulla composizione tradizionale di contorno e chiaroscuro, ma attraverso
accostamenti derivanti da «unioni e dipendenza dei sensi». Cerca su internet informazioni in proposito.
32
Parte 3
Introduzione
all’uso di
33
3
Parte
Introduzione all’uso di Eugenio
Il rapporto tra la scuola e le tecnologie della comunicazione
Ormai da più di vent’anni è iniziato il rapporto tra la scuola e gli strumenti di insegnamento/apprendimento offerti
dai mezzi di comunicazione elettronica. All’inizio degli anni Novanta, al tempo dei floppy disk, i primi corsi di
alfabetizzazione informatica rivolti ai docenti spaziavano dalla creazione e gestione delle cartelle all’uso dei sistemi di video scrittura, dall’impiego di rudimentali ambienti di apprendimento alla progettazione e costruzione di
ipertesti. Nel corso degli anni successivi, gli insegnanti hanno dovuto fronteggiare l’espansione del Web, ma anche
imparare a sfruttarne in chiave didattica le potenzialità, fino ad arrivare alle espansioni online e alla LIM, corredo
multimediale indispensabile di ogni pubblicazione scolastica.
Eppure, nonostante la diffusione delle tecnologie della comunicazione nella vita quotidiana e la virtualizzazione degli scambi, pochissimi docenti hanno inserito le risorse digitali nella didattica quotidiana e solo alcuni vi
ricorrono occasionalmente, in verità spesso senza un progetto. Per la schiacciante maggioranza degli insegnanti,
e di conseguenza per i loro allievi, carta e penna continuano a essere gli unici strumenti di studio e di lavoro. La
scuola si mostra non solo impermeabile ma spesso anche ostile agli inviti che provengono da più parti a prendere
atto dei cambiamenti intervenuti negli ultimi vent’anni, arroccata nella difesa di un modello ormai inadeguato di
trasmissione culturale.
PARTE 3 - INTRODUZIONE
ALL’USO DI EUGENIO
L’uso didattico delle tecnologie
Dietro i banchi delle nostre aule siedono i cosiddetti “nativi digitali”, bambini diventati adolescenti digitando le
tastiere dei nuovi strumenti di comunicazione e frequentando gli spazi immateriali di interazione sociale e personale. Spesso però ciò è accaduto senza la necessaria consapevolezza critica. È indispensabile, perciò, che a scuola
si introducano nuovi dispositivi didattici che non solo siano adeguati all’universo digitale ma ad esso preparino, insegnando a riconoscerne e sfruttarne le opportunità. Non si tratta di piegarsi passivamente alle esigenze e ai gusti
degli allievi né di trasformare opportunisticamente i programmi informatici e il Web in forme di intrattenimento,
volte esclusivamente a conquistare l’interesse dei giovani.
Non si chiede ai docenti di sacrificare il proprio compito educativo e culturale sull’altare di un’acritica adesione
alla contemporaneità, ma di considerare le tecnologie della comunicazione come alleate indispensabili della scuola
delle competenze. Ormai è illusorio credere di fornire agli studenti conoscenze e competenze disciplinari e competenze di cittadinanza senza ricorrere a nuove modalità di insegnamento e apprendimento. I sistemi di istruzione e
di formazione non possono restare immobili dinanzi alla velocità con cui invece è cambiata e continua a cambiare
la società in cui i giovani stanno crescendo e in cui vivono gli stessi insegnanti. La difesa oltranzista delle proprie
caratteristiche e il bisogno di aggrapparsi alla rassicurante routine di libro-quaderno-penna rischiano di inficiare
o quantomeno di condannare alla marginalità non solo l’acquisizione delle competenze trasversali ma ormai anche
la trasmissione dei saperi disciplinari.
Per salvaguardare la specificità e la validità degli insegnamenti occorre rinnovare modelli e sistemi di
riferimento prevedendo nella relazione di apprendimento anche l’impiego stabile delle tecnologie della comunicazione. Non si intende proporre un’alternativa radicale a pratiche didattiche consolidate. Adeguare la
scuola alla cosiddetta società dell’informazione non prevede l’eliminazione del rapporto diretto tra insegnante e studenti, lo studio cartaceo, la verifica e la certificazione del lavoro svolto. Occorre, invece, compiere
un’attenta analisi al fine di individuare i contenuti disciplinari e i contesti educativi che possono trovare nella
tecnologia gli strumenti per integrare e migliorare quanto la scuola sta già dando e realizzare quanto di nuovo
è possibile.
Lo sviluppo delle conoscenze e delle competenze
La difesa dei saperi tradizionali passa anche attraverso la capacità degli insegnanti di tenere il passo con l’evoluzione dei sistemi con cui è possibile trasmetterli e rinnovarli. Però, al contrario di chi sostiene la necessità di
abbandonare o quantomeno porre in secondo piano i contenuti disciplinari in nome delle competenze, riteniamo
che il ricorso alla tecnologia non debba cancellare le conoscenze, ma valorizzarle applicandole in contesti operativi.
Per quanto più specificamente riguarda l’insegnamento dell’italiano, la finalità deve essere quella di migliorare e rinforzare le conoscenze di grammatica e analisi del testo per le medie inferiori e il biennio e di storia
letteraria e riflessione sui testi per il triennio così da giungere a una matura e consapevole competenza di lettura.
Per ottenere questo obiettivo è fondamentale veicolare i contenuti anche attraverso linguaggi e modalità più vicini
all’esperienza di chi popola la scuola (insegnanti compresi) per facilitare non solo l’apprendimento, ma soprattutto
34
Parte
introduzione all’uso di Eugenio
3
per contribuire alla costruzione di senso e di significato dell’esperienza scolastica attraverso un reale collegamento
con il presente e il proprio vissuto.
L’esperienza quotidiana in classe ci insegna che l’autorevolezza e il fascino di un insegnante e, di conseguenza,
parte dell’impegno degli studenti nello studio della sua materia non sono determinati tanto dalla ricchezza della
conoscenza disciplinare quanto soprattutto dalla capacità di dare vita e concretezza ai contenuti, di agganciarli alla realtà affinché non risuonino estranei o addirittura ostili. Perché gli apprendimenti abbiano speranze di
apparire significativi e sensati agli occhi degli adolescenti dobbiamo fornire strumenti che trasmettano i saperi
valorizzando le loro esperienze di vita. La scuola del futuro ha certamente ancora bisogno di libri e di lavagne non
solo multimediali e di insegnanti che non consegnino la loro funzione culturale e umana a un evoluto software
didattico, ma non può prescindere dal ricorso alla tecnologia nella misura in cui lo suggerisce il contesto, la materia
e lo strumento a disposizione.
Riteniamo che la via più semplice e immediata per attuare il cambiamento non possa che avvenire attraverso un
processo di integrazione ed evoluzione e non una rottura traumatica, peraltro molto lontana non solo dai desideri
degli insegnanti ma anche dalle risorse umane e tecniche attualmente a disposizione degli istituti italiani. Occorre, perciò, prevedere attività che partano dai contenuti e dalle consuete forme di insegnamento/apprendimento
previste dalle istituzioni scolastiche, ma che nel contempo sappiano rivitalizzarli e migliorarli con la flessibilità e
l’approccio amichevole degli ambienti digitali.
Una risposta a questa esigenza è fornita da Eugenio, il primo tutor adattivo di italiano in rete: un sistema che in
un ambito contestualizzato fonde la verifica delle conoscenze grammaticali, testuali e letterarie con la comprensione, l’analisi e l’interpretazione del testo. Eugenio risponde alle esigenze della didattica delle competenze che
è valutabile soltanto in situazione e che prevede un mix integrato fra conoscenze, abilità e qualità personali. La
competenza non si riduce alle conoscenze possedute, ma non può prescindere da esse, non si esercita attraverso la
riproposizione di un sapere ma con l’impiego delle nozioni in una situazione specifica. Secondo quanto affermato
nel Quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente, una competenza è «la capacità comprovata di utilizzare conoscenze, abilità e disposizioni personali, sociali o metodologiche in situazioni di lavoro o di
studio e per lo sviluppo professionale e personale».
Eugenio offre agli insegnanti:
– u na classe virtuale semplice da usare e consultare, con cui organizzare esercitazioni e situazioni di apprendimento, alternative agli strumenti consueti della lezione frontale e della verifica cartacea;
– u n sistema di reportistica che confronta i risultati del singolo rispetto alla classe e rispetto ai suoi risultati
precedenti e che consente di controllare la progressione degli apprendimenti individuali e collettivi e, di conseguenza, di mettere in atto strategie di differenziazione;
– u na costante verifica delle conoscenze e delle competenze acquisite dagli studenti attraverso un sistema di
valutazione che sfrutta il quadro di riferimento INVALSI.
PARTE 3 - INTRODUZIONE
ALL’USO DI EUGENIO
Eugenio, uno strumento per gli insegnanti e gli studenti
Nel contempo, attento alle esigenze degli studenti, il tutor prevede una partecipazione attiva e coinvolgente grazie
a un sistema di feed-back che li accompagna gradualmente nella comprensione del testo e ne sollecita il senso di
controllo rispetto al compito eseguito. In tal modo, Eugenio favorisce i processi metacognitivi e sviluppa le competenze decisionali (saper valutare, saper compiere e modificare delle scelte, saper risolvere problemi) e diagnostiche
(saper analizzare, saper controllare e gestire più variabili, saper individuare e interpretare informazioni).
Per quanto riguarda il rapporto con il regolamento sul nuovo obbligo di istruzione (G.U. n. 202, 31 agosto 2007),
l’intervento di Eugenio stimola in modo particolare l’acquisizione di tre fondamentali competenze di base fra le sei
previste dall’Asse dei linguaggi:
1) leggere, comprendere e interpretare testi scritti di vario tipo;
2) utilizzare gli strumenti fondamentali per una fruizione consapevole del patrimonio artistico e letterario;
3) utilizzare e produrre testi multimediali.
35
3
Parte
Introduzione all’uso di Eugenio
L’interfaccia di Eugenio
Con l’esclusione della parte superiore in cui
sono riportati il nome dell’autore e il titolo del
testo, la schermata delle prove di Eugenio è divisa in due: a sinistra si trova il testo da analizzare, mentre a destra compaiono le domande.
Il testo
PARTE 3 - INTRODUZIONE
ALL’USO DI EUGENIO
Le dimensioni del carattere sono tali da consentirne una comoda lettura e nel caso in
cui il brano superi la lunghezza della pagina
è possibile visualizzarlo attraverso l’apposita
barra di scorrimento. È opportuno precisare
che anche i testi narrativi non superano mai
1500 battute, in considerazione delle difficoltà
visive e cognitive poste dalla lettura su schermo rispetto a quella su supporto cartaceo. Per tale ragione le note
non si trovano al fondo del testo ma sono visibili per mezzo di un campo che si apre al passaggio del mouse sopra
il numero che le segnala.
A fianco della prima riga del testo, inoltre, si trova un’icona verde a forma di freccia che, se premuta, attiva una
finestra informativa dove sono riportate una scheda biografica dell’autore, una presentazione della sua opera e
un’introduzione al brano in esame.
Le domande
Il frame in cui si trova la domanda è articolato nel modo seguente:
•una prima parte di testo non evidenziata introduce il quesito: può fornire alcune informazioni utili alla risposta e guidare l’analisi, sollecitando
attenzione e riflessione sui principali nodi tematici o stilistici del testo.
Questa parte della domanda può essere sostituita da un aiuto;
•una seconda parte evidenziata contiene in forma interrogativa la vera e
propria consegna;
•uno spazio è riservato alla risposta dell’allievo, quando richiesto dalla tipologia di domanda utilizzata;
•un bottone verde permette di confermare la risposta, dopo aver compiuto
le operazioni previste dalla domanda;
•un bottone arancione consente di saltare la domanda e di accedere a quella successiva;
•un bottone azzurro (Cronologia) permette di aprire una scheda che visualizza le risposte fornite ed eventualmente di ritornare alle domande in
precedenza saltate.
In caso di risposta esatta Eugenio, dopo aver inviato un feed-back positivo,
passa alla domanda successiva.
36
Parte
introduzione all’uso di Eugenio
3
Inoltre, è possibile che una parte di testo sia
posta in evidenza (in blu) alla proposizione
della domanda e/o degli aiuti nell’interfaccia
di esecuzione.
PARTE 3 - INTRODUZIONE
ALL’USO DI EUGENIO
In caso di risposta sbagliata, Eugenio invia un feed-back negativo e
prevede la possibilità di fornire agli
studenti uno o due aiuti che si posizionano nello spazio sottostante la
consegna.
Il sistema di valutazione di Eugenio
A ogni domanda è associata una conoscenza o una competenza. Il criterio che ne ha guidato la compilazione
risponde a un duplice obiettivo:
1) coinvolgere gli elementi fondamentali di narratologia e di analisi del testo poetico e – soprattutto per il triennio
– le nozioni più significative di contesto storico e culturale, che forniscono gli strumenti tecnici e le conoscenze
indispensabili, tra le quali quelle grammaticali, alla comprensione; la valutazione delle conoscenze è ancora un
momento fondamentale della pratica didattica quotidiana e punto di riferimento irrinunciabile per gli insegnanti;
2) sviluppare le competenze previste dalle quattro diverse operazioni di analisi testuale del quadro INVALSI (Individuare informazioni, Interpretare e valutare, Ricostruire il significato, Riflettere sulla lingua).
Eugenio diventa così importante strumento di “allenamento” ai test INVALSI, per ogni grado scolastico: dalla prova inserita nell’esame per il conseguimento della licenza media alla verifica delle competenze acquisite nel percorso
del biennio delle medie superiori fino ad arrivare a quella prevista per il quinto anno, a conclusione del triennio.
Assegnare un compito con Eugenio
Gli insegnanti possono scegliere quale compito assegnare alla classe o al singolo allievo tra le numerose prove presenti. Nella schermata è possibile cogliere le diverse opzioni offerte ai docenti per personalizzare un compito che
poi il sistema si occuperà di assegnare.
37
3
Parte
Introduzione all’uso di Eugenio
• Nella parte alta della pagina compaiono i bottoni che consentono di visualizzare gli esercizi scelti e quelli
già svolti.
• In due campi di testo sottostanti l’insegnante indica la scadenza della consegna da parte dello studente e il nome
del compito.
• Giunto al momento della scelta, si può selezionare il compito scegliendo tra: 1) i titoli delle prove; 2) le proposte di
verifica associate a un’opera Loescher; 3) le analisi del testo guidate da Eugenio; 4) i test interattivi tradizionali
per il consolidamento e il recupero.
• L’insegnante trova alcune indicazioni utili alla scelta dell’esercizio (il focus tematico, la fonte del testo, il genere
letterario, il periodo e la funzionalità) e viene messo a conoscenza delle competenze INVALSI su cui è valutato
il compito.
PARTE 3 - INTRODUZIONE
ALL’USO DI EUGENIO
• Ogni esercizio può essere analizzato in anteprima (
38
) e aggiunto al compito (
).
Parte
introduzione all’uso di Eugenio
3
La tipologia delle domande
Eugenio prevede tre tipi di domanda.
1) Trova: si richiede di individuare parole, espressioni, frasi e porzioni di testo e di cliccarvi sopra (esempio). Si tratta
di una modalità particolarmente indicata per l’esplorazione, la comprensione e la riflessione sulle informazioni esplicite.
PARTE 3 - INTRODUZIONE
ALL’USO DI EUGENIO
2) Scrivi: si pone una domanda che richiede allo studente di digitare in un apposito spazio la soluzione, valutata
immediatamente dal software. Il tipo di quesito, che richiede una risposta univoca, è indicato soprattutto per la
verifica di conoscenze letterarie e grammaticali.
3) Risposta multipla: lo studente deve selezionare una o due opzioni corrette tra più distrattori. Questo tipo di
domanda consente una ricca varietà di operazioni sul testo. In particolare, la presenza dei distrattori permette di
invitare l’allievo a considerare le possibili interpretazioni e ricostruzioni dei significati parziali e globali del testo.
Il tal mondo Eugenio si collega con il lavoro in aula, integrando e arricchendo il confronto e la discussione con la
comunità ermeneutica della classe.
39
3
Parte
Introduzione all’uso di Eugenio
La logica dell’adattività, le tipologie di aiuti e il loro ordine
Nel caso di risposta sbagliata Eugenio permette allo studente di riprovare immediatamente a dare una soluzione
diversa alla stessa domanda. In questo caso, molto spesso vengono forniti uno o due aiuti. Il criterio di distribuzione degli aiuti segue una logica adattiva: 1) se una domanda contiene due aiuti tutte le altre associate alla stessa
conoscenza/competenza avranno a loro volta due aiuti; 2) dopo il primo errore a una delle domande legate da una
comune conoscenza/competenza le altre successive presenteranno il primo aiuto già al momento della consegna,
senza attendere un eventuale sbaglio dello studente.
PARTE 3 - INTRODUZIONE
ALL’USO DI EUGENIO
Gli aiuti di Eugenio appartengono a una delle seguenti categorie.
1) Informazioni teoriche
Allo studente vengono descritte le funzioni o gli aspetti
strutturali dell’elemento da individuare/scrivere/selezionare (che in seguito indicheremo come X).
Dopo aver sottolineato l’importanza dei richiami fonici in una poesia, una domanda
chiede di evidenziare le parole assonanti. Il primo aiuto per lo studente è il seguente:
«Si dice assonanza quando due parole hanno vocali identiche a partire dall’ultima
sillaba accentata».
2) Riformulazione
L’aiuto può essere fornito attraverso una parafrasi della
consegna che indirizza in modo più diretto e immediato
gli studenti verso la soluzione corretta o con una riformulazione/esplicitazione del significato letterale di X.
La consegna iniziale di una domanda a risposta multipla sul significato dell’endecasillabo
conclusivo di Voi ch’ ascoltate in rime sparse si limita a questa formulazione: «Soffermati
sull’ultimo verso. Che cosa esprime la constatazione finale?». Nel primo aiuto, si arricchisce ed esplicita la richiesta attraverso questa riformulazione: «In questi versi l’esperienza
personale è confessata dal poeta affinché possa essere d’esempio non solo a se stesso,
ma a tutti coloro che ascoltano il suono di tali “rime sparse”».
3) Riferimento contestuale
Vengono forniti dei riferimenti ad aspetti specifici del
testo, ma senza evidenziarne la collocazione, o si presentano porzioni di testo parafrasate, utili a individuare
la soluzione.
In una domanda in cui si chiede di individuare i flash-back in una lirica compare
questo aiuto: «Il poeta parla sia di ciò che sta avvenendo ora sia degli avvenimenti
della giovinezza; quindi, parte dal presente per rievocare il passato».
4) Contesto verbale
Si evidenzia la porzione di testo in cui si trovano gli
elementi da cui ricavare la risposta corretta.
Il secondo aiuto della domanda dell’esempio precedente visualizza i versi in cui
l’allievo deve cercare la soluzione: «Considera le parti evidenziate, e in particolare i
tempi verbali».
5) Paratesto
Si rimanda lo studente alle informazioni presenti nelle
informazioni extra o ricavabili dal titolo del testo e dalle
note.
Per agevolare la risposta intorno a un nodo problematico di una lirica d’amore, l’aiuto
sottolinea l’importanza di due espressioni spiegate nelle note: «Considera la prima
strofa e le note relative alle ragioni per cui il poeta chiama la sua donna “bene tanto
atteso” e la paragona a una folata di vento».
6) Istruzioni
Viene esplicitata la procedura per la soluzione della
consegna o di un caso analogo.
Una domanda invita a evidenziare una similitudine. L’aiuto indica il percorso che
consente di arrivare alla soluzione: «Per individuare correttamente la similitudine,
evidenzia i due elementi paragonati e la caratteristica in comune».
7) Eliminazioni di opzioni
Questo tipo di aiuto, previsto soltanto per le domande
a risposta multipla, fornisce allo studente informazioni
atte a scartare uno o più distrattori.
In una domanda a risposta multipla in cui ci si interroga sulla figura retorica presente
in un verso evidenziato, la soluzione corretta (metafora) viene favorita da due aiuti
che escludono prima il distrattore similitudine («La similitudine istituisce un paragone
implicito tra due termini attraverso alcuni elementi linguistici di collegamento») e
dopo i distrattori metonimia e sineddoche («Quella che cerchi non è una figura di
sostituzione di un termine con un altro»).
Esiste un ordine tendenziale nella formulazione degli aiuti, regolato dal principio che un tipo di aiuto può essere
seguito solo da un tipo di peso inferiore o uguale (uno stesso tipo può essere ripetuto).
I pesi sono i seguenti:
Peso
40
Tipologia
4
Informazioni teoriche
3
Riformulazione
3
Riferimento contestuale
3/2
Paratesto
2
Contesto verbale
1
Istruzioni
Parte
introduzione all’uso di Eugenio
3
Quest’ordine risponde a un criterio di economia didattica: la quantità di lavoro in genere richiesta allo
studente da ciascuna tipologia. Le informazioni teoriche richiedono un’operazione concettuale complessa, che
aggiunge concetti da gestire. I tipi di aiuto di peso 3, invece, lavorano tutti sull’esistente, rendendolo più semplice da gestire. I tipi 2 forniscono informazioni che indirizzano alla risposta giusta senza chiedere al discente di
riflettere sulla logica che soggiace al compito richiesto. Il tipo 1, infine, fornisce istruzioni dirette, da eseguire
alla lettera. Quando si fornisce questo aiuto si suppone che l’ultima risorsa dello studente sia la ripetizione in
funzione dell’acquisizione.
La registrazione dei risultati
Una volta che lo studente ha eseguito il compito e lo ha consegnato, l’insegnante può “inviare” allo studente il
proprio giudizio.
La seguente schermata permette di:
– vedere il titolo del testo su cui verte la prova (Esercizio) ed eventuali note di consegna, rilasciate dallo studente dopo aver terminato il compito;
– inserire il voto e, se lo ritiene opportuno un giudizio, che saranno visibili soltanto allo studente interessato;
– “restituire” il compito, cliccando sul bottone Giudica.
PARTE 3 - INTRODUZIONE
ALL’USO DI EUGENIO
Inoltre, l’insegnante può accedere alle istruzioni per la compilazione della pagina (Guida) e può andare al dettaglio dell’esercitazione dello studente (vedi).
Il sistema di reportistica di Eugenio
Attraverso un sistema di reportistica attento alle esigenze didattiche, Eugenio fornisce agli insegnanti importanti
informazioni per valutare oggettivamente i risultati di ogni studente e quelli complessivi della classe, verificare
l’efficacia e cogliere gli elementi di forza e di debolezza del processo di apprendimento/insegnamento e, quindi,
orientare e predisporre interventi didattici collettivi e personalizzati, rivolti sia al recupero sia all’eccellenza.
41
3
Parte
Introduzione all’uso di Eugenio
• I nnanzitutto i docenti possono chiarire ogni dubbio grazie alla Guida, dove troveranno tutte le indicazioni relative alla lettura dei valori.
• I bottoni Precedente e Successivo consentono di scorrere i compiti, visualizzando i risultati di ciascuno di essi.
• Nel primo grafico vengono riportati: 1) il voto assegnato al compito dall’insegnante, a cui resta la decisione finale
sulla valutazione; 2) il punteggio complessivo (score) della prova riportato dallo studente; 3) il punteggio relativo
a ciascuna competenza richiesta nel corso del prova.
Inoltre è anche possibile vedere il grafico di ciascuna competenza e i risultati relativi alle sottocompetenze.
• L’istogramma che riguarda l’andamento nel tempo della classe contemporaneamente permette, come nell’immagine, di vedere i risultati dello score di ciascuno studente ma ogni competenza o sottocompetenza può generare
un diverso istogramma.
PARTE 3 - INTRODUZIONE
ALL’USO DI EUGENIO
La riga in nero sullo sfondo dell’istogramma mostra la media di classe.
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Parte 4
Esercizi, attività
4
Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
Classe
Data
Sezione 2 Il fiore della lirica
VERSO L’ESAME
ANALISI DI UN TESTO POETICO • SCRITTURA DOCUMENTATA
➤ TIPOLOGIA A ANALISI DI UN TESTO POETICO
G. Cavalcanti, Tu m’hai sì piena di dolor la mente. Il sonetto descrive gli effetti dolorosi dell’amore non corrisposto e la conseguente trasformazione dell’individuo, ridotto a oggetto o automa: simile a una statua di legno, metallo o pietra. Il poeta si rivolge
direttamente alla donna, iniziando il sonetto proprio con il pronome Tu: tuttavia la donna stessa rimane silente, ed è da questa
assenza di risposta che deriva in primo luogo la disperazione e l’angoscia dell’io lirico. Nel sonetto sono presenti numerosi temi,
termini e strategie stilistiche tipicamente cavalcantiani.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
SCHEMA METRICO: sonetto con schema ABAB ABAB CDE DCE.
4
Tu m’hai sì piena di dolor la mente,
che l’anima si briga di partire,
e li sospir’ che manda ’l cor dolente
mostrano agli occhi che non può soffrire.
8
Amor, che lo tuo grande valor sente,
dice: «E’ mi duol che ti convien morire
per questa fiera donna, che nïente
par che pietate di te voglia udire».
11
I’ vo come colui ch’è fuor di vita,
che pare, a chi lo sguarda, ch’omo sia
fatto di rame o di pietra o di legno,
14
che si conduca sol per maestria
e porti ne lo core una ferita
che sia, com’egli è morto, aperto segno.
(G. Contini, Poeti del Duecento, Ricciardi, Milano-Napoli 1960)
Elabora in un testo unitario il commento di questi versi, utilizzando come guida per il tuo lavoro le domande di comprensione, analisi e
interpretazione, approfondimento.
Comprensione
1 Individua, sottolineando innanzitutto alcune parole chiave, l’argomento centrale del sonetto.
Analisi e interpretazione
2 Nel sonetto sono presenti tre “personaggi”, due dei quali “prendono la parola”. Indviduali e stabilisci come si distribuisce la loro presenza
nelle quartine e terzine del componimento. Quale significato ha il silenzio del “terzo personaggio”?
3 Come viene descritta la figura femminile? Individua gli attributi che contribuiscono a delineare un suo ritratto. Che genere di informazioni
offre il poeta?
4 Analizza le parole in rima: quante e quali di esse appartengono al lessico caratteristico del poeta? Quali nuclei tematici vengono sottolineati attraverso questa scelta delle parole in rima?
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Parte
Esercizi, attività
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4
Data
5 Individua e descrivi brevemente le strategie retoriche tipicamente cavalcantiane (personificazione, drammatizzazione ecc.) presenti nel
sonetto, con riferimento anche ad altri componimenti dell’autore.
6 Come viene descritta la disgregazione dell’io per effetto del dolore? Quale effetto crea il polisindeto del verso 11?
Approfondimento
7 Nella seconda parte del sonetto l’Amore prende la parola in prima persona e si rivolge al poeta. Esponi, attraverso l’analisi e la descrizione
della figura di Amore, la concezione cavalcantiana della passione amorosa. In quale rapporto si trova con la tradizione, cortese e stilnovistica, precedente o coeva allo stesso Cavalcanti?
➤ TIPOLOGIA B SCRITTURA DOCUMENTATA
Ambito artistico-letterario
Sviluppa l’argomento o in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano. Dai un titolo
al tuo testo e indicane la possibile destinazione editoriale. Non superare le 4-5 colonne di lunghezza.
ARGOMENTO: FIRENZE AI TEMPI DI DANTE
Testo 1 P. Antonetti, La vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante, Rizzoli, Milano 1983
Testo 2 www.lavitadidante.it/2-la-firenze-di-dante
La Firenze in cui Dante ha vissuto fino all’età di trentasei anni non assomigliava alla città
che poi sarebbe diventata famosa nel mondo per i suoi monumenti architettonici.
Ovviamente, non c’erano né il campanile di Giotto né la cupola di Brunelleschi né i palazzi dell’età
medicea, ma non si ergevano ancora neppure Santa Maria Novella e Santa Maria del Fiore. La Firenze di Dante è una città medievale: un intrico di vie strette, di case di pietra e di legno addossate le
une alle altre, un insieme disordinato di abitazioni, fondaci, botteghe e magazzini intervallato qua e
là da orti, vigneti e giardini. Le chiese sono numerose, ma di piccole dimensioni; le torri numerosissime e a volte di dimensioni notevoli. I grandi clan familiari le costruiscono in parte per segnalare il
loro potere, ma soprattutto a difesa delle case e delle botteghe sottostanti e come postazioni elevate
dalle quali colpire in un vasto raggio intorno. Difendersi e minacciare erano operazioni entrambe
necessarie in una città nella quale le rivalità tra privati e gli odi di parte degeneravano in violenze e
scontri quasi quotidiani. Insomma, a disegnare il profilo della città erano le torri e i campanili, non
architetture monumentali, civili o religiose.
[…] Nell’ultimo periodo in cui ha abitato a Firenze, Dante ne ha visto i cantieri, ha passeggiato sotto
le impalcature. Quei maestosi edifici, però, non hanno fatto in tempo a imprimersi nel suo immaginaQuesta pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico. © Loescher Editore - Torino
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Durante la sua giovinezza Dante assistette a un avvenimento che testimonia l’ottimismo e la vitalità
dei governanti: la costruzione della terza cinta di mura. Decisa nel 1284, tale costruzione si protrarrà
fino al 1333. Inglobando 630 ettari (più di 30 volte la superficie della città romana e più di 8 volte
quella della cinta del 1172-1174) questa, demolita in parte nell’Ottocento, ma di cui si vedono tratti
importanti sulla riva sinistra, fu eretta per contenere una popolazione dall’incremento spettacoloso
[…].
All’interno della sua inespugnabile cinta, in cui Dante invecchiato vedeva forse uno dei segni della
dismisura e dell’orgoglio che, secondo lui, erano le cause delle disgrazie della città, Firenze muta
volto. Le strade diventano più larghe e dritte, le piazze più ampie (soprattutto quelle di Santa Croce
e di santa Maria Novella più adatte così alla predicazione e alle cerimonie solenni). Si costruiscono il
palazzo dei Priori, la nuova cattedrale, e altri edifici. Alle case in legno e in mattone si sostituiscono
case e palazzi in pietra da taglio degni dei re, principi e papi, che passano per Firenze.
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4
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Data
rio come nuovi simboli della città. Nemmeno il duomo di Santa Maria del Fiore, che pure, benché lontano dall’essere completato, già veniva utilizzato (e celebrato come nuova gloria cittadina) quando
lui viveva ancora a Firenze. Dante non lo nomina mai. Al centro dell’immagine della città che egli si
porta dietro nell’esilio resta il Battistero di San Giovanni. Fino agli inizi del Trecento il suo «bel San
Giovanni» era stato non solo l’edificio più grande e più riccamente decorato di Firenze, ma il tempio
cittadino per antonomasia, quello in cui si svolgevano le più significative cerimonie liturgiche, in
cui il Comune custodiva il carroccio e depositava i trofei di guerra. Nessun’altra costruzione faceva
concorrenza a questo simbolo religioso e civile della città.
Insomma, la Firenze in cui Dante nasce e trascorre la prima parte della vita non è una città che si
imponga per la grandiosità dei monumenti o lo sfarzo dei palazzi.
Testo 3 www.firenzeturismo.it/firenze-territorio/itinerari-danteschi.html
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Itinerari danteschi
Un quartiere dantesco a Firenze esiste. È racchiuso fra piazza della Signoria, Orsanmichele, la Torre
della Castagna, l’oratorio dei Buonomini di san Martino e la Badia Fiorentina: insomma il cuore medievale di Firenze, stretto fra le case di pietra, con le torri che svettano.
Le case torri appartenevano alle varie famiglie rivali, i Cerchi, i Donati, famiglie che si dichiaravano
fedeli ai Bianchi o ai Neri, le fazioni che fecero sì che Dante, schierato dalla parte dei Guelfi Bianchi,
fosse esiliato dalla sua città e non potesse più tornarvi.
In questa piccola porzione di città c’è anche la Casa di Dante, un museo molto frequentato, che, è bene
chiarire subito, è un falso. La casa fu edificata nel 1906 nell’area che anticamente era occupata dalle
case degli Alighieri. Il Museo, aperto nel 1911, è stato più volte riorganizzato.
Sulla piazzetta di San Martino si affaccia l’Oratorio assegnato nel Quattrocento alla Compagnia dei
Buonomini che assistevano i bisognosi. L’Oratorio ha le lunette affrescate.
Autentica e antica è invece la chiesa di Dante, ovvero la chiesa di Santa Margherita de’ Cerchi. Qui
si celebrò il matrimonio fra Dante Alighieri e Gemma Donati, fra queste antiche mura riposano nelle
loro tombe sia i Donati che i Portinari, i familiari della donna “angelicata” Beatrice, che Dante forse
incontrò proprio qui.
Un dipinto ottocentesco inglese, opera di H.G. Holiday all’interno della chiesa rappresenta un incontro
sul Lungarno fra il poeta e la giovane.
Beatrice era nata in via del Corso, dove ora sorge il Palazzo Salviati Da Cepparello sulla cui facciata si
trova una lapide con i versi di Dante. La giovane Beatrice, che andò in sposa a Simone dei Bardi, morì
a soli 24 anni.
Le piccole strade che costeggiano il Duomo, via della Canonica, via delle Oche e via Sant’Elisabetta
(dove si può ammirare l’unica, antica torre circolare di Firenze, detta della Pagliazza) hanno ancora
un respiro medievale.
Un itinerario dantesco non può prescindere dal “mio bel San Giovanni” come nell’Inferno viene ricordato il Battistero di Firenze, dove Dante fu battezzato.
Testo 4 Henry Holiday, Dante e Beatrice, 1883 (Liverpool, Walker Art Gallery)
La fama dell’inglese Henry Holiday (Londra, 1839-1927) è legata soprattutto allo straordinario dipinto che rappresenta l’incontro fra Dante e Beatrice accompagnata dall’amica Vanna sul ponte fiorentino di Santa Trinita (facilmente reperibile su internet): da notare, nello sfondo, il Ponte Vecchio, ancora raffigurato con le impalcature del
restauro conseguente all’alluvione del 1223.
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Esercizi, attività
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Data
VERIFICHE PER LA CLASSE
Quesiti a risposta chiusa • Esercizi di completamento • Quesiti a risposta breve • Trattazione sintetica
QUESITI A RISPOSTA CHIUSA
1 Che cosa si intende per Magna Curia, nel progetto politico di Federico II:
a.
b.
c.
un particolare modello di organizzazione feudale.
un modo di gestire la vita di corte modellato su quello ecclesiatico.
una corte svincolata da ogni logica feudale ed ecclesiastica, con al centro la figura dell’imperatore.
2 Si può ragionevolmente intendere che Giacomo da Lentini sia stato l’iniziatore di una delle forme più longeve della tradizione poetica italiana. Quale?
a.
b.
c.
La canzone.
Il sonetto.
Il madrigale.
3 Quale tra questi autori può essere definito il maggior esponente dei cosiddetti poeti “siculo-toscani”?
a.
b.
c.
Guittone d’Arezzo.
Guido Cavalcanti.
Giacomo da Lentini.
4 Individua, tra quelle proposte, la definizione esatta dello Stil novo.
a.
b.
c.
Con il nome di Stil novo si indica una tendenza poetica innovativa. Gli stilnovisti mettono Amore al centro dell’esperienza esistenziale e poetica,
pongono l’accento sull’ispirazione interiore della poesia. Accanto a quella amorosa, si impongono le tematiche moraleggianti, l’attualità, la
cronaca, rese centrali dalla vivace realtà comunale. Il lessico, in accordo con questi temi di carattere municipale, inclina talvolta alle inflessioni
dialettali.
Con il nome di Stil novo si indica una vera e propria scuola poetica. Al centro di questa poesia si colloca l’argomento amoroso, dispiegato
attraverso un repertorio di temi, forme e immagini derivati principalmente dalla lirica cortese in lingua d’oc. Lo stile è orientato a una ricerca di
“dolcezza” e leggiadria.
Con il nome di Stil novo si indica una tendenza poetica innovativa. Gli stilnovisti mettono Amore al centro dell’esperienza esistenziale e poetica,
pongono l’accento sull’ispirazione interiore della poesia. Le scelte lessicali sono di carattere “alto” e raffinato, mentre lo stile è orientato a una
ricerca di “dolcezza” e leggiadria.
5 Come può essere intesa la “nobiltà d’animo”, qualità indispensabile del poeta stilnovista?
È un tratto della personalità che deriva in parti uguali dalla nobiltà di nascita e da quella di sentimento.
È una qualità che deriva dalla nobiltà di sangue, capace in sé di nobilitare l’uomo.
È una “nobiltà di cuore” provocata nel poeta dal sentimento amoroso.
6 Perché stilisticamente lo Stil novo viene definito “dolce”?
a.
b.
c.
Perché mette da parte ogni forma di intellettualismo e di ragionamento filosofico.
Perché le scelte lessicali e sintattiche sono mirate a produrre effetti di dolcezza e leggiadria.
Perché tratta esclusivamente temi amorosi.
7 Quale tra questi componimenti viene tradizionalmente considerato il “manifesto” dello Stil novo?
a.
b.
c.
La dolce vista e ’l bel guardo soave di Cino da Pistoia.
Perch’i’ no spero di tornar giammai di Guido Cavalcanti.
Al cor gentil rempaira sempre amore di Guido Guinizelli.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
a.
b.
c.
8 Guinizelli riprende dalla tradizione il tópos della “donna angelo” e lo trasforma. In che senso?
a.
b.
c.
Conferendo alla donna una maggiore concretezza e al desiderio del poeta una nuova carnalità.
Rendendo la passione amorosa per la donna, creatura superiore all’umano, conciliabile con l’amore verso Dio.
Facendo della donna un’allegoria della Sapienza e quindi identificando nell’amore per lei quello per la Sapienza.
9 Cavalcanti è noto come poeta-filosofo e studioso di talento. Di quale corrente filosofica era seguace?
a.
b.
c.
Del Platonismo.
Del cosiddetto Aristotelismo radicale o Averroismo.
Della Scolastica di Tommaso d’Aquino.
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4
Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
Classe
Data
10Quale immagine della donna prevale nella poesia comico-realistica?
a.
I poeti comico-realistici sostituiscono una donna diabolica, sensuale e provocante alla donna salvifica dello Stil novo.
b.
I poeti comico-realistici aderiscono sostanzialmente all’immagine della donna che nobilita l’innamorato.
c.
I poeti comico-realistici sostituiscono all’immagine stilnovistica della donna quella più concreta e carnale della popolana, facilmente sottomessa
al volere dell’uomo.
Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false; quindi correggi quelle errate.
1 La Magna Curia federiciana praticò una sorta di bilinguismo tra latino e volgare.
V
F
2 Nella Scuola siciliana l’immaginario poetico trobadorico si svuota di ogni significato politico e sociale.
V
F
3 Il modello linguistico dei poeti federiciani era il siciliano del parlato quotidiano.
V
F
4 I poeti siciliani erano professionisti che si dedicavano unicamente alla scrittura.
V
F
V
F
5La diffusione della lirica siciliana in area toscana passa anche attraverso un processo di “toscanizzazione”,
che comporta un’operazione di selezione e riordino dei materiali.
6 La poesia di Guittone si caratterizza, sul piano della forma, per lo sperimentalismo e per l’innovazione metrica.
V
F
7 Tra i temi di Guittone è del tutto escluso quello politico.
V
F
8 La poesia dei poeti “comico-realistici” è ispirata da una visione del mondo borghese e pratica.
V
F
ESERCIZI DI COMPLETAMENTO
1 Completa la tabella che segue indicando, per ognuna delle liriche di cui è riportato l’incipit, l’autore e la scuola o il movimento poetico di
riferimento.
Testo
Autore
Movimento o scuola
Al cor gentil rempaira sempre
amore
La mia malinconia è tanta e tale
Amor m’ha priso ed incarnato tutto
siculo-toscani
Rosa fresca aulentissima
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Perch’i’ no spero di tornar giammai
2 Completa la tabella con la corretta definizione dei termini proposti, secondo l’elaborazione di pensiero dei poeti stilnovisti.
cor gentile
soprattutto in Guinizelli è declinato il tema centrale dell’indissolubile legame tra amore e cor gentile. Solo nel cor gentile
prende luogo amore, che nobilita a sua volta l’animo: non esiste dunque amore senza cor gentile, e viceversa.
saluto
dolce
visione
madonna
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Parte
Esercizi, attività
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Cognome
Classe
4
Data
QUESITI A RISPOSTA BREVE
Rispondi alle seguenti domande, dedicando a ciascuna 5-8 righe al massimo.
1
2
3
4
5
6
7
Quali diverse componenti culturali concorrono a definire la Magna Curia di Federico II? Elenca gli apporti di ognuna.
Quali aspetti differenziano il poeta operante nella corte siciliana di Federico II da quello attivo nelle realtà comunali della Toscana?
Esplicita il ruolo della donna-angelo nel processo di elevazione spirituale come inteso da Guinizelli.
Come applica Guinizelli, nella canzone Al cor gentil, la dialettica aristotelica tra potenza e atto?
La concezione dell’amore in Cavalcanti si discosta radicalmente da quella degli altri stilnovisti. Come?
Definisci brevemente la visione della donna promossa dai poeti comico-realistici. A quale tradizione poetica ti sembra che essa possa rimandare?
Da dove attingono i poeti comico-realistici il loro raffinato repertorio sia tematico sia retorico-stilistico?
TRATTAZIONE SINTETICA
Svolgi i seguenti spunti di scrittura, dedicando a ciascuno 15-20 righe.
1 Illustra e discuti le modalità di passaggio dell’eredità della lirica cortese provenzale alla Scuola siciliana. Fu assimilazione passiva?
2
Descrivi le modalità della diffusione dei testi della Scuola siciliana. Perché si parla di poesia “siculo-toscana”? Come veniva conservata e tramandata
la letteratura nel xiii secolo?
3 Esplicita il rapporto esistente tra “amore” e “nobiltà” secondo i poeti stilnovisti, ragionando sulle scelte formali che da tale rapporto discendono.
4Situa le vicende dei poeti stilnovisti fiorentini (compreso Dante), sullo sfondo del conflitto tra guelfi e ghibellini mettendone in luce coordinate storiche
e conseguenze artistiche.
5 Quali sono gli elementi di novità introdotti da Guido Cavalcanti nel genere ballata con la sua Perch’io no spero di tornar giammai?
6 Esponi nelle sue varie fasi il processo di innamoramento secondo Cavalcanti, sottolineandone le fonti filosofiche e i repertori stilistici.
Sezione 3 Dante e il libro dell’universo
VERSO L’ESAME
ANALISI DI UN TESTO POETICO • SCRITTURA DOCUMENTATA
PROPOSTA 1
Io sono stato con Amore insieme. Con questo sonetto Dante risponde a un quesito che Cino da Pistoia gli aveva posto attraverso il suo sonetto Dante, quando per caso s’abbandona. Il tema è il seguente: può Amore mutare il proprio oggetto quando
attraverso la “finestra” degli occhi una nuova immagine di donna colpisce la mente? La risposta dantesca costituisce, come è
stato osservato, «un bel frammento di poesia dell’ineluttabile» in cui si dichiara «la fatalità d’Amore, contro cui non vale arbitrio, e
che appunto potrà solo mutare oggetto, irresistibile anche nella variazione» (G. Contini).
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
➤ TIPOLOGIA A ANALISI DI UN TESTO POETICO
SCHEMA METRICO: sonetto con schema ABBA ABBA CDC DCD
4
Io sono stato con Amore insieme
dalla circulazion del sol mia nona,
e so com’egli affrena e come sprona
e come sotto lui si ride e geme.
8
Chi ragione o virtù contra gli sprieme
fa come que’ che [’n] la tempesta suona
credendo far colà dove si tuona
esser le guerre de’ vapori sceme.
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Parte
Esercizi, attività
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Cognome
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Però nel cerchio della sua palestra
libero albitrio già mai non fu franco,
sì che consiglio invan vi si balestra.
14
Ben può co’ nuovi spron punger lo fianco;
e qual che sia ’l piacer ch’ora n’adestra,
seguitar si convien, se l’altro è stanco.
Classe
Data
(D. Alighieri, Rime, a cura di D. De Robertis, Le Lettere, Firenze 2002)
2 dalla circulazion … nona: fin dal mio
nono anno d’età, con esplicito riferimento
a quanto scritto, molti anni prima, nella
Vita nova: «sì che quasi dal principio del
suo anno nono [Beatrice] apparve a me,
ed io la vidi quasi da la fine del mio nono»
(II, i).
3 affrena … sprona: tiene a freno e incalza; l’immagine complessiva rappresenta
l’innamorato sottoposto al giogo che Amore gli impone.
4 geme: ci si lamenta, si soffre.
5 contra … sprieme: contro di lui mette
in campo, gli oppone.
la tempesta suona: nella tempesta fa rumore.
7-8 credendo … sceme: credendo di poter
fare in modo che cessino (esser sceme) gli
scontri dei vapori [le guerre de’ vapori] lassù in cielo (colà dove tuona). • guerre de’
vapori: è la tempesta stessa, provocata da
questo scontro di vapori.
9 Però: Perciò. • nel cerchio della sua
palestra: ovvero nell’ambito in cui si esercita Amore.
10 franco: autonomo, libero realmente.
6 que’: colui. • ’n
11 sì … balestra: di modo che invano vi
si esercita (vi si balestra) il ragionamento
razionale (consiglio).
12 Ben … fianco: il soggetto è sempre
Amore, che certamente può sollecitare
(punger lo fianco) con nuovi stimoli.
13 qual … n’adestra: quale che sia la
bellezza (il piacer) che ora ci guida (n’adestra); ovvero, quale che sia ora l’oggetto
dell’amore che ci affrena e sprona.
14 seguitar si convien: lo si deve seguire.
• stanco: esaurito, finito.
Elabora in un testo unitario il commento di questi versi, utilizzando come guida per il tuo lavoro le domande di comprensione, analisi e
interpretazione, testi a confronto.
Comprensione
1 Da dove trae Dante l’autorevolezza per rispondere all’amico?
2 Riassumi brevemente il senso complessivo della risposta di Dante a Cino.
Analisi e interpretazione
3 Osserva lo schema metrico e le rime di questo sonetto, quindi opera un confronto con lo schema e le rime utilizzate da Cino nel sonetto cui
Dante risponde (ABBA ABBA CDC DCD, con rime in -ona ai vv. 1, 4, 5 e 8; in -eme ai vv. 2, 3, 6 e 7; in -estra ai vv. 9, 11 e 13; in -anco ai vv.
10, 12 e 14). Quali conclusioni puoi trarne?
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
4 Sciogli la metafora della tempesta e prova a darne una spiegazione articolata.
5 Chiarisci la concezione di Amore esposta da Dante in questo sonetto.
6 Rileggi con attenzione i versi 9-11 concentrandoti in particolare sul significato del sostantivo consiglio (facendo attenzione anche al precedente utilizzo di ragione e virtù, v. 5); prova quindi a spiegare quale rapporto stabilisce Dante tra libero arbitrio e ragione.
Testi a confronto
7 In un altro luogo, famosissimo, Dante utilizza l’immagine della tempesta: si tratta del V canto dell’Inferno, dove il pellegrino-poeta incontra
i dannati per peccato di lussuria (vv. 28-33 e 37-39):
Io venni in un loco d’ogne luce muto [senza luce, buio] / che mugghia [muggisce, ruomoreggia] come
fa mar per tempesta, / se da contrari venti è combattuto. / La bufera infernal, che mai non resta, [che
non si ferma mai e non ha fine] / mena li spirti [trascina le anime] con la sua rapina [violenza]; / voltando e percotendo li molesta [li tormenta]. / […] Intesi ch’a così fatto tormento / enno [erano] dannati
i peccator carnali, / che la ragione sommettono al talento [sottomettono all’istinto].
Rileva i punti di contatto, nel lessico, nelle immagini e nelle idee, tra questo luogo della Commedia e il sonetto che hai appena letto:
• svolgi in un breve testo (20 righe) un raffronto tra i versi del poema e quelli di Io sono stato con Amore insieme;
• alla luce di quanto è emerso da questo confronto spiega in che senso è possibile affermare che Dante, giunto all’altezza del poema, attraverso l’incontro oltramondano con le anime si confronta anche con un momento passato della sua personale esperienza poetica e umana.
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Parte
Esercizi, attività
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Cognome
Classe
4
Data
PROPOSTA 2
Dante Alighieri, Inferno, XXI, vv. 22-54. I dannati della quinta bolgia dell’ottavo cerchio (Inferno, XXI e XXII) sono i barattieri,
coloro che si sono lasciati corrompere per denaro nell’esercizio della loro carica pubblica. A guardia di questi dannati stanno
i diavoli neri, detti Malebranche, che straziano con i loro uncini le carni dei barattieri quando tentano di emergere dal fiume
di pece bollente in cui sono immersi. Un diavolo attira subito l’attenzione dei due poeti irrompendo con un nuovo dannato
sulle spalle: è uno dei governatori di Lucca, città in cui i barattieri abbondano.
27
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33
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PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
24
Mentr’io là giù fisamente mirava,
lo duca mio, dicendo «Guarda, guarda!»,
mi trasse a sé del loco dov’io stava.
Allor mi volsi come l’uom cui tarda
di veder quel che li convien fuggire
e cui paura sùbita sgagliarda,
che, per veder, non indugia ’l partire:
e vidi dietro a noi un diavol nero
correndo su per lo scoglio venire.
Ahi quant’elli era ne l’aspetto fero!
e quanto mi parea ne l’atto acerbo,
con l’ali aperte e sovra i piè leggero!
L’omero suo, ch’era aguto e superbo,
carcava un peccator con ambo l’anche,
e quei tenea de’ piè ghermito ’l nerbo.
Del nostro ponte disse: «O Malebranche,
ecco un de li anzian di Santa Zita!
Mettetel sotto, ch’i’ torno per anche
a quella terra che n’è ben fornita:
ogn’uom v’è barattier, fuor che Bonturo;
del no, per li denar vi si fa ita».
Là giù ’l buttò, e per lo scoglio duro
si volse; e mai non fu mastino sciolto
con tanta fretta a seguitar lo furo.
Quel s’attuffò, e tornò sù convolto;
ma i demon che del ponte avean coperchio,
gridar: «Qui non ha loco il Santo Volto:
qui si nuota altrimenti che nel Serchio!
Però, se tu non vuo’ di nostri graffi,
non far sopra la pegola soverchio».
Poi l’addentar con più di cento raffi,
disser: «Coverto convien che qui balli,
sì che, se puoi, nascosamente accaffi».
(D. Alighieri, Edizione secondo l’Antica Vulgata, a cura di G. Petrocchi, Mondadori, Milano 1966-67)
38 ecco … Zita: la città di Lucca è indicata
con il nome della Santa qui venerata.
40 Mettetel … fornita: l’atteggiamento
dei diavoli è di feroce scherno contro la
corruzione dei magistrati lucchesi. La battuta polemica contro Lucca si spiega ricordando che la città era dominata dai Neri,
la fazione responsabile dell’esilio di Dante.
41 Bonturo: continua il sarcastico scherno del diavolo con un’affermazione ironica
e antifrastica: costui era, infatti, il barattiere lucchese più noto.
42 ita: sì, dal latino ita est (“è così”). Per denaro i “no” diventano “sì” in una città come
Lucca, dominata da politici corrotti…
45 furo: ladro, latinismo.
46 convolto: si intende: ricoperto
di pece;
altri lo interpretano con riferimento a un
determinato atteggiarsi del corpo del dannato che sta raggomitolato, con la schiena
piegata ad arco.
48 Qui … Volto: riprende anche da parte
degli altri diavoli il sarcasmo feroce, quasi
blasfemo, contro il peccatore. Il Sacro Volto è un antico crocifisso bizantino di legno
nero, che si venera anche oggi nella Basilica di San Martino a Lucca.
51 pegola: è forma popolare di pece. • so-
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verchio: letteralmente significa eccessivo.
Qui assume il senso di non uscire fuori dalla pece.
52 raffi: lunghi ferri muniti di uncini. È
voce popolare.
53 balli: balli ha un doppio senso: alla lettera vuol dire ti dibatta per il dolore delle
bruciature, metaforicamente invece ti dia
da fare, con allusione ai maneggi del barattiere.
54 nascosamente accaffi: rimanda alle
attività dei barattieri, abituati a manovrare
nel torbido a causa delle loro ruberie. Accaffi è un vocabolo dialettale fiorentino.
51
4
Parte
Esercizi, attività
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Classe
Data
Elabora in un testo unitario il commento di questi versi, utilizzando come guida per il tuo lavoro le domande di comprensione, analisi e
interpretazione, approfondimento.
Comprensione
1 Riassumi il contenuto dei versi.
Analisi e interpretazione
2 Spiega con parole tue chi sono i barattieri e come sono puniti.
3 Spiega come la pena alla quale sono sottoposti i peccatori di questa bolgia riproduce i caratteri essenziali della loro colpa. Come si chiama
la legge che nell’opera di Dante regola il legame fra pena e peccato?
4 In che modo vengono rotti l’immobilità e il silenzio iniziali?
5 Come viene descritto il diavolo?
6 Per quale motivo l’apparizione del diavolo nero (vv. 25-36) arreca particolare paura a Dante?
7 Ricerca nei versi citati i termini e le espressioni legati all’immagine dell’uncino e delle ferite da esso provocate.
8 Individua e spiega le similitudini presenti in questi versi.
Approfondimento
9 Ripensando alla sua vicenda biografica spiega quale motivazione lega Dante a questa pena e quale messaggio vuole lanciare ai fiorentini.
PROPOSTA 3
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Purgatorio, XXVIII, 37-51, 70-84, 91-96, 139-48. Ormai giunto nella divina foresta dell’Eden, il paradiso terrestre, – rovesciamento della selva oscura da cui è partito – Dante accede al luogo in cui l’uomo venne creato felice e innocente, prima di
perdere questa felicità e il diritto a questo luogo, in seguito al peccato originale di Adamo ed Eva. Questo paradiso terrestre,
nella cui tradizione Dante introduce l’elemento nuovo della precisa collocazione geografica (in vetta al monte purgatoriale) e
della concreta rappresentazione paesaggistica, è un luogo di passaggio da una dimensione a un’altra, e da una cantica all’altra, fra la poesia ancora «terrena» del Purgatorio e quella «celeste» del Paradiso.
Come accade in Dante, tutti i complessi significati di questo canto e della scena in esso descritta trovano un punto fulminante di sintesi nell’apparizione di una «donna soletta», perché tale è rimasta in questo luogo deserto in cui gli uomini hanno
perduto il diritto di dimorare. Matelda rappresenterebbe dunque la beatitudine della vita terrena, che si identifica con il paradiso terrestre perduto e che prepara l’accesso alla beatitudine celeste.
37
40
43
46
37-39 sì
[…]
e là m’apparve, sì com’ elli appare
subitamente cosa che disvia
per maraviglia tutto altro pensare,
una donna soletta che si gia
e cantando e scegliendo fior da fiore
ond’ era pinta tutta la sua via.
«Deh, bella donna, che a’ raggi d’amore
ti scaldi, s’i’ vo’ credere a’ sembianti
che soglion esser testimon del core,
vegnati in voglia di trarreti avanti»,
diss’ io a lei, «verso questa rivera,
tanto ch’io possa intender che tu canti.
com’elli … pensare: così come
appare all’improvviso una cosa che, per la
meraviglia che suscita, allontana (disvia)
ogni altro pensiero.
52
40 si gia: andava.
42 pinta: dipinta.
43-44 raggi d’amore
/ ti scaldi: questa
«donna soletta» rivela qui il carattere prin-
cipale della sua figura in questo essere
innamorata di un amore assoluto e senza
determinazioni.
44-45 a’ sembianti … core: come da tópos
della lirica amorosa già dello Stil novo, l’aspetto del volto (i sembianti) rivela il sentimento del cuore (è testimon del core).
46 vegnati… avanti: non ti dispiaccia di
venire avanti.
47 rivera: fiume.
48 tanto … canti: abbastanza perché io
possa sentire cosa canti, ovvero riconoscere le parole del tuo canto.
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Parte
Esercizi, attività
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Tu mi fai rimembrar dove e qual era
Proserpina nel tempo che perdette
la madre lei, ed ella primavera».
[…]
Tre passi ci facea il fiume lontani;
ma Elesponto, là ’ve passò Serse,
ancora freno a tutti orgogli umani,
più odio da Leandro non sofferse
per mareggiare intra Sesto e Abido,
che quel da me perch’ allor non s’aperse.
«Voi siete nuovi, e forse perch’ io rido»,
cominciò ella, «in questo luogo eletto
a l’umana natura per suo nido,
maravigliando tienvi alcun sospetto;
ma luce rende il salmo Delectasti,
che puote disnebbiar vostro intelletto.
E tu che se’ dinanzi e mi pregasti,
dì s’altro vuoli udir; ch’i’ venni presta
ad ogne tua question tanto che basti.
[…]
Lo sommo Ben, che solo esso a sé piace,
fé l’uom buono e a bene, e questo loco
diede per arr’ a lui d’etterna pace.
Per sua difalta qui dimorò poco;
per sua difalta in pianto e in affanno
cambiò onesto riso e dolce gioco.
[…]
Quelli ch’anticamente poetaro
l’età de l’oro e suo stato felice,
forse in Parnaso esto loco sognaro.
Qui fu innocente l’umana radice;
qui primavera sempre e ogne frutto;
nettare è questo di che ciascun dice».
Io mi rivolsi ’n dietro allora tutto
a’ miei poeti, e vidi che con riso
udito avëan l’ultimo costrutto;
poi a la bella donna torna’ il viso.
(D. Alighieri, Edizione secondo l’Antica Vulgata cit.)
49-51 Tu
mi fai … primavera: Tu mi ricordi il luogo in cui si trovava e l’aspetto
che aveva (dove e qual era) Proserpina
nel momento in cui sua madre [Cerere] la
perdette, ed ella perdette i fiori che aveva
raccolto (primavera). Il riferimento è alle
Metamorfosi di Ovidio (V, 385 sgg.) e al
mito di Proserpina, figlia di Cerere, rapita
dal re degli inferi mentre raccoglieva i fiori. Il mito è evocato in questo luogo perché
in esso si rappresentava la perdita dell’innocenza e della felicità della giovinezza,
cosicché poteva facilmente trovare corrispondenza, per i cristiani, nella perdita del
paradiso terrestre (e quindi dell’innocenza
e della felicità) da parte dell’umanità.
70 Tre … lontani: Il fiume ci divideva di
una misura di tre passi; quindi Matelda e
Dante sono separati una distanza minima,
ma che si rivela insuperabile.
71-75 ma Elesponto … s’aperse: ma l’Ellesponto, che Serse attraversò, [ed è] ancora ammonimento contro tutte le superbie
umane, non fu odiato da Leandro per il
[suo] mareggiare fra Sesto e Abido più di
quanto io odiai quel fiume perché in quel
momento non si aprì. • Serse: l’Ellesponto
è lo stretto, fra la Grecia e l’Asia, che il re
persiano Serse attraversò con un esercito
enorme, passando su un ponte di navi, con
l’intento di conquistare la Grecia; sconfitto, però, egli fu costretto a ritirarsi, e sotto
il peso dell’esercito in fuga il ponte di navi
cedette, facendo annegare gli uomini che
lo attraversavano. • Leandro: racconta
Ovidio nelle Heroides (18-19), che Leandro
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Classe
Data
attraversava tutte le notti in barca l’Ellesponto per recarsi dalla sua amata Ero, salvo, naturalmente, quando il mare in tempesta impediva la traversata, suscitando l’ira
dell’innamorato.
76-79 «Voi siete … sospetto: Ella cominciò [a dire]: «Voi siete appena arrivati, e
forse per il fatto che io sorrido in questo
luogo eletto [da Dio] a dimora naturale (suo
nido) del genere umano, vi meravigliate e
rimanete in dubbio. Il dubbio che può suscitare la meraviglia dei due nuovi venuti
è legato, secondo l’interpretazione più convincente di questi versi, al fatto di vedere
questa donna che sorride nel luogo in cui
si consumò la colpa di Adamo e la rovina
dell’umanità.
80 ma luce … Delectasti: ma può illuminarvi il salmo Delectasti; qui Matelda cita
il salmo 91 non attraverso il primo verso,
com’era uso, ma con i versi 5-6, nei quali
l’uomo dichiara lo stupore e la gioia per lo
splendore della creazione e con i quali si
può spiegare il sorriso di Matelda.
81 disnebbiar vostro intelletto: schiarirvi la mente, [liberandola da ogni nebbia
e da ogni dubbio].
82 dinanzi: Dante è avanzato e si trova ora
davanti a Stazio e Virgilio.
83-84 ch’i’ … basti: giacché io venni pronta
[a dare risposta] a ogni tua domanda quanto
serve a soddisfarti (tanto che basti).
91 Lo sommo Ben … piace: Dio, che solo
piace a se stesso [in quanto solo in se stesso Egli trova il bene perfetto].
92 fé: fece.
93 per arr’ … pace: come caparra dell’eterna beatitudine. La bellezza e la pace del
paradiso terrestre ne fanno un anticipo di
quello celeste.
94 sua difalta: soggetto è l’uomo, che a
causa della sua colpa e della sua mancanza
di obbedienza (disfalta) perse il paradiso
terrestre.
139-40 Quelli … de l’oro: I poeti antichi,
che cantarono l’età dell’oro; ad esempio,
Ovidio nelle Metamorfosi (I, 89 sgg.), testo più volte individuato come punto di riferimento in questo canto, e Virgilio, nelle
Egloghe (IV, 6 sgg.). «La coincidenza del
felice luogo cantato dai poeti latini con il
giardino della Scrittura appare» a Dante
«come un segno del dono divino concesso ai poeti di presentire, quasi in sogno,
la verità rivelata da Dio agli autori biblici»
(Chiavacci Leonardi).
141 Parnaso: è il monte abitato dalle
Muse.
142-44 Qui … dice: In questo luogo [l’Eden] i progenitori della specie umana furono innocenti; qui [era] sempre primavera e
[c’era] ogni frutto; l’acqua di questo fiume
(questo) è il nettare di cui cantano tutti [i
poeti].
146 a’ miei poeti: Virgilio e Stazio. • riso:
sorriso.
147 l’ultimo costrutto: l’ultimo ragionamento [di Matelda].
148 torna’ il viso: rivolsi nuovamente lo
sguardo.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Nome
4
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4
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Esercizi, attività
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Data
Elabora in un testo unitario il commento di questi versi, utilizzando come guida per il tuo lavoro le domande di comprensione, analisi e
interpretazione, approfondimento.
Comprensione
1 Spiega a che punto è giunto il viaggio di Dante all’altezza del canto XXVIII del Purgatorio e quali sono gli stati d’animo in lui dominanti
nell’incontro con Matelda.
2 Fai un breve ritratto del personaggio di Matelda soffermandoti sulle sue caratteristiche fisiche e sui suoi atteggiamenti.
Analisi e interpretazione
3 Tenendo in considerazione la struttura del mondo così come immaginata da Dante, spiega qual è la posizione «geografica» del paradiso
terrestre e in che senso essa corrisponde a una posizione simbolica.
4 In questo canto viene rappresentato un giardino primaverile secondo le modalità tipiche del locus amoenus. Fanne una sintetica descrizione e spiega quale particolare significato acquista qui questo tópos.
5 Perché il luogo in cui si trova Dante è definito «nido» dell’umanità (v. 78)?
6 Rileva gli aspetti lessicali e le immagini che conferiscono a questo canto il tono della «dolcezza».
7 Tutto il verso 40, «una donna soletta che si gia», è richiamo puntuale al Cavalcanti di In un boschetto («che sola sola per lo bosco gia»,
v. 12); ma è l’insieme della scena ad avere tratti cavalcantiani, questa volta con riferimento alla ballata Fresca rosa novella, versi 3-4: «per
prata e per rivera / gaiamente cantando». Poco più avanti, i versi 44-45 recuperano il tópos stilnovistico del viso come specchio del cuore
innamorato richiamando altri luoghi, esterni alla Commedia, della scrittura dantesca: così, ad esempio, «Lo viso mostra lo color del core»
(in Vita nova, XV, Ciò che m’incontra, v. 5) e «voi le vedete Amor pinto nel viso» (Vita nova, XIX, Donne ch’avete, v. 55). Come spieghi una
così fitta presenza di elementi stilnovistici in questo canto? In quale rapporto si situa Dante all’altezza della Commedia rispetto alla sua
precedente esperienza letteraria?
Approfondimento
8 Alla fine del canto Dante paragona espressamente l’età dell’innocenza e della felicità dell’uomo con quella che per i poeti antichi pre-
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
cristiani era l’età dell’oro. Collega il canto di Dante che hai appena letto con il luogo indicato delle Metamorfosi di Ovidio (I, 89 sgg.: «Per
prima fu la generazione dell’oro, che spontaneamente / senza leggi e punizioni, coltivava la lealtà e la giustizia…») e chiarisci in base
a quale modalità interpretativa le rappresentazioni dei poeti classici possono essere per Dante prefigurazioni della sua. Spiega, inoltre,
come la nuova prospettiva cristiana legata alla vita eterna e al Giudizio universale modifica in modo significativo la prospettiva antica
dell’età dell’oro come tempo passato e perduto.
➤ TIPOLOGIA B SCRITTURA DOCUMENTATA
Ambito artistico-letterario
Sviluppa l’argomento o in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano. Dai un titolo
al tuo testo e indicane la possibile destinazione editoriale. Non superare le 4-5 colonne di lunghezza.
ARGOMENTO: LA COMMEDIA POEMA DELLA LIBERTÀ
Testo 1 Dante, Purgatorio, I, 64-72
Usciti «a riveder le stelle» e ormai giunti ai piedi della montagna del purgatorio Virgilio e Dante s’imbattono in Catone Uticense,
severo custode del regno di mezzo. Questi li crede due anime fuggite dall’inferno e perciò sbarra loro la strada, ma Virgilio
spiega a Catone che Dante, ancora vivo, affronta quel viaggio nell’oltretomba per volontà divina ed espone sinteticamente il
senso profondo dell’intero percorso dantesco e quindi dell’intero poema:
64
54
Mostrata ho lui tutta la gente ria;
e ora intendo mostrar quelli spiriti
che purgan sé sotto la tua balìa.
64 gente ria: le anime dannate.
66 la … balia: la tua autorità.
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Esercizi, attività
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Data
Com’io l’ho tratto saria lungo a dirti;
de l’alto scende virtù che m’aiuta
conducerlo a vederti e a udirti.
Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando, ch’è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.
67 com’io
… a dirti: sarebbe troppo lungo
raccontarti come l’ho condotto [dagli abissi infernali a qui].
68 da l’alto … virtù: Virgilio sottolinea
che il viaggio di Dante avviene per volontà
celeste.
72 chi … rifiuta: chi rinuncia alla vita in suo
nome. Il riferimento è a Catone stesso, morto
in nome della libertà dal tiranno Cesare.
Verso determinante per il significato di queste terzine è quello che si apre con la parola-chiave libertà, come spiega nel suo
commento Anna Maria Chiavacci Leonardi:
A.M. Chiavacci Leonardi, nota al v. 71, in Dante Alighieri, Commedia – Purgatorio, Mondadori, Milano
1994.
Risuona qui la parola decisiva di tutta questa scena, non per niente posta in prima sede del verso.
Questo, e il successivo, sono rimasti tra i più noti e memorabili versi danteschi. La loro forte scansione ritmica, l’intensità emotiva che racchiudono, derivano infatti dal profondo valore che fu per
Dante, per tutta la sua vita morale, ciò che quella parola significa. […] Dante intende qui, per sé, la
libertà dello spirito […]. Quella per cui morì Catone fu la libertà dal tiranno, la libertà politica. Ma
Dante non esita a identificarle […]. Perché la seconda non è altro per lui che la figura storica della
prima; e Catone, morto per la libertà, ne è come la personificazione.
Testo 2 Dante, Purgatorio, XVI, 67-78
67
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73
76
67-68 ogne
Voi che vivete ogne cagion recate
pur suso al cielo, pur come se tutto
movesse seco di necessitate.
Se così fosse, in voi fora distrutto
libero arbitrio, e non fora giustizia
per ben letizia, e per male aver lutto.
Lo cielo i vostri movimenti inizia;
non dico tutti, ma, posto ch’i’ ’l dica,
lume v’è dato a bene e a malizia,
e libero voler; che, se fatica
ne le prime battaglie col ciel dura,
poi vince tutto, se ben si notrica.
cagion … al cielo: ogni causa
dei vostri comportamenti fate risalire al
cielo, [agli influssi celesti].
68-69 pur
come … necessitate: come se
esso determinasse (movesse … di necessitate) ogni cosa.
70 fora: sarebbe.
72 per ben … lutto:
ricevere la letizia [del
paradiso] per il bene compiuto, e per il
male le pene (lutto) dell’inferno.
73 Lo cielo … inizia: [l’influsso] del cielo
orienta inizialmente i vostri moti istintivi.
74 posto … dica: se anche lo dicessi.
75 lume … malizia: la capacità vi è data di
distinguere il bene dal male.
76-77 se fatica … dura: se nei primi contrasti con le inclinazioni innate (col ciel)
fatica.
78 se ben … nitrica: se è ben alimentato
[dalla virtù].
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Dante interroga Marco Lombardo sul punto critico posto dalla teoria, al tempo assai diffusa, secondo cui l’influsso degli astri
avrebbe una decisiva influenza sulle azioni degli uomini (determinismo astrale). Se così fosse, sarebbe negato il libero arbitrio
degli individui. Riportiamo la risposta di Marco Lombardo.
Il tema del rapporto tra libero arbitrio e destino eterno, legato al merito dell’individuo, è indicato da Dante stesso come costitutivo del poema nell’Epistola a Cangrande:
Dante, Epistola a Cangrande della Scala (XIII)
Preso solo nel suo senso letterale, dunque, il soggetto dell’intera Commedia riguarda semplicemente la condizione delle anime dopo la morte; infatti, l’opera tutta procede muovendosi attorno a questo
tema. Se, in verità, si scava nel senso allegorico, il soggetto diventa l’uomo che, meritando o non meritando, alla luce del libero arbitrio, è gratificato dal premio o dannato al giusto castigo.
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Esercizi, attività
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Testo 3 Dante, Purgatorio, XVIII, 67-74
Dante interroga Virgilio sulla natura di amore. La risposta della guida, però, suscita nel pellegrino un nuovo dubbio: se l’amore
è una forza irrazionale e irresistibile, si chiede Dante, allora l’innamorato che agisce in balia di amore non è responsabile delle
proprie azioni, cosicché esse non possono, a loro volta, costituire ragione di merito o di colpa. A questo punto Virgilio precisa
ulteriormente che l’amore stesso, come ogni passione umana, è sottoposto al libero arbitrio.
67
70
73
Color che ragionando andaro al fondo,
s’accorser d’esta innata libertate;
però moralità lasciaro al mondo.
Onde, poniam che di necessitate
surga ogne amor che dentro a voi s’accende,
di ritenerlo è in voi la podestate.
La nobile virtù Beatrice intende
per lo libero arbitrio […]
67 Color … al fondo: gli antichi filosofi
che con la sola ragione sondarono il fondo
delle cose.
68 d’esta: di questa.
69 però … mondo: per questo trasmisero
al mondo la dottrina morale.
… s’accende: Poniamo pure
che ogni amore, [buono o cattivo], che nasce (s’accende) in voi lo faccia senza il vostro controllo (di necessitate).
70-71 Onde
72 di ritenerlo … podestate: voi avete il
potere di rifiutarlo.
73-74 La nobile … arbitrio: a questa nobile virtù la sapienza rivelata (Beatrice) dà il
nome di libero arbitrio.
Posta al centro del poema, e legato al tema amoroso (come si vede in Purg. XVIII), la questione del libero arbitrio implica una
fitta rete di relazioni:
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
A. Punzi, Centro e centri nella Commedia, in «Anticomoderno», Roma 1999, p. 79.
Emerge […] con chiarezza quanto i due canti al centro [XVII e XVIII del Purgatorio] rappresentino
una chiave fondamentale per interpretare correttamente l’intero poema, e ad un tempo un modo
per sancire la distanza che ormai separa quest’idea d’amore da quella espressa nella sua [di Dante]
produzione giovanile. Emblematico il sonetto a Cino Io sono stato con Amore insieme (CXI), dove
Dante ribadisce il suo essere sottomesso alla forza d’Amore sin da quando aveva nove anni e l’assoluta impotenza della libera volontà con cui l’uomo cerca di opporsi alla tempesta d’amore […]. Siamo
dunque di fronte al definitivo superamento di un amore inteso come tempesta turbinosa che trascina
nel suo vortice coloro che la ragione sommettono al talento […].
Testo 4 Dante, Purgatorio, XXVII, 139-142
Virgilio ha condotto Dante fino alla sommità del monte del purgatorio e, giunti ormai i poeti alla soglia del paradiso terrestre,
le ultime parole pronunciate dal maestro sanciscono la libertà riconquistata del discepolo, che potrà ormai procedere secondo
la sua volontà.
139
142
139 mio
Non aspettar mio dir più né mio cenno;
libero, dritto e sano è tuo arbitrio,
e fallo fora non fare a suo senno:
per ch’io te sovra te corono e mitrio.
dir … cenno: una mia parola o un
mio cenno.
140 libero … sano: ovvero libero dalle
passioni, dritto perché rivolto al bene,
56
sano perché guarito dall’inclinazione al
male che deriva nell’essere umano dal peccato originale.
141 fallo … senno: sbagliato sarebbe ( fal-
lo fora) non fare ciò che il tuo arbitrio dispone (a suo senno).
142 per ch’io … mitrio: «ti incorono re di
stesso» (Chiavacci Leonardi).
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Parte
Esercizi, attività
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4
Data
Se le ultime parole pronunciate da Virgilio sanciscono la libertà riconquistata, la separazione da Beatrice comporta un ritorno
al tema della libertà:
Dante, Paradiso, XXXI, 79-87
Dante è ormai giunto all’Empireo, guidato da Beatrice. Ora, però, improvvisamente il pellegrino non vede più al suo fianco la
donna: a Beatrice si è sostituita una nuova guida, San Bernardo, che lo guiderà alla fine del suo viaggio. Alla donna, che con la
sua intercessione ha reso possibile il lungo percorso di ascesa (lo stesso Bernardo si dice “mosso” da Beatrice), il pellegrinopoeta rivolge una preghiera di ringraziamento.
79
82
85
O donna in cui la mia speranza vige,
e che soffristi per la mia salute
in inferno lasciar le tue vestige,
di tante cose quant’i’ ho vedute,
dal tuo podere e da la tua bontate
riconosco la grazia e la virtute.
Tu m’hai di servo tratto a libertate
per tutte quelle vie, per tutt’i modi
che di ciò fare avei la potestate.
79 la … vige: la mia speranza si fonda.
80 salute: salvezza.
81 in inferno … vestige: intendi scendere
nelle profondità infernali (il riferimento è
alla discesa agli inferi di Beatrice per invi-
tare Virgilio a muovere in soccorso di Dante smarrito nella «selva oscura»).
82 di tante … virtute: riconosco che il
privilegio (grazia) e la forza (virtute) per
vedere tutto ciò che ho visto [mi vengono]
dalla tua bontà e dal tuo potere.
85 Tu
… libertate: da schiavo [che ero] tu
mi hai condotto alla libertà.
87 per tutte … protestate: per tutte quelle strade e in tutti quei modi ch’erano in tuo
potere.
Il congedo dall’una e dall’altra guida presenta dunque tratti significativi di analogia:
Il duplice cambio di guida indica i punti nodali del racconto: il momento in cui Dante raggiunge la
meta della prima parte del viaggio, costituita dal Paradiso terrestre, e il momento in cui conclude il
viaggio in Paradiso, oltre il quale c’è l’Empireo, la visione di Dio. Per questo il congedo da Virgilio e
da Beatrice avviene con le stesse parole, che indicano lo svincolamento da una condizione di prigionia: Virgilio ha reso l’arbitrio di Dante libero (Purg. XXVII, 127-42) Beatrice ha reso sanata l’anima
di Dante, traendolo «di servo in libertate» (Par. XXXI, 84).
Testo 5 Dante, Monarchia I, xii
Inoltre, il genere umano è in ottimo stato quand’è del tutto libero. Questo parrà evidente, se si renda
chiaro qual è il principio della libertà. All’uopo è da sapere che principio primo della nostra libertà
si è la libertà dell’arbitrio […]. Dal che può altresì concludersi come questa nostra libertà, o meglio
questo principio di ogni nostra libertà, è il più gran dono conferito da Dio alla natura umana – come
ho già detto nel Paradiso della Commedia – perché per esso raggiungiamo qui la nostra felicità come
uomini, per esso la raggiungiamo di là a mo’ d’iddii1.
1 a
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
R. Mercuri, Comedìa, in Letteratura italiana. Le Opere – I. Dalle Origini al Cinquecento, diretta da A.
Asor Rosa, Einaudi, Torino 1992.
mo’ d’iddii: come [se fossimo] divinità.
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VERIFICHE PER LA CLASSE
Quesiti a risposta chiusa • Esercizi di completamento • Quesiti a risposta breve • Trattazione sintetica
QUESITI A RISPOSTA CHIUSA
1 La Tenzone con Forese Donati si compone di:
a.
b.
c.
sei testi, tre per ciascun autore, che formano una vera e propria gara di “loda” della donna, in stile aulico.
sei testi di Dante, di taglio comico-realistico, mentre quelli di Forese non sono stati tramandati.
sei testi, tre per ciascun autore, dal contenuto ingiurioso e parodico.
2 La prima adesione di Dante allo Stil novo:
a.
b.
c.
avviene sotto il segno di Cavalcanti ed è caratterizzata dai tema dell’amore, dell’amicizia e dell’appartenenza a una ristretta e aristocratica
cerchia unita dalla raffinatezza dei sentimenti e della scrittura.
avviene sotto il patrocinio di Guido Guinizelli e si caratterizza per il massiccio trasferimento, nella tematica amorosa, di immagini e linguaggio
delle Sacre Scritture.
si compie da una posizione di sostanziale isolamento e presenta caratteristiche irriducibili alla precedente esperienza di Guinizelli e Cavalcanti.
3 Per donna-schermo si intende:
a.
b.
c.
un personaggio di donna fittizio dietro cui Dante nasconde dai “malparlieri” il suo vero amore per Beatrice.
il concetto dello specchiarsi interamente del poeta nelle virtù della donna.
un personaggio scelto da Dante come senhal del suo amore per Beatrice.
4 Quale innovazione spirituale ispira l’affermarsi dello “stile della loda”?
a.
b.
c.
La consapevolezza dello status meramente terreno delle virtù della donna, incapaci di portare benefici spirituali al poeta.
Lo svincolarsi dell’esaltazione delle virtù della donna da ogni ricompensa, rendendo la poesia un atto totalmente gratuito.
L’esaurirsi del precetto stilnovista che condannava l’amore a esiti necessariamente negativi, di impossibilità sostanziale.
5 Dietro la scelta del volgare per la composizione del Convivio:
a.
b.
c.
c’è la volontà di rendere comprensibili le proprie liriche a tutto il popolo parlante in volgare toscano.
c’è la consapevolezza della superiorità del latino che non può adattarsi a un testo sentito da Dante come “minore”.
c’è la volontà di allargare i confini del proprio pubblico di intellettuali e di non limitarsi ai litterati.
6 Tra i vari aggettivi utilizzati da Dante nel De vulgari eloquentia per descrivere il volgare illustre c’è aulico; che deriva:
a.
b.
c.
dal latino aula, ovvero il palazzo, il luogo fisico del potere dove è necessaria la presenza di una lingua illustre.
dal latino aula, ovvero l’aula scolastica dove la lingua illustre deve essere insegnata ai futuri intellettuali.
dal greco aulé, ovvero la corte, e indica l’idioletto con cui ci si esprime nelle corti per non farsi capire dai plebei.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
7 La teoria politica espressa da Dante nel Monarchia:
a.
b.
c.
afferma la superiorità della Chiesa in quanto investita del potere divino.
è all’insegna dell’equilibrio dei poteri tra le due istituzioni universali, l’Impero e la Chiesa.
afferma la superiorità del potere imperiale anche nelle questioni spirituali.
8 La Commedia, «poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra» (Par. XXV 1-2):
a.
b.
c.
si apre a fonti esclusivamente riconducibili al pensiero cristiano, dalle Sacre Scritture ai Padri della Chiesa, fino ai più rappresentativi esponenti
del pensiero cristiano del xii-xiii secolo (i Vittorini, Bonaventura da Bagnoregio, Alberto Magno, Tommaso d’Aquino…).
si apre a fonti anche letterarie (oltreché ai modelli del pensiero cristiano) tutte comunque contenute nell’arco temporale che va dai primi trovatori
ai grandi esponenti dello Stil novo.
è un’opera totalizzante, che recupera, reinterpretandolo attraverso i mezzi dell’allegoria figurale, il grande patrimonio della cultura classica e che
si apre probabilmente anche all’influsso della letteratura mistica musulmana.
9 Alla base della costruzione strutturale e stilistica della Commedia sta la simbolgia numerica del:
a.
b.
c.
10 e del 100.
7 e del 9.
3 e del 10.
Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false; quindi correggi quelle errate.
1 La definizione di «dolce Stil Novo» si deve a Guinizelli, considerato l’iniziatore della scuola stilnovistica.
2 Sul giovane Dante è decisiva l’influenza del suo maestro Brunetto Latini.
3 Una costante delle Rime dantesche è l’alternanza tra una linea dolce e una aspra.
4Le Rime di Dante formano un canzoniere unitario.
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5 La canzone Così nel mio parlar può essere considerata una sorta di manifesto di poetica.
6 Le liriche della Vita nova sono contemporanee al loro commento in prosa.
7Il Convivio, essendo un trattato filosofico rivolto ai dotti, è scritto in latino.
8Secondo Dante solo la Chiesa, in quanto discendente diretta del volere divino, ha le capacità di riportare ordine nel caos politico a lui contemporaneo.
9Nel De vulgari eloquentia Dante fornisce un vero e proprio canone dei suoi auctores.
10L’Epistola dedicatoria a Cangrande della Scala è di dubbia attribuzione a Dante.
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ESERCIZI DI COMPLETAMENTO
1 Completa il testo che segue.
Il canto .......................... dell’Inferno costituisce il vero e proprio esordio della .......................... cantica, e questo
fatto viene sottolineato dall’invocazione alle .........................., una caratteristica comune ai .......................... dei poemi classici. Nel passaggio dal canto precedente il .......................... di Dan..........................te subisce un mutamento
d’.......................... : passa dal dubbio alla speranza, rinfrancato dal racconto di.......................... . Il viaggio agli inferi di
Dante ha infatti almeno due progenitori illustri: il VI libro dell’.......................... e la seconda Epistola ai Corinzi di
.......................... . Comincia a profilarsi dunque il carattere .......................... del viaggio di Dante, destinato a precisarsi
sempre di più con lo scorrere dei canti.
QUESITI A RISPOSTA BREVE
Rispondi alle seguenti domande, dedicando a ciascuna 5-7 righe al massimo.
1Inserisci la vicenda biografica di Dante prima nel contesto delle lotte interne al comune di Firenze, poi in quello delle corti del nord Italia.
2In che modo Dante promosse di sé l’immagine di exul immeritus e di cantor rectitudinis?
3Ripercorri brevemente le fasi dello sperimentalismo dantesco nelle Rime dagli inizi guittoniani alle “petrose”. Si può parlare di un vero e proprio
“canzoniere” dantesco?
4Spiega cos’è il prosimetro, ovvero il particolare modello formale che caratterizza la Vita nova.
5Il tema del “saluto” della donna amata è uno dei tópoi stilnovisti ripresi da Dante nella Vita nova. Quali sono gli elementi di continuità tra il Dante lirico
e la produzione precedente? Quali le novità?
6Quali sono le ragioni filosofiche alla base della amicizia che lega Dante e Cavalcanti? Quali le ragioni della rottura?
7Descrivi brevemente la struttura del Convivio e spiegane la metafora contenuta nel titolo.
8Elenca e spiega quali sono i quattro sensi della scrittura secondo le teorie esposte da Dante nel Convivio.
9 In che senso Dante utilizza la parola comedìa, destinata a diventare il titolo del poema?
10 Com’è strutturata la terzina che oggi viene detta “dantesca”, dal nome del suo inventore?
11 Esponi brevemente e commenta la “selva” di simboli contenuti nel canto I della Commedia.
Svolgi i seguenti spunti di scrittura, dedicando a ciascuno 15-20 righe.
1Con il nome di rime “petrose” (categoria oggi rimessa in discussione, ma per certi aspetti ancora utile) viene tradizionalmente indicato un nucleo di
quattro poesie, accomunate almeno dalla volontà di sperimentazione linguistica che le caratterizza:
• quali sono le liriche più importanti di questo nucleo? Perché?
• quali sono i tratti che connotano la lingua delle “petrose”? Si tratta solo di aspetti legati al lessico?
• in che cosa consiste la “convenienza” tra stile e lingua caratteristica almeno della canzone Così nel mio parlar vogl’esser aspro?
2La Vita nova è la prima opera unitaria di Dante, che vi descrive un itinerario autobiografico:
• spiega che cosa intende Dante quando, nella Vita nova, parla di «libro de la mia memoria», e in che modo questo riferimento al libro della memoria
è funzionale all’unitarietà del libello;
• mostra in che modo il rapporto stabilito tra testi poetici e prosa permette al poeta di inserire in questo libro unitario una parte della sua precedente
produzione lirica;
• spiega in che cosa consiste la svolta segnata dal passaggio alla poesia della “loda”;
• definisci l’importanza capitale che assume l’evento della morte di Beatrice, in una prospettiva interna alla Vita nova, ma ancora di più nell’ottica
del superamento dello Stil novo e in vista del futuro progetto della Commedia.
3Con il De vulgari eloquentia Dante interviene in modo perentorio nel dibattito sulla questione della lingua, ponendo per primo le basi di una vera e
propria teoria del linguaggio. Descrivi e motiva le caratteristiche del volgare ideale teorizzate da Dante e spiega perché il libro, oltrepassando i confini
del trattato, si pone come bussola di un vero e proprio progetto culturale.
4Nel trattato Monarchia Dante riflette sull’ontologia e la giustificazione del potere temporale, e della sua incarnazione nell’Impero e nel suo sovrano.
Esponi in breve le questioni poste e la soluzione dantesca. Perché il libro fu fin da subito osteggiato dalle autorità ecclesiastiche?
5Secondo lo scrittore argentino Jorge Luis Borges, grande studioso di Dante, la Commedia è una «miniatura universale», ovvero un libro che racchiude
tutto l’universo. Esponi brevemente la struttura dell’oltremondo dantesco, rintraccia i richiami alla concezione tolemaica del cosmo e spiegane i
significati allegorici più immediati.
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PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Trattazione sintetica
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4
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Esercizi, attività
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6Lo svolgersi del poema dantesco si configura come un viaggio. Analizza i valori metaforici e allegorici connessi al tema del “cammino” e della “navigazione”, rifacendoti anche ai modelli che Dante aveva presenti nella stesura della Commedia. Come ogni viaggiatore, anche Dante ebbe bisogno
di guide: descrivile e spiegane l’avvicendamento.
7La Commedia è innervata da una profonda riflessione politica e morale, da un’urgenza di rinnovamento e palingenesi a più livelli. Tratteggia il pensiero politico di Dante, rifacendoti anche alla sua esperienza biografica. Perché l’umanità sembra essere intrappolata in una «selva oscura»?
8La lingua della Commedia è un capolavoro tutt’oggi inimitato. Prova a descriverne i tratti fondamentali, con particolare attenzione ai concetti di
plurilinguismo e pluristilismo. In che modo Dante sembra qui superare le sue stesse teorizzazioni precedenti?
9Eugenio Montale, tra i maggiori poeti del Novecento italiano, disse che «di fronte a Dante non esistono poeti». Un’affermazione forte che rende conto
dello stupore con cui ancora oggi ci si avvicina all’autore della Commedia. Prova a descrivere, secondo la tua sensibilità, le ragioni dell’eccezionalità
di Dante, della sua perenne attualità. Accenna in breve alla sua fortuna presso i contemporanei, e nei secoli a venire.
Sezione 5 Petrarca e il libro della vita
VERSO L’ESAME
ANALISI DI UN TESTO POETICO • SCRITTURA DOCUMENTATA
➤ TIPOLOGIA A ANALISI DI UN TESTO POETICO
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Petrarca, Io amai sempre, et amo forte anchora (Canzoniere, 85)
4
Io amai sempre, et amo forte anchora,
et son per amar piú di giorno in giorno
quel dolce loco, ove piangendo torno
spesse fïate, quando Amor m’accora.
8
Et son fermo d’amare il tempo et l’ora
ch’ogni vil cura mi levâr d’intorno;
et piú colei, lo cui bel viso adorno
di ben far co’ suoi exempli m’innamora.
11
Ma chi pensò veder mai tutti insieme
per assalirmi il core, or quindi or quinci,
questi dolci nemici, ch’i’ tant’amo?
14
Amor, con quanto sforzo oggi mi vinci!
Et se non ch’al desio cresce la speme,
i’ cadrei morto, ove piú viver bramo.
(F. Petrarca, Canzoniere, a cura di G. Contini, Einaudi, Torino 1964)
3 quel dolce loco: il luogo e il tempo del
suo innamoramento.
4 accora: mi stringe il cuore.
8 m’innamora: mi invoglia al bene.
9 pensò: credeva.
10 or quinci or quindi: da ogni parte.
12 sforzo: schiera di soldati.
13 al desio cresce la speme: la passione
acquista una maggiore speranza.
14 ove: quando.
Elabora in un testo unitario il commento di questi versi, utilizzando come guida per il tuo lavoro le domande di comprensione, analisi e
interpretazione, approfondimento.
Comprensione
1 Riassumi il contenuto del sonetto in massimo 8 righe.
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Parte
Esercizi, attività
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Analisi e interpretazione
2 Di quale componimento si tratta dal punto di vista metrico? Qual è lo schema delle rime?
3 Ampliando con elementi tratti dalla vicenda biografica dell’innamoramento di Petrarca spiega che cosa si intende concretamente con
l’espressione «quel dolce loco».
4 Con l’espressione «quel dolce loco» si può intendere anche un significato maggiormente astratto: quale?
5 A che cosa fa riferimento il poeta con l’espressione «questi dolci nemici» al verso 11?
6 Il nome di Laura non è presente nel sonetto: indica con quali parole viene citata e spiegale alla luce delle tue conoscenze sulla figura della
donna in Petrarca.
7 Nel testo poetico sono presenti alcune antitesi: riconoscile e spiegale.
Approfondimento
8 Petrarca introduce come novità assoluta nella sua produzione lirica la dimensione introspettiva, che lo porta a indagare su se stesso e sulle
sue contraddizioni. Commenta questo giudizio, stabilendo confronti fra questa e altre liriche del Canzoniere che conosci.
➤ TIPOLOGIA B SCRITTURA DOCUMENTATA
Ambito artistico-letterario
Sviluppa l’argomento o in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano. Dai un titolo
al tuo testo e indicane la possibile destinazione editoriale. Non superare le 4-5 colonne di lunghezza.
PROPOSTA 1
ARGOMENTO: IL VIAGGIO E IL LIBRO IN DANTE E IN PETRARCA
Il viaggio di Dante
Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura, / che la diritta via era smarrita. / Ahi quanto a dir qual era è cosa dura / esta selva selvaggia e aspra e forte / che nel pensier
rinnova la paura! / Tant’ è amara che poco è più morte; / ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, / dirò
de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.
Testo 2 D. Alighieri, Inferno, II, 31-36
[Dante] “Ma io, perché venirvi? o chi ’l concede? / Io non Enëa, io non Paulo sono; / me degno a ciò
né io né altri ’l crede. / Per che, se del venire io m’abbandono, / temo che la venuta non sia folle. / Se’
savio; intendi me’ ch’i’ non ragiono”.
[…]
[Virgilio] Dunque: che è? perché, perché restai, / perché tanta viltà nel core allette, / perché ardire e
franchezza non hai, / poscia che tai tre donne benedette / curan di te ne la corte del cielo, / e ’l mio
parlar tanto ben ti promette?»
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Testo 1 D. Alighieri, Inferno, I, 1-9
Testo 3 D. Alighieri, Inferno, XXVI, 112-142
[Ulisse] “O frati”, dissi, “che per cento milia / perigli siete giunti a l’occidente, / a questa tanto picciola
vigilia / d’i nostri sensi ch’è del rimanente, / non vogliate negar l’esperienza, / di retro al sol, del mondo sanza gente. / Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir
virtute e canoscenza. / Li miei compagni fec’io sì aguti, / con questa orazion picciola, al cammino, /
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Esercizi, attività
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che a pena poscia li avrei ritenuti; / e volta nostra poppa nel mattino, / de’ remi facemmo ali al folle
volo / […] / Cinque volte racceso e tante casso / lo lume era di sotto da la luna, / poi che ’ntrati eravam ne l’alto passo, / quando n’apparve una montagna, bruna / per la distanza, e parvemi alta tanto /
quanto veduta non avea alcuna. / Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto, / ché de la nova terra
un turbo nacque, / e percosse del legno il primo canto. / Tre volte il fé girar con tutte l’acque; / a la
quarta levar la poppa in suso / e la prora ire in giù, com’altrui piacque, / infin che ’l mar fu sovra noi
richiuso».
. Corti, Scritti su Cavalcanti e Dante. La felicità mentale. Percorsi dell’invenzione e altri
Testo 4 M
saggi, Einaudi, Torino 2003
Maria Corti, grande studiosa di Dante, mette in luce, in queste poche righe, il significato del diverso esito di due viaggi di
conoscenza: quello di Ulisse, affidato ai soli mezzi della ragione umana, e quello di Dante, propiziato da un progetto divino.
Ne possiamo dedurre da un lato che Ulisse è in un certo senso «l’originale doppio di Dante» e come
Dante eroe di un viaggio della conoscenza entro spazi inaccessibili; dall’altro che Ulisse impersona
l’esito opposto a quello dantesco dell’avventura della conoscenza: Dante va in su dall’Inferno al Paradiso, Ulisse va in giù nel naufragio in vista della montagna del Purgatorio.
Testo 5 J. Lotman, Testo e contesto. Semiotica dell’arte e della cultura, Laterza, Roma-Bari 1980
Il semiologo russo Jurij Lotman mette in luce la relazione, nel viaggio dantesco, tra ascesa e perfezionamento morale.
La via per giungere alla conoscenza per Dante è diversa da quella di Ulisse. La conoscenza dantesca,
che si accompagna ad un’ininterrotta ascesa lungo l’asse dei valori morali, è una conoscenza che si
sviluppa man mano che cresce il perfezionamento morale di chi aspira a realizzarla. L’elevarsi della
propria moralità dà luce all’intelligenza.
L’iter di Petrarca tra il Secretum e il Canzoniere
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Testo 1 F. Petrarca, Secretum, l, III
Agostino Ma spesso te l’ho detto! E fin dall’inizio, quando ho visto che prendevi la penna in mano, ti
ho preannunziato che la vita è breve e incerta, e lunga e certa la fatica; che l’opera era impegnativa,
e minimo il frutto. Ma ti avevano chiuso le orecchie le chiacchiere della gente, che mi meraviglio tu
possa insieme odiare e seguire. Ma poiché abbiamo discusso abbastanza, ti prego, se da me hai avuto
qualcosa di gradito, non farlo marcire nella muffa e nell’inerzia. E se invece è stato un po’ aspro, non
sopportarlo con fastidio.
[…]
Francesco Sarò presente a me stesso quanto più potrò, e raccoglierò gli sparsi frammenti dell’anima mia e dimorerò in me, con attenzione. Ma ora, mentre parliamo, mi aspettano molte e importanti
faccende, benché ancora mortali.
Testo 2 F. Petrarca, Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono, RVF 1 [ T1, p. 344 sgg.]
Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri ond’io nudriva ’l core / in sul mio primo giovenile errore / quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono, // del vario stile in ch’io piango et ragiono
/ fra le vane speranze e ’l van dolore, / ove sia chi per prova intenda amore, / spero trovar pietà, nonché perdono. // Ma ben veggio or sì come al popol tutto / favola fui gran tempo, onde sovente / di me
medesmo meco mi vergogno; // et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto, / e ’l pentersi, e ’l conoscer
chiaramente / che quanto piace al mondo è breve sogno.
Testo 3 F. Petrarca, Di pensier in pensier, di monte in monte, RVF 129, vv. 1-13 [
T10, p. 378 sgg.]
Di pensier in pensier, di monte in monte / mi guida Amor, ch’ogni segnato calle / provo contrario a
la tranquilla vita. / Se ’n solitaria piaggia, rivo o fonte, / se ’nfra duo poggi siede ombrosa valle, / ivi
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Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
Classe
4
Data
s’acqueta l’alma sbigottita; / et come Amor l’envita, / or ride, or piange, or teme, or s’assecura; / e ’l
volto che lei segue ov’ella il mena / si turba et rasserena, / et in un esser picciol tempo dura; / onde a
la vista huom di tal vita experto / diria: Questo arde, et di suo stato è incerto.
Testo 4 F. Petrarca, Vergine bella, che di sol vestita, RVF 366, vv. 63-74 [
T16, p. 401 sgg.]
Con le ginocchia de la mente inchine, / prego che sia mia scorta, / et la mia torta via drizzi a buon
fine. // Vergine chiara et stabile in eterno, / di questo tempestoso mare stella, / d’ogni fedel nocchier
fidata guida, / pon’ mente in che terribile procella / i’ mi ritrovo sol, senza governo, / et ò già da vicin
l’ultime strida. / Ma pur in te l’anima mia si fida, / peccatrice, i’ no ‘l nego, / Vergine…
. Rico, «Secretum meum» di Francesco Petrarca, in Letteratura italiana, diretta da A. Asor
Testo 5 F
Rosa, Le Opere, I, Dalle Origini al Cinquecento, Einaudi, Torino 1992
Oggi […] non sembrano esservi dubbi sul fatto che il dialogo [ndr: il Secretum] è piuttosto una riflessione teorica e artistica sull’iter petrarchesco tra i quaranta e i cinquanta anni: non dunque il riflesso immediato, spontaneo, di una “crisi”, bensì la reinterpretazione stilizzata di una fase di condotta e
di pensiero possibili – non forzosamente reali – nella biografia ideale dello scrittore. Una reinterpretazione inevitabilmente a posteriori, perché le cause si lasciano contemplare solo nella prospettiva
degli effetti, a mano a mano che la strada percorsa rimane indietro e si profila una traiettoria.
Testo 6 R. Antonelli, Introduzione a F. Petrarca, Canzoniere, Einaudi, Torino 1992 [1964]
PROPOSTA 2
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
[Petrarca], a differenza di tutti i suoi predecessori (tranne Dante), non rifiuta violentemente, escludendoli (o addirittura bruciandoli), tutti i suoi prodotti giovanili e amorosi: li inserisce invece in un
percorso unitario tipico ed esemplare per ogni uomo «intendente», che può cioè capire l’amore per
esperienza diretta.
[…]
Anche la canzone finale alla Vergine (366) allude ben esplicitamente alla preghiera alla Vergine del
Paradiso, ma l’una conclude un viaggio ascensionale e «trionfale», l’altra rimanda, per esplicite riprese intertestuali, al sonetto proemiale dei RVF [ndr: Rerum vulgarium fragmenta], allo scopo di
chiarire il carattere circolare, quindi ripetibile ed esemplare, per ogni uomo «intendente», compiuto
dall’autore-protagonista, nella vita e nella letteratura […].
ARGOMENTO: L’ACCIDIA, L’ANGOSCIA DI VIVERE IN PETRARCA E NELLA SENSIBILITÀ
CONTEMPORANEA
Testo 1 F. Petrarca, Secretum, II
Agostino Ti domina una funesta malattia dell’animo, che i moderni hanno chiamato accidia e gli
antichi aegritudo.
Francesco Il nome solo di essa mi fa inorridire.
Agostino Non me ne meraviglio, poiché ne sei tormentato a lungo e gravemente.
Francesco È vero; e a ciò s’aggiunge che mentre in tutte quante le passioni da cui sono oppresso è
commisto1 un che di dolcezza, sia pur falsa, in questa tristezza invece tutto è aspro, doloroso e orren1 commisto:
unito.
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Parte
Esercizi, attività
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Data
do; e c’è aperta sempre la via alla disperazione e a tutto ciò che sospinge le anime infelici alla rovina.
Aggiungi che delle altre passioni soffro tanto frequenti quanto brevi e momentanei gli assalti; questo
male invece mi prende talvolta così tenacemente, da tormentarmi nelle sue strette giorno e notte; e
allora la mia giornata non ha più per me luce né vita, ma è come notte d’inferno e acerbissima morte.
E tanto di lagrime e di dolori mi pasco con non so quale atra voluttà 2 , che a malincuore (e questo si
può ben dire il supremo colmo delle miserie!) me ne stacco.
Agostino Conosci benissimo il tuo male; tosto ne conoscerai la cagione. Di’ dunque; che è che ti contrista tanto? il trascorrere dei beni temporali3, o i dolori fisici o qualche offesa della troppo avversa
fortuna?
Francesco Un solo qualsiasi di questi motivi non sarebbe per sé abbastanza valido. Se fossi messo
alla prova in un cimento singolo, resisterei certamente; ma ora sono travolto da tutto un loro esercito.
2 non so … voluttà: in latino atra quadam cum voluptate, “con un certo oscuro
piacere, gusto”. L’aggettivo latino ater ha
in sé anche i valori semantici di morte.
Si noti inoltre che nel definire lo speciale
gusto che si accompagna al soffrire, Petrarca senta il bisogno di usare l’aggettivo
indefinito. È una spia significativa di una
sensibilità nuova che si muove al di fuori
della casistica e delle definizioni, nella
ricerca di esprimere anche quello che per
sua natura è difficilmente riassumibile in
un nome.
3 il trascorrere … temporale: lo svanire
dei beni temporali.
Testo 2 Vocabolario Treccani
accìdia s. f. [dal gr. ajkhdiva «negligenza», comp. di aj- priv. e kh`do~ «cura», assunto nel lat. tardo
come acedia e acidia]. – Inerzia, indifferenza e disinteresse verso ogni forma di azione e iniziativa:
la condizione che caratterizza molti giovani del nostro tempo, afflitti da assenza di interessi,
monotonia delle impressioni, sensazioni di immobilità, vuoto interiore, rallentamento del
corso del tempo e quindi a. (Umberto Galimberti). Più in partic., nella morale cattolica, negligenza
nell’operare il bene e nell’esercitare le virtù (nell’antica tradizione teologica, uno dei sette peccati
capitali).
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Testo 3 E. Bianchi, «Avvenire», 6 maggio 2007
Oggi l’accidia – dopo essere stata vittima di una prolungata amnesia per cui non si sapeva neppure
più che tipo di malattia spirituale fosse – gode di un rinnovato e vasto interesse: ne parlano i filosofi, i sociologi e anche quanti si interessano alla spiritualità. In realtà non credo che siano molti a
esercitarsi contro di essa con la lotta spirituale, non molti a conoscerla fino a farne una diagnostica
personale, non molti, di conseguenza, ad avere esperienza della possibile vittoria su di essa. Inoltre,
anche se molti sostengono di parlare e scrivere sull’accidia, sovente parlano e scrivono d’altro, finendo per confonderla con disagi e patologie differenti. Sì, l’accidia gode oggi di grande attenzione, eppure pochissimi ne parlano per conoscenza autentica, vissuta con la mente, il cuore, il corpo.
Cos’è,
dunque, l’accidia o “acedia”? “Akedia” nel greco classico indica la mancanza, il venir meno di un
interesse, un’attenzione, una sollecitudine: è quindi uno stato di scoraggiamento, di sconforto, un
sentimento che rasenta la disperazione perché non si scorge più la possibilità di un senso e, dunque,
di “salvezza”. […]
Chi fa una vita obbediente solo a uno sfrenato attivismo – magari anche assunto «a fin di bene», in
favore degli altri – e non sa “habitare secum” per attingere alla sorgente, chi si sfibra in molteplici
rapporti superficiali, chi non si esercita quotidianamente a discernere il proprio desiderio, la propria
volontà, il proprio operare, assumendo fallimenti e riuscite, questi finirà per incontrare presto o
tardi l’acedia nel suo devastante incedere.
Per questo i rimedi che i padri del deserto indicano per
controllare e vincere questo demone hanno essenzialmente tutti a che fare con la vigilanza e il discernimento sulla volontà propria.
Testo 4 G. Cucci, II male del nostro tempo, in «La civiltà cattolica», 2 gennaio 2010
L’accidia e la depressione sembrano essere le conseguenze più evidenti di una cultura e mentalità
narcisista, che fa di se stessi il centro di ogni realtà. La presenza diffusa di questo vizio può essere
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Esercizi, attività
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letta come un potente segno di avvertimento: essa ricorda che è falso il sogno di una civiltà felice,
realizzato grazie alla tecnologia e all’abbondanza dei beni. La crescita tecnologica non può compensare la povertà della vita interiore, la perdita del senso di gratuità delle cose, di quello stupore che,
secondo gli antichi, caratterizzava l’origine della sapienza e dell’esperienza spirituale. […]
Gli studi condotti in sede psicologica confermano quanto depressione e tristezza si presentino come
fenomeni preoccupatamente in crescita nelle società occidentali, colpendo in particolare la fascia di
età che dovrebbe essere la più aperta alla vita. […]
Forse questo vizio appare così diffuso perché riflette l’odierna mancanza di speranza. Di fronte alle
difficoltà sorge, inevitabile, l’interrogativo sul senso di un impegno che si rivela incapace di oltrepassare risultati immediati e possibili frustrazioni: «Nel nostro mondo l’accidia non prende più il volto
della pigrizia, ma quello del lasciare fare, dell’abbozzare. Tanto, si dice: “Sono tutti uguali e migliorare è impossibile”. Questo modo di ragionare evita costantemente di mettere in questione la propria
condotta […]. Viviamo nel mondo del fare, ma l’agire è spesso accompagnato dalla disaffezione: la
smania di distrazione prevale sulla capacità di attenzione […]. L’accidioso non sa faticare. Soprattutto non si sa dedicare. Nel nostro tempo vi sono uomini che non sanno coltivare a lungo neppure un
amore. Dicono: che noia!»
VERIFICHE PER LA CLASSE
Quesiti a risposta chiusa • Esercizi di completamento • Quesiti a risposta breve • Trattazione sintetica
QUESITI A RISPOSTA CHIUSA
1 Petrarca incarna con chiarezza un preciso modello di intellettuale. Egli, infatti:
a.
b.
c.
rappresenta la figura dell’intellettuale essenzialmente stanziale, legato all’orizzonte del Comune.
intende l’attività intellettuale come una vera e propria professione, nel segno della mobilità e della maggiore libertà possibile.
lega la propria attività intellettuale a una corte e a un Signore, da cui riceve la protezione necessaria per dedicarsi esclusivamente al suo lavoro.
a.
b.
c.
l’esclusione di ogni tema che non sia strettamente privato, a cominciare da quello politico.
l’esposizione di un conflitto interiore destinato a una finale pacificazione grazie agli sforzi del pensiero e della volontà.
il tentativo di ordinare e di dare valore simbolico ai frammenti necessariamente sparsi e complessi della propria vita.
3 Individua, tra quelle che seguono, la definizione che meglio si adatta a descrivere i termini del classicismo petrarchesco.
a.
b.
c.
Petrarca stabilisce un rapporto privilegiato con la cultura classica e al tempo stesso mostra un atteggiamento nuovo verso gli auctores (i “classici”), non più recepiti solo per la loro funzione esemplare, ma assunti a fonte di una lezione di “umanità” che è possibile conciliare con il pensiero
cristiano.
Petrarca stabilisce un rapporto privilegiato con la cultura classica e al tempo stesso mostra un atteggiamento nuovo verso gli auctores, assunti
a fonte di una laica lezione di “umanità” e di un pensiero alternativo a quello cristiano dominante.
Petrarca stabilisce un intenso rapporto con la cultura e gli autori classici: essi vengono utilizzati, in conformità con l’uso che ne è stato fatto
lungo tutto il Medioevo, come fonte di saggezza e di verità reinterpretabili in chiave allegorica.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
2 Con Petrarca prende forma un’attenzione esplicita e costante al mondo dell’interiorità. Questo implica:
4 Perché possiamo considerare Petrarca il primo filologo moderno?
a.
b.
c.
Perché possedeva un’ampia biblioteca.
Perché applicava in nuce quelli che poi sarebbero diventati i metodi cardine della disciplina filologica, soprattutto la collazione.
Perché era solito intervenire di suo pugno per colmare le lacune dei testi tramandati.
5 Il Canzoniere viene considerato il primo “libro” della tradizione lirica italiana. Perché?
a.
b.
c.
Per la sua mole, superiore a quella di tutte le raccolte dei lirici precedenti.
Perché i copisti lo tramandarono fin da subito con quel medesimo titolo.
Perché denota una palese volontà di sistema che lo innerva, un progetto organico alla cui realizzazione Petrarca dedica buona parte della
sua vita.
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Esercizi, attività
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6 La lingua del Canzoniere è caratterizzata:
a.
b.
c.
da una notevole apertura al lessico del parlato.
da una notevole disponibilità al plurilinguismo, che corrisponde all’utilizzo di tutti i livello stilistici: alto, medio, basso.
da un’accurata selezione dei vocaboli, cui corrisponde un processo di rarefazione e trasformazione metaforica del lessico.
7 Il personaggio di Laura, carico di una pluralità di simbologie, è dirompente e innovativo soprattutto:
a.
b.
c.
perché incarna al massimo grado il modello della donna-angelo della tradizione stilnovista.
perché è un personaggio in costante metamorfosi, che mostra i segni di una costante evoluzione, fisica e spirituale.
perché stravolge i canoni di bellezza in vigore fino a quei tempi.
8 La fortuna del Canzoniere, destinata a fondare una vera e propria corrente di imitatori, i “petrarchisti” e a innervare la lirica italiana almeno
fino all’Ottocento, si deve soprattutto:
a.
b.
c.
al suo linguaggio poetico, fissato in forme e strutture straordinariamente stabili.
al tema dell’amore, fondamentale per la poesia lirica.
alla creazione di un personaggio come Laura, dai tratti facilmente esportabili e replicabili.
9 Qual è il senso profondo del Secretum?
a.
b.
c.
Avvicinare i contemporanei alla lettura delle Confessioni di Agostino.
Mettere in scena, tramite l’interlocutore immaginario di Agostino, il conflitto interiore del poeta, lasciandolo alla fine sostanzialmente irrisolto.
Mettere a confronto due sistemi di valori umani e culturali, quello ascetico-cristiano e quello dell’etica classica.
Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false; quindi correggi quelle errate.
1Il modello di intellettuale petrarchesco ricalca quello dell’intellettuale comunale a cavallo tra Duecento e Trecento 2 Si deve a Petrarca e alla sua passione filologica la scoperta di alcuni importanti testi perduti dell’antichità classica.
3 La vocazione all’autoanalisi di Petrarca fa di lui uno degli “inventori” della poesia lirica moderna.
4Il Canzoniere come lo leggiamo oggi è il frutto di continue riscritture e riorganizzazioni durate oltre trent’anni.
5 La morte di Laura è simbolo della mutatio animi che spinge il poeta a rimettere in discussione il proprio assetto etico ed esistenziale.
6 La canzone Alla vergine che chiude il Canzoniere è il primo testo lirico composto dopo la morte di Laura.
7I Triumphi sono un poema scritto in latino su imitazione dei componimenti celebrativi della classicità.
8Il Secretum racconta un “viaggio” nella coscienza che conduce alla scoperta delle contraddizioni dell’animo umano e alla loro conciliazione.
9Dietro la sistemazione dell’epistolario petrarchesco si intravede un preciso disegno ideologico-morale volto a ridefinire la propria immagine.
10 Petrarca riponeva le sue aspettative di gloria e riconoscimento soprattutto nella sua produzione in latino.
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ESERCIZI DI COMPLETAMENTO
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
1 Completa il testo che segue.
Nel sonetto 35, ........................, Petrarca presenta il proprio autoritratto ........................, un modello che avrà grande
successo nella tradizione successiva. I tratti salienti di questo ritratto sono: la vocazione alla ........................ per
proteggersi dal dolore e dalle maldicenze del popolo, ma anche come occasione per ........................ su se stessi; il
rapporto strettissimo tra soggetto e ........................, preso a testimone della propria sofferenza; infine la completa ........................ di Amore, che diventa presenza ossessiva all’interno dell’io lirico, impedendogli di trovare nella
........................ l’equilibrio che cerca.
2 Completa il testo che segue.
Il Secretum è un ........................ molto particolare. Agostino utilizza le armi della ........................ e della retorica,
al posto di quelle della ........................, che la tradizione ci ha insegnato essere tipiche del ........................ filosofico.
D’altronde Francesco sa che non può non aderire, sul piano ........................, alle verità proposte da Agostino, essendo queste indiscutibili. Il rapporto tra i due interlocutori è dunque frutto di uno ........................: i due personaggi
esprimono, in realtà, il ........................ tra le due parti dell’........................ dell’autore. Il dilemma viene rimandato al
........................e potrà essere risolto solo grazie alla ........................ divina.
QUESITI A RISPOSTA BREVE
Rispondi alle seguenti domande, dedicando a ciascuna 5-8 righe al massimo.
1Spiega in che senso e per quale ragione Petrarca scrive di essere nato «sotto il segno dell’esilio» (Familiares, I, i, 22) e di «sentirsi straniero ovunque»
(Epystulae, III 19, 16).
2 Petrarca è uno scrittore compiutamente bilingue. In che senso? C’è un progetto dietro la scelta della lingua di ciascuna opera?
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Parte
Esercizi, attività
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Data
3La canzone Italia mia lascia trasparire le linee guida del progetto politico petrarchesco. Quali sono? Sono raffrontabili con quelle, ad esempio, di
Dante?
4 Qual è l’atteggiamento di Petrarca nei confronti dei classici latini? Quali autori predilige?
5Esponi brevemente la struttura del Canzoniere. In che senso si può affermare che tale struttura sia bipartita? Qual è la simbologia numerica che lo
innerva?
6 Come si evolve il personaggio di Laura dalla sua prima apparizione alla morte? Evidenzia le tappe del percorso.
7 In che modo i Trionfi possono essere ricondotti al modello dantesco?
8 Spiega in che senso la frase «raccoglierò gli sparsi frammenti della mia anima», pronunciata da Francesco nel Secretum (III), annuncia il Canzoniere.
9 Perché Petrarca sceglie Agostino come interlocutore nel Secretum? Quali sono i modelli cui si ispira?
10 Ricostruisci le partizioni dell’epistolario petrarchesco, spiegando in che modo ognuna delle sezioni contribuisca al progetto ideologico dell’autore.
TRATTAZIONE SINTETICA
Svolgi i seguenti spunti di scrittura, dedicando a ciascuno 15-20 righe.
1Il Canzoniere ci immerge nella singolare e intrigante vicenda di un “io”. Ripercorri (aiutandoti anche con le altre opere) le tappe dell’io lirico di Petrarca, prestando attenzione alle sfumature e ai giudizi che l’autore fornisce di sé. A che conclusioni giunge l’autore? Concordi?
2Nella concezione petrarchesca del ruolo dell’intellettuale, e nel suo metterla in pratica, non mancano difficoltà e contraddizioni. Analizza la carriera
dell’autore, mettendo in evidenza come i successi (e gli insuccessi) “mondani” trovino eco nell’evoluzione del suo pensiero e della sua scrittura.
3 Spiega la funzione centrale svolta dal tempo e dalla memoria nella composizione e nella struttura del libro-Canzoniere. Soffermati, soprattutto:
• sulla memoria come strumento di autoanalisi e di recupero e riorganizzazione di un passato frammentario;
• sul sentimento petrarchesco di una vanità legata al trascorrere del tempo;
• sull’importanza della lezione di Agostino per la concezione petrarchesca del tempo;
• sul concorso della memoria e della scrittura quali argini all’inesorabile trascorrere del tempo e delle cose.
4Il modello intellettuale e letterario di Dante era ben presente a Petrarca, che però se ne discosta in gran parte. L’opera dantesca che presenta più
affinità con il progetto del Canzoniere è sicuramente la Vita nova. Metti a confronto i due testi e mettine in luce i punti di contatto e di divergenza.
5 Laura e Beatrice. Analizzane i tratti e i ruoli all’interno del sistema di pensiero dei due poeti.
6Petrarca si staglia fin da subito come una figura assolutamente originale nel panorama intellettuale del tempo. Dopo averne affrontato l’opera, scrivine un breve ritratto, che ne metta in evidenza i tratti di maggior novità rispetto al contesto e quelli che si sono rivelati fondativi per i tempi a venire.
VERSO L’ESAME
ANALISI DI UN TESTO IN PROSA • SCRITTURA DOCUMENTATA
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Sezione 6 Boccaccio e il libro della “città
degli uomini”
➤ TIPOLOGIA A ANALISI DI UN TESTO IN PROSA
Giovanni Boccaccio, Decameron, VI, 7
Madonna Filippa dal marito con un suo amante trovata, chiamata in giudicio, con una
pronta e piacevol risposta sé libera e fa lo statuto modificare.
5
1 nuovo
Già si tacea la Fiammetta, e ciascun rideva ancora del nuovo argomento dallo Scalza usato a nobilitare sopra ogn’altro i Baronci1, quando la reina ingiunse a Filostrato che novellasse; ed egli a dir
cominciò.
… i Baronci: il riferimento è
alla novella precedente, la 6, narrata da
Fiammetta, in cui un giovane, Michele
Scalza, si cimenta nel dimostrare, per
scommessa, che i Baronci sono la famiglia più antica del mondo e grazie alle
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sue capacità oratorie vince una cena.
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PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
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2 ma
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– Valorose donne, bella cosa è in ogni parte saper ben parlare, ma io la reputo bellissima quivi saperlo fare dove la necessità il richiede; il che sì ben seppe fare una gentil donna della quale intendo
di ragionarvi, che non solamente festa e riso porse agli uditori, ma sé de’ lacci di vituperosa morte
disviluppò2 , come voi udirete.
Nella terra di Prato fu già uno statuto 3, nel vero non men biasimevole che aspro, il quale, senza niuna distinzion fare, comandava che così fosse arsa quella donna che dal marito fosse con alcuno suo
amante trovata in adulterio, come quella che per denari con qualunque altro uomo stata trovata fosse. E durante questo statuto, avvenne che una gentil donna e bella e oltre ad ogn’altra innamorata, il
cui nome fu madonna Filippa, fu trovata nella sua propria camera una notte da Rinaldo de’ Pugliesi
suo marito nelle braccia di Lazzarino de’ Guazzagliotri, nobile giovane e bello di quella terra, il quale
ella quanto se medesima amava ed era da lui amata. La qual cosa Rinaldo vedendo, turbato forte,
appena del correr loro addosso e di uccidergli si ritenne, e se non fosse che di sé medesimo dubitava,
seguitando l’impeto della sua ira, l’avrebbe fatto.
Rattemperatosi4 adunque da questo, non si poté temperar da voler quello dello statuto pratese, che a
lui non era licito di fare, cioè la morte della sua donna. E per ciò avendo al fallo della donna provare
assai convenevole testimonianza, come il dì fu venuto, senza altro consiglio prendere, accusata la
donna, la fece richiedere5.
La donna, che di gran cuore era, sì come generalmente esser soglion quelle che innamorate son da
dovero 6, ancora che sconsigliata da molti suoi amici e parenti ne fosse, del tutto dispose di comparire e di voler più tosto, la verità confessando, con forte animo morire, che, vilmente fuggendo, per
contumacia in essilio vivere e negarsi degna di così fatto amante come colui era nelle cui braccia era
stata la notte passata7. E assai bene accompagnata di donne e d’uomini, da tutti confortata al negare,
davanti al podestà venuta, domandò con fermo viso e con salda voce quello che egli a lei domandasse.
Il podestà, riguardando costei e veggendola bellissima e di maniere laudevoli molto, e, secondo che
le sue parole testimoniavano, di grande animo, cominciò di lei ad aver compassione, dubitando non8
ella confessasse cosa per la quale a lui convenisse, volendo il suo onor servare, farla morire.
Ma pur, non potendo cessare di domandarla di quello che apposto l’era, le disse: «Madonna, come voi
vedete, qui è Rinaldo vostro marito, e duolsi di voi, la quale egli dice che ha con altro uomo trovata
in adulterio; e per ciò domanda che io, secondo che uno statuto che ci è vuole 9, faccendovi morire
di ciò vi punisca, ma ciò far non posso, se voi nol confessate; e per ciò guardate bene quello che voi
rispondete, e ditemi se vero è quello di che vostro marito v’accusa».
La donna, senza sbigottire punto, con voce assai piacevole rispose: «Messere, egli è vero che Rinaldo
è mio marito e che egli questa notte passata mi trovò nelle braccia di Lazzarino, nelle quali io sono,
per buono e per perfetto amore che io gli porto, molte volte stata; né questo negherei mai; ma come io
son certa che voi sapete, le leggi deono esser comuni e fatte con consentimento di coloro a cui toccano. Le quali cose di questa non avvengono, ché essa solamente le donne tapinelle costrigne, le quali
molto meglio che gli uomini potrebbero a molti sodisfare; e oltre a questo, non che alcuna donna,
quando fatta fu, ci prestasse consentimento, ma niuna ce ne fu mai chiamata; per le quali cose meritamente malvagia si può chiamare. E se voi volete, in pregiudicio del mio corpo e della vostra anima,
esser di quella esecutore, a voi sta; ma, avanti che ad alcuna cosa giudicar procediate, vi prego che
una piccola grazia mi facciate, cioè che voi il mio marito domandiate se io ogni volta e quante volte
a lui piaceva, senza dir mai di no, io di me stessa gli concedeva intera copia10 o no». A che Rinaldo,
senza aspettare che il podestà il domandasse, prestamente rispose che senza alcun dubbio la donna
ad ogni sua richiesta gli aveva di sé ogni suo piacer conceduto.
sé … disviluppò: evitò la condanna
a morte.
3 uno statuto: una legge.
4 Rattemperandosi: Trattenendosi.
5 la fece richiedere: la fece citare in tribunale.
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Classe
6 da dovero: veramente.
7 negarsi degna … notte
passata: Madonna Filippa preferisce confessare l’adulterio e rischiare la pena di morte piuttosto
che fuggire in esilio e rinunciare definitivamente agli incontri con il suo amante.
8 dubitando non: temendo che.
9 secondo … è vuole: secondo quanto
dispone la legge vigente.
10 io di me stessa gli concedeva intera
copia: io mi concedevo interamente a lui.
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«Adunque,» seguì prestamente la donna «domando io voi, messer podestà, se egli ha sempre di me
preso quello che gli è bisognato e piaciuto, io che doveva fare o debbo di quel che gli avanza? debbolo io gittare ai cani? non è egli molto meglio servirne un gentile uomo che più che sé m’ama, che
lasciarlo perdere o guastare?»
Eran quivi a così fatta essaminazione e di tanta e sì famosa donna quasi tutti i pratesi concorsi, li
quali, udendo così piacevol risposta, subitamente, dopo molte risa, quasi ad una voce tutti gridarono
la donna aver ragione e dir bene: e prima che di quivi si partissono, a ciò confortandogli il podestà,
modificarono il crudele statuto e lasciarono che egli s’intendesse11 solamente per quelle donne le
quali per denari a’ lor mariti facesser fallo. Per la qual cosa Rinaldo, rimaso di così matta impresa
confuso, si partì dal giudicio; e la donna lieta e libera, quasi dal fuoco risuscitata, alla sua casa se ne
tornò gloriosa.
(G. Boccaccio, Decameron, a cura di A.E. Quaglio, Garzanti, Milano 1974)
11 che
egli s’intendesse: che fosse applicato.
Elabora in un testo unitario il commento di questo brano, utilizzando come guida per il tuo lavoro le domande di comprensione, analisi e
interpretazione, approfondimento.
Comprensione
1 Riassumi il contenuto della novella.
Analisi e interpretazione
2 Analizza l’aspetto stilistico della novella: nel periodare prevale la paratassi o l’ipotassi? Che tipo di lessico è utilizzato? Argomenta la tua
affermazione con esempi tratti dal testo.
3 Descrivi il personaggio di Madonna Filippa, soffermandoti sull’aspetto fisico e caratteriale.
4 Grazie a quale abilità, molto apprezzata da Boccaccio, Madonna Filippa riesce a difendere se stessa e i diritti delle donne? Sottolinea sul
5 Sintetizza gli argomenti attraverso cui Madonna Filippa sostiene le sue ragioni di fronte al giudice.
6 Madonna Filippa, come molti altri personaggi del Decameron, incarna un modello femminile diverso da quello che Dante e i poeti dello Stil
novo avevano ritratto. Evidenzia le differenze fra le due tipologie femminili.
Approfondimento
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
testo la frase che evidenzia quest’abilità.
7 Madonna Filippa di fronte al giudice si fa sostenitrice dei diritti delle donne in un’epoca in cui la discriminazione era prassi comune. Rifletti
su quest’affermazione e tratta l’argomento, facendo riferimenti all’epoca attuale.
➤ TIPOLOGIA B SCRITTURA DOCUMENTATA
Ambito artistico-letterario
Sviluppa l’argomento o in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano. Dai un titolo
al tuo testo e indicane la possibile destinazione editoriale. Non superare le 4-5 colonne di lunghezza.
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Esercizi, attività
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PROPOSTA 1
ARGOMENTO: LA NOVELLA E LE SUE FONTI
Testo 1 G. Boccaccio, Decameron, III, 1
1
5
10
15
Masetto da Lamporecchio si fa mutolo e diviene ortolano d’un monistero di donne, le quali
tutte concorrono a giacersi con lui.
[…]
Queste [due giovani monache], guardato ben per tutto e veggendo che da niuna parte potevano esser
2
3
vedute, appressandosi quella, che mosse avea le parole , a Masetto, lui destò, ed egli incontanente
si levò in piè. Per che costei con atti lusinghevoli presolo per la mano, ed egli faccendo cotali risa
sciocche, il menò nel capannetto, dove Masetto senza farsi troppo invitare quel fece che ella volle. La
quale, sì come leale compagna, avuto quel che volea, diede all’altra luogo, e Masetto, pur mostrandosi
semplice, faceva il lor volere. […]
Avvenne un giorno che una lor compagna, da una finestretta della sua cella di questo fatto avvedu4
tasi, a due altre il mostrò. E prima tennero ragionamento insieme di doverle accusare alla badessa;
5
poi, mutato consiglio e con loro accordatesi, partefici divennero del podere di Masetto. Alle quali
l’altre tre per diversi accidenti divenner compagne in vari tempi. […]
[…] non potendo Masetto sodisfare a tante, s’avvisò che il suo esser mutolo gli potrebbe, se più stesse,
in troppo gran danno resultare […]; e per ciò una notte, con la badessa essendo, rotto lo scilingua6
gnolo cominciò a dire…
1 si fa mutolo: si finge muto.
2 che mosse … parole: che per prima ave-
va parlato, con la sua compagna.
3 incontanente: immediatamente.
4 accusare:
5 partefici:
denunciare.
partecipi; è chiara l’allusività
sessuale in questo approfittare delle monache del «podere di Masetto».
6 rotto … scilinguagnolo: cominciò a
parlare; anche la badessa ha ampiamente
approfittato, per parte sua, del «podere di
Masetto».
La satira a sfondo sessuale della vita monastica ha dei precedenti nella novellistica:
Novellino, LXII
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
1
5
2
[…] Arendêrsi monache, e fecero un munisterio che si chiamava il monisterio delle nonane di Rimino monte.
La casa crebbe assai, e divenne molto ricca. E questo si conta in novella, che v’era [e] che v’è questo
3
4
costume , che quando elli vi passasse alcuno gentile uomo con molti arnesi , ed elle il faceano invitare e facealli grandissimo onore. E la badessa e le suore li veniano incontro, e, in sul donneare, quella
che più il piacesse, quella il servia, e acompagnava a tavola e a letto.
1 Arendêrsi: si fecero.
2 monisterio … nonane: monastero delle monache; nonane è un francesismo (da
3 costume: usanza.
4 con molti arnesi: con un bell’equipaggiamento, non senza allusività sessuale.
nonnes).
Guglielmo IX, Farai un vers pos mi sonelh, IV-XIII
5
70
Una mi disse nella sua parlata: «Dio vi salvi, signor pellegrino; a parer mio sembrate di gran buona
condizione; ma troppi stolti vediamo andare per il mondo» // Sentite dunque quel che io ho risposto:
non le dissi né ai né bai, né di ferro né di legno ho parlato, ma solo così: «Babariol, babariol, babarian». // Disse Agnese a Esmeralda: «Abbiamo trovato quello che andiamo cercando. Sorella, per
amor di Dio, diamogli albergo, perché è muto, e mai da lui si saprà del nostro proposito» […] // «Sorella, nel caso che quest’uomo faccia il furbo e non parli per noi, portiamo immantinente il nostro gatto
rosso, che lo farà parlare subito, se di niente c’inganna». // Agnese andò a prendere il noioso; ed era
grosso e aveva lunghi baffi: e io, quando lo vidi tra noi, ne ebbi paura, e per poco non perdetti la forza
dell’amore e l’ardimento. // Dopo aver mangiato e bevuto, mi spogliai per compiacerle. Da dietro mi
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Parte
Esercizi, attività
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Cognome
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Classe
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Data
portarono il gatto cattivo e traditore: una lo stende lungo il costato fino ai talloni. // All’istante tira
il gatto per la coda, e quello graffia: mi fecero più di cento piaghe, allora; ma io non mi sarei mosso,
quand’anche m’avessero ucciso. // Poi disse Agnese a Esmeralda: «È muto, lo si vede bene: sorella,
prepariamoci al diletto e al piacere»…
Testo 2 G. Boccaccio, Decameron, VII, 9
5
Lidia moglie di Nicostrato ama Pirro: il quale, acciò che credere il possa1 , le chiede tre cose le
quale ella gli fa tutte; e oltre a questo in presenza di Nicostrato si sollazza con lui e a Nicostrato
fa credere che non sia vero quello che ha veduto.
Pirro […] per partito avea preso2 […] del tutto recarsi a compiacere alla donna, dove certificar si potesse che tentato3 non fosse […]; e per ciò rispose: «[…] dove tre cose che io domanderò voglia fare a
chiarezza di me4, per certo niuna cosa mi comanderà poi che io prestamente non faccia. E quelle tre
cose che io voglio son queste: primieramente che in presenza di Nicostrato ella uccida il suo buono
sparviero, appresso che ella mi mandi una ciochetta della barba di Nicostrato, e ultimamente un
dente di quegli di lui medesimo, de’ migliori5.
1 acciò
… possa: per poterle credere, per
poter credere che davvero lei lo ama.
2 per partito … preso: aveva deciso.
3 tentato:
messo alla prova ovvero indotto in tentazione per provare la sua fedeltà
a Nicastro.
4 a chiarezza di me: per rassicurarmi.
5 de’ migliori: dei più sani.
La novella di Boccaccio ricalca i contenuti di una commedia elegiaca latina del xii secolo:
Arnolfo di Orléans, Lidia, a cura di I. Gualandri e G. Orlandi, in Commedie Latine del xii-xiii secolo,
vol. VI, Genova 1998.
5
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1 Lusca: è la serva di Lidia, presente come
intermediaria tra Lidia e Pirro anche nella
novella di Boccaccio.
2 l’uomo
… suppliche: Pirro fa quindi riferimento a se stesso.
3 un dente … scelta: in questo caso sarà
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
1
«Ma dimmi, Lusca : se Lidia è ben convinta dentro di sé di ciò che vuole, con quale inganno potrà
raggirare il marito?» «Ma che strana domanda! Quella controlla i pensieri del marito e sa bene come
guidarlo […]». «Metterò alla prova la verità di ciò che affermi, Lusca» replicò Pirro: «[…] farò ricorso
a queste tre prove»; e gliele elenca tutt’e tre: «Il duca è affezionato a uno sparviero […]. Io voglio che
Lidia lo uccida. […] Se poi gli strapperà cinque peli della barba, l’uomo che Lidia cerca di attirare
2
3
con queste suppliche si sentirà più vicino a lei. Ancora, deve estirpargli un dente a sua scelta […]».
Lidia compie con successo i tre inganni a danno del marito.
Pirro esclama: «Lidia, sono stupefatto: sei capace di imprese eccezionali […]» «Cose da nulla! […]!
Io so che il duca si può trarre in inganno ancora meglio: si può fargli credere che ciò ch’è stato visto,
ancorché da lui stesso, sia nulla. Se dunque ci sorprenderà nell’atto di fare l’amore, non crederà ai
suoi occhi».
Lidia a decidere di strappare al marito un
dente sano.
Testo 3 A. Graf, Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, Mondadori, Milano 1996.
5
Quando si dice fonti del Decamerone, s’intende parlare dei luoghi d’onde provengono, per via più o
meno lunga, i temi delle novelle raccontate nel libro; ma nel libro non ci sono le novelle soltanto; ci
è anche un complesso d’idee, di sentimenti e di giudizii, un modo di considerar la vita, un indirizzo
generale di mente, che pajono essere in tutto il fatto dell’autore, e che fatto suo non sono se non in
parte. Anche di queste cose ci sono le fonti; ma non è così agevole dire quali e dove sieno, come non
è agevole indicare la fonte di un fiume che nasca d’infiniti rivoli, di scaturigini sparse e recondite.
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Esercizi, attività
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Data
Testo 4 F. Bruni, L’invenzione della letteratura mezzana, il Mulino, Bologna 1990.
5
Se Boccaccio è l’inventore di quel genere particolare della letteratura mezzana che è la novella, allora
sarà necessario che concetti, sequenze e soluzioni espressive già presenti nella tradizione latina e
romanza siano adattati ai ritmi intellettuali e narrativi del Decameron, in modo da non incrinarne la
coerenza, variata sì, ma senza smagliature. Il genere triviale dei fabliaux o i generi della letteratura
elevata vanno ancora sollevati e, rispettivamente, abbassati al registro mezzano praticato dall’autore. […] Inoltre si deve riconoscere che Boccaccio non sa toccare neppure i materiali più prossimi
al registro mezzano e narrativo senza trasformarli […]; contemporaneamente è pronto a captare gli
stimoli più remoti, a farli suoi, a renderli funzionali alla novella, a una battuta, a un tocco descrittivo.
Il legame tra i due testi è sottolineato dallo studioso Vittore Branca:
V. Branca, in Boccaccio, Decameron, Einaudi, Torino 1992 [1980], vol. II.
5
È una delle poche novelle [quella di Lidia] di cui sia chiara e sicura la fonte: cioè la Comoedia
Lydiae, mediocre poemetto […] trascritto di proprio pugno dal Boccaccio nel cod. Laurenziano
XXXIII 31 […]. Nel testo medievale – seguito puntualmente dal Boccaccio – già si trovano fusi due
diversi racconti che avevano avuto grande fortuna: quello delle varie mistificazioni fatte subire al
marito per dare prove all’amante (o per altro fine), e quello del pero incantato.
PROPOSTA 2
ARGOMENTO: LE RAPPRESENTAZIONI DEI RELIGIOSI NEL DECAMERON DI BOCCACCIO
Testo 1 G. Boccaccio, Decameron, I, 1
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
5
10
Ser Cepparello con una falsa confessione inganna un santo frate e muorsi; e, essendo stato un
pessimo uomo in vita, è morto reputato per santo e chiamato san Ciappelletto.
[…]
Così adunque visse e morì ser Cepperello da Prato e santo divenne come avete udito. Il quale negar
non voglio essere possibile lui essere beato nella presenza di Dio, per ciò che, come che la sua vita
fosse scelerata e malvagia, egli poté in su l’estremo aver sì fatta contrizione, che per avventura Iddio ebbe misericordia di lui e nel suo regno il ricevette; ma, per ciò che questo n’è occulto, secondo
quello che ne può apparire ragiono, e dico costui più tosto dovere essere nelle mani del diavolo in
perdizione che in paradiso.
In Borgogna Cepparello, chiamato dai francesi Ciappelletto, si ammala gravemente e fa chiamare
come confessore un frate ingenuo e inesperto al quale si presenta, capovolgendo la verità, come un
sant’uomo, che in vita è stato modello di virtù cristiana. Morto Ciappelletto e celebrato un funerale
solenne, si sparge fra il popolo la fama della sua santità.
Testo 2 C. Muscetta, Boccaccio, Laterza, Roma-Bari 1992
5
72
Se il narratore si diverte e ci diverte è perché tutto si risolve in un lieto fine “convenevole” per tutti:
ser Musciatto recupera i suoi crediti, i due usurai non ci rimettono neppure le spese del funerale, il
santo frate beneficia il suo “luogo” che da convento diviene santuario, i fedeli ci rimediano reliquie e
miracoli, e ser Ciappelletto se non s’è conquistato il paradiso per grazia di Dio, non si è certo perduto
l’inferno per cui tanto aveva operato. Il novellatore ne può ricavare un lieto exemplum alla rovescia,
e senza nulla presumere sulla salvezza o sulla dannazione, è intanto grato a Dio se “in questa compagnia così lieta” tutti saranno “sani e salvi servati” dalla peste e dalla morte. Questa religiosità non
vuole essere né cinica né bigotta. È una morale borghese, spregiudicata, serena.
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Parte
Esercizi, attività
Nome
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4
Data
Testo 3 G. Boccaccio, Decameron, III, 1
5
10
15
Masetto da Lamporecchio si fa mutolo1 e diviene ortolano d’un monistero di donne, le quali
tutte concorrono a giacersi con lui.
[…]
Queste [due giovani monache], guardato ben per tutto e veggendo che da niuna parte potevano esser
vedute, appressandosi quella, che mosse avea le parole2 , a Masetto, lui destò, ed egli incontanente 3
si levò in piè. Per che costei con atti lusinghevoli presolo per la mano, ed egli faccendo cotali risa
sciocche, il menò nel capannetto, dove Masetto senza farsi troppo invitare quel fece che ella volle. La
quale, sì come leale compagna, avuto quel che volea, diede all’altra luogo, e Masetto, pur mostrandosi
semplice, faceva il lor volere. […]
Avvenne un giorno che una lor compagna, da una finestretta della sua cella di questo fatto avvedutasi, a due altre il mostrò. E prima tennero ragionamento insieme di doverle accusare4 alla badessa;
poi, mutato consiglio e con loro accordatesi, partefici5 divennero del podere di Masetto. Alle quali
l’altre tre per diversi accidenti divenner compagne in vari tempi. […]
[…] non potendo Masetto sodisfare a tante, s’avvisò che il suo esser mutolo gli potrebbe, se più stesse,
in troppo gran danno resultare […]; e per ciò una notte, con la badessa essendo, rotto lo scilinguagnolo 6 cominciò a dire…
1 si fa mutolo: si finge muto.
2 che mosse … parole: che per prima ave-
va parlato, con la sua compagna.
3 incontanente: immediatamente.
4 accusare:
5 partefici:
denunciare
partecipi; è chiara l’allusività
sessuale in questo approfittare delle monache del «podere di Masetto».
6 rotto … scilinguagnolo: cominciò a
parlare; anche la badessa ha ampiamente
approfittato, per parte sua, del «podere di
Masetto».
5
10
1 in
Frate Cipolla promette a certi contadini di mostrar loro la penna dell’agnolo Gabriello; in
luogo della quale trovando carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono San Lorenzo.
[…]
Dove, poi che tutto il popolo fu ragunato, frate Cipolla, senza essersi avveduto che niuna sua cosa
fosse stata mossa, cominciò la sua predica, e in acconcio de’ fatti suoi1 disse molte parole; e dovendo
venire al mostrar della penna dell’agnolo Gabriello, fatta prima con grande solennità la confessione 2 ,
fece accender due torchi3, e soavemente sviluppando il zendado4, avendosi prima tratto il cappuccio, fuori la cassetta ne trasse. E dette primieramente alcune parolette a laude e a commendazione
dell’agnolo Gabriello e della sua reliquia, la cassetta aperse. La quale come piena di carboni vide, non
sospicò 5 che ciò che Guccio Balena gli avesse fatto, per ciò che nol conosceva da tanto 6, né il maladisse del male aver guardato che altri ciò non facesse, ma bestemmiò tacitamente sé, che a lui la guardia
delle sue cose aveva commessa7, conoscendol, come faceva, negligente, disubbidente, trascutato e
smemorato. Ma non per tanto, senza mutar colore, alzato il viso e le mani al cielo, disse sì che da tutti
fu udito: – O Iddio, lodata sia sempre la tua potenzia! –
acconcio de’ fatti suoi: in accordo a
ciò che gli conveniva per trarne vantaggio.
2 fatta… confessione: recitato in modo
solenne il Confiteor, preghiera rituale di
confessione dei peccati.
3 torchi: grossi ceri.
4 soavemente … zendado: delicatamente
aprendo l’involto di seta.
5 non sospicò: non sospettò.
6 nol … tanto: non lo considerava
di arrivare a tanto.
7 commessa: affidata.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Testo 4 G. Boccaccio, Decameron, VI, 10
capace
Frate Cipolla è un frate antoniano che gira di paese in paese esibendo oggetti e spacciandoli per sante reliquie. Giunto a Certaldo dichiara agli ingenui fedeli che questa volta mostrerà addirittura una reliquia unica: una piuma delle ali dell’arcangelo Gabriele, caduta al momento dell’Annunciazione alla Vergine Maria. Udita la solenne dichiarazione, due certaldesi amici del frate
decidono di beffarlo sostituendo con dei carboni la piuma, che non è che «una penna di quelle della coda d’un pappagallo».
La polemica è rivolta all’ipocrisia e al carattere truffaldino delle gerarchie ecclesiastiche, ma anche all’eccessiva credulità del
popolo, troppo incline per la sua ignoranza a credere a qualunque fandonia gli venga propinata e la cui religiosità è ridotta alla
fruizione di spettacoli buffoneschi e da circo.
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73
4
Parte
Esercizi, attività
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VERIFICHE PER LA CLASSE
Quesiti a risposta chiusa • Esercizi di completamento • Quesiti a risposta breve • Trattazione sintetica
QUESITI A RISPOSTA CHIUSA
1 Boccaccio, rappresentante esemplare della sua epoca:
a.
b.
c.
incarna l’intellettuale legato ai modelli culturali della società borghese-comunale, soggetto unico della sua opera.
incarna istanze culturali diverse: definitivamente superato il modello aristocratico-cortese, Boccaccio oscilla tra l’adesione a un modello attuale,
d’impronta borghese-comunale, e uno pionieristico, che guarda già all’Umanesimo nascente.
incarna istanze culturali complesse e talvolta in contraddizione: alle soglie del passaggio dalla società comunale a quella signorile Boccaccio
accoglie, contemporaneamente, i modelli aristocratico-cortesi, quello borghese-comunale e a quello umanistico nascente.
2 Il Filostrato, opera prima di Boccaccio, è una narrazione in versi che riprende un tema classico. Quale forma metrica adotta lo scrittore?
a.
b.
c.
La terzina dantesca, in omaggio a uno dei suoi maestri.
L’ottava rima, di cui è probabilmente l’inventore, che diventerà per alcuni secoli la forma tipica della narrazione romanzesca.
L’endecasillabo sciolto, per assecondare le esigenze di libertà della narrazione.
3 Il Filocolo, primo tentativo boccacciano di narrazione in prosa:
a.
b.
c.
è una sorta di traduzione di precedenti modelli cortesi per un pubblico che legge solo il volgare.
è il tentativo di combinare spunti autobiografici idealizzati e accumulazioni enciclopediche tipicamente medioevali sullo sfondo della corte
angioina.
è una sorta di “prova generale” del Decameron.
4 Il Teseida, come dichiara Boccaccio stesso all’interno dell’opera, è un esperimento che risponde a uno stimolo ben preciso. Quale?
a.
b.
c.
Vuole essere un poema encomiastico per dare lustro alla monarchia angioina.
Vuole essere una risposta alle richieste d’amore di una donna, nota come Fiammetta.
Vuole essere il primo esempio di poema epico in volgare, per colmare la lacuna segnalata da Dante nel De vulgari eloquentia.
5 In che senso si può dire che il Decameron è un sistema-libro?
a.
b.
c.
È un insieme organico di novelle, unitario ma poliedrico, i cui elementi sono tra loro interrelati.
È un insieme di testi strutturato in modo che all’interno sia possibile un unico percorso.
È un insieme di testi irrelati cui si è sovrapposta una cornice per facilitarne la lettura.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
6 Perché possiamo dire che con Boccaccio nasca la novella moderna?
a.
b.
c.
Perché l’autore abbandona ogni fonte precedente per concentrarsi solo sul suo contemporaneo.
Perché introduce nella prospettiva del racconto la fortuna, intesa come casualità pura.
Perché privilegia le intenzioni pedagogiche rispetto al piacere della narrazione in sé.
7 Quale ti sembra, tra queste, la definizione più appropriata a descrivere geografia e storia del Decameron?
a.
b.
c.
Il Decameron contiene il proprio orizzonte geografico essenzialmente all’interno del mondo cittadino: quello di Firenze in primo luogo, e quello
di altre città d’Italia occasionalmente. L’orizzonte temporale è invece quello della contemporaneità.
Il Decameron si apre a una grande varietà nello spazio e nel tempo: dal punto di vista geografico si distende dal Mediterraneo all’oriente e
dall’orizzonte cittadino alla campagna; dal punto di vista temporale si dilata ad accogliere il presente e il mondo antico.
La geografia del Decameron si dilata straordinariamente per seguire le peripezie dei mercanti e dei viaggiatori protagonisti di molte delle sue
novelle, spaziando dal Mediterraneo all’oriente, dal mare alla foresta, dalla città alla campagna; l’orizzonte temporale, parallelamente, è legato
alla contemporaneità e alla cronaca.
8 La terza giornata del Decameron è dedicata all’industria, ovvero alla capacità di iniziativa, in rapporto dialettico con la fortuna. Di che
tenore è il pensiero boccacciano in proposito?
a.
b.
c.
Tutto sommato ottimista, perché riconosce all’iniziativa dell’uomo spazio sufficiente per contrastare gli imprevisti del caso.
Boccaccio non ritiene prevalente nessuna delle due forze, limitandosi di volta in volta a esporre gli effetti dell’una e dell’altra.
Sostanzialmente pessimista e scettico, perché lo spazio di intervento umano, pur esistente, non è sufficiente a metterlo al riparo dai rivolgimenti
della fortuna.
9 Quale tratto della decima giornata non compare in nessun’altra sezione del Decameron?
a.
b.
c.
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Il fatto che i narratori entrino in competizione.
La presenza del filtro della tradizione letteraria.
La presenza di elementi non realistici.
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Esercizi, attività
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4
Data
10 In che senso si può dire che l’ottica del Decameron è laica?
a.
b.
c.
Perché trasporta nella scrittura una polemica privata contro le autorità ecclesiastiche.
Perché l’esistenza del divino non è negata, ma giudicata insondabile e quindi fuori dalla portata dell’indagine dello scrittore.
Perché nega l’esistenza del divino e riporta ogni fenomeno all’uomo.
Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false; quindi correggi quelle errate.
1Boccaccio, nato a Certaldo nel 1313, si trasferì a Firenze fin dall’infanzia e vi trascorse tutta la vita. 2Boccaccio può essere considerato il primo grande dantista.
3Petrarca, nonostante l’amicizia e la stima, non ebbe mai un’influenza diretta sul pensiero e sull’opera di Boccaccio.
4Il Teseida addensa riferimenti a fonti diverse, dal mondo mitologico classico alla tradizione cortese e alla poesia italiana precedente.
5All’elegia, nella tripartizione dantesca dei generi, era assegnato lo stile umile. A questa indicazione Boccaccio si attiene nella scrittura dell’Elegia di madonna Fiammetta, di cui è dunque dichiarato fin dal titolo il livello stilistico.
6Il Decameron è stato composto interamente dopo la peste del 1348.
7 La comunità dei giovani novellatori simbolizza una società utopica, regolata e ragionevole.
8 Boccaccio nel Decameron tenta di rappresentare la lingua viva del parlato, eliminando ogni riferimento ai registri “alti”.
9Si può dire che il mercante, in scena o in controluce, sia uno dei veri protagonisti dell’opera boccacciana.
10 La novella di Ser Ciappelletto può essere letta, non esclusivamente, come una critica all’utilitarismo mercantile.
V
F
V
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V
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V
F
V
F
V
F
V
F
V
F
V
F
ESERCIZI DI COMPLETAMENTO
1 Completa la griglia che segue inserendo, per ogni giornata, il tema cui essa è dedicata e il nome del re o della regina
I giornata
II giornata
III giornata
IV giornata
V giornata
VI giornata
VII giornata
VIII giornata
IX giornata
X giornata
Rispondi alle seguenti domande, dedicando a ciascuna 5-7 righe al massimo.
1Prova a evidenziare quali dati della biografia boccacciana ti sembrano maggiormente coinvolti nella formazione del pensiero che darà vita al Decameron.
2Nell’Elegia di madonna Fiammetta fa la sua comparsa uno dei primi tentativi di introspezione psicologica all’interno di una narrazione. Come valuti la
portata di questa novità?
3In che senso Boccaccio può essere considerato un intellettuale sulla soglia fra due epoche?
4Spiega in che senso la narrazione e la scrittura assolvono, nel Decameron, una funzione di argine alle catastrofiche conseguenze della peste, fattore
di dissoluzione dei rapporti civili e delle norme sociali. Approfondisci anche l’aspetto della società dei giovani novellatori come simbolo di un’utopica
“nuova società”.
5Si è detto che con Boccaccio la realtà irrompe all’interno della letteratura. È lecito, secondo te, utilizzare la categoria del “realismo” a proposito di
Boccaccio? Se sì, entro quali limiti?
6In che senso si può parlare di “polifonia” a proposito della lingua e dello stile del Decameron?
7Nella prima novella d’argomento amoroso del Decameron, quella di Tancredi e Ghismonda (IV, 1), si deposita la memoria della cultura cortese,
ma filtrata attraverso un canto della Commedia: il V dell’Inferno. Illustra quest’aspetto attraverso qualche puntuale riferimento ai personaggi e alla
vicenda narrata nella novella.
8Ricostrusci in breve il ruolo della beffa nel pensiero di Boccaccio e nella costruzione del Decameron.
9Tutto il Decameron si configura, tra le altre cose, come una lunga e lucida riflessione sul narrare e sul potere della parola. Rifletti sulla componente
metanarrativa nell’opera di Boccaccio, portando alcuni esempi.
10Quale fu il testo che consacrò definitivamente la fortuna di Boccaccio come fondamento della prosa italiana? Fino a quando durò questo egemonia?
Puoi fare dei parallelismi con la ricezione e la fortuna di Petrarca?
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PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
QUESITI A RISPOSTA BREVE
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4
Parte
Esercizi, attività
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TRATTAZIONE SINTETICA
Svolgi i seguenti spunti di scrittura, dedicando a ciascuno 15-20 righe.
1Mettendo ancora a confronto Petrarca e Boccaccio, traccia un profilo del loro rapporto con il medium letterario, il primo rivolto verso l’interno, il sé,
il secondo verso l’esterno, il mondo.
2 Illustra la struttura del Decameron prestando particolare attenzione:
• al numero dei narratori;
• al numero delle novelle;
• alla varietà di temi e fonti;
• alla funzione della cornice.
3
L’opera di Boccaccio è dedicata, spesso esplicitamente, alle donne. Analizza il rapporto dell’autore con l’universo femminile, dalle opere giovanili fino
al Corbaccio, facendo riferimento agli universi culturali precedenti, come l’immaginario cortese, e ai grandi autori a lui contemporanei. Come si pone
Fiammetta rispetto a Beatrice, o a Laura?
4
All’interno del Decameron sembrano convivere due anime, quella a suo agio negli ambienti di corte napoletani, e quella della borghesia mercantile
comunale tra rigoglio e timori di decadenza. Aiutandoti con i testi letti, prova a impostare una mappa dell’immaginario boccacciano.
5
Il Decameron è un universo complesso, a volte contraddittorio. Esiste un’etica sottesa al sistema di narrazioni boccacciano? Prova a tracciarne un
profilo.
6
Riassumi brevemente il contenuto della novella di Federigo degli Alberighi (V, 9); spiega quindi qual è il tema di fondo della novella stessa, e illustrane
il significato e la funzione all’interno del libro.
7
Il Decameron tutto può essere letto come un inno alle potenzialità, al potere e ai pericoli della parola. Metti a confronto i discorsi di due personaggi
straordinari e problematici, Ser Ciappelletto e Frate Cipolla, e prova a trarne qualche conclusione.
Sezioni 7 La civiltà dell’Umanesimo
e del Rinascimento
VERSO L’ESAME
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
ANALISI DI UN TESTO IN PROSA
➤ TIPOLOGIA A ANALISI DI UN TESTO IN PROSA
Poggio Bracciolini, Epistole, I, 5. Poggio Bracciolini, umanista e segretario pontificio, nel 1414 seguì la Curia al concilio di
Costanza. Disinteressato alle dispute teologiche del concilio, si diede a esplorare i monasteri svizzeri alla ricerca di antichi
codici. Scoprì così nella biblioteca della celebre abbazia benedettina di San Gallo un esemplare integro dell’Institutio oratoria
di Quintiliano, del cui ritrovamento narra all’amico umanista Guarino Guarini in questa lettera.
Poggio fiorentino segretario apostolico saluta
il suo Guarino veronese1
5
So che nonostante le tue molte occupazioni quotidiane, per la tua gentilezza e benevolenza verso tutti, ricevi sempre con piacere le mie lettere; e tuttavia ti prego nel modo più vivo di prestare a questa
una particolare attenzione, non perché la mia persona possa destar l’interesse anche di chi ha molto
tempo da perdere, ma per l’importanza di quanto sto per scriverti. So infatti con assoluta certezza
che tu, colto come sei, e gli altri uomini di studio, avrete una grandissima gioia.
Infatti, o Dio immortale, che cosa può esservi di più piacevole, caro, gradito a te e agli altri uomini
dotti che la conoscenza di quelle cose per la cui familiarità diventiamo più colti e, ciò che più conta,
1 Guarino veronese: è Guarino Guarini, l’umanista vissuto tra il 1370 e il 1460, che, dopo aver insegnato in diverse città, tra cui Firenze,
fissò la sua dimora a Ferrara, aprendo un’importante scuola.
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Parte
Esercizi, attività
Cognome
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2 l’ordine
Classe
Data
più raffinati? La natura, madre di tutte le cose, ha dato al genere umano intelletto e ragione, quali
ottime guide a vivere bene e felicemente, e tali che nulla possa pensarsi di più egregio. Ma non so
se non siano veramente eccellentissimi, fra tutti i beni che a noi ha concesso, la capacità e l’ordine
del dire2 , senza cui la ragione stessa e l’intelletto nulla potrebbero valere. Infatti è solo il discorso
quello per cui perveniamo ad esprimere la virtù dell’animo, distinguendoci dagli altri animali. Bisogna quindi essere sommamente grati sia agli inventori delle altre arti liberali, sia soprattutto a
coloro che, con le loro ricerche e con la loro cura, ci tramandarono i precetti del dire e una norma
per esprimerci con perfezione. Fecero infatti in modo che, proprio in ciò in cui gli uomini sovrastano
specialmente gli altri esseri animati, noi fossimo capaci di oltrepassare gli stessi limiti umani. E,
molti essendo stati gli autori latini, come sai, egregi nell’arte di perfezionare e adornare il discorso,
fra tutti illustre ed eccellente fu M. Fabio Quintiliano3, il quale così chiaramente e compiutamente,
con diligenza somma, espone le doti necessarie a formare un oratore perfetto, che non mi sembra gli
manchi cosa alcuna, a mio giudizio, per raggiungere una somma dottrina o una singolare eloquenza.
Se egli solo rimanesse, anche se mancasse il padre dell’eloquenza Cicerone, raggiungeremmo una
scienza perfetta nell’arte del dire. Ma egli presso di noi italiani era così lacerato, così mutilato, per
colpa, io credo, dei tempi, che in lui non si riconosceva più aspetto alcuno, abito alcuno d’uomo. Finora avevamo dinanzi un uomo “con la bocca crudelmente dilacerata, il volto e le mani devastati, le
orecchie strappate, le nari sfregiate da orrende ferite”4.
Era penoso, e a mala pena sopportabile, che noi avessimo, nella mutilazione di un uomo sì grande,
tanta rovina dell’arte oratoria; ma quanto più grave era il dolore e la pena di saperlo mutilato, tanto
più grande è ora la gioia, poiché la nostra diligenza gli ha restituito l’antico abito e l’antica dignità,
l’antica bellezza e la perfetta salute. Ché se Marco Tullio si rallegrava tanto per il ritorno di Marcello
dall’esilio 5, e in un tempo in cui a Roma di Marcelli ce n’erano tanti, ugualmente egregi ed eccellenti
in pace e in guerra, che devono fare i dotti, e soprattutto gli studiosi di eloquenza, ora che noi abbiamo richiamato, non dall’esilio, ma quasi dalla morte stessa, tanto era lacero e irriconoscibile, questo
singolare ed unico splendore del nome romano, estinto il quale restava solo Cicerone? E infatti, per
Ercole, se non gli avessi recato aiuto, era ormai necessariamente vicino al giorno della morte. Poiché
non c’è dubbio che quell’uomo splendido, accurato, elegante, pieno di qualità, pieno di arguzia, non
avrebbe più potuto sopportare quel turpe carcere, lo squallore del luogo, la crudeltà dei custodi. Era
infatti triste e sordido come solevano essere i condannati a morte, “con la barba squallida e i capelli
pieni di polvere”6, sicché con l’aspetto medesimo e con l’abito mostrava di essere destinato a un’ingiusta condanna. Sembrava tendere le mani, implorare la fede dei Quiriti7, che lo proteggessero da
un ingiusto giudizio; e indegnamente colui che una volta col suo soccorso, con la sua eloquenza, aveva salvato tanti, soffriva ora, senza trovare neppur un difensore che avesse pietà della sua sventura,
che si adoperasse per la sua salvezza, che gli impedisse di venire trascinato a un ingiusto supplizio.
Ma, come dice il nostro Terenzio, quanto inopinatamente avvengono spesso le cose che non oseresti
sperare 8!
Un caso fortunato per lui, e soprattutto per noi, volle che, mentre ero ozioso a Costanza, mi venisse
il desiderio di andare a visitare il luogo dove egli era tenuto recluso. V’è infatti, vicino a quella città,
il monastero di S. Gallo, a circa venti miglia. Perciò mi recai là per distrarmi, ed insieme per vedere
i libri di cui si diceva vi fosse un gran numero. Ivi, in mezzo a una gran massa di codici che sarebbe
lungo enumerare, ho trovato Quintiliano ancor salvo ed incolume, ancorché tutto pieno di muffa e
di polvere. Quei libri infatti non stavano nella biblioteca, come richiedeva la loro dignità, ma quasi
del dire: la disposizione ordinata del discorso, secondo quanto insegna
l’arte dell’eloquenza.
3 M. Fabio Quintiliano: nato in Spagna, divenne un rappresentante dell’illustre scuola locale di eloquenza; chiamato
a Roma dall’imperatore Galba, fu il primo maestro di oratoria stipendiato dallo
Stato.
4 con la … ferite: sono i vv. 494-496 del
VI libro dell’Eneide, nei quali è descritta,
come appare a Enea nell’Ade, l’ombra di
Deifobo.
5 Marco … esilio: si riferisce all’orazione Pro Marcello, del 45 a.C., con la quale
Cicerone ringraziò pubblicamente Giulio
Cesare di aver perdonato Marco Marcello,
un partigiano di Pompeo, e di averlo fatto
rientrare a Roma dall’esilio.
6 con la … polvere: altra citazione da Vir-
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PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Nome
4
gilio (Eneide, VI, 277).
7 implorare … Quiriti: l’appello ai Quiriti, cioè ai cittadini di Roma, era l’ultima
risorsa dei condannati a morte.
8 quanto … sperare: è una citazione a
memoria di uno dei tanti passi, di questo
significato, che si trovano nelle commedie
di Terenzio.
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4
Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
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Classe
Data
in un tristissimo ed oscuro carcere, nel fondo di una torre, in cui non si caccerebbero neppure dei
condannati a morte. Ed io son certo che chi per amore dei padri andasse esplorando con cura gli
ergastoli9 in cui questi grandi son chiusi, troverebbe che una sorte uguale è capitata a molti dei quali
ormai si dispera.
Trovai inoltre i tre primi libri e metà del quarto delle Argonautiche di Caio Valerio Flacco10 ed i commenti a otto orazioni di Cicerone, di Quinto Asconio Pediano11, uomo eloquentissimo, opera ricordata
dallo stesso Quintiliano. Questi libri ho copiato io stesso, ed anche in fretta, per mandarli a Leonardo
Bruni e a Niccolò Niccoli, che avendo saputo da me la scoperta di questo tesoro, insistentemente mi
sollecitarono che lettera a mandar loro al più presto Quintiliano. Accogli, dolcissimo Guarino, ciò che
può darti un uomo a te tanto devoto. Vorrei poterti mandare anche il libro, ma dovevo contentare il
nostro Leonardo. Comunque sai dov’è, e se desideri averlo, e credo che lo vorrai molto presto, facilmente potrai ottenerlo. Addio e voglimi bene, ché l’affetto è ricambiato.
Costanza, 15 dicembre 1416
(P. Bracciolini, Epistole, in Prosatori latini del Quattrocento, a cura di E. Garin, Ricciardi, Milano-Napoli 1952)
9 ergastoli:
l’ergastulum è, a Roma, il
luogo dove sono tenuti in ceppi gli schiavi
addetti alla manifattura.
10 i tre … Flacco: della vita di Gaio Valerio Flacco, morto verso il 93 d.C., si cono-
sce poco; scrisse il poema, cui si riferisce
Bracciolini, Argonautiche, interrotto all’VIII libro, traendo la materia, le imprese
degli Argonauti, dall’omonimo poema greco ellenistico di Apollonio Rodio.
11 Quinto Asconio Pediano: erudito,
vissuto tra il 9 a.C. e il 76 d.C., scrisse un
commento alle orazioni di Cicerone e un
encomio di Virgilio.
Elabora in un testo unitario il commento di questo brano, utilizzando come guida per il tuo lavoro le domande di comprensione, analisi e
interpretazione, approfondimento.
Comprensione
1 Riassumi il contenuto della lettera in massimo 15 righe.
Analisi e interpretazione
2 Trattandosi di un’epistola rileva nel testo gli aspetti propri del genere e illustrali brevemente.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
3 «Poiché non c’è dubbio che quell’uomo splendido, accurato, elegante, pieno di qualità, pieno di arguzia, non avrebbe più potuto sopportare quel turpe carcere, lo squallore del luogo, la crudeltà dei custodi»: a chi fa riferimento Poggio Bracciolini in questa frase? A che cosa
equivale quindi la scoperta del codice?
4 Per quale motivo la scoperta di un’opera di Quintiliano sulla formazione dell’oratore è salutata con particolare entusiasmo in ambito
umanista?
5 Rintraccia e illustra le principali figure retoriche presenti nell’epistola.
6 Individua e spiega il giudizio che Bracciolini fornisce sul Medioevo.
7 In seguito alla scoperta Poggio Bracciolini copia il testo e provvede a inviarlo ai suoi amici. Spiega quale concezione della cultura è presente in quest’atteggiamento, illustrato nell’ultimo paragrafo della lettera.
Approfondimento
8 Illustra le caratteriste tipiche dell’Umanesimo e quale importanza la scoperta dei classici ha rivestito nella cultura della civiltà occidentale.
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Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
Classe
4
Data
VERIFICHE PER LA CLASSE
Quesiti a risposta chiusa • Esercizi di completamento • Quesiti a risposta breve • Trattazione sintetica
QUESITI A RISPOSTA CHIUSA
1 Una delle discipline cardine dell’Umanesimo fu la filologia, che proprio in quegli anni acquistò lo status di disciplina. Il suo compito è:
a.
b.
c.
organizzare il sapere dell’antichità in categorie più consone allo spirito contemporaneo.
studiare e catalogare le forme lessicali dei testi antichi.
restituire i testi classici alla loro versione originale libera da interpolazioni.
2 Tra i classici antichi riscoperti dall’Umanesimo ebbe particolare risalto lo studio del pensiero:
a.
b.
c.
dei filosofi presocratici.
di Platone.
di Aristotele.
3 Per petrarchismo si intende:
a.
b.
c.
la fioritura, a partire dal Cinquecento e oltre, di una serie di studi critici sulla figura e sull’opera di Petrarca.
la codificazione di un repertorio lessicale e di immagini poetiche desunto dal Canzoniere petrarchesco, che verrà utilizzata per tutto il Cinquecento e oltre dai poeti italiani.
la fioritura delle opere a stampa, protrattasi per tutto il Cinquecento e oltre, del Canzoniere di Petrarca.
4 Nella prima metà del Quattrocento la lingua letteraria per eccellenza era:
a.
b.
c.
il latino.
il fiorentino aulico.
non esisteva una lingua comune, ogni intellettuale scriveva nella lingua in uso nel proprio stato di appartenenza.
5 La visione antropocentrica, dominante durante l’Umanesimo, si basa:
a.
b.
c.
sulla consapevolezza che l’uomo è l’unica creatura a cui Dio ha concesso una vita ultraterrena.
sull’interesse dominante per le scienze umane come fondamento del sapere e della dignità dell’uomo.
sulla rivisitazione del pensiero aristotelico mediato dalla scolastica.
6 Angelo Poliziano prese parte al dibattito sull’imitazione dei classici sostenendo la tesi per cui:
a.
b.
c.
l’imitazione degli antichi deve essere totale, il più possibile fedele ai modelli originari.
l’imitazione deve essere libera e il più possibile variata tra modelli diversi.
ci si deve riferire a un solo modello, e seguirlo integralmente.
a.
b.
c.
Il ritorno al Platonismo.
La rivoluzione copernicana.
Le grandi scoperte geografiche.
8 In quale ambito la Repubblica di Venezia raggiunse l’eccellenza durante l’Umanesimo?
a.
b.
c.
Nella progettazione architettonica.
Nel mecenatismo dei dogi verso i letterati.
Nella tipografia e nella cura editoriale dei classici, con Aldo Manuzio e Pietro Bembo.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
7 Quale tra queste innovazioni e scoperte non ha che fare con la rivoluzione antropologica del primo Cinquecento?
9 In che cosa si differenziano dal Decameron le Novelle di Matteo Bandello?
a.
b.
c.
Lasciano cadere la cornice unitaria e sono premesse ognuna da un’epistola dedicatoria.
Mantengono la cornice tipicamente boccacciana, ma sono inserite nel contesto della conversazione cortigiana.
Accantonano la polifonia di Boccaccio per attestarsi su un registro pienamente aulico.
10Poliziano compose le Stanze per la giostra in occasione:
a.
b.
c.
della pace di Lodi del 1454.
della congiura fiorentina de’ Pazzi.
del torneo fiorentino del 1475, vinto da Giuliano de’ Medici.
11 Che cosa si intende per Raccolta Aragonese?
a.
b.
c.
Un’antologia di poeti siciliani compilata nel Regno di Napoli per celebrare la nuova dinastia Aragonese.
Un’antologia di poesia castigliana che circolava in Italia durante il Quattrocento.
Un’antologia della poesia toscana dalle origini al tardo Quattrocento, voluta da Lorenzo de’ Medici.
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4
Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
Classe
Data
12Si deve a Luigi Pulci, prima del distacco dalla “brigata laurenziana”:
a.
b.
c.
il poema cavalleresco Morgante.
la commedia La Cortigiana.
il romanzo Hypnerotomachia Polyphili.
13Un aspetto prevalente dell’Umanesimo curiale romano fu:
a.
b.
c.
la diffusione di un petrarchismo di stampo cortigiano.
l’impulso dato alla creazione e alla fondazione di una cultura universitaria.
la nascita di un gusto archeologico, legato alla riscoperta, anche filologica, dell’antichità.
Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false; quindi correggi quelle errate.
1Paolo Cortesi sosteneva l’imitazione libera ed eclettica dei classici.
2Nessun altro centro come Firenze rappresentò le linee maggiori della cultura umanistica.
3Pietro Bembo nelle Prose della volgar lingua sostenne la necessità di modellare la lingua poetica a lui contemporanea
sul modello della poesia dantesca.
4Il Momo o del principe di Leon Battista Alberti è un’opera singolare, che costituisce un esempio dell’anticlassicismo dell’Umanesimo.
5Il Neoplatonismo di Marsilio Ficino prescindeva dalla mediazione di Plotino.
6Lo spazio policentrico risultato delle scoperte geografiche non intaccò l’ottimismo antropocentrico dell’Umanesimo.
7Gli Amorum libri tres di Boiardo sono uno dei vertici del petrarchismo aulico quattrocentesco.
8Gli asolani di Pietro Bembo è un trattato filosofico in versi.
9 Aldo Manunzio, celebre tipografo ed editore veneziano, creò tra le altre cose anche il “libro a mano”, testo di formato ridotto creato appositamente per la lettura, più che per lo studio.
10Il “Certame coronario” organizzato da Leon Battista Alberti riscosse grande successo presso i Medici.
11 Nelle Stanze Poliziano trasporta l’occasione storica in una dimensione epico-mitica.
12“Rimare alla burchia” è una tecnica basata sull’accumulazione di nonsense, spesso con lessico oscuro.
13 Nella seconda fase della sua produzione Lorenzo de’ Medici risentì soprattutto dell’influenza petrarchesca.
14 Tra i massimi esponenti dell’Umanesimo romano vi furono Biondo Flavio e Lorenzo Valla.
15 Il Novellino di Masuccio Salernitano risente dell’evidente influenza di Boccaccio.
16 Le Pasquinate erano poesie anonime e popolareggianti, in cui si celebravano i pontefici e la curia romana.
17Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione si pone sulla linea linguistica indicata da Bembo.
18L’Arcadia del Sannazaro è un prosimetro.
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ESERCIZI DI COMPLETAMENTO
1 Completa la seguente tabella, relativa alle tesi principali che animarono il dibattito intorno alla questione della lingua.
Autore
Tesi sostenuta
volgare scritto letterario, modellato su Petrarca per la poesia, su Boccaccio per la prosa
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Baldassarre Castiglione
Gian Giorgio Trissino
2 Completa la tabella seguente, relativa ai principali centri di diffusione dell’Umanesimo in Italia.
Autore
Opere significative
Area geografica
Matteo Bandello
Amorum libri tres
Domenico di Giovanni,
detto il Burchiello
Firenze
Stanze per la giostra
Jacopo Sannazaro
QUESITI A RISPOSTA BREVE
Rispondi alle seguenti domande, dedicando a ciascuna 5-7 righe al massimo.
1Definisci i termini “Umanesimo” e humanista.
2 Quali sono le caratteristiche e i metodi della filologia? Porta almeno un esempio illustre.
3Quali cambiamenti provocò la scoperta delle armi da fuoco nell’immaginario letterario dell’epoca?
4 Quali erano i termini del confronto dialettico sull’imitazione dei classici nel pensiero umanista del Quattrocento?
5 Che cosa si intende per mito delle “tre corone”?
6 Che cosa si intende esattamente per “Rinascimento”? Chi coniò questa definizione? È ancora storicamente valida?
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Parte
Esercizi, attività
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Cognome
Classe
4
Data
7 Quando venne inventata, dove e da chi la stampa, e quali cambiamenti culturali introdusse?
8 Esponi i capisaldi del pensiero neoplatonico nell’interpretazione di Marsilio Ficino.
9 Che cosa si intende per “crisi della visione antropocentrica” del Cinquecento? Quali ne furono le motivazioni?
10 Descrivi i caratteri distintivi dell’Umanesimo a Napoli.
11 Quali sono le ragioni del mancato rigoglio umanista nella città di Bologna?
12 Esponi le peculiarità del percorso artistico e filosofico di Leon Battista Alberti.
13 Quali furono le caratterisiche e l’evoluzione della “brigata laurenziana” egemone nella vita culturale fiorentina sotto la guida di Lorenzo de’ Medici?
14 Quali furono gli spazi di critica alla gerarchia ecclesiastica durante l’Umanesimo curiale?
15 Tratteggia un profilo dell’artista-genio come incarnato da Leonardo Da Vinci.
16 Spiega l’importanza di Urbino come centro politico-culturale.
17 Che cosa si intende per “clericalizzazione” degli intellettuali?
18 Come si concilia nell’Arcadia del Sannazaro la presenza di fonti eterogenee?
TRATTAZIONE SINTETICA
Svolgi i seguenti spunti di scrittura, dedicando a ciascuno 15-20 righe.
1Elabora un testo argomentativo in cui spieghi l’importanza della nuova visione dell’uomo e del mondo elaborata a partire dal xv secolo in Italia, in
modo particolare a Firenze sottolineando:
• in che cosa si differenzia dal Medioevo;
• qual è il rapporto con la classicità e con gli antichi;
• qual è il ruolo delle arti figurative nella nascita dell’Umanesimo;
• qual è il ruolo delle corti signorili nella diffusione dell’Umanesimo.
2 Ricostruisci l’esperienza del Neoplatonismo fiorentino, fiorito intorno all’Accademia platonica di Careggi, indicando le tesi principali e gli interpreti
di spicco. Spiega poi come si conciliarono con il Neoplatonismo le dottrine sapienziali che provenivano da culture straniere, come l’ermetismo e la
Cabala.
3 Nel Cinquecento comincia a emergere in maniera radicale la “questione della lingua”, un problema che sarà dibattuto per secoli. Esponi i punti
cruciali della questione, argomentando le varie posizioni e discutendone gli esiti.
4 Il Cortegiano di Castiglione e il Galateo di Della Casa sembrano vertere sullo stesso tema, ovvero il perfetto inserimento nei meccanismi della corte
signorile. In realtà l’ottica dei due testi si differenzia in molti tratti. Analizzali e traine qualche conclusione.
5 L’uomo e l’universo. Il rapporto fra questi due poli di senso muta radicalmente nel passaggio tra Quattrocento e Cinquecento. Perché? Ricostruisci
il passaggio antropologico epocale che segna l’inizio della modernità.
6 Costruisci una mappa del teatro quattro-cinquecentesco, illustrandone il contesto e la variabilità delle forme. Soffermati in particolare su due figure
in qualche modo “eccentriche” all’ortodossia umanista: Pietro Aretino e Ruzante.
7 Spiega le ragioni dell’affermarsi della lingua petrarchesca come fondante della tradizione lirica volgare e poi italiana. Analizza poi gli esiti più immediati di tale affermazione: la lirica petrarchista del Cinquecento.
8 L’invenzione della stampa a caratteri mobili fu una vera rivoluzione. Prova a ragionare sul concetto di libro, e sulla sua trasmissione, prima e dopo
la riproducibilità a stampa, provando a ricostruire il lavoro di un tipografo-editore come Aldo Manuzio. Secondo te l’editoria oggi è molto diversa da
allora?
9 A margine dell’Umanesimo “ufficiale” fiorirono molti autori irregolari e generi “extravaganti”. Prova a costruirne una mappa, riflettendo sul rapporto,
sempre conflittuale e sempre attuale, tra autonomia e canone.
10 Ricostruisci l’attività poetica di Poliziano, indicando i tratti espressivi e contenutistici principali tanto delle Rime che delle Stanze per la giostra.
11Illustra il senso, le ragioni e le implicazioni politico-culturali del mecenatismo promosso da principi e signori delle corti italiane, individuando le
esperienze in tal senso più significative.
12 Prova a costruire un ritratto di Lorenzo de’ Medici, evidenziando, se ci sono, i punti di contatto e reciproca influenza tra attività politica e attività
letteraria. Prova un confronto con l’altro sovrano-letterato che l’ha preceduto di non moltissimi anni: Federico II.
13 Fai il punto sull’Arcadia del Sannazaro, analizzando in modo particolare:
• la struttura e il genere;
• i temi;
• i modelli.
Qual è la fortuna che questo testo ha avuto nella letteratura italiana dei secoli successivi?
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PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
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4
Parte
Esercizi, attività
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Cognome
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Data
Sezioni 8 L
’uomo nuovo tra realismo e utopia
VERSO L’ESAME
ANALISI DI UN TESTO IN PROSA • SCRITTURA DOCUMENTATA
➤ TIPOLOGIA A ANALISI DI UN TESTO IN PROSA
Niccolò Machiavelli, Mandragola, Atto II, scena iii. Il giovane e ricco Callimaco, rientrato a Firenze da Parigi, viene immediatamente attratto dalla bellezza di Lucrezia, donna sposata e morigerata, per sedurre la quale chiede aiuto al servo Ligurio. I
due decidono di sfruttare la buona fede del marito Nicia, ricco e credulone, e il suo desiderio, ancora irrealizzato, di avere figli.
Fingendosi esperto di medicina, Ligurio suggerisce l’assunzione di una bevanda a base di mandragola, un’erba medicinale,
facendo presente però che il primo che farà l’amore con la moglie ne assorbirà il veleno e morirà dopo otto giorni.
Per evitare la morte certa Nicia si lascia convincere a consentire che la moglie abbia rapporti sessuali, per una sera, con
uno sconosciuto rapito per strada, che sarà Callimaco travestito.
callimaco 5
10
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
15
20
25
Voi avete a intendere questo, che non è cosa più certa a ingravidare una donna che darli
bere una pozione fatta di mandragola. Questa è una cosa esperimentata da me dua paia di volte, e
trovata sempre vera; e se non era questo, la reina1 di Francia sarebbe sterile, e infinite altre principesse di quello Stato.
nicia È egli possibile?
callimaco Egli è come io vi dico. E la Fortuna vi ha in tanto voluto bene, che io ho condotto qui meco
tutte quelle cose che in quella pozione si mettono, e potete averla a vostra posta 2 .
nicia Quando l’arebb’ella a pigliare?
callimaco Questa sera dopo cena, perché la luna è ben disposta, ed el tempo non può essere più a
proposito.
nicia Cotesta non fia molto gran cosa 3 . Ordinatela in ogni modo; io gliene farò pigliare.
callimaco È bisogna ora pensare a questo: che quello uomo che ha prima a fare seco 4 presa che l’ha
cotesta pozione, muore infra otto giorni, e non lo camperebbe el mondo 5.
nicia Cacasangue6 io non voglio cotesta suzzacchera7; a me non l’appiccherai tu! Voi mi avete concio bene!
callimaco State saldo, e’ ci è remedio.
nicia Quale?
callimaco Fare dormire sùbito con lei un altro che tiri, standosi seco una notte, a sé tutta quella
infezione della mandragola. Dipoi vi iacerete voi senza periculo.
nicia Io non vo’ far cotesto.
callimaco Perché?
nicia Perché io non vo’ far la mia donna femmina, e me becco 8 .
callimaco Che dite voi, dottore? Oh, io non v’ho per savio come io credetti. Sì che voi dubitate di fare
quello che ha fatto el re di Francia e tanti signori quanti sono là?
nicia Chi volete voi che io truovi che facci cotesta pazzia? Se io gliene dico, e’ non vorrà; se io non
gliene dico, io lo tradisco, ed è caso da Otto 9: io non ci voglio capitare sotto male.
callimaco Se non vi dà briga altro che cotesto10, lasciatene la cura a me.
nicia Come si farà?
callimaco Dirovelo: io vi darò la pozione questa sera dopo cena; voi gliene darete bere, e subito la
metterete nel letto, che fieno circa a quattro ore di notte. Dipoi ci travestiremo, voi, Ligurio, Siro ed
1 reina: regina.
2 a vostra posta: a vostro piacimento.
3 Cotesta non fia molto gran cosa: Que-
sta non è una difficoltà.
4 quello uomo che ha prima a fare seco:
il primo uomo a giacere con lei.
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5 non
lo camperebbe el mondo: non riuscirebbe a sopravvivere.
6 Cacasangue: Accidenti.
7 suzzacchera: porcheria.
8 Perché … becco: Non voglio fare la mia
donna puttana e io cornuto.
9 caso
da Otto: un caso da portare in tribunale dinanzi agli Otto magistrati di giustizia.
10 Se non … codesto: Se vi preoccupa
solo questo.
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Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
30
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40
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Classe
4
Data
io, e andrencene cercando in Mercato Nuovo, in Mercato Vecchio, per questi canti: e il primo garzonaccio che noi troviamo scioperato, lo imbavaglieremo, e a suon di mazzate lo condurreno in casa ed
in camera vostra al buio. Quivi lo mettereno nel letto, direngli quel che abbia a fare, né ci fia difficultà
veruna. Dipoi, la mattina, ne manderete colui innanzi dì, farete lavare la vostra donna, starete con lei
a vostro piacere e sanza periculo.
nicia Io son contento, poiché tu di’ che e re e principi e signori hanno tenuto questo modo; ma, sopra
a tutto, che non si sappia, per amore degli Otto!
callimaco Chi volete voi che’l dica?
nicia Una fatica ci resta, e d’importanza.
callimaco Quale?
nicia Farne contenta mogliama11, a che io non credo che la si disponga mai.
callimaco Voi dite el vero. Ma io non vorrei innanzi essere marito, se io non la disponessi a fare a mio modo.
ligurio Io ho pensato el rimedio.
nicia Come?
ligurio Per via del confessoro.
callimaco Chi disporrà el confessoro?
ligurio Tu, io, e danari, la cattività12 nostra, loro.
nicia Io dubito, non che altro, che per mie detto13 la non voglia ire a parlare al confessoro.
ligurio E anche a cotesto è rimedio.
callimaco Dimmi!
ligurio Farvela condurre alla madre.
nicia La le presta fede.
ligurio E io so che la madre è della opinione nostra. Orsù, avanziamo tempo, ché si fa sera. Vatti,
Callimaco, a spasso, e fa’ che alle dua ore noi ti troviamo in casa con la pozione ad ordine. Noi n’andreno a casa la madre, el dottore ed io, a disporla, perché è mia nota14. Poi n’andremo al frate, e vi
raguagliereno di quello che noi areno fatto.
(N. Macchiavelli, Mandragola, in P. Stoppelli, La Mandragola: storia e filologia: con l'edizione critica del testo
secondo il Laurenziano Redi 129, Bulzoni, Roma 2005)
12 cattività: astuzia.
13 per mie detto: a seguito
delle mie pa-
role.
14 Perché è mia nota: perché la conosco.
Elabora in un testo unitario il commento di questo brano, utilizzando come guida per il tuo lavoro le domande di comprensione, analisi e
interpretazione, approfondimento.
Comprensione
1 Contestualizza la scena nell’ambito della commedia e riassumine il contenuto.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
11 Fare contenta mogliema: Convincere
mia moglie.
Analisi e interpretazione
2 Descrivi i caratteri dei personaggi così come emergono dal brano citato.
3 In questa scena Ligurio pronuncia poche battute, apparentemente poco significative, in realtà in linea con il suo ruolo di regista della
“vicenda”. Spiega quest’affermazione.
4 Che funzione ha la mandragola nella commedia?
5 Chi è il garzonaccio citato alle righe 30-31?
6 Chi predisporrà Lucrezia ad accettare di giacere con uno sconosciuto?
7 Analizza l’aspetto formale della commedia: la lingua utilizzata è aulica o quotidiana? Fai degli esempi. Si trattava di una lingua comprensibile a un pubblico mediamente colto dell’epoca?
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4
Parte
Esercizi, attività
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Cognome
Classe
Data
Approfondimento
8 La Mandragola, unica fra le commedie del Cinquecento, è rappresentata ancora oggi con successo. Quali motivi spingono il pubblico
contemporaneo ad apprezzare il capolavoro di Machiavelli? Rifletti sulla vivacità della lingua, sulla sincronia dei meccanismi comici e
sull’attualità dei temi e dei personaggi.
➤ TIPOLOGIA B SCRITTURA DOCUMENTATA
Ambito artistico-letterario
Sviluppa l’argomento o in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano. Dai un titolo
al tuo testo e indicane la possibile destinazione editoriale. Non superare le 4-5 colonne di lunghezza.
PROPOSTA 1
ARGOMENTO: L’ATTUALITÀ DI MACHIAVELLI
• Nella pagina centrale di un quotidiano a tiratura nazionale, in occasione di una mostra dedicata a Firenze alla figura di Niccolò
Machiavelli scrittore del Principe, ti vengono affidate quattro o cinque colonne per scrivere un articolo che faccia risaltare per
quali delle sue ricorrenti tematiche l’autore possa essere considerato particolarmente attuale o inattuale oggi.
• Potrai utilizzare i materiali che trovi di seguito, oltre a letture dirette di parti del trattato o di altri testi.
• Cerca di utilizzare una forma espressiva adatta: il tuo pubblico di lettori è in grado di collocare l’autore nel periodo che gli
compete ma, non occupandosi di letteratura italiana in qualità di specialista, si aspetta dal tuo articolo una lettura accattivante, che lo induca a confrontarsi «in diretta» con la scrittura di Machiavelli.
• Dai al tuo pezzo un titolo adatto alla collocazione e al contenuto.
Testo 1 Il politico-Centauro secondo Machiavelli
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
In questo passo dal capitolo xviii del Principe Machiavelli delinea un modello di comportamento politico in cui capacità razionali
e istintuali si compenetrano e non si annullano le une con le altre.
Dovete adunque sapere come e sono dua generazioni di combattere: l’uno, con le leggi; l’altro, con la
forza. Quel primo è proprio dello uomo; quel secondo, delle bestie. Ma perché el primo molte volte
non basta, conviene ricorrere al secondo: pertanto a uno principe è necessario sapere bene usare la
bestia e lo uomo. Questa parte è suta insegnata alli principi copertamente da li antichi scrittori, e
quali scrivono come Achille e molti altri di quelli principi antichi furno dati a nutrire a Chirone centauro, che sotto la sua disciplina li custodissi. Il che non vuole dire altro, avere per precettore uno
mezzo bestia e mezzo uomo, se non che bisogna a uno principe sapere usare l’una e l’altra natura: e
l’una sanza l’altra non è durabile.
(Il principe, xviii)
Testo 2 La Fortuna è donna
Nella celebre conclusione del capitolo xxv, Machiavelli ricorre all’immagine della Fortuna-donna che, per sua stessa natura, richiede agli uomini la capacità d’agire d’impulso ed energicamente, mostrando – come soprattutto i giovani sanno fare – meno
cautela e circospezione possibile.
Concludo adunque che, variando la fortuna e tempi e stando li uomini ne’ loro modi ostinati, sono
felici mentre concordano insieme e, come e’ discordano, infelici. Io iudico bene questo, che sia meglio
essere impetuoso che respettivo: perché la fortuna è donna ed è necessario, volendola tenere sotto,
batterla e urtarla. E si vede che la si lascia più vincere da questi, che da quegli che freddamente
procedono: e però sempre, come donna, è amica de’ giovani, perché sono meno respettivi, più feroci
e con più audacia la comandano.
(Il principe, xxv)
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Parte
Esercizi, attività
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Cognome
Classe
4
Data
Testo 3 Il valore dell’esperienza
Il critico Luigi Russo sottolinea la centralità dell’esperienza che però è indissociabile dal momento della riflessione e dall’elaborazione di modelli teorici.
Si osservi che in Machiavelli la parola esperienza si avvia ad assumere il significato speculativo
moderno: cioè, di conoscenza che è riflessione universalizzatrice sulle cose. Mentre per gli antichi
esperienza significa notizia di fatto, apprendimento di cose particolari, ciò che non implica il lavorìo
del processo universalizzante. Ma col Machiavelli già si precorre al secolo di Cartesio e di Galileo. Si
badi però che ancora oggi la parola esperienza serba il significato primitivo di notizia di fatto, ciò
che avviene di tutti i vocaboli che acquistano sensi più larghi e profondi, ma non per questo perdono
via via i più ristretti e originarii.
(L. Russo, Introduzione a Il Principe e pagine dei Discorsi e delle Istorie, Sansoni, Firenze 1956)
Testo 4 Il realismo di Machiavelli
Lo storico Piero Melograni nella sua Introduzione al Principe proietta la propria lettura dell’opera machiavelliana sugli scenari
della modernità e ne valuta le implicazioni.
I realisti come Machiavelli tengono sempre spietatamente presenti i limiti della condizione umana.
Gli utopisti, al contrario, si abbandonano al sogno di una umanità rinnovata in cui tutti possano
presto diventare buoni, altruisti, ricchi di qualità e sostanzialmente privi di vizi. Il loro primo progetto è stato sempre quello di affidare a un «principe buono», a un gruppo di «persone sagge», a un
«partito onesto», poteri quanto mai estesi per affrettare il rinnovamento del mondo. Ma il risultato
pratico di questi progetti è stato sempre deludente e assai spesso catastrofico. Come ha spiegato
infatti un grande filosofo contemporaneo, Karl Popper, la domanda giusta da porsi non è mai: Chi
deve governare?, bensì: Come possiamo organizzare le istituzioni politiche per impedire che i
governanti cattivi o incompetenti facciano troppo danno? Le democrazie parlamentari, finora,
sono state le uniche capaci di offrire, almeno in parte, tali istituzioni. Proprio per questo, dai tempi
di Machiavelli, il mondo è, in certa misura, cambiato.
(P. Melograni, Introduzione a N. Machiavelli, Il Principe, Rizzoli, Milano 2006)
ARGOMENTO: VIRTÙ E FORTUNA
Testo 1
In due capitoli fondamentali del Principe Machiavelli affronta la questione del rispettivo potere della fortuna e della virtù nelle
vicende umane.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
PROPOSTA 2
N. Machiavelli, Il principe, cap. vii [ vol. 1B, p. 178 sgg.] a cura di G. Inglese, Einaudi, Torino 1995
Coloro e’ quali solamente per fortuna diventano di privati principi, con poca fatica diventono, ma con
assai si mantengono: e non hanno alcuna difficultà fra via, perché vi volano; ma tutte le difficultà na1
2
scono quando e’ sono posti . E questi tali sono quando è concesso ad alcuno uno stato o per danari
3
o per grazia di chi lo concede […]. Questi stanno semplicemente in su la voluntà e fortuna di chi lo
ha concesso loro, che sono dua cose volubilissime e instabili, e non sanno e non possano tenere quel
4
grado : non sanno, perché, se non e’ uomo di grande ingegno e virtù, non è ragionevole che, sendo
sempre vissuto in privata fortuna, sappia comandare; non possono, perché non hanno forze che li
possino essere amiche e fedeli. […]
1 sono posti:
2 questi tali:
sono fatti principi.
questi principi.
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3 stanno… in su
4 grado: ruolo.
la: dipendono semplicemente dalla.
85
4
Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
Classe
Data
Io voglio all’uno e all’altro di questi modi detti, circa il diventare principe per virtù o per fortuna,
5
addurre dua esempli stati ne’ dì della memoria nostra : e questi sono Francesco Sforza e Cesare
Borgia. Francesco, per li debiti mezzi e con una grande sua virtù, di privato diventò duca di Milano;
e quello che con mille affanni aveva acquistato, con poca fatica mantenne. Dall’altra parte Cesare
Borgia, chiamato dal vulgo duca Valentino, acquistò lo stato con la fortuna del padre, e con quella lo
6
perdé; nonostante che per lui si usassi ogni opera e facessi tutte quelle cose che per uno prudente
7
e virtuoso uomo si dovea fare, per mettere le barbe sua in quelli stati che l’arme e fortuna d’altri gli
aveva concessi. […]
5 memoria
nostra: ovvero recenti.
6 per
lui: da parte sua.
7 barbe
sua: sue radici.
N. Machiavelli, Il principe, cap. xxv [ vol. 1B, p. 204 sgg.], a cura di G. Inglese cit.
1
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
È non mi è incognito come molti hanno avuto e hanno opinione che le cose del mondo sieno in modo
governate, da la fortuna e da Dio, che li uomini con la prudenzia loro non possino correggerle, anzi
2
non vi abbino remedio alcuno; e per questo potrebbono iudicare che non fussi da insudare molto
3
nelle cose, ma lasciarsi governare alla sorte. Questa opinione è suta più creduta ne’ nostri tempi per
4
la variazione grande delle cose che si sono viste e veggonsi ogni dí, fuora di ogni umana coniettura .
5
A che pensando, io qualche volta mi sono in qualche parte inclinato nella opinione loro. Nondimanco perché il nostro libero arbitrio non sia spento, iudico potere essere vero che la fortuna sia arbitra
6
della metà delle azioni nostre, ma che etiam lei ne lasci governare l’altra metà, o presso, a noi . […]
Concludo adunque che, variando la fortuna e’ tempi e stando li uomini ne’ loro modi ostinati, sono felici mentre concordano insieme, e, come e’ discordano, infelici. Io iudico bene questo, che sia meglio
essere impetuoso che respettivo perché la fortuna è donna ed è necessario, volendola tenere sotto,
7
batterla e urtarla . E si vede che la si lascia più vincere da questi, che da quegli che freddamente
procedono: e però sempre, come donna, è amica de’ giovani, perché sono meno respettivi, più feroci
8
e con più audacia la comandano .
1 È … incognito: Non mi è sconosciuto.
2 insudare: affaticarsi.
3 è suta: è stata.
4 fuora… coniettura: oltre ogni umana
considerazione.
5 inclinato: adattato.
6 Nondimanco… a noi:
Nondimeno, affinché la nostra possibilità di scegliere non
sia neutralizzata, giudico essere vero che
la fortuna determini la metà di ogni azione
umana ma anche che lasci governare all’uomo l’altra metà o quasi. • etiam: anche.
7 urtarla: percuoterla.
8 feroci: aggressivi.
Testo 2
Guicciardini, come la critica ha rilevato, si colloca, riguardo il potere rispetto della fortuna e della virtù-ragione, su posizioni
diverse da quelle di Machiavelli.
M. Fubini, Introduzione, in F. Guicciardini, Ricordi a cura di M. Fubini, E. Barelli, Rizzoli,
Milano 20005.
[A Machiavelli Guicciardini] si contrappone pure (ed egli ne era consapevole) per il problema delle
relazioni tra «virtù» e «fortuna», non tanto per il concetto che era sostanzialmente il medesimo,
quanto per l’atteggiamento dei due pensatori, tutto teso il Machiavelli a superare quel contrasto, a
intenderlo nel suo dinamismo, mentre il Guicciardini parte da una preliminare opposizione dei due
termini, riconoscendo al di là dell’azione umana una zona d’ombra insuperabile.
86
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Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
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4
Data
F. Guicciardini, Storia d’Italia, cap. i, a cura di S. Seidel Menchi e F. Gilbert, Einaudi, Torino 1971
Io ho deliberato di scrivere le cose accadute alla memoria nostra in Italia, dappoi che l’armi de’ fran1
zesi, chiamate da’ nostri príncipi medesimi , cominciorono con grandissimo movimento a perturbar2
la […]. Dalla cognizione de’ quali casi […] per innumerabili esempli evidentemente apparirà a quanta
3
instabilità, né altrimenti che uno mare concitato da’ venti , siano sottoposte le cose umane; quanto
4
siano perniciosi, quasi sempre a se stessi ma sempre a’ popoli, i consigli male misurati di coloro che
dominano, quando, avendo solamente innanzi agli occhi o errori vani o le cupidità presenti, non si
ricordando delle spesse variazioni della fortuna. […]
Perché manifesto è che, dappoi che lo imperio romano, indebolito principalmente per la mutazione
degli antichi costumi, cominciò, già sono piú di mille anni, di quella grandezza a declinare alla quale
con maravigliosa virtú e fortuna era salito, non aveva giammai sentito Italia tanta prosperità, né provato stato tanto desiderabile quanto era quello nel quale sicuramente si riposava l’anno della salute
cristiana mille quattrocento novanta, e gli anni che a quello e prima e poi furono congiunti.
1 da’
… medesimi: dai nostri stessi principi.
2 per … esempi: attraverso esempi innu-
merevoli.
3 né … venti: proprio come accade a un
mare battuto dai venti.
4 i
consigli … misurati: le decisioni mal
ponderate.
F. Guicciardini, Ricordi, 30 [ vol. 1B, p. 260]
1
Chi considera bene, non può negare che nelle cose umane la fortuna ha grandissima potestà , perché si vede che a ognora ricevono grandissimi moti da accidenti fortuiti, e che non è in potestà degli
2
uomini né a prevedergli né a schifargli : e benché lo accorgimento e sollecitudine degli uomini possa
moderare molte cose, nondimeno sola non basta, ma gli bisogna ancora la buona fortuna.
1 podestà:
potere.
2 schifargli:
evitarli.
Coloro ancora che, attribuendo el tutto alla prudenza e virtù, escludono quanto possono la potestà
1
della fortuna, bisogna almanco confessino che importa assai abattersi o nascere in tempo che le
virtù o qualità per le quali tu ti stimi siano in prezzo: come si può porre lo esemplo di Fabio Massimo,
2
al quale lo essere di natura cunctabundo dette tanta riputazione, perché si riscontrò in una spezie
3
di guerra, nella quale la caldezza era perniziosa, la tardità utile ; in uno altro tempo sarebbe potuto
essere el contrario. Però la fortuna sua consisté in questo, che e’ tempi suoi avessino bisogno di quella qualità che era in lui; ma chi potessi variare la natura sua secondo le condizioni de’ tempi, il che è
4
5
difficillimo e forse impossibile, sarebbe tanto manco dominato dalla fortuna.
1 almanco:
almeno.
2 cunctabundo: prudente, temporeggiatore.
3 la saldezza … utile: l’impulsività era
dannosa, la cautela utile.
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PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
F. Guicciardini, Ricordi, 31 [ vol. 1B, pp. 260-61]
4 difficillimo:
5 difficilissimo.
tanto manco: tanto meno.
87
4
Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
Classe
Data
F. Guicciardini, Ricordi, 136
1
2
Accade che qualche volta e’ pazzi fanno maggiore cose che e’ savi. Procede perché el savio, dove
3
non è necessitato , si rimette assai alla ragione e poco alla fortuna, el pazzo assai alla fortuna e poco
alla ragione: e le cose portate dalla fortuna hanno talvolta fini incredibili. È savi di Firenze arebbo4
5
no ceduto alla tempesta presente , e’ pazzi avendo contro a ogni ragione voluto opporsi, hanno fatto
insino a ora quello non si sarebbe creduto che la città nostra potessi in alcun modo fare: e questo è
6
che dice el proverbio Audaces fortuna iuvat .
1 maggiori cose: cose più grandi.
2 Procede: Accade [questo].
3 dove … necessitato: nelle situazioni
cui non è costretto [a fare altrimenti].
in
4 arebbono: avrebbero.
5 tempesta presente: si
riferisce al conflitto con Carlo V e Clemente VII, che caldeggiavano la restaurazione dei Medici in
Firenze (1529).
… iuvat: la fortuna aiuta gli
audaci.
6 Audaces
Testo 3
La grande cultura del Rinascimento, anche fuori d’Italia, si è spesso misurata con questo stesso tema del rapporto tra Virtù e
Fortuna.
Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia a cura di T. Fiore, Einaudi, Torino 1983
LXI. La Fortuna aiuta i pazzi – […] Torniamo a bomba, dunque! La fortuna predilige gli uomini
di poco senno, ovvero gli audaci, quelli cui piace dire: «Il dado è tratto!» La saggezza invece rende
riservati e da ciò si vede comunemente che questi sapienti han che fare sempre con la povertà e con
la fame, che vivono di fumo, abbandonati da tutti, oscuri, in odio a tutti; mentre invece a chi non ha
cervello il denaro par che venga coi propri piedi, è promosso al governo di stati, prospera in mille
modi. […]
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
. Bellenger, La Fortune dans les «Essais» de Montaigne, in AA. VV., Il tema della Fortuna nella
Testo 4 Y
Letteratura francese e italiana del Rinascimento. Studi in memoria di Enzo Giudici, Olschki,
Firenze 1990
88
Montaigne, che […] non fa in alcun modo della fortuna una dea, esprime con questa parola un’ideachiave del suo pensiero: l’impossibilità, per l’uomo, di accedere alla verità. […] Il caso, la fortuna
(con o senza la maiuscola, poco importa), è l’espressione dell’ignoranza, dell’impotenza umana a
comprendere il corso degli eventi. […] Dire «la fortuna» significa porsi dal punto di vista dell’uomo
e riconoscere la sua insufficienza. […] La parola «fortuna», le allusioni al caso […] e alla sorte accompagnano nei Saggi alcuni dei principali temi di riflessione, e più ancora: illustrano una visione
essenzialmente scettica del mondo, che è […] quella propria a Montaigne. Parlare di «fortuna» significa proclamare il proprio non-sapere, significa rifiutarsi d’interpretare l’incomprensibile, rifiutare
l’illusione della scienza. Tutto ciò in modo perfettamente cosciente e assai rigoroso.
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Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
Classe
4
Data
VERIFICHE PER LA CLASSE
Quesiti a risposta chiusa • Esercizi di completamento • Quesiti a risposta breve • Trattazione sintetica
QUESITI A RISPOSTA CHIUSA
MACHIAVELLI
1 Uno dei punti fondanti del pensiero politico di Machiavelli è:
a.
b.
c.
la necessità per l’intellettuale di rimanere fuori dai centri del potere, per conservare maggiore lucidità.
lo scarso interesse verso i testi classici.
la critica alle armi mercenarie.
2 Per Machiavelli la forma di governo perfetta:
a.
b.
c.
è quella repubblicana.
non esiste.
è il Principato.
3 Nel suo contributo al dibattito sulla “questione della lingua”, Machiavelli sostiene:
a.
b.
la superiorità intrinseca del fiorentino.
la superiorità del volgare illustre teorizzata da Dante nel De vulgari eloquentia.
c.
la superiorità della lingua comune rispetto a quella letteraria.
GUICCIARDINI
4 Nella riflessione storico-politica di Guicciardini grande peso assume:
a.
b.
c.
la preferenza assegnata alla teoria e al pensiero sistematico, l’unico in grado di consentire una conoscenza univoca della realtà.
la concezione che esistono leggi fisse che si ripetono ciclicamente, e che devono essere conosciute dall’uomo per capire il presente.
l’attenzione ai casi particolari, come unica forma possibile di conoscenza dei fatti storici.
5 Che cosa significa il termine discrezione in Guicciardini?
a.
b.
c.
L’impossibilità di elaborare teorie generali sul reale.
Un misto di intuito, prudenza e pragmatismo.
Senso della misura e riservatezza.
a.
b.
c.
di getto, in un periodo di allontanamento dalla vita politica.
in modo saltuario e non sistematico, e subirono continue revisioni per oltre quindici anni.
sulla base di un preciso disegno stabilito dall’autore fin dall’inizio.
Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false; quindi correggi quelle errate.
MACHIAVELLI
1Il Principe venne meditato e composto da Machiavelli in un periodo di forzato allontanamento dalla vita politica.
2 Machiavelli nel Principe nega il valore degli esempi tratti dalla storiografia classica.
3I Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio sono una sorta di commento sui generis, ricco di riflessioni sulla contemporaneità politica, all’opera Ab urbe condita.
V
V
F
F
V
F
V
V
V
V
V
F
F
F
F
F
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
6 I Ricordi vennero composti:
GUICCIARDINI
4
5
6
7
8
Per Guicciardini lo studio del passato è finalizzato alla riflessione sulla situazione politica contemporanea.
Secondo Guicciardini il reale, pur se complesso e mutevole, può essere ricondotto a teorie generali e sistematiche.
Il pensiero di Guicciadini, soprattutto nella riflessione sui rapporti tra virtù e fortuna, è da ritenersi sostanzialmente pessimista.
La forma del “ghiribizzo” è sintomo di un’ispirazione riflessiva e di coesione strutturale.
Una delle novità della Storia d’Italia è il ricorso sistematico a fonti d’archivio.
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89
4
Parte
Esercizi, attività
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Cognome
Classe
Data
ESERCIZI DI COMPLETAMENTO
1 Completa la tabella seguente, relativa alle opere di Machiavelli.
Titolo
Genere dell'opera
Data di composizione
Principe
opera politica
1513-19
Istorie fiorentine
testi teatrali
Belfagor arcidiavolo
1520
QUESITI A RISPOSTA BREVE
Rispondi alle seguenti domande, dedicando a ciascuna 5-7 righe al massimo.
1 Che cosa si intende per “machiavellismo”? Che differenza c’è tra gli aggettivi “machiavelliano” e “machiavellico”?
2 Che immagine intellettuale fornisce di sé Machiavelli nella lettera a Francesco Vettori del 10 dicembre 1513? Prova a ricostruirla.
3Machiavelli vide in Cesare Borgia, il Valentino, un esempio di principe di successo. Il suo giudizio sul personaggio non fu però sempre univoco.
Tratteggiane le sfumature.
4 Facendo riferimento al cap. i oppure ad altro capitolo del Principe, spiega in che cosa consiste il metodo dilemmatico tipico della prosa di Machiavelli.
5 Che cosa intende Guicciardini per ricordo? In che cosa si discosta dall’uso odierno di tale termine?
6 Commenta la seguente affermazione di Guicciardini: «Se bene lo ozio solo non fa ghiribizzi, pure male si fanno e ghiribizzi sanza ozio».
7 Esponi struttura, obiettivi e metodi della Storia d’Italia di Guicciadini. Come fu accolta al momento dell’uscita?
8 Tratteggia in breve la complessa e controversa ricezione delle opere di Machiavelli, sia da parte dei contemporanei sia nei secoli successivi.
TRATTAZIONE SINTETICA
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
90
Svolgi i seguenti spunti di scrittura, dedicando a ciascuno 15-20 righe.
1Machiavelli e Guicciardini incarnano, in modi simili ma con differenze di pensiero, il ruolo dell’intellettuale attivamente partecipe alla vita politica del
proprio Stato. Mettine a confronto i percorsi biografici e traine alcune conclusioni sul ruolo dell’intellettuale dal Trecento al Cinquecento.
2Quali sono le caratteristiche fondamentali del principe ideale, secondo Machiavelli? Quale rapporto si configura tra politica e morale? Sono spunti di
riflessioni validi ancora oggi, secondo te?
3 Ricostruisci la complessa dialettica tra fortuna e virtù che innerva tutte le opere di Machiavelli. Come si evolve la visione di tale rapporto in Guicciardini?
4Che cosa si intende dicendo che la Mandragola è una commedia senza protagonisti? Analizza la struttura dell’opera e individuane le affinità tematiche con il resto della produzione machiavelliana.
5I Ricordi sono senz’altro un libro di frammenti. Descrivine la struttura e i temi, evidenziando come entrambi rispecchino il pensiero del loro autore.
6Analizza la prosa rispettivamente di Machiavelli e di Guicciardini, evidenziando le caratteristiche principali di ciascuna. In che cosa la lingua e lo stile
dei due autori differisce maggiormente?
7Machiavelli e Guicciardini traghettano, ciascuno a suo modo, la storiografia nella modernità. Prova a enucleare le caratteristiche del loro metodo e
dell’approccio al passato, confrontandoli con gli esempi della classicità, e con la tua concezione contemporanea della storia.
8 Quali sono le caratteristiche più originali degli Essais di Montaigne? Che ruolo ha l’Io in quest’opera?
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Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
Classe
4
Data
Sezione 9 Ariosto e il poema del movimento
VERSO L’ESAME
ANALISI DI UN TESTO POETICO • SCRITTURA DOCUMENTATA
➤ TIPOLOGIA A ANALISI DI UN TESTO POETICO
74
[…]
Molta fama è la su, che, come tarlo,
il tempo al lungo andar qua giù divora:
là su infiniti prieghi e voti stanno,
che da noi peccatori a Dio si fanno.
75
Le lacrime e i sospiri degli amanti,
l’inutil tempo che si perde a giuoco,
e l’ozio lungo d’uomini ignoranti,
vani disegni che non han mai loco,
i vani desideri sono tanti,
che la più parte ingombran di quel loco:
ciò che in somma qua giù perdesti mai,
là su salendo ritrovar potrai.
76
Passando il paladin per quelle biche,
or di questo or di quel chiede alla guida.
Vide un monte di tumide vesiche,
che dentro parea aver tumulti e grida;
e seppe ch’eran le corone antiche
e degli Assirii e de la terra lida,
e de’ Persi e de’ Greci, che già furo
incliti, et or n’è quasi il nome oscuro.
77
Ami d’oro e d’argento appresso vede
in una massa, ch’erano quei doni
che si fan con speranza di mercede
ai re, agli avari principi, ai patroni.
Vede in ghirlande ascosi lacci; e chiede,
et ode che son tutte adulazioni.
Di cicale scoppiate imagine hanno
versi ch’in laude dei signor si fanno.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
L. Ariosto, Orlando furioso, canto XXXIV, ott. 74-81: Astolfo e gli oggetti perduti sulla Luna. Dopo aver cacciato le arpie
in groppa all’ippogrifo, Astolfo è condotto sulla Luna dall’Evangelista Giovanni: qui ricercherà il senno di Orlando, ma intanto il
luogo appare tutto ingombro di «ciò che si perde o per nostro difetto, / o per colpa del tempo o di Fortuna».
66 («… languir li spirti per diverse biche»).
3 tumide vesciche: sacche rigonfie.
5-8 e seppe … oscuro: e seppe che
si
trattava dei regni antichi degli assiri e della Lidia (il regno del mitico e ricchissimo
Creso), dei persiani e dei greci che un tempo furono illustri (incliti) e oggi persino il
loro nome è quasi ignoto (oscuro).
[77] 1-4 Ami
[74] 5-6 molta
fama … divora: si trova lassù molta fama, che quaggiù il tempo, come
un tarlo, consuma.
7 prieghi: preghiere.
[75] 4 vani
disegni … loco: progetti vani
che non si realizzano mai.
la … loco: che occupano la maggior
parte di quel luogo.
6 che
[76] 1 biche:
mucchi; il termine è già dantesco e già in rima con antiche: Inf., XXIX,
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d’oro … patroni: Successivamente vede un ammasso di ami d’oro e
d’argento che erano i doni che si fanno ai
re, ai principi e ai signori con la speranza di
riceverne una ricompensa (mercede).
5 ascosi: nascosti.
7-8 Di cicale … si fanno: I versi che si
compongono a lode dei signori hanno la
forma di cicale scoppiate (per l’eccessivo
cantare).
91
4
Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
78
Di nodi d’oro e di gemmati ceppi
vede ch’àn forma i mal seguiti amori.
V’eran d’aquile artigli; e che fur, seppi,
l’autorità ch’ai suoi dànno i signori.
I mantici ch’intorno han pieni i greppi,
sono i fumi dei principi e i favori
che danno un tempo ai ganimedi suoi,
che se ne van col fior degli anni poi.
79
Ruine di cittadi e di castella
stavan con gran tesor quivi sozzopra.
Domanda, e sa che son trattati, e quella
congiura che sì mal par che si cuopra.
Vide serpi con faccia di donzella,
di monetieri e di ladroni l’opra:
poi vide boccie rotte di più sorti,
ch’era il servir de le misere corti.
80
Di versate minestre una gran massa
vede, e domanda al suo dottor ch’importe.
– L’elemosina è (dice) che si lassa
alcun, che fatta sia dopo la morte. –
Di varii fiori ad un gran monte passa,
ch’ebbe già buono odore, or putia forte.
Questo era il dono (se però dir lece)
che Costantino al buon Silvestro fece.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
81
[80] 1-4 Di
Vide gran copia di panie con visco,
ch’erano, o donne, le bellezze vostre.
Lungo sarà, se tutte in verso ordisco
le cose che gli fur quivi dimostre;
che dopo mille e mille io non finisco,
e vi son tutte l’occurrenzie nostre:
sol la pazzia non v’è poca né assai;
che sta qua giù, né se ne parte mai
mal seguiti amori: gli amori sfortunati, che hanno avuto un seguito negativo o funesto (le immagini dei nodi e dei
ceppi del primo verso sono di ascendenza
petrarchesca).
3-4 V’eran … signori: C’erano artigli d’aquila che poi seppi essere stati l’autorità
che i signori concedono ai loro sottoposti.
L’autorità dei signori quando viene lasciata
in mano di personaggi più crudeli di loro,
va perduta a causa della crudeltà stessa
(gli artigli).
3 seppi: Ariosto parla qui in prima persona come alludendo alla consultazione di
una fonte (l’immaginario manoscritto del
vescovo Turpino – contemporaneo di Carlo
Magno – cui nella finzione il poeta fa risalire la materia della sua narrazione).
5-8 I mantici … anni poi: I mantici che
sono disseminati lungo i pendii (greppi)
delle valli sono i capricciosi e vani onori
( fumi) e i favori che i principi in un primo
tempo conferiscono ai loro favoriti (ganimedi) e che con il passare della giovinezza
di questi ultimi, vengono meno. Ganimede
era il bellissimo giovinetto spartano che
Giove, trasformato in aquila, rapì per farne
il coppiere degli dèi.
[79] 2 sozzopra:
Data
di fanciulla (che erano) le opere di falsari
(monetieri) e ladri; poi vide sfere di vetro
di vario tipo infrante che era il servizio che
si presta nelle corti meno fastose.
(L. Ariosto, Orlando Furioso, a cura di C. Segre, Mondadori, Milano 19983)
[78] 2 i
92
Classe
sottosopra, in disordine,
alla rinfusa.
3-4 Domanda … cuopra: [Astolfo] domanda e viene a sapere che quelli sono trattati
di pace (violati) e congiure che vengono
scoperte.
5-8 Vide … corti: Vide serpenti con volto
versate … dopo la morte: Vede
una gran quantità di minestre rovesciate e
domanda alla sua guida che cosa significhino. Questi spiega che si tratta delle elemosine che qualcuno lascia perché vengano
fatte dopo la propria morte. Taluni commentatori intendono che in questo caso le
elemosine vanno perdute perché gli eredi si
rifiutano poi di farle; diversamente si potrà
intendere che esse siano vane perché non
comportano sacrificio – e dunque merito
– per chi le lascia, dal momento, appunto,
che esse andranno fatte solo dopo la morte
di chi le ha elargite.
6 putia: puzzava.
7-8 Questo era … fece: Questo era il dono
(se così lo si può chiamare [visti i danni che
ha portato]) che l’imperatore Costantino
fece al buon papa Silvestro. Qui Ariosto allude alla donazione che Costantino avrebbe fatto nel iv secolo d.C. a papa Silvestro I
e che sarebbe alla base dell’eredità temporale della Chiesa: già Dante aveva visto in
questo dono l’origine del potere temporale
dei papi e dei mali che ne conseguirono.
Nel 1440, però, l’umanista Lorenzo Valla
aveva dimostrato la falsità di questa donazione; Ariosto, tuttavia, mostra di crederla
autentica (come già aveva fatto nel canto
XVII, ott. 78, vv. 2-4: «[…] là le ricchezze
sono, / che vi portò da Roma Costantino:
/ portonne il meglio, e fe’ del resto dono».
[81] 1 panie
con visco: trappole con vischio; la pania è una sostanza viscosa utilizzata per l’uccellagione. Queste trappole
rappresentano metaforicamente le bellezze delle donne che catturano gli amanti.
3-4 se tutte … dimostre: se vorrò mettere in versi tutte le cose che gli furono qui
mostrate.
6 l’occurrenzie nostre: le cose di cui abbiamo bisogno e che abbiamo perduto.
7-8 sol la pazzia … mai: solo di pazzia
non ve n’è per nulla, perché quella se ne sta
qui sulla Terra e non se ne allontana mai.
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Esercizi, attività
Nome
Cognome
Classe
4
Data
Elabora in un testo unitario il commento di questi versi, utilizzando come guida per il tuo lavoro le domande di comprensione, analisi e
interpretazione, testi a confronto e approfondimento.
Comprensione
1 Il bersaglio polemico di Ariosto in questo testo è la corte, con i suoi diversi componenti (i principi, i cortigiani e le donne). Ripartiscili in tre
brevi brani in cui – facendo riferimento ai versi delle ottave ariostesche – fornirai una sintesi della visione dell’autore relativa a ciascuno
dei tre componenti quale emerge dal brano.
Analisi e interpretazione
2 Rintraccia nel testo tutte le anafore: ve ne sono alcune ravvicinate e altre a distanza (con poliptoto del verbo vedere). Quale credi possa
essere la funzione espressiva di questa figura della ripetizione?
3 Sono presenti enjambement nel testo? Che intonazione danno al dettato e alla musicalità dei versi? Individua quelli che mettono in evidenza parole chiave o tematicamente rilevanti e commentali brevemente.
4 Ariosto è un poeta in cui morale e ironia si intrecciano con equilibrio. Rintraccia nel brano gli elementi che possono essere ricondotti all’uno
e all’altro aspetto della sua poetica.
5 Quale immagine della corte ti pare emerga da questa pagina ariostesca? Da quali esperienze biografiche del poeta ritieni che possa essere
dipendente?
Testi a confronto
6 Una delle fonti delle immagini allegoriche impiegate da Ariosto in questo brano è stata riconosciuta in uno dei dialoghi latini delle Intercoenales (1440) di Leon Battista Alberti [ vol. 1B, T6, p. 34]. Eccone un breve stralcio in cui Libripeta racconta all’amico Lepido di un suo
viaggio nella terra dei sognatori dove «Fra le montagne ci sono valli dove si conservano le cose smarrite» (traduzione di B. Riposati):
«Nel paese dei sogni si ritrova tutto quello che si è perso. In mezzo ai campi ci sono gli antichi imperi ricordati dagli storici, le cariche, i benefici, gli amori, le ricchezze e molte altre cose di questo
genere che, una volta smarrite, non tornano mai alla luce […]. Certo! sono enormi vesciche, piene di
adulazione, di menzogne, di flauti e trombe risonanti. Lì vicino si trovano i benefici: sono ami d’oro e
d’argento. Ci sono poi ali di piombo: dicono che sono le cariche pubbliche. Là vicino ci sono manette
e ceppi ardenti: vengono chiamati amori. Nella polvere, poi, ci sono infiniti nomi di cittadini scritti
con lo stiletto. Insomma, a farla breve, nel paese dei sogni trovi di tutto, tranne la pazzia».
Confronta il brano di Alberti con la trasposizione di Ariosto. Quali analogie e quali differenze – riguardo a stile, immagini, particolari e tono
– puoi rilevare tra i due testi? A che cosa ritieni possano essere imputabili gli elementi discordanti?
Approfondimento
7 Il critico Giulio Ferroni rileva nelle Satire di Ariosto «il tema della non trasparenza dei comportamenti, del peso delle apparenze e dei modelli
sociali, della sfuggente consistenza di ciò che è “dentro”, della indefinibile varietà delle ragioni valide e autentiche: che si intreccia strettamente a quello dell’illusione, dell’impulso che conduce gli uomini a voler essere quel che non sono, del dominio inquietante dei “volgar
giudici oscuri et atri” (Satira IV, 75)». Ti sembra che tali temi e modi di affrontarli possano essere rintracciati anche nell’Orlando furioso e
in particolare nel brano qui proposto? Sviluppa la questione in un breve commento.
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PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
(Intercoenales, a cura di F. Bacchelli e L. D’Ascia, Pendragon, Bologna 2003)
93
4
Parte
Esercizi, attività
Nome
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Data
➤ TIPOLOGIA B SCRITTURA DOCUMENTATA
Ambito artistico-letterario
Sviluppa l’argomento o in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano. Dai un titolo
al tuo testo e indicane la possibile destinazione editoriale. Non superare le 4-5 colonne di lunghezza.
ARGOMENTO: ARIOSTO E LA RAPPRESENTAZIONE DELL’UMANO
. Segre, Introduzione a L. Ariosto, L’Orlando furioso, a cura di C. Segre, Mondadori,
Testo 1 C
Milano 19983
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
«La realtà […] non è mai tradita dal disegno, pur idealizzato, dei personaggi, ai quali l’Ariosto
mantiene la latitudine di tipizzazione esperita dalla precedente letteratura cavalleresca, ma articolando e dialettizzando individualmente i dati del comportamento che in quella venivano tracciati senza sfumature o giustapposti senza giustificazione. I personaggi dell’Ariosto sono coerenti
nella loro complessità: a Orlando e Ruggiero, […] si possono aggiungere la guerriera Bradamante,
che, già così donna nella pietà e nelle passioni d’innamorata, mostra la sua vocazione di madre di
famiglia nella docilità quasi borghese ai genitori; Rodomonte, tremendo e magnifico nell’assalto di
Parigi, ma incapace di penetrare nella psicologia femminile di Doralice e bestialmente ingenuo di
fronte ai casti inganni di Isabella […]. Pari alla varietà di atteggiamenti dei personaggi è la varietà
dei personaggi stessi e delle loro vicende: l’amicizia e la fedeltà dei giovani amici Cloridano e Medoro; l’amore forte e sicuro di Fiordiligi e Brandimarte; le traversie boccaccesche di Giocondo […].
Quasi un atlante della natura umana, il Furioso; o piuttosto il culmine della scoperta dell’uomo
(nella sua libertà e nelle sue determinazioni causali), portata a conclusione del pensiero filosofico
e politico del Rinascimento. Si può dire che, immersi in un mondo dalle dimensioni completamente
fantastiche, i personaggi dell’Ariosto, abbiano potuto trovare uno spazio più sgombro, più limpido,
nel quale muoversi, nel quale essere, senza limitazione, se stessi. Perché quasi tutti questi personaggi esprimono una forte spinta esistenziale […] ma il poema, che è colmo di azioni gloriose
dipinte con mirabile ricchezza, più indugia sull’amore, evocato in tutte le sue gradazioni e nella
gamma delle sue esplicazioni».
. Ariosto, Orlando furioso, canto IV, ott. 47-49 e canto VII, ott. 16-18: Bradamante e
Testo 2 L
Ruggiero
Bradamante, guerriera cristiana, insegue l’amato Ruggiero, guerriero saraceno (da loro avrà origine la nobile discendenza
degli Estensi): questi le è sottratto da Atlante che lo invola sull’ippogrifo sotto gli occhi dolenti dell’amata che rimane sola con
Frontino, il cavallo di Ruggiero. Nel secondo brano l’uomo è sedotto da Alcina il cui bell’aspetto è come una trappola fatta di
mille lacci: egli già dimentica Bradamante (il mirto di cui si parla nel testo è Astolfo, tramutato in una pianta di mirto).
47
La bella donna, che sì in alto vede
Tuttavia con sospir, gemito e pianto
non ha, né vuol aver pace né triegua.
Poi che Ruggier di vista se le tolse,
al buon destrier Frontin gli occhi rivolse:
e con tanto periglio il suo Ruggiero,
resta attonita in modo, che non riede
per lungo spazio al sentimento vero.
Ciò che già inteso avea di Ganimede
ch’al ciel fu assunto dal paterno impero,
49
e si deliberò di non lasciarlo,
che fosse in preda a chi venisse prima;
ma di condurlo seco, e di ppoi darlo
al suo signor, ch’anco veder pur stima.
[…]
16
Avea in ogni sua parte un laccio teso,
o parli o rida o canti o passo muova:
né maraviglia è se Ruggier n’è preso,
dubita assai che non accada a quello,
non men gentil di Ganimede e bello.
48
Con gli occhi fissi al ciel lo segue quanto
basta il veder; ma poi che si dilegua
sì, che la vista non può correr tanto,
lascia che sempre l’animo lo segua.
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Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
poi che tanto benigna se la truova.
Quel che di lei già avea dal mirto inteso,
com’è perfida e ria, poco gli giova;
ch’inganno o tradimento non gli è aviso
che possa star con sì soave riso.
17
Anzi pur creder vuol che da costei
fosse converso Astolfo in su l’arena
per li suoi portamenti ingrati e rei,
e sia degno di questa e di più pena:
e tutto quel ch’udito avea di lei,
stima esser falso; e che vendetta mena,
Classe
4
Data
e mena astio et invidia quel dolente
a lei biasmare, e che del tutto mente.
18
La bella donna che cotanto amava,
novellamente gli è dal cor partita;
che per incanto Alcina gli lo lava
d’ogni antica amorosa sua ferita;
e di sé sola e del suo amor lo grava,
e in quello essa riman sola sculpita:
sì che scusar il buon Ruggier si deve,
se si mostrò quivi inconstante e lieve.
. Ariosto, Orlando furioso, canto XIX, ott. 1-2, 11-12: La falsità degli uomini di corte e la
Testo 3 L
devozione di Medoro
Il canto XIX si apre con un’amara considerazione sul fatto che nella buona sorte tutti si mostrano amici e ossequienti ma, quando la fortuna muta, gli amici e i cortigiani spariscono: la devozione del saraceno Medoro per il suo signore Dardinello (il «figliuol
d’Almonte») e la preghiera che rivolge al cristiano Zerbino che lo sta per uccidere (il moro è stato sorpreso mentre recuperava
il corpo del suo signore per dargli sepoltura) è invece un esempio di fedeltà. Così, se i signori potessero vedere il cuore dei loro
cortigiani, forse i più onorati non sarebbero quelli che nella corte sono grandi e opprimono gli altri («e gli altri preme»: ottava 2).
2
Alcun non può saper da chi sia amato,
quando felice in su la ruota siede;
però ch’ha i veri e i finti amici a lato,
che mostran tutti una medesma fede.
Se poi si cangia in tristo il lieto stato,
volta la turba adulatrice il piede;
e quel che di cor ama riman forte,
et ama il suo signor dopo la morte.
Se, come il viso, si mostrasse il core,
tal ne la corte è grande e gli altri preme
e tal è in poca grazia al suo signore,
che la lor sorte muteriano insieme.
Questo umil diverria tosto il maggiore:
staria quel grande infra le turbe estreme.
Ma torniamo a Medor fedele e grato,
che ’n vita e in morte ha il suo signore
[amato.
11
12
[…]
Il giovinetto si rivolse a’ prieghi,
e disse: – Cavallier, per lo tuo Dio,
non esser sì crudel, che tu mi nieghi
ch’io sepelisca il corpo del re mio.
Non vo’ ch’altra pietà per me ti pieghi,
né pensi che di vita abbi disio:
ho tanta di mia vita, e non più, cura,
quanta ch’al mio signor dia sepultura.
E se pur pascer vòi fiere et augelli,
che ’n te il furor sia del teban Creonte,
fa lor convito di miei membri, e quelli
sepellir lascia del figliuol d’Almonte. –
Così dicea Medor con modi belli,
e con parole atte a voltare un monte;
e sì commosso già Zerbino avea,
che d’amor tutto e di pietade ardea.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
1
. Ariosto, Orlando Furioso, canto XXVIII, ott. 87, 89-90, 98-100; XXIX, ott. 10-11: Tormento
Testo 4 L
e volubilità di Rodomonte; fedeltà di Isabella
Rodomonte è tradito dalla sua promessa sposa Doralice e il pensiero lo tormenta (87-90), finché non incontra Isabella che
trasporta il cadavere dell’amato Zerbino per seppellirlo e quindi chiudersi in convento. Rodomonte tenta di distoglierla dal suo
proposito e la corteggia (98-100). Nel canto XXIX Isabella, non trovando altro scampo preferirà la morte piuttosto che tradire
l’amore per Zerbino.
89
[…]
Naviga il giorno e la notte seguente
Rodomonte col cor d’affanni grave;
e non si può l’ingiuria tor di mente,
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che da la donna e dal suo re avuto have;
e la pena e il dolor medesmo sente,
che sentiva a cavallo, ancor in nave:
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4
Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
Classe
e dice che per certo ella troppo erra;
né men biasmar che l’avaro si deve,
che ’l suo ricco tesor metta sotterra:
alcuno util per sé non ne riceve,
e da l’uso degli altri uomini il serra.
Chiuder leon si denno, orsi e serpenti,
e non le cose belle et innocenti.
né spegner può, per star ne l’acqua, il fuoco,
né può stato mutar, per mutar loco.
90
Come l’infermo, che dirotto e stanco
di febbre ardente, va cangiando lato;
o sia su l’uno o sia su l’altro fianco
spera aver, se si volge, miglior stato;
né sul destro riposa né sul manco,
e per tutto ugualmente è travagliato:
così il pagano al male ond’era infermo
mal trova in terra e male in acqua schermo.
98
[…]
E ben gli par dignissima Issabella,
in cui locar debba il suo amor secondo,
e spenger totalmente il primo, a modo
che da l’asse si trae chiodo con chiodo.
90
Incontra se le fece, e col più molle
parlar che seppe, e col miglior sembiante,
di sua condizione domandolle:
et ella ogni pensier gli spiegò inante;
come era per lasciare il mondo folle,
e farsi amica a Dio con opre sante.
Ride il pagano altier ch’in Dio non crede,
d’ogni legge nimico e d’ogni fede.
100
Data
[…]
E chiama intenzïone erronea e lieve,
10
E così di disporre a poco a poco
a’ suoi piaceri Issabella credea.
Ella, che in sì solingo e strano loco
qual topo in piede al gatto si vedea,
vorria trovarsi inanzi in mezzo il fuoco;
e seco tuttavolta rivolgea
s’alcun partito, alcuna via fosse atta
a trarla quindi immaculata e intatta.
11
Fa nell’animo suo proponimento
di darsi con sua man prima la morte,
che ’l barbaro crudel n’abbia il suo intento,
e che le sia cagion d’errar sì forte
contra quel cavallier ch’in braccio spento
l’avea crudele e dispietata sorte;
a cui fatto have col pensier devoto
de la sua castità perpetuo voto.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Testo 5 L. Caretti, Ariosto e Tasso, Einaudi, Torino 19933
Il filologo e critico Lanfranco Caretti, in questo celebre saggio (edito per la prima volta nel 1961 e più volte ristampato e aggiornato), mette a confronto le figure dei due massimi poeti del Cinquecento e rileva nell’uno e nell’altro i segni delle concezioni
dell’uomo e del mondo che caratterizzarono le diverse, e pur prossime età in cui vissero.
«Ariosto non è affatto indifferente alla propria materia, ma partecipa ad essa con tutto il suo impegno. Anzi, è egli stesso che la suscita, la foggia e la definisce, trasformando così il poema cavalleresco
in romanzo contemporaneo, nel romanzo cioè delle passioni e delle aspirazioni degli uomini del suo
tempo […]. Proprio questa apertura verso il mondo, che caratterizza l’atteggiamento fondamentale
dello spirito ariostesco, induceva il poeta a rivolgersi con interesse egualmente vivo a ogni manifestazione umana, a ogni sentimento, senza tuttavia, risolversi in nessuno di essi in particolare. […]
A un’arte siffatta sembra ozioso rimproverare l’assenza di personaggi di forte rilievo e di complessa
psicologia, così come di un sentimento dominante. Non è difficile infatti rispondere che l’Ariosto non
mirava a figure autonome, alla creazione di caratteri veri e propri, né in senso obiettivamente realistico né come riflesso lirico e intimista della propria autobiografia. Egli intendeva piuttosto creare
figure che, di volta in volta, riflettessero soltanto un aspetto tipico della natura umana e non già che
ne esaurissero l’infinità varietà […]».
. Ferroni, Ludovico Ariosto, in Storia della letteratura italiana, diretta da E. Malato,
Testo 6 G
Il Cinquecento, Salerno Editrice, Roma 1998
«Si può leggere il Furioso come un vero e proprio poema “antropologico”, una libera e fantastica
indagine poetica sulla condizione dell’uomo nel suo essere sociale, una interrogazione immaginosa
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Esercizi, attività
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4
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dei fondamenti e delle contraddizioni su cui si costruivano le forme della vita nelle corti. […] Come
in altri vicini autori ed esperienze della cultura primo-cinquecentesca – e nello stesso Castiglione –,
Ariosto vede gravare su ogni forma di comportamento, su ogni mossa del pensiero e del desiderio,
la minaccia dell’“errore” […]. Il rilievo dell’“errore” dà un immediato significato antropologico allo
stesso “errare” dei cavalieri, alle varie tappe dell’inchiesta e della ventura, a tutto il loro cercare».
VERIFICHE PER LA CLASSE
Quesiti a risposta chiusa • Esercizi di completamento • Quesiti a risposta breve • Trattazione sintetica
QUESITI A RISPOSTA CHIUSA
1 Il più notevole elemento di novità introdotto dall’Orlando innamorato di Boiardo è:
a.
b.
c.
la modernizzazione della materia cavalleresca, resa fruibile per il pubblico delle nuove corti.
l’introduzione dell’elemento amoroso all’interno dell’immaginario epico-cavalleresco.
la fusione del ciclo bretone con quello carolingio.
2 La lingua dell’Innamorato è:
a.
b.
c.
il toscano modellato su Petrarca imposto da Bembo nelle Prose della volgar lingua.
una commistione di fiorentino aulico e termini dialettali ferraresi.
una koiné padana ripulita dagli elementi dialettali.
3 Il Baldus di Teofilo Folengo è:
a.
b.
c.
un poema epico scritto in latino classico.
un poema epico in esametri latini, scritto in latino cosiddetto “maccheronico”.
un poema parodico scritto in dialetto padovano.
a.
b.
c.
nella tecnica di variazione continua del punto di vista narrativo.
nell’interruzione del filo della narrazione dovuta all’introduzione di continue digressioni.
nella focalizzazione zero, in cui il narratore è onnisciente.
5 Nelle Rime Ariosto:
a.
b.
c.
guarda a Petrarca come modello autorevole, ma da subito cerca una sua originalità.
aderisce ai dettami del petrarchismo sulla scia di Bembo.
affronta il tema amoroso alternando il registro aulico con quello popolaresco.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
4 L’entrelacement, tipico dei romanzi cavallereschi e ampiamente usato da Ariosto, consiste:
6 L’originalità delle commedie ariostesche sta:
a.
b.
c.
nel traghettare la commedia latina verso i canovacci della commedia dell’arte.
nella rielaborazione sostanziale dei modelli latini.
nel tentativo di scrivere teatro secondo i canoni antichi ma con la lingua dei contemporanei.
7 La trama del Furioso:
a.
b.
c.
segue contemporaneamente tre filoni narrativi configurandosi come una struttura aperta.
segue linearmente le avventure di Orlando dalla pazzia al rinsavimento.
alterna il racconto delle peripezie di Orlando e di quelle di Astolfo.
8 I cosiddetti Cinque Canti:
a.
b.
c.
rappresentano il primo canovaccio dell’Orlando furioso.
vennero composti da Ariosto per essere inseriti nel Furioso, ma l’autore non li aggiunse mai al poema.
sono opera del Boiardo e rappresentano il trait d’union tra l’Innamorato e il Furioso.
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4
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Esercizi, attività
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Data
9 La trama dell’Orlando innamorato di Boiardo:
a.
b.
c.
comincia nel punto da cui termina la narrazione del Furioso.
si conclude con l’innamoramento di Orlando.
si chiude con Parigi nuovamente assediata dai mori.
Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false; quindi correggi quelle errate.
1Le fonti del romanzo cavalleresco sono da trovarsi soprattutto nell’epica omerica.
2L’Orlando furioso è, tra le altre cose, una “giunta” all’Innamorato di Boiardo.
3Il carattere più evidente del Morgante di Pulci è l’equilibrio.
4Il tema rinascimentale della “fortuna” irrompe nella tradizione cavalleresca grazie al poema di Boiardo.
5Il metro delle Satire di Ariosto è la terzina dantesca.
6Ariosto sceglie l’endecasillabo sdrucciolo come metro delle sue commedie per rievocare il trimetro giambico della commedia classica.
7L’Obizzeide può essere considerato il primo tentativo di Ariosto di dare vita a un poema cavalleresco.
8I personaggi del Furioso hanno una personalità complessa e sfaccettata.
9Il Furioso non ebbe successo immediato e la sua canonizzazione è relativamente recente.
10 La visione ariostesca del mondo è caratterizzata dall’ironia.
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QUESITI A RISPOSTA BREVE
Rispondi alle seguenti domande, dedicando a ciascuna 5-7 righe al massimo.
1Perché il pubblico delle corti, soprattutto quelle padane, è particolarmente adatto a recepire la fioritura del poema narrativo cavalleresco in volgare?
2Che cosa si intende per Cantari? Quale rapporto c’è tra la tradizione dei Cantari e la grande stagione dell’ottava?
3Quali sono le fonti del Morgante? Quali le caratteristiche portanti del poema?
4Descrivi in breve la trama dell’Innamorato di Boiardo, spiegando come si instaura nella tradizione precedente e come si lega con il poema ariostesco.
5Che cosa si intende per latino “maccheronico”?
6In che modo l’Ariosto delle Satire si confronta con il modello oraziano? Quali altre fonti utilizza il poeta? In che senso sembra ricercare un’aurea
mediocritas?
7Quali sono le caratteristiche principali della lingua e del lessico di Ariosto nel Furioso?
8Perché il Furioso viene definito un’opera “aperta”?
9Spiega, portando degli esempi, il valore fondamentale della digressione nella struttura del Furioso.
10Il Furioso venne pubblicato in tre edizioni e sottoposto dall’autore a continui rimaneggiamenti. Ripercorrine le tappe.
TRATTAZIONE SINTETICA
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
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Svolgi i seguenti spunti di scrittura, dedicando a ciascuno 15-20 righe.
1Ariosto è il punto di arrivo di una tradizione epica e cavalleresca europea che risale all’Alto Medioevo, fondata sul recupero dell’epica classica e
sull’esaltazione dei valori cortesi. Seguine il percorso, evidenziando le variazioni e le sfumature di ogni ricontestualizzazione, segnalando gli elementi
di novità, tematici e stilistici, propriamente ariosteschi.
2Ricostruisci il rapporto che Ariosto ebbe, in quanto intellettuale di corte, con il potere, la committenza, l’ambiente cortigiano, prestando particolare
attenzione alle Satire.
3Con Ariosto l’attualità irrompe in modo evidente all’interno del tessuto epico ereditato dalla tradizione. Come si poneva il poeta di fronte al presente?
Di quali “rivoluzioni” dell’epoca si trova traccia nel poema?
4Ariosto porta l’ottava a livelli di vero e proprio virtuosismo stilistico. Analizzane le qualità principali. In che senso viene definito poeta dell’“armonia”?
5Italo Calvino definisce il Furioso un poema che «non inizia e non finisce». Commenta quest’affermazione facendo rifermento alla struttura e ai temi
del testo. Si può dire che il Furioso non è solo un poema?
6Analizza la presenza dell’autore, la sua voce all’interno del suo poema. Come si pone Ariosto di fronte alla furia?
7Il “poema-nave” di Ariosto viaggia nello spazio e nel tempo. Prova a ricostruire le complesse coordinate spazio-temporali della narrazione riflettendo
sul significato ariostesco del verbo errare.
8Nel Furioso Ariosto tenta di abbracciare tutto il cosmo. Prova a spiegare, portando alcuni esempi, il carattere enciclopedico del poema. In che senso
Ariosto sembra sostituire i nessi logici con i meccanismi associativi propri del sogno?
9Il tema della “ricerca” era canonico nell’epica cavalleresca medioevale. Prova a esplorare i limiti a cui Ariosto porta questo concetto.
10 Dante è sicuramente tra i modelli di Ariosto. Metti a confronto i due “viaggi”, della Commedia e del Furioso, in particolare l’ascesa di Astolfo verso
la luna e quella di Dante verso l’empireo.
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Parte
Esercizi, attività
Nome
Cognome
Classe
4
Data
Sezione 10 Tasso e l’«autunno del
Rinascimento»
VERSO L’ESAME
ANALISI DI UN TESTO IN POESIA • SCRITTURA DOCUMENTATA
➤ TIPOLOGIA A ANALISI DI UN TESTO POETICO
38
Mentre sono in tal rischio, ecco un guerriero
(ché tal parea) d’alta sembianza e degna;
e mostra, d’arme e d’abito straniero,
che di lontan peregrinando vegna.
La tigre, che su l’elmo ha per cimiero,
tutti gli occhi a sé trae, famosa insegna.
Insegna usata da Clorinda in guerra;
onde la credon lei, né ’l creder erra.
39
Costei gl’ingegni feminili e gli usi
tutti sprezzò sin da l’età piú acerba:
a i lavori d’Aracne, a l’ago, a i fusi
inchinar non degnò la man superba.
Fuggí gli abiti molli e i lochi chiusi,
ché ne’ campi onestate anco si serba;
armò d’orgoglio il volto, e si compiacque
rigido farlo, e pur rigido piacque.
40
Tenera ancor con pargoletta destra
strinse e lentò d’un corridore il morso;
trattò l’asta e la spada, ed in palestra
indurò i membri ed allenogli al corso.
Poscia o per via montana o per silvestra
l’orme seguí di fer leone e d’orso;
seguí le guerre, e ’n esse e fra le selve
fèra a gli uomini parve, uomo a le belve.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
T. Tasso, La presentazione di Clorinda, Gerusalemme Liberata, canto II, 38-41. Clorinda, guerriera pagana, che era già apparsa fuggevolmente in precedenza a Tancredi, viene presentata con maggiori dettagli nel II canto della Gerusalemme, mentre
accorre in aiuto dei cristiani Olindo e Sofronia e li salva dal rogo.
(T. Tasso, Gerusalemme Liberata, a cura di L. Caretti, Einaudi, Torino 1993)
[38] 1 rischio: Olindo e Sofronia rischiano
di essere bruciati in un rogo.
4 peregrinando: errando.
[39] 3 lavori
d’Aracne: sono i lavori di tessitura. Aracne era un’abilissima tessitrice
che, secondo la mitologia, sfidò Minerva e
dopo esserne stata sconfitta venne trasformata in ragno.
6 ché … serba: poiché anche nei campi
militari si può conservare l’onestà.
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[40] 2 corridore: cavallo.
6 di fer leone: di feroce leone.
8 fèra … belve: Clorinda appare
una belva feroce agli uomini e un uomo feroce alle
belve.
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Esercizi, attività
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Classe
Data
Elabora in un testo unitario il commento di questi versi, utilizzando come guida per il tuo lavoro le domande di comprensione, analisi e
interpretazione, approfondimento.
Comprensione
1 Fai una parafrasi delle ottave.
Analisi e interpretazione
2 Illustra le caratteristiche del personaggio.
3 Fin dai primi versi Clorinda è rappresentata come un personaggio che si presta ad ambiguità ed è fuori dal comune. Rintraccia nel testo il
punto dove queste caratteristiche sono presenti e spiegale.
4 A quale eroina dell’epica classica si fa riferimento nella descrizione di Clorinda? Quali altri personaggi della mitologia possono essere
ricondotti a lei?
5 Quali attività Clorinda ha rifiutato di praticare nella sua infanzia e giovinezza? A vantaggio di quali altre?
6 Clorinda è una guerriera caratterizzata anche da fascino femminile? Ti sembra che l’autore nella descrizione subisca questo fascino?
Approfondimento
7 La donna guerriera, la lottatrice, la ragazza con la pistola hanno da sempre esercitato un grande fascino sul pubblico. Fai degli esempi di
“amazzoni” contemporanee del mondo del cinema e dei fumetti e indaga sui motivi che spingono ad apprezzare la loro carica trasgressiva
e la loro eccezionalità.
➤ TIPOLOGIA B SCRITTURA DOCUMENTATA
Ambito artistico-letterario
Sviluppa l’argomento o in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano. Dai un titolo
al tuo testo e indicane la possibile destinazione editoriale. Non superare le 4-5 colonne di lunghezza.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
ARGOMENTO: LA MERAVIGLIA E IL VEROSIMILE NELLA GERUSALEMME LIBERATA
. Tasso, Discorsi sull’arte poetica, Discorso primo, in Discorsi dell’arte poetica e del
Testo 1 T
poema eroico, a cura di L. Poma, Laterza, Bari 1964
Tasso spiega che la verità, o almeno il verisimile, è sostanza stessa della poesia (per questo il suo argomento deve essere tratto dalla storia), ma che il poeta non può prescindere dal meraviglioso, che è ciò che conferisce diletto alla lettura: attraverso il
ricorso al meraviglioso proprio della religione cristiana (miracoli, apparizioni, demoni e angeli…) si possono conciliare queste
due esigenze della scrittura poetica.
5
10
100
Deve dunque l’argomento del poema epico esser tolto da l’istorie; ma l’istoria, o è di religione tenuta
falsa da noi, o di religione che vera crediamo, quale è oggi la cristiana, e vera fu già l’ebrea. Né giudi1
co che l’azioni de’ gentili ci porgono comodo soggetto, onde perfetto poema epico se ne formi; perché
in que’ tali poemi, o vogliamo ricorrer talora a le deità che da’ gentili erano adorate, o non vogliamo
ricorrervi: se non vi ricorriamo mai, viene a mancarvi il meraviglioso; se ci ricorriamo, resta privo
il poema in quella parte del verisimile. Poco dilettevole è veramente quel poema, che non ha seco
quelle maraviglie, che tanto muovono non l’animo de gl’ignoranti, ma de’ giudiziosi ancora: parlo di
2
quelli anelli, di quelli scudi incantati, di que’ costieri volanti, di quelle navi converse in ninfe, di
3
quelle larve che fra’ combattenti si tramettono e d’altre cose sì fatte; delle quali, quasi di sapori deve
giudizioso scrittore condire il suo poema […]. Ma non potendo questi miracoli esser operati da virtù
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Data
naturale, è necessario ch’a la virtù sopranaturale ci rivolgiamo; e rivolgendoci a le deità de’ gentili,
subito cessa il verisimile […]. [Ma] il verisimile non è una di quelle condizioni richieste nella poesia
a maggior sua bellezza ed ornamento; ma è propria ed intrinseca dell’essenza sua […]. Ma bench’io
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stringa il poeta epico ad un obligo perpetuo di servare il verisimile , non però escludo da lui l’altra
parte, cioè il meraviglioso. […]
Attribuisca il poeta alcune operazioni, che di gran lunga eccedono il poter degli uomini, a Dio, a gli
Angioli suoi, a’ demoni, o a coloro a’ quali da Dio o da’ demoni è concessa questa podestà, quali sono
i santi, i maghi, e le fate. Queste opere, se per se stesse saranno considerate, meravigliose parranno;
anzi miracoli sono chiamati nel comune uso di parlare. Queste medesime, se si avrà riguardo a la virtù
ed a la potenza di chi l’ha operate, verisimili saranno giudicate, perché avendo gli uomini nostri bevuta
nelle fasce insieme co’l latte questa opinione, ed essendo poi in loro confermata da i maestri della nostra santa Fede; cioè che Dio, ed i suoi ministri, e i demoni, ed i maghi, permettendolo lui, possino far
cose sovra le forze della natura meravigliose […] non parrà loro fuori del verisimile quello, che credono
5
non solo esser possibile, ma stimano spesse fiate esser avvenuto, e poter di novo molte volte avvenire.
1 gentili: pagani.
2 converse: trasformate.
3 larve … tramettono:
fantasmi o sembianze di divinità che intervengono diret-
tamente nelle vicende narrate.
4 stringa … verisimile: costringa, o piuttosto consigli che il poeta epico conservi
sempre la verosimiglianza come un obbligo
nelle sue composizioni.
fiate: assai spesso.
5 spesse
Testo 2 L. Caretti, Ariosto e Tasso, Einaudi, Torino 19933
Il bifrontismo spirituale del Tasso trova solo nella Liberata la sua vera forma congeniale, la sua più
compiuta sanzione artistica. Gli ameni inganni e le altre disposizioni vivono infatti nel poema in una
luce comune di vibrante trepidazione. Tanto sui personaggi che sui luoghi, innestati di scorcio e con
funzione partecipante, si stende l’ombra d’una minaccia, di una segreta insidia. È la tipica suspense
tassiana. Non quella romanzesca, estrosa e inventiva dell’Ariosto, quel sublime espediente narrativo
calcolato come un congegno perfetto (con le sue argute e innocenti assunzioni del sortilegio, ma una
suspense che è inerente alla coscienza stessa del poeta, proiezione letteraria del suo sgomento di fronte
alla realtà. […] È insomma un continuo oscillare tra verità e apparenze, in un mondo non rappresentato
nitidamente con distacco e sicurezza, ma filtrato attraverso una sensibilità ansiosa e irrequieta. Anche
il “magismo”, realizzato con l’innesto del meraviglioso entro la storia, corrisponde del resto a questo
senso costante del mistero che grava sulla vita, e la fa penosa e dolente, penetrando nel cuore degli
uomini, agitandoli oscuramente, popolando la natura di strane voci e di malefici incanti.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
Il filologo e critico Caretti nel suo celebre saggio (edito per la prima volta nel 1961 e più volte ristampato e aggiornato) parla a
proposito di Tasso di «bifrontismo spirituale», cioè di un atteggiamento oscillante tra l’ideale umanistico-rinascimentale, che
esalta l’uomo, la sua fantasia e le sue possibilità (pienamente realizzato in Ariosto) e quello controriformista.
Testo 3 T. Tasso, Gerusalemme liberata, canto I, ott. 11-14
Al principio del poema, Dio invia l’arcangelo Gabriele a esortare Goffredo di Buglione a riprendere la guerra per liberare il
sepolcro di Cristo.
11
Ma poi ch’ebbe di questi e d’altri cori
scorti gl’intimi sensi il Re del mondo,
chiama a sé da gli angelici splendori
Gabriel, che ne’ primi era secondo.
È tra Dio questi e l’anime migliori
interprete fedel, nunzio giocondo:
giù i decreti del Ciel porta, ed al Cielo
riporta de’ mortali i preghi e ’l zelo.
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Disse al suo nunzio Dio: – Goffredo trova,
e in mio nome di’ lui: perché si cessa?
perché la guerra omai non si rinova
a liberar Gierusalemme oppressa?
Chiami i duci a consiglio, e i tardi mova
a l’alta impresa: ei capitan fia d’essa.
Io qui l’eleggo; e ’l faran gli altri in terra,
già suoi compagni, or suoi ministri in guerra. –
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Esercizi, attività
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Così parlogli, e Gabriel s’accinse,
veloce ad eseguir l’imposte cose:
la sua forma invisibil d’aria cinse
ed al senso mortal la sottopose.
Umane membra, aspetto uman si finse,
ma di celeste maestà il compose;
tra giovene e fanciullo età confine
prese, ed ornò di raggi il biondo crine.
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Data
Ali bianche vestì, c’han d’or le cime,
infaticabilmente agili e preste.
Fende i venti e le nubi, e va sublime
sovra la terra e sovra il mar con queste. […]
Testo 4 T. Tasso, Gerusalemme liberata, canto II, ott. 7-9
Gli infedeli su consiglio del mago Ismeno trafugano un’immagine della Madonna e la pongono in una moschea (meschita), ma
l’icona miracolosamente scompare.
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Sì disse, e ’l persuase; e impaziente
il re se ’n corse a la magion di Dio,
e sforzò i sacerdoti, e irreverente
il casto simulacro indi rapio;
e portollo a quel tempio ove sovente
s’irrita il Ciel co ’l folle culto e rio.
Nel profan loco e su la sacra imago
susurrò poi le sue bestemmie il mago.
tosto n’avisa il re, ch’a la novella
di lui si mostra feramente irato,
ed imagina ben ch’alcun fedele
abbia fatto quel furto, e che se ’l cele.
9
Ma come apparse in ciel l’alba novella,
quel cui l’immondo tempio in guardia è dato
non rivide l’imagine dov’ella
fu posta, e invan cerconne in altro lato.
O fu di man fedele opra furtiva,
o pur il Ciel qui sua potenza adopra,
che di Colei ch’è sua regina e diva
sdegna che loco vil l’imagin copra:
ch’incerta fama è ancora se ciò s’ascriva
ad arte umana od a mirabil opra;
ben è pietà che, la pietade e ’l zelo
uman cedendo, autor se ’n creda il Cielo.
Testo 5 T. Tasso, Gerusalemme liberata, canto IV, ott. 1, 4-5
Per creare scompiglio nel campo dei crociati Plutone (personificazione del demonio) manda sulla terra i suoi demoni.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
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Mentre son questi a le bell’opre intenti,
perché debbiano tosto in uso porse,
il gran nemico de l’umane genti
contra i cristiani i lividi occhi torse;
e scorgendogli omai lieti e contenti,
ambo le labra per furor si morse,
e qual tauro ferito il suo dolore
versò mugghiando e sospirando fuore.
[…]
Tosto gli dèi d’Abisso in varie torme
concorron d’ogn’intorno a l’alte porte.
Oh come strane, oh come orribil forme!
quant’è ne gli occhi lor terrore e morte!
Stampano alcuni il suol di ferine orme,
e ’n fronte umana han chiome d’angui attorte,
e lor s’aggira dietro immensa coda
che quasi sferza si ripiega e snoda.
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Qui mille immonde Arpie vedresti e mille
Centauri e Sfingi e pallide Gorgoni,
molte e molte latrar voraci Scille,
e fischiar Idre e sibilar Pitoni,
e vomitar Chimere atre faville,
e Polifemi orrendi e Gerioni;
e in novi mostri, e non più intesi o visti,
diversi aspetti in un confusi e misti.
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Esercizi, attività
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Testo 6 T. Tasso, Gerusalemme liberata, canto VII, ott. 114-16
Mentre Raimondo di Tolosa sta sconfiggendo in singolar tenzone Argante, una tempesta tremenda – causata da esseri infernali
– costringe i cristiani a rientrare all’accampamento.
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[…] Ma la schiera infernal, ch’in quel conflitto,
la tirannide sua cader vedea,
sendole ciò permesso, in un momento
l’aria in nube ristrinse e mosse il vento.
115
Da gli occhi de’ mortali un negro velo
rapisce il giorno e ’l sole, e par ch’avampi
negro via più ch’orror d’inferno il cielo,
così fiammeggia infra baleni e lampi.
Fremono i tuoni, e pioggia accolta in gelo
si versa, e i paschi abbatte e inonda i campi.
Schianta i rami il gran turbo, e par che crolli
non pure le quercie ma le rocche e i colli.
116
L’acqua in un tempo, il vento e la tempesta
ne gli occhi a i Franchi impetuosa fère,
e l’improvisa violenza arresta
con un terror quasi fatal le schiere. […]
Testo 7 T. Tasso, Gerusalemme liberata, canto XII, ott. 65-66, 68
Clorinda, in punto di morte, chiede perdono e perdona a sua volta il suo uccisore Tancredi, e gli chiede il battesimo.
65
Segue egli la vittoria, e la trafitta
vergine minacciando incalza e preme.
Ella, mentre cadea, la voce afflitta
movendo, disse le parole estreme;
parole ch’a lei novo un spirto ditta,
spirto di fé, di carità, di speme:
virtù ch’or Dio le infonde, e se rubella
in vita fu, la vuole in morte ancella.
66
– Amico, hai vinto: io ti perdon… perdona
tu ancora, al corpo no, che nulla pave,
a l’alma sì; deh! per lei prega, e dona
battesmo a me ch’ogni mia colpa lave. –
In queste voci languide risuona
un no so che di flebile e soave
ch’al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza,
e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza.
Tancredi scopre essere l’amata Clorinda il guerriero che ha trafitto: il dolore quasi l’uccide.
Mentre egli il suon de’ sacri detti sciolse,
colei di gioia trasmutossi, e rise;
e in atto di morir lieto e vivace,
dir parea: «S’apre il cielo; io vado in pace.»
.M. Anselmi, Gerusalemme Liberata, in Letteratura Italiana, diretta da A. Asor Rosa,
Testo 8 G
Le opere, vol. II, Einaudi, Torino 1993
Com’è noto Tasso, all’altezza della Liberata […] ritiene ancora essenziale, per una migliore funzionalità del docere, che il delectare1 sia adeguatamente presente anche nel poema eroico: di qui la scelta
di un “meraviglioso” di ispirazione cristiana, […] che rivisita i luoghi dell’immaginario cristiano del
magismo, dei paesaggi edenici deputati all’Amore (il regno di Armida), delle metamorfosi della natura e del cuore degli uomini: vi è infatti, in Tasso, un meraviglioso inusitato, un meraviglioso del cuore
e dei sentimenti, psicologico potremmo dire. È “meravigliosa” la conversione di Armida ma non meno
“meravigliosi” sono l’insanabile, disperato, cupo dolore di Tancredi per l’uccisione dell’amata e la
stupefacente resa amorosa di Rinaldo, anche dopo la sua liberazione dall’incantesimo. Vi è insomma
una gradazione del “meraviglioso” e del “fantastico” che dagli incommensurabili scenari cosmici e
inferi si dispiega verticalmente fino alle agostiniane, insondabili profondità del cuore dell’uomo.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
[…]
Non morì già, ché sue virtuti accolse
tutte in quel punto e in guardia al cor le mise,
e premendo il suo affanno a dar si volse
vita con l’acqua a chi co ’l ferro uccise.
1 docere … delectare: sono termini già propri della retorica latina classica e indicano rispettivamente la funzione di insegnamento
(docère = insegnare) che l’opera letteraria può avere, specialmente attraverso il diletto, e il piacere (delectare = divertire) che può procurare.
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Testo 9 T. Tasso, Lettera del Tasso a Silvio Antoniano
Leggi la Lettera del Tasso a Silvio Antoniano, di cui riportiamo qui uno stralcio:
5
Sappia ancora, che ne gli incanti e ne le meraviglie io dico non molte cose le quali non mi siano
somministrate da l’istorie, o almeno non me ne sia porto alcun seme, che sparso poi ne’ campi de la
poesia produce quelli alberi che ad alcuni paiono mostruosi: perché sono cose intieramente trasportate da l’istoria; […]. Ma s’egli sia lecito al poeta l’aggrandir questo fatto, e s’importi a la religione che
si variino per maggior vaghezza alcune circostanze, a Vostra Signoria ne rimetto il giudicio. Questo
solo a me pare di poter dire senza arroganza, ch’essendo l’istoria di questa guerra molto piena di
miracoli, non conveniva che men mirabile fosse il poema.
VERIFICHE PER LA CLASSE
Quesiti a risposta chiusa • Esercizi di completamento • Quesiti a risposta breve • Trattazione sintetica
QUESITI A RISPOSTA CHIUSA
1 Nel dibattito sul poema eroico il principale difetto imputato ad Ariosto era:
a.
b.
c.
l’eccessivo appiattimento sui modelli tradizionali.
la scelta del tema amoroso come centrale della vicenda.
l’incongruenza con il principio aristotelico dell’unità dell’azione.
2 Nella teoria estetica manierista l’arte:
a.
b.
c.
deve tendere il più possibile all’oggettività.
è “nipote della natura” perché ogni rappresentazione è mediata da un’altra rappresentazione precedente.
è “figlia della natura” perché la rappresentazione discende direttamente dalla realtà.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
3 Con il Manierismo si afferma il primato, destinato a durare molto tempo:
a.
b.
c.
delle arti figurative.
della letteratura.
della trattatistica scientifica.
4 Dal punto di vista stilistico la lingua poetica di Tasso si contraddistingue per:
a.
b.
c.
la predilezione per le forme spezzate, le asimmetrie, la brevità espressiva.
il costante ricorso al labor limae, che rende particolarmente levigato il testo.
l’andamento melodico e armonioso, caratterizzato dal gusto per le simmetrie formali.
5 La sinestesia, figura retorica frequentemente utilizzata da Tasso, consiste:
a.
b.
c.
nell’esprimere il tutto tramite una sua parte.
in una forma particolarmente complessa di allegoria.
in associazioni di parole che fanno riferimento a sfere sensoriali diverse.
6 Nei Discorsi dell’arte poetica Tasso teorizza:
a.
b.
c.
un equilibrio tra la varietà tipica dei poemi cavallereschi e l’unità propria dei poemi epici.
la superiorità della tragedia sull’epica.
l’irriducibilità della molteplicità del reale all’unità aristotelica.
7 La produzione lirica del Tasso:
a.
b.
c.
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fu sostanzialmente marginale all’interno del corpus dell’autore.
è sostanzialmente tripartita tra argomento amoroso, encomiastico e sacro.
fu organizzata dall’autore in un canzoniere sul modello petrarchesco.
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8 Nell’incipit della Liberata Tasso intende:
a.
b.
c.
marcare la propria originalità rispetto alla tradizione.
rendere omaggio, con l’utilizzo della protasi, al poema cavalleresco medioevale.
66
riprendere l’incipit dell’Eneide e uniformarsi al poema epico classico.
9 Nell’episodio della morte di Clorinda prevalgono:
a.
b.
c.
il registro ambiguo dell’ironia.
i toni sensuali e patetici.
il tono eroico.
10Nella Liberata l’elemento “meraviglioso”:
a.
b.
c.
non viene escluso ma in qualche modo “cristianizzato”.
viene privilegiato secondo i dettami del delectare oraziano.
viene del tutto rimosso, per non depotenziare la verisimiglianza storica del poema.
Indica quali delle seguenti affermazioni sono vere o false; quindi correggi quelle errate
1Tra le conseguenze del Concilio di Trento vi fu l’istituzione dell’Indice dei libri proibiti.
2Il primo abbozzo del poema la Gerusalemme liberata è l’opera giovanile di Tasso intitolata Amadigi. 3 Il dibattito letterario del secondo Cinquecento è fortemente influenzato dalla riscoperta della Poetica di Aristotele.
4 L’Italia liberata dai Goti di Trissino risente fortemente del modello virgiliano.
5Il tema storico è stato scelto da Tasso per seguire i precetti aristotelici di verosimiglianza e per assecondare le esigenze pedagogiche della Chiesa post-tridentina.
6 La Gerusalemme conquistata è, di fatto, un libro autonomo e profondamente diverso dalla Liberata. 7Sono tre le edizione della Gerusalemme liberata autorizzate da Tasso.
8 Nel poema di Tasso i personaggi non hanno una reale personalità psicologica e sono utilizzati prevalentemente come simbolo delle virtù cristiane.
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QUESITI A RISPOSTA BREVE
Rispondi alle seguenti domande, dedicando a ciascuna 5-7 righe al massimo.
1 Perché Galilei, nella sua lettura della Liberata, la definisce un’opera “ellittica”? Cosa si intende con l’espressione “opera-edificio”, ricorrente nella
trattatistica teorica del Cinquecento?
2Che cosa rimane del modello petrarchesco nelle Rime del Tasso?
3 Quali sono i modelli dell’Aminta? Perché si può dire che celebra la vita di corte, ma in modo ambiguo?
4Il poema tassiano è denso di figure femminili. Tratteggia brevemente le eroine protagoniste, facendo riferimento ai valori che incarnano.
5Che cosa significa la felice formula di Lanfranco Caretti «bifrontismo spirituale», con cui il critico definisce l’opera di Tasso?
6L’elemento “fantastico” di Ariosto in Tasso cede il posto al “magico”, in una prospettiva completamente cambiata. Spiega le differenze tra i due autori
nell’approccio al sovrannaturale.
7Come riesce Tasso, nella Liberata, a conciliare le forze opposte e irriducibili di Amore e Morte?
8 Sia il Furioso sia la Liberata sono state definite opere “aperte”, certo in modo assai diverso. Come?
9Perché, secondo te, Tasso fu così centrale nella formazione poetica di Giacomo Leopardi?
TRATTAZIONE SINTETICA
Svolgi i seguenti spunti di scrittura, dedicando a ciascuno 15-20 righe.
PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
1 Nella seconda metà del Cinquecento si verificò una decisa reazione al gusto estetico classicista dominante nell’Umanesimo maturo e nel Rinascimento. Prova a tratteggiare una mappa di questi cambiamenti, soffermandoti sulle condizioni storico-politiche che li hanno favoriti.
2 Fai il punto sulla Poetica di Aristotele soffermandoti ad analizzare:
• le idee aristoteliche intorno alla tragedia;
• il legame tra questo testo e l’esigenza di codificazione dei generi letterari tipica del secondo Cinquecento;
• i principali commenti cinquecenteschi.
3 Il Concilio di Trento e i suoi esiti ebbero conseguenze incisive e durature sulla produzione letteraria del secondo Cinquecento. Quali tracce ne troviamo nelle opere del periodo, e in Tasso in particolare? Come cambia l’approccio del poeta di fronte al nuovo modus operandi della Chiesa?
4 Il Furioso di Ariosto, che ebbe immediata diffusione e successo, innescò un dibattito profondo e partecipato sullo status e sul ruolo del poema epico.
Ripercorri le critiche e le adesioni al modello ariostesco e soffermati sulla posizione di Tasso.
5Tasso sembra incarnare la figura di intellettuale in crisi, perennemente in fuga. Analizza, seguendone la biografia, il rapporto controverso di Tasso
con il contesto in cui si è trovato a operare, in particolare rispetto all’ambiente cortigiano e all’ideologia cristiana. Si può dire che con Tasso si afferma
una nuova idea della letteratura?
6 Come si legge nei Discorsi del poema eroico, per Tasso il poeta è “parlante pittore”. Analizza il rapporto continuo di Tasso con le arti figurative,
destinato a fare scuola, ed evidenzia i tratti fondanti della sua poetica come emergono dalle sue opere teoriche.
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PARTE 4 ESERCIZI, ATTIVITÀ
7 Ricostruisci la trama e le coordinate spazio-temporali della Liberata, evidenziando la tensione tra la ricerca delle unità aristoteliche e il bifrontismo
spirituale che anima l’autore.
8 Tasso, nei confronti del suo capolavoro, è ossessionato dall’equilibrio, come provano le numerose riscritture, eppure la Liberata può essere definita
come il “poema delle contraddizioni”. Analizza queste dissonanze e traine qualche conclusione.
9 Metti a confronto il proemio dell’Orlando furioso [ T1, p. 360 sgg.] con quello della Gerusalemme liberata [ T1, p. 513, ottave 1-5], evidenziando le principali differenze in ambito:
• tematico;
• stilistico;
• strutturale.
Nel Furioso prevale un generale tono ironico, evidente appunto già dal proemio. E nella Liberata? Qual è il tono prevalente, riscontrabile già nelle
prime ottave?
10 Come nasce la figura, consegnata alla tradizione, di Tasso “melanconico”? Come venne recepita dai contemporanei l’opera tassiana? Prova a motivare la riscperta del Tasso in epoca romantica.
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