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Allestito campo a Roma. Presto anche a Milano Renzi vedrà i leader

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Allestito campo a Roma. Presto anche a Milano Renzi vedrà i leader
Domenica 14 giugno
2015
ANNO XLVIII n° 140
1,40 €
Sant’ Eliseo
profeta
Opportunità
di acquisto
in edicola:
Avvenire
+ Luoghi dell’Infinito
4,00 €
Quotidiano di ispirazione cattolica
w w w. a v v e n i r e . i t
Castelporziano
Il caso in Puglia
Medio Oriente
Mattarella apre la tenuta
a 500 disabili per l’estate
Emiliano: sulla Xylella
ripartire da dati oggettivi
La crisi «dimenticata»
e la non violenza
GUERRIERI
EDITORIALE
REGOLA COMUNITARIA E RELAZIONE UMANA
ALLE RADICI
DELLA GIUSTIZIA
GIUSEPPE ANZANI
N
el breve discorso che il papa Francesco ha rivolto ieri al Consiglio
superiore della magistratura ci sono due passaggi che fanno a lungo pensare, per la schietta semplicità con cui portano in piena luce alcune radici profonde del tema della giustizia di cui poco
ci si cura. La prima è la funzione comunitaria
della giurisdizione (nel senso letterale di "dire
il giusto"); è il popolo che ridice per bocca del
giudice la fedeltà alla regola, il rimedio alla sua
violazione, il ripristino della sua maestà. La seconda è una sorta di analisi critica della giustizia proclamata, o rivendicata, nel compendio
dei diritti umani, rispetto a quella realizzata in
concreto nelle relazioni umane. E benché sia
più facile commentare l’appello alla giustizia
come argine alla devianza, alla disonestà, alla
corruzione, anche per via di alcune cronache
attuali che ci tengono svegli e rabbiosi, mi par
giusto riflettere oggi sui punti meno esplorati e
più difficili del mestiere degli uomini in toga.
Primo: non c’è giudice che parli in nome proprio, ma "in nome del popolo". L’epigrafe che
sta in cima a ogni sentenza, e che dice così, ha
la serietà di una laica liturgia. Chi giudica esercita bensì un potere, ma che non gli appartiene, non promana da lui, gli vien dato. Se la sovranità appartiene al popolo, chi giudica è ministro (cioè servitore) di quella sovranità che si
esprime nella legge. C’è un passo singolare, nella formula con cui il cittadino comune chiamato a far da giudice in una corte d’assise giura fedeltà al suo mandato: «affinché la sentenza riesca quale la società l’attende». Questa attesa sociale inserisce nel compito del giudicare la presenza simbolica dell’intero villaggio; ma attenzione, non per assecondare gli umori casuali, ma
per restar fedeli alla legge obbiettiva, cioè a quel
vincolo condiviso che il popolo ha accolto come legge. Non per nulla la formula così prosegue, circa la sentenza attesa dalla società: come
«espressione di verità e giustizia». Questo bisogno di purezza nell’esercizio della giurisdizione esclude ogni palcoscenico, ogni disinvolto
soggettivismo. Giustizia è bilancia, basta un fiato a stararla. Giustizia è verità, in essa il popolo
ritrova luce.
L’altro singolare accenno fatto dal papa Francesco con la sua schietta immediatezza riguarda i "diritti umani". Tutti siamo fieri, orgogliosi di averli proclamati, inseriti nelle nostre Carte, scolpiti nelle Dichiarazioni universali; tutti
sentiamo che attestano la nostra civiltà, raggiunta a tappe, segnata da propositi e da rimorsi,
vogliosa di realizzazione, di totalità. E può sembrarci strano che qualcuno ci dica che in quella categoria si possono introdurre abusi, che
quel marchio può essere usurpato da condotte
che non sono umane, ma contrarie alla dignità
umana.
Ma è in questo preciso punto che il quesito ultimo sulla giustizia ci penetra in cuore come un
assillo, e cerca più solido fondamento di quanto c’è scritto sulle tavole, sul consenso, sugli umori, sulle statistiche, sulle rivendicazioni, sui
cataloghi dei diritti censiti, sulle dimensioni del
desiderio inappagato. Cerca verità. Interrogando la natura umana, noi abbiamo enunciato «i
diritti inviolabili dell’uomo». Non li abbiamo
potuti elencare, o meglio abbiamo lasciato l’elenco aperto, perché il cammino della civiltà ce
ne ha disvelati volta a volta di nuovi, a più fine
intelligenza e a più aperto cuore. Ma a volte ci
siamo dimenticati che l’intero mondo dei diritti abita nel territorio della relazione umana. Nessun diritto consiste senza che un "altro" vi si
impieghi. Così non ha senso dire che ho diritto
all’istruzione se non c’è maestro che m’insegni,
o diritto alla salute se non c’è medico che mi
curi, o diritto alla felicità se non c’è nessuno che
mi voglia bene. Lo stesso articolo della nostra
Costituzione dedicato ai diritti umani si chiude
con la richiesta di «solidarietà». Se dunque la
solidarietà è coessenziale ai diritti umani, non
sono diritti umani quei desideri che infrangono la solidarietà, che trattano un altro essere umano come mezzo anziché come fine, che cercano una felicità egocentrica a prezzo di disordine o di disprezzo della felicità degli altri. Non
si è felici contro, non si è felici da soli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
A PAGINA 10. D’A NGELO A PAGINA 2
CIOCIOLA
EID E GERONICO
A PAGINA 11
Il fatto. Alta tensione con i migranti a Ventimiglia, dove la Francia ha
Profughi, si agisce
Allestito campo a Roma. Presto anche a Milano
Renzi vedrà i leader europei. L’Ue: più rimpatri
Vallini, Scola, Moraglia
I vescovi: stop
ai toni violenti
Accoglienza
Appello del patriarca di Venezia, Francesco Moraglia,
ai politici e ai pubblici amministratori a moderare il
linguaggio quando parlano
PRIMOPIANO
A PAGINA
13. REDAELLI
Un uomo di nome Giobbe/14
L'altra mano
dell'Onnipotente
(I volti di Dio)
LUIGINO BRUNI
La felicità e il dolore di una civiltà dipendono molto dalla sua idea di Dio. Questo vale per chi crede ma anche per chi non crede, perché ogni generazione ha un suo ateismo legato alla sua ideologia dominante. Credere in un Dio all’altezza della parte
migliore dell’umano è un grande atto di amore anche per chi in Dio non ci crede.
A PAGINA 3
di profughi e, in particolare,
perché provvedano all’accoglienza, convincendo l’Europa a fare altrettanto. «Non
dobbiamo aggravare una situazione già tesa e difficile
con parole violente e retoriche». Invito all’accoglienza
anche da parte del cardinale Agostino Vallini, vicario di
Roma, e dell’arcivescovo di
Milano, Angelo Scola.
DAL MAS
5
A PAGINA
A PAGINA
I NOSTRI TEMI
blindato la frontiera. Ancora divisioni sulle quote verso il vertice del 25
Mentre emergono nuovi dettagli dalla bozza
di intesa Ue, che prevede più rimpatri ma ancora nessun cenno alla distribuzione dei migranti, il premier Renzi ha fissato due incontri
con il leader francese Hollande e il britannico
Cameron in vista del vertice del 25 e 26 giugno.
Se alcuni governatori (Zaia, Maroni e Toti) insistono nello scoraggiare qualsiasi forma di accoglienza, a Roma e Milano vengono allestite
strutture per la prima assistenza. Tensione sul
confine francese, dove una cinquantina di stranieri si sono asserragliati sugli scogli.
A PAGINA
5
10 anni dopo i referendum
Udienza al Csm
Legge 40 e famiglia
Ma dov’è finito
il diritto dei bimbi?
IN CENTOMILA DA TUTTA ITALIA ABBRACCIANO FRANCESCO
Il Papa: no
a corruzione
e ad abusi
dei diritti
ASSUNTINA MORRESI
Dieci anni fa una mobilitazione di popolo
fece fallire i referendum per smontare la legge 40. Evitando il Parlamento, chi perse ha
intrapreso la strada dei tribunali, col sostegno dei media. Caduto il divieto di fecondazione eterologa e aperta la porta alla selezione embrionale, si introduce un nuovo
paradigma per la generazione umana.
A PAGINA 3
Convegno ecclesiale 2015
Sfida di comunicare
Così a Napoli
si guarda a Firenze
La giustizia intervenga «nel
momento repressivo ma anche in quello educativo», trovando un «argine efficace» alla «corruzione». Ricevendo il
Csm, il Papa ha anche messo
in guardia dal far rientrare nei
diritti umani pratiche che
«violano la dignità». Balduzzi:
il diritto riguarda le persone.
IL
TESTO E
VIANA
A PAGINA
«Cari scout, costruite ponti»
«Costruire ponti» e farlo «con il dialogo». Ma anche sapersi «integrare nella pastorale della Chiesa locale» collaborando con la parrocchia e il territorio. Sono i compiti che papa Francesco ha voluto lasciare ai centomila scout dell’Agesci che ieri mattina hanno «invaso» piazza San Pietro. A lo-
ro il Papa ha anche detto di considerarli «una parte preziosa della Chiesa» e ha riconosciuto il forte impegno a investire nel campo della spiritualità e della fede. Grande l’entusiasmo tra gli scout
presenti, molti dei quali sono giunti a Roma all’alba. «Ci siamo sentiti davvero accolti».
CARDINALE E MIRA
6
NEL PRIMOPIANO A PAGINA
MIMMO MUOLO
Nel campo del nuovo umanesimo c’è
molto da fare. Un cantiere aperto che richiede conoscenze interdiplinari, ma
spesso riconducibili al concetto unificante di comunicazione. Questa l’esigenza posta ieri a Napoli dal secondo
dei laboratori preparatori del Convegno di Firenze, organizzato dalla Cei.
A PAGINA 17
7
possibile!
«Laudato si’»
Enciclica di Francesco
venerdì inserto
con il testo integrale
Grande attesa per la
pubblicazione della seconda enciclica del Papa, Laudato si’, dedicata alla «cura della casa
comune»,
che
sarà presentata
giovedì in Vaticano. Venerdì
con “Avvenire”
il testo completo in un
inserto speciale.
Verso l’alto
L
a vita di un uomo è come
salire su una montagna. Più
in alto vai, meglio vedi
l’insieme. Con l’età vedi meglio te
stesso, così come sei, con i tuoi
difetti, con i tuoi errori. Vedi
l’umanità con tutta la sua storia,
vedi il mondo con più chiarezza.
Più sali in alto e più ogni persona,
ogni situazione ti appare spoglia,
nuda, così com’è. Vedi i volti di tutte
le persone che hai incontrato, ogni
lacrima, ogni sorriso, ogni momento
di vita vera vissuta. Salendo vedi
dall’alto tanto bene ma anche tanto
male, situazioni di grande bassezza
da affidare perché si aprano alla
conversione, alla penitenza e alla
preghiera. Situazioni che ci
Ernesto Olivero
ricordano continuamente che è
possibile pensare di trasformare il
mondo solo se "io" mi converto, se
accetto di rinascere veramente. È
possibile dire con il linguaggio dei
fatti: la vita vecchia è passata,
voglio una vita nuova, senza
retorica e sentimentalismi. Non mi
appartengo più, vedo con altri
occhi, vedo luce nel buio, forza nella
debolezza, speranza nelle lacrime, sì
nei no. Dall’alto, lo sguardo
abbraccia il tempo passato e lo
proietta subito avanti. Per uno
scatto deciso verso gli altri, verso
Dio. Verso il bene che abbiamo nel
cuore, un bene che chiede solo di
operare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La storia
Tibhirine, riparte
il dialogo fra cristiani
e musulmani
POZZI
A PAGINA
20
La riflessione
Il capitalismo
fra età dell’oro
e biodiritto
D’AGOSTINO
A PAGINA
20
L’intervista
I 70 anni di Merckx:
Coppi? Paragone
ancora impossibile
STAGI
A PAGINA
24
2
LE PAROLE
DI PIETRO
Domenica
14 Giugno 2015
PRIMO PIANO
L’incontro
LA PREGHIERA
Centomila scout di tutta
Italia si sono ritrovati ieri
in piazza San Pietro per un
grande abbraccio al Papa
Una visita per ricambiare
la telefonata che il Pontefice
fece alla Route dell’anno
scorso a San Rossore
«Investite molto» nel campo
della spiritualità e della fede
Pubblichiamo il testo della "Preghiera per il Papa
e con il Papa" consegnata ieri dagli scout Agesci
a Francesco.
GIANNI CARDINALE
ROMA
i raccomando: capacità di dialogo! Fare ponti, fare ponti in
questa società dove c’è l’abitudine di fare muri. Voi fate ponti, per favore!
E col dialogo, fate ponti». Papa Francesco,
lasciando per un attimo da parte il discorso
preparato, ha così esortato le decine e decine di migliaia di scout italiani dell’Agesci che
hanno riempito piazza San Pietro e parte di
via della Conciliazione.
Nel suo breve e intenso discorso (il cui testo
integrale è pubblicato sul sito www.avvenire.it, ndr) il Pontefice ha ringraziato gli scout
(«ma non vantatevi!», ha sorriso anche questa volta a braccio) perché, ha detto, «voi siete una parte preziosa della Chiesa in Italia».
Infatti, ha spiegato, «voi offrite un contributo importante alle famiglie per la loro missione educativa verso i fanciulli, i ragazzi e i
giovani». E «i genitori ve li affidano perché sono convinti della bontà e saggezza del metodo scout, basato sui grandi valori umani,
sul contatto con la natura, sulla religiosità e
la fede in Dio; un metodo che educa alla libertà nella responsabilità».
Il Papa ha poi ricordato la telefonata fatta
l’anno scorso, durante la grande Route nazionale nella pineta di San Rossore, dove è
stata elaborata la "Carta del coraggio". «Questa "Carta" – ha osservato – esprime le vostre convinzioni e aspirazioni, e contiene una forte domanda di educazione e di ascolto rivolta alle vostre comunità capi, alle parrocchie e alla Chiesa nel suo insieme». Una
domanda, questa, che «investe anche l’ambito della spiritualità e della fede», fondamentali «per la crescita equilibrata e completa della persona umana».
Dopo aver citato una frase del fondatore Baden Powell («non c’è un lato religioso del
Movimento scout e un lato non … L’insieme
di esso è basato sulla religione, cioè sulla presa di coscienza di Dio e sul suo Servizio») il
Papa ha ribadito che nel panorama delle associazioni scout a livello mondiale, l’Agesci
«M
Piazza San Pietro «invasa» da centomila scout italiani per l’incontro con il Papa
Francesco all’Agesci:
fate ponti, con il dialogo
«Siete una parte preziosa della Chiesa»
Forte anche l’invito a «trovare
il modo» di integrarsi «nella
pastorale della Chiesa particolare,
stabilendo rapporti di stima
e collaborazione ad ogni livello»,
in parrocchia e nel territorio
«è tra quelle che investono di più nel campo della spiritualità e dell’educazione alla
fede». «Ma – ha aggiunto – c’è ancora tanto
da lavorare, perché tutte le comunità-capi ne
comprendano l’importanza e ne traggano
le conseguenze». Il Papa si è poi congratulato per l’iniziativa dei «momenti formativi»
per i capi scout «sull’accostamento alla Bibbia», fatti anche «con metodi nuovi, mettendo al centro la narrazione della vita vissuta a confronto con il Messaggio del Vangelo». E si è augurato che «non si tratti di mo-
Reazioni.
ANTONIO MARIA MIRA
ROMA
oteano nell’aria i fazzolettoni, volano verso la "papamobile", che si allontana col cofano letteralmente coperto dai simboli multicolori degli scout. Mentre
in decine di migliaia gridano "Ciao
Francesco!". È l’ultima immagine del
grande incontro degli scout dell’Agesci con papa Francesco. In 100mila hanno riempito piazza San Pietro,
fino ad occupare parte di via della
Conciliazione. Un mare azzurro, il
colore della camicie dei ragazzi della maggiore associazione scautistica
italiana. Il più grande raduno scout
mai realizzato, che arriva dopo la
Route nazionale che lo scorso anno
portò a San Rossore 30mila rover e
scolte, i ragazzi tra i 16 e i 21 anni.
Questa volta ci sono proprio tutti,
dai lupetti e coccinelle agli esploratori e guide, i capi e gli assistenti, più
della metà dell’Agesci. «È andata oltre ogni aspettativa. E ricordiamo
che siamo tutti volontari...», commentano con orgoglio i vertici associativi.
Orgoglio che assieme alla gioia è il
sentimento che riempie i commenti alla fine della caldissima mattinata. Molto soddisfatti il presidenti del
comitato nazionale Marilina Laforgia e Matteo Spanò. «Il Papa ci ha riconosciuti come parte preziosa della Chiesa, ma poi ci ha voluto affidare anche nuovi compiti, in primo
luogo una maggiore presenza nelle
parrocchie dove fare famiglia. E lo
ha fatto parlando il nostro linguaggio. Ci ha fatto sentire accolti». E anche il Papa è stato molto contento.
Lo assicura monsignor Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di PerugiaCittà della Pieve, che all’incontro si
è presentato in divisa scout, al punto che la sicurezza non lo aveva riconosciuto. «Ma io sono scout» commenta, e poi aggiunge che «davvero
R
7
menti sporadici, ma che si inseriscano in un
progetto di formazione continua e capillare, che penetri fino in fondo nel tessuto associativo, rendendolo permeabile al Vangelo e facilitando il cambiamento di vita».
Papa Francesco ha segnalato quindi «una
cosa che mi sta particolarmente a cuore per
quanto riguarda le associazioni cattoliche».
«Associazioni come la vostra – ha affermato
– sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito Santo suscita per evangelizzare tutti gli
ambienti e settori». «Sono certo – ha aggiunto – che l’Agesci può apportare nella
Chiesa un nuovo fervore evangelizzatore e
una nuova capacità di dialogo con la società». «Ma questo – ha spiegato – può avvenire solo a una condizione: che i singoli
gruppi non perdano il contatto con la parrocchia del luogo, dove hanno la loro sede,
ma che in molti casi non frequentano, perché, pur svolgendo là il loro servizio, provengono da altre zone». Ecco quindi la chiamata a «trovare il modo» di integrarsi «nella
pastorale della Chiesa particolare, stabilendo rapporti di stima e collaborazione ad o-
gni livello», con i propri «vescovi, con i parroci e gli altri sacerdoti, con gli educatori e i
membri delle altre associazioni ecclesiali
presenti in parrocchia e nello stesso territorio», e non accontentarsi «di una presenza
"decorativa" alla domenica o nelle grandi
circostanze». E l’invito a seguire il cammino
dei «molti gruppi» nell’Agesci «che già sono
pienamente integrati nella loro realtà diocesana e parrocchiale».
Alla fine del discorso il Papa ha invitato a recitare la preghiera del Padre Nostro. Poi, insieme ad alcuni responsabili e rappresentanti delle varie branche dell’Agesci, ha salutato anche alcuni vescovi che accompagnavano gli scout: Arrigo Miglio di Cagliari,
l’assistente generale dell’Ac Mansueto Bianchi, Douglas Regattieri di Cesena-Sarsina,
Francesco Cavina di Carpi e - vestito da scout
- l’ausiliare di Perugia-Città della Pieve Paolo Giulietti. Prima di lasciare Piazza san Pietro il commovente saluto del Papa, ai piedi
del sagrato, agli scout - grandi e piccini - malati e disabili.
Caro Papa Francesco
da quella prima sera che
sei apparso sul balcone di questa Basilica
abbiamo imparato a conoscere il tuo viso sorridente,
abbiamo visto il tuo modo di fare,
abbiamo ascoltato le tue parole,
che trasmettono simpatia e tenerezza,
semplicità e umiltà, e ci danno speranza.
Ringraziamo il Signore per la tua schiettezza, la tua
franchezza,
per l’audacia con cui ti fai vicino agli ultimi, ai piccoli, ai
deboli.
Ringraziamo il Signore perché in te vediamo uno sprone
a non farci condizionare da questo mondo
a cercare di discernere il bene dal male
a non perdere mai la speranza e il coraggio
di impegnarci a fare il mondo migliore.
Nella nostra Promessa noi diciamo:
con l’aiuto di Gesù e con l’aiuto di Dio,
crediamo che anche tu lo pensi
tutte le volte che ci chiedi: «per favore pregate per me».
Allora preghiamo perché con l’aiuto di Dio tu possa
mantenere sempre l’entusiasmo
per guidarci a fare una chiesa semplice e pura, che cura
le ferite, le fragilità e le debolezze, anche di noi giovani,
come una casa dove tutti possano trovare pace e
consolazione.
Preghiamo perché con l’aiuto di Dio
tu possa trasmettere anche a noi
il coraggio di sporcarci le mani
per cambiare in meglio il presente
anche quando sembra impossibile
senza mai farci rubare la speranza
e senza mai rinunciare ai nostri sogni.
Il Signore ti ha chiamato
per essere come l’apostolo Pietro
sostegno per la fede dei fratelli e delle sorelle.
Ti sostenga il suo Spirito
perché tu sia sempre instancabile annunciatore
del Vangelo dell’amore e della misericordia di Dio,
confermando nella fede anche noi
che stiamo cercando di fare la scelta coraggiosa di
seguire Gesù.
I nostri fratellini e le nostre sorelline più piccoli
ti vedono come un nonno
qualche volta fisicamente debole, ma forte nello spirito
preghiamo perché il Signore ti mantenga in salute
e tu possa essere per tanti anni come un nostro capo,
come un fratello maggiore
che ci guida nel pellegrinaggio per le strade del mondo
come buoni cristiani e buoni cittadini.
Con l’aiuto di Gesù e con l’aiuto di Dio
Vogliamo dire con Te: noi ci siamo!
non come quelli che si fanno servire
ma come quelli che sono pronti a servire.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Ci siamo sentiti davvero accolti»
L’entusiasmo dei 100mila. «Ha parlato con il nostro stesso linguaggio»
il Papa è stato molto contento dell’incontro coi ragazzi. Ha confermato che la nostra è una grande associazione. Un Papa amico, una Chiesa amica». Che è quello che i due presidenti avevano espresso nel saluto
dell’associazione. «Siamo venuti ad
incontrare il nostro Papa pieni di
gioia, desiderosi di offrirci per fare
bella la nostra Chiesa». Con una missione precisa: «Lo scautismo è nato
pensando ai ragazzi e alla loro felicità presente e futura». E lo fa «camminando per le strade», portando
«solo una bisaccia, per non essere
appesantiti dalle tante cose inutili,
che ci fanno allontanare dalle cose
semplici, le più vere e belle». Con un
forte impegno: «La nostra scelta educativa e di evangelizzazione è rivolta ai confini del mondo, non solo in senso geografico, ma esistenziale». Scout che, citando proprio
Francesco, si sentono «Chiesa in uscita».
Chiesa che ha riempito la piazza fin
dall’alba. I ragazzi di Caltanissetta
hanno dormito all’addiaccio, come
gli scout sono abituati a fare. «Siamo
stanchi e emozionati ma pronti ad ascoltare le parole del Papa», spiegano, dopo aver raggiunto la prima fila. E alla fine sono felici: «Ha capito
tutto della nostra associazione, grazie Francesco». Non meno mattinieri
gli scout di Sassari, qui dalle 4. «Ab-
I presidenti nazionali: ha riconosciuto
il ruolo dell’associazione e ci ha
affidato nuovi compiti. I primi arrivi
all’alba. Stanchi ma «felici di esserci»
biamo già incontrato il Papa a Cagliari e gli abbiamo lanciato il nostro
fazzolettone – ricorda la capo clan
Francesca Sanna –. Ci siamo messi
in cammino e ora siamo qui per sostenerlo». E anche questa volta, ci rivela, «siamo riusciti a lanciargli il fazzolettone e lui l’ha preso al volo». I ra-
gazzi hanno apprezzato molti passaggi del discorso del Papa, sottolineandoli con applausi e con l’
«oooo», l’applauso scout, o ritmando «è Francesco uno di noi!». Ma anche le parole scelte. «Ha usato il nostro linguaggio – dice Flavia, scolta
dell’Afragola 3 –. Un’emozione grandissima. E poi essere insieme a tanti fratelli... Una carica per testimoniare e costruire la Chiesa». Quel "far
bella la Chiesa" rappresentato sul sagrato di San Pietro trasformato in un
grande campo scout. Il tavolo di filagne e cordini, con le pentole e il
pane, portato poi in dono al Papa come «frutto del lavoro dell’uomo», assieme alla «terra dei nostri paesi», al-
L’INIZIATIVA
Si inaugura a Padova il «Centro
di spiritualità Scout Carceri»
Viene inaugurato oggi dal vescovo di Padova, Antonio
Mattiazzo, il Centro di Spiritualità Scout Carceri,
realizzato in uno scenario suggestivo, il complesso
monastico di Carceri d’Este, nella zona euganea. E più
precisamente in quella che era la casa del foresterario
dell’antico complesso camaldolese. Il Centro nasce dal
desiderio del vescovo di offrire un luogo di preghiera,
ricerca e spiritualità per il variegato mondo Scout
veneto. La realtà, dedicata a Giulia Spinello, giovane
scout morta tragicamente nel 2013, è gestita da
un’associazione composta da don Riccardo
Comarella, rappresentante della diocesi e assistente
spirituale, e da due membri per ciascuna delle tre
realtà che hanno aderito: Agesci, Federazione scout
Europa, Associazione veneta scout cattolici, che solo
in diocesi di Padova coinvolgono circa seimila giovani.
Il Centro offre accoglienza (appartamenti, ostello,
spazio tende), percorsi di riflessione sulla Parola,
occasioni di silenzio e di spiritualità. (S. Mel.)
L’abbraccio di Francesco ad alcuni scout di diversa età durante l’incontro di ieri
le «bende del buon samaritano ma
anche quelle che Gesù ha lasciato
nel Sepolcro», al Vangelo, «la parola
che vogliamo ascoltare e seguire ogni giorno», come spiega don Andrea Meregalli, assistente nazionale
della branca esploratori e guide:
«Rappresentano quello che siamo».
Così come fanno lupetti e coccinelle che, proprio come accade alle "vacanze di branco", portano sul sagrato "il bosco" e la "rupe" per poi intonare e mimare "La canzone della
felicità". E nella piazza di allegria ce
n’è davvero tanta, ma c’è anche la
commozione. Come quando il piccolo Tiziano, lupetto del Ladispoli 2,
va a salutare il Papa. Un lungo abbraccio in punta di piedi, «come tra
un nipote e il nonno». O come quando Francesco si ferma a lungo a salutare gli scout disabili in carrozzina,
alcuni dei quali sono reduci dalla
Route. Sono tanti, ma per ognuno il
Papa ha una carezza e una parola. A
un certo punto uno scout down scavalca le transenne e si avvicina. Anche per lui un intenso abbraccio. Come per il piccolo lupetto disabile grave portato in braccio dal papà, anche
lui scout. Immagini e sentimenti che
i ragazzi col fazzolettone si portano
via sciamando per le vie di Roma, i
più piccoli tenendosi per mano per
non perdersi. C’è ancora il momento della riflessione. Marco Moschini
è capo del gruppo Perugia 5, responsabile regionale dell’Umbria e
professore universitario di filosofia.
«Non è stata un visita di cortesia. Il
Papa ci ha detto quello che volevamo sentirci dire: continuare a essere fedeli alla nostra ispirazione scout
e alla vocazione cristiana. L’associazione è viva, siamo sulla strada giusta». E il cammino riprende «passo
dopo passo», come invita a fare una
delle canzoni che hanno accompagnato l’incontro e l’abbraccio con
Francesco.
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