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SIAMO TORNATI! - Istituto Comprensivo Statale di Reggello (FI)

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SIAMO TORNATI! - Istituto Comprensivo Statale di Reggello (FI)
ISTITUTO COMPRENSIVO DI REGGELLO
Anno 2, Numero 1
Gennaio 2012
S i a m o to r n at i !
ancora insieme dopo le vacanze
Cari lettori,
dopo la pausa estiva la redazione di
Caccia alla notizia ha ripreso la sua attività
durante il laboratorio pomeridiano scelto
dagli alunni delle classi terze.
Si sono aggiunti al gruppo dello scorso
anno nuovi elementi che hanno accettato
con entusiasmo questa proposta di lavoro,
considerandola
un
momento
di
condivisione di idee e di arricchimento
personale. L’inserimento dei nuovi alunni
non è stato faticoso, il gruppo della cosiddetta “vecchia guardia” li ha guidati e
sostenuti nella gestione dei lavori, nella
ricerca dei materiali e nella produzione dei
testi. Fra i ragazzi si è creato un clima molto
sereno che permette loro di imparare
divertendosi. Questo è sicuramente l’obiettivo principale che mi ero proposta di raggiungere quando mi è stata affidata questa
iniziativa.
Gli alunni si sono cimentati nell’approfondimento di diversi argomenti ed il
motivo trainante che accomuna molti degli
articoli di questo numero è il racconto del
passato: con un’ immersione nei fatti storici più importanti del’900 ci siamo soffermati a riflettere sulla vita dei soldati nelle
trincee durante la prima guerra mondiale,
abbiamo parlato dei disastri causati dalle
alluvioni che continuano a distruggere luoghi stupendi della nostra penisola e a portarsi via intere famiglie. Sono state raccontate inoltre alcune delle attività che oggi
nell’era della telematica e della plastica rischiano purtroppo di sparire, lavori di artisti
che hanno fatto della precisione e dell’attenzione le loro più grandi qualità. Una visita al Museo della Civiltà Contadina di Gaville ha permesso agli alunni di conoscere e
ripercorrere tutte quelle pratiche quotidiane della vita semplice degli artigiani e agri-
coltori che hanno vissuto nel nostro
territorio all’inizio del secolo scorso.
Il patrimonio linguistico e interculturale della nostra società occupa una
parte importante del giornalino; come
lo scorso anno abbiamo voluto approfondire le diverse identità linguistiche
regionali soffermandoci questa volta
sulle lingue minoritarie presenti in Italia
raccontando anche quali sono gli
obiettivi perseguiti da un’ istituzione
importante come l’Accademia della
Crusca. Per concludere questo argomento abbiamo voluto raccontare attraverso le esperienze vissute il gemellaggio fra paesi distanti ma uniti da un
vincolo di amicizia.
I ragazzi hanno poi dato spazio alla
fantasia e accanto agli argomenti di
studio si trovano articoli riguardanti i
principali interessi dei giovani: dall’esercizio fisico alla musica, dall’amore per
gli animali, alla moda femminile.
Come già sottolineato lo scorso
anno, questo giornalino scolastico vuol
essere una proposta di approfondimento per tutti coloro che vivono e
lavorano nel mondo della scuola. Troverete nelle pagine di questo numero
un articolo riguardante la storia dell’olio, al quale hanno contribuito gli
alunni della classe IC della Scuola Secondaria che si sono sbizzarriti a ricercare notizie, inventare racconti e illustrare con disegni ciò che sentivano di
voler trasmettere e far conoscere riguardo questo argomento. Lo stesso
hanno fatto gli alunni della 3^D con un
testo sull’evoluzione della specie accompagnato dai disegni fatti su cartelloni. Aspettiamo dunque nuove e interessanti proposte per il secondo numero, naturalmente rispettando i tempi di
uscita di Caccia alla notizia.
Prof.ssa Alessandra Bonciani
Sommario
Editoriale
Approfondimenti
Reggello e dintorni
Mondo scuola
Un attimo di leggerezza
1
2
11
27
36
Notizie di rilievo
La Grande Guerra
attraverso gli occhi
di chi l'ha vissuta
Pag. 2
Il Museo della Civiltà
Contadina a Gaville
Pag. 11
Il Castello di
Sammezzano
Il gemellaggio,
un'amicizia tra
Paesi diversi
La moda da
Cocò Chanel
a Lady Gaga
Pag. 16
Pag. 33
Pag. 36
PAGINA 2
APPROFONDIMENTI
ANNO 2, NUMERO 1
LA GRANDE GUERRA attraverso gli occhi ed i
sentimenti di COLORO CHE L’HANNO VISSUTA.
storie di UOMINI COMUNI mandati al fronte come soldati
un attacco e l’altro, tormentati dalle mosche, dai
Sui testi di Storia sono riportati gli avvenimenti, le
pidocchi e dalla prolungata inattività. Gli unici momenti
alleanze, le date, i luoghi, gli esiti di scontri di eserciti
di contentezza erano quelli durante i quali ricevevano
nemici, le decisioni sancite dai trattati di pace; noi
lettere e quando potevano scrivere ai propri cari:
abbiamo voluto riflettere sui sentimenti provati da quei
“Vi sono truppe allo scoperto, sotto il tiro del
soldati che, giorno dopo giorno, si trovavano a
cannone nemico, con 15 gradi sotto zero, e si vuole
contatto con la morte quando dovevano combattere
che avanzino. Muoiono gelati a centinaia e ciò è
per la propria sopravvivenza o sopportare la perdita di
ignorato dal paese. Gli ufficiali più arditi hanno crisi di
un compagno. Quante volte avranno dovuto rispettare
pianto di fronte alla vanità degli sforzi, davanti
un ordine non condiviso! Dire: “Signor Sì” per poi essere
all’impossibile. Sull’Isonzo si muore a torrenti umani e
mandati a morire.
nulla finora si è raggiunto.” (Lettera di un generale
Essi trascorrevano le giornate in cunicoli sotterranei
dissidente a Giolitti , 1915).
scavati nella roccia dove
trovavano riparo dagli
“Siamo balzati fuori tutti insieme : siamo a mille metri
attacchi dei nemici.
dalle prime trincee tedesche. Il rumore dalla fuciliera e
Le trincee erano strette e non molto profonde,
del bombardamento è infernale. Un proiettile scoppia a
perciò i combattenti dovevano stare rannicchiati per
due metri da me: una scheggia mi ammacca l’elmetto,
evitare i colpi dei cecchini, stretti gli uni contro gli altri a
ma non sono ferito. Altri quindici metri e un altro
causa dello spazio esiguo a disposizione. I bordi erano
proiettile mi cade ai piedi. Abbiamo conquistato la
consolidati con travi di legno e pietra di varie
prima linea: un centinaio di tedeschi, con le mani
dimensioni; inoltre sui bordi venivano collocati dei
alzate, corrono verso di noi. Non riesco a impedirmi di
sacchi riempiti di sabbia e del filo spinato per
sparargli addosso. Molti miei compagni sono morti, non
potenziare la difesa.
abbiamo più ufficiali. Anche le trincee adesso sono
All’interno dei fossati i soldati dovevano rimanere a
piene di tedeschi che sono morti.” (Fronte occidentale).
lungo immobili e muoversi solo strisciando per evitare i
Abbiamo voluto riflettere sull’ aspetto umano di un
colpi durante gli attacchi dei nemici.
conflitto che ha distrutto intere famiglie, che ha
Ad aggravare ulteriormente le condizione di vita dei
devastato interi Paesi rendendoli irriconoscibili,
soldati c’erano la fame, i pidocchi, la sporcizia e la
lasciando tracce indelebili nel paesaggio, ma
mancanza da igiene, la vista e l’odore dei cadaveri.
soprattutto nel cuore e nella mente di coloro che
Gli scritti dei combattenti esprimono questi stati
hanno vissuto “quella inutile strage”.
d’animo: terrore per il rischio costante di essere uccisi o
I documenti, le immagini e i testi letterari ci hanno
feriti, ansia, rabbia e nervosismo nelle lunghe attese fra
aiutato a scoprire quel senso di fraternità che si faceva
strada nel cuore dei commilitoni quando aiutavano un
compagno, ma anche quando potevano trovarsi di
fronte a un nemico.
Scrive Emilio Lusso nel romanzo "Un anno
sull’altipiano", descrivendo un momento di tranquillità
all’interno della trincea:
“Era certo la corvée del caffè. I soldati passavano,
per uno o per due, senza curvarsi, sicuri com’erano di
non essere visti. Mai avevo visto uno spettacolo uguale.
Ora erano là, gli austriaci: vicini, quasi a contatto,
tranquilli come passanti su un marciapiede di città. Ne
provai una sensazione strana. Stringevo forte il braccio
del caporale che avevo alla mia destra, per
comunicargli, senza parlare, la mia meraviglia.
Anch’egli era attento e sorpreso. Una vita sconosciuta si
mostrava improvvisamente ai nostri occhi. Quelle
trincee, che avevamo attaccato tante volte, avevano poi
finito col sembrarci inanimate, inabitate da viventi,
rifugio di fantasmi misteriosi e terribili. Ora si
mostravano a noi, nella loro vera vita. Uomini e soldati
come noi, fatti come noi, in uniforme come noi, che ora
si muovevano, parlavano e prendevano il caffè, proprio
come stavano facendo, dietro di noi, in quell’ora stessa,
i nostri compagni.”
E ancora …
“La guerra era per me una dura necessità, terribile
certo, ma alla quale ubbidivo, come ad una delle tante
necessità ingrate ma inevitabili della vita. Che io tirassi
contro un ufficiale nemico era dunque un fatto logico.
Vista da una trincea in Val del Cordevole
PAGINA 3
CACCIA ALLA NOTIZIA
APPROFONDIMENTI
Avevo il dovere di tirare. Sentivo che ne avevo il dovere.
avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti
Se non lo avessi sentito, sarebbe stato mostruoso che io
l'abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha
continuassi a fare la guerra. E intanto non
indurito il fango. Durante la giornata ci sono stati
tiravo….Avevo di fronte un ufficiale giovane, inconscio
scambi di fucileria, ma quando la sera è scesa sulla
del pericolo. Non lo potevo sbagliare. Questa certezza
vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro
che la sua vita dipendesse dalla mia volontà mi rese
primo silenzio totale da mesi! Speravamo che
esitante. Avevo di fronte un uomo. Un uomo! Ne
promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo.
distinguevo gli occhi e i tratti del viso… tirare così, a
pochi passi, su un uomo…come su un cinghiale!
Cominciai a pensare che non avrei tirato….Uccidere un
uomo così è assassinare un uomo. Ancora oggi mi
chiedo come, arrivato a quella conclusione, io pensassi
di fare eseguire da un altro quello che io stesso non mi
sentivo la coscienza di compiere. Porsi il fucile al
caporale al mio fianco e gli dissi: - Sai…così…un uomo
solo…io non sparo. Tu, vuoi?
Prese il fucile e mi rispose: -Neppure io”.
Nel brano emergono il rispetto per la vita umana di
persone che condividevano la stessa terribile
esperienza, seppur su schieramenti opposti.
Ci siamo soffermati poi ad analizzare un episodio
particolare che le cronache avevano nascosto: era la
vigilia di Natale, Il 24 Dicembre 1914 dopo quattro mesi
di guerra, in Francia, al confine con il Belgio, in un
punto del fronte inglese-tedesco, sulle trincee tedesche
appaiono dei piccoli abeti, adornati alla meglio come
La croce commemorativa della tregua di Natale 1914
“alberi di Natale”.
Qualche soldato dei due
Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: 'Vieni a
schieramenti inizia timidamente a fare cenni di saluto
vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi!' Ho preso
con le mani verso l’altra parte del fronte. Tutti escono e
il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho
salutano con le mani i loro “nemici”, usciti anch’essi
alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia. Non ho mai
dalle proprie trincee. Sembra di assistere ad un incontro
creduto di poter vedere una cosa più strana e più
di vecchi amici, che si salutano da lontano, invece che
commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo
essere in guerra, sul fronte, dove fino a pochi giorni
tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita
prima i soldati avevano combattuto e ucciso . Abbiamo
d'occhio. Che cos'è?, ho chiesto al compagno, e John
letto e commentato una preziosa testimonianza di un
ha risposto: 'alberi di Natale!'. Era vero. I tedeschi
soldato inglese che ebbe modo di assistere di persona a
avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla
questo evento:
loro trincea, illuminati con candele e lumini. Poi
"Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la
abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una
maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche,
canzone: 'stille nacht, heilige nacht…'. Il canto in
ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo
Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e
dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In
l'ha tradotto: 'notte silente, notte santa'.
verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non
Non ho mai sentito un canto più bello e più
l'avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a
significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando
immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni
il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno
davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i
applaudito. Sì, soldati inglesi che applaudivano i
soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia! Le
tedeschi! […]
prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe
Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che
le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché
fare. Poi uno ha gridato per scherzo: 'venite fuori voi!'.
per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare.
Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi
Con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede
dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e
e più. S'appiccica e sporca tutto, e ci risucchia gli
avanzare allo scoperto. Uno di loro ha detto: 'Manda
scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel
ufficiale per parlamentare'. Ho visto uno dei nostri con il
fango, e poi anche le mani quando ha cercato di
fucile puntato, e senza dubbio anche altri l'hanno fatto,
liberarsi... [...] Con tutto questo, non potevamo fare a
ma il capitano ha gridato 'non sparate!'. Poi s'è
meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte
arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai
noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e
tedeschi a mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e
anche loro sciaguattano nello stesso fango. E la loro
pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un sigaro
trincea è solo cinquanta metri davanti a noi. [...] Tra noi
tedesco in bocca! Nel frattempo gruppi di due o tre
c'è la terra di nessuno, orlata da entrambe le parti di filo
uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi.
spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci.
Alcuni di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti
Ovviamente li odiamo quando uccidono i nostri
eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a
compagni.
uomini che avevamo cercato di ammazzare poche ore
Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di
prima. Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno,
avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno
inglesi in kaki e tedeschi in grigio. Devo dire che i
gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la vigilia, abbiamo
tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la
PAGINA 4
ANNO 2, NUMERO 1
APPROFONDIMENTI
anche se sono “nemici” , sono degli esseri umani, con
festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti
una testa e soprattutto un cuore, di diverso hanno solo
tedeschi sapevano l'inglese. Ad uno di loro ho chiesto
la divisa e la lingua. L’episodio del Natale 1914 ebbe
come mai. 'Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra',
un certo risalto su alcuni giornali soprattutto inglesi, ma
ha risposto. Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia
fu taciuto perché il fatto avrebbe potuto favorire la
che sta a Monaco. […] Questi non sono i 'barbari
riflessione dei lettori, e quindi delle popolazioni,
selvaggi' di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con
sull’assurdità della guerra, in particolare di “quella
case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria.
guerra” orribile, combattuta facendo largo uso di armi
Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto
di distruzione di massa. Con il tempo si perse addirittura
indurci a credere altrimenti? […].
il ricordo di quanto era accaduto. Secondo noi è giusto
ricordare quel fatto, perché ci insegna che anche
durante i conflitti più cruenti ci possono essere dei
momenti di “fraternizzazione tra nemici”. Infatti, l’uomo
è sempre un essere che ragiona non solo con la propria
mente ma anche con il proprio cuore, e quindi è
capace di compiere azioni che possono sembrare
impossibili, considerate le circostanze drammatiche in
cui si realizzano.
Abbiamo ripensato a come ognuno di noi trascorre
il Natale, ai gesti che anno dopo anno si ripetono:
adornare gli abeti, cantare insieme i canti tradizionali
per questa ricorrenza, ricordare chi non è più con noi,
scambiarsi i doni, giocare insieme. Gesti semplici che ci
fanno capire quanto siamo fortunati a poterli
condividere con i nostri cari,che ricorrono durante ogni
Natale, incredibili se si pensa alla realtà di una trincea.
Durante quel Natale del 1914 “la terra di nessuno”
diventa terra di tutti, i morti insepolti uniscono i nemici.
Abbiamo pensato quanto deve essere stato difficile e
coraggioso stringere la mano di un nemico che il
giorno prima poteva aver ucciso un compagno. I
soldati hanno dimostrato che si deve seguire il cuore
prima del codice militare. Questo è un esempio di
fraternizzazione che non avremmo creduto fosse
possibile in una situazione di guerra, se non avessimo
letto e commentato l’episodio.
Si celebra proprio in questi giorni il novantesimo
anniversario della tumulazione del Milite Ignoto
avvenuta a Roma il 4 novembre 1921 all’Altare della
Patria, sotto la statua equestre di Vittorio Emanuele II.
Ad Aquileia una madre triestina, Maria Bergamas,
aveva scelto "il milite ignoto" tra undici salme anonime
portate dai luoghi della guerra.
Il "Treno dell'eroe", così è stato chiamato il convoglio
evocativo del viaggio di 90 anni fa, con la coincidenza
dei 150 anni dell'Unità Nazionale, è partito da Aquileia
il 29 ottobre 2011 verso il primo binario della stazione
Sacrario militare di Pian dei Salezei
di Cervignano (Udine). Era composto da tre vagoni
contenenti la mostra sul milite ignoto, più uno allestito
E insomma, sorella mia, c'è mai stata una vigilia di
come sala di proiezione di documentari e filmati e una
Natale come questa nella storia? Per i combattimenti
riproduzione fedele del vagone che portò la bara, con
qui, naturalmente, significa poco purtroppo. Questi
un affusto di cannone d'epoca, il braciere e la teca con
soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi
la bandiera originali. Il treno ha toccato le stazioni di
facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il
Treviso, Venezia, Padova, Rovigo, Ferrara, Bologna,
loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno
Pistoia, Prato, Firenze, Arezzo, Chiusi, Orvieto
a questo compito. Eppure non si può fare a meno di
permettendo alle persone radunate di onorare la salma
immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è
del caduto simbolo. Il convoglio ha raggiunto la
rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo.
capitale il 2 novembre accolto dalle maggiori autorità
Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che
dello Stato.
succederebbe se i nostri governanti si scambiassero
auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti?
A cura degli alunni della classe 3a A
Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le
guerre? Il tuo caro fratello Tom."
Dalle parole del soldato traspare che la volontà di
incontrarsi e di fraternizzare è più forte dei divieti delle
leggi e dei regolamenti militari. In effetti quei soldati,
CACCIA ALLA NOTIZIA
Le alluvioni:
APPROFONDIMENTI
PAGINA 5
oggi come nel 1966.
storie comuni di famiglie distrut te e di solidarietà umana.
Le immagini di questi giorni relative alle numerose
alluvioni che hanno colpito la nostra penisola dalla
Liguria alla Toscana, dal Piemonte a Messina, ci hanno
molto impressionato per la violenza con cui sono state
devastate intere città e piccoli paesi modificando
l'aspetto del paesaggio naturale di luoghi, considerati,
fino a pochi mesi fa, dei “paradisi estivi”, mete ambite
da molti turisti come le Cinque Terre. Il nostro pensiero
è subito andato a quelle persone che non sono riuscite
a salvarsi e in queste occasioni hanno purtroppo perso
la vita. Le vittime sono aumentate un giorno dopo
l'altro a partire dal 25 ottobre le prime città ad essere
colpite sono state: La Spezia, Vernazza, Borghetto Vara
e Aulla. Abbiamo assistito attraverso i mezzi di
comunicazione a veri e propri atti di coraggio degli
abitanti di questi luoghi e dei volontari della protezione
civile che hanno salvato vite umane, anche a costo
Il Crocifisso di Cimabue, nella Basilica di Santa Croce a Firenze.
della propria. Abbiamo visto esplodere la rabbia e la
Vorremmo raccontare l'esperienza degli Angeli Del
disperazione di chi aveva perso i propri cari, o la casa
Fango, persone, soprattutto giovani ma non solo
costruita dopo anni di sacrifici; si sono udite accuse alle
provenienti da tutto il mondo, che giunsero a Firenze
amministrazioni comunali per aver dato in ritardo il
per recuperare le numerose opere d' arte, i dipinti, le
segnale di allerta meteo, si sono visti giovani e anziani
statue che altrimenti sarebbero andati perduti con
attivarsi per salvare ciò che era rimasto per poter
l'acqua dell'Arno. Erano tutti volontari e rappresenlentamente tornare a vivere una vita decorosa,
tavano uno dei primi esempi di mobilitazione giovanile
rispettando la memoria di chi, purtroppo non c'è più.
del XX secolo. Grandi sono stati i danni provocati al
Noi ragazzi che scriviamo le pagine di Caccia alla
patrimonio artistico: migliaia di volumi, stampe e
Notizia, abbiamo un'età compresa fra i 13 e 14 anni ed
manoscritti furono coperti di fango nei magazzini della
è innegabile che rimaniamo colpiti da questi disastri
Biblioteca Nazionale Centrale e noi ragazzi della classe
non solo per la forza degli elementi naturali, ma il
IIIA abbiamo potuto vedere con i nostri occhi il
dispiacere cresce quando a rimanere coinvolti sono
crocifisso di Cimabue, nel museo della Basilica di Santa
giovani come noi.
Croce che, seppur restaurato
deve considerarsi
Tutte queste esondazioni ci hanno fatto ricordare
perduto all' 80 %.
un altro drammatico episodio raccontato dai nonni e
Fra le persone arrivate a Firenze per poter aiutare i
dai nostri genitori: l'alluvione di Firenze. avvenuta tra il
suoi abitanti c'erano anche personaggi importanti a
3 e il 4 novembre 1966, l'Arno ricoprì d' acqua il centro
livello internazionale: l'ex senatore Ted Kennedy che in
della magnifica città toscana e molte zone limitrofe.
un'intervista del 1996 rilasciata in occasione del 30°
All'epoca i mezzi di comunicazione non erano
anniversario dell'alluvione ricordò proprio l'opera degli
all'avanguardia come oggi ed il primo che divulgò la
angeli del fango: “Non potrò mai dimenticare quegli
notizia che Firenze era sott'acqua fu il giornalista
studenti che alla Biblioteca Nazionale, indifferenti al
Marcello Giannini, celebre cronista della sede RAI di
freddo, all'acqua e al fango, erano concentrati nel
Firenze..
salvataggio dei libri”.
In quei giorni giunsero a Firenze aiuti di ogni
Anche
la
grande
diva
di
Hollywood,
genere, ma erano soprattutto la forza di volontà che
l'indimenticabile Liz Taylor volle essere in città al fianco
serviva per poter ripartire e dare speranza a chi aveva
del marito Richard Burton che era la voce narrante del
perso molto.
film,documentario "Per Firenze" girato da Franco Zeffirelli all’indomani del terribile evento. Un articolo del
Corriere fiorentino racconta questo episodio della vita
dell'attrice, in occasione della sua scomparsa, per
sottolineare il legame della Taylor con il capoluogo
Toscano; Elisabeth non era attrezzata per camminare
nel fango e fu convinta, dopo una lunga discussione
con il marito a rientrare a Roma. Volle però sottolineare
quanto fosse grande il suo disappunto e il fatto di
sentirsi molto vicina ai fiorentini con queste parole :
“Quanto dolore c'è nel mondo e noi facciamo finta di
niente”.
Nei giorni dell'alluvione di Firenze anche Reggello
ha dovuto vivere la sua tragedia, infatti le stesse
condizioni
meteorologiche
del
capoluogo
riguardarono il territorio circostante, ci furono tante
alluvioni a livello locale che portarono alla popolazione
gravi lutti e disperazione. Nel nostro paese Il Resco,
Una strada di Firenze dopo l'alluvione del 1966
PAGINA 6
ANNO 2, NUMERO 1
perché avevano iniziato a manifestarsi alcune crepe
nelle pareti dell'abitazione:
“Ricordo che in quei giorni non mi sentivo bene, a
causa di una brutta influenza, non dimenticherò mai il
grido disperato del Sig. Nocentini che accorse in Piazza
Potente e avvertì la popolazione del crollo delle Lastre”.
Piazza del Carmine a Firenze ridotta ad un lago di fango dopo l'alluvione.
torrente che scende dalla montagna del Varco, esondò
e spazzò via le case nella zona denominata “Le lastre”.
Il 3 novembre 1966 era piovuto molto, come nei
giorni precedenti, ma nessuno poteva immaginare ciò
che sarebbe poi accaduto in poche ore. La zona de Le
Lastre é oggi un parco alberato e attrezzato dove si
ritrovano i ragazzi e giocano i bambini, ma prima del
1966 qui sorgeva un gruppetto di case, arroccate
lungo il torrente che scorreva diversi metri sotto di loro.
Proprio questa zona, fu la più colpita dall'alluvione che
portò alla morte di sette persone fra le quali due
bambine piccole e una donna incinta di sette mesi. A
ricordo delle sfortunate vittime nel parco delle Lastre è
stato eretto un cippo in pietra.
Nelle abitazioni costruite in quella zona che
costituivano, si può dire, un piccolo villaggio all'interno
del paese, risiedevano famiglie unite tutte da legami di
parentela. Erano circa dieci famiglie raccolte nelle
abitazioni che furono tutte distrutte. Le case erano
disposte in fila indiana lungo l'antica via del Casentino
che costeggiava il fiume e solo un edificio sorgeva di
fronte, dall'altro lato della strada ed aveva una
Il sottopassaggio di Viale Fratelli Rosselli a Firenze dopo l'alluvione.
Anche il signor Paolo Farini ricorda quell'esperienza
con emozione: riuscì a salvare la madre dopo che aveva
ceduto una parte dell'appartamento dove si trovavano
il salotto, la camera matrimoniale e la cucina. La signora
fu tratta in salvo dal figlio che riuscì a caricarsi la madre
sulle spalle per poi portarla a livello della strada.
Molte delle informazioni qui riportate sono state
raccolte grazie alla lettura di un libro di recente
pubblicazione intitolato “La tragedia delle Lastre” scritto
dalla Professoressa Gabryela Dancygier. Il testo è stato
presentato il 5 Novembre 2011, nella sala multimediale
della biblioteca comunale. Erano presenti molti cittadini
insieme ad alcuni sopravvissuti all'evento, ognuno dei
quali ha portato il proprio contributo per la
realizzazione
della
pubblicazione
attraverso
testimonianze dirette e foto personali. Il libro riporta i
ricordi di chi fu coinvolto in prima persona in quel
disastro e ci ha permesso di rivivere oggi quei terribili
momenti che non devono essere dimenticati.
Leggendo queste pagine si può capire come il dolore
dei sopravvissuti sia ancora vivo e presente nel loro
animo, a tutte queste famiglie rivolgiamo il nostro
ringraziamento per aver messo, anche a nostra
disposizione i loro ricordi con la speranza che tragedie
simili in futuro possano essere evitate.
A cura di Enrico Giunti
Vista da una spalletta dell'Arno travolta dalla furia del fiume.
meridiana funzionante sulla facciata. Nella casa
cosìddetta “della meridiana” abitava in quegli anni
un'insegnante della nostra scuola, la Professoressa
Fernanda Tognaccini che nel 1966, aveva 15 anni e
frequentava le scuole superiori. Ci ha gentilmente
raccontato la sua esperienza, attingendo a quei ricordi
che sono ancora nitidi come per tutte quelle persone
che hanno vissuto quella terribile tragedia. La
professoressa insieme ai suoi genitori aveva lasciato la
sua abitazione qualche giorno prima che avvenisse il
disastro ed era stata ospitata in piazza Potente proprio
Come si presentava una strada del centro di Firenze dopo l'Alluvione.
CACCIA ALLA NOTIZIA
PAGINA 7
LA storia DELL'OLIO tra realta' e fantasia
I miti, le pratiche religiose, i modi di dire dei nostri nonni e i nostri racconti.
Il grano, l’olivo e la vite sono stati per millenni i
ormai prossimo a morire, chiese al figlio Seth di recarsi
prodotti agricoli che costituivano la principale fonte di
al Paradiso per ottenere dall'Arcangelo Michele l'olio
alimentazione di tutta l’area mediterranea; non c’è
della misericordia. L'Arcangelo, in cambio gli diede tre
quindi da stupirsi se essi sono entrati a far parte di
semi per collocarli nella bocca di Adamo al momento
espressioni linguistiche di uso comune come i proverbi
della sepoltura. Da quei semi nacque un olivo. In un
e i modi di dire tipici delle regioni in cui “l’oro verde”
episodio della Bibbia una colomba fa ritorno all'arca di
rappresenta uno dei prodotti più ricercati ed apprezzati.
Noé con un ramoscello fresco di olivo nel becco, segno
In occasione della XXXIX mostra dell’olio a Reggello
della ritrovata pace tra Dio e gli uomini.
noi alunni della classe IC siamo stati invitati dalle
In alcuni episodi biblici si ricorda la funzione dell’olio
insegnanti di Italiano, Storia e Geografia ad approfonper consacrare i re d’Israele Saul e David.
dire la storia dell’olio, attraverso un percorso che dai
Inoltre l’olio viene usato nella liturgia cattolica per
racconti mitologici giunge a spiegare come il succo delamministrare i diversi sacramenti.
le olive era considerato già in epoca medievale un aliLa Chiesa utilizza tre tipi di olio: quello dei
mento importante per la popolazione.
Catecumeni, l'olio degli Infermi ed il Crisma.
Ci siamo quindi avventurati in questa ricerca di
Con l'olio dei Catecumeni viene eseguita un'unzione
materiali prendendo in considerazione quello che già
durante il rito del Battesimo,
conoscevamo di questo argomento: molti alunni della
con quello degli infermi viene unto il malato
classe già avevano sentito parlare del famoso mito
durante il rito dell'unzione degli infermi ed infine il
greco che spiega la nascita della città di Atene e il dono
Crisma è utilizzato in diversi sacramenti: nel Battesimo,
fatto dalla dea Atena agli abitanti. Stimolati a
al termine del rito stesso, con un'unzione che conferma
raccontarlo ci siamo resi conto che, forse esistevano,
il sacramento ricevuto, durante la Cresima come
come spesso capita nei miti, più versioni della stessa
momento principale del sacramento stesso, nell'Ordine
storia. Questo aspetto ci ha incuriosito e spinto a
sacro con l'unzione delle mani del candidato sacerdote.
cercare ulteriori notizie. Per chi ancora non conoscesse
Anche il Corano riporta un episodio in cui è citata
questa vicenda ci sembra opportuno raccontare come,
una pianta di Olivo:
secondo la mitologia classica si sono svolti i fatti:
vv.24 “La lampada è un cristallo, il cristallo è come
Atena manifestò presto le sue eccezionali doti non
una stella brillante, il suo combustibile le viene da un
solo come guerriera ma anche come donna saggia ed
albero benedetto, un olivo né orientale né occidentale,
accorta. Infatti divenne ben presto anche la dea della
il cui olio sembra illuminante senza
ragione, delle arti, della letteratura, della filosofia, del
neppure essere toccato dal fuoco.
commercio e dell'industria.
Abbiamo ricostruito poi le origini
Con il passare del tempo la dea chiese al padre che
storiche della diffusione della pianta
le fosse consacrata una regione della terra che la
attraverso i secoli e le diverse
potesse onorare. Già da diverso tempo però Poseidone
popolazioni che l’hanno coltivata. La
era in attesa che Zeus assegnasse anche a lui una
produzione dell'olivo selvatico risale
regione e fu così che tra le due divinità si accese una
all'era preistorica, ma l'olio, è stato
violenta disputa per avere il dominio sull'Attica. Zeus
portato in Toscana, intorno alla
decise allora di proclamare una sfida tra i due
metà
del
VII
secolo
a.C.,
contendenti: chi avesse fatto alla città il dono più
probabilmente proprio dalla
utile ne sarebbe diventato dominatore e Cecrope,
Grecia dove già era usato per
re della città, fu l’arbitro della contesa. Quando la
l'unzione degli atleti e a scopo
sfida iniziò alla presenza di tutti gli dei, Poseidone
sacro, ma era ancora poco
toccò con il suo tridente la terra e fece saltar fuori
utilizzato in cucina. Poco usato
una nuova creatura che mai prima di allora si era
anche dagli Etruschi, l'olio di
vista, il cavallo. Poseidone disse a Cecrope che da
oliva iniziò a diffondersi per
quel momento i mercanti non si sarebbero più
merito dei Romani, i quali, oltre
rotti la schiena a portare la merce e i contadini
ad
apprezzare
le
qualità
avrebbero arato i campi più facilmente.
mediche e salutari dell'olio
Atena, tutto a un tratto, apparve sull'Acropoli
dettero vita ad una vera e
con un alberello. Esso aveva le foglie lanceolate e i
propria
commercializzazione
frutti verdi e neri e la dea disse al re che si trattava
fino a farlo diventare uno dei
dell’ulivo; i suoi frutti si potevano mangiare o
prodotti principali della zona
spremere per farne l’olio adatto per cucinare,
mediterranea. La produzione e
illuminare e insaporire il cibo. Dopo che Cecrope
la diffusione dell'olio si sviluppò
ebbe assaggiato un'oliva riconobbe l’utilità della
nel medioevo a partire dai
pianta e assegnò la città ad Atena che ebbe come
territori vicino a Lucca e poi tra
tempio il Partenone.
Firenze e Siena, si ebbe infatti
Sono tante le storie che riferiscono la presenza
un significativo incremento
degli ulivi o dell’olio in ambito sacro e profano. È
della
coltivazione
dell'olivo
impossibile citarle tutte ma ci sembra necessario
stimolata e protetta da diverse
ricordarne qualcuna tra le più conosciute: una
norme contenute negli statuti
leggenda biblica ricorda che Adamo, vecchio e
delle città e delle comunità della
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ANNO 2, NUMERO 1
una difficoltosa maturazione dell'oliva,
poiché la pianta, in inverno, è anche soggetta a pericolose gelate, sono state devastanti quelle del 1709 e, in epoca recente,
del 1907, 1929, 1956 e 1985.
Le varietà di olivo maggiormente diffuse
in Toscana sono: Moraiolo, Leccino,
Gramignolo, Frantoio, Trantolo, Pendolino
e Maurino. Il differente stadio di maturazione di questa miscela variegata di olive
conferisce all'olio un colore verde intenso e
un aroma unico lievemente piccante, che
insieme ad una bassa acidità sono le
caratteristiche ed il gusto unico dell'olio
extravergine di oliva prodotto in Toscana.
Ogni pianta di olivo ha una sua
particolarità: il Leccino è quello di prima
maturazione, seguito a novembre dal
Moraiolo, mentre ancora la maggior parte
delle olive di Trantolo mantengono un
colore verde intenso. Le coltivazioni moderne si basano essenzialmente su impianti
specializzati ed hanno sostituito le coltivazioni miste qualitativamente meno controllabili e legate alla storia ed al paesaggio del
mondo della mezzadria in Toscana dal 1500
fino alla prima metà del 1900.
Tradizionalmente la raccolta avviene col
metodo della "brucatura", che consiste nella
raccolta a mano delle olive fatte cadere su
appositi teli posti ai piedi della pianta. Negli
ultimi anni sono stati fatti progressi veramente consistenti nel perfezionamento
delle macchine adatte a raccogliere e a trattare l'oliva delicatamente. Oltre ad essersi
raffinata la tecnica si è sviluppata la ricerca,
tanto che sono stati fatti anche importanti
passi avanti riguardo le tecniche contro i
parassiti come la Mosca Olearia sostituendo
i trattamenti chimici con quelli completamente biologici, che non intaccano la qualità naturale del prodotto finale. Dopo la raccolta, le olive
vengono portate al frantoio, centro di lavorazione dove
si estrae l'olio con spremitura "a freddo" e senza
interventi chimici.
Quest’anno la mostra dell’olio a Reggello si è tenuta
per due giorni, presso il palazzetto dello sport sabato 5
e domenica 6 novembre La manifestazione ha avuto il
suo proseguimento a Firenze nella Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi nei giorni 11 -12 e 13
novembre. Nel bellissimo palazzo rinascimentale gli
espositori della nostra zona hanno potuto presentare e
vendere i loro prodotti. La rassegna è stata, come molti
sanno organizzata in anticipo rispetto al periodo
consueto, di fine novembre. Negli anni scorsi infatti la
manifestazione si concludeva nel giorno dedicato alla
ricorrenza religiosa dell’Immacolata Concezione, l’8
dicembre. All’inaugurazione hanno partecipato anche
gli alunni della nostra scuola che compongono il
gruppo della Sarà Banda eseguendo i pezzi più
conosciuti del loro repertorio.
APPROFONDIMENTI
campagna. A causa della particolare lavorazione l'olio
d'oliva, fino al XVI secolo, veniva consumato prevalentemente dalle classi sociali più ricche, mentre in seguito
si diffuse anche tra quelle più povere oltre ad essere
utilizzato maggiormente in cucina per la preparazione
anche dei pitti più semplici come minestre e zuppe. La
coltivazione dell'olivo fece un ulteriore passo avanti nel
1800, grazie agli studi agricoli promossi dall'Accademia
Fiorentina dei Georgofili. Grazie a tali studi vennero
messi a punto accorgimenti e nuove tecniche di
coltivazione, per intervenire sulla resa quantitativa e
sulla sua diffusione.
Nel ‘900 la diffusione e la produzione olearia
raggiunsero un livello molto alto. In particolare dopo la
Seconda Guerra Mondiale, vennero riconosciute le
straordinarie virtù mediche dell'olio di oliva, specie al
confronto con gli oli di semi e dei grassi animali,
contribuendo al crescente gradimento.
La posizione geografica della Toscana, come quella
della Liguria, ma anche le parti più settentrionali
dell'Umbria e delle Marche, e la zona costiera dei
maggiori laghi del Nord Italia, possono essere definite
le zone climatiche più adatte alla coltivazione della
pianta di olivo. Questa posizione geografica implica
A cura degli alunni della classe 1a C
CACCIA ALLA NOTIZIA
APPROFONDIMENTI
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K i r b y e l a m ac c h i n a m a n g i a - r i f i u t i
Una storia con protagonisti Kirby e l'olio del nostro redattore lorenzo benedetti
Il mito della creazione dell'olio d'oliva
la nostra versione sull’invenzione dell’olio IN un mito "classico" tutto nuovo
Vi siete mai chiesti da dove deriva quel “liquido
Il sapore risultò prima un po’ amarognolo ma,
prezioso” che è l’ olio d’ oliva?
successivamente buono e gradevole.
Un bel dì la dea Afrodite si svegliò e, come tutte le
All’ingegnoso Zeus venne in mente di schiacciare
mattine andò a specchiarsi, a pettinare i suoi riccioli
quelle specie di bacche dalle quali uscì un liquido liscio
biondi e ad osservare i suoi magnifici occhi verde
con un gusto forte; le dee scoprirono che passandolo
smeraldo; ma… ahimè, il colore delle sue pupille era
sulla pelle questa diventava più luminosa e delicata.
cambiato da verde smeraldo ad un pallido verde
Afrodite lo utilizzò per inumidirsi il volto ed ecco
muschio.
che, di fronte agli dèi meravigliati, i suoi occhi ritorAfrodite scoppiò in lacrime… come poteva continunarono verde smeraldo.
are ad essere la dea della bellezza?
Immediatamente venne imbandita una tavola e
Pianse per giorni interi, nessuno riusciva a farle
tenuta una gran festa in onore della dea perché dalle
tornare il suo splendido sorriso.
sue lacrime erano nati dei buoni frutti.
Un bel giorno nel punto in cui le sue lacrime
Quelle bacche furono chiamate olive, dall’antico
cadevano a terra spuntarono tanti piccoli germogli.
lemma greco “olivos”, cioè occhio. La forma lanceolata
Inizialmente la dea non sapeva spiegarsi cosa
delle foglie dell’olivo, infatti, ricorda le lacrime di
fossero e quindi per scoprirlo riunì tutti gli dei sul Monte
Afrodite e perfezione dei suoi occhi!!!
Olimpo, ma nessuno seppe risponderle.
A cura di Alice Aiello (1a C)
Finalmente Atena, dea dell’ intelligenza, suggerì di
aspettare la nascita dei frutti per capire di che tipo di
pianta si trattasse.
Afrodite era sempre più impaziente, finché un
giorno al posto dei germogli apparvero degli alberelli.
Gli dei furono così richiamati ad assaggiare quegli
strani frutti di colore verde scuro e dalla forma ovale.
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APPROFONDIMENTI
ANNO 2, NUMERO 1
L'olio nella saggezza dei det ti popolari
v i ag g i o n e i p rov e r b i c h e h a n n o c o m e p ro tag o n i s t i l ' o l i o, l ' o l i va e l ' u l i v o
Ci siamo divertiti a cercare alcuni proverbi e modi di
C’è anche una tecnica per raccogliere le olive, che
dire che riguardano l’olio e l’olivo. E’ soprattutto la
viene ricordata da un'altra massima:
longevità dell’olivo ad attirare l’attenzione del
Chi vuol vedere il bel coglier l’oliva
contadino, la pianta scandisce il passare del tempo e il
prima i rami bassi e poi la cima.
susseguirsi delle generazioni, come ricorda il seguente
Non sempre l’alimentazione contadina disponeva di
proverbio:
cibi proteici e apportatori di calorie; spesso si riusciva a
Vigna piantata da me
calmare solo i morsi della fame e così anche le erbe,
moro da mio padre
raccolte per campi e per boschi, erano utilizzate per
pranzo e cena. Ma l’olio, che col sale e l’aceto dava
olivo da mio nonno
sapore a queste erbe, garantiva anche l’acquisizione di
dove il moro è il gelso, di cui si usavano le foglie per
grasso e di proteine.Forse è da questa abitudine che
l’alimentazione dei bachi da seta.
dipende l’uso abbondante dell’olio nell’insalata, come
Gli altri proverbi richiamano la cura che l’olivo
suggeriscono, con immagini fantasiose, alcuni proverbi:
richiede; ciò ha una logica se si pensa che la pianta
dell’olivo per produrre ha bisogno di essere concimata
Insalata
molto e potata in modo radicale; la potatura impedisce
ben salata
alla pianta di alzarsi troppo e permette di cogliere
poco aceto
agevolmente le olive. Sono tre i proverbi che ricordano
e ben oliata
queste due azioni, uno in maniera esplicita:
Oppure
Leva da capo e poni da pie’
Quando condisci l’insalata
cioè togli i rami alti e deposita il concime al piede
col sale vola
della pianta; l’altra massima ha, invece, un’espressione
coll’olio canta
metaforica:
e coll’aceto vai pianino.
Agli ulivi un pazzo sopra e un savio sotto
Naturalmente l'olio non può che essere al centro di
infatti la pianta va potata nelle parti alte con molta
proverbi per le situazioni più disparate:
decisione, senza pensarci molto, quasi come in preda
Chiaro come l'olio cosa assolutamente certa ed
ad un attacco di follia mentre il saggio, da sotto e con
evidente;
molta accortezza, la alimenta col concime. Il terzo
Calmo come l'olio detto della superficie marina o
proverbio, infine, ribadisce ancora una volta la
lacustre senza onde;
necessità di una potatura radicale:
Gettare olio sulle fiamme: attizzare l'ira;
Fammi povero di legno
Aver consumato più vino che olio: avere più
che ti farò ricco d’olio
bevuto che lavorato;
dove è addirittura la stessa pianta che si rivolge al
Stare a galla come l'olio: detto di ciò che non
contadino ordinandogli di togliere quanti più rami
ri
possibili e promettendogli un abbondante raccolto.
Anche se l’olivo non esige una cura assidua,
tuttavia l’occhio del contadino non lo
perde mai di vista e soprattutto sta
attento al periodo della fioritura,
perché questo influirà poi sulla
raccolta:
Se mignola d’aprile
va col barile
Se mignola di maggio
va col saggio
Se mignola di giugno
va col pugno.
Così, se la stagione è stata propizia
e la fioritura è avvenuta appena finito
l’inverno, il contadino potrà vedere le sue
piante cariche di frutti e, prevedendo un
esci a tenere nascosto;
eccellente raccolto, può manifestare la sua
Non metterci né sale né olio:
contentezza, perché, come recita il proverbio:
non impicciarsi;
Quanto più ciondola più unge
Olio di gomito: impegno sul lavoro;
ovvero quanto più la pianta è carica, tanto più
A macchia d'olio: con espansione
grande sarà la quantità di olio prodotto.
rapida;
Arriva poi il tempo in cui il frutto comincia a
Essere come l'olio per il lume:
maturare; anche questo importante avvenimento è
essere di grande aiuto.
segnalato da un apposito modo di dire:
A cura della Classe 1a C
A santa Reparata ogni oliva inoliata
Santa Reparata ricorre l’8 di ottobre, quando,
secondo l’esperienza millenaria contadina, le olive
cominciano ad essere buone per la spremitura.
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REGGELLO E DINTORNI
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Il museo della civilta' contadina a Gaville
Un viaggio nel passato attraverso gli ambienti, gli oggetti e le attività nel paese.
camera da letto. In occasione dei matrimoni i capi del
Abbiamo voluto approfondire la conoscenza di
corredo per le giovani spose, venivano arricchiti con
alcuni fra i mestieri definiti “di una volta” raccontando
pizzi di cotone fatti all'uncinetto, detto anche
cosa possiamo vedere nel Museo della Civiltà
"agotorto".
Contadina a Gaville nel Comune di Figline Valdarno
Nella seconda sala sono ricostruite le varie attività
una vera e propria immersione nelle attività più
per la produzione di tessuti, con l'esposizione di una
praticate in passato, creata dalle vecchie generazioni,
rivolta soprattutto ai giovani
per conoscere le proprie
radici ricordando la vita
semplice che conducevano i
nostri nonni.
Per accedere al museo
occorre attraversare un bel
cortile delimitato su di un
lato dal muro perimetrale
della Pieve di San Romolo e
su due lati da un bel
chiostro del XVIII secolo.
Nella prima stanza troviamo
grandi ruote in legno
rivestite da un battistrada
metallico, appartenute a
carri o barocci, creati dall'abilità dei fabbri carrai della zona. Il cortile, oltre a
essere il centro di raccolta
delle persone che si ritrovavano dopo la lunga giornata di lavoro, aveva un’altra
funzione importante: l'ac- La "Sala dei telai", dove si possono ammirare i telai donati dal Museo della Scienza di Firenze.
serie di telai donati dal Museo della Scienza di Firenze.
qua raccolta nella cisterna sottostante il piano di
Solitamente gli abiti erano tessuti con la canapa, che
calpestio costituiva una preziosa riserva idrica per il
veniva coltivata nei campi relegata in quegli angoli
sostentamento umano e degli animali della fattoria che
dove non interferiva con le colture principali. Una volta
si trovava in questa zona.
raccolta veniva messa a macerare nell'acqua e poi
Nella famiglia contadina erano poche le cose che si
essiccata oppure messa in forno per asciugare meglio.
compravano perché tutto veniva prodotto in maniera
Con un attrezzo chiamato "maciulla" veniva successivaautonoma e ogni nucleo familiare teneva molto alla
mente eliminata la parte legnosa, infine quel che
propria autosufficienza. Gli indumenti erano fatti in carestava era la stoppa che, raccolta in una rocca, era
sa con i ferri e la lana, come i capi di biancheria per la
filata con l'aiuto dei fusi e
conservata in matasse.
Dal filo si passava alla
tessitura, la cui fase più
laboriosa era rappresentata
dalla preparazione dell'ordito, operazione che richiedeva la partecipazione di
tutte le donne di casa. I
panni ottenuti venivano
sbiancati con un procedimento che prevedeva l'uso
di acqua bollente versata
sulla cenere raccolta in un
telo sopra i panni messi
nella conca di terracotta.
La terza sala ci ricorda
che il bue e la vacca erano
la principale forza motrice
dell'aratro, del sarchio e di
tutti gli altri attrezzi usati
per preparare il campo per
la coltivazione; si vede il
La "Cucina", dove è possibile vedere la ricostruzione di una tavola approntata per il pranzo.
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REGGELLO E DINTORNI
giogo prodotto dal contadino con il legno di olmo o
degli ''stiancini'' a sacco contenenti la pasta di olive
"salcio" ben stagionato, raramente veniva costruito in
macinate. Il processo di produzione dell'olio prevedeva
legno di quercia perché considerata un materiale
varie fasi: prima di tutto le olive venivano macinate
troppo pesante. Esso veniva appoggiato sul collo dei
dalla grande macina di pietra. La pasta di olive così
ottenuta era disposta sugli stiancini che venivano composti a guisa di pila l'uno sull'altro e venivano pressati.
Il liquido derivante da questa operazione cadeva nel
tinaccio. Questo era un contenitore con il tubo che
permetteva di separare l'olio dall'acqua. L'acqua, una
parte di olio e i residui cadevano nell'infernaccio dando
il cosiddetto ''olio d'inferno''.
La grande macina in pietra era azionata da un bove
che, giorno e notte, girava intorno alla vasca in pietra
fino a quando non era stata completata la spremitura
delle olive raccolte.
L'olio veniva versato in grandi conche di terracotta
e, attraverso una serie di travasi, veniva depurato fino
ad ottenere il prodotto finale dal tipico colore verdastro
che veniva quindi versato nell'orcio.
Il ''guadagnolo'', è invece un contenitore in
terracotta dalla bocca trilobata, dove il frantoiano
faceva scolare tutti gli utensili utilizzati per i vari travasi
dell'olio. Per una tradizione consolidata nel mondo
contadino l'olio raccolto con questo sistema rappresentava il guadagno extra del frantoiano.
In una stanza adiacente a quella del frantoio, dove
oggi è stata ricostruita fin nei minimi particolari la
cucina delle antiche case contadine, si trovava l'orciaia.
In questa stanza erano collocati gli orci in terracotta
idonei alla conservazione dell'olio. In questo luogo
avveniva la pesatura del prodotto prima della consegna
ai contadini. Qui si consumavano i pasti dopo la
Nel "Frantoio" è possibile ammirare la bellissima macina in pietra.
bovini ed era collegato, attraverso una staffa e corde,
all'attrezzo o carro da trainare. Appesi alle pareti
vediamo tanti "pendagli" in stoffa colorata: si tratta delle
moscaiole che venivano legate alle corna degli animali
affinché, con il movimento, allontanassero le mosche e i
tafani. Un oggetto curioso, che non è facile reperire, è
la "gabbia" ossia una specie di museruola, realizzata con
filo metallico o corda, che il contadino metteva al bue
per impedire che l'animale danneggiasse le colture
durante il lavoro mangiando le piantine che
germogliavano.
Siamo così arrivati nella “sala del frantoio”, così
denominata perché ospita un esemplare del 1729. In
queste terre la coltivazione dell'olivo ha origini molto
antiche, la produzione di olio di oliva subì una
sostanziale crescita nel corso del XVIII sec., quando il
territorio collinare venne terrazzato per essere destinato
all’agricoltura. Oltre alla stupenda macina in pietra,
nella sala sono conservati moltissimi utensili ed attrezzi
una volta utilizzati sia per la coltivazione delle piante di
olivo che per la produzione dell'olio.
Addossato alla parete di fondo si trova ancora il
torchio che veniva azionato manualmente da quattro
persone attraverso una lunga staffa detta “bindolo”.
Adiacente al torchio si trova una fossa, detta buca
dell'infernaccio, dove veniva raccolta una miscela composta da acqua calda ed olio derivante dalla torchiatura
Altra vista della sala del "Frantoio", con altri strumenti di lavoro.
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REGGELLO E DINTORNI
“brucatura” delle olive e si assaggiava l’olio nuovo sul
con il brodo di ''nana'' o di "locio". Il grano veniva quindi
pane fresco o abbrustolito per la fettunta. È presente
conservato nel granaio in attesa di essere trasfor-mato
nella sala anche una madia dove veniva impastato il
in farina. È visibile nella sala la piccola macina in pietra
pane e conservato il lievito; si dice che una volta
utilizzata per macinare il grano, il granturco e le
infornato, il pane doveva rimanere nel forno ben caldo
per il tempo occorrente a ripetere per tre volte il ciclo di
preghiere del rosario, l'equivalente di 45-50 minuti.
Si può osservare anche un acquaio in pietra,
sovrastato dalla piattaia in legno che contiene piatti ed
originali tegami in coccio. Vari oggetti in rame e cesti di
vimini completano quest'angolo della stanza. A sinistra
del locale d'ingresso troviamo la sesta sala riservata al
grano. L'andamento della raccolta del grano poteva
determinare periodi di carestia o fasi di prosperità per le
famiglie. Fino all'avvento delle macchine azionate dai
motori a scoppio le varie fasi della coltivazione del
grano avvenivano a mano: dalla semina alla raccolta.
Solo in tempi più recenti apparvero le seminatrici a
trazione animale. Una volta giunto a maturazione, in
estate, il grano veniva raccolto con le falci, legato in
piccoli fasci, chiamati ''manne'' ed accatastato in alcune
zone dei campi per essere poi trasportato alla fattoria
con i carri. La fase successiva era quella della ''battitura''
che avveniva nell'aia dei poderi con lo scopo di
separare il chicco di grano vero e proprio dalle parti
meno nobili della pianta. Il raccolto veniva poi
setacciato con il ''buratto'', per renderlo ancora più
puro, e quindi misurato con lo ''staio'' per stabilire la
quantità destinata al proprietario terriero e quella
destinata invece ai contadini.
Era una tradizione alla fine della battitura raccogliere nell'aia i partecipanti e mangiare la minestra fatta
Ancora la "Sala del grano", è qui visibile la piccola macina in pietra.
Nella "Sala del grano" trova posto una bellissima macchina trebbiatrice.
castagne, utili per la produzione di polenta. Nella sala
sono conservati anche gli ingranaggi di un piccolo
mulino ad acqua. Al centro della sala notiamo un
imponente carro e una trebbiatrice.
Nella sala adiacente a quella del grano troviamo la
"bottega" che raccoglie gli attrezzi di due professioni
oggi molto ricercate, perché praticate da poche
persone: il fabbro ed il falegname.
Il tornio, le sgubbie e gli scalpelli che si trovano
ordinati su di un tavolo ci dicono che questa è lo stanza
del fabbro carraio, singolare figura che spesso racchiudeva in sé le qualità del fabbro e quelle del falegname.
Al centro della stanza si trova una imponente mola
a pedale, frutto dell'ingegno degli artigiani di una volta,
strumento fondamentale per la lavorazione dei metalli.
Tra i tantissimi oggetti esposti in questa sala meritano di
essere segnalati i "gattucci", strumenti utilizzati per la
potatura degli olivi.
Una grande incudine faceva parte del corredo di
attrezzi di una delle più famose famiglie di fabbri
valdarnesi: i Melani di Gaville.
Scendendo una breve rampa di scale dal locale
della falegnameria si accede alla cantina, un ambiente
con copertura a mattoni e volte a crociera. Il locale oggi
non è accessibile ai visitatori perché urge di alcuni
lavori di restauro. Nell’atrio fra i tanti attrezzi è presente
un aratro risalente al 1800. Nella "stanza dei diavoli", un
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REGGELLO E DINTORNI
appellativo curioso per definire il ripostiglio, venivano
camino o dalla stufa. La struttura in legno teneva la
accantonati attrezzi da riparare che non venivano
cecia sollevata in modo da non toccare lenzuola e
utilizzati frequentemente. Ci sono gli zoccoli in ferro
coperte e non mandare a fuoco il letto.
che venivano utilizzati per ferrare i buoi, gli acciarini per
Altro oggetto conservato nella camera è la culla. Dai
le ruote dei carri ed i cerchi in ferro utilizzati per
racconti delle persone anziane sappiamo che i neonati
cerchiare le suddette ruote. Sempre nell’atrio troviamo
venivano fasciati come salami, posti in semplici ceste
anche tre diversi tipi di "falcione" utilizzato per la
rettangolari fatte di stecche di castagno intrecciate e
preparazione del foraggio per gli animali della fattoria.
portati dalle madri nei campi che continuavano,
Notiamo inoltre un aratro in legno che, poteva
appena ristabilite dopo il parto, il loro lavoro.
avere due stanghe per essere trainato da un singolo
Nell’undicesima sala riallestita nel 2010, sono
bue o una unica staffa che veniva invece agganciata al
raccolti alcuni interessanti oggetti che riguardano
giogo trainato da due buoi.
l'attività della caccia e della produzione del miele.
Le stuoie di canne intrecciate, affisse ad una parete,
La caccia era una risorsa alimentare importante
venivano utilizzate, a seconda delle stagioni, per distenperché la carne sulla tavola era per la famiglia contadere l'uva selezionata o le olive raccolte in attesa della
dina una vera eccezione, infatti la si poteva mangiare
molitura oppure le foglie di gelso che venivano adopesolo la Domenica o durante le feste.
rate per allevare i bachi da seta.
La dodicesima stanza raccoglie "immaginette" sacre
Da notare, un bell'esemplare di stadera a piatto, con
diffuse nelle dimore di campagna a testimonianza di
la quale venivano pesate con precisione sia i raccolti sia
come nel mondo contadino lo scorrere delle stagioni
i bambini piccoli. Dall'atrio si torna nel cortile dove si
fosse scandito dal calendario religioso.
trova il pozzo dal quale, con l'ausilio di funi e carrucole,
Nella tredicesima stanza è visibile una collezione
si poteva attingere acqua per uso domestico. In quella
risalente agli inizi del 1900 quando il figlio di una
che un tempo era la stalla oggi è stata ricostruita la
maestra, iniziò una raccolta botanica con essenze curacamera del contadino. Fra tutti gli oggetti, rigorotive, così riconosciute dalla scienza dell'epoca o dalla
samente autentici, spicca un letto in ferro battuto
saggezza contadina. Il giovane botanico mise insieme
sovrastato da un materasso imbottito da foglie di
molti tipi di erbe, le essiccò e le fissò su fogli da disegno,
granturco.
integrandoli con descrizioni ed altre utili indicazioni. Le
Per riscaldarsi nelle freddi notti d'inverno, quando
piante furono divise in base alle zone di produzione ed
nelle case non c'erano i moderni termosifoni, si
alle proprietà terapeutiche. Seguendo questo criterio
usavano vari tipi di scaldaletto con la "cecia"; questa,
furono realizzate oltre cento schede che oggi costituriempita di brace, manteneva un certo tepore sotto le
iscono una sezione importante del museo.
coperte. Si tratta di un telaio di legno al centro del
Nell’ultima sala realizzata nel 2010, è stata allestita
quale veniva appeso un contenitore di latta, nel quale
la bottega del calzolaio ricordato anche con l’apveniva posta la brace coperta di cenere prelevata dal
pellativo di ciabattino.
La "Camera" padronale, con il letto in ferro battuto munito di materasso riempito con foglie di granturco. Alcuni degli oggetti visibili erano appannaggio dei benestanti.
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CACCIA ALLA NOTIZIA
REGGELLO E DINTORNI
Il calzolaio era un artigiano al quale le famiglie conQueste preziose informazioni ci sono state fornite dal
tadine ricorrevano sia per riparare le scarpe di tutta la
signor Pier Luigi Righi che pazientemente ha racconfamiglia sia per fare gli zoccoli o le scarpe da lavoro.
tato le pratiche e le usanze delle persone che abitavano
Il banco da lavoro era il classico "bischetto" dove
a Gaville. La vita della civiltà contadina è stata
sopra si trovavano tutti gli attrezzi necessari per il lavoro
raccontata dal Signor Righi fondatore del museo nel
e cioè martelli, lesine, trincetti e forme di vario tipo.
1974, autore anche di alcune pubblicazioni come il
testo intitolato “Gaville e Gavillaccio, fatti persone e
curiosità del tempo che fu”. Il Signor Righi ha creato per
il Museo della Civiltà Contadina una serie di gemellaggi.
Attualmente la struttura fa parte dell’Associazione
Nazionale dei Musei Antropologici, diretta dal Professor
Pietro Clemente, uno dei maggiori esperti di
Antropologia a livello europeo.
Al Signor Righi va il nostro ringraziamento perché ci
ha permesso di scattare le fotografie che fanno da
corredo all’articolo, documentando con le immagini il
nostro racconto.
A cura di Guido Chiari
Il diorama rappresentante un vecchio mulino nella "Sala del grano".
gli antichi mestieri che rischiano di sparire
in questo primo articolo (ri)scopriamo come lavorano l'impagliatore ed il cestaio
dinazione dei movimenti del corpo con quelli delle
Stimolati dai racconti dei nostri nonni e da alcune
mani. Per costruire un cesto ed impagliare o rivestire
letture che ci hanno consigliato le nostre insegnanti
sedie ci vogliono circa cinque ore di lavoro ininterrotto.
abbiamo voluto approfondire l’interesse che alcuni di
Una sedia costruita con questo metodo può, se trattata
noi hanno dimostrato di avere per attività che oggi
con cura, durare dai trenta ai quarant'anni. Il costo di
sono ancora presenti, soprattutto nel nostro territorio,
questi lavori fatti a mano può superare fino a tre volte il
ma che rischiano purtroppo di scomparire.
valore di quelli fatti in maniera industriale perché, è
Vorrei raccontare l'esperienza di un mio parente,
vero che la macchina è più precisa dell'uomo ma non è
Gradito Ghezzi, che svolge da quarant'anni due antichi
stabile come quest'ultimo e può capitare che ci sia
mestieri, l'impagliatore di sedie e il cestaio; pochi sono
qualche difetto nel prodotto da ricondurre a un guasto
infatti coloro che praticano questi lavori e in Toscana,
intervenuto durante la lavorazione. Purtroppo
la
secondo l'opinione di mio zio, non ci sono più di
plastica ha soppiantato sempre di più i materiali poveri
quindici persone che oggi lavorano la paglia o materiali
ed è anche per questo che certe opere vengono oggi
simili. Sono lavori che non vengono più tramandati da
realizzate soltanto dalle persone di una certa età.
padre in figlio, mentre al tempo dei nostri nonni
venivano sempre insegnati, soprattutto ai giovani,
A cura di Guido Chiari
durante la stagione invernale quando non si poteva
andare nei campi a lavorare la terra.
Nell'intervista che ho fatto a mio zio mi è stato
raccontato che per fare sedie e cesti bisogna aspettare
l'inverno, perché i materiali da utilizzare come il vimini, il
castagno, gli olivi, le strisce di canna, i salici e la
schiancia, una pianta che cresce in luoghi umidi e si
può trovare vicino a laghi e fiumi anche nel nostro
Valdarno, venivano lasciati seccare durante i mesi di
luglio e agosto e a settembre erano pronti ad essere
utilizzati per rivestire sedie e cesti. L’intrecciatore è in
grado, attraverso la conoscenza del legno, di usare
questo materiale per costruire ceste e gerle. L'intreccio
è una delle tante tecniche che in passato aiutavano
l’uomo a costruirsi gli oggetti d’uso quotidiano
ricavandoli dal legno. Molti sono i recipienti che si
possono creare per trasportare grandi quantità di
prodotti dalla campagna alla propria abitazione. Altre
ceste realizzate sempre in legno servivano per la
“pastura”, fieno sminuzzato che veniva portato nella
stalla.
Gli strumenti che venivano usati per questo
mestiere non sono molti, occorrevano solo un coltello,
una piccola falce, delle forbici e una buona coorUn cestaio di Pontassieve a lavoro
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REGGELLO E DINTORNI
ANNO 2, NUMERO 1
alla scoperta del castello di sammezzano
Intendiamo con questo articolo ripercorrere la storia
del castello di Sammezzano che si trova nella frazione di
Leccio nel comune di Reggello.
Si dice che nell'antico castello , il quale occupava
l'area dove sorge ora la Villa, sostò nel 780 Carlo
Magno, con la giovane moglie e il figlio, dopo aver
incontrato a Roma il papa Adriano I ed aver deposto il
re lognobardo Desiderio che era allora suo prigioniero.
Molti secoli più tardi il castello appartenne alla
famiglia fiorentina dei Gualtierotti, che l'avrebbe
conservato fino al 1488. Passò ad incrementare le
proprietà di Bindo Altoviti e poi quelle di Giovanni
Jacopo de' Medici, marchese di Marignano.
Nel 1564 il Granduca Cosimo I creò la cosiddetta
“bandita di Sammezzano”, un vasto territorio
corrispondente a buona parte di quello attuale, dove
non era consentito pescare o cacciare senza permessi
che Cosimo donò al figlio Ferdinando, futuro Granduca. Alla fattoria apparteneva anche un bosco di faggi
detta la "Comunanza di Sammezzano", situata nella
zona di Macinaia, nei pressi dell'Abbazia di
Vallombrosa.
La costruzione è in stile moresco ed è stata edificata
nel 1605 per volontà degli Ximenez d' Aragona.
Successivamente passò in eredità a Ferdinando
Panciatichi che per il castello pensò a un nuovo progetto fra il 1853 e il 1889. Nell'anno 1875 la struttura ospitò anche il re d' Italia Umberto I.
Al 1863 risale la costruzione della Sala Bianca e al
1870 l’esecuzione della Galleria fra la Sala degli Specchi
e l’ottagono del Fumoir. Vi sono poi la Sale dei Pavoni,
dei Gigli, delle Stalattiti, dei Bacili spagnoli, degli
Amanti. In questi spazi pieni di nicchie, di angoli
nascosti, di aperture, di colonne, di percorsi quasi
labirintici, vi sono numerosi capitelli, archi, portali, volte
a ventaglio, cupole, con rivestimenti con arabescate
filigrane di gesso.
ll parco della villa di Sammezzano, è uno dei più
vasti della Toscana, all’interno e su un terreno sottratto
alla coltura agricola, alla metà dell’800 Ferdinando
Panciatichi fece piantare una quantità di piante di
genere esotico come le sequoie e altre resinose
americane che sono ancora visibili. Da una relazione
stesa nel 1890 da Maria Paolucci, figlia del Panciatichi,
sappiamo che le sequoie vennero poste a dimora
intorno al 1851, e che per il primo esemplare fu
sborsata una somma assai importante. Gran parte delle
piante citate nel documento non esistono più, altri
generi si sono aggiunti a quelli che sono sopravvissuti.
Il parco fu reso ancora più bello da manufatti in stile
moresco: un ponte, una grotta con l’acqua che
conteneva una statua di Venere, ora rimossa, vasche,
fontane e altre opere decorative in cotto. Alcuni gruppi
statuari furono successivamente trasferiti a Firenze, nel
palazzo Ximenes di Borgo Pinti. Nel dopoguerra il
castello è stato adibito a hotel di lusso, è stato utilizzato
più volte come set cinematografico. Attualmente,
nonostante la vendita all'asta del 1999 ad una società
inglese, la villa è purtroppo in stato di abbandono,
anche se ogni anno sono consentite visite al suo
interno. Il giorno 15 ottobre 2011, il castello è stato
aperto al pubblico in occasione della tradizionale Festa
di Penco a Leccio. Gli ingressi sono stati consentiti dalle
9:00 alle 16:00. I visitatori, accompagnati da alcune
guide locali, hanno potuto ammirare la bellezza degli
interni. I lavori di restauro che richiede la struttura sono
molti, immaginiamo infatti che la cifra da stanziare sia
assai onerosa e, soprattutto in questo periodo, è difficile
per qualsiasi istituzione farsi carico di una spesa
importante;speriamo però che con il tempo la
situazione possa cambiare e che il castello possa
tornare ad essere riaperto al pubblico con regolarità,
dando la possibilità ai turisti di ammirare la sua bellezza.
A cura di Michelangelo Bencini
La vista che accoglie i visitatori della stanza denominata "La Rotonda".
CACCIA ALLA NOTIZIA
REGGELLO E DINTORNI
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LA STORIA DEI LEONI piangenti di Sammezzano
Mentre cercavamo notizie relative alla storia del
castello ci siamo imbattuti in alcuni articoli del
quotidiano “LA NAZIONE” cronaca di Firenze, che
riportano il furto avvenuto all’ingresso della villa di un
leone in terracotta noto oggi come il leone piangente
di Sammezzano.
Vi riferiamo quindi il contenuto di questi articoli che
riportano la notizia, così come l’abbiamo appresa,
pensando in realtà che si tratti di una “bufala” ma che ci
ha molto incuriosito e ci ha spinto ad approfondire la
questione.
Il primo articolo è del 17 agosto 2005: approfittando
dell’abbandono e del degrado del castello gli sciacalli lo
hanno saccheggiato di continuo, arraffando quanto
ancora era rimasto da portare via. Così, dopo i mobili, i
rosoni, i lampadari e altri suppellettili che potevano
avere un certo valore d’antiquariato i ladri si sono
interessati alle statue di terracotta che erano schierate
all’ingresso. Prima i cani di pietra, poi le sfingi realizzate
nelle fornaci di Leccio, poi è toccato ad uno dei due
leoni costruiti nel 1887.
Così facendo i ladri oltre al reato penale ne hanno
commesso un altro perché su quei due leoni grava
un'antica maledizione che prediceva per chi li avesse
violati un'analoga morte a quella subita dal padrone del
castello, il marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes
d'Aragona, deceduto nel 1897 a causa di una terribile
malattia. I due leoni piangenti, così chiamati perché
aspettavano il ritorno del proprietario, furono messi a
guardia della cripta che doveva ospitare le spoglie del
nobile Panciatichi. Molti medici intervennero al suo
capezzale, fra questi anche una fattucchiera la quale,
appunto, predisse che chi avesse profanato le statue
sarebbe morto allo stesso modo del padrone del
castello.
La storia ha poi avuto un suo proseguimento e ne
abbiamo testimonianza nell’articolo
del 14 febbraio 2006, intitolato: La
verità: ritrovati i ladri di Sammezzano
“I due ladri ricoverati in un
ospedale della regione, in fin di vita si
sono costituiti ed hanno confessato:
“Siamo stati noi a sradicare il leone
piangente all’ingresso del castello!”.
La statua era già stata venduta ad
un negoziante d’antiquariato in
Umbria.
Anche nel 2006 è comparso un
articolo
che
raccontava
della
maledizione del leone piangente:
“Dopo il decesso dei due ladri che
hanno profanato la statua del leone
piangente, è toccato al negoziante di
una bottega d’antiquariato in Umbria
nei pressi d‘Assisi. Colpito da una
grave malattia, ha lasciato moglie e
figli ieri sera”.
La persecuzione del leone è
continuata nel 2007, infatti si racconta
sulle pagine del quotidiano fiorentino
il 4 gennaio che una ricca collezionista
d’opere d’arte abbia acquistato la
statua in una bottega d’antiquariato
ad Assisi. Dopo la sua morte, avvenuta
per cause sconosciute, la villa in
Lombardia della donna è stata
sequestrata e perquisita. Il leone non è
stato trovato. Le ricerche della statua
sono proseguite in tutta la Penisola.
Nei mesi successivi sono stati
sequestrati più di duecento esemplari
di leoni in terracotta simili a quello
rubato, ma nessuno di questi era
quello autentico.
A cura di Michelangelo Bencini
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REGGELLO E DINTORNI
ANNO 2, NUMERO 1
il giallo dei leoni piangenti di sammezzano
Ci siamo divertiti ad immaginare una soluzione per il
giallo del leone piangente, risolvendo così in maniera
fantastica anche il problema della maledizione.
Il nostro racconto ha per protagonista un detective
un po' particolare che fa dei casi difficili la sua grande
passione, oltre che un lavoro.
Uno scorcio degli interni del Castello di Sammezzano.
Era un giorno molto caldo a Reggello e mi annoiavo
terribilmente quando, proprio mentre stavo per uscire
fuori a prendere una boccata d' aria e socializzare un
po' con gente come me in un mare di debiti e con l'
affitto da pagare, improvvisamente sentii il telefono
squillare. Ero indeciso se rispondere immischiandomi in
nuovi casi intriganti e inspiegabili, perché di sicuro era
qualcuno che chiedeva il mio aiuto di investigatore,
oppure uscire all'aria aperta e divertirmi. Ovviamente,
almeno che non sia un fissato, chiunque avrebbe scelto
di uscire, ma era proprio quello il mio problema: ero “un
fissato del mistero” e credo di essere uno degli uomini
più curiosi del mondo.
Risposi: “Parla Ciolfini! Posso esserle utile?"
“Sì, pronto! Sono Roberto Macisti, Commissario di
Polizia del Comune di Reggello, la chiamo per chiederle
di aiutarci a risolvere un caso!” rispose una voce
dall'altra parte della cornetta.
“Di che si tratta?”
“Di un apparentemente normalissimo caso di furto
qui al Castello di Sammezzano, ma le spiegherò meglio
dopo. Allora, è dei nostri?”
“Beh........ ma sì, ci potete contare! Parto immediatamente!”
Riattaccai il telefono e uscii per prendere la
macchina: una bellissima Panda blu ammaccata un po'
dappertutto e con un fanale posteriore mezzo rotto.
Arrivato sul posto trovai il capitano davanti alla
porta principale a parlare con un suo collega, mi
avvicinai e gli dissi: “Ehm..... salve capitano! Sono il
detective”
“Ah! Ma è lei, Ciolfini!!!" Mi accolse con una bella
pacca sulla spalla.
“Dunque, come saprà questo è il Castello di
Sammnezzano. La scorsa notte sono stati rubate varie
suppellettili, oltre che una statua di terracotta,
raffigurante uno dei due leoni, che apparteneva al
vecchio proprietario. Sulla statua grava un'antica
maledizione”
“Maledizione? Che bischerata è questa?"
“Attenzione Ciolfini .... misuri le parole ed ascolti!
Chiunque sia entrato in possesso delle statua, sarà
condannato all'infelicità eterna, finché il leone non
rientrerà a Sammezzano per ricongiungersi all'altro che
resta custode del Castello. Quindi dobbiamo muoverci
per riportare la statua dove è sempre stata”.
“Abbiamo qualche traccia?”
“Sì, si dice che il leone sia in Lombardia. Dobbiamo
partire immediatamente”.
La sera eravamo già a Como, dove rimasi colpito
dalla bellezza del lago e cercai di ricordare quello che
avevo letto nei Promessi Sposi in terza media, quando
la Professoressa di Italiano ci “stressava” con Renzo,
Lucia e la Monaca di Monza.
Al mattino cominciai a girare tutte le botteghe di
antiquari della città. Guardavo, domandavo, cercavo di
capire dalle espressioni dei negozianti se qualcuno
conosceva la storia del leone piangente o se
recentemente qualche tipo losco aveva venduto una
statua di terracotta proveniente dalla Toscana. Ma le
uniche risposte che ottenevo erano le classiche battute
sulla Fiorentina e sulla Coca Cola con la cannuccia.
Non ero credibile come detective.
Allora rispolverai il mio inglese e mi finsi un turista
appassionato d'arte, in particolare di statue raffiguranti
leoni.
“Volevo regalare a my wife the lion, my wife ha visto
i leoni a Firenze, in Old Palace, e ora vuole un leone.
Can I help me? Ho bisogno di un leone anche piccolo
ma deve essere un pezzo unico perché lei è una vera
esperta d'arte”.
Un signore anziano con la schiena un po' curva mi
dette l'impressione di aver ascoltato attentamente le
mie parole.
Si alzò e aprì una porta nascosta in una vecchia
libreria.
“Mister, ho io quello che può fare al caso vostro, un
leone in terracotta, proveniente da un castello della
Toscana. Me lo hanno venduto pochi giorni fa”.
Non riuscivo a credere ai miei occhi! Era il leone
piangente “fratello” di quello rimasto a Sammezzano.
“Chi ve lo ha dato? Questo leone è rubato e voi ora
siete nei guai.”
“Io veramente l'ho acquistato da un giovane,
regolarmente.”
“Certo!!! allora mi faccia vedere la ricevuta e la
documentazione attestante l'autenticità dell'opera!!!”
L'antiquario tentò la fuga, districandosi fra i tavoli
del negozio, ma riuscii a bloccarlo con un colpo di
Karate imparato ai tempi delle medie... Chi avrebbe mai
detto che un giorno mi sarebbe tornato utile?
In un battibaleno le forze dell'ordine furono
avvertite dalla telefonata di un cliente che si trovava
all'interno del negozio. Il “furbo” negoziante fu
condotto in questura e a me, Ciolfini, il fissato dei casi
difficili, fu dato il compito di riportare il leone a
Sammezzano. Finalmente il giallo del leone piangente
si è risolto e con esso è svanita anche la maledizione.
A cura di Michelangelo Bencini
CACCIA ALLA NOTIZIA
REGGELLO E DINTORNI
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la scuola di musica giovanni da cascia
U n ' i s t i t u z i o n e n ata p e r a p p ro f o n d i r e
Ho deciso di scrivere questo articolo perché la
Scuola di Musica Giovanni Da Cascia è diventata, nel
corso del tempo, una delle risorse più importanti e
conosciute del territorio reggellese. Mi piacerebbe
spingere i ragazzi che come me fanno della musica
un’amica fedele a frequentare i numerosissimi corsi
della scuola, dalla sezione classica, a quella moderna.
Prendo lezioni di pianoforte da quando avevo sette
anni. All’inizio era un gioco, ma giorno dopo giorno la
musica ha cominciato sempre di più a far parte della
mia vita quotidiana. Non solo ho avuto la possibilità di
scoprire una mia passione, ma ho fatto anche nuove
amicizie, costruendo legami speciali che sviluppano un
interesse comune. Mi sono particolarmente affezionata
al Maestro che mi segue, arrivando a considerarlo
come un secondo padre. Molti ragazzi della mia età
hanno cominciato a frequentare corsi individuali dopo
aver sperimentato le lezioni di musica a scuola
partecipando al Progetto Yamaha. L’orchestra giovanile
è per noi un’occasione per suonare divertendoci: ci
ritroviamo tutti insieme una volta a settimana e capita
spesso di andare ad esibirci in posti sempre diversi.
L’Associazione Musicale Giovanni Da Cascia è nata
nel Novembre del 1983 per iniziativa del Parroco di
Cascia e Reggello, Don Ottavio Failli. Una successione
di eventi ha portato alla fondazione della scuola.
“I maestri entusiasti c’erano già, la voglia di
valorizzare questi nostri antenati Giovanni e Donato Da
Cascia era un dovere, come l’importanza educativa
della musica.” dice Don Ottavio Failli.
Dai primi e pochi allievi della scuola si è arrivati ai
260 iscritti di oggi.
Ma perché intitolare la Scuola a Giovanni Da Cascia?
La scuola prende il nome da un compositore italiano
del Medioevo, attivo soprattutto a metà del XIV secolo.
Non sappiamo molto della sua storia personale, ma è
certo il luogo di nascita è Cascia, una frazione del
nostro Comune. Diciannove composizioni di Giovanni
sono giunte fino a noi molte delle quali sono
conservate assieme al suo ritratto nel Codice
Squarcialupi, un manoscritto realizzato a Firenze tra il
1410 e il 1415 nel Monastero di Santa Maria Degli
Angeli. Posseduto dall’organista Antonio Squarcialupi è
passato infine alla Biblioteca Medicea Laurenziana. Un
fac-simile del famoso codice si trova nel Museo d’Arte
Masaccio a Cascia. Esso è la principale fonte di musiche
italiane del XIV secolo. Il primo foglio del codice riporta
le seguente dicitura:
"Questo libro è di proprietà di Antonio di
Bartolomeo Squarcialupi, organista di Santa Maria del
Fiore."
Le illustrazioni sono in oro, rosso, blu e porpora.
Tutte le composizioni del codice sono opere profane:
ballate, madrigali e cacce, ve ne sono 353 e vanno dal
1340 al 1415.
Ho avuto modo di porre alcune domande a un
rappresentante della Scuola di Musica il Professor
Massimo Cardelli, docente di Educazione Musicale della
Scuola Secondaria di primo grado:
“Come siamo arrivati alla creazione della
scuola?”
“La scuola è nata dall’idea di Don Failli che in quegli
l e c o n o s c e n z e m u s i c a l i d e i g i ova n i
anni 1982-1983 frequentava il Concorso Corale ad
Arezzo e vide molti giovani interessarsi alla musica.
Preparando degli esami sul “De Musica” di
Sant’Agostino, è nato in lui il desiderio di creare
l’associazione che nacque il 21 Novembre 1983.”
“Quali erano i primi corsi frequentati?”
“Erano soprattutto corsi di teoria e solfeggio
collettivo, che venivano svolti anche con l’aiuto di
strumenti ritmici. Piano, piano sono state organizzate
anche le lezioni di strumenti classici come il violino e il
pianoforte.”
“Quali sensazioni prova quando vede tutti
questi ragazzi suonare e interessarsi alla
musica?”
“Provo sempre una grande gioia, perché credo che
la musica sia molto importante nella formazione dei
ragazzi, vederli impegnati e divertiti nel fare qualcosa di
così sano mi rende veramente contento.”
“Ci sono stati problemi nel reperire gli spazi
per fare lezione?”
“Sì, ci sono sempre stati dato che inizialmente
avevamo a disposizione solo i locali della parrocchia,
ma dal 2009 abbiamo una collaborazione con la
Filarmonica di Reggello che ci fornisce spazi per tenere
le lezioni.”
La copertina dell'atto di fondazione della Filarmonica Giuseppe Verdi
Mi è capitato dopo la chiacchierata il Professore di
sfogliare lo statuto scritto dopo la fondazione della
Filarmonica Giuseppe Verdi Il documento risale al 23
Novembre 1837. Naturalmente, quello che ho potuto
leggere non è l’originale, ma un fac-simile che il prof.
Cardelli mi ha gentilmente procurato. Il mio primo
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ANNO 2, NUMERO 1
REGGELLO E DINTORNI
trentasei, riguardandosi e riunendosi come fratelli.[…]
pensiero nel vederlo si può riassumere con queste
Nel testo viene evidenziata l’importanza educativa
parole: “E questo…chi lo legge?”
della musica come sano passatempo e come elemento
Il testo contenente ventitré articoli è scritto con una
costruttivo per la formazione della persona; la capacità
grafia molto particolare ed accurata, così ricercata da
di questa disciplina di rapire i cuori umani, sensibili e
diventare quasi indecifrabile. Non è solo la calligrafia ad
fragili, suscitando emozioni che spesso è difficile
essere “alla vecchia maniera”, ma anche il linguaggio
nascondere.
usato, che riporta termini ed espressioni non più
Ci sembra opportuno riferire il contenuto dello
utilizzate al giorno d’oggi.
statuto secondo ciò che abbiamo ritenuto importante
sottolineare. Gli articoli riportano la formazione e
l’approvazione nel gruppo di tutti i componenti della
Banda, i quali eleggevano i rappresentanti per
prendere particolari decisioni. In caso di decesso di un
membro questo doveva essere sostituito da un’altra
persona scelta dai componenti rimasti.
Ogni individuo era obbligato a tenere la maggior
decenza possibile e il rispetto reciproco tra tutti gli
elementi. Qualora questi due principi non fossero stati
seguiti, la persona in questione veniva punita e, per
volere dei Bandisti, poteva essere espulsa dalla Banda
nella quale non sarebbe stata ammessa mai più. Da
queste osservazioni si comprende come fossero
importanti e, oserei dire, fondamentali per i
componenti del gruppo il rispetto reciproco e la
disciplina. Ogni elemento infatti poteva uscire dalla
banda liberamente, ma doveva comunque presentare
una domanda su carta spiegando le motivazioni che lo
inducevano a prendere tale decisione. Potevano inoltre
essere ammessi nuovi musicisti a condizione che i
rappresentanti suddetti avessero espresso parere
favorevole.
Questa rigidità per il rispetto delle regole mi ha
molto colpito, ma la ritengo giusta per una convivenza
civile fra le persone. Il mantenimento del materiale
adoperato doveva essere osservato da tutti i bandisti,
gli strumenti avevano per i musicisti un valore affettivo,
ma anche economico ognuno doveva poterli usare
nelle migliori condizioni. Sono le stesse semplici ma
importanti regole che ogni giorno ci ripetono i nostri
Dall'immagine della prima pagina si può notare la ricercatezza della calligrafia.
insegnanti da quando ci hanno consegnato gli
Sono riuscita a capire il contenuto del documento
strumenti che utilizziamo e che per noi sono diventati
attraverso la trascrizione curata dal Sig. Enzo
compagni fedeli durante il nostro triennale percorso
Montigiani.
scolastico.
Si legge:
“Nella presente trascrizione è stata lasciata invariata
A cura di Sara Salvietti
ogni forma lessicale dell’epoca, anche quelle che la
lingua attuale può considerare errate per offrire un
esempio del modo di esprimersi di circa due secoli
orsono. È stata così rispettata la genuinità di un
documento che si sofferma su concetti che oggi
consideriamo scontati. […] I nostri avi hanno espresso
sentimenti maturati in un clima intriso di Romanticismo
ma hanno mostrato la preoccupazione d’istituire nella
nostra Comunità, una struttura educativa di tutto
rispetto a cui ognuno impegnandosi poteva accedere
[...]"
Così recita la premessa:
“L’anno mille ottocento trentasette, e questo dì del
ventitre del Mese di Dicembre in Reggello.
È dolce certamente l’impressione, che produce la
Musica le Armonia nei cuori Umani, e mirabili sono gli
effetti della medesima. Mossi alcuni Giovani dalla Terra
di Reggello, e viepiù quelli presenti, idearono di
collegarsi per dei mesi con pieno assenso dei loro
Genitori nel piccolo numero d’otto da prima, e
precisamente sotto dì tredici Febbraio mille ottocento
PAGINA 21
REGGELLO E DINTORNI
segmento considerato si snoda tra l’abitato di Fognano,
Santa Tea, Cascia per risalire attraverso Tallini e
raggiungere Reggello. Nell’analisi degli itinerari hanno
ricostruire la storia attraverso il paesaggio
Abbiamo pensato di dare spazio sul giornalino della
destato il nostro maggior interesse i cosiddetti
scuola ad un lavoro svolto dai nostri ex compagni che a
marcatori stradali come i madonnini di Santa Tea che
giugno di quest’anno hanno lasciato la Scuola Media
erano punti di sosta per le preghiere e davano illumiM. Guerri ed hanno scelto di proseguire il loro percornazione per la notte. Uno di questi è situato su un
so scolastico negli istituti superiori che, ci auguriamo,
crocicchio dal quale si dipartiva la strada che condupossano assecondare le loro attitudini e i loro desideri
ceva all'oratorio della Casellina, l’attuale cimitero di
per svolgere, tra qualche anno, una futura professione.
Reggello. La sua struttura muraria, di forma allungata,
Sono stati infatti gli alunni dello scorso anno, classe
presenta in alto una nicchia arcuata con inserita una
1997 come dicono le persone di una certa età quando
maiolica che rappresenta la sacra famiglia. Nella parte
vogliono ricordare eventi importanti del loro passato, a
posteriore c’è una croce in pietra, sotto la quale una
dare vita al progetto intitolato ZOOM FOTOGRAFIAMO
lapide in marmo reca i numeri romani CXVI. Possiamo
IL PAESAGGIO STORICO, nato in continuità con una
con molta probabilità intuire che la data dovesse
precedente iniziativa didattico svolta dal Museo Masacindicare il 1716 perché in quegli anni è stato ricostruito
cio in collaborazione con l’Istituto Comprensivo di Rege allargato l’oratorio della Casellina, quindi anche il
gello e sostenuta con i contributi della Regione Toscana
Madonnino ha richiesto delle ristrutturazioni per la
e del Comune del nostro paese. La collaborazione fra il
processione che celebrò questo evento. Sotto questa
nostro Istituto e gli enti sopraccitati è iniziata infatti con
data, un'altra lapide ricorda l'indulgenza (di un anno e
MUSECCETERA, che prendeva in considerazione quatquaranta giorni), sottoscritta da Papa Giovanni XXII e
tro importanti realtà del nostro territorio: i due musei di
Clemente IX, che veniva concessa a chi avesse baciato
arte sacra di Cascia e di Vallombrosa e gli archivi storici
la croce.
comunale e della Pieve di Cascia, oltre al sito archeologico di Poggio alla Regina.
Il risultato finale dei lavori assegnati alle classi è stato
molto interessante e apprezzato ed ha portato alla
realizzazione di una pubblicazione e di un DVD con
cortometraggi scritti e interpretati dagli alunni che si
sono “licenziati” nel giugno del 2009.
È stato proposto dunque ai nostri insegnanti di
proseguire questa esperienza positiva anche nel ciclo
successivo, sostenuti dalla proficua collaborazione di
due esperte in Storia e Archeologia, le Dott.sse Maria
Italia Lanzarini e Valentina Cimarri.
Questa volta il tema da approfondire è stato quello
relativo al paesaggio storico. Il progetto ZOOM si è
posto come obiettivo di avviare noi ragazzi alla
conoscenza dei luoghi in cui viviamo per considerare il
paesaggio un’inestimabile risorsa, esso infatti è il
risultato di stratificazioni storiche.
La prima parte di lavoro è stata svolta a livello
teorico, sono stati puntualizzati il concetto di paesaggio
storico e la relativa legislazione, successivamente si
sono evidenziati due argomenti principali: la viabilità
con i diversi marcatori stradali, dai tabernacoli alle fonti,
dai cippi alle strutture agrarie e gli opifici.
La porzione di territorio prescelta, entro cui
individuare i diversi siti è stata, per motivi prettamente
logistici, l’anello viario intorno al capoluogo, con i due
percorsi principali: la via del Casentino e la via dei
Setteponti. Si sono quindi svolte ricognizioni sul
territorio facendo partecipare i ragazzi che hanno
U n o d e i M a d o n n i n i d i S a n t a Te a .
riempito schede cartacee diversificate in base ai due
argomenti prescelti: per la viabilità della Setteponti il
Il secondo itinerario invece prende in esame la
percorso da Fognano a Reggello attraverso il ponte di
strada che collegava il Valdarno con il Casentino e che
Cascia e l’abitato di Tallini, per la viabilità di via del
conserva molte tracce che si possono ricondurre alla
Casentino il percorso che dal “Fattoio” sale a Caselli e
sua fondamentale funzione di valico. Dalla fine del
arriva a Pontifogno per poi scendere al ponte della
Medioevo venne utilizzata come via di ‘transumanza’ e
Dogana.
di ‘dogana’, ed ancora alla fine dell’Ottocento era
Il lavoro è stato suddiviso in quattro itinerari: il primo
conosciuta come ‘via del vino’. Il tratto considerato si
analizza il percorso della Setteponti e le strutture legate
snoda dal sito del “Fattoio”, dove si trovava uno dei più
alla viabilità storica. L’attuale via dei Setteponti si dirige
antichi frantoi del comune di Reggello, attraversa
lungo un percorso tracciato in epoca romana e
l’abitato di Caselli, la Torre, Casellino, dove sono ancora
comunemente conosciuto come Cassia Vetus. Il
visibili i resti del manto stradale romano, Rio,
CACCIA ALLA NOTIZIA
i l p ro g e t t o z o o m
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ANNO 2, NUMERO 1
REGGELLO E DINTORNI
passaggio delle greggi che dal Casentino si spostavano
Pontifogno e le Fabbriche, dove per moltissimo tempo,
in Maremma.
è stato semilavorato il ferro proveniente dall’Isola d’Elba
Il terzo itinerario si trova lungo la Setteponti; il
e diretto in Casentino.
paesaggio storico è segnato da importanti strutture
legate all’agricoltura e alle attività artigianali. Nel
segmento considerato spicca per l’attuale stato di
abbandono il sito di Camprenna. L’itinerario vuole
documentare l’importanza storica e paesaggistica di
alcune strutture di cui si rischia di perdere memoria: la
villa cinquecentesca, gli edifici della fattoria, un tempo
proprietà dei Marchesi d’Ambra, i ruderi del mulino sul
Resco, la suggestiva ‘ghiacciaia’e la ciminiera della
filanda ottocentesca.
La zona dei Monechi e degli opifici in una stampa del 1907.
La casa torre, tutt'ora destinata ad uso abitativo, visibile nella zona del fattoio.
Con il toponimo “Fattoio” sono indicati tre edifici
adibiti ad abitazione lungo l'odierna via Guido Monaco.
Sappiamo che all'inizio del XIV secolo il sito, ubicato nel
popolo della Pieve di Cascia, era caratterizzato dalla
presenza di un frantoio, lo stesso che nel 1427 era
proprietà di Messer Bartolomeo di Baldassar Foraboschi
di Firenze. La casa-torre e gli annessi adiacenti, nel XVI
secolo vennero trasformati in convento, ricordati come
il “Fattoio delle Monache degli Angeli”, di proprietà dell'
Ospedale degli Innocenti. Di questo periodo si
conservano all'interno dell'edificio tracce di una
cappella e di una ruota per gli esposti.
L’anello si conclude sul Ponte di Dogana, punto di
Il quarto ed ultimo percorso comprende la piazza di
Reggello e gli opifici lungo il Resco. Esso prende in
considerazione gli aspetti principali del centro storico: la
piazza con le strutture religiose, amministrative e
commerciali, la chiesa, il palazzo del Podestà e la loggia
del mercato.
La zona dei Monechi è ancora oggi il vero e proprio
fulcro economico del paese. Il sito è particolarmente
interessante poiché rappresenta il cuore storicoeconomico del primo abitato di Reggello: qui infatti
erano ubicati i più antichi opifici del paese, sorto alla
fine del XIII secolo e sviluppatosi all'inizio del XIV secolo.
La zona dei Monechi e degli opifici oggi.
Vista panoramica della fattoria di Camprenna, purtroppo in stato d'abbandono.
La presenza del mulino da grano, appartenuto alla
Comunità dei "Quattro Popoli" di Cascia, è riportata in
una descrizione di un documento del 1427. Questa
fonte ci informa che l'affitto del mulino fruttava alla
comunità cinquanta staia di grano l'anno. Nello stesso
anno, nell'adiacenze del mulino, è nominata una
PAGINA 23
CACCIA ALLA NOTIZIA
REGGELLO E DINTORNI
tutto gli aspetti di tutela del territorio.
bottega da fabbro ancora attiva agli inizi del NoveUn aspetto importante del progetto ha riguardato
cento. L'ambiente ha subìto una profonda modifical'elaborazione informatica del materiale raccolto. Per
zione nel 1735, come testimonia un'epigrafe sugli archi
gestire tutti questi dati è stata utilizzata la metodologia
in facciata. Nel 1427 era proprietà di Matteo Di Martino
GIS (Geographic Information System) che ci consente di
da Reggello, di professione fabbro, mentre nel 1469 era
per metà di Guido Bastardi, discendente dei Bastardi da
Castiglione. La bottega era ubicata sulla strada che dal
ponte di Dogana scendeva lungo il Resco ai mulini per
poi risalire nella piazza mercatale di Reggello .
Il progetto Zoom, fotografiamo il paesaggio
storico è stato presentato il giorno 16 Novembre
2011 all’interno della manifestazione denominata “Lucca Fiere”. A questo evento importante
eravamo presenti anche noi, come inviati speciali
di Caccia alla Notizia, accompagnati dal
Dirigente Scolastico e dai Professori Lancisi e
Buonamici. Rachele, Guido ed io siamo stati
invitati a esporre il contenuto dell’articolo che
avevamo preparato per l’occasione. Erano presenti anche tre dei nostri ex compagni dello
scorso anno Jasmin, Pietro e Gabriele, che hanno
riferito le fasi del lavoro svolto in classe e sul
territorio. Naturalmente l’intervento è stato
coordinato dalle Dott. sse Maria Italia Lanzarini,Valentina Cimarri e Annica Sahlin che,
come già abbiamo avuto modo di sottolineare,
hanno dato vita a quest’interessantissima attività interdisciplinare.
Il lavoro che abbiamo svolto e a cui ci
riferiamo nell'articolo è visibile sul web alla
pagina http://opengeo.eu/zoom
La schedatura dei vari siti raccoglie informazioni
differenti: la descrizione minuziosa del singolo luogo
preso in esame, ove si rilevano le origini storiche e
architettoniche, la spiegazione del significato di alcuni
toponimi, i dati paesaggistici che riguardano soprat-
Nel riprendersi gli spazi abbandonati dall'uomo la Natura crea la propria arte.
Il territorio urbano della nostra zona non è certo avaro di scorci caratteristici.
proiettare la ricerca su basi cartografiche e di interrogare le informazioni contenute in una banca dati.
L'obiettivo finale che è stato raggiunto è stato quello di
riversare le conoscenze acquisite in uno strumento
fruibile per tutti su internet. È stata realizzata una cartografia interattiva con schede informative accessibili sul
portale web della scuola. Con una breve introduzione
ai concetti di database e GIS, le classi hanno
direttamente lavorato allo sviluppo della cartografia
interattiva, inserendo nel sistema le informazioni
raccolte sui siti e sulle strutture osservate. Per una
migliore gestione del lavoro ogni classe è stata
suddivisa in quattro gruppi, a ciascuno dei quali è stata
assegnata una password personale con la quale
accedere al sistema informativo. Ogni gruppo poteva
visualizzare tutte le schede, ma modificare solamente
quelle ad esso collegate. Questo sistema d'accesso ha
consentito di garantire la sicurezza dei dati e di
controllare lo svolgimento del lavoro fuori dall'orario
scolastico.
Il paziente lavoro sulla carta interattiva e di
schedatura dei siti è stata curato dalla Dott.ssa Annica
Sahlin, ricercatrice dell’Università degli Studi di Firenze.
Sul sito della nostra scuola è possibile visualizzare
interamente il progetto, interrogare la mappa
interattiva e vedere la galleria fotografica, contenente
le foto che i nostri compagni hanno scattato lungo i
diversi itinerari, durante le fredde giornate di gennaio
di quest’anno.
Non ci resta che augurarvi UNA BUONA
PASSEGGIATA VIRTUALE!!!
A cura di Leonardo Mazzuca
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ANNO 2, NUMERO 1
REGGELLO E DINTORNI
fisico viene spesso minacciato dai ritmi intensi della vita
quotidiana, ma seguendo periodicamente delle sedute
di walking possiamo ritrovare serenità, grazie ad un
attivita' per il benessere della persona
In questo articolo vorrei raccontare la mia passione
miglioramento d'umore e ad una progressiva armonizper la danza, attività che pratico da quando avevo
zazione del battito del cuore.
quattro anni e alla quale tengo ancora molto.
La kick boxing è uno sport da combattimento che
Inizialmente per me era un'azione quotidiana andare a
combina tecniche di calcio, caratteristiche di arti
danzare, ma crescendo ho capito che non si trattava
marziali orientali, ai pugni propri del pugilato inglese.
solo di memorizzare io riprodurre n sequenza semplici
Zumba è una lezione di fitness di gruppo che utilizza
esercizi o movimenti; attraverso il ballo ho imparato a
i ritmi e i movimenti della musica afro-caraibica, mixate
convivere con gli altri, ad aiutarsi a vicenda, a conocon i movimenti tradizionali dell'aerobica. Ha come
scere i miei limiti e a cercare di superarli.
obiettivo principale di facilitare un alto consumo
L'articolo ha anche uno fine informativo, vorrei
calorico.
infatti spiegare quali sono le attività che si svolgono
La danza classica è rivolta principalmente ai danzaall'interno della palestra “Energia” che frequento
tori moderni e si pone l'obiettivo di creare delle basi tecsettimanalmente. Ho deciso di farlo attraverso un
niche funzionali allo studio di tutti gli altri tipi di ballo.
intervista dato che ho avuto modo di porre qualche
La danza moderna prevede un costante riferimento
domanda alla mia insegnante Barbara Montigiani.
agli aspetti fondamentali della tecnica classica, differenziandosi da questa per la tipologia dei
passi, per lo sviluppo dei movimenti ritmati,
ma armonici, che ne rendono lo studio
appassionante e divertente: tutto è più
velocizzato e, come dice il nome, moderno.
L'Hip Hop è uno dei balli più praticati
dai giovani, forse perché è nato per strada
in modo del tutto naturale. Si balla con basi
di musica rap, è dinamico e divertente
adatto a tutti coloro che amano il ritmo.
La danza del ventre è uno dei balli più
antichi del mondo ed è praticata dalle
donne perché esprime interamente la
femminilità, la vitalità e la sensualità.
I balli da sala e caraibici sono praticati in
coppia.
Lo yoga è un'altra attività che aiuta a
ritrovare il proprio benessere attraverso lo
sviluppo del vigore, della flessibilità
Un momento di puro spettacolo durante una esibizione di danza moderna.
sviluppando la capacità di rilassarsi, di
Quando è nata “Energia” e quali sono i suoi
concentrarsi attraverso la meditazione. Questa disciobiettivi?
plina permette al sistema muscolare, nervoso e
“Energia proposte di benessere è nata nel 1998 e da
immunitario di rafforzarsi e riequilibrarsi. Attraverso il
sempre ha l'obiettivo di promuovere il benessere
lavoro sul corpo e sul respiro, lo yoga porta
psicofisico della persona in tutto il suo insieme,
gradualmente l'individuo a sentirsi in pace con se stesso
stimolando proprio la vitalità e l'energia, per questo
e con gli altri.
abbiamo deciso questo appellativo per la
palestra.
Energia partecipa anche a eventi esterni o
Grazie a tantissime proposte di attività adatte ad ogni
fiere?
esigenza: dallo yoga alla ginnastica dolce, dall'aerobica
“Sì, molto spesso, partecipiamo ad eventi esterni e in
alla danza.
particolare con i corsi di danza, abbiamo preso parte
Quali corsi offre Energia?
per tre anni a 'Danza in fiera', la più grande
“Nel 2008 è diventata un'associazione sportiva e
manifestazione italiana rivolta alla danza che si svolge
crescendo ha voluto dare sempre più spazio ad attività
a Firenze. E' stata un'esperienza molto divertente e
innovative come walking, spinning, kick boxing, zumba,
gratificante alla quale quest'anno parteciperemo con il
e molto altro. L'attività principale resta comunque la
gruppo di danza moderna delle ragazze dalla 1° alla 3°
danza, con i corsi di classico, moderno, hip hop, balli da
media. Queste occasioni sono molto importanti per
sala, caraibici e danze orientali.
dare la possibilità alle ragazze di fare nuove esperienze,
Potresti spiegarci in modo più preciso come si
contribuendo a rafforzare il rapporto tra loro”.
Grazie a quest'intervista possiamo capire che fare
svolgono questi corsi?
attività fisica, o comunque praticare degli esercizi
“Lo spinning è un'attività aerobica di gruppo che si
quotidianamente, non deve essere considerato soltanto
svolge su una bicicletta fissa. L'istruttore, mentre detta i
un hobby o un divertimento, ma un importante
ritmi di pedalata, cerca di portare idealmente l'allievo in
supporto anche per il benessere del corpo e della
un viaggio immaginario nel quale la concentrazione e il
mente.
coinvolgimento permettono alla mente di alleviare la
fatica in modo da aumentare le proprie capacità fisiche.
A cura di Asia Rutilensi
Il walking è un perfezionamento del movimento
naturale della camminata. Il nostro benessere psico-
la palestra energia
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REGGELLO E DINTORNI
stato abbandonato circa un mese fa presso Pisa. Stinchi
è stato trovato da una turista che però non era
assolutamente in grado di tenerlo, per il momento vive
riflessione sul rispetto per i nostri amici
Il primo pensiero che mi viene in mente se penso
in campagna presso un cacciatore con altri dieci cani e
agli animali è riferito al fatto che spesso si dice siano i
tre cavalli, ma la persona che lo ha salvato sogna per lui
migliori amici dell'uomo. La maggior parte delle persoun'adozione migliore.
ne afferma di essere d'accordo con quest'affermazione,
La protezione degli animali selvatici è salvaguardata
ma purtroppo alcuni eventi della quotidianità ci dimosda associazioni come il WWF, che è la più grande
trano che queste sono solo belle parole che non si traorganizzazione
mondiale
che
si
occupa
di
ducono in realtà.
quest'argomento. L'acronimo significa “World Wildlife
Agli animali, in generale, per essere felici basta una
Fund”, cioè “Fondo mondiale per la vita selvatica”. Il
ciotola con il cibo e tanto amore. Essi sono capaci di
WWF fu fondato l'11 settembre 1961 in Svizzera ed ha
ascoltarci tutte le volte che ne abbiamo bisogno, di
come simbolo un panda gigante bianco e nero, su
tenerci compagnia anche quando abbiamo paura e ci
sfondo bianco. L'associazione ha uffici in quasi novanta
fanno ridere anche quando siamo tristi con le loro
Paesi e la sua sede principale si trova in Svizzera. La
espressioni dolcissime. Tutto questo è dovuto al fatto
missione del WWF è quella di contrastare la
che anche gli animali hanno dei sentimenti, gioiscono
devastazione dell'ambiente naturale nel pianeta e di
o soffrono proprio come gli uomini.
contribuire alla costruzione di un futuro in cui l'uomo
Dall'inizio della civilizzazione gli animali non sono
vivrà in armonia con la natura. Gli obiettivi del WWF
mai stati considerati degni di rispetto. Filosofi che si
sono: conservare la biodiversità del pianeta, assicurare
sono occupati in maniera specifica di questo problema
l'uso di risorse naturali rinnovabili, promuovere misure
sono stati Jeremy Bentham, con la sua opera
per la riduzione dell'inquinamento e degli sprechi di
“Introduction to the principles of morals and
risorse.
legislation”, Charles Darwin con “L'origine delle specie”
e Peter Singer con “Animal Liberation”. Quest'ultimo
può essere considerato il padre del movimento per i
diritti animali ed inventore dell'espressione “liberazione
animale”. Il movimento che si richiama a Singer si
oppone all'utilizzo degli animali come cibo e come
cavie per gli esperimenti.
Dice infatti Singer: “Se un essere soffre, non ci può
essere una giustificazione morale per rifiutare di
prendere in considerazione questa sofferenza. Non
importa quale sia la natura di questo essere, il principio
d'uguaglianza richiede che la sua sofferenza sia
valutata alla pari di sofferenze simili”
Un grande passo in avanti per il riconoscimento dei
tali diritti venne fatto dalla L.I.D.A. (Lega Italiana dei
Diritti degli Animali), che nacque nel 1977. Nel 1978 a
Bruxelles e poi a Parigi questa, con altre associazioni,
presentò e proclamò la “Dichiarazione Universale dei
Diritti degli Animali”. L'emanazione reca la data 15
ottobre 1978.
L'abbandono degli animali è un atto crudele e
degradante che non rispetta uno degli articoli della
Dichiarazione. Nonostante tutte le campagne contro
Un'immagine del'orsetta Hope quando era ancora un cucciolo.
l'abbandono degli animali in estate, il fenomeno non è
Ci preme ricordare quanto e stato fatto nel nostro
stato purtroppo annientato.
Paese per salvaguardare la vita dei nostri amici animali,
Ecco due esperienze diverse tra loro, che ci fanno
ma vorremmo anche richiamare l'attenzione dei lettori
capire che non sempre i diritti degli animali vengono
su alcune realtà ancora esistenti che non rispettano
rispettati e che basta poco perché un animale con un
l'esistenza di queste piccole creature.
collare, possa essere ucciso e considerato, a tutti gli
Ci interessa molto stimolare una riflessione riguardo
effetti, un oggetto di uso comune. Questo è accaduto a
la situazione terribile del canile di Montichiari in
Hope, un' orsetta, che era addirittura diventata una star
provincia di Brescia dove vengono allevati i Beagles che
del web, perché la sua nascita era stata filmata e
però sono destinati alla vivisezione e agli esperimenti in
trasmessa in diretta su Internet. Hope aveva un
decine di laboratori europei e statunitensi: il canile di
radiocollare usato per seguire e monitorare i suoi
Green Hill. Per porre fine a questa ingiustizia sono state
movimenti. In Minnesota la caccia è permessa come
organizzate una serie di manifestazioni per far chiudere
forma di controllo della popolazione degli orsi,
la struttura, l'ultima proprio in questi giorni. I
un'eccezione viene fatta per gli esemplari dotati di
manifestanti hanno definito Green Hill come un
collare. Sfortunatamente Hope lo aveva perso, quindi
“lager”, riferendosi alle pessime condizioni di vita in cui
un cacciatore le ha sparato, mettendo così fine alla sua
vengono cresciute quelle che, a tutti gli effetti, sono
esistenza.
cavie da laboratorio. Nell'ultimo periodo sono stati
Un'esperienza più positiva è invece quella di Stinchi,
accesi i riflettori dei media su Green Hill grazie ai servizi
un dolcissimo segugio maremmano di due anni che è
di Edoardo Stoppa per Striscia la notizia che sono stati
CACCIA ALLA NOTIZIA
i diritti degli animali
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ANNO 2, NUMERO 1
REGGELLO E DINTORNI
mandati in onda dai telegiornali delle più importanti
b)l'abbandono di un animale è un atto crudele e
reti nazionali. Ma il canile, a tutt'oggi, non è stato
degradante.
ancora chiuso e così continua la battaglia delle
Articolo 7
associazioni animaliste che, speriamo, possa terminare
Ogni animale che lavora ha diritto a ragionevoli limitaquanto prima a favore di quei poveri cagnolini che
zioni di durata e intensità di lavoro, ad un'alimentaziohanno il diritto di vivere una vita dignitosa, di
ne adeguata e al riposo.
conoscere l'ambiente naturale fuori del canile e, di
Articolo 8
trovarsi famiglie che possano adottarli.
a)La sperimentazione animale che implica una sofferenA cura di Rebecca Tozzi
za fisica o psichica è incompatibile con i diritti dell'animale sia che si tratti di una sperimentazione medica,
scientifica, commerciale, sia di ogni altra forma di sperimentazione;
il testo completo della dichiarazione.
b)le tecniche sostitutive devono essere utilizzate e sviPREMESSA
luppate.
Considerato che ogni animale ha dei diritti;
Articolo 9
considerato che il disconoscimento e il disprezzo di
Nel caso in cui l'animale sia allevato per l'alimentazione
questi diritti hanno portato e continuano a portare
deve essere nutrito, alloggiato, trasportato e ucciso
l'uomo a commettere crimini contro la natura e contro
senza che per lui ne risulti ansietà e dolore.
gli animali;
Articolo 10
considerato che il riconoscimento da parte della specie
a)Nessun animale deve essere usato per il divertimento
umana del diritto all'esistenza delle altre specie animali
dell'uomo;
costituisce il fondamento della coesistenza delle specie
b)le esibizioni di animali e gli spettacoli che utilizzano
nel mondo;
degli animali sono incompatibili con la dignità
considerato che genocidi sono perpetrati dall'uomo e
dell'animale.
altri ancora se ne minacciano;
Articolo 11
considerato che il rispetto degli animali da parte degli
Ogni atto che comporti l'uccisione di un animale senza
uomini è legato al rispetto degli uomini tra loro;
necessità è un biocidio, cioè un delitto contro la vita.
considerato che l'educazione deve insegnare sin dalArticolo 12
l'infanzia a osservare, comprendere, rispettare e amare
a)Ogni atto che comporti l'uccisione di un gran numero
gli animali.
di animali selvaggi è un genocidio, cioè un delitto conSI PROCLAMA:
tro la specie;
Articolo 1
b)l'inquinamento e la distruzione dell'ambiente naturaTutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanle portano al genocidio.
no gli stessi diritti all'esistenza.
Articolo 13
Articolo 2
a)L'animale morto deve essere trattato con rispetto;
a)Ogni animale ha diritto al rispetto;
b)le scene di violenza di cui gli animali sono vittime deb)l'uomo, in quanto specie animale, non può attribuirsi
vono essere proibite al cinema e alla televisione a meno
il diritto di sterminare gli altri animali o di sfruttarli
che non abbiano come fine di mostrare un attentato ai
violando questo diritto. Egli ha il dovere di mettere le
diritti dell'animale.
sue conoscenze al servizio degli animali;
Articolo 14
c)ogni animale ha diritto alla considerazione, alle cure e
a)Le associazioni di protezione e di salvaguardia degli
alla protezione dell'uomo.
animali devono essere rappresentate a livello governaArticolo 3
tivo;
a)Nessun animale dovrà essere sottoposto a maltratb)i diritti dell'animale devono essere difesi dalla legge
tamenti e ad atti crudeli;
come i diritti dell'uomo.
b)se la soppressione di un animale è necessaria, deve
essere istantanea, senza dolore, né angoscia.
Articolo 4
a)Ogni animale che appartiene a una specie selvaggia
ha il diritto di vivere libero nel suo ambiente naturale
terrestre, aereo o acquatico e ha il diritto di riprodursi;
b)ogni privazione di libertà, anche se a fini educativi, è
contraria a questo diritto.
Articolo 5
a)Ogni animale appartenente ad una specie che vive
abitualmente nell'ambiente dell'uomo ha diritto di
vivere e di crescere secondo il ritmo e nelle condizioni
di vita e di libertà che sono proprie della sua specie;
b)ogni modifica di questo ritmo e di queste condizioni
imposta dall'uomo a fini mercantili è contraria a questo
diritto.
Articolo 6
a)Ogni animale che l'uomo ha scelto per compagno ha
diritto ad una durata della vita conforme alla sua
naturale longevità;
I DIRITTI DEGLI ANIMALI
CACCIA ALLA NOTIZIA
MONDO SCUOLA
PAGINA 27
le t e o r i e e vo lu t i v e da li n n e o a da rw i n
u n a rg o m e n t o a f f ro n tat o e d a p p ro f o n d i t o n e l l e o r e d i s c i e n z e
contatti che manteneva con allevatori e giardinieri; si
All'inizio di quest'anno la nostra classe ha affrontato
rese conto che l'uomo era riuscito ad ottenere nuove
come argomento di Scienze le varie teorie evolutive sosrazze di animali e piante operando una selezione
tenute da grandi studiosi come: Linneo, Lamark, Cuvier
artificiale, scegliendo e incrociando gli individui con
e Darwin. Furono diverse e tutte si svilupparono nel
caratteristiche migliori.
corso dei secoli XVIII e XIX; la prima fu quella enunciata
Nel 1859 Darwin scrisse un libro intitolato “Sulda Carlo Linneo, naturalista svedese.
l'ordine della specie attraverso la selezione naturale”.
Questa teoria era basata sulla fissità della specie per
Ipotizzò che in natura ci fosse una lotta per la sopravcui le caratteristiche dei diversi esseri viventi erano prativivenza tra i diversi individui: quelli nati con caratcamente rimaste immutate nel tempo senza subire
teristiche meno adatte all'ambiente morivano mentre
alcun cambiamento. Tali affermazioni, seppur tanto apquelli nati con caratteristiche più adatte all'ambiente
prezzate dalla Chiesa dell'epoca ed in linea con quanto
sopravvivevano e tramandavano i loro caratteri alle
scritto nella Bibbia, vennero messe in discussione all'inigenerazioni successive trasformando così la specie.
zio del XIX secolo con il ritrovamento di fossili della stesDarwin consolidò la sua teoria prendendo come
sa specie, ritrovati in più parti del pianeta, con caratesempio la selezione naturale della farfalla Biston betuteristiche però differenti gli uni dagli altri.
laria, molto diffusa in Inghilterra fino al 1845; lo studioFu proprio a partire da questi nuovi studi di Paleonso aveva notato che, nei decenni precedenti ai suoi
tologia che iniziarono a nascere nuove idee e teorie
studi, si era sviluppata la specie di farfalla le cui ali
sull'evoluzione delle varie specie dei viventi e molto
possedevano chiazze bianche che ben permettevano la
lavoro venne portato avanti rispetto anche ai mutamimetizzazione sui tronchi degli alberi ricoperti da
menti subiti dall'uomo stesso.
licheni.
Molte domande rimasero però ancora senza
Con il passare del tempo ed il successivo sviluppo
risposta e per cercare di trovarne una che spiegasse la
delle fabbriche, i licheni cominciarono a sparire e i
comparsa di nuove specie, più tardi vennero resi noti gli
tronchi degli alberi a colorarsi di nero; ciò cominciò a
studi compiuti dal paleontologo francese George
favorire uno sviluppo della specie di farfalla con le ali
Cuvier. Secondo tale studioso nel corso degli anni
nere e senza chiazze bianche, un tempo meno
numerose catastrofi avevano causato l'estinzione di
sviluppata.
alcune specie e solo successivamente altri esseri viventi
ne avevano preso il posto. Un esempio
noto è quello dei dinosauri che, una volta
scomparsi, avevano lasciato posto ai primi
mammiferi. Pur essendo una teoria
affascinante, questa comunque lasciava
irrisolto un dubbio: a partire da chi o cosa si
erano formati i nuovi esseri? Neanche la
Bibbia era capace di dare una risposta
convincente a questa domanda.
Più tardi il francese Jean Baptiste
Lamarck, anch'egli naturalista, provò a
fornire un chiarimento: secondo lui il
cambiamento subìto da ogni specie, era
dovuto all'adattamento rispetto all'ambiente che gli esseri viventi avevano prodotto in
modo consapevole, ogni essere vivente
avrebbe, secondo quanto detto da Lamarck, la capacità di scegliere da solo cosa
cambiare di sé stesso ed anche in quale
momento e non solo, ma avrebbe avuto
anche la possibilità di tramandare alla La teoria evolutiva di Darwin riprodotta dai ragazzi della IIID
propria prole i caratteri acquisiti.
Oggi sappiamo che questo può succedere anche sui
Ciò che appare importante in questa teoria è il
batteri. Gli antibiotici che noi usiamo, quando ci ammariconoscimento della funzione dell'ambiente che influliamo, uccidono i batteri ma, con il passare del tempo,
isce comunque sui cambiamenti degli organismi.
alcuni di essi non fanno più effetto. Erroneamente ci
Questa teoria, nota come “Teoria del catastrofismo”,
siamo convinti che essi si siano abituati all'antibiotico
venne smentita dagli studi di Charles Darwin che ne
usato, ma non è così; in realtà molti di questi batteri
elaborò una nuova, del tutto rivoluzionaria, dopo aver
muoiono, ma alcuni, con caratteristiche differenti,
compiuto un viaggio su di un brigantino al quale era
sopravvivono e quando si riproducono trasmettono alle
stato dato il nome di “Beagle”; con questo circumgenerazioni successive le loro caratteristiche, fino a
navigò l'America del Sud e, dopo aver risalito l'Oceano
formare gruppi di batteri resistenti e quindi molto più
Pacifico Meridionale, stazionò per un periodo nelaggressivi.
l'arcipelago delle Galapagos.
Oltre che dalle osservazioni fatte durante il suo
A cura degli alunni della classe IIID
viaggio, egli fu rafforzato nelle sue idee, anche dai
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ANNO 2, NUMERO 1
MONDO SCUOLA
tre anni rappresenta gli alunni della sua classe, l'attuale
IIIA.
Sara è anche una redattrice del giornalino della scuola,
i l n u ovo con si g li o d e i r ag a z z i
nonché l'ideatrice e realizzatrice del logo di Caccia alla
Anche quest'anno si sono svolte le elezioni per il
Notizia.
rinnovo dei rappresentanti del Consiglio dei Ragazzi
Al nostro presidente facciamo i nostri più sinceri complinelle classi quarte della Scuola Primaria del nostro
menti e auguriamo un buon lavoro per quest'anno scoIstituto e fra gli alunni, nuovi arrivati nelle classi prime,
lastico.
alla scuola Secondaria di primo grado.
Nella tabella troverete i nuovi componenti del consiglio.
È stato necessario costituire una nuova Giunta ed è
A cura della redazione
stata eletta come presidente Sara Salvietti, che da ormai
sara presidente!!!!!
c i ao s i c
Anche noi vogliamo inviarti il nostro saluto con
semplicità, ricordando la tua spontaneità e simpatia,
valori che riuscivi a trasmettere attraverso la tua grande
passione per lo sport.
I ragazzi di Caccia alla Notizia
CACCIA ALLA NOTIZIA
MONDO SCUOLA
l e l i n g u e m i n o r i ta r i e i n i ta l i a .
Il linguaggio è un sistema di comunicazione tra
individui per mezzo del quale si trasmettono informazioni, usando un sistema di simboli combinati in accordo alle regole della grammatica. Attualmente ci sono
circa 7.000 lingue esistenti nel mondo, tuttavia solo
l'80% delle persone che vivono nel mondo parlano
attraverso le 83 lingue più diffuse e si stima l'esistenza
di 3.500 lingue considerate “rare”.
Dalle statistiche emerge che il più giovane a parlare
una lingua rara nelle varie nazioni ha comunque più di
sessanta anni.
Le lingue rare per lo più spariscono perché non
sono in grado di competere con le altre. In Australia
numerosi conflitti tra tribù aborigene e coloni bianchi
ha causato una situazione precaria per molte lingue.
Soprattutto nei Paesi europei la salvaguardia delle
lingue regionali o minoritarie è, da molto tempo, una
delle iniziative che promuove il Consiglio d’Europa e
trova il suo fondamento nell’articolo 14 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo del 1950.
La legge n. 482/1999 per la tutela delle minoranze
linguistiche e storiche in Italia ha offerto la grossa
opportunità di sostenere e valorizzare la conoscenza di
queste realtà. All’indomani della Prima Guerra Mondiale l’annessione allo Stato italiano del Tirolo meridionale,
comprendente un’area germanofona e quella della
Venezia Giulia, che racchiude nel suo territorio popolazioni di lingua slovena e croata, determinò varie difficoltà, sia perché queste annessioni si posero in contraddizione con il principio di nazionalità fin allora adottato.
Solo con la Costituzione del 1948 la Repubblica Italiana si è impegnata a tutelare le minoranze linguistiche
come riportato nell'articolo n.6.
Vediamo nel dettaglio quali sono le minoranze
linguistiche riconosciute e tutelate dalla legge in Italia:
Gli ARBËRESH sono popoli di origine albanese.
Dopo la conquista di Costantinopoli del 1453, i Turchi si
spinsero verso nord, nelle terre già sottomesse dall’Impero romano e successivamente dalla Repubblica Veneziana. La conquista di queste terre spinse le popolazioni
dei Balcani a cercare rifugio in Italia tra la metà del XV e
la metà del XVIII secolo.
Queste comunità si stanziarono lungo la penisola
nella parte meridionale e centrale. Attualmente gli
Arbëresh sono presenti in 7 Regioni: Abruzzo, Molise,
Campania, Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia.
I Catalani sono presenti ad Alghero, città fondata
nel XII secolo, forse dalla famiglia genovese dei Doria o
da essi fortificata per limitare le frequenti incursioni di
Saraceni e Pisani. Qui sono presenti gli eredi degli
immigrati catalani insediatisi dopo che Pietro IV
d’Aragona mise in fuga gli abitanti del luogo, favorendo una massiccia migrazione di persone provenienti
dalla Catalogna.
I Croati sono emigrati nel XVI secolo, a causa
dall’invasione dei Turchi e di popolazioni provenienti
dai Balcani. Oggi circa tremila persone vivono nei
comuni del Molise e parlano ancora l’antica lingua
madre. In virtù del trattato fra Italia e Croazia, reso
esecutivo il 1998, è riconosciuta loro una tutela
internazionale.
Gli Ellenofoni: in Calabria ed in Puglia esistono delle comunità greche sull’origine delle quali ci sono studi
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non concordi: da un lato c’è chi ritiene che gli insediamenti siano avvenuti in epoca classica, risalenti al
periodo della Magna Grecia, altri sostengono che il
carattere greco di queste zone risalga al successivo
periodo bizantino.
Francofoni, Franco-Provenzali ed Occitani: nella Valle d’Aosta e in diverse vallate piemontesi in provincia di Torino, tutte contigue al territorio vallesano in
Svizzera e savoiardo in Francia, vivono i franco-provenzali che parlano una lingua detta Patois. Si tratta di una
minoranza autoctona la cui parlata si è andata consolidando a partire dal VI secolo. Il Latino fu la lingua
considerata dotta fino al XV secolo, ma poi prese campo una letteratura valdostana in lingua francese. Due
comuni pugliesi in provincia di Foggia, Faeto e Celle
San Vito, la cui popolazione discende da una migrazione del XIII o XIV secolo, parlano ancora oggi il Patois.
Gli Occitani sono presenti in numerose valli del
Piemonte, tra Torino e Cuneo, nella provincia di Imperia
ed in quella di Cosenza.
Persone con abiti tipici Occitani. Fonte www.comune.celledisanvito.fg.it
I Friulani abitano tutt'ora nella zona dove risiedevano i Carni, popolazione del gruppo celtico. Nel corso
dei secoli questo gruppo ha saputo conservare la sua
identità latina per lingua ed etnia, malgrado le invasioni
dei popoli germanici e slavi. Appartiene alle lingue
neolatine, ed ha mantenuto durante i secoli un’originalità che la rende molto diversa dall’italiano.
I Carinziani rappresentano una comunità che
risale alla colonizzazione bavarese dell’arco alpino nei
secoli X-XIII e costituiscono gruppi linguistici di antico
insediamento, all'interno dei quali si parlano alcuni
idiomi derivanti dal tedesco. Attualmente questa
variante linguistica è parlata in Friuli-Venezia Giulia, in
provincia di Udine e al confine con l’Austria e la
Slovenia nella Val Canal e in provincia di Belluno.
I Cimbri sono originari dell’Europa del nord. Agli
insediamenti originari di contadini del X secolo si
sovrappose, dopo il XV secolo, una migrazione
costituita da minatori di origine bavarese, invitati dai
proprietari di terre incolte che erano quasi del tutto
abbandonate a causa di guerre ed epidemie.
Attualmente sono presenti in Trentino, nei paesi di
Folgaria, Lavarone e Luserna, nei cosiddetti “sette
Comuni” dell’altopiano di Asiago e in tredici Comuni
della Lessinia in provincia di Verona.
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ANNO 2, NUMERO 1
MONDO SCUOLA
del mondo".
I Mocheni costituiscono una piccola comunità
L'occitano è una lingua molto antica, ed è quella
tedesca insediatasi nella valle del torrente Fèrsina in
citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia
Trentino-Alto Adige. Questa zona è detta valle dei
quando parla dell'amor cortese e della poesia di
Mòcheni, per la lingua particolare dei suoi abitanti. I
Arnaud Daniel, cantore nominato nel XXVI canto del
tedeschi che abitano in Trentino-Alto Adige/Sud Tirol,
Purgatorio. Una curiosità ha colpito la nostra attendove risiede il gruppo linguistico maggioritario nella
zione: abbiamo appreso durante la nostra ricerca che
provincia di Bolzano e minoritario in quella di Trento,
anche la campionessa di Sci, Stefania Belmondo, è
godono di proprie competenze legislative, amministraoccitana ed è colei che ha acceso la fiamma olimpica in
tive e finanziarie grazie a uno Statuto, frutto di specifici
occasione delle olimpiadi invernali di Torino 2006.
accordi fra Austria ed Italia.
La lingua d'oc, termine letterario riservato a questa
varietà linguistica, affonda le radici nel territorio
dell'odierna Francia del Sud all'epoca del dissolvimento
dell'Impero Romano ed è stata espressione di una
società libera e indipendente che ha conosciuto forme
molto moderne di feudalismo, ha tollerato religioni
diverse e ha raggiunto l'apice nel Medioevo con la
diffusione della lirica dei trovatori, i quali hanno
influenzato la nascente letteratura italiana del Dolce Stil
Novo. Il risveglio della lingua d'oc avviene nel 1800,
grazie a un movimento letterario fondato da Federic
Mistral, scrittore che nel 1904 ha ricevuto il Nobel per la
letteratura assegnato, per la prima volta, a un autore
che componeva in una lingua nazionale non ufficiale.
I cimbri invece sono gente di montagna, in passato
vivevano di allevamento, pastorizia e taglio dei boschi
in baite isolate, lontane dal turismo di massa. Il cimbro è
Due persone con abiti tipici cimbri. Fonte www2.regione.veneto.it
una lingua antichissima che affonda le sue radici nel
tedesco, parlato in Germania tra il 750 e il 1100 d.C.
I Walser erano pastori e contadini alemanni che
Con il tempo questa lingua ha accolto molte parole
nell’VIII secolo risalirono l’Oberland bernese per
italiane per la necessità di nominare oggetti prima
stabilirsi nell’alta Valle del Rodano (il Vallese, da cui
inesistenti. Nel XII secolo alcune popolazioni del nord
deriva il nome Walser) giunsero poi nel XII secolo in
varcarono il confine delle Alpi e si stabilirono in una
Italia, attraverso i valichi di Gries e del Sempione. La
zona tra Luserna in Trentino, i tredici comuni della
minoranza è presente in alcuni comuni della Valle
Lessinia nel Veronese, e i comuni dell'Altopiano di
d’Aosta ed in Piemonte, nelle province di Verbania e
Asiago. Lì vivono ancora oggi gli ultimi loro discenVercelli. Con una legge costituzionale del 1993 alla
denti, che difendono con orgoglio un'antichissima
minoranza walser è stata riconosciuta una particolare
cultura. Si definiscono Goti longobardizzati, sono
tutela, comprendente anche l’insegnamento nella
persone sem-plici che vivono a contatto con la natura,
lingua materna.
lavorano la terra, sono amanti delle montagne e dei
I Ladini vivono a cavallo delle frontiere regionali,
boschi. I loro avi si chiamavano fra di loro “tzimbar”,
nazionali ed internazionali che attraversano le Alpi.
termine che indica la vita dei boschi. Espressioni come
Possiamo classificarli in gruppi differenti: i Ladini delle
“Tzimbar-earde” e “Tzimbar-laute” hanno il significato
Dolomiti, che formano il gruppo centrale nelle Alpi, i
rispettiva-mente di “Terra cimbra” e “Genti cimbre”. Fare
Ladini svizzeri (o romanci), i Grigioni ed i Ladini friulani.
il taglialegna in passato era il mestiere più diffuso e
In Italia i vivono nelle regioni del Trentino-Alto Adige e
redditizio per questo popolo. Gli abitanti della zona di
del Veneto, nelle province di Trento, Bolzano e Belluno.
Asiago lamentano purtroppo il loro isolamento, pur
Ognuna di queste comunità ha un diverso grado di
vivendo a pochi chilometri dal centro principale. Fra i
tutela a seconda delle province in cui si trovano.
turisti che visitano Asiago, nessuno sembra abbia mai
I Sardi parlano una lingua di origine neolatina. Un
sentito parlare dei cimbri. Per salvaguardare il loro
sentimento di autonomia ha suscitato un vivace
patrimonio linguistico alcune comunità, soprattutto in
movimento di opinione che ha voluto riconoscere alle
Lessinia, organizzano lezioni di cimbro anche per i
parlate sarde lo status di lingua minoritaria da tutelare.
bambini a cui è affidata la sopravvivenza delle antiche
Nell’aprile del 2006 la Giunta regionale ha pubblicatradizioni. È importante ricordare che fra gli abitanti di
to «la Limba Sarda Comuna» (la lingua sarda comune),
questa zona, ci furono molte persone che sono state
un primo tentativo di creare una lingua ufficiale da
costrette ad emigrare nei periodi del primo e del
utilizzare nell’amministrazione pubblica.
secondo dopoguerra,, abbandonando una lingua
Gli Sloveni hanno radicato la loro lingua in 36
considerata imparentata troppo con il tedesco,
comuni del Friuli-Venezia Giulia. La comunità linguistica
percepito allora come la lingua del nemico.
slovena del Friuli-Venezia Giulia può fare specifico affiFortunatamente oggi le diversità culturali e linguistidamento, per la salvaguardia della propria identità, alla
che rappresentano una ricchezza che deve essere
realtà culturale e scientifica della Repubblica di
preservata e promossa per contrastare il rischio di
Slovenia.
perdere la propria identità.
Vorremmo raccontare in particolare alcune curiosità
relative agli Occitani e ai Cimbri, riportando alcune
A cura di Denisa Cintita
notizie trovate sulla rivista "Geo, una nuova immagine
CACCIA ALLA NOTIZIA
MONDO SCUOLA
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storia e meriti dell'accademia della crusca
un'istituzione del nostro paese che ha rischiato ed ancora rischia di sparire.
mestieri. La maggior parte delle parole selezionate
L'Accademia della Crusca è dal 1583 la “protettrice”
interessò testi, degli autori fiorentini del 1300, ma non
della nostra lingua.
mancarono aperture verso autori successivi tra i quali
Questa associazione culturale creata da cinque
Lorenzo de’ Medici, Berni, Machiavelli e Salviati stesso e
letterati fiorentini: Giovanni Battista Deti, Anton Franautori non fiorentini come Bembo e Ariosto.
cesco Grazzini, Bernardo Conigioni, Bernardo Zachini e
La seconda edizione del 1623 era una ristampa,
Bastiano Di Rossi, a loro dopo poco si unì l'ideatore di
tranne per il fatto che comprendeva nuovi autori.
un programma culturale della lingua, Leonardo Salviati.
La terza edizione presentò delle novità tra cui un
Con il determinante contributo di quest'ultimo, finalaumento del numero dei termini scientifici; quest'opera
mente, a partire dal 1583, l'Accademia prende nuova
del 1691 fu per la prima volta stampata a Firenze (doforma, indirizzandosi coerentemente al fine che gli
po le prime due edizioni che videro la luce a Venezia)
Accademici si proponevano: mostrare e conservare la
fu dedicata a Cosimo III de’ Medici, fu, sotto diversi
bellezza del volgare fiorentino, modellato sugli autori
punti di vista, accresciuta quantitativamente; c'erano
del Trecento.
infatti tre volumi in più, ma fu anche rinnovata qualitaL'Accademia assunse così il ruolo normativo che da
tivamente. Per la prima volta, fecero la loro timida appaquel momento in poi avrebbe portato avanti. Anche il
rizione tra le voci del Vocabolario gli astratti verbali, i
significato del termine mutò: gli Accademici della
diminutivi, i superlativi e gli accrescitivi.
Crusca lavorarono per distinguere la parte buona e
pura della lingua (la farina) dalla parte cattiva ed
impura (appunto, la crusca).
Il simbolo di questo gruppo di linguisti era ed è il
frullone che serviva per separare la farina dalla crusca,
che, una volta terminata la separazione, si presenta
sotto forma di scagliette. Dalle loro animate riunioni,
chiamate scherzosamente "cruscate", nacque il nome di
"Accademia della Crusca”. La prima adunanza in cui si
cominciò a parlare di leggi e statuti dell’Accademia
avvenne il 25 gennaio 1583, ma la cerimonia inaugurale si svolse due anni dopo, il 25 marzo del 1585.
Come motto utilizzavano il verso di Petrarca “il più
bel fior ne coglie”.
Si stabilì anche che tutti gli oggetti e la mobilia
dell’Accademia dovessero avere nomi attinenti la raccolta e la lavorazione del grano, compresi gli stemmi
personali degli accademici, in cui era dipinta un’immagine simbolica, spesso riferita agli attrezzi per infornare
il pane, accompagnata dal nome dell'accademico e dal
motto scelto.
L'Accademia ha sede oggi nella villa Medicea di
Firenze in via di Castello 46.
Fin dall'inizio l'istituzione ha accolto numerosi
studiosi italiani e stranieri, non solo grammatici, filologi,
scrittori e poeti come Monti, Leopardi, Manzoni e
Carducci, ma anche scienziati come Galilei, Redi,
Torricelli ed importanti storici, filosofi, giuristi e statisti.
L'opera principale dell'Accademia è il famoso “VocaL'interno della biblioteca Riccardiana
bolario”, pubblicato per la prima volta nel 1612, poi
La quarta edizione apparve a Firenze in sei volumi
ampliato e dato più volte alle stampe fino al 1923.
(1729-1738).
L'edizione del 1612 pubblicata a Venezia suscitò
L'Accademia della Crusca portò avanti la sua attività
interesse ma anche disapprovazione: a molti non
con alti e bassi fino al 1783, quando Pietro Leopoldo la
piacque il fatto che l'opera fosse scritta in fiorentino,
sciolse insieme ad altre Accademie e la riunì nell'
lingua usata dai più importanti autori e poeti del“Accademia Fiorentina Seconda”. Nel 1808 venne poi
l'epoca, sfruttando un modo di esprimersi che si
fondata una terza Accademia Fiorentina.
riteneva conoscessero in pochi, rendendo di fatto i
Il 3 marzo 1809 il trono di Toscana venne assegnato
vocabolari una importante fonte solo per coloro che
a Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone Bonaparte, la
volessero migliorare la conoscenza della propria lingua.
quale però non aveva la facoltà di modificare o
L'obiettivo principale di questo ente era, già in queemettere nuove leggi che erano di competenza
gli anni, la possibilità di diffondere una lingua comune
esclusiva del fratello. Tutte le leggi, i proclami, le lettere,
dai ceti più alti a quelli medio bassi, salvaguardando
i manifesti, gli editti erano scritti in lingua francese;
l'italiano anche se non poteva essere considerato ancotuttavia Napoleone il 9 aprile 1809 concesse ai
ra lingua nazionale.
Fiorentini di poter parlare la propria lingua con
La prima uscita del vocabolario escludeva i termini
l'emanazione di un decreto emesso dal Palazzo delle
moderni della scienza, della tecnologia, delle arti e dei
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ANNO 2, NUMERO 1
MONDO SCUOLA
fascicoli.
Tuileries. In tale decreto si affermava che «La lingua
Nel 1843 fu pubblicata la prima dispensa e tra il
italiana potrà essere impiegata in Toscana a concor1844 e il 1851 apparvero solo altri quattro fascicoli. La
renza colla lingua francese, nei tribunali, negli atti
compilazione della lettera A fu completata soltanto nel
passati davanti notari e nelle scritture private.» ed
1854 e, causa la lentezza dei lavori, si stabilì di formare
inoltre, per far sfoggio della benevolenza francese, si
un Glossario in cui dovevano confluire tutte le “parole e
aggiungeva: «Noi abbiamo fondato e fondiamo col
locuzioni antiquate, straniere, corrotte e incerte della
presente decreto un premio annuale di 500 napoleoni,
nostra lingua” e fu deciso di inserire l’etimologia al
i di cui fondi saranno fatti dalla nostra lista civile e che
posto delle voci latine o greche.
verrà dato secondo il rapporto che ci sarà fatto, agli
Il primo volume uscì nel 1863 con dedica a Vittorio
autori le cui opere contribuiranno con maggiore
Emanuele II e i successivi, con cadenza non sempre
efficacia a mantenere la lingua italiana in tutta la sua
regolare, furono pubblicati fino al 1923, anno in cui fu
purezza.». Successivamente il 9 gennaio 1811, fu
stabilita l’interruzione dell’opera alla lettera O (l’ultima
ripristinata la Crusca con la sua autonomia, i suoi statuti
voce registrata è ozono). Il nuovo progetto del Vocae le sue antiche finalità, proprio per ordine dell'imbolario, elaborato e avviato dall'Accademia negli anni
peratore francese.
1955-1985, ha finalità esclusivamente di documentazione storica ed è una delle maggiori imprese
lessicografiche europee. Viene ora realizzato dall'Opera
del Vocabolario Italiano, Istituto del CNR affiancato
all'Accademia e dal 1992 affidato alla direzione di Pietro
G. Beltrami.
L'istituzione della Crusca in epoca più recente ha
iniziato a pubblicare riviste non solo letterarie ma anche
scientifiche.
Il 14 Agosto 2011 è stato avanzato dal governo
italiano un provvedimento che prevedeva la cancellazione degli “enti inutili” ovvero quelli con meno di
settanta dipendenti. Tra quelli rientrava anche l'Accademia della Crusca.
A difesa del lavoro degli accademici si è schierata
Nicoletta Maraschio, l'attuale presidente dell'ente, in
carica dal 2008. La Professoressa in una intervista per il
telegiornale ha sostenuto con forza la sua posizione
dicendo: “E' un paradosso! Noi abbiamo solo sei dipendenti, tre in biblioteca e tre in segreteria, solo perché
non ci possiamo permettere di assumere altro personale. Ci sono circa sessanta accademici, illustri studiosi
di tutto il mondo che, come me, lavorano per l'Accademia senza percepire alcun compenso. Tutto ciò risulta
ancora meno giustificabile se si fa il confronto con
l'ente che in Germania svolge il nostro stesso lavoro,
l'Istituto per la Lingua Tedesca che conta circa ottanta
dipendenti”.
La copertina del quinto volume della seconda edizione del Vocabolario.
Fortunatamente dopo pochi giorni è stato assicurato che l'Accademia non rientrava tra gli “enti inutili”.
Una scossa notevole all’impostazione dei criteri da
Questa non è stata la prima volta che la Crusca ha
seguire per la nuova edizione, la quinta, fu data dalla
rischiato la chiusura, per motivi soprattutto economici.
Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al
Diversi negli ultimi anni sono stati gli appelli rivolti
Vocabolario della Crusca di Vincenzo Monti il cui primo
anche ai privati per ricevere aiuti per il mantenimento
volume uscì nel 1817: le dure critiche dell'autore che
di questa storica istituzione. Speriamo che grazie al
notava la mancanza di voci relative ad arti e scienze, la
buon senso, si possa conservare un patrimonio cultupresenza di molte parole errate, arcaiche, troppo
rale del nostro Paese, perché pensare di considerare
esclusivamente fiorentine, indussero gli accademici a
“ente inutile” l'Accademia della Crusca, sarebbe come
riconsiderare con maggiore attenzione la tavola degli
considerare “inutile” la storia della nostra lingua che è
autori citati.
parte integrante della nostra identità nazionale.
Nel 1833 le commissioni che lavorano al
Vocabolario furono quattro: una per i termini latini e
A cura di Rachele Barberi
greci da apporre in corrispondenza alle voci italiane,
una le parole di scientifiche, una per l’esame e la
correzione delle “teoriche grammaticali”, e una per la
revisione delle parole scelte, per le aggiunte e le
correzioni. Il metodo di lavoro adottato si dimostrò però
estremamente lento, tanto che fra il 1838 e il 1839
intervenne direttamente il Granduca Leopoldo per
tentare di sveltire le operazioni: si fissarono due sedute
settimanali e si decise di pubblicare il Vocabolario a
CACCIA ALLA NOTIZIA
MONDO SCUOLA
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il gemellaggio, un'amicizia tra paesi diversi
In questo articolo vorremmo spiegare cosa si intende per gemellaggio fra città o paesi, il più delle volte
lontani fra loro.
"Un gemellaggio è l'unione di due comunità che
agiscono, partendo da una prospettiva europea, con
l'obiettivo di affrontare i problemi e di instaurare legami
sempre più stretti di amicizia". Questa è la definizione di
Jean Bareth, il fondatore del "Consiglio dei Comuni e
delle Regioni d'Europa". Questo legame è importante
per sostenersi a vicenda, economicamente e socialmente. Questa unione può, tra l'altro, consentire ai
giovani di entrare in contatto con altri paesi europei ed
extra europei e di fare viaggi interessanti e economicamente accessibili, poichè, come nel caso delle gite di
istruzione scolastiche, parte delle spese da sostenere
sono coperte dal Comune di residenza degli studenti,
gemellato appunto con altre realtà europee. Grazie a
questo legame di amicizia soprattutto noi giovani
possiamo acquistare consapevolmente, tramite anche
un esperienza diretta sul luogo, la coscienza di essere
oggi cittadini europei e del mondo.
Una cartolina rappresentante la stazione di Billy­Montigny nel 1925
L'idea di gemellaggio è nata subito dopo il 1945,
con il sostegno appassionato di sindaci e cittadini che
hanno promesso solennemente che l'Europa non sarebbe stata mai più dilaniata dalla guerra. In quel periodo fu creato un documento di base al quale tutti si
dovevano ispirare per fare giuramenti di gemellaggio.
Nonostante i media ci abbiano catapultato nel mondo della globalizzazione, accorciando le distanze e permettendo a tutti di visitare anche virtualmente un paese diverso, il gemellaggio continua ad essere il miglior
modo per gli europei si incontrarsi faccia a faccia e
comunicare.
Vorremmo raccontare l'esperienza del gemellaggio
vissuata a Reggello. Il nostro paese è infatti legato con
Billy-Montigny, un paese della Francia, con Rossdorf
situata in Germania e Vösendorf che si trova a pochi
chilometri da Vienna. Abbiamo ripercorso con l'aiuto
del Prof. Lancisi gli itinerari proposti per le gite di
istruzione delle classi terze negli ultimi anni scolastici. La
prima visita ad un paese gemellato fu organizzata nel
Maggio del 2002 e vi parteciparono tre classi e la
destinazione prescelta fu Rossdorf. La città è molto
popolata e si trova nel Darnstadt, si è unita a Reggello
nel maggio del 2000.
Giulia Giunti ci ha raccontato la sua esperienza, un
po' più recente, nella cittadina tedesca che è stata la
meta anche del viaggio delle terze nell'anno 2009.
"Arrivati in Germania, siamo stati accolti con un
buffet a base di cibo fritto: pollo, patatine e crocchette.
La sera ci siamo recati all' ostello della gioventù dove
abbiamo pernottato. Ricordo che quando siamo arrivati
ci hanno informato che una stanza era inagibile, quindi
è stato necessario riorganizzare la disposizione degli
alunni nelle camere. Il giorno seguente ci siamo
svegliati presto per andare alla scuola locale, abbiamo
ascoltato il concerto eseguito dagli alunni tedeschi, che
hanno anche cercato di comunicare in italiano con noi,
ricordo l'espressione di uno di loro:- come balli bene
bella bimba! Noi ci siamo esibiti con gli strumenti
musicali della Sarà Banda e abbiamo riscosso molto
molto successo, infatti i ragazzi tedeschi ci hanno
addirittura chiesto il bis. Anche il gruppo degli sbandieratori della nostra scuola ha avuto il suo momento di
gloria. La sera a cena abbiamo mangiato i Würstell bolliti, affettati, pane nero o integrale".
È importante ricordare che le visite di istruzione
proposte hanno una valenza sociale, perchè è sicuramente importante conoscere e farsi conoscere attraverso le tradizioni, ma non è stato assolutamente trascurato l'aspetto storico–culturale; in ogni città sono stati
visitati, con l'aiuto di guide del territorio, i luoghi più
significativi, soprattutto se ritenuti utili per l'approfondimento delle conoscenze storiche del '900. Tra le tante
tappe della gita a Rossdorf i ragazzi hanno potuto fare
una sosta a Monaco di Baviera e visitare anche il campo
di sterminio di Dacau.
Billy Montigny si tova a Pas De Calais, il gemellaggio
con Reggello risale al 1998. La cittadina francese è stata
visitata dagli alunni negli anni 2005 e 2011. Gli alunni
in entrambe le occasioni hanno partecipato a delle
manifestazioni musicali esibendosi con i brani di repertorio. È stata organizzata la visita al museo delle miniere
di Billy e in Normandia al museo dello sbarco e alle trincee. A Strasburgo il gruppo è potuto entrare all'interno
della sede del Parlamento europeo ed ascoltare i
contenuti di una seduta con l'ausilio delle cuffie con
traduttore.
Tappe della gita sono state nelle due diverse
occasioni, le città di Brouges, Amiens, Boulogne sul
Mere, Reims e Grenoble.
Vösendorf, è la più piccola cittadina che si è legata
a Reggello nel 2004. Si trova nella regione del Land
Niederoesterreich.
La chiesa protestante di Rossdorf.
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ANNO 2, NUMERO 1
MONDO SCUOLA
istituito
un
vero
e
proprio
gemellaggio,
ma sono intratL'Ostello della gioventù che ha ospitato i ragazzi
tenuti
comunque
rapporti
d'amicizia
con
le istituzioni
degli anni precedenti è situato nel quartiere di Anton
locali.
Benya. La kultursaal ha invece accolto gli alunni per i
Puoi dirci qualcosa sulle abitudini del luogo?
pranzi e le cene che si sono consumati in loco. Da
"Naturalmente si tratta di un paese molto diverso dal
Vösendorf, come da Rossdorf, è stata poi raggiunta la
nostro;
nei pochi giorni a disposizione non è stato
città di Vienna, dove la comitiva ha potuto visitare i
possibile
conoscere molto delle loro abitudini. Le
luoghi abitati dai reali austriaci, come il castello di
persone erano molto semplici e sicuramente lì non c'è il
Schonbruun, residenza estiva degli Asburgo.
benessere che possiamo avere nostre città.
Anche il cibo era diverso, soprattutto a base
di patate, zuppe e carne in umido. La Polonia
è una nazione che sta cercando di inserirsi
nel panorama europeo ma ancora è un po'
arretrata".
Condividi l'idea di gemellaggio? Cosa
pensi che significhi?
"Il gemellaggio è un ottima occasione per
conoscere e farsi conoscere dalle altre
popolazioni. Spesso oltre alle barriere fisiche,
ai confini geografici e politici, vi sono altri
ostacoli come i pregiudizi, proprio perchè
non conosciamo coloro che abitano a pochi
cilometri da noi. Grazie ai gemellaggi è
possibile scambiarsi informazioni e stabilire
relazioni che durano nel tempo avicinando
comunità che hanno usi e costumi del tutto
diversi".
Penso che soprattutto queste ultime
riflessioni possano far capire quanto sia
importante vivere questo tipo di esperienza.
Una meravigliosa vista del castello di Schonbruun.
Mi
ha
colpito
molto sentire i racconti degli ex alunni
Bernardo Baldini nell'anno scolastico 2006-2007 ha
della
nostra
scuola,
ho potuto avvertire l'entusiasmo
partecipato allla gita a Vösendorf e ci ha riferito la sua
con
il
quale
rammentano
la loro gita di fine anno
eperienza definendola molto positiva: "È stato molto
considerando
quei
giorni
unici
e irripetibili.
interessante osservare le abitudini di Voesendorf. Gli
austriaci fanno colazioni abbondanti, il piatto tipico è il
wienner schnitzell, una specie di cotoletta viennese.
Inoltre hanno scuole molto attrezzate, ho capito subito
che sul posto hanno investito molto sull'istruzione dei
giovani. In ogni scuola c'erano molti laboratori e una
grande quantità di materiale per una didattica più
coinvolgente. È davvero interessante entrare in contatto con persone così differenti da noi".
A prosito di entrare in contatto! Sei riuscito a
fare amicizia con persone del luogo?
"Io personalmente no, ma alcuni dei miei compagni
si sono scambiati delle e-mails con dei ragazzi conosciuti in gita e credo che tutt' ora comunichino fra loro".
Tu parli di email, ma in realtà io so che siete
riusciti a trovare un altro modo per interagire,
vero?
"Hai ragione! Nonostante non riuscissimo a comunicare a parole perchè non conoscevamo la lingua
siamo comunque riusciti a farlo con la musica; l'ultima
sera, prima del rientro a casa, la nostra banda e quella
dei ragazzi austriaci si sono esibite alternandosi sul
palco del centro congressi del paese, tutto ciò ha
permesso di creare in qualche modo un legame".
Nel 2008 e nel 2010, la città di Vienna ha
rappresentato una tappa importante dei viaggi d'istruzione che hanno poi proseguito verso la Polonia e la
Repubblica Ceca. Nel 2008 Mattia Faustino ha partecipato con la sua classe alla gita programmata per la fine
dell'anno scolastico e ricorda volentieri l'esperienza a
Trzebinia, in Polonia, città con la quale Reggello non ha
La chiesa di San Martino a Billy Montigny.
A cura di Pietro Baldini
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MONDO SCUOLA
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parliamo di orientamento per le superiori
interviste ai nostri ex compagni che ci raccontano la loro esperienza. per aiutarci
spiegazioni, nel caso in cui non siate riusciti a capire un
I nostri lettori si ricorderanno che già lo scorso anno
argomento, perché gli insegnanti richiedono sicuranei due numeri pubblicati di “Caccia alla notizia”
mente un'autonomia maggiore nello studio”.
avevamo affrontato l'argomento dell'orientamento per
le scuole superiori e avevamo intitolato uno dei due
Quali sono le materie più difficili da affronarticoli “Scuola Superiore, una scelta difficile, spiegando,
tare?
in maniera, speriamo sufficientemente chiara, quali
Jasmine: “La Fisica!!! E' una materia nuova e anche
fossero le novità della nuova riforma promossa
se il Professore è molto bravo, rimane comunque una
dall'allora Ministro della Pubblica Istruzione. Quest'anno
disciplina complicatissima”.
siamo proprio noi, componenti della redazione a dover
Umberto: “Italiano forse, ma perché non mi piace
riflettere e prendere quest'importante decisione, un
molto e perché sono un po' pigro”.
dramma per chi non sa ancora cosa fare, e un pensiero
Frequenti corsi di approfondimento in orario
vagante per chi è già sicuro dell'indirizzo che intende
extra scolastico?
seguire.
Umberto: “No, almeno per ora”.
Così quest'anno abbiamo pensato di invitare alcuni
Jasmine: “Un corso di Inglese per la certificazione
dei nostri ex compagni dello scorso anno che sono
europea. Noi lo facciamo già dal primo anno”.
oggi nuovi studenti del primo anno delle Scuole
Hai già in mente un' ipotetica professione da
Superiori.
svolgere in futuro?
A partecipare a questo “quarto grado” sono stati
Umberto: “Vorrei fare il criminologo, o comunque
Jasmine Mahajne che frequenta il Liceo Scientifico
una professione che si occupa di Psicologia”.
Castelnuovo a Firenze e Umberto Tucci che studia al
Jasmine: “Ho sempre pensato di poter diventare un
Liceo della Scienze Umane a San. Giovanni Valdarno.
medico, ma negli ultimi anni ho scoperto di avere una
Quale attitudine ti ha orientato nella scelta
grande passione per l'architettura. Ancora però è un
della futura scuola?
po' presto, ci sarà tempo per decidere e forse cambiare
Jasmine: “Una predisposizione verso le materie
idea”.
scientifiche”.
Ringraziamo moltissimo Jasmine e Umberto perché
Umberto: “Mi interessavano le materie che questo
hanno messo a nostra disposizione il loro tempo
indirizzo propone e conoscevo l'ambiente perché mia
prezioso, cercando di eliminare alcuni dei dubbi che
sorella frequenta la stessa scuola.
ancora sono per noi fonte di incertezza. Le loro risposte
Eri indecisa/o lo scorso anno in questo perioe comunque la serenità che ci hanno tramesso, ci
do?
hanno dato sollievo, facendoci sentire più pronti a
Umberto: “Sì, ero indeciso per il fatto che nessuno
compiere il grande passo.
fra i miei amici aveva intenzione di venire con me, ma
Ricordiamo che la nostra scuola ha organizzato due
più che indeciso ero spaventato di essere solo ad
incontri pomeridiani per la presentazione dei diversi
intraprendere questa nuova esperienza”.
istituti superiori: uno venerdì 18 novembre invitando i
Jasmin: “Un po' si era indecisa. Non sapevo ancora
Licei di Firenze e del Valdarno, l'altro venerdì 2
se avrei frequentato il Liceo Scientifico o il Classico
dicembre, riservato alla presentazione degli Istituti
perché riuscivo bene anche nelle materie letterarie”.
Tecnici.
Cosa è stato determinante per la scelta logiPer l'anno scolastico in corso sono stati nominati
stica della scuola?
docenti per la funzione strumentale riguardante
Umberto: “Come ho detto prima anche il fatto che
l'orientamento la Prof.ssa Marisa Cavalcaselle, la Prof.ssa
mia sorella frequentasse questa scuola, poi il sistema di
Annamaria Fabbrini e il Prof. Antonio Ignaccolo. I
trasporto è abbastanza comodo”.
docenti potranno essere a disposizione di studenti e
Jasmine: “Ho scelto Firenze perché volevo
genitori per eventuali chiarimenti durante l'orario di
confrontarmi con la città, uscire dal Valdarno e provare
ricevimento indicato.
ad essere più autonoma in un ambiente meno
Si ricorda inoltre la grande manifestazione di Firenze
familiare, ma sicuramente affascinante”.
“Le scuole si presentano” che si svolgerà nei giorni 13 e
il 14 gennaio 2012 dalle ore 10.00 alle 19.00 presso il
Siete molto impegnati nel pomeriggio?
teatro Obihall (ex Sashall) via F. De Andrè.
Umberto: “Dipende dai giorni. Io entro alle 8 e 10 e
esco alle13:10 oppure alle 14:30”.
A cura di Rachele Barberi e Pietro Baldini
Jasmine: “Si sono molto impegnata”.
Hai avuto difficoltà di ambientamento nella
nuova scuola?
Umberto: “Mi sono trovato bene subito, gli
insegnanti sono piuttosto accoglienti”.
Jasmine: “In classe con me c'è un'altra ragazza che
ha frequentato la Guerri e questo mi ha aiutato molto
nel periodo iniziale. A mio avviso i professori hanno un
rapporto più distaccato con gli studenti, non prendono
in considerazione i problemi che una persona può
avere. Un altro aspetto che ho notato è che i docenti si
affidano molto al libro di testo per trasmettere i
contenuti delle diverse discipline, non aspettatevi molte
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UN ATTIMO DI LEGGEREZZA
ANNO 2, NUMERO 1
la moda femminile da coco' chanel a lady gaga
u n p e r c o r s o a t t r av e r s o s t i l i , a b i t i e d a c c e s s o r i i n e p o c h e d i f f e r e n t i
tingermi gli occhi o scrivere lettere. Scolpisco il modello,
Il termine moda deriva dal latino “modum” e si può
più che disegnarlo. Prendo la stoffa e taglio. Poi l'
tradurre con le parole “foggia” oppure maniera.
appiccico con gli spilli su un manichino e, se va,
La moda è un fenomeno sociale caratterizzato dal
gusto e dallo stile delle persone, in particolare è una
tendenza che riguarda il campo dell'abbigliamento. Se
facciamo caso a come è cambiato il modo di vestire nel
tempo possiamo notare quanto l'abbigliamento femminile si sia avvicinato a quello maschile nella ricerca di
comodità e sobrietà per la donna da quando quest'ultima ha iniziato a lavorare. Il grande cambiamento si
evidenzia soprattutto alla fine del XIX secolo e all'inizio
del XX. Proprio in questo periodo nacque il movimento
futurista. Tra i manifesti usciti in tale lasso di tempo si
distinse il “manifesto della moda femminile”, che offriva
capi d' abbigliamento meno costosi fatti con materiali
poveri come carta, stagnola e caucciù. Si puntava così
ad eliminare tutti i vestiti scomodi dando
un'identità definita a coloro che indossavano questi capi .
A proposito di abiti comodi è
importante ricordare quale fu il primo
utilizzo del Jeans, un tessuto molto
usato, nato nel 1500 a Genova
adoperato dai marinai per coprire le
merci. Veniva fabbricato a Nimes, in
Francia.
Essendo
un
materiale
resistente, a San Francisco, Levi Straus
inventò dei pantaloni comodi da
lavoro per i cercatori d' oro. Nel
dopoguerra, i jeans diventano un
vero e proprio capo d' abbigliamento
grazie al cinema americano: negli
anni ’30, i cowboys e i film che li
Lady Gaga durante un concerto con uno dei costumi per cui è famosa.
vedevano protagonisti divennero
qualcuno la cuce. Se non va la scucio e poi la ritaglio. Se
molto popolari negli Stati Uniti, gli
non va ancora la butto via e ricomincio da capo.. In
attori indossavano i jeans e questo
tutta sincerità non so nemmeno cucire.”
dava loro un’immagine virile. Fino
Negli anni '20 Chanel lanciò “per sbaglio” la moda
ad allora il jeans era rimasto
del capello corto, che si diffuse presto tra le giovani
esclusivamente un indumento da
ragazze. Ciò fu semplicemente una fatalità, poiché
lavoro, utilizzato anche dall’esercito
Gabrielle, bruciandosi i capelli su un fornello, tagliò
statunitense, per poi diventare, nel
anche il resto.
dopoguerra, un indumento da tempo
Al termine della prima guerra mondiale, attraverso
libero. Dopo la guerra Il jeans diventò
la moda Chanel rappresenta il nuovo modello femmil'indumento della ribellione giovanile,
nile e afferma che la donna moderna è una donna che
simbolo della voglia dei giovani di
lavora e non poteva più essere schiava dell'abbigliaprendere le distanze dalla monotonia e
mento poco comodo della “belle epoque” . Per i suoi
dall'ipocrisia del mondo adulto. Alla fine
abiti usava inoltre materiali meno costosi e più adatti
degli anni '70 le grandi firme se ne
alle diverse attività per questo venne rinominata regina
impadronirono e il jeans diventa così un
del genre pouvre, una «“povertà di lusso” molto
capo elegante anche in ambito femmoderna e snob». A partire dal 1913 fino al 1930,
minile.
Chanel accorciò l' orlo delle gonne sotto il ginocchio ed
Vera maestra di stile del secolo scorso
abbassò il punto vita, promosse l' utilizzo del jersey e lo
è stata Coco Chanel, pseuonimo di
stile alla marinara, infine introdusse l' utilizzo del
Gabrielle Bonheur Chanel, una celebre
pantalone femminile. Coco era solita prendere come
stilista francese capace con la sua opera
punto di riferimento i vestiti maschili e dava loro un
di rivoluzionare il concetto di femmitaglio più femminile, così ineventò il tailleur. Questo
nilità.
introduce nell'abbigliamento femminile una somiglianLei affermava sempre di non essere
za con i vestiti maschili riguardo alla severità e alla
una sarta, ma una creatrice di moda:
semplicità del taglio. Il termine, untilizzato per definire il
“Per prima cosa io non disegno”
nuovo indumento significa “abito fatto da un sarto”,
ripeteva. “Non ho mai disegnato un
quindi esige una confezione maschile: ciò indicava
vestito. Adopero la mia matita solo per
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CACCIA ALLA NOTIZIA
UN ATTIMO DI LEGGEREZZA
anche una progressiva autonomia della donna, che
una catenella di metallo, intrecciata al cuoio.
iniziava ad avere un ruolo più importante nella società.
Se pensiamo alla moda di oggi si può facilmente vedere come si tenda ad esagerare i minimi dettagli e si
può dire che è una moda che si avvicina sempre di più
al mondo dei giovani. A noi ragazzi piace dar vita a
uno stile tutto nostro, nel quale possiamo riconoscerci,
senza farci condizionare dal modo di pensare degli
adulti. Con il passare del tempo, sempre di più, i capi e
gli accessori che piacciono ai giovani, possono rappresentare per una persona appartenente alla passate
generazioni “un pugno in un occhio”. Per noi invece, i
colori vivaci, le sciarpe, le minigonne e i pantaloni a vita
bassa, hanno un certo significato che ci contraddistingue. Oggi i giovani possono vestirsi più o meno a
modo loro, mentre fino a qualche decennio fa i ragazzi
dovevano sottostare al “rigido” giudizio degli adulti.
Amata, odiata, criticata, imitata e additata dalla
stampa, Lady Gaga è considerata una vera e propria
icona della moda giovanile. Il suo vero
Una famosa pubblicità di Chanel.
nome è Joanne Stefani Germanotta e i
Agli inizi del '900 scompiaiono i bustini e vengono
paparazzi non si perdono un suo
creati vestiti che risaltano il corpo femminile,
outfit. Alla domanda “Come definiresti
prendendo spunto dai corai greci, vestiti che
il tuo stile?” fatta da una celebre rivista,
evidenziavano le curve delle perfette figure greche.
la cantante ha risposto: “In termini
Tutto questo contribuì all'eplosione del movimento
astratti posso dire che è molto New York,
femminista, anche se Chanel non si è mai considerata
grafico e avant-garde, il mio look è arte”.
una sua sostenitrice. Questa sua “passione” per la
Ha inoltre affermato di non indossemplicità la portò a non approvare il recupero dei
sare gli abiti solo perchè sono belli.
vecchi canoni e le stravaganti proposte di Christian
Di certo, il suo stile aggressivo e
Dior, di lui infatti dirà che “addobba delle poltrone,
fuori dagli schemi, non è da
non veste delle donne”. Per Chanel “l' eleganza è
imitare, ma queste innovazioni
ridurre il tutto alla più chic, costosa, raffinata povertà”.
possono diventare molto imporFu un vestito da ballo realizzato con una tenda di
tanti nel futuro campo della
taffetà a segnare il suo ritorno nel campo della moda
moda. Recentemente, la cantandopo il secondo conflitto mondiale, durante il quale
te ha offerto una versione persoaveva vissuto una serie di vicende personali che non
nalizzata del suo singolo “Bad
avevano a che fare con la fama che si era
Romance”, trasformandolo in “Bill
guadagnata negli anni. Nel 1953, Marie-Hélène de
Romance” per augurare il suo buon
Rotschild si apprestava a partecipare al ballo
compleanno all'ex presidente americapiù importante dell' anno con un vestito che
no Bill Clinton. “Ho sempre desiderato
Chanel definì un “orrore”. Così si improvavere un momento alla Marilyn Monvisò sarta e con una tenda, realizzò un
roe e speravo che non ci fossero di
nuovo vestito per la dama. Il giorno dopo, la
mezzo pillole e una collana di perle”
fanciulla riferì a Coco quanto scalpore avesse
ha scherzato Lady Gaga alludendo
suscitato il suo vestito. Nel 1954, ormai settanall'attrice che nel 1962 cantò “Haptunenne, Chanel si ripresentò al pubblico con una
py Birthday Mr. President” a John
nuova collezione composta da trenta modelli che
Fitzgerald Kennedy.
sfilarono davanti agli occhi di una folla di compra“Ho temuto di avere un infarto
tori, fotografi e giornalisti. La prima reazione dei
proprio mentre sto festeggiando i
critici francesi fu negativa, a causa del ricorrere dei
miei 65 anni”, ha poi detto Bill
vecchi temi. Ben presto però i consensi iniziarono
Clinton in un discorso improvvisaad arrivare dall'America e Chanel tornò sulla
to a metà spettacolo. Lady Gaga
breccia. La proposta di Chanel in quegli anni fu il
ha dichiarato che la moda ha
tailleur in tweed, con una gonna che riacquista
avuto una grande influenza
un poco di lunghezza sotto il ginocchio, la
nella sua carriera, e ha citato
giacca corta e i bottoni dorati. Nel 1955 la
come sua ispiratrice Donatella
stilista diede vita ad un altro intramontabile
Versace. Secondo la cantanaccessorio firmato Chanel: la borsetta.
te, la sua passione per la
L'innovativo design si ispira, come sempre
moda l'ha ereditata dalla
al guardaroba maschile: per dare volume
madre, precisando: “Quanalla sua pochette, furono prese come
do scrivo musica, penso
esempio le giacche che gli stallieri
anche ai vestiti che inindossavano agli ippodromi. La borsa
dosserò sul palco. Tutto
matelassé - ovvero trapuntata - presensi abbina alla perfezione,
tava l'aggiunta di una tracolla, che consisteva in
moda e musica, musica e moda”.
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ANNO 2, NUMERO 1
UN ATTIMO DI LEGGEREZZA
La
rivista
statunitense
“Entertainment
Monroe, Grace Kelly e Katharine Hepburn. Ci riuscirà?
Weekly” ha descritto il lavoro di Lady Gaga nella
A cura di Natalia Gonnelli
moda “il miglior lavoro del decennio”. Le
Dalla foto si può apprezzare come Cocò Chanel abbia creato lo stile moderno.
stravaganti esibizioni della cantante sono state
definite “altamente innovative”, ne sono un
esempio il vestito con cui si è presentata agli
MTV Video Awards 2010, fatto interamente di
carne bovina che è stato aspramente criticato
dalle associazioni animaliste e quello fatto di
bolle posizionate in modo strategico. Nel
2009 è stata citata per i suoi costumi in due
categorie ai premi NME Awards, della
rivista musicale NME. Il 29 giugno 2011 la
rivista “Rolling Stone” l'ha nominata come
“Queen of Pop”, tra le altre 15 candidate.
È notizia risalente a
pochi mesi fa che la
cantante abbia intenzione di creare una collezione che sia una rivisitazione dello stile classico di
alcune grandi donne del
'900
come
Marilyn
I disegni che
decorano questo
articolo sono opera
della nostra Natalia
Gonnelli
Ringraziamenti
Per questo numero il lavoro di correzione ed il
montaggio dei materiali hanno richiesto più tempo del
previsto. Purtroppo non siamo riusciti ad uscire in
stampa prima delle vacanze natalizie. Anche se con un
po’ di ritardo, auguriamo ai nostri lettori un felice e
sereno 2012 e con l’occasione vorremmo ringraziare le
persone che ci hanno aiutato e fornito i materiali per gli
articoli:
la Prof.ssa Fiorella Pelli per alcune notizie sul viaggio
del Milite Ignoto;
la Prof.ssa Annalisa Dini per aver contribuito alla
stesura delle riflessioni riguardanti l’episodio del Natale
1914 e le spiegazioni sulla funzione dell’olio nei riti
cristiani;
l’alunna Zineb Rital per aver fornito la traduzione dal
Corano dell’episodio relativo alla pianta di olivo;
gli alunni della IC per i testi e i disegni che fanno da
corredo all’articolo sulla storia dell’olio;
la Prof.ssa Fernanda Tognaccini e il Signor Paolo
Fariini per le testimonianze dirette sulla tragedia delle
Lastre;
il Signor Gradito Ghezzi per le notizie sulle attività di
impagliatore e cestaio
il Signor Pier Luigi Righi per la disponibilità dimostrata in occasione della visita a Gaville, i suoi racconti e
le sue spiegazioni hanno contribuito ad arricchire le
nostre conoscenze sulla civiltà contadina;
il Signor Giovanni Nuti per le foto degli interni del
Castello di Sammezzano;
il Prof. Massimo Cardelli per le notizie relative alla
Scuola di Musica Giovanni da Cascia;
le collaboratrici del Progetto Zoom, per i materiali ai
quali abbiamo attinto per la produzione dell’articolo;
la Signora Barbara Montigiani per l’intervista
rilasciata a proposito delle attività della palestra
“Energia”;
la Prof.ssa Vittoria Mauro e i ragazzi della IIID per la
collaborazione dimostrata con l’articolo sull’evoluzione
della specie;
la Prof.ssa Patrizia Peri per il materiale sulle lingue
minoritarie in Italia;
i nostri ex compagni Jasmin e Umberto per
l’intervista rilasciata per l’articolo sull’orientamento;
il Prof. Silvio Lancisi e gli ex alunni Giulia Giunti,
Bernardo Baldini e Mattia Faustino per i racconti sulle
esperienze del gemellaggio;
l’alunna Natalia Gonnelli per aver messo a
disposizione del giornalino le sue bellissime creazioni.
Le foto sono state in larga parte prese dal sito
commons.wikimedia.org.
Non ci resta che augurarvi buona lettura!
I ragazzi della redazione di Caccia alla Notizia
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