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Panzane interessate / meglio inquinati che disoccupati? impazzire si
n.179 settembre 2012 distribuzione gratuita
il mensile del vivere naturale
© Monika Bulaj
Panz ane inter essa te / megl io inqu inati che diso ccup ati?
impazzire si puo` (ma anche no) / L'odissea del tav da lione a torino
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3 Konrad settembre 2012
Questo numero di Konrad è dedicato a Rimsha Masih, la bambina (11 anni)
cristiana di Islamabad (Pakistan), affetta dalla sindrome di down, che rischia la
condanna a morte per “blasfemia”, ma anche il linciaggio, per aver bruciato alcune
pagine di un libro in cui erano riportati versi del Corano.
Ennesimo esempio dell’ondata di intolleranza e fanatismo religioso che, alimentata da gruppi integralisti per lo più finanziati dall’Arabia Saudita o dall’Iran, sta dilagando in molti Paesi musulmani, mettendo a repentaglio la vita delle minoranze
(religiose, sessuali, etniche, ecc.) e i diritti umani elementari.
https://www.facebook.com/konradnews
konrad 179 - settembre 2012
SOMMARIO
4 Panzane interessate
5 Meglio inquinati che disoccupati?
6 La chimera della gestione dei sedimenti
in laguna di Grado-Marano
7 Doline scomparse
8 Impazzire si può (ma anche no)
8 50 mm
9 L'odissea del TAV da Lione a Torino
10 Siamo tutti intelligenti: La torre di Hanoi
11 Libri: Ferita all'ala un'allodola
12 50 sfumature di grigio
12 Fallimenti olimpici
13 Il T.F.A. e il sogno di diventare
insegnanti in Italia
14 Piaceri e misteri della dendrotipografia
15 Schiavitù aggiornata
16 Alimentazione: Le raccomandazioni per la salute
17 Il filo di paglia: Il campo aperto di Damjan
18 Conclusa la campagna di Goletta Verde 2012
19 Arte: Nur/Luce. Appunti afgani
20 Cinema: L'invasione del cinema francese
21 Teatri di confine:
Benigni legge Dante: l'Inferno d'estate
22
23
Incontri siberiani
Canili convenzionati: non solo per morire
24 Colonna vertebrale
27 Gli appuntamenti di settembre
Questo giornale è stato realizzato da un gruppo di esseri umani non infallibili, che cercano
di scoprire cosa è successo nel mondo, spesso interrogando altre persone che a volte sono
riluttanti a parlare, a volte oppongono un deciso ostruzionismo e in altre occasioni parlano
troppo. I costi di KONRAD sono interamente ricoperti dagli annunci e dalle inserzioni esplicitamente pubblicitarie. Ma la sua uscita sarebbe impossibile se tutta la redazione, direttore
compreso, non collaborasse gratuitamente.
Konrad
Mensile di informazione
di Naturalcubo s.n.c.
Redatto dall’Associazione Konrad
via Corti 2a - 34123 Trieste
Fax 1782090961
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www.konradnews.it
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del 5/9/80 Aut. fil. di Trieste
Direttore editoriale:
Roberto Valerio
Direttore responsabile:
Dario Predonzan
Pubblicità:
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cell. 340 4000934
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Hanno collaborato:
Beatrice Achille, Maria Grazia Beinat, Nadia
e Giacomo Bo, Marino Calcinari, Giulia
Canziani, Michele Colucci, Stefano Crisafulli,
Giorgio Dendi, Giorgia Facis, Sergio Franco,
Carlo Franzosini, Francesco Gizdic, Miriam
Kornfeind, Simonetta Lorigliola, Simonetta
Marenzi, Luisella Pacco, Laura Paris, Giuliano
Prandini, Riccardo Ravalli, Riccardo Redivo,
Lino Santoro, Tanja Seganti, Marco Segina,
Marco Segulin, Lucia Sirocco, Gianni Ursini,
Francesca Versienti, Barbara Žetko
Progetto grafico
e impaginazione:
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PANZANE INTERESSATE
4 Konrad settembre 2012
Quanto costa davvero l'elettricità in Italia e perché
Quante volte avrete sentito e letto che l’energia, quella elettrica in
particolare, è molto più cara in Italia rispetto agli altri Paesi europei? E
che anche per questo le nostre aziende faticano rispetto alla concorrenza
straniera?
Confindustria, politici, ecc. fanno a gara nel ripetere il ritornello, sparando anche qualche cifra: così si dice ad esempio – senza mai citare dati
precisi e tanto meno le fonti – che il chilowattora (kwh) costerebbe agli
italiani, ed in particolare alle industrie, “il 30-40 per cento in più”, rispetto
alla media europea.
Basta consultare i dati di Eurostat, per scoprire invece che il costo del
kwh, per le industrie, in Italia nel 2011 ha superato del 22,5 per cento la
media UE, mentre il costo per le famiglie supera la media europea del
9% (e c’è chi paga più degli italiani: spagnoli, austriaci, belgi…).
Tasse ma non solo
Eurostat confronta i prezzi al netto delle imposte, ma se si aggiungono
anche queste, si scopre che in Italia l’incidenza del fisco sul prezzo finale
del kwh alle aziende è pari al 21,1%. In pratica (dati di Confartigianato),
ogni 100 kwh consumati, le aziende italiane pagano 4,65 Euro di tasse,
quelle tedesche 3,51, le francesi 1,42, le spagnole 0,71 e le inglesi 0,47.
C’è però dell’altro. Poco rilievo ha avuto sui media la notizia dell’indagine
avviata in giugno dall’AEEG (Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas),
sulla mancata competizione nel mercato dell’elettricità ed in quello del
gas. Il mercato elettrico italiano e quello del gas sono stati infatti liberalizzati da alcuni anni, ma i prezzi offerti alle famiglie dai vari gestori non
sono diminuiti. L’indagine dell’AEEG ha quindi lo scopo di accertare se
non ci siano accordi di cartello tra i produttori ed i distributori, per evitare
di farsi concorrenza a danno degli utenti finali.
Interessante una considerazione del presidente dell’AEEG, Guido
Bortoni, passata quasi inosservata sui media: per agevolare i consumatori, oltre ad introdurre un corretto regime di concorrenza (campo nel
quale l’industria italiana non si è mai distinta…) tra i produttori, bisogna
incentivare le fonti rinnovabili, non solo il fotovoltaico, ma anche le
rinnovabili termiche e l’efficienza energetica.
Cosa incide davvero sulle bollette
Bortoni smentisce così un altro mantra ripetuto fino alla nausea da
Confindustria, politici (ministro Passera incluso) e giornali asserviti: quello
secondo cui buona parte della colpa degli alti prezzi dell’elettricità in Italia
la vi gn et ta di co lu cc i
sarebbe da attribuire agli incentivi per le fonti rinnovabili, fotovoltaico in
primis, i cui costi sono scaricati sulle bollette di tutti i consumatori.
Giunge a proposito un dossier di Legambiente (“La verità sulle bollette
elettriche”, maggio 2012, scaricabile da: www.legambiente.it), che analizza le variazioni nelle voci di costo riportate nelle bollette dell’elettricità.
Citando dati dell’AEEG, Legambiente rileva che in un decennio la spesa
media delle famiglie italiane per l’energia elettrica è aumentata del 52,5%
(da 338,43 Euro nel 2002 a 515,31 nel 2012). Nelle bollette la voce “energia e approvvigionamento”, cioè quella legata al prezzo dei combustibili
– principalmente il metano, il cui prezzo segue l’andamento di quello del
petrolio – è però cresciuta nello stesso periodo del 177,2% (da 106,06 a
293,96 Euro), aumentando la propria incidenza sul totale dal 36 al 57%.
Un altro 13,4% dell’importo delle bollette è rappresentato dai “servizi di
rete” (tariffe di trasporto, distribuzione e misura dell’elettricità), il 13,3%
dalle imposte, mentre gli “oneri di sistema” pesano per il 16,2% (pari a
83,68 Euro).
È in quest’ultima voce che si trovano anche gli oneri per gli incentivi
alle fonti rinnovabili. In dettaglio, sui 83,68 Euro citati, 67 sono dovuti
agli incentivi per le vere fonti rinnovabili (fotovoltaico, eolico, ecc.), 9,7
a quelli per le fonti cosiddette “assimilate” alle rinnovabili (uno scandalo
italiano: sono considerate “assimilate” - e incentivate - l’incenerimento
dei rifiuti, l’uso degli scarti di raffineria e del gas di cokeria…), 1,92 Euro
alla promozione dell’efficienza energetica, 1,81 alla messa in sicurezza
del nucleare (le vecchie centrali chiuse dopo il referendum del 1987, non
ancora smantellate), più qualche altra voce minore.
Gli incentivi alle rinnovabili pesano quindi per il 13% sul totale della
bolletta.
Una percentuale cresciuta soprattutto negli ultimi anni, che ha reso possibile l’unico risultato positivo nel sistema energetico italiano: l’aumento
dell’elettricità prodotta con fonti rinnovabili, dal 16% del 2006 sulla produzione complessiva al 26% del 2011.
Il che significa, tra l’altro: minore dipendenza dai combustibili fossili (quasi
tutti importati, con aggravio della bilancia commerciale), riduzione delle
emissioni inquinanti e di quelle di “gas serra”, ma anche riduzione/azzeramento delle “punte” estive della richiesta di elettricità. Proprio in estate
– si pensi al fotovoltaico – la produzione da rinnovabili raggiunge infatti i
valori massimi. Da ciò anche la riduzione dei prezzi: secondo Terna per
ogni punto percentuale di elettricità prodotta con le rinnovabili, il prezzo
diminuisce di 2 €/kwh.
Chi rema contro
C’è però chi ci rimette: sono le società che hanno costruito
centrali a gas negli ultimi 10-15 anni (ad es. quella di Torviscosa), per speculare sui prezzi dell’elettricità nei periodi di punta.
Centrali che ora funzionano a regime ridotto e non ripagano
quindi gli investimenti fatti: ovvio che costoro ce l’abbiano con le
rinnovabili…
È chiaro quindi perché tanti continuano a spacciare falsità sui
costi, proponendo come soluzioni la costruzione di elettrodotti
per importare elettricità dall’estero, di rigassificatori e – come
l’ineffabile presidente Tondo – addirittura nuove centrali nucleari
in Slovenia. Tutto, rigorosamente, senza neppure l’ombra di
un Piano Energetico Nazionale. D’altronde in Confindustria i
“grandi” dell’energia – ENEL, SNAM, Edison, ecc. – contano
ovviamente molto più dei piccoli e dei medi, i quali per lo più si
accodano servilmente. Anche questo è un sintomo della crisi –
morale e culturale innanzitutto – di una classe imprenditoriale
che è concausa, più che vittima, della crisi generale dell’Italia.
Dario Predonzan
MEGLIO INQUINATI CHE DISOCCUPATI?
5 Konrad settembre 2012
Ilva e Ferriere: neoliberismo industriale
e ambiguità politica
La storia
Giorgio Nebbia pubblicava nel 1994 la Breve storia della contestazione
ecologica, sulla rivista Quaderni di Storia Ecologica. Una disamina di
come veniva interpretata la protesta di movimenti, associazioni e organizzazioni politiche sorti nella seconda metà degli anni ’70 per rovesciare
il paradigma delle regole del libero mercato e del capitalismo, volte allo
sfruttamento delle risorse ambientali e incuranti dell’inquinamento dei
luoghi di lavoro e di vita. Il messaggio sovversivo nei confronti del sistema
produttivista metteva in crisi la classe dominante che, di fronte alla
prospettiva di nuovi vincoli e regole, reagiva demonizzando l’ambientalismo come nemico dei lavoratori, del popolo e dei poveri e sollecitando la
solidarietà dei lavoratori, perché norme più restrittive avrebbero significato
meno posti di lavoro e minori salari. Richiesta che il sindacalismo si dimostrava pronto a recepire, stigmatizzando come borghese l’ambientalismo.
In seno alla classe operaia nascevano però contestazioni alla linea sindacale da parte di coloro che avevano acquisito coscienza di come essere
costretti in luoghi di lavoro insani e pericolosi corrispondesse a sfruttamento. I casi di contaminazioni devastanti dovute alla presenza di stabilimenti industriali che producevano morti e conseguenze nefaste per i
lavoratori e per gli abitanti dei territori coinvolti - inquinamento delle acque
del Bormida provocato dall’Acna di Cengio, nube tossica di diossine fuoriuscita dopo l’esplosione di un reattore all’Icmesa di Meda che si riversò
su Seveso, inquinamento cronico della laguna a Marghera prodotto da industrie chimiche come EniChem, Agrimont, Montefibre, ma anche i tumori
dei lavoratori contaminati dal cloruro di vinile monomero, effetti disastrosi
su popolazione e lavoratori nel triangolo Augusta-Priolo-Melilli, polveri di
amianto diffuse per anni sui territori dove veniva estratto, dove era prodotto l’eternit e dove l’amianto veniva utilizzato per la coibentazione, come
i cantieri navali (di cui Monfalcone è un drammatico esempio) - erano
una dimostrazione che il conflitto non era fra lavoratori e ambientalismo,
ma fra industrie e salute. Nebbia identifica quattro soggetti: inquinatori,
inquinati consapevoli e inconsapevoli, contestatori ambientalisti, governo
(inteso come gli enti nazionali e locali cui competeva regolare e controllare l’attività industriale e difendere ambiente e salute).
Negli anni ’70 Giulio Maccacaro medico e docente di Statistica medica e
biometria, fonda Medicina democratica, concretizzando il suo impegno
sociale nello studio delle conseguenze dell’inquinamento sulla salute dei
lavoratori e dei cittadini esposti alle sostanze utilizzate nelle industrie, agli
scarti di lavorazione e ai prodotti finali. Nel ’74 la rivista Sapere, pubblicata
dalla casa editrice Dedalo, di cui divenne direttore, divulgò questi temi che la
scienza ufficiale non aveva avuto il coraggio di render noti. Portò soprattutto
alla luce quegli esempi di lotte operaie per la salute che i sindacati ufficiali
avevano compresso e rimosso nel drammatico slogan meglio inquinati che
disoccupati, ovvero meglio morire di cancro che di fame.
L’attualità
Il caso dell’Ilva di Taranto scoppiato per l’intervento della magistratura
contro i disastri ambientali del polo siderurgico, svenduto a Riva nel 1995,
che ha provocato morti e danni permanenti alla salute sia dei lavoratori,
Manifestazione dei “Cittadini liberi e pensanti” a Taranto
sia degli abitanti della
città e in particolare
del quartiere Tamburi
addossato alla struttura industriale, fa
riflettere sul caso della
Un’immagine della Ferriera di Servola vista da Muggia
Ferriera di Servola
a Trieste. Entrambi
stabilimenti che, al di là della differenza dimensionale e occupazionale,
pongono il problema delle norme che dovrebbero contenere l’impatto
delle produzioni industriali sui territori e sui lavoratori, quando manca però
il soggetto chiave di cui parlava Nebbia: le istituzioni cui spetta regolare e
controllare l’attività industriale e difendere ambiente e salute. La direttiva
europea IPPC 61/96/CE (Integrated Pollution and Prevention Control) mira
attraverso l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) a definire in quali
condizioni può operare un’industria senza produrre impatti pesanti sull’ambiente. Oltre a un vergognoso ritardo nel recepimento della direttiva in Italia,
lascia sconcertati la composizione della Commissione AIA: si osserva la
strana carenza di tecnici indipendenti, capaci di verificare le conseguenze
ambientali degli impianti che dovrebbero essere autorizzati. Nonostante le
direttive europee che richiedono l’applicazione, nel ciclo produttivo, delle
Migliori Tecniche Disponibili (BAT), l’Ilva di Taranto così come la Ferriera
di Trieste sono autorizzate a produrre, con prescrizioni che impongono dei
miglioramenti al ciclo produttivo, secondo un cronoprogramma regolarmente
disatteso, così come la partecipazione pubblica alle procedure.
È ovvio che se si vuole produrre senza conflitti bisogna investire in
innovazione e sicurezza. Nel caso della Ferriera di Servola i soldi ci
sono: l’azienda ha ricavato nel 2011, con la vendita dei gas di cokeria e di
altoforno, più di 40 milioni di euro da Elettra Glt (la centrale termoelettrica
ex Lucchini), che a sua volta ha incamerato, beneficiando del CIP6, un
benefit 12 milioni di euro mettendo in rete l’energia elettrica prodotta. Le
lotte dei lavoratori della Ferriera, indirizzate dai sindacati contro chi chiede
la conversione dell’impianto siderurgico anziché contro il datore di lavoro,
che lucra sulla loro salute e su quella degli abitanti di Servola, dovrebbero riposizionarsi verso il vero nemico. Sia a Taranto, sia a Trieste la
Fiom-CGIL comincia a inquadrare il problema uscendo dal populismo del
restante mondo sindacale.
La storia dei conflitti fra industria e salute, a Trieste, è lunga. Organizzarsi per lottare era il titolo di un volantino diffuso nell’ottobre del 1975 a
Servola dal Comitato di Quartiere di San Sabba. Fu duro il confronto con
gli operai, preoccupati per la salvaguardia dei livelli occupazionali, però la
lotta costrinse l’azienda a introdurre un parziale adeguamento ambientale
del processo siderurgico. Dieci anni fa venne proposto il Forum Ferriera,
affossato nel 2004 perché alcuni preferirono rimanere nella morsa della
contrapposizione lavoro/ambiente/salute e continuare a sottostare ai ricatti
occupazionali dell’azienda. Il Forum fu un laboratorio avanzato, un modo
di produrre iniziativa politica tra soggetti altrimenti divisi. Con le stesse
motivazioni è stato costituito il 30 luglio a Taranto il comitato dei Cittadini e
lavoratori liberi e pensanti.
Nel marzo di quest’anno è stato sottoscritto da azienda, sindacati, associazioni datoriali, enti locali e Regione un protocollo d’intesa con tanto di
cronoprogramma, ovviamente disatteso, per la riconversione della Ferriera
di Trieste. In luglio il Ministero dello Sviluppo Economico ha proposto al
Comune una dichiarazione d’intenti sulla Filiera siderurgica di Servola:
conservazione dello stabilimento purché totalmente riconvertito e reso
ambientalmente compatibile e socialmente sostenibile. Una poco originale
interpretazione ministeriale di quell’accordo di programma, contenuto nel
protocollo d’intesa, per la riconversione dell’attività siderurgica.
Lino Santoro
[email protected]
Marino Calcinari
6 Konrad settembre 2012
La chimera della gestione dei sedimenti in laguna di Grado-Marano
Dieci anni di gestione commissariale, decine di milioni di euro sprecati.
Si può riprendere da dove eravamo rimasti?
II parte
Ormai più di 11 anni fa, nel giugno del 2001, era stato autorizzato dalla
Regione un progetto di manutenzione dei canali lagunari, che prevedeva
di dragare complessivamente 200.000 metri cubi: questi avrebbero potuto
essere riversati in barene parallele ai canali stessi, oppure in “isole basse”
confinate da palificate in legno, a seconda del livello di contaminazione dei
sedimenti. Si era pronti ad intervenire su 8 canali:
Canale
Barbana
Belvedere
Cialisa
Coron
Lovato
Marano
Molino
Marano 1
Volume
da dragare (m3)
10.624
5.264
31.700
56.400
43.800
9.800
5.900
5.300
Lunghezza
tratto (m)
900
650
1.700
3.000
1.600
2.200
400
110
Profondità
di progetto (m)
1,6
1,6
1,7
1,8
1,6
1,6
1,6
1,8
Il progetto era stato preceduto da un primo tentativo di utilizzare strumenti
emergenziali, di per sé impropri rispetto ad un’esigenza di carattere ordinario e prevedibile quale il dragaggio per la manutenzione dei canali lagunari.
Con un decreto d’urgenza l’Assessore regionale alla protezione civile, il
16.6.1999 aveva consentito il dragaggio e la gestione dei fanghi in deroga
alla normativa vigente. Il provvedimento, impugnato da una ditta proprietaria
dei terreni agricoli interessati dal deposito dei sedimenti derivanti dai dragaggi, veniva annullato dal TAR nel dicembre 1999. Il giudice aveva rilevato
che apparivano insussistenti i presupposti del ricorso alla decretazione di
protezione civile, della particolare situazione di urgenza e di impossibilità
dell’utilizzo degli strumenti ordinari, in quanto “il riempimento dei canali
lagunari costituisce un evento non certo improvviso e imprevedibile, e risulta
dovuto, come rileva la stessa regione, ad una scarsa manutenzione” e pertanto che “se si ammettesse l’utilizzo della normativa per la protezione civile
per risolvere il problema del dragaggio dei canali lagunari, quasi tutte le
opere pubbliche regionali potrebbero seguire la stessa via, con un evidente
stravolgimento del sistema normativo regionale e una contestuale perdita di
efficacia e specificità della disciplina della protezione civile”.
le disposizioni del “Protocollo Venezia” (Legge 360/91), in base al quale “i
siti destinati al recapito finale ivi compreso il seppellimento dei fanghi non
tossici e nocivi estratti dai canali di Venezia purché sia garantita la sicurezza ambientale secondo i criteri stabiliti dalle competenti autorità, potranno
essere ubicati in qualunque area, ritenuta idonea dal Magistrato alle acque,
anche all’interno del contermine lagunare, comprese isole, barene e terreni
di gronda”. Era però necessario fissare i criteri di sicurezza ambientale per
il dragaggio, trasporto e riutilizzo dei materiali provenienti dai canali lagunari; così la Giunta regionale istituiva il 15.3.2001 una specifica “Commissione
tecnico scientifica” con il compito di valutare singoli progetti di dragaggio
e deposito per interventi di particolare urgenza, dettando le necessarie
disposizioni tecniche e di tutela ambientale.
La Commissione valutò anche i progetti di dragaggio dei canali Coron e
Marano 1, menzionati sopra. Questi prevedevano palificate per il contenimento del materiale più contaminato entro “isole basse confinate”, oppure il
conferimento in barene parallele ai canali per i sedimenti meno problematici
ai sensi del “protocollo Venezia”: era possibile quindi gestire i sedimenti
(non “rifiuti”) in base alle loro caratteristiche chimico-fisiche, combinando
economicità e tutela dell’ambiente!
Arrivano i Commissari
Ma ormai a livello ministeriale era stata tracciata la strada per il programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati (SIN):
nel settembre 2001 il Ministero dell’Ambiente includeva nel SIN la zona
compresa nei Comuni di S. Giorgio di Nogaro, Torviscosa e Cervignano del
Friuli costituita da una vasta area a terra di proprietà privata e 1.600 ettari
di laguna, inclusi i territori balneari, l’area tra le foci dell’Aussa-Corno e il
canale di Marano e l’area della darsena interna e canale Banduzzi. L’inquinamento (presunto, non documentato) di tutta questa vasta area sarebbe
stato riconducibile agli sversamenti di mercurio da parte dello stabilimento
Caffaro di Torviscosa.
Nel giugno 2002 fu nominato il primo Commissario delegato all’emergenza, e nel 2003 fu messa a bando la commessa per il “campionamento
mediante carotaggi dei fondali lagunari e delle aree emerse, analisi sulle
caratteristiche granulometriche, chimiche e microbiologiche, analisi ecotossicologiche e prove di bioaccumulo”. Carotaggi che inizialmente avrebbero
dovuto interessare tutto l’ambito del
SIN ma, poiché lo stanziamento fu
L’emergenza (inventata) si istituzionalizza
subito ridotto da 8,5 a 3,9 milioni di
Dopo questa bocciatura, in Regione maturava l’idea
euro, si intervenne nelle sole “aree
di affrontare il problema con le ordinanze contingibili
critiche”. Secondo quanto poi riferied urgenti previste dalla normativa sui rifiuti, presupto in un’audizione alla Camera, “dal
ponendo quindi che i sedimenti fossero rifiuti e che
confronto con i limiti imposti all’epola normativa ambientale non consentisse il deposito
ca … è risultato che su un totale di
dei fanghi tal quali nell’ambito lagunare: l’idea era di
1.263 carote prelevate 1.260 hanno
imporne lo smaltimento quali rifiuti in apposite discapresentato almeno un parametro a
riche. Il “decreto Ronchi” (DL 22/97) estendeva infatti
uno o più livelli con valori superiori
anche ai sedimenti di dragaggio la qualifica di “rifiuto”:
ai limiti della tabella A, e di queste
estraendoli dal fondo naturale bisognava disfarsene.
597 hanno valori superiori ai limiti
Così nell’agosto del 2000 il Presidente della Giunta
imposti dalla tabella B”. Questi dati
regionale ordinava al Consorzio per lo sviluppo
– che non sono mai stati validati
industriale della zona Aussa-Corno e al Consorzio
- hanno mantenuto l’equivoco di
depurazione acque della bassa friulana di realizzare
un inquinamento diffuso, totale in
un sito di stoccaggio di fanghi di dragaggio, destinati
tutta la laguna, senza distinguere
Le concentrazioni di mercurio metallico (Hg) nella parte centrale della
ad un futuro impianto di trattamento e recupero a S.
le “aree critiche” da quelle esterne
laguna di Grado e Marano
Giorgio di Nogaro.
e, soprattutto, senza mai definire
Se da un lato l’orientamento era quello – estremauna specifica tabella di raffronto.
mente oneroso - dello stoccaggio e trattamento di questi “rifiuti”, allo stesso
Un “protocollo” specifico per la nostra laguna è invece indispensabile per
tempo la legge finanziaria regionale per il 2001 estendeva ai nostri canali
stabilire se il sedimento di un dato canale sia compatibile con le aree ad
7 Konrad settembre 2012
esso adiacenti, oppure inquinato. Infatti, non appena concluse le attività
analitiche, la Struttura Commissariale avrebbe dovuto – stante l’Ordinanza
di Protezione Civile che ne guidava le azioni - procedere alla redazione
di un protocollo ad hoc, che avrebbe dovuto tener conto dei diversi livelli
di contaminazione dei vari sottobacini lagunari, permettendo di gestire i
sedimenti con l’obiettivo del massimo riutilizzo e restituzione all’ambiente
lagunare.
Lo spreco del denaro pubblico
Nel corso delle tre gestioni commissariali sono stati spesi 34 milioni di Euro
nel periodo 2002-2006 (gestione Ciani), 20,6 milioni nel periodo 2006-2008
(gestione Moretton), 13,8 milioni nel periodo 2009-2012 (gestione Menchini): in tutto 68,4 milioni, senza che con queste somme nessuna delle opere
di dragaggio sia stata tradotta in concreti interventi di bonifica, e che nessuno dei soggetti attuatori abbia mai predisposto un programma di gestione
dei fanghi idoneo ed economicamente sostenibile, tale da permettere che
gli interventi di manutenzione potessero avvenire con strumenti di gestione
ordinaria. Il WWF regionale nel 2002 fece ricorso al TAR contro la nomina
del primo commissario, perché derogare alla normativa vigente significa
sacrificare diritti e interessi che l’ordinamento giuridico difende e tutela in
via ordinaria, e intervenire con tali poteri può essere ipotizzato solo in casi
eccezionali, giustificati da un pericolo imminente, qualora non sia possibile
agire altrimenti.
Le più recenti norme per la disciplina dei fanghi di dragaggio (Dlgs 152/06 e
legge 297/06) indicano una molteplicità di soluzioni a seconda delle caratteristiche del materiale, dal refluimento in mare, all’impiego per formare terreni
costieri o ripascimento degli arenili se i materiali (non a caso non più definiti
“rifiuti”) rivelassero condizioni chimiche-fisiche-microbiologiche analoghe al
fondo naturale, oppure lo stoccaggio in casse di colmata se derivassero da
bonifica. Quest’ultima soluzione presuppone una laguna tutta da bonificare,
fatto inesistente nel caso in questione: la recente relazione del 23.05.2012
inviata dall’ARPA regionale su richiesta del Ministero dell’Ambiente, riferisce
che “nessun corpo idrico presente nel Sito di Interesse Nazionale presenta
segni di compromissione né chimica né ecologica, legata ad inquinamento
industriale correlabile al recente passato o al presente”. Ecco quindi che la
soluzione più logica, vale a dire l’utilizzo del materiale dragato per il ripascimento di velme e barene, torna ad essere – dopo tutto questo tempo ed i
milioni di euro inutilmente spesi – nuovamente percorribile.
Carlo Franzosini
Biologo marino
WWF – Area Marina Protetta “Miramare”
dol ine sco mpa rse
La conformazione geologica del territorio carsico è caratterizzata dalla
presenza di grotte e doline, che rappresentano una soluzione molto comoda
per far sparire i rifiuti. Per decenni ve ne sono stati scaricati di qualsiasi
genere, dai rifiuti solidi urbani ad altri materiali più pericolosi ed inquinanti
quali amianto e idrocarburi residui di impianti di raffineria. Esiste una grotta in
particolare, il Pozzo del Cristo tra Basovizza e Gropada, che è stata dotata di
un bocchettone per rendere più agevole lo scarico direttamente dall’autocisterna. Un gesto rivelatore di come azioni di questo tipo venivano considerate
nella norma, ovvie o addirittura inevitabili, oltre che facili ed economiche.
Un’altra caratteristica del Carso è l’alta permeabilità del terreno e la presenza
di corsi d’acqua sotterranei. Poiché non sono state prese misure precauzionali come l’impermeabilizzazione del terreno o l’isolamento dei rifiuti, il rischio
è ovviamente che il terreno e le acque vengano contaminate dalle sostanze
contenute nei rifiuti, che con le precipitazioni vengono sciolte penetrando nel
terreno. È fondamentale avere dati precisi ed aggiornati a disposizione per
valutare correttamente la situazione, ed è questa la direzione nella quale si
sta muovendo la Società Adriatica di Speleologia che, come ci spiega il direttore Sergio Dambrosi, da ormai 12 anni sta lavorando allo scavo di una grotta
sotto la discarica di Trebiciano, dalla quale prelevare campioni da analizzare.
Trebiciano ha ospitato per circa 20 anni, dalla metà degli anni ‘50 alla metà
degli anni ‘70, una discarica gestita dal Comune di Trieste. In quegli anni le
regole per lo smaltimento dei rifiuti non tenevano conto dell’impatto ambientale che gli stessi avrebbero avuto sul territorio e si è quindi deciso di adottare
una soluzione molto semplice: sfruttare le doline presenti in quella zona come
depositi di materiale ed una volta piene ricoprirle con uno strato di terra e
piante. Si tratta però di uno strato piuttosto sottile, dal quale nel corso dei
decenni sono resuscitati ogni genere di rifiuti solidi, come si può tristemente
osservare nei boschi adiacenti la discarica. E se il problema di questi rifiuti è
principalmente estetico, con buona pace delle politiche che mirano a dare al
Carso nuova linfa attraverso il turismo, bisognerà aspettare le analisi del terreno per capire se vi è un livello di inquinamento tale da rendere necessario
intraprendere azioni di bonifica. Il problema, prosegue Dambrosi, è che un
intervento di bonifica “radicale” sarebbe troppo dispendioso e rischierebbe
di creare più danni che benefici. La soluzione più conveniente sarebbe
intraprendere azioni di bonifica di grotte medio-piccole e pensare ad una
soluzione diversa per la discarica, che potrebbe essere quella di asportare
lo strato di terreno superficiale e porvi uno strato di tessuto non tessuto, per
isolare i rifiuti dalle precipitazioni che potrebbero sciogliere sostanze pericolose (operazione tecnicamente definita “capping”). Purtroppo una soluzione
definitiva è molto difficile da trovare e bisogna tenere in considerazione
numerosi elementi. Una prima semplice azione però potrebbe sicuramente
essere quella di asportare i rifiuti visibili, quelli meno pericolosi, in modo da
dare un segnale che riveli il desiderio di rimediare agli errori passati.
Giorgia Facis
Impazzire si può (ma anche no)
Mi permetto di giocare con il titolo, volutamente provocatorio, che anche
quest’anno il Dipartimento di Salute Mentale di Trieste ha voluto dare
all’importante convegno sulla salute mentale
svoltosi, nel mese di giugno, negli spazi del Parco
di San Giovanni (ex OPP). La provocazione sta
nell’affermare che è legittimo, consentito, umano –
mi verrebbe da dire: assolutamente normale – avere
un momento difficile, sperimentare la sofferenza
psichica, attraversare, perché no?, la follia.
Da Basaglia in poi la Psichiatria triestina (non da sola,
naturalmente) ci insegna che possiamo permetterci
di stare male, di perderci, di chiedere aiuto; possiamo
permetterci di venire aiutati, di condividere con altri la
fatica e la gioia di intraprendere un percorso riabilitativo, di ritrovare – o trovare ex novo – la nostra strada.
Impazzire si può, come si può rinsavire, ed entrambe
le esperienze appartengono alla nostra umanità fatta
di razionalità e di emozioni, di fragilità e di forza, di vigliaccheria e di coraggio, di disperazione e di speranza, di dubbio e di fede.
Impazzire si può. Noi lo sappiamo perché, dagli anni ’70, come Comunità
di accoglienza, stiamo accanto a persone che vivono, assieme ai loro cari,
questa sconvolgente esperienza di sofferenza e di scoperta. Sappiamo
quanto sia doloroso avere la sensazione di aver perso completamente il
controllo di sé, della propria vita, delle proprie scelte, delle proprie emozioni. Sappiamo quanto è difficile accettare dei farmaci, accettare di essere
accompagnati e consigliati, accettare la malattia in sé. Sappiamo anche
che è possibile uscirne e che – accanto all’intervento medico e ai farmaci
– è necessaria una rete di solidarietà.
Sappiamo, e questa conoscenza non ci viene solo dalla Comunità ma dalle
nostre individuali esperienze di vita, che un evento drammatico, una perdita,
un fallimento, un trauma, possono farci “perdere il senno”, possono farci
sentire come una barca senza timone, in balia delle onde. Tanti ci chiedono
(e si chiedono) quali siano le cause della malattia mentale, e perché sia capitata proprio a loro o a un loro famigliare… Francamente a queste domande
vorrei rispondere come ho sentito rispondere recentemente un’amica
psichiatra: “Rispetto alla malattia mentale (come anche alla vita) forse è più
saggio ad un certo punto lasciar perdere i perché e concentrarsi sui come:
come uscirne, come risolvere i problemi, come sopportare il dolore, come
rielaborarlo e lasciarselo alle spalle, come farsi aiutare…”.
Ecco che ritorna il tema della solidarietà: la malattia mentale, come la vita,
non si può affrontare da soli. Bisogna essere “in compagnia”. Per questo è
50 mm
8 Konrad settembre 2012
fondamentale combattere lo stigma… perché lo stigma genera esclusione, isolamento e paura. Se invece
si guarda alla malattia mentale come ad una delle molteplici espressioni
della nostra umanità, che risponde in un certo senso ad un contesto di
vita che non sostiene la salute (non solo mentale), ma
anzi la minaccia, ecco che dentro di noi scatta spontanea la solidarietà. Perché in questo caso la malattia
mentale appartiene a tutti, nessuno escluso.
A questo punto vorrei spiegare il mio gioco sul titolo.
Impazzire si può (è evidente). Ma anche no.
L’“anche no” si riferisce alla possibilità, che secondo me
esiste, di prevenire il disturbo mentale. E questa possibilità
dipende in buona parte da noi, dalla nostra capacità di
riconoscere e accogliere le emozioni, di creare contesti di
convivenza e di socialità aperti, rispettosi della specificità di ciascuno, idonei a valorizzare le differenze e a
sostenere e contenere la sofferenza. Dipende dalla nostra
capacità di tessere relazioni sane e significative, di rallentare il ritmo delle nostre giornate, di vivere l’amicizia e la
prossimità, di uscire da una visione individualistica della
vita (che poi, inevitabilmente, ci si rivolge contro), di favorire esperienze di
integrazione, a tutti i livelli.
Il DSM di Trieste da anni cerca di andare in questa direzione, assieme a
numerose altre realtà del privato sociale che favoriscono la vicinanza e lo
scambio tra “chi ha il problema” e “chi non ce l’ha”. I Servizi, le Cooperative sociali e le Associazioni però non bastano. È necessario che la
comunità, la città, si aprano sempre più a questa prospettiva. A partire,
per esempio, dalla partecipazione ad eventi e proposte che già esistono.
A questo proposito voglio citare l’esperienza del “Centro Diurno Diffuso”,
che ha come fulcro e sede principale il Centro Diurno (ex CSM) di Aurisina, ma che propone attività ricreative e creative anche in altri luoghi della
città. In questo Centro – gestito dal DSM in collaborazione con vari altri
soggetti, tra cui la Comunità di San Martino al Campo – nel pomeriggio di
domenica 2 settembre si celebrerà (un po’ in anticipo) la fine dell’estate
con una festa a base di griglia, giochi e musica, aperta (previa prenotazione) alla cittadinanza.
Suonerà il Gruppo musicale dei Bob O’Lones (intraducibile…). Per
prenotare è sufficiente chiamare il numero 040 200988. Organizzare e/o
partecipare ad una festa è un gran bel modo per sperimentare – senza
buonismi e retorica, la solidarietà e la condivisione.
Miriam Kornfeind
(coordinatrice della Comunità di San Martino al Campo)
racconti brevissimi pensati come scatti fotogr afici,
ritratti di un momento rubato...
Forse soltanto da vecchi sapremo che cos’era esattamente l’amore.
Quando non avremo più memoria di niente. Dei luoghi, degli anniversari, dei peluche, dei bigliettini,
degli oggetti regalati ricevuti raccolti collezionati, di tutte le cose sciocche che spariranno dalla testa
dopo anni, lunghi anni di ostinata occupazione. Ricordi che se ne andranno d’improvviso come
soldatini che abbiano ricevuto l’ordine di ritirarsi. Non serve pattugliarlo oltre, questo confine.
Vagamente, la vecchia signora avverte di essere giunta su quella soglia. È confusa. Come si chiamava il marito, e dov’è la loro casa, e soprattutto – questo glielo chiederanno, appena dovesse
cercare aiuto – come si chiama, lei? Un istante fa lo sapeva, ora non lo sa più. Le avevano detto
che poteva succedere.
Ed è in quel momento, in cui tutto si fa nebuloso, che nota quella scena bizzarra, romantica. Inutile.
Sulla panchina di pietra di fronte alla sua, la giovane donna ha preso il libro che aveva di lato, ha
messo una foglia tra le pagine e ora lo chiude con un gesto teatrale che sa di suggello eterno. Si
gira, bacia l’uomo. Si distraggono ancora un po’, ridono. Poi se ne vanno, il libro gelosamente sottobraccio. Su quanti scaffali custodirà la sua sterile fogliolina.
La vecchia signora li guarda andar via, sorride di loro, dei precari allestimenti delle recite sentimentali. Poi, volendosi alzare, fa forza sul bastone con la mano
destra, e tende la sinistra nel vuoto. La tende così, a mezz’aria, un po’ verso l’alto, come se un uomo alzatosi prima di lei le porgesse paziente il solido braccio.
Ora che ha dimenticato ogni altra cosa, ogni posto ogni data ogni nome – ora lo sa. Quel braccio, era l’amore.
elle.pi
trasporti e ambiente
9 Konrad settembre 2012
L'o dissea del TAV da Lione a Torino
Da quanti mesi, da quanti anni si discute del TAV?
Quante polemiche, quanti scontri, quanti dibattiti si
sono svolti sinora? Ed ora a che punto siamo?
La storia comincia nell’ormai lontano 1989, quando
la Fondazione Agnelli, nell’imminenza dell’incontro
dei ministri dei trasporti italiano e francese, organizza un convegno di politici ed esperti, in cui viene
presentata la proposta (avanzata dal Dipartimento
francese Rhônes-Alpes) di costruire una linea TGV
(“Train grande vitesse”) tra Torino e Lione, con una
galleria di 50 chilometri sotto il Moncenisio. Inizia
allora l’azione di lobbying, diretta a coinvolgere
le istituzioni locali torinesi e piemontesi, mentre
le Ferrovie italiane si mostrano, in questa prima fase, scettiche, preferendo
l’ipotesi di utilizzare la linea ferroviaria storica con il Pendolino (dal volume Non
solo un treno…La democrazia alla prova della Val Susa di Marco Revelli e Livio
Pepino, ed. EGA).
Con l’arrivo di Lorenzo Necci al vertice delle FFSS nel 1991, cambia l’atteggiamento italiano nei confronti dell’Alta Velocità e viene avviato il progetto TAV
nazionale. Nel 1992 viene firmato a Parigi l’accordo tra i ministri dei trasporti
italiano e francese: la ferrovia AV Torino-Lione viene dichiarata opera prioritaria.
Il progetto esecutivo è atteso per il 1993. Continua la narrazione della lunga
storia nel libro di Revelli e Pepino e arriviamo al gennaio 1994, quando la
Coldiretti si schiera contro il progetto della nuova linea. A sua volta la Comunità
della Bassa Val Susa, in rappresentanza di 25 Comuni, dichiara all’unanimità il
proprio no. La contrarietà viene propagandata con la diffusione di un manifesto
in 30.000 copie. Nel 1996, ricordano i nostri autori, si registra la prima grande
manifestazione contro l’Alta Velocità, cui partecipano migliaia di persone. Nel
1998 il ministro per l’ambiente Edo Ronchi dichiara che il progetto della nuova
linea Torino-Lione è cancellabile se la verifica tecnico-finanziaria dovesse dare
un esito negativo. Purtroppo la sua rimane un’opinione isolata all’interno della
classe politica. A questo proposito è necessario menzionare l’analisi dell’utilità sociale del tunnel della Lione-Torino, di cui è autore il professore emerito
dell’Università di Parigi Rémy Prud’homme e pubblicata nel libro di Revelli e
Pepino, che è alla base del presente articolo. Ebbene, le conclusioni tecniche
del professore francese sono, a dir poco, sconsolanti. Prud’homme conclude
infatti che per tutti gli anni presi in considerazione nel suo studio il costo dell’impresa è superiore al beneficio. Il bilancio appare disastroso, con uno sperpero
di 25 miliardi di euro!
A proposito di conti e di soldi non si può ignorare il micidiale saggio di Ivan
Cicconi, intitolato significativamente Il libro nero dell’alta velocità (Koinè Nuove
Edizioni). In un capitolo che analizza i costi veri dell’Alta Velocità, viene elencata la variazione delle voci di costo del progetto TAV dal 1991 al 2010. Contro
una stima ufficiale di 17.700 milioni di euro, il totale dei costi ammonta sinora a
ben 96.850 milioni! Un aumento del 447%!
Per quanto riguarda i tempi di realizzazione del progetto, ci troviamo di fronte
ad un altro disastro. Nel 1991, ricorda Cicconi, avevano promesso “tempi certi”,
non superiori ai sette anni. Dopo 20 anni, sottolinea Cicconi, quel progetto è
stato realizzato per circa due terzi e per il suo completamento ce ne vorranno
almeno altri 10!! Al costo complessivo di circa 100 miliardi di euro. Saranno poi
necessari non meno di 30 anni per estinguere i debiti contratti con le banche.
Nel frattempo si sono susseguite manifestazioni di protesta sempre più
imponenti. Nel maggio 2003 15.000 persone
sfilano in corteo nella Val Susa. Nel marzo
del 2005 33 Consigli comunali e 2 comunità
montane manifestano nel centro di Torino
e approvano all’unanimità una delibera
di forte contrarietà al TAV. Nel giugno di
quell’anno oltre 30.000 persone sfilano da
Susa a Venaus a fianco degli amministratori
dei Comuni interessati. Le manifestazioni di
massa si rinnovano negli anni successivi sino
ai giorni nostri.
In merito al movimento di protesta l’exmagistrato Livio Pepino, coautore del
libro sopra citato, afferma: “Sono passati oltre vent’anni da quanto tutto è
cominciato. E il movimento NoTav si è sviluppato come nessuno, probabilmente, si aspettava. La presenza di un suo esponente sul palco della grande
manifestazione romana della FIOM del 9 marzo 2012 è il segnale di questa
trasformazione. NoTav oggi non significa più (solo) opposizione ad una linea
ferroviaria. Significa anche parola d’ordine di un arcipelago in espansione,
che sollecita un modello di sviluppo diverso e che ha ormai aperto sul punto
un conflitto di dimensione nazionale.
Di fronte a ciò c’è una sola certezza. La riduzione del conflitto della Val Susa
a pura questione di ordine pubblico ha inasprito i problemi anziché risolverli.
E tutti ammettono che un’opera di quelle dimensioni non può essere
costruita con l’opposizione di una valle e la conseguente militarizzazione
del territorio per anni o per decenni”. Insomma la questione del TAV e della
Val Susa come banco di prova della democrazia in Italia e della capacità di
una classe dirigente di tornare sui propri passi e di rimediare agli errori. L’atteggiamento del ministro Ronchi, purtroppo scomparso dalla scena politica,
insegna qualcosa in proposito.
Prima ancora dei recenti interventi tecnici di Revelli, Pepino, Cicconi e
Prud’homme, era intervenuta sulla questione con semplicità ed efficacia, nel
luglio del 2011, il consigliere nazionale di Italia Nostra, Maria Teresa Roli,
con un articolo sulla rivista dell’Associazione. Vale la pena di leggere le sue
considerazioni, puntuali e sintetiche: “Italia Nostra si oppone fermamente alla
costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità in Val di Susa. I motivi?
Danni alla vita, all'economia, all’ambiente, spreco di risorse economiche.
Di fatto la nuova linea ha un carattere “spurio”, non una vera linea ad alta
velocità non consentendo in galleria una velocità superiore ai 220 chilometri
all’ora. Va poi considerato che le previsioni di traffico sono l’elemento fondamentale per la valutazione costi/benefici. Nel decennio 2000-2010 il traffico
merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del
31%, quello ferroviario si è addirittura dimezzato”. Maria Teresa Roli osserva
giustamente che le economie mature di Francia e Italia tendono al mercato
globale, più che allo scambio reciproco. L’importanza strategica consiste
sempre più nel trasporto via mare, molto meno oneroso. E ricorda che due
collegi di avvocati per la Comunità montana e le Associazioni ambientaliste
hanno prodotto cento pagine di osservazioni critiche al progetto a carattere
tecnico e ambientale.
Dal canto suo il noto studioso Luca Mercalli, in un articolo su “Il fatto
quotidiano” del 15 marzo 2012, contesta quelle che definisce le bugie del
Governo su un’opera costosa e dannosa.
Purtroppo il governo Monti, per molti aspetti migliore dei precedenti (se non
altro per stile e serietà), ha confermato la volontà di Roma di procedere
con la costruzione della contestatissima opera. Ci si chiede come mai in un
momento di così grave crisi economica si voglia continuar nel folle spreco di
risorse pubbliche. Altro che “spending review”, caro prof.Monti!
Alla metà dello scorso luglio è giunta infine la notizia che l’Unione Europea
ha bloccato ulteriori finanziamenti del TAV e che il Governo francese intende
rinegoziare l’accordo con l’Italia. A questo punto si profila la probabile vittoria
del popolo della Val di Susa e di tutto l’ambientalismo italiano, a coronamento di una lunga e difficile battaglia di civiltà.
Sergio Franco
10 Konrad luglio/agosto 2012
siamo tutti intelligenti
La torre di Hanoi
In una recente puntata di SuperQuark, Piero Angela ha parlato di Mate
Fitness, la palestra della matematica di Genova, che ho avuto l’onore di
inaugurare con una mia conferenza nell’aprile 2006. Nel servizio ad un
certo punto si parla della Torre di Hanoi, un rompicapo ideato dal matematico Edouard Lucas, nel quale si tratta di spostare una costruzione di
4 dischi.
Vediamo nella foto che non solo i ragazzi sono interessati a questo gioco,
il cui meccanismo si capisce meglio con la prossima diapositiva: ci sono
tre pali fissati nel terreno, e in uno ci sono quattro dischi, in ordine di
grandezza. Bisogna spostare la costruzione su un altro palo, muovendo
un disco alla volta e badando che un disco grande non può venir posto
sopra uno più piccolo.
Ci si chiede quindi
quante mosse occorreranno come minimo
per spostare tutta la
costruzione.
Su molti siti internet c’è
anche una piccola animazione che dà la soluzione. Ma noi ci vorremmo chiedere quante mosse
occorrerebbero se i dischi fossero più di quattro, ad esempio dieci, o magari
ancora di più.
La soluzione è semplice se costruiamo una tabella nella quale annotiamo
il numero di mosse necessarie quando ci sono pochi dischi: con un disco
ci vuole una sola mossa (ovvio), con due dischi ce ne vorranno tre (disco
grigio, verde, grigio), con tre dischi sette mosse (grigio verde grigio giallo
grigio verde grigio), e con quattro dischi quindici mosse.
Basta che facciamo un po’ di attenzione, e che segniamo con una penna i
dischi da muovere, e troveremo subito la regola anche con un numero maggiore di dischi. Sì, perché con quattro dischi le mosse sono: grigio verde grigio
giallo grigio verde grigio (cioè esattamente le sette mosse che occorrono per
spostare la torre alta tre dischi), rosso, poi nuovamente le sette mosse di
prima. Ecco quindi spiegato il motivo per il quale le mosse sono quindici, cioè
il doppio di sette più una. Così con cinque dischi, le mosse saranno il doppio
di 15 più 1, cioè 31, e poi il doppio di 31 più 1 e così via.
L’osservazione matematica ci permette allora di trovare che per spostare
una torre alta 10 piani ci vorranno 1023 mosse, senza doverle materialmente eseguire una per una.
Ci sono tante altre cose da scoprire sulla Torre di Hanoi, ma per oggi può
bastare.
Ah, e se la torre avesse 20 piani?
© Giorgio Dendi
!
libri
fe ri ta al l'a la un 'a ll od ol a
A M COFFA, LA PATRIA, 1878
Così recita l’iscrizione sotto il busto marmoreo, in una piazza di Noto,
gioiello barocco in provincia di Siracusa. Sul viso, levigato dalla pioggia
e un po’ annerito dal tempo, una tristezza che non potrà mai andarsene.
Negli occhi di pietra, nella piega eterna della bocca, una certa perplessità, come se ancora Marianna stesse a chiedersi come, com’è stato
possibile che le sia stata sottratta così, la vita.
Mia ignoranza, mia colpa. Lo confesso: non conoscevo la poetessa
siciliana Marianna Coffa, finché non mi è capitato tra le mani questo
libro bellissimo e struggente, che è biografia, romanzo storico, racconto
d’amore, storia finissima di un’anima che patì le meschinità del contesto
sociale in cui le era toccato di nascere. A Noto, appunto, nel 1841.
Mariannina è una bimba acuta, intelligente, precocissima. Sa improvvisare poesie, al punto che il padre, patriota impegnato nelle rivoluzioni del
‘48, ama farla esibire nel suo salotto. Studia, si perfeziona. A quattordici
anni prende lezioni di piano dal venticinquenne Ascenzio Mauceri. Si
innamora di lui, ne è riamata. Ma dopo un breve fidanzamento mal
approvato dalla famiglia, alla diciottenne Marianna viene imposto di
sposare un altro uomo, meno fascinoso, meno artista, anzi per nulla, un
proprietario terriero che non avrà niente da condividere con la sensibile
sposa, ma che gode di più sicure sostanze. Il matrimonio si celebra in
un’alba fredda, buona per una condanna a morte. Marianna si trova
prigioniera di una famiglia che non la comprende, di un suocero secondo
il quale la cultura rende le donne perdute. Cerca allora conforto in una
relazione epistolare col vecchio fidanzato che però non le perdona di
essersi piegata alla volontà dei genitori. Marianna si consuma nel vivere
due vite parallele, clandestine l’una all’altra. La vita coniugale imposta,
l’apatia, i meschini doveri, le fatiche, le gravidanze continue, i lutti. E
l’altra, la vita agognata, la vita della scrittura, della passione poetica, del
patriottismo fervente, dei contatti con associazioni e accademie, delle
pubblicazioni. La consuma il rimpianto per tutto ciò che le è stato portato
via: l’amore di Ascenzio, l’amore per se stessa e per la vera vocazione.
Lasciato il tetto coniugale, si rifugia dai genitori che però la cacciano,
scandalizzati dalle sue scelte. Tra gli stenti, Marianna muore nel 1878,
a soli 36 anni e pochi mesi. Nessun familiare segue il feretro. Il funerale
è a carico del Comune, che dichiara il lutto cittadino e farà erigere quel
busto in marmo di Carrara.
Un luogo che, in un altro tempo, diventa svolta di vita per Maria Lucia
Riccioli, l’autrice di questo romanzo. Nata nel 1973 a Siracusa, Maria
Lucia, mentre si reca alla scuola dove è stata chiamata ad insegnare, un
giorno si sofferma davanti a Marianna. Un caso? Il destino? È l’inizio di
un legame che ha del soprannaturale.
Maria Lucia, senza scomodare la reincarnazione, si direbbe che tu sia
entrata veramente in simbiosi con questa poetessa dell’Ottocento. Ci
racconti il vostro “incontro”?
Avevo letto qualche articolo o sporadici studi sulla Coffa, ma niente di
più. Poi, il mio primo anno di insegnamento nelle scuole superiori, al
“Matteo Raeli” di Noto. Una sede splendida, l’ex convento di San Domenico, teatro degli eventi risorgimentali. E in piazza, il busto di questa
donna, un angelo ai suoi piedi, un’iscrizione. Un nome, una data. Tutto
è iniziato così. Poi sono venuti i libri, i documenti. È stato bello non solo
vivere i luoghi di Mariannina – Noto e Ragusa, case, vicoli e piazze, monumenti, cimiteri – ma leggerne la poesia, le lettere, indagare nella sua
esistenza individuale di donna e poetessa e nel sentire del Risorgimento
siciliano. Era come se cercassi di vedere sentire respirare con gli occhi e
l’anima di una donna vissuta un secolo fa.
Tra la prima idea e la stesura finale compresa di revisioni – un lavoro
esaltante ma a tratti anche disperante – sono passati all’incirca cinque
anni. Ho dovuto studiare tantissimo – la ricerca è un piacere non meno
grande di quello della scrittura, con le scoperte, le folgorazioni, il trovare
11 Konrad luglio/agosto 2012
Maria Lucia Riccioli
Ferita all'ala un'allodola
Giulio Perrone Editore (LAB), 2011
450 pagine, 23,00 €
improvvisamente proprio quello che cercavi
per chiudere una pagina o chiarire un dubbio, il
rapporto di complicità con archivisti e bibliotecari… – e spesso mi sono scoraggiata, pensando
che non sarei riuscita a completare il romanzo.
Quando ho finito, la sensazione è stata di gioia,
di soddisfazione per aver portato a termine la
mia prima vera “opera”, ma allo stesso tempo
anche di tristezza, perché ad un tratto mi sono sentita abbandonata da quella
folla di personaggi – in primis Mariannina, naturalmente – che mi avevano fatto
compagnia per così tanto tempo.
Io non conosco il dialetto siciliano, ma è stato bellissimo leggere alcune
parole e sentire in qualche modo di comprenderle lo stesso, anche se non mi
appartenevano.
Mi metto nei panni di chi non comprende il dialetto… Leggere il mio romanzo
deve essere stata un’esperienza un po’ più faticosa rispetto a chi ha familiarità con il siciliano. Sono felice che i significati incardinati in parole lontane
o inventate siano “passati” nonostante la distanza temporale, geografica,
linguistica. Contavo intanto sulla conoscenza dei nostri grandi – nel libro
ci sono tante risonanze verghiane, gli echi delle mie letture di De Roberto,
Consolo, Sciascia, Bufalino, della La Spina… – e sull’effetto Camilleri, che ha
avuto il merito di far conoscere tante espressioni siciliane anche a lettori stranieri. Ho tentato sempre di contestualizzare le parole che potevano risultare
particolarmente ostiche per rendere più agevole la comprensione al lettore
senza togliergli il piacere di immergersi in un’atmosfera che quel linguaggio
ha l’aspirazione di ricreare.
Ho letto tantissimo – narrativa, poesia, saggistica, documenti d’archivio
– nel periodo in cui scrivevo Mariannina. Ho ascoltato tantissima musica
dell’epoca, proprio per sintonizzarmi con quel mondo scomparso che volevo
ricostruire. Filtrato naturalmente attraverso la sensibilità e la cultura di una
donna di oltre un secolo dopo.
Il titolo è sempre parte importantissima di un’opera letteraria. Come lo hai
scelto? A lungo il mio romanzo è rimasto senza titolo. Pensavo al nome della protagonista, semplicemente. Però non ne ero soddisfatta, perché cercavo come
una rabdomante un titolo denso di risonanze emotive, evocativo. Quando per
caso – serendipità? – mi sono imbattuta, in rete, nei versi di William Blake,
straordinario e visionario poeta inglese, non ho avuto dubbi: “Ferita all’ala
un’allodola” era l’unico titolo possibile per il libro. Perché Mariannina è stata
un uccello ferito, come la capinera verghiana alla quale è stata apparentata.
Perché l’esoterismo e la poesia accomunano Blake alla Coffa. Perché i suoni
liquidi del titolo “suonano” bene per un romanzo fatto anche di lingua, di
musica.
Un’ultima domanda che devo per forza rivolgerti. Qualche mese fa sulle pagine di Konrad ho preso una posizione molto netta contro l’editoria a pagamento in cui spesso incorrono gli esordienti. Hai pagato per pubblicare?
Ti rispondo serenamente ed orgogliosamente NO. Non pubblicherei mai a
pagamento, la trovo una cosa squalificante, sia per il sedicente editore –
dovremmo parlare di un altro mestiere, quello pur nobilissimo del tipografo
– che per l’autore.
Ferita all’ala un allodola ha ricevuto critiche superbe in Sicilia e altrove,
ma spetta a Konrad di traghettarlo nell’estremo nord dello stivale. Ne sono
onorata e orgogliosa. Le recensioni non devono riguardare solo gli esordienti
della porta accanto. Altrimenti, questa Italia, che abbiamo festeggiato con
troppe parole che sono già spente, questa Italia in cui Marianna credeva,
questa Italia che cos’è?
Luisella Pacco
luisellapaccp.wordpress.com
50 SFUMATURE DI GRIGIO
È l’improbabile storia della graziosa studentessa ventunenne Anastasia
Steele e del giovane imprenditore miliardario Christian Grey.
Da tempo non mi capitava di imbattermi in un romanzo così!
Da settimane in vetta alle classifiche di vendita, ma di una banalità sconcertante.
Viene descritto come un romanzo erotico a sfondo sentimentale : il problema
è che non è nessuna di queste tre cose.
Non è erotico. Le scene di sesso non sono né originali, né scioccanti, bensì
scontate e ripetitive, esattamente come alcune frasi, dialoghi, mail e improbabili contratti sadomaso, che sono copiati e incollati tal quali nel corso della
narrazione.
Non è sentimentale. A parte il lato torbido di lui che vuole dominarla e lei che
non vuole fare la sottomessa e lo fanno ovunque e in tutti i modi, non c’è
nulla di diverso da quegli Harmony vecchia maniera, che venivano venduti in
edicola a meno di mille lire e che leggevamo a tredici anni: lei inesperta, pura,
ingenua; lui miliardario, bravissimo, seduttore insaziabile, (con tanto di elicottero, blackberry e iMac), ma tormentato da (colmo dell’originalità) un’infanzia
difficile e tanto bisognoso di essere aiutato.
12 Konrad settembre 2012
E.L.James
50 sfumature di grigio
Mondadori, 2012
Pagine 548, € 14,90
E in fine, lasciatemelo dire, non è nemmeno un romanzo!
Si tratta infatti di un racconto, scritto con
uno stile elementare, periodi concisi e
scarni scarsa proprietà di linguaggio, un
vocabolario arido e costituito da una trama
totalmente priva di originalità.
Nonostante non racconti nulla è però incredibilmente lungo (548 pag) e giustamente
sono già usciti n° 2 e n° 3 (che leggerò solo se in prestito): infatti se
venissero pubblicati tra un anno o due, nessuno li comprerebbe più!
Intanto attendiamo il film, già in lavorazione per il quale, date le premesse,
è probabile che gli si adatterà molto bene il mitico commento fantozziano
alla Corazzata Potemkin.
… e intanto io ripenso con nostalgia, a quei 14,90 €uro, buttati. Di questi
tempi c’è da rifletterci!
Lucia Sirocco
FALLIMENTI OLIMPICI
Se le Olimpiadi di Londra 2012 avevano come intento sotteso anche quello
di rigenerare lo sport dalle tante vituperate brutture del calcio, credo che ci
siano riuscite solo in parte. Non parlo del caso doping di Alex Schwazer, che
nella sua tragedia umana e sportiva assume contorni drammaturgici che lo
rendono quasi materiale d’antologia per lo schema di Vogler. Un ragazzo
altoatesino trionfa miracolosamente nella marcia alle
Olimpiadi di Pechino 2008, si fidanza con la campionessa di pattinaggio conterranea, diventano una coppia
pulita e mediaticamente spendibile per gli spot tv, infine,
oppresso dall’ansia di replicare un risultato formidabile
in uno sport che, a detta sua nemmeno gli piace, fa
ricorso al doping. Scoperto, fa ammenda in maniera
sincera e sofferta, si assume le sue responsabilità,
lavando in parte l’onta di un atto così deprecabile. In un
paese dove l’impunità e lo scaricabarile sono la norma,
direi che lo sfogo e giustificazione di Alex in conferenza
stampa lo rendono eticamente più alto di buona parte
di personaggi pubblici italiani (nemmeno il “simpatico”
Valentino Rossi fu capace di dare le giuste spiegazioni
e ammettere onestamente le sue colpe quando fu
indagato di evasione fiscale).
Il fallimento vero è stata la delegazione di nuoto, e
come responsabile unica si può additare solamente
Federica Pellegrini.
La Pellegrini è la peggior figura sportiva degli ultimi
anni, al di là degli innegabili risultati in vasca, era
pronosticabile che una figura così riuscisse a creare,
seppur in quel caso indirettamente, il “clima irrespirabile” denunciato dal
nuotatore Orsi. Non ho mai capito la benevolenza con cui è stata descritta
fin dall’adolescenza dai media e la pubblicità, che le hanno gonfiato l’ego
in maniera ipertrofica e l’hanno convinta, sebbene i meriti sportivi abbiano
supportato in parte la tesi, di essere un fenomeno a cui tutto è lecito sotto
ogni aspetto. Ripercorriamo alcune tappe sibilline che dovevano fungere
da campanelli d’allarme: ruba il fidanzato nuotatore Luca Marin, alla rivale
francese Laure Manadou, che per lui si era trasferita in Italia.
Nel 2009, in occasione dei mondiali di nuoto, incolpa pubblicamente le
compagne di squadra per il quarto posto nella staffetta, un tipo di denuncia
pubblica che sinceramente non ho mai visto fare nemmeno al più tamarro
dei calciatori. Dopo aver spiattellato a mezzo stampa e portato su tutti i
giornali e televisioni la sua relazione con Marin, dopo essersi tatuata il
suo soprannome sul piede, decide di tradire il fidanzato e di fidanzarsi col
suo compagno di squadra e capitano Filippo Magnini, giusto per rovinare
un’altra carriera seguendo il file rouge dell'affaire Manadou. Alle Olimpiadi
di Londra, con squisita spocchia, decide di non presenziare alla cerimonia
di apertura, un momento festoso a cui
dovrebbe essere un onore partecipare, con la scusa di doversi riposare in
vista delle gare, salvo poi perdere in
ogni disciplina in cui abbia gareggiato,
punita per la troppa Hýbris o, molto
più probabile, perché mezza Italia le
tifava contro. Al posto di accettare
la sconfitta, farsi un bagno di umiltà
e ritrovare gli occhi della tigre come
Rocky Balboa nel terzo episodio della
saga, decide bellamente di accusare
la federazione di nuoto per la cattiva
preparazione. Questa strategia difensiva sarà adottata anche dal fidanzato,
che nel frattempo è stato contagiato
dalla sua stessa tracotanza, arrivando
a creare il “clima irrespirabile” fatto di
accuse, veleni e controaccuse.
Nello sport il genio e sregolatezza
devono essere proporzionati e allora
il tifoso è disposto a perdonare tutto,
le acrobazie di Maradona compensavano i suoi "vizi nasali", e l’esplosivo
talento di Balotelli ne perdona le mille marachelle, ma il punto è che se
certi vizi fanno folklore e aggiungono umanità a degli sportivi già grandi,
la Pellegrini ha usato il suo indiscusso talento in vasca solo per comportarsi da velina e apparire in giornali e pubblicità, nemmeno troppo per
godersi la vita.
Per quanto mi riguarda spero che la sua carriera declini come la sua
presenza pubblica e che sia soppiantata da una Phelps al femminile, che
magari viene pizzicato a fumare marijuana con il bong, ma vince 9 ori con
facilità e non è deleterio per i compagni di squadra.
Marco Segulin
IL T.F.A. E IL SOGNO DI DIVENTARE INSEGNANTI IN ITALIA
Che cos’è un TFA? È la sigla per definire il Tirocinio Formativo Attivo.
Ancora non vi si accende la lampadina? È l’unico modo oggigiorno per
poter sperare di diventare insegnanti di
scuola media e superiore in Italia. Il Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
ha indetto questo nuovo concorso, dopo che
la situazione era in stallo da diversi anni,
ossia dalla chiusura delle SSIS (Scuole di
Specializzazione per l’Insegnamento Secondario) avvenuta nel 2008.
La cosa divertente è però che la partecipazione al TFA non dà alcuna sicurezza che,
una volta finito il tirocinio, si venga assunti
effettivamente nella scuola poiché questa
qualifica comporta solo un’abilitazione
all’insegnamento. In effetti anche il ministero
ha fatto sapere pochi giorni fa che, avendo
calcolato i posti, gli accessi alla abilitazione sono pressoché nulli fino a
quando non verranno riassorbiti tutti i precari. Campa cavallo.
Ma cos’è veramente il TFA? In pratica consiste in un anno in cui coloro
che hanno superato l’esame di ammissione dovranno seguire sia dei corsi
di scienze dell’educazione compresi di laboratori didattici, sia 475 ore di
tirocinio diretto e indiretto da effettuare nelle scuole osservando sul campo il
lavoro di insegnanti e alunni. Fin qui nulla di strano se non fosse che questo
diventa un impegno a tempo pieno in quanto la giornata sarà scandita la
mattina dal tirocinio a scuola e il pomeriggio dai vari corsi da frequentare.
Tutto ciò ovviamente impedisce ai più di poter trovare anche un lavoretto
part-time per permettersi di mantenersi. Eh sì. Perché la partecipazione a
questo anno che potremmo definire volgarmente di “praticantato” non è retribuito ma anzi costa la bellezza di più di 2000 euro. Traete voi le conclusioni.
Certo, i più intraprendenti potrebbero obiettare che un lavoro di sera si può
sempre trovare. Certo, tutto è possibile, se è vero che l’uomo è sceso sulla
luna ma il TFA non solo ha un esame finale ma anche tanti piccoli esami
durante l’anno da superare e possibilmente con il migliore dei voti in quanto
influiranno sulle graduatorie d’insegnamento.
Ma ora veniamo a un altro punto in cui in quest’ultimo mese si sono accese
diverse polemiche: l’esame per entrare nel percorso del TFA.
Innanzitutto veniamo ai criteri per poter solo accedere all’esame. Bisognava
essere laureati. Ok, fin qui nulla da obiettare tranne il fatto che ogni diverso
insegnamento suddiviso per medie, biennio e trienni superiori, non necessitava solo di una Laurea specifica ma anche di una lista specifica di esami
superati durante il corso dei propri studi. Ora, chiunque abbia frequentato
ultimamente l’Università italiana, sa benissimo che a parità di Classe di
Laurea, gli esami effettuati da Ateneo ad Ateneo possono essere diversis-
13 Konrad settembre 2012
simi, specialmente per quanto riguarda le Facoltà non scientifiche. Quindi
moltissimi laureati che avrebbero potuto grazie alla loro laurea partecipare
al concorso sono stati da principio eliminati
in quanto nel loro piano di studi mancava
un esame. Soluzioni a questo problema?
Praticamente nessuna, o meglio. Gli esami
che mancano possono essere reintegrati
chiedendo alla propria Università di origine
ma questo comporta un certo tempo e quindi
tutti coloro che volessero reintegrarli dovranno aspettare il prossimo concorso TFA. Per
coloro che invece avevano tutti gli esami in
regola, l’esame di ammissione prevede un
primo test a crocette sulle materie su cui si
è scelto di insegnare, un secondo esame
scritto e infine un orale.
Il primo test è già stato effettuato in tutta Italia
a fine luglio e gli esiti dell’organizzazione sono a dir poco stati esilaranti.
I giovani neolaureati freschi di studi infatti si sono subito accorti che in moltissimi test c’erano domande formulate male, o “a trabocchetto”, dove nessuna
delle soluzioni proposte non corrispondevano alla domanda data. È esplosa
così la polemica di moltissimi candidati, favorita e alimentata specialmente
dai più famosi social-network e blog. Il ministero quindi si è visto costretto
ad assumere la nomina di una commissione di accademici per revisionare i
38 test, uno per ogni classe o gruppo di classi di insegnamento, come dice
Profumo:“al fine di restituire certezza e serenità alla comunità di candidati
che nei giorni scorsi ha affrontato la prova preselettiva”. E i candidati avevano
ragione perché a 18 dei 38 test somministrati sono state tolte dal 10 al 20%
di domande. In altri 12 quizzoni gli esperti sono stati costretti ad “annullare”
un numero di domande che va dal 20 al 40% del totale. In tutto, le domande
“incriminate” sono 419: il 18,4% del totale. Per danneggiare il meno possibile
i candidati, tutte le domande ambigue o errate sono state considerate comunque corrette incrementando a dismisura il numero di candidati idonei e come
al solito la pratica più diffusa per accertare le responsabilità è quella dello
scarica-barile. Ma non basta. Un gruppo di 27 esperti ed esponenti del mondo
della cultura umanistica italiana è sceso in campo contro le prove di accesso
al TFA inviando una lettera al Presidente della repubblica, Giorgio Napolitano,
pubblicata da Adnkronos, per sollecitare “modalità di valutazione davvero
consone alla professione di insegnante”.
Insomma l’avventura per diventare insegnanti è iniziata davvero male e i
presupposti perché continui peggio ci sono tutti. Come sempre allora, e forse
di più, BUONA FORTUNA.
Francesca Versienti
“Sorrido perché è un giorno felice,
è un giorno felice semplicemente perché sorrido”.
Così diceva.
Ci sono persone che sorridono ai giorni. A tutti i giorni, belli e brutti, alle mattine lucenti e alle sere di
tempesta. Apprezzano tutto perché tutto è vita. Hanno un cuore colmo di passione contagiosa, di felicità
equilibrata e mite, di curiosità e gratitudine.
Spesso queste persone viaggiano molto, perché conoscere il mondo è tutt'uno con l'amarlo.
Zaino in spalla, scarpe comode, e via, a spasso sotto cieli nuovi.
Ad occhi stretti sotto il sole cocente del deserto, ad occhi spalancati nella notte di montagna, ad occhi
chiusi per annusare il profumo del mare. Occhi attenti, occhi rispettosi, occhi d'amore per la Terra, per gli
animali, per i bambini, per gli indifesi.
Occhi che si chiudono troppo presto.
Laura Rugo Feresin – fotografa, pittrice, ceramista, amica di "Konrad" e persona speciale – qualche
mese fa è partita per un altrove che le auguriamo dolce e avventuroso.
Ti ricordiamo e sorridiamo con te, Laura. Da qualche parte, sarà ancora un giorno felice.
14 Konrad settembre 2012
Misteri e piaceri della dendrotipografia
Il mondo è permeato di linguaggio. Ogni azione che compiamo
sottintende una qualche forma
di comunicazione, esplicita o
implicita, consapevole oppure no.
Anche gli animali comunicano:
tra gli altri sono molto studiati i
linguaggi delle formiche, delle api
e degli altri insetti sociali, nonché
quelli dei primati, dei delfini e
degli uccelli.
E gli alberi? Fisiologicamente gli
alberi non possiedono bocca né
alcun organo che permetta loro
L’alfabeto da me realizzato fotografando
di emettere suoni. I loro “versi” si
le lettere di corteccia presenti sui tronchi
dei platani
limitano allo scricchiolio dei rami
e al fruscio delle foglie. I rami
stessi, nonostante la loro somiglianza con le braccia umane, non hanno di
queste la mobilità che tra le altre cose ha permesso che ci cimentassimo
nella scrittura. E poi, soprattutto, gli alberi mancano di un sistema nervoso
e in particolare di quella sorta di ganglio troppo cresciuto che chiamiamo
cervello e di cui noi andiamo così fieri. Questo induce i più a pensare che
gli alberi non possiedano quella che chiamiamo “ragione”, né idee degne
di essere trascritte e tramandate ai posteri. Eppure, per quanto possa sembrare incredibile, in tempi recentissimi è sorta una disciplina con l’obiettivo
specifico di studiare, analizzare e raccogliere informazioni sul linguaggio
scritto degli alberi.
Com’è possibile questo? Com’è possibile che generazioni di botanici
non abbiano rilevato un’abilità così notevole nelle specie arboree da loro
studiate? Com’è possibile che torme di taglialegna, di giardinieri, di guardie
forestali e di utenti di giardini pubblici non si siano accorte con chi avevano
a che fare quando si trovavano in vicinanza dei nostri compagni di vita
verdechiomati?
Rispondere non è facile, anche perché chi scrive non è uno scienziato
né un esperto in alcunché, ma solo un curioso che ama inebriarsi delle
meraviglie della natura.
Un fatto certo è che le definizioni stesse di “vita” e di “intelligenza” che
circolano attualmente sono molto vaghe e soggettive. Organismi come i
virus non è a tutt’oggi chiaro se siano viventi o non viventi, mentre riguardo
l’intelligenza numerosi esperimenti quantistici condotti sulle particelle
subatomiche danno a pensare che persino queste ultime siano dotate di
volontà propria. In quest’ottica affermare che un albero è solo un fusto di
legno con rami e foglie
probabilmente non è molto
diverso dal dire che gli
esseri umani sono solo
agglomerati di carne dotati
di gambe e capelli. Per
questo molti scienziati e
studiosi di esobiologia (la
scienza che studia la vita
su altri mondi) ritengono
che davanti a un’entità
extraterrestre potremmo
non renderci nemmeno
conto del fatto che è una
forma di vita.
Si tratta di argomenti interessantissimi e che magari
svilupperemo in qualche
prossimo articolo, ma
prima di deviare troppo dal
seminato veniamo ai fatti.
A quanto sembra l’inizio
quasi leggendario della dendrotipografia (perché così si chiama la disciplina di cui vi voglio parlare) risale all’osservazione casuale di un ricercatore
che si trovava a passeggiare in un parco pubblico. La sua attenzione fu
attratta da una lettera, una “C”, che si poteva leggere sulla corteccia di un
platano. Il primo pensiero che gli sfiorò la mente fu che si trattasse di un’iniziale incisa da un innamorato o da un ragazzaccio. A un’analisi più approfondita la lettera non sembrava incisa con un temperino, era eseguita con
molta cura ed era il risultato della rimozione della corteccia tutto attorno, di
modo che la lettera di corteccia spiccava sul fondo del tronco quasi nudo.
Poi il ricercatore sollevò lo sguardo e con suo gran stupore vide forme,
caratteri ed altri simboli costellare il tronco fino alla sommità dell’albero.
Guardandosi intorno constatò che tutti i platani del parco e dei viali cittadini
erano analogamente ricoperti di lettere dell’alfabeto, talvolta di sillabe o
perfino brevi parole, che non erano certamente opera di mano umana. In
breve riuscì a trovare l’intero alfabeto latino, compresi i numeri e i segni di
interpunzione, documentando fotograficamente l’entusiasmante scoperta. A
quanto mi risulta il suo lavoro continua a tutt’oggi, nella speranza di trovare
sui tronchi dei platani gli indizi di un linguaggio vero e proprio, per quanto
semplice e primordiale possa essere.
A qualcuno la storia riportata potrà sembrare inverosimile, pensando che
la mia sia una presa in giro o che abbia scopiazzato la trama di un film di
fantascienza di serie B. Il dubbio è lecito: onestamente, mettendomi nei
panni del lettore, penserei la stessa cosa.
Ed è così che ho voluto verificare io stesso la fondatezza di questa
scoperta. Risultato? Con
un po’ di applicazione e
di tenacia sono riuscito
a compiere un’impresa
analoga, confermando così
che la maggior parte dei
platani utilizza la scrittura
alfabetica. Ho trovato
anche alcune sillabe o
sigle, come “ir”, “op”, “mc”,
“yiu” e “jo”, il cui significato
non mi è ancora del tutto
chiaro, e per il momento
poche brevi parole, come
“io”, “voi” e “ci”. Per ora
non ho rilevato tracce di un
linguaggio strutturato, ma
forse è solo questione di
pazienza e di tempo. Sono
presenti pure i numeri,
semplici e composti, che
dai miei rilievi parrebbero
Talvolta sono riscontrabili perfino brevi parole e
appartenere a un sistema
numeri, anche in questo caso senza che vi sia lo
a base 10, del tutto simile
zampino degli esseri umani
al nostro. Per questo tipo di
ricerca non sono necessarie costose e complesse attrezzature: almeno uno o due occhi e una
qualunque macchina fotografica. Invito così i lettori a verificare che quanto
affermo non è una mia allucinazione e corrisponde al vero, basta andare ai
giardini pubblici o in qualunque viale alberato. Insieme potremo un giorno,
chissà, decifrare il linguaggio segreto dei nostri amici e fratelli alberi. Nel
peggiore dei casi avremo imparato ad osservarli, ad ascoltarli, e avremo
passato tanto tempo in mezzo al verde.
Per gli interessati ho realizzato anche un piccolo e-book su questa scienza
emergente, con numerose immagini e ulteriori informazioni, che manderò
volentieri a chiunque mi scriva.
Francesco Gizdic
[email protected]
www.bazardelbizzarro.net
15 Konrad settembre 2012
,
schiavitu aggiornata
La fame fa buono anche il ferro,
anche quello delle catene
Sergej Aleksandrovič Esenin
Ladri di lavoro.
Un furto fra i tanti, perpetrato da particolari datori di
lavoro la cui morale si ferma a metà. Non sto parlando di
schiavitù antica o di feudalesimo medievale, ma del loro
aggiornamento attuale. E non mi riferisco all’accettata – legalizzata – flessibilità lavorativa, che disciplina scendendo
a patti con lo sfruttamento, senza eliminarlo, ovviamente,
ma mi riferisco a quella particolare usanza che hanno
alcuni, non pochi purtroppo, lavoratori, di riversare una
percentuale piuttosto elevata dello stipendio al proprio
datore di lavoro. E non per solidarietà.
Ma per parlare di ciò, la cosa migliore credo sia sentire una
persona, in questo caso della provincia di Bari e rigorosamente anonima,
che ci sia passata sotto e cercare di capire le dinamiche che avvolgono
tale diffuso comportamento.
Una delle volte in cui ci siamo visti mi parlavi dell’usanza, piuttosto
collaudata (anche al nord, ma in quantità minore e sicuramente meno
evidente), di riversare una percentuale elevata (50% circa, se non ricordo
male) dello stipendio al proprio datore di lavoro, senza però dichiararla allo
Stato: il lavoratore si trova così a pagare le tasse per un importo che non
ha ricevuto, senza contare le ore fatte e pagate la metà. Mi parleresti un
po’ di questa esperienza che tu conosci bene, magari dando un po’ di cifre
per capire?
Certo. Inizio però a parlarti dell’esperienza accaduta a una mia amica e
più pertinente alla tua domanda. Appena assunta, e per tutto il primo anno
di lavoro, prendeva uno stipendio di 200€ al mese, in nero. Dal secondo
anno, per altri tre anni, prendeva, sulla busta paga, 800€, ma ne percepiva
in verità 400, con punte che toccavano i 500€. Non aveva permessi né
quattordicesima e le uniche vacanze le poteva prendere solo in agosto,
con un massimo di due o, più raramente, tre settimane.
Che lavoro era?
Lavorava in uno studio commerciale di consulenza e assicurazione.
C’è in ciò un’implicazione piuttosto seria, mi sembra: se il lavoratore fa una
denuncia a qualche forza dell’ordine, il datore di lavoro gli fa terra bruciata
(se non qualcosa di peggio) nel settore in cui lavora, che gli impedirà di
ricollocarsi: è vero o mi sbaglio? C’era e c’è, insomma, un ricatto sotteso?
C’è un ricatto sotteso di sicuro, anche per le implicazioni politiche, che
tutelano il titolare e non il lavoratore.
Corso di Kinesiologia Touch for Health
con
Antonio Contini
Kinesiologo professionale T.A.S.K.
Istruttore certificato TFH dall’International Kinesiology College
Facilitatore sistema One Brain
Socio dell’International College of Applied Kinesiology (ICAK)
Presentazione del corso: Giovedì 9 febbraio 2012, ore 20.00
al Centro Joytinat di via Madonnina n.3 a Trieste
Info: cell. 3384593395, [email protected]
Corsi tutto l’anno
Illustrazione di Giulia Canziani
Mmmh, troppo diplomatico… In che senso?
Rimanendo sempre sul suo esempio, lei lavorava
con questo contratto – non rispettato nel modo in
cui t’ho detto – ma allo stesso tempo il suo titolare
dell’azienda era un politico [correzione del più
appropriato “politicante”, usato dall’intervistato e
che ho ingiustamente sostituito], nel senso che era
un assessore ed aveva molte conoscenze. Sono
al corrente di alcuni episodi di soffiate grazie alle
quali faceva trovare tutto preparato – pulito – ai
controlli della finanza, perché se ne conoscevano
prima i movimenti (“vengono domani”): le persone
al nero non sono mai state trovate, nonostante
quasi tutti nello studio (come ad esempio i ragionieri e i commercialisti che preparavano le buste
paghe oppure i conti, anche per altre aziende) lo
fossero.
Perché secondo te non ci si “ribella”? Immagino già i commenti di molti
nordici ignoranti: “Io non lo farei!”, “Piuttosto povero che sfruttato” e frasi
di questo tipo, fatti da gente che non riesce a calarsi in nessun caso, in
nessuna vita che non sia la sua (e che non abbia le sue idee)...
Non ci si ribella perché si crede, o si spera, in un futuro migliore, anche
nella stessa azienda, in cui è meglio non far valere i propri diritti né dar
luogo a una qualche scenata. Si può arrivare così ad avere uno “pseudo”
aumento, magari di 100€ in più.
E tu, come te la cavavi?
La mia situazione passata era anche più gravosa, e in un certo senso più
insicura.
Perché?
Anch’io ho dovuto cedere a un ricatto: prendevo i soldi dalla cassa integrazione ma continuavo a lavorare.
Immagino a lavorare gratis, cioè senza percepire altri soldi all’infuori di
quelli della cassa, o avevi un secondo lavoro?
Lavoravo con i soldi della cassa integrazione, così il mio datore di lavoro
non occorreva mi pagasse. Sapevo che era una truffa allo Stato, ma altrimenti avrei perso il lavoro: se non lo facevo io, lo faceva qualcun altro…
Secondo te quanti siete a lavorare a queste condizioni?
Beh… Ne conosco tantissimi, di casi, e con grandi successi.
E quanti nelle condizioni della tua amica?
Quantitativamente gli stessi.
Riccardo Redivo
alimentazione
TE
LE RACCOMANDAZIONI PER LA SALU
16 Konrad settembre 2012
Ma veniamo alle raccomandazioni:
1) Mantenersi snelli per tutta la vita. Per conoscere se il proprio
Fondo mondiale per la ricerca sul cancro
peso è in un intervallo accettabile è utile calcolare l’Indice di
massa corporea (BMI = peso in Kg diviso per l’altezza in metri
elevata al quadrato: ad esempio una persona che pesa 70 kg ed è alta
Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF), la cui missione è di
1,74 ha un BMI = 70 / (1,74 x 1,74) = 23,1.), che dovrebbe rimanere verso
promuovere la prevenzione primaria dei tumori attraverso la ricerca e la
il basso dell’intervallo considerato normale (fra 18,5 e 24,9 secondo l’Orgadivulgazione della conoscenza sulle loro cause, ha concluso un’opera ciclopica
nizzazione Mondiale della Sanità).
di revisione di tutti gli studi scientifici sul rapporto fra alimentazione e tumori. Vi
2) Mantenersi fisicamente attivi tutti i giorni. In pratica è sufficiente un
hanno contribuito oltre 150 ricercatori, epidemiologi e biologi, di circa cinquanta
impegno fisico pari a una camminata veloce per almeno mezz’ora al
centri di ricerca fra i più prestigiosi del mondo. L’Istituto Nazionale dei Tumori di
giorno; man mano che ci si sentirà più in forma, però, sarà utile prolungare
Milano ha gestito la sezione sui tumori della mammella, dell’ovaio e della cervice
l’esercizio fisico fino ad un’ora o praticare uno sport o un lavoro più impeuterine. Le conclusioni di questo lavoro sono molto prudenti e riassumono in 10
gnativo. L’uso dell’auto per gli spostamenti e il tempo passato a guardare
raccomandazioni solo i risultati più solidi della ricerca scientifica.
la televisione sono i principali fattori che favoriscono la sedentarietà nelle
Di tutti i fattori che si sono dimostrati associati ad un maggior rischio di cancro,
popolazioni urbane.
quello più pericoloso è il sovrappeso: le persone grasse si ammalano di più di
3) Limitare il consumo di alimenti ad alta densità calorica ed evitare il consutumori della mammella, dell’endometrio, del rene, dell’esofago, dell’intestino,
mo di bevande zuccherate. Sono generalmente ad alta densità calorica i cibi
del pancreas, e della cistifellea.
industrialmente raffinati, precotti e preconfezionati, che contengono elevate
Di qui la prima raccomandazione di mantenersi snelli per tutta la vita e di
quantità di zucchero e grassi, quali i cibi comunemente serviti nei fast food.
evitare i cibi ad alta densità calorica, cioè i cibi ricchi di grassi e di zuccheri,
4) Basare la propria alimentazione prevalentemente su cibi di provenienza
che più di ogni altro favoriscono l’obesità: in primo luogo quelli proposti nei
vegetale, con cereali non industrialmente raffinati e legumi in ogni pasto e
fast food e le bevande zuccherate.
un’ampia varietà di verdure non amidacee e di frutta. Sommando verdure e
La vita sedentaria è un’altra causa importante di obesità, ma è una causa di
frutta sono raccomandate almeno cinque porzioni al giorno (per circa 600g).
cancro anche indipendentemente dall’obesità: gli studi epidemiologici hanno evi5) Limitare il consumo di carni rosse ed evitare il consumo di carni conserdenziato che le persone sedentarie si ammalano di più di cancro dell’intestino,
vate. Le carni rosse comprendono le carni ovine, suine e bovine, compreso
della mammella, dell’endometrio, e forse anche del pancreas e del polmone. il vitello. Non sono raccomandate, ma per chi è abituato a mangiarne si
Altri fattori che un gran numero di studi coerentemente indicano come cause
raccomanda di non superare i 500 grammi alla settimana.
importanti di cancro includono: il consumo di bevande alcoliche, associato
6) Limitare il consumo di bevande alcoliche. Non sono raccomandate, ma
ai tumori del cavo orale, della faringe, della laringe, dell’intestino, del fegato e
per chi ne consuma si raccomanda di limitarsi ad una quantità pari ad un
della mammella; il consumo di carni rosse, soprattutto di carni conservate, asbicchiere di vino (da 120 ml) al giorno per le donne e due per gli uomini,
sociato soprattutto al cancro dell’intestino, ma probabilmente anche ai tumori
solamente durante i pasti. La quantità di alcol contenuta in un bicchiere di
dello stomaco, e sospettato per i tumori dell’esofago, del pancreas, del polmovino è circa pari a quella contenuta in una lattina di birra e in un bicchierino
ne e della prostata; il consumo elevato di sale e di cibi conservati sotto sale,
di un distillato o di un liquore.
associati al cancro dello stomaco; il consumo elevato di calcio, probabilmente
7) Limitare il consumo di sale (non più di 5 g al giorno) e di cibi conservati
associato al cancro della prostata; il consumo di cereali e legumi contaminati
sotto sale. Evitare cibi contaminati da muffe (in particolare cereali e legumi).
da muffe cancerogene, responsabili del cancro del fegato; la contaminazione
Assicurarsi quindi del buon stato di conservazione dei cereali e dei legumi
con arsenico dell’acqua da bere, responsabile di tumori del polmone e della
che si acquistano, ed evitare di conservarli in ambienti caldi ed umidi.
pelle; il consumo di supplementi contenenti beta-carotene ad alte dosi, che
8) Assicurarsi un apporto sufficiente di tutti i nutrienti essenziali attraverfanno aumentare l’incidenza di cancro del polmone nei fumatori.
so il cibo. Di qui l’importanza della varietà. L’assunzione di supplementi
Sul latte e i latticini e, in generale, sui grassi animali gli studi sono molto
alimentari (vitamine o minerali) per la prevenzione del cancro è invece
contrastanti e non conclusivi: il consumo di latte sembrerebbe ridurre i tumori
sconsigliata.
dell’intestino, che sarebbero però aumentati dal consumo di formaggi, e un
9) Allattare i bambini al seno per almeno sei mesi.
consumo elevato di grassi aumenterebbe sia i tumori del polmone che i tumori
10) Nei limiti dei pochi studi disponibili sulla prevenzione delle recidive, le
della mammella; si tratta di aumenti di rischio modesti ma, data l’elevata
raccomandazioni per la prevenzione alimentare del cancro valgono anche
frequenza di questi tumori, tutt’altro che trascurabili. per chi si è già ammalato.
Un ulteriore fattore importante considerato nel volume è l’allattamento, che
riduce il rischio di cancro della mammella, e forse dell’ovaio, per la donna
Nadia e Giacomo Bo
che allatta, e riduce il rischio di obesità in età adulta per il bambino che viene
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allattato.
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il filo di paglia
IL CAMPO APERTO DI DAMJAN
Agricoltura periurbana a Longera-Lonjer
Quante volte l’hai percorsa, la strada che parte dalla Rotonda del Boschetto
e porta a Longera. Lonjer. Luogo sloveno triestino. Quella strada sale e mano
a mano si stringe. Rallenti. Sei costretto a guardare ai lati. Viti. Qui si coltivavano sin dal Medioevo. E poi gli alberi di prugne, i
tigli. I piccoli orti. Sei a Trieste, ma non sei in una
città. Respiri. Pausa. Ti risveglia la frustata del
“quadrilatero” in alto, sulla destra. Il cemento può
sempre incombere. Sta ad ognuno di noi difendere
natura e spazi.
“Lì a Melara fino a metà degli anni Settanta ci si
andava a fare il fieno. Qui a Longera si faceva vino
e si allevavano mucche e maiali. Ognuno aveva il
suo piccolo orto. I miei genitori, contadini, cominciarono a coltivare radicchio e qualche altra cosa,
per vendere ai botteghini del mercato coperto”.
Damjan Glavina ci racconta. Siamo nella vecchia
casa di famiglia, a Longera-Lonjer, da parte di
padre, dal 1700. Se dal loro terrazzo guardi la valle, vedi il pezzo di terra con
gli ortaggi, curato e fiorente. Se alzi lo sguardo, arriva di nuovo la frustata.
Il quadrilatero è qui di fronte. “Io non lo vedo più. Cosa devo fare. Un giorno
mi sono seduto qui e ce l’avevo davanti. Mi sono detto ‘se pianto un ulivo in
quel preciso punto, non lo vedrò più’. E così ho fatto”. Forme di resistenza.
Come il suo piccolo campo, che produce verdure. Damjan le vende qui, nella
casa di famiglia. Filiera corta. Cortissima. “Mi alzo presto, verso le 4 e mezza.
Vado giù e raccolgo quello che è pronto, sistemo quel che c’è da sistemare,
vado al mercato a portare un po’ di verdura e poi torno qui. Alle 8 e mezza
apro e vendo”. Direttamente. Ogni giorno, mattina e pomeriggio (esclusi domenica e lunedì), da giugno a dicembre, più o meno: “Non ho un calendario
di apertura. Vado avanti finchè ho verdura. Coltivo in campo aperto. Non
ho serre, non faccio crescite forzate”. Entrano via via le persone. Damjan
conosce quasi tutti, li saluta, ci chiacchiera. Offre un bicchiere del suo vino, fa
assaggiare la frutta.
Siamo all’inizio di agosto, è il momento delle prugne Reine Claude, che a
Trieste, in una creativa contrazione linguistica, si dicono “Renglò”. Le prugne
più dolci al mondo, a dispetto del loro colore verde acerbo. Fruttificano
per soli 15 giorni. Lui ne va fiero: “Sono acclimatate da moltissimo tempo,
vengono benissimo”. E ci spiega “Per me è importante che un albero, una
pianta si trovi bene sulla terra. Io non faccio niente per principio. Sperimento.
Cerco anche di fare qualcosa di nuovo”. La gente entra, compra. Scambia
due parole. Damjan ha una battuta per tutti. “Vengo qui a prendere la verdura
perché è contadina. Sono cresciuta in campagna, nel Lazio. So riconoscere
una cosa genuina, sana”. Dice la signora Francesca. Interviene Damjan:
“Sana sì, ma non è biologica”. E inizia una lunga chiacchierata sul tema.
Damjan ha una piccola azienda. Gli piace la terra. Avrebbe potuto lavorare
in banca, ma non faceva per lui. Lui qui sta bene. E nel campo lascia fare
alla natura.“Qui a Longera la sera soffia un vento di parete, lo stenac (sténa,
parete - in sloveno). Un vento fresco e asciutto. Le muffe non si sviluppano,
in nessuna coltura, vite compresa. È un microclima particolare. Il vento ti
salva dai trattamenti. E se vedo che una coltura si mette malissimo magari
un trattamento, che ne so, per la cicalina lo faccio. Non dico bugie. Ma decido di farlo solo quando è necessario”. Guardo le cassette di frutta e verdura
esposte. Pesche, 4 varietà. Meloni. Angurie. Pere di San Giacomo. Le prime
mele, brutte e profumatissime. Prugne, due varietà. Radicchio. Rucola.
Insalata a cespo. Cipolle gialle, rosse, bianche. Aglio, quello istriano e quello
di Resia. Peperoni, due varietà. Patate, 7 varietà, tra cui i rarissimi kifeleti,
piccole patate bitorzolute molto pregiate di cui si dice andasse ghiotta la
solita principessa Sissi. E ancora: pomodori, 8 varietà. Zucchine. Melanzane,
la scura e la viola. Carote. Guardo. Studio. L’aspetto è da verdura di orto
casalingo, come quella di mio nonno. Rifletto. E chiedo, a bruciapelo: “Dimmi, allora, su tutta questa roba qui, una per una, che trattamenti hai fatto e
quando”. Damjan tace per qualche secondo. Passa in rassegna le cassette.
Poi alza lo sguardo da dietro i suoi grandi occhiali, mi guarda in faccia e dice:
17 Konrad settembre 2012
“Di questa roba qui ho fatto solo le pesche. E le pere. Un trattamento.
È’ tutto”.
Vola il mio pensiero. Vedo le piccole aziende bio, quelle che ci hanno
creduto da tempo, che ci hanno faticato. A loro va l’assoluta preferenza, per la tenacia e la passione. Poi compare nel pensiero il biologico
anonimo della grande distribuzione tradizionale, dove ogni tracciabilità
è persa. Penso anche ai numerosi sequestri compiuti dai Nas, proprio in
grande distribuzione, di prodotti sedicenti bio che non lo erano.
E torno qui, con Damjan, con il suo racconto trasparente, il suo mettere in
fila parole scarne e asciutte. Lui non ci pensa tanto. Gli piace stare qui, a
raccontarti delle sue verdure, di come
una volta anche lui usava l’azoto per
pompare la crescita ma adesso ha capito che non serve. Che la verdura e la
terra si devono trovare tra loro. Ora usa
solo il letame. Gli chiedo se vive con
tutto questo. “Si, sono un contadino.
Vivo di questo. Da tre anni, ce la faccio.
Con il campo e l’osmica. È faticoso,
non dico di no. Però non ho orari fissi.
Mia moglie è parrucchiera e abbiamo
due bambini piccoli. Questo lavoro mi
permette di passare del tempo con
loro. Guardo anche queste cose qui”.
E quando gli chiedo della sua filosofia,
mi guarda un po’storto, deve pensare che è una domanda poco utile. Dice:
”Mi interessa il rapporto tra la pianta e la terra”. E aggiunge: “È cambiato il
clima, anche solo rispetto a 10 anni fa. Questo non è un bene, si sa. Ma mi
tocca tenerne conto. Qui adesso a luglio e agosto è come in Sicilia”. E allora
lui, che non si arrende, ha piantato una varietà di pomodori siciliani e sardi.
E pianta le pesche, che a Trieste non si sono mai piantate “Eccetto per una
varietà tardiva, frutti piccoli, maturi a settembre, la chiamano pesca imbriagona perché la mettevano nel vino. Ho anche quelle”. E i prezzi? “I prezzi che
faccio qui sono quelli che decido io. Il mercato è un’altra cosa” “I prezzi sono
onestissimi” dice una signora che sta ascoltando. “Ma questi prezzi sono
giusti?” mi risponde velocissimo: “Si, certo. Vendendo qui, a casa, questi
prezzi mi ripagano”. Prezzo giusto per chi lavora e per chi acquista e consuma. La vera pacchia della filiera corta. Soprattutto di questi tempi.
Campo coltivato. Agricoltura di resistenza, a Lonjer. Piccolo paradiso, sfiorato dalla nuova viabilità, schiacciato tra i raccordi della superstrada ed il cubo
di cemento di Melara, Longera dignitosamente non molla. Resistono vigneti,
alberi, giardini, orti. E il campo ed il frutteto di Damjan diventano una piccola
oasi. Agricoltura di sopravvivenza, l’ha definita: “A Trieste siamo in 4 aziende
agricole a fare orticoltura. E pensa che una volta si produceva tanta frutta
e verdura; a San Giovanni e a Kolonkovec crescevano le primizie dell’Impero perché eravamo noi il Sud!”. Poi via via chi aveva la terra, ha venduto
all’edilizia; ora quasi nessuno coltiva più. Damjan va controcorrente. Da lui
non troverete banchi ordinati, frutta e verdura bene esposta e ed uniforme.
Non troverete nemmeno troppo ordine, come era ed è sempre nelle case
contadine. Incontrerete un ragazzo di quarant’anni, spalle larghe e largo sorriso. Uno che ogni giorno sperimenta il rapporto tra le piante e la terra, che
ogni giorno la terra la cammina e la lavora. E che racconta. Potrebbe non
smettere mai di raccontare. “Ho i piccoli aratri per arare, non zappo più. Ma
la tecnologia arriva fino a un certo punto. I pomodori non te li lega nessuno.
Lo fai tu, a mano, uno ad uno”. E ancora: “ Le verdure, quando serve, le
bagno, ma con il sistema a gocciolatoio che consuma 10 volte meno acqua”.
Chi coltiva crea l’oasi. E chi si ostina a farlo in zone periurbane fa trincea.
Salva il territorio e, indirettamente, beneficia la comunità, ovvero noi che viviamo in questo spicchio di mondo, tra le superstrade, le ferriere e una bella
città storica. In cui però la terra è rimasta poca. Ben vengano allora le colture
che nutrono la cultura. Così come gli orti (individuali e comunitari), i giardini,
le aiuole, gli alberi, i balconi coltivati e fioriti, gli invasati pazzi per i fiori e tutti
gli esperimenti green fino al guerrilla gardening. Ognuno può fare il suo. È
un sollievo. E ci dà comune e aperta speranza.
Simonetta Lorigliola
[email protected]
Nota ai lettori. Segnalateci altre esperienze simili. Saremo lieti di raccontarle.
18 Konrad settembre 2012
Conclusa la campagna di Goletta Verde 2012
da alcuni centri abitati
della Slovenia, che
non applicano ancora gli
standard di depurazione
richiesti dall’Unione Europea.
Il 13 agosto è approdata a Trieste l’ultima tappa di
La situazione è risultata invece nella
Goletta Verde, la storica imbarcazione di Legambiente
norma in corrispondenza delle spiagge
che da 27 anni naviga ogni estate per tenere sveglia
segnalate dai cittadini, dove sono stati
l’opinione pubblica sui problemi dell’inquinamento e
registrati livelli di inquinamento batterico
della distruzione delle coste italiane.
entro i limiti di legge: a Trieste sulla scoÈ stato un piacere conoscere l’equipaggio, guidato dal
gliera di Barcola (incrocio salita Cedassacomandante Marco e composto da un gruppo affiatato
mare), a Lignano Sabbiadoro, a Grado e
di giovani competenti ed entusiasti.
a Marina Julia .
L’esito delle analisi svolte in Friuli Venezia Giulia ha
Il bilancio della campagna di Goletta
messo sotto accusa – come nel resto d’Italia – le foci
Verde e dei monitoraggi effettuati lungo le
dei fiumi e dei canali: su 8 punti monitorati, 4 sono ricoste del Friuli Venezia Giulia è senz’altro
Goletta
Verde
attraccata
alla
Scala
Reale
sulle
Rive
di
Trieste
sultati fuori legge, di questi, tre “fortemente inquinati” e
positivo, come dimostrano le reazioni
uno “inquinato”. Questi risultati evidenziano le carenze
di alcune amministrazioni comunali (ad
negli impianti di depurazione e, peggio ancora, la manesempio Trieste, Muggia, Cervignano, ecc.), che – pungolati e sollecitati dai
canza di una rete fognaria adeguata anche in alcuni comuni dell’entroterra.
dati di Legambiente - hanno annunciato interventi per l’eventuale adeguamenA questo proposito va ricordato che l’Unione Europea il 19 luglio scorso
to della rete fognaria e degli impianti di depurazione.
ha incriminato l’Italia per inadempienza della Direttiva n.271 del 1991, che
Unica nota stonata, la presa di posizione di Giorgio Mattassi, direttore del
riguarda l’adeguamento del trattamento reflui urbani. In particolare, sono
Dipartimento provinciale ARPA di Udine, il quale ha fatto sentire la propria
stati chiamati in causa l’agglomerato di Trieste, Muggia e San Dorligo della
voce sui media solo dopo la conclusione della campagna di Goletta Verde,
Valle – Dolina e l’agglomerato che fa capo a Cervignano del Friuli.
rivendicando la competenza esclusiva di ARPA (che peraltro Legambiente non
Passando al setaccio le foci, ma anche alcune spiagge segnalate dai cittadiha mai messo in dubbio, sottolineandolo in ogni occasione…) sui controlli di
ni (con gli SMS inviati a “SOS Goletta”), senza ovviamente volersi sostituire
qualità delle acque di balneazione. Rimane infatti l’amarezza per il fatto che
al ruolo di ARPA, preposta per legge ai controlli della balneabilità delle
ARPA ha divulgato nel proprio sito internet i dati sulla qualità delle acque di
acque, i biologi di Goletta Verde hanno rilevato la presenza di situazioni
balneazione appena il 18 agosto (prima di tale data non li abbiamo visti!): il
critiche in tutte le province affacciate sulla costa. A partire dalla provincia
che ha francamente il sapore di una presa in giro dei cittadini.
di Trieste dove, nel comune di Duino - Aurisina (Villaggio del Pescatore), il
L’equipaggio di Goletta Verde, affascinato dalla città di Trieste, ha annunciato
prelievo effettuato presso la bocca del porto canale, è risultato fortemente
che la campagna del prossimo anni partirà probabilmente proprio da qui e
inquinato, e in Comune di Muggia dove lo stesso risultato è stato risconsiamo riusciti a strappare loro anche la mezza promessa che Goletta Verde
trato nel campionamento realizzato alla foce del torrente Fugnan (presso il
parteciperà alla Barcolana 2012. Li aspettiamo!!
parcheggio Caliterna).
Spostandosi in provincia di Udine, la situazione non migliora ed il prelievo
Lucia Sirocco
eseguito presso la Foce dello Stella a Precenicco ha evidenziato acque
fortemente inquinate. Inquinate, in Provincia di Gorizia, anche le acque alla
Tutti i dati della campagna di Goletta Verde sono reperibili nei siti: http://
foce dell’Isonzo in località Punta Sdobba.
www.legambiente.it e www.golettaverde.it
Va sottolineato però che l’Isonzo convoglia anche gli scarichi provenienti
Redazionale a cura dell'inserzionista
Arrivederci al prossimo anno (ma forse anche alla Barcolana?)
Easy English
L’Associazione Culturale ‘Easy English’ annuncia l’inizio dei corsi estivi pensati
e strutturati per i ragazzi delle scuole medie e delle scuole superiori.
Materie per le medie: inglese, matematica, storia, italiano.
Materie per le superiori: inglese, spagnolo, francese, tedesco (grammatica
o letteratura, differenziato per biennio e triennio e per Licei e Istituti Tecnici).
Latino, filosofia, algebra, geometria, italiano, storia, chimica, biologia.
Sono occasioni di incontro in cui insegneremo ai ragazzi il giusto approccio alle
materie scolastiche.
La programmazione é settimanale: 2 ore a settimana, per ogni materia, lezioni
mattutine. Posti limitati, max 6 studenti per laboratorio.
I laboratori non sono pensati per i ragazzi che hanno preso gli esami a settembre in quanto ci occuperemo di Metodo Di Studio e non delle materie vere e
proprie. Sarà fornito ai ragazzi del materiale che sarà oggetto di discussione
collettiva per creare un confronto tra le menti. I ragazzi che frequentano i
laboratori linguistici analizzeranno e discuteranno dei brani di letteratura e delle
poesie. I nostri laboratori di filosofia sono i più gettonati!
Per i ragazzi che devono preparare gli esami a settembre ci sono in calendario
le lezioni individuali. Le attività proseguono durante tutto l’anno scolastico intese
come attività di doposcuola e sostegno per le attività scolastiche.
Il presidente dell’Associazione, Lisa Luchita, al momento sta frequentando
presso l’università degli Studi di Trieste il Master in Didattica e Psicopedagogia
per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento e frequenterà durante il
periodo estivo corsi di formazione
rivolti agli insegnanti che si trovano
a dover lavorare con i DSA.
La nostra sede è in via Udine 44/a.
Mettiamo a disposizione dei soci
la nostra biblioteca e la nostra
videoteca e anche un angolo ristoro (studiare fa venire fame...). La nostra
sede non è provvista di computer, perché crediamo sia più stimolante per
noi e per i ragazzi ricavare ed elaborare le informazioni usando la testa e i
libri. A cadenza mensile organizziamo degli incontri per i genitori che sono dei
momenti importantissimi di scambio di esperienze e consigli, specie in caso di
ragazzi DSA.
I genitori interessati devono iscriversi in sede. Solitamente le presenze sono
numerose, invitiamo quindi le persone a passare il prima possibile per darci il
tempo di prenotare una sala abbastanza capiente.
Info per iscrizione e costi:
Associazione Culturale Easy English
Cell: 347 8947324
19 Konrad settembre 2012
ARTE
Nur/Luce. Appunti afgani
È un afoso sabato di fine agosto, la giornata volge al termine e, mentre la città si
appresta a consumare il “rito” dell’aperitivo, mi dirigo curiosa in quello che già
di per sé ritengo un luogo suggestivo: il
Salone degli Incanti.
Quando vi metto piede la prima cosa
che mi colpisce è il susseguirsi di suoni,
grida, parole incomprensibili, versi,
rumori… una registrazione sonora che
accompagnerà tutta la mia visita e finirà
col fondersi alle immagini e alle parole
che narrano una terra lontana e sconosciuta: l’Afghanistan.
In un allestimento minimale e rudimentale (tra i più riusciti che io ricordi
in uno spazio così complesso dal punto di vista museografico) trovano
spazio le fotografie di Monika Bulaj, pluripremiata reporter e fotodocumentarista di origine polacca ma residente a Trieste,
collaboratrice di svariate testate ("La Repubblica", "Corriere della Sera", "National Geographic", "GEO", "Il Venerdì",
"D", "Io Donna", "Gazeta Wyborcza", "Il Piccolo"…).
Esse giacciono appoggiate su di un nylon trasparente che
– come il burqua indossato dalle donne che vedo ritratte
– isola e protegge allo stesso tempo. Le sostiene una
struttura di tubi volgarmente definiti “innocenti”, come i volti
dei bambini che emergono prepotenti da queste immagini.
Mi aspetto che, ad una mostra di fotografia, mi colpiscano le immagini; ciò avviene, beninteso, ma a rapirmi
letteralmente sono le “didascalie”, le semplici ma profonde
parole che Monika, scrittrice oltre che fotografa, impiega
per spiegarci cosa stiamo osservando, guardando, talvolta sbirciando
attraverso i suoi occhi ed il suo obiettivo.
Si dipanano dinnanzi a noi veli blu, piastrelle gialle, prati verdi, terra brulla, il marrone del fango (“Arcipelago di case di fango e pietra, tra fogne a
cielo aperto che si arrampicano sui colli”), l’ocra, il nero di occhi intensi e
perturbanti, il bianco della neve o di un letto d’ospedale.
Ai colori si aggiunge la potenza evocatrice di una luce mistica, diafana,
surreale. Luce che abbaglia o che si insinua nell’intimità di una casa, di
un’aula, di un ambiente di preghiera. Luce che tocca corpi e volti con la
grazia di Vermeer o con la potenza e decisione di Caravaggio.
Gli scorci a cui assistiamo sono i più disparati: ospedali, moschee, carceri, scene di vita domestica o di un matrimonio tipico, momenti di lezione,
di gioco, di preghiera.
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Sono i frangenti che Monika ha colto tra il 2009 e il 2010, quando ha intrapreso un viaggio, che immagino interiore oltre che fisico, nell’Afghanistan
più profondo: quello di chi riesce a non essere una “haregi” (straniera), ma
un’ospite sacra, protetta, rispettata; un’ospite che cerca di parlare la lingua
del posto e di mescolarsi alla sua gente, alle sue donne
soprattutto, per capire “come abitano e cosa pensano” e
per raccontarcelo.
E così le sue storie ci parlano di “donne schiacciate dal
tribalismo” di “oppio che è la sola medicina dei poveri” di
una soglia di sopportazione del dolore che qui pare essersi
abbassata (stando alle parole di Maurizio Cardi, medico di
Emergency).
Apprendiamo di uomini disposti a pagare più di quel che
guadagnano in 10 anni pur di avere una donna in moglie,
di donne che si danno fuoco per non sottoporsi a matrimoni
indesiderati, di famiglie minacciate di morte perché hanno
deciso di istruire la figlia femmina (“Qui educare la figlia significa educare
tutta la famiglia”) e di figlie rapite per farle prostituire.
Nelle sue foto Monika non mostra scene di guerra, ma è palese che attorno
ad essa e agli equilibri che essa ha sconvolto, ruota ormai la vita di un
Paese “nudo e minerale dove un albero ha una maestà senza uguali e
l’individuo non ha spazio per l’arroganza”.
Uno dei tanti effetti che generano queste
istantanee, eterne nella loro fugacità, è
quello di farci capire quanto poco sappiamo
di un luogo il cui nome è apparso così insistentemente nella cronaca degli ultimi anni.
Dalle enormi vetrate della Pescheria mi
accorgo che il sole, a differenza delle
speranze di questo popolo martoriato, è
tramontato da un pezzo. È giunta l’ora di
tornare a casa.
Lo faccio camminando pensierosa nel cuore della città dove trovano posto, in forma
di installazione temporanea, alcune delle più intense immagini di Monika e
del “suo Afghanistan” (sono i Passaggi Afgani a Trieste visibili in: Via San
Sebastiano angolo Androna dei Coppa, Via Crosada angolo Via Capitelli, Via
del Teatro Romano e Via Punta del Forno).
Laura Paris
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cinema
20 Konrad settembre 2012
Lìnvasione del cinema francese
È veramente sorprendente la quantità di pellicole francesi distribuite in Italia
nei primi sei mesi del 2012. Ce ne sono di buone e meno buone, ma nessuna vera porcheria. La più interessante è Quasi amici di Olivier Nakache
ed Eric Toledano, uscita in febbraio, che io non avevo potuto vedere causa
problemi ospedalieri, ma poi mi sono rifatto guardandola in DVD e devo dire
che me la sono proprio spassata. Campionissimo di incassi in patria, il film
racconta la storia di Philippe, un paraplegico miliardario che assume come
badante Driss, giovane ragazzo di colore pieno di problemi proveniente
da uno dei peggiori quartieri dormitorio della periferia. Dopo una serie di
perplessità ed incomprensioni i due finiscono per intendersela alla grande,
cosa che genera delle situazioni paradossali ed assurde che a me sono
sembrate di un ottimismo inconcepibile anche se gli autori hanno giurato di
essersi basati su una storia vera. Buona parte del film si regge sull’ottima
recitazione dei due protagonisti principali, gli attori François Cluzet ed Omar
Sy perfetti nelle loro parti, e tutto quanto funziona a meraviglia, fino al finale
consolatorio che lascia negli spettatori un senso di pace e serenità. Nulla
da eccepire, anche se viene da domandarsi che cosa abbia a che fare tutto
questo con la situazione reale dei rapporti sociali fra ricchi e poveri nella vita
di ogni giorno. Lasciamo perdere e passiamo a qualcosa di molto più cattivello, ad esempio Gli infedeli un film a episodi che fa riferimento al cinema
italiano degli anni sessanta, specialmente a certe opere di Dino Risi come I
mostri (1963). Ma per rifare il verso al grande Dino Risi ci vuole altro. Fortemente voluto dall’attore Jean Dujardin, che dopo il successo di The Artist
Una vera delusione. Meglio occuparsi di qualcosa di più serio. Certo che la
drammaticità non manca in Pollo alle prugne diretto da Vincent Paronnaud
e Marjane Satrapi. Ambientato a Teheran nel 1958, il film consiste in un
ampio flash back lungo il filo dei ricordi del violinista Nasser Ali, che si lascia
morire di crepacuore dopo che la moglie in un momento di rabbia aveva
distrutto il suo raro e prezioso strumento musicale. Non bisogna dimenticare
che Marjane Satrapi è un’artista grafica che un paio d’anni fa ci aveva stupito con il film di animazione Persepolis, tratto da una sua opera a fumetti,
come lo è pure Pollo alle prugne, e si vede . Nuvole che sembrano di
bambagia, colori intensissimi, città favolose e paesaggi da fiaba caratterizzano quest’opera che sembra uscita dalla fantasia di Federico Fellini. Quasi
un film di animazione mancato, dove abbondano i momenti di umorismo e
di commozione in una storia d’amore avvincente e disperata. Tutto questo
senza dimenticare una dura critica alla pratica medioevale del matrimonio
combinato, ancora oggi in vigore in molti Paesi islamici. Un applauso per
la bravura mostruosa del protagonista principale Mathieu Amalric, senza
dimenticare le due interpreti femminili, Maria de Medeiros e la bellissima
Golshifteh Farahani la cui sola presenza illumina letteralmente tutte le inquadrature. Un piccolo capolavoro da non perdere, dove si ride, si piange e
si riflette sulla caducità delle cose umane. Purtroppo a causa della carenza
di spazio dovrò limitarmi a citare gli altri film francesi usciti recentemente,
tra cui merita qualche parola di più il feroce Cena tra amici di Alexandre
de la Patellière, basato su un testo teatrale, dove la scelta del nome di un
deve essersi montato un po’ la testa, il film si avvale della collaborazione
di numerosi registi più o meno conosciuti, come Emmanuelle Bercot, Fred
Cavayé, Alexandre Courtès, Michel Hazanavicius, Eric Lartigau e Gilles
Lellouche. Purtroppo tutta questa gente non riesce a combinare nulla di
buono, limitandosi a prestare il proprio mestiere per confezionare una serie
di piccoli film dominati dalle maschere degli attori Jean Dujardin e Gilles
Lellouche, colleghi ed amici di lunga data che interpretano dei personaggi
che dovrebbero essere esempi emblematici dell’infedeltà maschile. In realtà
nel film di emblematico non c’è proprio niente. Si tratta di sei episodi, alcuni
dei quali brevissimi, altri più articolati, e certi di una volgarità sconcertante,
ma tutti con delle spaventose carenze nella sceneggiatura e nei contenuti.
nascituro durante una riunione conviviale scatena un vero e proprio gioco
al massacro con risvolti umoristici assurdi. Non male l’intimista Piccole
bugie tra amici di Guillaume Canet, ed abbastanza divertente Benvenuti
a bordo di Eric Lavaine, una favoletta leggera come una bolla di sapone
ambientata su una nave da crociera, molto diversa dalla volgarità di certi
“cinepanettoni” nostrani. Per gli amanti del “combat film” infine mi permetto
di suggerire la visione di Special Forces. Liberate l’ostaggio di Stéphane
Rybojad, le cui scene di azione non hanno nulla da invidiare a quelle di certi
costosissimi film americani super spettacolari pieni di retorica e demagogia
a buon mercato.
Gianni Ursini
teatri di confine
21 Konrad settembre 2012
21 Konrad febbraio 2012
ben ign i leg ge da nte :l'i nfe rno d'e sta te
Firenze è avvolta da un caldo infernale, ma va
bene così. In fondo lui, Roberto Benigni, è qui
proprio per raccontare l'Inferno dantesco, perciò,
quale clima migliore di questo? Lo spettacolo
TuttoDante 2012 è iniziato il 20 luglio proprio da
dove lo stesso Benigni si era interrotto qualche
anno prima, con l’undicesimo canto della Divina
Commedia, per arrivare, il 6 agosto, al canto
XXII. Un’impresa titanica che solo il folletto toscano avrebbe potuto portare a termine: in primo
luogo per la sua profonda conoscenza del capolavoro dantesco e poi per la sua grande capacità
di narrazione che lo rende un medium ideale dei
versi danteschi. Del resto Benigni è consapevole
della sfida: “Fare l’esegesi della Divina Commedia con la statua di Dante
alle spalle - ha affermato - è come fare la dichiarazione dei redditi con
dietro la statua di Monti”.
Anche la sera di giovedì 2 agosto la stupenda piazza Santa Croce che,
come ha sottolineato lo stesso Benigni, ha fatto svenire per la bellezza
lo scrittore francese Stendhal (da cui poi il nome della sindrome), ha
accolto un pubblico affettuoso e numeroso. La piazza è stata blindata per
permettere l’afflusso degli spettatori e illuminata da luci fantasmagoriche,
che hanno colorato di blu la cattedrale e di rosso il palco. La scenografia
era già tutta qui, per cui, com’è d’uso, Benigni non ha avuto bisogno di
orpelli per raccontare il XIX canto: è bastata
la sua giullaresca presenza, un leggìo e
la sua voce. In prima fila, ad ascoltarlo, il
sindaco di Firenze, Matteo Renzi (preso
spesso di mira dal comico: “Da qualche sera
si siede sempre più a destra...”), e lo scrittore
Roberto Saviano.
La prima parte dello spettacolo è tradizionalmente dedicata alle battute legate all’attualità. Su Bersani: “È andato tra i terremotati in
Emilia ed erano loro a fargli coraggio..”. Sul
parallelismo tra Dante e Berlusconi: “Tutti e
due ci hanno fatto vedere l’inferno e poi, tutti
e due avevano fede..”. Ma c’è stato anche
il tempo, prima di dare il via all’esegesi dei versi danteschi, di ricordare
le vittime dell’attentato alla stazione di Bologna, che avvenne il 2 agosto
1980. A quel punto si parte con il XIX canto, quello dei simoniaci, ovvero
di coloro che facevano commercio di cose sacre. E nella lista ci sono
parecchi papi, tra i quali Bonifacio VIII, non ancora morto, ma per Dante
già in odore d’inferno. Al racconto dettagliato di ciò che avviene nel canto
segue la lettura, che Benigni affronta con un piglio epico. Meritatissimi gli
applausi finali.
Stefano Crisafulli
Chi è Cristina e perché abita nel computer di mio padre?
Sabato 15 settembre alle ore 20.30 al Teatrino Franco e Franca Basaglia, la Macchina del
Testo mette in scena la commedia tratta dal romanzo di Luciano Comida Chi è Cristina e
perché abita nel computer di mio padre?
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dott. Majaron
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22 Konrad settembre 2012
incontri siberiani
i russi si comportano in libertà e poi Colin Thubron
nel suo In Siberia aveva scritto di cuccette piene di
mercanzie a poco prezzo, di finestrini sudici, di puzza di urina, di pesce crudo e sudore, di ragni neri che
scambia terrorizzato per pericolose zecche Ixodes. Le
cuccette sono pulite, i viaggiatori riservati, le inservienti
(provodnizy) efficienti; solo un giovane buriato grassoccio in boxer che va ripetutamente in bagno attenua la
nostra delusione.
Arriviamo nella capitale della Repubblica autonoma dei
Buriati di primo mattino. Di origine mongola, convertiti al
buddismo da missionari mongoli e tibetani, i buriati che
avevano partecipato alle scorrerie di Gengis Khan, costituiscono ora un quarto della popolazione. L’attrattiva
principale della città è l’immensa testa di Lenin alta otto
metri nella grande piazza centrale; passiamo accanto
al Teatro dell’Opera, percorriamo la Via Lenin che ci
richiama l’Arbat di Mosca, raggiungiamo la cattedrale
Odigitria e poi il coloratissimo mercato buriato.
Percorrendo strade quasi mai asfaltate e piene di buche
- piste più che strade e sarà così per tutto il viaggio,
al di fuori delle grandi città la Russia sembra ferma al
Medioevo - raggiungiamo il villaggio dei Vecchi Credenti
di Tarbagataj dove ci aspetta padre Sergej. Lungo il
percorso l’autista di origine mongola getta del riso fuori
dal finestrino e mormora invocazioni per propiziarsi gli
spiriti. Nella seconda metà del diciassettesimo secolo
gruppi di dissidenti religiosi si opposero in Russia alle
modifiche di quasi insignificanti pratiche liturgiche volute
dalla gerarchia ortodossa. È assurdo, ma per il rifiuto
delle riforme ecclesiastiche patirono persecuzioni, torture, furono uccisi e in tanti trovarono rifugio in Siberia,
solo in Buriazia sono circa 200.000. Padre Sergej ci
guida nel museo etnografico che ha allestito, ci sono
samovar, costumi tradizionali, arnesi da lavoro e anche
resti di mammut, poi ci conduce alla chiesa; fuori un
libro in pietra ricorda l’arrivo nel 1725. Non vuole essere
registrato, non ha dimenticato le persecuzioni staliniste.
Gli chiedo dei rapporti con i buddisti, ottimi mi dice, loro
stanno per conto loro e noi pure; qui nemmeno si sa che
cosa sia l’ecumenismo e sorrido immaginando i miei
amici focolarini accolti qui come extraterrestri.
Andiamo all’Ivolginsky Datsan, centro del buddismo siberiano aperto nel 1945; vediamo i templi dai
colori vivaci, gli stupa, i leoni in gesso, le sculture, gli
oggetti rituali, le case in legno dei monaci. Collegata al
Datsan nel 1991 fu aperta l’università buddista «Dashi
Choinkhorling». Entriamo in un tempio, ascoltiamo le
preghiere dei monaci, osserviamo le offerte di monetine,
latte, biscotti; su una parete la fotografia del Dalai Lama
venuto più volte in visita. Il luogo appare trascurato, i
monaci sembrano sereni, ma distratti, mi sento estraneo
all’ambiente.
La sera ceniamo in un tipico ristorante in yurta (tenda
mongola) di Ulan Ude, dove incontriamo una delegazione austriaca di Ybbsitz con il sindaco. La giovane
cameriera si incuriosisce e mi chiede perché siamo venuti in Buriazia, se andremo al lago; studia cardiologia,
non riesco a dimenticare di essere stato un insegnante
e non trovo di meglio che dirle una frasetta imparata a
memoria “ucitza, ucitza i isciò raz ucitza”studiare, studiare, e ancora studiare...”. Ma questo è Lenin, esclama!
(continua)
Sull’aereo delle Czech Airlines, che da Praga ci porterà
a Mosca, mi si siede accanto Julia, una giovane artista
e fotografa che ritorna nella sua città per visitare la
nonna ammalata. Mette nella tasca della poltrona di
fronte una bottiglia di whiskey: è costretta a volare
spesso per lavoro ma le fa paura e allora cerca
aiuto nell’alcol. Alla fine del viaggio avrà bevuto metà
bottiglia e una parte me l’avrà versata pure addosso
durante una turbolenza. Quando sa che andiamo
verso il Lago Bajkal in Siberia mi dice dello zio pilota
dell’Aeroflot e ridacchia sugli aerei “kamikaze” che vi
operano. Parla senza interruzione per tutte le due ore effetto dell’alcol? - e mi mostra sullo smartphone alcuni
dei suoi lavori.
Da Mosca per Irkutsk, oltre cinque ore di volo, viaggiamo comodamente con l’Aeroflot, le apprensioni di Julia
non sono giustificate. Seduto accanto Oleg, lo chiameremo così, sta rileggendo Il Maestro e Margherita di
Bulgakov. Entriamo subito in sintonia quando sa che
la nostra prima visita a Mosca l’avevamo iniziata allo
Stagno del Patriarca (Patriarshij Prud). È un chimico
bielorusso che si è laureato e lavora a Mosca, diretto
anche lui al Lago Bajkal. È venuto cinque volte in Italia
con una delle tante associazioni che continuano ad
accogliere ragazzi bielorussi ed è rimasto in contatto
con la famiglia piemontese che lo ha ospitato. E anche
lui, come tanti giovani russi, vuole emigrare in America.
Accusa il presidente bielorusso Lukashenko di essere
un dittatore e aggiunge che le due condanne a morte
per l’attentato nella metropolitana di Minsk dello scorso
anno sono state eseguite dopo un processo che tutti
definiscono una montatura. Il “Moscow Times” denuncia
gli arresti di oppositori che gridavano “Una Russia
senza Putin!” durante una recente manifestazione
a Mosca vicino alla centralissima Piazza Pushkin.
Durante le elezioni presidenziali russe, vinte da Putin,
Oleg ha votato per l’oligarca Michail Prochorov, giunto
terzo. Al suo rientro mi scriverà preoccupato per la
severità della condanna a due anni di carcere, inflitta
a tre componenti del gruppo punk Pussy Riot per aver
intonato una canzone di protesta nella cattedrale Cristo
Salvatore di Mosca. Amnesty International definirà la
sentenza un ulteriore “duro colpo alla libertà di espressione in Russia”.
A 5.185 km da Mosca, Irkutsk è il capoluogo dell’omonima regione (oblast); fondata dai cosacchi nel 1652,
è conosciuta come la “Parigi della Siberia” per le
pregevoli chiese, gli edifici neoclassici, le antiche
case in legno. All’interno del monastero Znamenskij le
tombe dei decabristi ricordano il tentativo insurrezionale contro l’assolutismo zarista di ufficiali dell’esercito
imperiale a San Pietroburgo nel dicembre 1825;
sedata la rivolta molti furono deportati in Siberia. La
Nelle immagini, dall'alto:
principessa Trubeckaja, che seguì il marito in esilio, è
– Inserviente (provodnica) buriata della
sepolta qui con i tre figli; poco distante l’obelisco con
Transiberiana
strumenti nautici dedicato a Grigorij Selikov, il “Colom– La testa di Lenin a Ulan Ude
bo russo”, che alla fine del diciottesimo secolo navigò
– Il fiume Selenga sulla strada per i Vecchi
nel Pacifico settentrionale e sognò un impero fino
Credenti di Tarbagataj
– Padre Sergej con il libro dell’arrivo nel 1725
alla California spagnola. All’ingresso del monastero è
– Evoluzioni sui rollerblade in Buriazia
stato recentemente innalzato un discusso monumento
Giuliano Prandini
all’ammiraglio Kolkak, capo del governo bianco in
Siberia, giustiziato dai bolscevichi a Irkutsk nel 1920.
(per ulteriori informazioni sul viaggio di turismo responsabile:
Prendiamo la transiberiana per Ulan Ude e decidiamo di fare il viaggio di
http://www.viaggisolidali.it/DocsImgs/docs/RUSSIA_siberia.pdf)
notte in terza classe. Siamo incuriositi, vogliamo vedere se, come dicono,
23 Konrad settembre 2012
Canili convenzionati: non solo per morire
In base all’ art. 2, commi 2 e 6 della legge
281/1991, i cani vaganti ritrovati, catturati o
comunque ricoverati presso i canili non possono
essere soppressi se non ammalati incurabili o di
comprovata pericolosità; inoltre l’art. 9 c. 1 della
legge regionale 39/1990 sancisce che i Comuni
singoli o associati devono assicurare la custodia ed
il mantenimento dei cani abbandonati o rinunciati per seri motivi, presso strutture - proprie o
convenzionate - tali da garantire condizioni di vita
adeguate alla specie ed al benessere degli animali
ricoverati. La stessa legge prescrive all’articolo 7 c.
3 che gli animali detenuti in queste strutture devono essere al più presto ricollocati presso famiglie
che diano garanzie di buon trattamento e sottolinea
come i canili convenzionati non debbano essere
considerati in alcun modo la dimora definitiva di
Jaffa con il suo padrone
un cane. Il Friuli Venezia Giulia dispone di ben
sette canili convenzionati e di alcuni rifugi gestiti da
associazioni animaliste, o da singoli privati. La Regione da’ un’indicazione
generica sulle tariffe da applicare per il mantenimento dei cani, che variano dai 3,50 euro per i cani di taglia piccola ai 3,80 euro per quelli di taglia
grande. In realtà però le strutture convenzionate praticano prezzi anche
molto diversi tra loro, ma non sempre ad un costo inferiore corrisponde un
risparmio, in quanto se le adozioni vengono sistematicamente ostacolate,
oppure la distanza è tale da scoraggiare sia i volontari sia i visitatori, i
cani rimangono detenuti anche per molti anni, finendo di conseguenza
per costare molto di più di quelli ospitati in strutture con prezzi più elevati,
dalle quali però sarà più facile farli adottare in breve tempo grazie al
lavoro dei volontari di una delle associazioni iscritte nell’elenco presso la
Direzione Regionale della Sanità (come previsto dall’articolo 6, c. 1 della
L.R. 39/1990). La maggior parte dei canili convenzionati sono vere e proprie società, che percepiscono contributi regionali oltre al denaro pubblico
per il mantenimento dei cani: a volte i gestori dei canili sono al contempo
allevatori di varie razze canine o sono a capo di associazioni da loro
stessi costituite per la gestione del volontariato e degli affidi. Situazioni
queste discutibili, che dovrebbero far riflettere e possono generare un
conflitto di interessi. Nella nostra indagine in regione abbiamo trovato dei
piccoli canili gestiti con umanità da persone che si adoperano in favore
degli animali, ma ci siamo dovuti confrontare anche con persone arroganti, impreparate e poco disponibili. Accade così che anche il singolo cane
venga considerato non come un animale sfortunato, vittima il più delle
volte della crudeltà umana, ma come una fonte di reddito da trattenere il
più possibile nel canile convenzionato.
Questi individui agiscono con prepotenza nei confronti di coloro che si
adoperano in favore degli animali senza scopo di lucro e ostacolando sistematicamente le adozioni mettono in atto ogni forma possibile di dissuasione verso gli aspiranti adottanti. In questo contesto ha dell’ incredibile
la vicenda accaduta a 4 cagnolini detenuti presso un canile dell’alto Friuli
dal febbraio 2009, che i gestori dello stesso si rifiutavano di rimandare
a Trieste adducendo assurde ed infondate motivazioni sul benessere
animale, pretendendo il pagamento del mantenimento nonostante la convenzione fosse scaduta da un
anno e nonostante il responsabile dell’Ufficio Zoofilo
del Comune di Trieste si fosse recato di persona
sul posto per sbloccare la situazione. Soltanto dopo
8 mesi di trattative, che hanno coinvolto anche il
sindaco e l’assessore competente, i 4 cagnolini sono
stati prelevati da volontari - accompagnati da un
legale - incaricati dall’associazione “Il Capofonte” e
finalmente poco dopo le bestiole sono state date in
adozione. Il denaro pubblico versato dal Comune per
il loro mantenimento si aggira intorno ai 20.000 euro,
cifra davvero sconcertante se si pensa che avrebbero
potuto trovare una famiglia disposta ad adottarli già
molto tempo fa. Ancora più eclatante la storia di Jaffa,
incrocio Terranova trasferita presso lo stesso canile
nel dicembre 2009 dal Comune di Duino-Aurisina. Anche in questo caso le trattative per l’adozione si sono
protratte per un anno intero, tramite scambio di mail
tra Uffici del Comune e l’associazione “Il Capofonte” -favorevoli all’adozione - e i gestori del canile che frapponevano ogni sorta di difficoltà alla consegna del cane, tanto da inviare una relazione nel tentativo di scoraggiare
qualsiasi adozione. La “valutazione collegiale” eseguita ai fini dell’adottabilità dichiarava testualmente: Jaffa è un cane di difficile gestione, non
collaborativo, con ricorso frequente a minacce, non risponde alle richieste
dell’operatore, mantiene una postura alta con sguardo fisso su chi ha di
fronte, emette un ringhio cupo e sommesso tale da suscitare profonda
inquietudine, il cibo le viene fornito dall’esterno, è un cane pericoloso, impegnativo, non gestibile da persone non certificate o qualificate e pertanto
inadottabile. Al nostro arrivo furono sufficienti però un etto di prosciutto
cotto, parole dolci accompagnate da alcune carezze e Jaffa fu ben felice
di farsi mettere il guinzaglio e di scappare velocemente da quella prigione!
Subito dopo fu adottata da una famiglia a Trieste dove vive tranquilla,
finalmente libera assieme ad altri cani e gatti. Sorgono inevitabilmente dei
dubbi sulla preparazione di certi allevatori, nonché gestori di canili, che si
definiscono esperti cinofili, e soprattutto sulla loro buona fede. In seguito a
questi eventi spiacevoli, a nostro avviso andrebbe completamente rivisto
il meccanismo delle convenzioni con i canili privati ed andrebbe piuttosto
sviluppata una nuova concezione per i canili comunali, in collaborazione
con le associazioni di volontariato riconosciute che potrebbero anche
controllare le adozioni nel loro prosieguo.
Maria Grazia Beinat
“il Capofonte” onlus
tel. 040 571623
mail [email protected]
sito:www.ilcapofonte.it per donare il 5 x 1000: codice fiscale 90111960325,
per sostenere le attività in favore dei cani abbandonati: ccp 94147162,
causale: cani
Agriturismo aperto i week end su prenotazione
Cucina tradizionale e vegetariana
telefoni: 040 226901 - 333 7798338 - 3406733919
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colonna vertebrale
24 Konrad
Konrad settembre
settembre 2012
2012
24
Zainetto e mal di schiena
Redazionale a cura dell'inserzionista
Lo zainetto scolastico rappresenta davvero
un problema per la colonna dei ragazzi?
Una delle preoccupazioni che più frequentemente colpisce un genitore di
un ragazzo in etá scolare e che puntualmente torna a far discutere ad ogni
inizio anno scolastico, é se e come lo zaino possa provocare dei danni
alla salute, in particolare nei confronti di una struttura considerata (a torto)
fragile come la colonna vertebrale. Purtroppo
non esistono studi scientifici specifici e dunque
in attesa di risposte più certe ci si deve rifare a
quanto già ampiamente dimostrato per quanto
riguarda l’adulto se pur esso presenti problematiche in parte diverse. Partendo da questi elementi,
è dunque possibile sviluppare alcune riflessioni
che possano essere utili.
In primis è indispensabile ricordare che la colonna è forte ed è in grado di sopportate anche pesi
elevatissimi. È anche vero però che abbiamo una
legge (ex 626 ora Testo Unico) che protegge i lavoratori e che, in proporzione, non consentirebbe
loro di portate quello che portano tutti i giorni i nostri figli: in prima media (il momento di maggior rischio perché sono meno
forti e le richieste scolastiche sono maggiori) portano normalmente uno
zaino che pesa il 20% del loro peso corporeo, con una punta settimanale
del 30%. Vuol dire, per un adulto di 80 chili, 16 chili tutti i giorni, con 24 chili
una volta alla settimana. Su di un adulto questo carico sarebbe considerato
probabilmente a rischio e collegato al mal di schiena.
Inoltre risulta essere necessario riflettere sul concetto di “normalità del
rachide”, in particolare in rapporto ad una buona muscolatura. Sicuramente
un ragazzo che fa dello sport, con dei muscoli sufficientemente allenati,
avrà meno problemi a portare la cartella rispetto a chi fa poco movimento.
Questo concetto è anche neurologico: fare dello sport significa conoscere
il proprio corpo, saperlo utilizzare al meglio anche in strategie motorie
relativamente semplici come quelle di gestione di un peso supplementare
applicato alla colonna.
Queste brevi considerazioni impongono di ritornare alla biomeccanica, per
chiederci se può provocare più danni un peso di una certa intensità, ma
portato per brevi momenti, rispetto ad uno più ridotto (anche solo il proprio
corpo) portato in maniera errata per molte ore al giorno. Non potremmo
ipotizzare che il primo possa divenire allenante ed il secondo invece possa
risultare dannoso?
Esiste poi un versante neurologico del problema. La scoliosi è anche una
malattia neurologica: nei suoi confronti può risultare almeno altrettanto
dannosa la postura incongrua prolungata, che in qualche maniera può
influire in modo più duraturo sul sistema nervoso centrale e sulla percezione del proprio corpo, di quanto possa fare un movimento, per quanto fatto
male, in quanto per sua natura è di breve durata.
Conclusioni
In attesa che gli zaini troppo pesanti vengano alleggeriti, sarebbe utile
che gli educatori si preoccupassero anche della postura prolungata curva
(sui libri o davanti ad un pc) magari anche lodata in famiglia per l’indubbia
positività in termini scolastici, ma sicuramente da biasimare per i rischi cui
viene sottoposta la colonna. Per eliminare questi inutili danni è sufficiente
alternare con frequenza (ogni 20-30 minuti) a sedentarietà con una breve
pausa di movimento.
Inoltre, si possono intanto concordare strategie con gli insegnanti, tipo la
condivisione del materiale con il compagno di banco, o l’uso, nei casi più
fortunati, di appositi armadietti scolastici, o
ancora indicare con assoluta precisione che
cosa serve veramente per la lezione successiva, perché i ragazzi in prima media per non
sbagliare spesso portano materiale doppio. A
mio avviso potrebbe anche essere intelligente
che le case editrici dividano i testi più corposi
in più volumi.
Otre a questi provvedimenti applicabili già a
breve termine forse sarebbe il caso si iniziasse a ragionare su come digitalizzare il sistema
istruttivo. Il secondo versante è quello dell’uso
corretto dello zainetto da parte dei ragazzi:
Come scegliere lo zainetto?
Con uno schienale rinforzato per permettere una corretta distribuzione del
peso sulla schiena
Con una maniglia per poterlo trasportare anche a mano
Come riempire lo zainetto?
Evitare di riempirlo con materiale inutile
Partendo dallo schienale, introdurre per primi i libri più pesanti
Chiudere sempre l’apertura a soffietto, quando non serve
Come regolare lo zainetto?
Bretelle pari per evitare che il peso non sia maggiore su una spalla
Stringere le bretelle per evitare che lo zainetto scenda a livello dei glutei
Come trasportare lo zainetto?
Portarlo su entrambe le spalle
Se non è troppo pesante, alternare il trasporto a mano con la maniglia
(non vincolare troppo la cartella al ragazzo, vale a dire è meglio portarla in
mano che sul dorso, in modo da poterla facilmente lasciare e riprendere se
necessario)
Usare la cintura addominale se il carico è esagerato o se il tragitto è lungo
Nei tragitti in autobus poggiarlo a terra e fare così ogni volta possibile.
Cosa non fare con lo zainetto?
Non sollevarlo troppo velocemente
Non correre o saltare con lo zainetto in spalla (un peso può diventare
pericoloso anche se viene applicato troppo bruscamente. È infatti molto
comune notare all’uscita dalle scuole i ragazzi con zaini più o meno pesanti
che corrono o saltano imponendo alle loro schiene dei pesi che si moltiplicano per effetto delle brusche accelerazioni e decelerazioni cui vengono
sottoposti).
Non tirare i compagni per lo zainetto
Marco Segina
Il Centro "C.R.C.V" Vi da la possibilità, presentando questo articolo, di prenotare
una Consulenza Pre-Visita gratuita con un Fisioterapista Esperto del Centro.
25 Konrad
settembre
25 Konrad
maggio2012
2012
PRESENTAZIONE: “IO AMO LA PAURA”
La vita attuale, scandita da ritmi frenetici, assomiglia
ad una folle corsa a fari spenti nella notte. Ognuno di
noi è impegnato giornalmente in una molteplice serie
di attività. Il lavoro, i turni, le preoccupazioni per tutto
ciò che sta accadendo intorno a noi a livello sociale ed
economico, minano la nostra sicurezza e, dal punto di
vista psicologico, ce ne fanno vedere, metaforicamente
parlando, “di tutti i colori”.
Così non è strano se l’ansia serpeggia nei nostri cuori,
che entri nelle nostre case e si faccia strada nell’anima
aprendo una profonda breccia nella psiche. Paure, insicurezze, momenti di sconforto e di tensione inquinano la
nostra naturale sicurezza, il nostro bisogno fisiologico di
serenità e ristoro.
Tuttavia, se le cose stanno in questi termini, possiamo
imparare ad avvicinarci a noi stessi con maggiore tranquillità e abbeverarci alla fonte del nostro benessere che,
fortunatamente, abita ancora in noi.
È necessario conoscerla, ritrovarla e saperla riattivare tutte le volte che sarà
necessario per riprenderci la qualità della vita che vorremmo avere. Perché
la vita, prima o poi, finisce per assomigliarci.
Approfitteremo, in questo senso, di un incontro che propongo per avvicinarci
a noi stessi e, cogliendo l’occasione della presentazione di due volumi, “Io
amo la paura” delle Edizioni Hermes, e “L’ansia, una straordinaria forma di
emozione” di Xenia Edizioni – nei quali illustro il significato dell’ansia e delle
Redazionale a cura dell'inserzionista
paure e le terapie naturali per affrontare e superare le
difficoltà psicologiche – ho pensato di provare a render
partecipi i presenti di una seduta ‘collettiva’ di psicoterapia, affinché ognuno possa sperimentare e conoscere,
non solo i rimedi naturali, ma anche la propria reazione
soggettiva allo stress. Ci sarà d’aiuto la musica della
‘Musicoterapia cinematografica’ per guidare le emozioni
di ciascuno e far provare, a chi ne abbia voglia, un senso di tranquillità e coraggio. Non sarà altro che un modo
per mettersi alla prova, del tutto privo, potrete starne
certi, di qualsiasi effetto collaterale!
L’incontro avverrà in piazza Duca degli Abruzzi 1 a
Trieste, presso il Circolo delle Assicurazioni Generali,
martedì 11 settembre alle ore 17.30 (avevo segnalato
sul precedente numero di Konrad le ore 18).
Prendetene nota e… arrivederci!
Roberto Pagnanelli
L’ansia, una straordinaria forma di emozione
Xenia, 256 pag. 17 €
Io amo la paura
Hermes Edizioni, 184 pagine. 12,5 €
Nelle migliori librerie
Info: 330 – 240171
LE PROPOSTE DELL’ACCADEMIA PER L’ANNO 2012-2013
La durata di ciascun corso sarà di 60 ore annuali (ottobre 2012-maggio 2013)
con frequenza settimanale di due ore e vacanze secondo il calendario scolastico.
I corsi si svolgeranno nell’aula di artistica della scuola Mario Codermatz in via
Pindemonte 11 a Trieste grazie a una convenzione con l’Istituto Comprensivo San
Giovanni e presso la nuova sede dell’Associazione.
La quota di iscrizione all’Associazione per l’anno 2012-2013 sarà di 30,00 € e
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Sarà possibile frequentare una lezione di prova entro il mese di ottobre.
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ACCADEMIA DI FUMETTO
ARTI GRAFICHE - DESIGN - MODA DI TRIESTE
FUMETTO
Gli allievi potranno esprimersi secondo le loro inclinazioni e capacità personali, realizzando il sogno di “imparare a disegnare e a
raccontare”. Per ogni fascia di età (10-14 anni, 15-18 anni, adulti) sono previsti i corsi di primo, secondo e terzo anno, un corso
di specializzazione e stages tematici. A gennaio 2013 inizierà il corso di MANGA.
Le materie di insegnamento saranno: Storia del Fumetto, Linguaggio e Scrittura, Soggetto e sceneggiatura, Character design,
Anatomia, Disegno dal vero, Interni-esterni-prospettiva, La tavola a fumetti, Pittura e uso del colore.
DISEGNO DI MODA
Il corso è rivolto a chi è interessato ad apprendere le basi del disegno di moda. L’insegnante seguirà personalmente allieve e
allievi che avranno la possibilità di realizzare un portfolio con le proprie creazioni.
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tessile, Decorazione, Accessori moda, Collezione/portfolio.
CELL. 3294260296 - FACEBOOK: ACCADEMIA DI FUMETTO TRIESTE - [email protected]
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27 Konrad settembre 2012
APPUNTAMENTI DI settembre
Trieste
2 domenica
Happy Reiki Day
Gendai Reiki Italia organizza presso
l’Agriturismo “Al Selvadigo” Loc. Basovizza 338 - Trieste, un’intera giornata per
condividerci, stare allegramente in compagnia ed imparare qualcosa di nuovo
assieme - all’aperto (tempo permettendo)
- Workshop: massaggio dei punti MU pranzo vegetariano incluso Prenotazione
obbligatoria. Info e prenotazioni 349
3604929 (Francesca), [email protected]
3 lunedì
Scuola materna steineriana
Sono aperte le iscrizioni per la scuola
materna steineriana Il Piccolo Carro di
Sgonico: Sezione Primavera-bambini da
30 mesi e Giardino dei Cedri-bambini tra
il 3° ed il 6° anno. Ambiente incontaminato e mensa biologica.
Info 345 2284414.
3 lunedì
Corsi di Hata Yoga
Apertura della segrateria dell’Associazione Shanti Trieste per l’iscrizione ai
corsi trimestrali di hata yoga per tutti,
preparto, yoga-soft, ginnastica cinese e
ginnastica zen con inizio il 10 settembre
in via Carducci 12. Info in Segreteria ore
17-19 da lun. a ven. tel. 040 3478445
segr. fax 24/24.
3 lunedì
Yoga in attesa di un bambino
All’Associazione Shanti Trieste di via
Carducci 12, 1° p., si aprono le iscrizioni
al corso di Yoga in gravidanza, tenuto da
Clara Dessenibus, per andare incontro
alla nascita del proprio bimbo in tranquillità, salute e armonia in un ambiente rilassante e confortevole. Ci si potrà preparare al parto con modalità specifiche da
sperimentare anche assieme ai partner
che desiderano essere presenti ed assumere un ruolo attivo durante il travaglio
e la nascita. Info in Segreteria ore 17-19
da lun. a ven. tel. 040 3478445 segr. fax
24/24 oppure Clara 339 7541336.
3 lunedì ingresso libero
Institute of Yogic Culture
Riapre la segreteria per informazioni
e iscrizioni, dal lunedì al venerdì, dalle
ore 17 alle 19 fino al giorno 21, poi 17 18.30. Via S.Francesco d’Assisi 34.
Info 040 635718, [email protected]
3 lunedì
Arte Scuola del Vedere Accademia
Corso settimanale disegno e pittura specifico per ragazzi basato sui grandi artisti
del Novecento. Riprendono le iscrizioni
per l’attività 2012-13 della Scuola del
Vedere. Segreteria in via Rittmeyer 18
orario 17-20.
[email protected]
3-7 da lunedì a venerdì
Corsi nella quinta dimensione
Yoga do-re-mi, Yoga a modo mio, Yoga
Risveglio, Yoga -Io, Yoga 50+, Meditazione pausa pranzo, Concerti, Eventi,
Incontri da 6- 99 anni. Quinta Dimensione
di Krisztina Nemeth. Chiama subito, i
corsi sono a numero chiuso max. 6 persone. Via Strabone 13, Trieste. Info 347
9382478, www.krisztinanemeth.com
3-24 ogni lunedì
ingresso libero
Meditazione di luce per la terra
Co-creare la Nuova Terra, facilitare il
Cambiamento in atto e il Salto quantico
2012; meditazione di Luce per la Terra
e l’Umanità, guidata da Arleen Sidhe, in
connessione con i regni della natura, il
cuore di Gaia e la Fratellanza di Luce;
l’incontro sarà introdotto da una breve
spiegazione a titolo informativo, e dopo
la meditazione seguirà un aggiornamento
sull’Ascensione, la situazione attuale del
passaggio di frequenza e cambiamento
di coscienza della Terra. Ogni lunedì alle
20.30 presso Assoc. Lam-Il Sentiero, in
piazza Benco 4. Info 347 2154583, [email protected]
4 martedì ingresso libero
La ginnastica yoga per il benessere...
del corpo e della mente. Conferenza con
il Dr Guido Marotta Segr. Gen. del Centro
Culturale di Yoga Jñanakanda alle ore 17.30
alla Libreria Borsatti in via Ponchielli 3.
Info 333 4236902, 040 2602395.
7 venerdì ingresso libero
Dimostrazione di ginnastica - yoga
con il metodo Ferriz-Ferrière alle ore
19.30 al Centro Culturale di Yoga Jñanakanda in via Mazzini 30, III p.
Info 333 4236902, 040 2602395.
10 lunedì ingresso libero
Sloveno corsi estivi gratuiti
Presentazione corso di conversazione
alle ore 19 alla Scuola di Sloveno in via
Valdirivo 30. Necessario prenotarsi alla
segreteria, lun-ven 17-19. Info 040 761470,
338 2118453, [email protected]
11 martedì ingresso libero
Domande e risposte 2012
Sei curioso... hai sentito troppo o niente?
Vieni al primo incontro e fai tutte le domande o ascolta semplicemente. Ospite
PAG di Trieste, in collaborazione con la
Quinta Dimensione, alle ore 21 in via
Strabone 13. Info 347 9382478,
www.krisztinanemeth.com
11 martedì ingresso libero
Elaborazione del lutto
La Società Antroposofica organizza l’incontro mensile con il gruppo di sostegno
per l’elaborazione del lutto, seguendo
il testo “Confrontarsi con la morte” Ed.
Novalis in via Mazzini 30, Ip - ore 18.1519.45. Info 339 7809778, [email protected],
www.rudolfsteiner.it
11 martedì ingresso libero
I benefici dello yoga...
per la concentrazione nello studio. Conferenza con la Dr Elena Radin del Centro
Culturale di Yoga Jñanakanda alle ore 17.30
alla Libreria Borsatti in via Ponchielli 3. Info
349 6522514, 040 2602395.
11-25 martedì
ingresso libero
Corso gratuito di Shiatsu
Corso di base introduttivo al corso professionale di Shiatsu presso Il Giardino (scuola
aderente APOS). Il corso si svolgerà nei
su www.konradnews.it gli annunci di ottobre entro il 21 settembre
giorni 11-18-25 settembre nella sede di Piazza Benco 1 dalle ore 20.15 alle 22.30. Info
040 3223500, 333 4691092, tuinats@
gmail.com
stitute of Yogic Culture, venerdì alle ore
19 e sabato alle 10.30 in via San Francesco 34. È consigliabile prenotare in segreteria. Info 040 635718, [email protected]
12 mercoledì ingresso libero
Vuoi liberarti dalle tue fobie?
Con il metodo EFT puoi farlo da solo,
velocemente e efficacemente. Incontro
con Barbara Žetko, operatrice EFT di 3°
livello, alle ore 18 presso lo Studio Viola in
via Carducci 39, 1°p. Info 347 2787410 ,
www.eft.barbarazetko.com
15 sabato
La Federazione Galattica di Luce
ruolo ed importanza per l’ascensione della
Terra verso la Quinta Dimensione. Conferenza con il Gruppo di Attivazione Planetaria (PAG) di Trieste in collaborazione con
la Quinta Dimensione. Alle ore 18 in via
Strabone 13. Info 347 9382478,
www.krisztinanemeth.com
12 mercoledì ingresso libero
Cefalea tensiva o cervicogenica?
Incontro aperto al “Centro Rieducazione
Colonna Vertebrale” sulle tecniche fisioterapiche innovative adottate dal Centro
per trattare alcune forme di Cefalea che
originano da tensioni o problemi cervicali.
A partire dalle ore 18.15 presso il Poliambulatorio Fisiosan in via Genova 21. Posti
limitati. Prenotazioni allo 040 3478678.
13 giovedì ingresso libero
L’attivita formativa per i bambini...
nell’arte, nella scienza e nell’ambiente della
Fondazione ELIC. Conferenza con la prof.
Francesca Bradamante e con il designer
Leonardo Calvo, alle ore 19 in via Mazzini
30, V p. Info 333 4784293, 040 2602395.
13-27 giovedì ingresso libero
Corso gratuito di Tuina
Corso di base introduttivo al corso professionale di Tuina presso Il Giardino
(scuola aderente FISTQ). Il corso si
svolgerà nei giorni 13-20-27 settembre
presso la sede di Piazza Benco 1 dalle
ore 20.15 alle 22.30. Info 040 3223500,
333 4691092, [email protected]
14 venerdì ingresso libero
Mondo India: Rajasthan.
Proiezione fotografica di immagini raccolte nel febbraio 2012 da Shanti Benussi e
Federico Sangermano, alle ore 20.30 da
Shanti Trieste in via Carducci 12.
Info 040 3478445.
14 venerdì ingresso libero
La fratellanza galattica di luce
La Terra e i Popoli Stellari; Non nella paura ma nell’Amore; Chi sono i Fratelli maggiori e le civiltà galattiche che ci aiutano;
Gli interventi e collaborazioni extraterrestri negli eventi storici planetari e nello
stato attuale di Ascensione; imparare il
discernimento e conoscere la disinformazione; I nuovi Annunci e Il Primo Contatto
per un’ era di pace e di libertà; L’esempio di
modelli di vita della nuova Energia nella nuova Terra e l’Umanità galattica. Conferenza di
Arleen Sidhe alle ore 20.15 presso Assoc.
LAM-Il Sentiero in piazza Benco 4. Info 347
2154583, [email protected]
14 venerdì ingresso libero
Lo yoga della mamma in attesa
La gravidanza, il parto, il rapporto mamma-bambino nell’esperienza dello Yoga.
Incontro con Patrizia Milocchi alle ore
20.30 all’Institute of Yogic Culture in via
San Francesco 34. Info 040 635718.
14 e 15 ven. e sab.
ingresso libero
Yoga: vieni a provare?
Lezioni gratuite con gli insegnanti dell’In-
15 sabato ingresso libero
Come risvegliare l’artista
che c’è in noi attraverso la pittura, il
disegno, la scultura e lo sviluppo del
senso estetico. Conferenza di Leonardo
Calvo della Scuola Superiore d’Arte della
UNINT, Casa della Cultura Dr. David Juan
Ferriz Olivares alle ore 18 in via Mazzini 30
V p. Info 333 4784293, 040 2602395.
15 e 16 sabato e domenica
Pranic Healing: corso base
Il Pranic Healing è una tecnica di trattamenti energetici che utilizza il Prana, o
Energia Vitale, per migliorare il benessere
fisico ed emozionale. In questo corso
esperienziale studieremo l’anatomia
Pordenone
sottile dell’essere
umano, impareremo
a percepire le aure ed i centri energetici
del corpo, trattare i disturbi più comuni
attraverso l’uso cosciente del prana.
Presso l’Associazione Alma, via Tor San
Pietro 16 dalle 9.30-18.30. Info Elisa 340
6858339, www.iphitalia.com
15 e 16 sab. e dom. ingresso libero
Psych-k corso base a Trieste
Si comunica con l’incoscio. Scoprirai
l’innata saggezza del tuo corpo e della
tua mente e la naturale abilità a cambiare
le credenze negative di tutta una vita in
positive. Ingresso gratuito prime 2 ore,
prenotazione obbligatoria.
Info 335 7029917, [email protected]
16 domenica
L’onda del benessere
I benefici effetti delle sessioni di Craniosacrale Biodinamico per alleviare disturbi
fisici, psichici ed emozionali con dimostrazioni pratiche. Dr.Leonarda Majaron
docente formazione Craniosacrale BCS,
ore 18 presso Casa Igo Gruden a lato
della chiesa, 2°piano. Info 345 9226622
Claudio.
16 domenica
Maieutikè
Maieutica significa aiutare a far nascere
la consapevolezza di sé come un parto
che va accompagnato a compimento.
La coscienza di Sé è un figlio partorito
consapevolmente. Seminario con Sauro
Tronconi di esercizi Socratici per condurre
il ricercatore sulla via del risveglio cosciente. Info 380 7385996, www.espande.it
17 lunedì ingresso libero
Inizio corsi dell’ass. Avvolgere
Iniziano i corsi di Tai ji / Chi Kung /Sandà
Kun Fu. Lunedì 17 alle ore 19, lezione di
prova di Tai ji in via Carducci 12 Trieste.
Per altre informazioni [email protected],
www.avvolgere.it
28 Konrad aprile 2012
28 Konrad settembre 2012
APPUNTAMENTI DI settembre
Trieste
17 lunedì ingresso libero
Yoga, Qigong, Riflessologia plantare
Sono aperte le iscrizioni ai corsi di Yoga,
Qigong e Riflessologia Plantare. Info e
iscrizioni 040 3223500, 333 4691092,
www.shiatsuilgiardino.it
17 lunedì
Sloveno corsi estivi gratuiti
Presentazione corso base nella sede della
Scuola, alle ore 19 in via Valdirivo 30. Necessario prenotarsi alla segreteria, lun-ven
17-19. Info 040 761470, 338 2118453,
[email protected]
17 e 24 lunedì ingresso libero
Corso di Dietetica cinese
Conferenze introduttive al Corso Professionale di Dietetica Cinese con la Dott.
ssa Annarita Aiuto presso Il Giardino
(scuola aderente FISTQ). Il corso si
svolgerà nei giorni 17-24 settembre nella
sede di Piazza Benco 1 dalle ore 20.15
alle 22.30. Info 040 3223500,
33 4691092, [email protected]
18 martedì ingresso libero
Yoga cosa? Yoga perché? Yoga come?
Incontro con Roberto Catalano alle ore
20.20 al Centro Sportivo Internazionale
a.s.d. in via Conconello 16 a Opicina. La
partecipazione è libera e gradita.
Info 040 214288.
18 martedì ingresso libero
La famiglia in trasformazione
La Società Antroposofica organizza
l’incontro mensile per una possibile
comprensione delle tematiche familiari,
seguendo il testo “La famiglia in trasformazione” Ed.Novalis in via Mazzini 30
Ip, ore 18.15-19.45. Info 339 7809778,
[email protected],
www.rudolfsteiner.it
18 martedì ingresso libero
Joytinat presentazione Yoga
Alle ore 19 gli Insegnanti della scuola
Joytinat Yoga Ayurveda presentano il
programma di Yoga e le iniziative esperenziali di approfondimento in via Felice
Venezian 20. Info 040 3220384, segr. lun.
mer. ven. ore 18/20,
www.joytinat-trieste.org e facebook
20 giovedì ingresso libero
Dalla Bioenergetica alla Meditazione
L’Associazione Espande presenta i corsi
di Bioenergetica, Meditazione, Training
Autogeno e percorsi di autoconsapevolezza con sperimentazione pratica. Ore
20.30, v. Coroneo 15. Info 380 7385996,
www.trieste.espande.it
20 giovedì ingresso libero
Flamenco: risveglia la sensualità!
ChAngel in collaborazione con Monica
Gonzalez Mojon presenta due iniziative
tutte al femminile. Ore 19 Lezione di Flamenco gratuita! Sede da definirsi.
Per partecipare e info 327 8458086,
[email protected]
21 venerdì ingresso libero
I due mondi
Mariuccia Lauricella illustrerà alcuni
aspetti del mondo materiale-terreno,
del mondo spirituale e della loro “interconnessione” alle ore 20, all’associazione LAM in piazza Benco 4. Info 347
0348629, 328 2845428.
21 venerdì ingresso libero
Esplorare e gestire le emozioni
Conferenza di presentazione corso Il
corpo che ci parla: l’animale emotivo
che è in noi, percorso esperienziale di
consapevolezza delle proprie risorse per
migliorare il rapporto con le emozioni
quotidiane, grazie a tecniche gestaltiche, teatrali e bioenergetiche. Ore 20
Ass. Olos v. XXX Ottobre 4. Info 347
7091403 Leila Giani Counsellor, 328
7429516 Stefano Specchiari Counsellor,
insegnante di esercizi bioenergetici,
[email protected]
21 venerdì ingresso libero
Pratiche di rilassamento
con il Metodo Ferriz-Ferrière alle ore
19.30 al Centro culturale di Yoga Jñanakanda in via Mazzini 30 III p.
Info 333 4236902, 040 2602395.
21 venerdì ingresso libero
Inaugurazione: il “CRCV” raddoppia
a partire dalle 18 inaugurazione dei nuovi
locali del C.R.C.V. “Centro Rieducazione
Colonna Vertebrale” Fisiosan di via Genova 21. Nuove sale fisioterapiche con
ulteriori macchinari innovativi per il Medical
Fitness e la Riabilitazione Funzionale di
spalla e ginocchio secondo le ultime evidenze scientifiche. Ingresso libero previo
annuncio della propria partecipazione al
040 3478678 per posti limitati
21-23 da venerdì a domenica
Crescere in conoscenza e benessere
La lettura del corpo (secondo il modello
della Three in One Concepts) Alimentazione e Sensibilità Alimentari (incluso
su www.konradnews.it gli annunci di ottobre entro il 21 settembre
test Kinesiologico degli alimenti) sono
gli argomenti che arricchiranno il tuo
bagaglio di Conoscenza e Benessere.
Trainer: Maurizio Battistella, Consulente
per lo Sviluppo Personale e Responsabile Regionale dell’Associazione Kinesiologica Specializzata Italiana. Info 338
7592945, [email protected]
22 sabato
Corso di Euritmia
L’insegnante Giusi Lafranconi ci guiderà nei
cinque incontri di Euritmia presso la CasaDom Brdina Opicina via di Prosecco 109,
ore 10-11.30. Organizza l’Ass.Agricoltura
Biodinamica. Info 333 7864810.
24 lunedì ingresso libero
Laboratorio di autostima per donne
Incontri di presentazione gratuiti, aperti
al pubblico, alle ore 18 nella Casa Internazionale delle Donne in via Pisoni 3. Il
prossimo Laboratorio di Autostima per
Donne è previsto per i mesi di ottobre e
novembre. Altra presentazione venerdì
12/10 ore 18. Info [email protected]
(Daniela Riggio).
24 lunedì ingresso libero
Gestione emotiva nella malattia cronica
Secondo ciclo di conferenze 2012: con dr.
Marzia Rucli alle ore 18.30 presso CSV in
Galleria Fenice 2. Partecipazione gratuita
e aperta a tutti.
24 lunedì ingresso libero
Lo sviluppo nel bambino
dell’osservazione e della concentrazione per
mezzo dell’arte e della scienza. Conferenza
delle insegnanti Francesca Bradamante ed
Alenka Declic della Fondazione ELIC. Alle
ore 18 in via Mazzini 30, V p.
Info 333 4784293, 040 2602395.
24 lunedì
Inizio corsi Grafologia
Iniziano i corsi di Grafologia, tenuti dall’Associazione Grafologica Italiana sez.Trieste.
Info www.grafologiatrieste.it e conferenze
introduttive del mese di settembre.
24 lunedì ingresso libero
Incontri di meditazione
Da lunedì 24 settembre alle ore 19.15
riniziano le serate di meditazione gratuite, aperte sia agli esperti che ai neofiti,
presso il Centro di Promozione Sociale
in via Filzi 8, V p. Info e iscrizioni: Segreteria, via Filzi 8, lun-ven ore 10-12, 040
761040, [email protected].
25 martedì ingresso libero
Bioenergetica
Introduzione ai percorsi annuali. Lavoro
pratico su radicamento, postura, respiro ed
emozioni, vibrazione, rilassamento, sessualità ed espressività. Ass. Espande, ore 20.30,
v. Coroneo 15. Info 380 7385996, www.
trieste.espande.it
25 martedì ingresso libero
Lo yoga e l’intelligenza emotiva
Conferenza del Dr Guido Marotta ore ore
19.30 al Centro Culturale di Yoga Jñanakanda in via Mazzini 30 III p.
Info 040 2602395, 333 4236902.
26 mercoledì
Corso massaggio decontratturante...
...d’ispirazione Ayurvedica, per sciogliere
tensioni muscolari ed articolari e per
riequilibrare il sistema nervoso. Dispensa
e attestato finale. Liv. base-amatoriale,
6 lezioni, ogni mercoledì ore 18-20.30
all’Assoc. Culturale Shanti, via Carducci 12.
Segreteria lun-ven ore 17-19.
Info 040 3478445, Sabrina 334 1559187.
26 mercoledì ingresso libero
Training autogeno e rilassamento
Presentazione del corso per entrare
rapidamente in contatto col proprio corpo
e con se stessi e conseguire concentrazione, calma e benessere. Ass. Espande,
ore 19, v. Coroneo 15.
Info 380 7385996, www.trieste.espande.it
26 mercoledì ingresso libero
Meditazione e medinamica
Imparare a stare nel presente in contatto
col proprio sé e col mondo per liberare
energia e favorire il benessere e lo sviluppo armonico della persona nella sua
vita reale. Ass. Espande, ore 20.30, v.
Coroneo 15. Info 380 7385996,
www.trieste.espande.it
27 giovedì ingresso libero
Bioenergetica
Movimento e rilassamento. Un’ora nella
pausa pranzo per respirare, sciogliere
le tensioni e liberare la mente. Presentazione all’Ass. Espande, ore 13.15, v.
Coroneo 15. Info 380 7385996, www.
trieste.espande.it
27 giovedì ingresso libero
Essere o avere?
Cosa è necessario per essere felici? La
felicità è uno stato di appagamento e
di soddisfazione che per realizzarsi ha
bisogno di un punto di stabilità interiore nel
cambiamento continuo degli eventi. Vi proponiamo un percorso per trovare la vostra
via con l’aiuto di tecniche di bioenergetica,
meditazione, gestalt e respirazione. Ass.
Espande, ore 20.30, v. Coroneo 15. Info
380 7385996, www.trieste.espande.it
28 venerdì ingresso libero
Leggere il passato nei paesaggi...
Leggere il passato nei paesaggi montani
e carsici, con incontri ed escursioni, a
cura del C.A.I. Società Alpina delle Giulie.
Orario;18-20.30, a Borgo Grotta Gigante
(Sgonico). Info www.cai.sag.ts.it
28 venerdì
Conferenza di zhi neng qi gong
Eccezionale presenza a Trieste del
maestro Fausto Ronco, conferenza
venerdì 28 ore 21 e seminario sabato 29
e domenica 30. Ts, via Milano 18 presso
l’Associazione Metamorfosys.
Info www.daoyuan.it
28-30 da venerdì a domenica
Seminario di Metamedicina
Liberazione della Memoria Emozionale
con Mauro Ferraris, da venerdì pomeriggio. Come trasformare gli schemi ripetitivi
e raggiungere benessere ed armonia con
la Metamedicina. Info Susanna Berginc
347 9842995,
[email protected],
www.metamedicina.it
29 Konrad novembre 2011
APPUNTAMENTI DI settembre
29 sabato ingresso libero
La libertà è figlia della cultura
Associazione AMeC – Medicina e Complessità presenta il seguente convegno:
“La libertà è figlia della Cultura” alle ore
15 presso la Sala Conferenze della MIB
School of Management, Palazzo del
Ferdinandeo (Largo caduti di Nasirya, 1
- Trieste). A fronte di assiomatici dogmi e
prescrizioni, una libera scelta individuale
culturalmente generata può prevalere.
Questa libertà può manifestarsi in diversi
campi dell’esperienza umana: quello religioso, quello medico, quello scientifico.
Ospite d’eccezione il teologo e scrittore
Vito Mancuso. Insieme a lui interverranno
il dott. Fabio Burigana, il prof. Claudio
Verzegnassi e l’attore regista Gianni
Esposito. Programma completo visibile
sul sito www.amec.eu. Posti a sedere su
prenotazione. Info segreteria AMeC
040 3499050, [email protected]
29 sabato ingresso libero
Formazione Ayurveda Massaggi
Alle ore 17 gli Insegnanti di Scuola
Joytinat Yoga Ayurveda presentano il
programma di formazione professionale
e culturale in Ayurveda e Massaggi e
Trattamenti ayurvedici. Via Felice Venezian 20. Info 040 3220384, segreteria lun.
mer. ven. ore 18/20,
www.joytinat-trieste.org e facebook.
Incontri con Legambiente
Puoi trovarci ogni mercoledì dalle 18 alle 20
nella sede di via Donizetti, 5/a (presso il punto informativo dei soci di Trieste della Banca
Popolare Etica). Circolo Verdeazzurro di
Legambiente Trieste. Info 366 3430369, 366
5239111, fax 040 9890553,
[email protected]. Segui le nostre
iniziative su www.legambientetrieste.it
Affittasi
ad uso lavori di gruppo, seminari, conferenze, affitto ad ore o week-end splendida sala mansardata di 50mq con parquè
e bagno, in zona Ponterosso.
Info 348 0348772, 335 8413293.
Meditazioni di Osho
Si praticano tutte le settimane presso l’associazione Hara Yoshi di via Palestrina 3.
Info Alessandro 340 5908110.
Meditazione: percezione consapevole
Aperte iscrizioni per corsi stagione
2012/’13. Incontri condotti da Luciana Scuderi, esperta in discipline energetiche con
diploma rilasciato dall’Associazione Italiana
Ipnosi Regressiva. Info 347 4490047,
[email protected]
Conselor e consulente aziendale
organizza incontri e corsi, individuali o
collettivi, per imprenditori e collaboratori
che si trovano ad affrontare molte difficoltà di tipo gestionale, amministrativo,
finanziario e relazionale tra reparti e
con gli stakeholders e stockholders. Info
Simonetta Marenzi, counselor aziendale e
sociale 331 9728174, impresamoderna.
wordpress.com.”
L’officina dei talenti
Ad ottobre ricominciano gli incontri di
pittura, modellaggio con la creta, disegno
ed altro ancora, per adulti e bambini. Per
saperne di più 338 2433798 Elena,
www.officinadeitalenti.it
Corso di Tai Chi Chuan Qin Shan Shi
L’ENDAS-ASD Budo - Panta Rei propone
un corso per principianti di Tai Chi Chuan
a scopo salutistico-marziale. L’instruttore, m° Paolo Zemanek, si avvale della
pluriennale esperienza acquisita sotto
la guida del m° Xu Xin di Wuhan, Hubei - Cina, per indicare un percorso alla
scoperta dell’energia che ci può donare
armonia e salute. Il corso inizierà con una
lezione-dimostrazione gratuita prevista
per l’inizio di ottobre. Info 340 5080694,
[email protected]
Yoga al CSI di Opicina
Dal 20 settembre riprendono gli incontri
del corso di Yoga al Centro Sportivo Internazionale a.s.d. in via di Conconello 16 a
Opicina. È possibile provare liberamente,
informatevi allo 040 214288.
Società Antroposofica di Trieste
Dal 1.9.2012 ogni sabato dalle 17.30-19
studio sul testo “L’uomo come corpo,
anima e spirito” di F.Pavisi; ogni martedì
20-21.30 studio sul testo di R. Steiner
“Massime antroposofiche”. Le attività
sono gratuite presso la sede via Mazzini
30, I p. Info 339 7809778, [email protected], www.rudolfsteiner.it
Ass. Agricoltura Biodinamica
Ogni primo e terzo mercoledì incontro
con la Sezione di Biodinamica di Trieste
e Gorizia sul testo di R. Steiner “Uomo
sintesi armonica” i rimanenti mercoledì su
Apicoltura, orticoltura e giardinaggio. Ore
20-21.30 presso la sede v. Mazzini 30, I p.
Info 333 7864810.
Associazione Enosis: corsi di Yoga
Dal 3 settembre lezioni di Yoga a Trieste,
presso Bio & Fun in via Economo 12/9:
lunedì alle ore 20, mercoledì alle ore 13
e giovedì alle ore 19. A Muggia presso il
Circolo ACLI in viale Frausin 9: mercoledì
alle ore 20. Lezione di prova gratuita.
Info 340 2768293, 328 4717996,
www.associazione-enosis.it
Corpo, mente e fisico in forma
Presso Fisioforma Studio, Trieste Galleria
Fenice 2, Gyrotonic e corsi collettivi di
Gyrokinesis, Yoga, Ginnastica Posturale,
yoga per bambini. Info e prenotazioni
040 4702286, 393 0519405,
[email protected],
www.fisioformastudio.it
Danza del ventre e tribal
Danza del ventre mediorientale, tribal bellydance e tribal fusion a La Noce via degli
Artisti 7/A. Lezioni di prova e corsi base
gratuiti in settembre. Orari informazioni e
prenotazioni 339 5732712 mattina.
Corso di Qigong medico
La Scuola di Pensiero Taoista avvisa che
sono aperte le iscrizioni ai corsi di Qigong
Medico. Bencich Anita via Torre Bianca 43.
Info 339 3204963, www.bencichanita.it,
[email protected]
su www.konradnews.it gli annunci di ottobre entro il 21 settembre
Scuola Istruttori Yoga
Sono aperte le iscrizioni alla scuola per
diventare istruttori yoga “Oriente -Occidente” diploma UISP.
Info 347 1312034,
www.metamorfosys.org.
Sedi: Trieste, Pescara.
I Piccoli Musici di Trieste
Sono aperte le iscrizioni ai corsi di musica, di canto e di strumento per bambini
dai 3 anni, ragazzi e adulti. In settembre
si svolgeranno incontri dimostrativi gratuiti
nella sede di viale XX Settembre 40. Info
040 630510, 349 5593299.
Aperte le iscrizioni ai corsi:
hathayoga, yoga gravidanza e neonato,
power e pliatesyoga, yoga e diabete e
obesità, tai chi, comunicazione, yoga face
e della risata, ecc. Trieste, via Milano 18,
ass. Metamorfosys. Info 347 1312034,
040 2415761, www.metamorfosys.org
Conferenze e corsi di Grafologia
L’A.G.I. Trieste, Associazione Grafologica
Italiana sezione provinciale di Trieste,
organizza nel mese di settembre tre
conferenze introduttive sulla Grafologia.
Al termine delle conferenze verranno
presentati i corsi (che inizieranno il 24
settembre) e le attività previste per l’anno
2012 - 2013. Ingresso libero ed aperto a
tutti gli interessati. Possibilità di iscriversi
gratuitamente alla mailing list del sito per
essere aggiornati sull’attività.
Info www.grafologiatrieste.it
Cure essene l’Aura e Forme Pensiero
Le terapie essene e la lettura dell’Aura;
Un incontro con sè stessi, di guarigione
e armonia interiore, fisica e sottile; il
sistema dei chakra e relativi organi, la
circolazione pranica e sottile dei nadi, il
Suono, gli oli essenziali, i campi aurici e
i corpi di luce; il legame e origine delle
malattie e le Forme Pensiero, trasmutarle
in luce; Un aiuto alle problematiche, le
disarmonie, i disagi del corpo e dell’anima, secondo gli insegnamenti di Anne
e Daniel Merois-Givaudan. Incontri e
sedute individuali con Arleen Sidhe, terapeuta certificata alla scuola di formazione
di terapeuti di Anne Givaudan e del dott.
Antoine Achram. Info 347 2154583,
[email protected]
Nada Mantrayoga e canto armonico
L’uso del suono e della voce quale mezzo
riequilibrante del benessere psicofisico;
Nada e MantraYoga; Rilevamento del
proprio Suono fondamentale o tonica individuale; Effetti e uso consapevole delle
scale e intervalli musicali; Risonanza corporea e organi interni; Gestualità, voce e
corpo; Canti delle Tradizioni, stili, espressione; Armonizzazione dei chakra e dei
corpi sottili; I Suoni creatori di luce, forme
e colori; Il Canto Armonico e Overtones.
Lezioni individuali, frequenza e orari
personalizzati; a richiesta si organizzano
corsi, laboratori e seminari di gruppo; con
Arleen Sidhe. Info ArtLight 347 2154583,
[email protected]
Canti e danze sacre dal mondo
Si organizzano a richiesta di gruppi ed
associazioni, corsi e seminari di Canti
e Danze sacre in cerchio delle culture
dei popoli, di guarigione, di meditazione,
ritualità e cicli della Natura, gli Elementi,
la Terra e il Cosmo, la celebrazione alla
Vita; per i Canti, lezioni individuali o di
gruppo sono attive durante tutto l’anno
con giornate e orari personalizzati. Con
Arleen Sidhe, esperta e insegnante di
canti e danze sacre e popolari, tradizioni
e spiritualità, musicista, cantante e musicodanzaterapeuta. Info 347 2154583,
[email protected]
Jing Tao® - essenza in movimento
Inizio corsi di Jing Tao® con lezioni mattutine, pomeridiane e serali. I corsi sono a
numero chiuso per garantire la massima
qualità. Contattaci per una lezione di prova gratuita. Trainer: Sonia Rizzi ideatrice
e fondatrice dello Stile. Info 338 7592945,
[email protected], www.jingtao.it
Associazione culturale Mamayà
Aperte le iscrizioni ai corsi 2012 - 2013 di
percussioni africane. Info & iscrizioni
349 5720522, [email protected]
Corsi di Restauro Ligneo
Il Laboratorio D’Eliso & Tomè organizza,
presso la propria sede, corsi amatoriali di
restauro del mobile e dei manufatti lignei.
Potete visitarci in via Alfieri 10\a. Info
Pordenone
040 763116, www.restaurodelisotome.it
Trattamenti ad offerta libera
Per tutto il mese di settembre metto a
disposizione la mia passione ed esperienza per trattamenti Shiatsu/CranioSacrale/
Reiki/Kinesiologia ad Offerta Libera!! Vi
Aspetto!
Info Giacomo 347 2637990.
Pordenone
8 sabato
Scuola Olistica a Pordenone
Tecnico/Operatore olistico: professione ricca
di opportunità e benessere! Operatività immediata. Qualificazione garantita e certificata SICOOL, albo di categoria professionale.
Info 334 9161209,
www.centrolos.it, centrolos@yahoo
Specializzazione in tecniche corpo
Scuola accreditata SICOOL. Massaggio
Linfatico Voodder 4 domeniche dal 30
settembre. Massaggio Connettivale Reflessogeno 5 domeniche dal 4 novembre.
Reflessologia Plantare 10 sabati dal 17
novembre. Info 334 9161209,
[email protected]
Corso professionale di Shiatsu
Iscrizioni aperte al corso di Shiatsu della
Scuola Il Soffio di Pordenone. Certificata
ASSI Associazione Scuole Shiatsu Italiane.
Info Sara R. Rizzotto 347 5102713, Bruna
Del Zotto 338 9075470, [email protected],
www.ilsoffio.net
30 Konrad
aprile 2012
2012
30 Konrad
settembre
APPUNTAMENTI settembre
Gorizia
20 giovedì
Corso di pittura
L’Ass. Agricoltura Biodinamica organizza
un corso guidato dalla pittrice Nerella
Venier sul tema “Dalla festività di Michele
al Natale” nella sede di via Mazzini, 30 Ip,
ore 18-19.30. Info 333 7864810.
22 sabato ingresso libero
L’arte di nutrire la vita
Conferenza alle ore 11 e pratica di Qi
Gong con il M° Giuseppe Paterniti alle
ore 14.30, a cura dell’Istituto Mandàla
(q.assoc.€12) al Centro Gradina Doberdò
del Lago. Info 350 5019022, [email protected]
26 mercoledì ingresso libero
Riparte il corso di ki aikido il 26
Ki Aikido a Gradisca riprende alle ore
20 presso il palazzetto Ciro Zimolo. Il
Ki Aikido è arte marziale giapponese,
che associa lo studio delle tecniche, allo
studio del KI, s’impara a sfruttare le doti
nascoste del proprio corpo e della propria
mente facendoli funzionare assieme in
sintonia. Info 349 6600027.
Associazione spazio organizza:
- Corsi di Yoga Hatha-Raja il lunedì dalle
ore 9 alle 10.30 e il martedì dalle ore
17.30 alle 19, con inizio lunedì 8 ottobre;
- Corso di Qi Gong (ginnastica tradizionale cinese) il giovedì dalle ore 17.15
alle 18.15, con inizio giovedì 4 ottobre;
presso la Palestra Spazio in via Marega
26 a Lucinico. Info 0481 32990.
Associazione a.s.d. corpo libero
organizza corsi di Yoga Hatha-Raja ogni
lunedì e mercoledì dalle ore 18 alle 19.30
e dalle ore 20 alle 21.30 ed ogni giovedì
mattina dalle ore 9.30 alle 11, con inizio
lunedì 1 ottobre, a Ronchi dei Legionari
presso la Palestra Corpo Libero di via
Roma 15. Info 0481 777737,
Anna 0481 32990.
Udine
7 venerdì ingresso libero
Scoprire lo stato di salute...
Scoprire lo stato di salute dal semplice
esame della scrittura. Conferenza con
Carlo chinaglia, grafologo, alle ore 20.30
alla Bioteca in via Villa Glori 41.
su www.konradnews.it gli annunci di ottobre entro il 21 settembre
11 martedì ingresso libero
Le Costellazioni Familiari
Dimostrazione pratica di questo particolare metodo che fa emergere le dinamiche
nascoste che sono all’origine dei problemi di vita. Alle ore 20.30, via S. Rocco
142. Info Giacomo Bo
www.lecostellazionifamiliari.ne
comprendente una meditazione, recita di
Mantra, nel rispetto della Tradizione. Lo
scopo è promuovere il Dialogo Interiore
ed essere di buon auspicio agli Studenti
Yoga per il buon inizio della Pratica scolastica. Info Gianna
340 2233994, [email protected],
www.sanghaudine.com
12 mercoledì ingresso libero
Incontro conoscitivo:
La lealtà dell’albero genealogico e la forza delle Costellazioni Familiari - Ingresso
libero previa prenotazione. A cura di Nicoletta Campisi, counsellor e facilitatrice in
Costellazioni Familiari. Info 347 5555802,
[email protected]
20 giovedì ingresso libero
Intensivo sul Chi sono Io
Presentazione del seminario dedicato alla
ricerca di se stessi per scoprire la propria
vera natura. Relatrice: Donatella De Marco dott.ssa in psicologia, alle ore 20.30
alla Bioteca in via Villa Glori 41.
12 mercoledì ingresso libero
Reitia: Dea dei Veneti
Presentazione del libro del dottor Piero
Favero: un’interessante e documentato
lavoro sul culto della Dea Madre nei
Veneti precristiani, alle ore 20.30 alla
Bioteca in via Villa Glori 41.
13 giovedì
Rebirthing: di che nascita sei?
Come questa grande esperienza, di cui
quasi nulla si sa, influisce e programma
la nostra vita quotidiana. Serata esperienziale di respiro circolare, portare materassino, copertina e cuscino. Sandro e Patrizia Rebirthers qualificati alle ore 20.30
Via Villa Glori 41. Info 349 2840064.
14 venerdì ingresso libero
L’Antropologo, lo Sciamano...
L’Antropologo, lo Sciamano, il Santo.
Conferenza con Adriano Pittin, antropologo, counselor, alle ore 20.30 alla Bioteca
in via Villa Glori 41.
16 domenica
Seminario con Silvia Miclavez
Costellazioni familiari e rappresentazioni
autopoietiche: per vivere più in sintonia con
la propria essenza. Udine, Via M.S.Marco,
60, 9.30-18.30. Info 0432 470551,
www.alcicostellazioni.it
Udine
18 martedì ingresso libero
Incontro di Costellazioni Familiari
Vieni a provare in prima persona questo
straordinario metodo che fa emergere le
vere cause dietro ai problemi della vita. Ore
20.30, via S. Rocco 142. Info Giacomo Bo,
www.lecostellazionifamiliari.net
20 giovedì ingresso libero
La pratica di Ganesha Chaturthi
Gianna Gorza e Steeve Dubois conducono
Ganesha Chaturthi come Pratica Yogica
atta a facilitare la rimozione degli ostacoli. Si
tratta di una Pratica volutamente sobria
21 venerdì ingresso libero
Presentazione cd
Serata di presentazione del cd: Yogic
Chants Inside the Cosmic Matrix, di
Valentino Jogan. A cura del musicista
Alberto Chicayban, alle ore 20.30 presso
la Sala Yoga Sangha. Info Gianna
340 2233994, [email protected],
www.sanghaudine.com
21 venerdì ingresso libero
Lo scafandro e la farfalla:
la malattia, la morte, la vita nell’esperienza dell’ass. Mirko Spacapan. Conferenza
con Manuela Quaranta, Chiara Pataccoli,
Susanna Petri e Luciana Vida, psicoterapeuti, alle ore 20.30 alla Bioteca in via
Villa Glori 41.
22 sabato
Scuola Olistica Professionale
Tecnico/Operatore olistico: professione
ricca di opportunità e benessere! Operatività immediata. Qualificazione garantita
e certificata SICOOL, albo di categoria
professionale. Info 334 9161209,
www.centrolos.it, centrolos@yahoo
22 e 23 sabato e domenica
Trovare felicità nella relazione
Esiste un modo per essere felici insieme?
Scopriamolo al seminario di Crescita
personale con l’ausilio del cavallo, con
Giulia Zotti, Psicologa ed Elena Tosolini,
Counselor. Info 334 9161209,
[email protected]
27 giovedì ingresso libero
Contatto con l’anima
Il sogno messaggio dell’anima, la consapevolezza la sua energia. Ne parlerà
Gian Biagianti alle 20,30 alla Bioteca in
via Villa Glori, 41. Info 335 6162196,
www.laleggedellaconsapevolezza.it
28 venerdì ingresso libero
Presentazione corsi Yoga
Serata esperienziale di presentazione
Conosci i migliori prodotti bio?
erboristeria Il Fiore dell’arte di sanare
del dott. Dario Blasich
Ronchi dei Legionari (GO) - Via Carducci 21 - Tel. 0481 475545
dei Corsi di Yoga. Illustrerò programmi e
finalità, proporrò una piccola sequenza
pratica. Alle ore 20.30 presso la Sala
Yoga Sangha. Si consigliano abiti comodi
per la sistemazione su tappetini.
Info Gianna Gorza, insegnante yoga e
operatrice ayurvedica, 340 2233994,
[email protected],
www.sanghaudine.com
28 venerdì ingresso libero
Moshe Feldenkrais
Il concetto di salute (e libertà) dell’uomo
secondo Moshe Feldenkrais, ideatore di
un rivoluzionario metodo di guarigione e
autoeducazione che inizia dal corpo e dal
movimento.
Conferenza con Monia Merluzzi e Angela
Fabbro, alle ore 20.30 alla Bioteca in via
Villa Glori 41.
29 e 30 sabato e domenica
Festa della Vita
All’Ecovillaggio La Nuova Terra di Codroipo (Ud) due giorni di seminari, conferenze, visite guidate sui temi di spiritualità,
agricoltura, alimentazione, bioedilizia,
economia, rigenerazione delle sementi.
Interverranno ospiti internazionali. Per
informazioni e programma: 0432 905724,
[email protected]. Vi aspettiamo!
30 domenica
La pratica del perdono
Stage teorico-esperenziale per praticare
l’esperienza reale del perdono come
strumento evolutivo, acquisendo la libertà
interiore che ne deriva. Info 347 5555802,
[email protected]
Energia, Tantra e Vitalità!
Sperimenta la Forza della Vita! Consapevolezza corporea, Tantra, Meditazione,
Alimentazione... A Udine 13 e 14 ottobre,
15 e 16 dicembre.
Info 334 9161209, www.centrolos.it
Escursioni
23 domenica Yoga e natura
la prima uscita “consapevole” del trimestre autunnale, con Franco Salvi dell’Institute of Yogic Culture. Adesioni per motivi
organizzativi in segreteria
040 635718. [email protected]
Essenze,
fiori di Bach,
aura-soma, incensi,
cristalli,
fitocosmesi, miele,
alimenti biologici,
libri...
Viva la scuola!
ergonomia almeno a casa...
nat_design
Trieste, via Mazzini 5 – tel. 040 2418585
orario: da martedì a sabato 9.30-13 e 15.30-19.30
[email protected] - www.natdesign.it
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