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Ads batte la crisi - Corriere delle Comunicazioni

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Ads batte la crisi - Corriere delle Comunicazioni
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Anno XI n.8 - 8 maggio 2015
www.corcom.it
L'INTERVISTA
Aziende&Mercati
PROTAGONISTI
DELL'ECONOMIA
DIGITALE
Pietro Biscu
Ads batte la crisi: nel 2015
500 assunzioni in cantiere
L'amministratore delegato dell'azienda che ha raggiunto gli 80 milioni di fatturato:
«Per noi le persone sono l'asset principale. Mixiamo esperienza e giovani talenti»
Pietro
Biscu
Amministratore
delegato di Ads
dal 2009.
Il manager, con
un passato
in Ericsson,
ha preso le redini
di un'azienda
che dal 1987
ha lavorato
in subappalto
per telco.
Oggi Deloitte
l'ha inserita
nella classifica
delle aziende Tlc
a maggiore crescita
Federica Meta
D
a 40 fino a 1100, in soli
cinque anni. Numeri importanti in un
Paese, l’Italia, dove la crisi non
risparmia nemmeno l’industria
dell’innovazione. Ads Assembly
Data System va controcorrente
e cresce raggiungendo gli 80 milioni di fatturato e annunciando
nuove assunzioni. A raccontare a
CorCom questa scommessa è l’Ad,
Pietro Biscu.
Biscu ha 39 anni, un passato in
Ericsson Italia e dal gennaio 2009
ha preso le redini di un'azienda
che dal 1987 lavorava in subappalto per le grandi aziende di Tlc: cablaggio in fibra ottica, ponti radio
e infrastrutture di comunicazione
il core business. "Poi con la crisi
le grandi aziende hanno dovuto
snellire le loro strutture – spiega
- Così mentre la spending review
metteva in difficoltà i big player, è
«In Italia abbiamo
15 sedi, guardiamo
anche all'estero:
in Germania aperti
nuovi uffici»
saltato il sistema di intermediari.
Noi abbiamo incrementato il
nostro posizionamento: ora siamo
una realtà con 15 sedi in Italia”.
Biscu qual è il segreto del vostro
successo?
Nessun segreto particolare.
Ads ha però fatto qualcosa di
importante in termini di crescita,
anteponendo al denaro la passione e l’amore per l’azienda e per il
progetto ambizioso che tutta la
società sta coltivando. Valori che
sono stati trasmessi dall’ azionista
di maggioranza e fondatore di
Ads, Arnaldo Emiliani. Una scelta
«Progetti sul roll out
della fibra ottica
e investimenti
sulle startup
le nostre priorità»
questa che ci ha portato nel gotha
delle Tlc con la maggior crescita
di fatturato in Europa, censita da
Deloitte. Tutto questo in un settore, quello delle tlc, dove il quadro
è tutt’altro che roseo con gli ultimi
dati Asstel che fotografano una
filiera in calo del 17% negli ultimi 5
anni e del 7% nel solo 2013.
Però nella stessa filiera delle Tlc
si continua a investire: 5,6 miliardi nel 2013 con un’incidenza del
16% sul fatturato totale. Voi su
cosa puntate?
Soprattutto sulle risorse umane.
In cinque anni abbiamo portato
il numero di dipendenti da 40 a
1100. Abbiamo provato a portare
ricchezza sul territorio italiano,
investendo sulle competenze
consolidate e sui giovani, grazie
ai quali l’età media del personale
si è attestata intorno ai 28 anni.
Abbiamo “mixato” professionalità consolidate con l’energia di
neodiplomati e neolaureati che
hanno portato capacità, voglia di
migliorare in linea con la filosofia
di Ads. Il 60% dei contratti è a
tempo indeterminato.
Rimanendo sul fronte occupazione. Prevedete di fare nuove
assunzioni?
Nell’arco del 2015 sono previste
500 assunzioni anche sfruttando
i vantaggi derivanti dal Jobs Act
che permette di assumere a tempi
indeterminato già da subito. Da
sottolineare il fatto che, dall’entrata in vigore delle nuove norme
sul mercato del lavoro, abbiamo
migrato alle tutele crescenti circa
100 contratti.
Prima del Jobs Act com’era la
parabola contrattuale dei vostri
dipendenti?
Durante il primo anno optavamo per una co.co.pro, forma questa che ci permetteva di valutare le
capacità del dipendente; dopo un
anno si migrava all’apprendistato
– laddove l’età lo consentiva – o
all’indeterminato.
Le assunzione necessitano però
di progetti su cui lavorare. Che
avete messo in cantiere?
Ads sta continuando a crescere
e parallelamente sta portando
avanti un percorso di internazionalizzazione che ha l’obiettivo di
esportare il modello di sviluppo
anche all’estero. Ci sono alcuni
importanti progetti di roll out
soprattutto sulla fibra, che stanno
partendo in questi mesi. Inoltre la
crescente attenzione alle soluzioni Ict innovative richieste dalle
aziende committenti ci porterà a
spingere sulla crescita inorganica,
«Puntiamo all'Ipo,
il modo più efficace
per affrontare
la stretta creditizia
che frena la crescita»
con acquisizioni di start up innovative e non solo.
Ha fatto cenno all’internazionalizzazione. Come vi state
muovendo?
Abbiamo aperto una sede a
Dusseldorf e lì stiamo estendendo
la collaborazione con Vodafone
e una partnership con Deutsche
Telekom. Vorremmo che la nostra
realtà venisse raccontata come
uno dei fiori all'occhiello dell'economia italiana. Crediamo che
sia giusto fare fatturato all'estero
e poi reinvestire in Italia, riportando i capitali per sviluppare
nuovi progetti nel campo delle
telecomunicazioni, del gaming e
dell'Information Tecnology: già
abbiamo contatti con Acea, Autostrade e Poste Italiane per creare
nuovi soluzioni software ad alto
valore aggiunto.
Nel 2014 avete fatto certificare
il vostro bilancio. State pensando
a una quotazione?
Esattamente. L’Ipo ci sembra il
modo più efficace per affrontare
la stretta creditizia che si trovano
a dover affrontare le aziende,
soprattutto quelle che intendono
investire nonostante e contro
la crisi. Ads non distribuisce
dividendi – i nostri manager sono
“stipendiati” – e reinveste ogni
singolo centesimo guadagnato.
Perché il mercato dovrebbe
credere alla vostra scommessa?
Perché siamo convinti che, oggi,
il valore aggiunto non sia dato dal
brand, brevetti o prodotti – non
solo almeno – ma l’investimento
sulle competenze che per noi resta
il faro. Non è un caso che Ads
abbia aderito con entusiasmo al
Consorzio Elis impegnato a favorire la transizione dei giovani verso il mondo del lavoro altamente
qualificato. L’ asset principale
dell’azienda sono le persone.
Cosa chiedete alle istituzioni?
Di gettare le basi per costruire
un paese più meritocratico, penso
ad esempio a sgravi fiscali per
le aziende che non hanno fatto
ore di cassa integrazione. Ads ad
esempio non ha messo a registro
neppure un'ora di Cig. Invece
abbiamo assunto centinaia di esodati. Per quelle assunzioni erano
previsti due anni di sgravi fiscali
ma quando li abbiamo chiesti ci
hanno risposto che i fondi erano
stati mangiati dalle richieste di
cassa integrazione. Basta a questa
politica dei furbi. Troppe aziende
vengono tenute in piedi senza che
abbiano più un mercato.
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