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Inutile preoccuparsi per i giovani, sarebbe ora che

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Inutile preoccuparsi per i giovani, sarebbe ora che
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Venerdì, 4 maggio 2012
Il Personaggio
Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, sarà ospite della Diocesi di Pavia giovedì 10 maggio
“Inutile preoccuparsi per i giovani, sarebbe
ora che finalmente ce ne occupassimo”
iovedì 10 maggio è in programma l’incontro conclusivo della Preghiera vocazionale, presieduto dal vescovo Giovanni
Giudici. Il programma prevede il ritrovo alle 21
nella chiesa di Santa Maria Incoronata di Canepanova: poi si procederà in cammino verso la
chiesa di Santa Maria del Carmine, con sosta in
piazza Vittoria ed ascolto della testimonianza di
don Dario Crotti (direttore della Caritas diocesana). Seguirà poi in Carmine la preghiera e la
testimonianza di don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione “Libera contro le mafie”. In questa
intervista esclusiva don Ciotti entra nel merito
dei problemi della nostra società commentando
alcuni fatti di cronaca recenti che hanno coinvolto anche la città di Pavia.
Mondo giovanile: quanto i giovani sono la
via d'uscita dalla crisi e quanto, invece, rischiano di rimanere schiacciati dalla crisi...
“Direi subito una cosa che mi sembra importante. Quando i giovani vengono coinvolti, cioè
messi in grado di realizzare le loro aspirazioni
e concretizzare le loro passioni, otteniamo risposte straordinarie. Quindi, noi non possiamo
stancarci di alimentare la loro voglia di partecipare, il loro sano protagonismo e il loro desiderio di fare qualche cosa per gli altri, cioè mettere il loro io a servizio della vita, del noi, e non
viceversa. Ecco allora il problema è metterli nelle condizioni di realizzare quelle aspirazioni e
concretizzarle. Ecco che allora mi pare di poter
dire che i giovani si fidano e si affidano quando
sentono nell’adulto la passione, la credibilità e
la disponibilità. Quando trovano persone che
fanno con loro e non per loro. C’è un grande desiderio da parte dei giovani di avere punti di
valore e di riferimento e quando vengono coinvolti ci sono! Viviamo in una società dove molti
si preoccupano dei giovani, ma, poi, non se ne
occupano fino in fondo. Tutti parlano del problema dei giovani, del lavoro per i giovani, di
riforme per i giovani, ma in realtà c’è un gran
parlare, ma di fatto un reale investimento, salvo eccezioni, non c’è.”
Che cosa preoccupa i giovani oggi?
“I giovani oggi sono preoccupati dalla difficoltà
di trovare lavoro anche perchè uno su tre è sen-
G
za. Sono preoccupati dalla precarietà, dal futuro. C’è un’adolescenza prolungata. Ci sono giovani, ormai adulti, che sono costretti a stare in
famiglia e, quindi, meno autonomi e indipendenti. Ora la società credo non debba preoccuparsene, ma occuparsene con delle politiche per
i giovani, per la casa, per la famiglia, per il lavoro. Questo è il grido che deve essere accolto.
Poi i giovani, quando trovano i riferimenti veri,
ci sono, eccome se ci sono!”
Spesso si dice che i giovani non si sposano o non fanno figli perchè "non vogliono
legami" o "non vogliono assumersi le proprie responsabilità." Non è che invece
qualcuno gli ha "rubato" qualche cosa?
“Molti non possono proprio, ci sono condizioni
oggettive. Non c’è il lavoro, non ci sono prospettive. E dove possono andare? Questa è una società che deve fermarsi a riflettere e investire sui
giovani. Questo mi sembra di doverlo sottolineare con estrema forza.”
Che poi, è brutto dirlo, ma i giovani ri-
schiano di crescere con una mentalità
"mafiosa", la mentalità del "conosco qualcuno che.."
“E’ la caccia del favore, della sistemazione. Questa è un’insidia certo, ma quale madre e quale
padre non si danno da fare, a volte anche umiliandosi e andando a chiedere se c’è una possibilità di lavoro per i propri figli. In un momento di così grande fragilità e smarrimento, non
voglio giustificare, ma comprendo che molti genitori in prima fila o gli stessi ragazzi sono costretti a questo. Qui, però, si apre un altro discorso che si salda a quello che diceva proprio
Carlo Alberto Dalla Chiesa, che è stato superprefetto a Palermo, ucciso 30 anni fa con la moglie dalla mafia . Proprio lui disse “ho capito
una cosa semplice ma decisiva. Gran parte delle protezioni mafiose e dei privilegi mafiosi caramente pagati dai cittadini, non sono altro che
elementari diritti dei cittadini. Assicuriamoglieli, togliamo questi poteri alla mafia e facciamo
dei suoi dipendenti nostri alleati.” Lo Stato deve dare come diritto ciò che le mafie danno come favore. Attenzione che è la storia di ieri ma
rischia di presentarsi drasticamente come la
storia di oggi.
Perchè?
Perchè a fianco dell’eccezionale lavoro di magistrati e forze di polizia impegnati nel contrasto
alla criminalità organizzata, dagli ultimi rapporti viene fuori che i vuoti lasciati dai grandi
boss vengono facilmente riempiti da volti nuovi
e da storie nuove. Molti di quei vuoti vengono
riempiti proprio da giovani, che a volte non appartengono a nessun clan. Quindi è una società
che deve fermarsi molto a riflettere in questo
senso.”
Quindi la mafia ha gioco facile oggi più di
ieri? Anche al Nord scopriamo l’esistenza
di infiltrazioni mafiose. È una realtà che
inquieta qualcuno, ma pur sempre una
realtà. Che ne pensa? È un fenomeno nuovo o semplicemente ben nascosto fino a
oggi?
“Non è un fenomeno nuovo. C’è da oltre cinquanta anni. Sono semplicemente cambiate le
modalità: prima era una presenza con soggiorno obbligato, poi è diventata un’infiltrazione e
un insediamento nei vari territori creando un
sistema. La presenza della mafia al Nord è una
storia che viene da lontano. Se penso che negli
anni ’90 a Torino fu ucciso il procuratore capo
della Repubblica Bruno Caccia. Se penso che
Bardonecchia fu commissariata negli anni ’90
per infiltrazione mafiosa. Se penso alle infiltrazioni della mafia del Brenta, quella di Maniero,
nel Nord Est del nostro Paese. Se penso ai milioni di euro in termini di beni confiscati nella
sola Milano. Per fermarsi al Nord, c’è una presenza storica. Negli anni ’90 ancora a Milano
una serie innumerevole di arresti. Io, allora, mi
stupisco di chi si stupisce. La mafia al Nord c’è
sempre stata e lo dimostra anche in questi giorni l’operazione Minotauro partita dalla Procura
di Torino, che lega Nord e Sud, la grande operazione Infinito che ha coinvolto sia Milano che
Pavia, il commissariamento di Lenia, alle porte
di Torino, ma anche il commissariamento di
Bordighera e di Ventimiglia nella Liguria. C’è
una presenza che attraversa tutta l’Italia. Oggi
dobbiamo stare molto attenti perchè è cresciuta
una mafia più “civile”, quasi mimetizzata nell’economia legale, nella finanza e nelle operazioni
immobiliari. Dall’altra parte c’è una società civile che rischia di sottovalutare, di mafiosizzarsi, perchè tende a essere sempre più tollerante e
sfiduciata. Penso a quei fenomeni come clientelismo, evasione fiscale, corruzione, l’abusivismo
edilizio, il traffico dei rifiuti o le forme di dipendenza da droga o gioco che siano. Che poi sono
quei reati che apparentemente non sono mafiosi. Però sono reati che preparano il terreno perchè producono quelle zone grigie di cui la mafia
si fa forte. Aprono a quei vuoti di coscienza e responsabilità civile che permettono alle organizzazioni criminali di insinuarsi nelle pieghe della società e di corroderla dall’interno. Dobbiamo dire con forza che la forza delle mafie oggi
sta fuori dalle mafie, sta in quei comportamenti
che a volte veramente permettono al sistema
mafioso di espandersi e di utilizzare elementi
raffinati di diritto e finanza che sono al loro
servizio. La forza delle mafie sta fuori dalle mafie.”
Elia Belli
twitter@eliabelli
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