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Cari colleghi vi scrivo: la FNOVI è cambiata

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Cari colleghi vi scrivo: la FNOVI è cambiata
editoriale
Cari colleghi vi scrivo: la FNOVI è cambiata
Sono passati quasi 7 mesi dall’ultima volta che mi sono recato a Roma come presidente del mio Ordine
quando venerdì 15 dicembre 2006, tra non poche difficoltà ( sciopero di Alitalia) e sacrifici (imperdonabile
assenza alle recite di Natale dei miei figli), torno nella capitale pieno di aspettativa per quello che mi
aspetta nella nuova FNOVI. Sette mesi fa durante le ultime elezioni sono cambiate molte cose; parte del
consiglio uscente non è stato riconfermato, alcuni colleghi si sono messi da parte e altri si sono candidati
per prenderne il posto ma, soprattutto, la guida della FNOVI è stata affidata a colui che molti fra di noi
avevano indicato già da tempo come il collega in grado di dare una svolta alla conduzione della nostra
federazione, il dott. Gaetano Penocchio.
Aspettativa, curiosità e timore che nulla fosse in realtà cambiato si alternavano in me durante il viaggio
che mi avrebbe portato ad avere un primo resoconto del lavoro svolto in questi primi sei-sette mesi di
mandato dal nuovo consiglio direttivo.
Il programma prevedeva il venerdì una giornata di aggiornamento di contabilità finanziaria rivolto al
personale amministrativo degli Ordini e un aggiornamento rivolto ai presidenti sul potere disciplinare
e i rapporti con l’ordinamento statuale; al sabato, invece, in seduta comune fra presidenti e personale
amministrativo, erano previste relazioni sulla privacy nella attività veterinarie e sugli aspetti normativi
e attuativi del D.Lgs. 626/94 per salute e sicurezza sui luoghi di lavoro con particolari riferimenti alla
gestione e prevenzione degli incendi sui luoghi di lavoro. Infine la domenica il tanto atteso primo
consiglio nazionale del nuovo comitato centrale.
Venerdì mattina, presso la sede dell’ENPAV, gentilmente messa a nostra disposizione, i lavori hanno inizio
con il saluto del presidente dott. Gaetano Penocchio, quello del presidente uscente ENPAV dott Alessandro
Lombardi e quello del neo eletto presidente ENPAV dott. Gianni Mancuso, saluti che forniscono lo spunto
per ringraziare con un lungo e commosso applauso da parte di tutta la platea il dott. Lombardi per
l’ottimo lavoro svolto nei suoi dieci anni di presidenza ENPAV, durante i quali ha saputo traghettare
brillantemente l’ente dal pubblico al privato, e fargli sentire tutto il nostro appoggio per il lavoro che potrà
ancora svolgere come rappresentante dei pensionati.
La prima relazione sul potere disciplinare slitta per la presenza del sottosegretario alla sanità on.Gianpaolo
Patta e del capo del Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza alimentare
dott. Romano Marabelli, che rispondono su temi caldi quali il decreto Bersani e lo stato generale della
veterinaria italiana, incalzati dalle domande e considerazioni del dott. Penocchio. Quando Patta e
Marabelli ci lasciano è mia convinzione che le nostre richieste saranno prese in giusta considerazione e
che nel momento in cui si dovranno prendere decisioni importanti per tutta la nostra categoria la FNOVI
sarà informata e consultata.
Successivamente prende la parola il dott. Antonio Maria Leozappa, avvocato che difende, se non ricordo
male, ben 41 categorie professionali di fronte l’organismo dell’Antitrust. La sua relazione mi sorprende
positivamente per la lucidità di giudizio e di esposizione; il problema dell’antitrust va considerato sotto
punti di vista che vanno oltre logiche corporativistiche e un controllo delle politiche professionali non solo è
necessario, ma fonte di garanzia proprio per l’utenza finale cioè i clienti. Quaranta minuti di lezione sulle
argomentazioni che intende portare per difendere le professioni da un attacco quale quello dell’antitrust,
quaranta minuti seguiti da applausi a scena aperta e dalla consapevolezza dei più che se qualcuno deve
provare a difenderci, l’avvocato Leozappa sicuramente è persona competente a farlo.
Dopo la pausa pranzo il pomeriggio inizia con la relazione del dott. Clemente Grosso, avvocato
piemontese che collabora con l’ordine di Torino, e della dr.ssa Maria Giovanna Trombetta, consulente
legale FNOVI. Le loro relazioni, chiare e comprensibili anche per chi non ha esperienza in ambito
giuridico, hanno dato indicazioni pratiche in relazione alle procedure da seguire in caso di procedimenti
disciplinari a carico di iscritti all’ordine.
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editoriale
La mattinata del sabato il dott. Giorgio Neri ci parla della legge sulla privacy dando indicazioni su quali
siano gli aspetti che maggiormente riguardano l’attività degli ordini e chiarendo quali siano le procedure
da seguire per il trattamento dei dati degli iscritti. Il dott. Neri è inoltre il principale responsabile della
redazione del tanto agognato tariffario nazionale e a grandi linee ci ha illustrato il procedimento seguito
per arrivare alla stesura di quello che in realtà si presenta come uno “studio indicativo in materia di
compensi professionali del medico veterinario” e che in quanto tale ha lo scopo di dare delle indicazioni
di massima su quelle che sono le tariffe a cui ogni medico veterinario dovrebbe ispirarsi, senza però
renderle obbligatorie. A seguire, nel pomeriggio, un minicorso tenuto dal Dott. Carlo Pizzirani sulla
prevenzione degli incendi, alla fine del quale ci viene rilasciato un attestato di partecipazione valevole
sotto tutti gli aspetti di legge come certificato per la prevenzione degli incendi di tipo A (rischio basso).
Alla fine della giornata ci diamo tutti appuntamento per un brindisi natalizio nella ristrutturata
sede di via del Tritone e anche qui non posso che prendere atto dell’ottimo lavoro che è stato
fatto; uffici finalmente degni di tale nome con postazioni e arredi funzionali, per una moderna
concezione dell’attività che si dovrà svolgere nella sede della FNOVI nei prossimi anni.
Siamo a domenica, giornata in cui si fa il punto della situazione sul lavoro svolto dal nuovo comitato
centrale e che vede una partecipazione massiccia da parte di tutti o quasi i presidenti degli ordini
provinciali.
Relazione del presidente alla mano, ci disponiamo ad ascoltare il dott. Penocchio che effettua una
disanima attenta e puntuale di tutte le questioni e tematiche scottanti quali la legge Bersani, il problema
dell’antitrust, la riforma delle professioni, il rinnovo del sistema ecm, le nuove prospettive sul veterinario
aziendale e farmaco veterinario, solo per citarne alcune, ma soprattutto ci fa un appello accorato su
come tutti insieme possiamo migliorare la nostra categoria, la nostra visibilità verso l’utenza e verso le
istituzioni, su come una categoria unita possa esser presente ai tavoli di concertazione che ci riguardino,
ora e nel futuro. Un discorso che emana voglia di nuovo nel rispetto della tradizione, come indica il titolo
della relazione,ma soprattutto il discorso di un uomo che crede fortemente nel compito che gli è stato
affidato. Alla fine sono dieci minuti di applausi in piedi, sentiti, senza retorica, quasi a voler dare forza e
sostegno alle parole del presidente e a tutto il consiglio che lo affiancherà nei prossimi anni.
Dopo la relazione del presidente prende la parola la dott.ssa Carla Bernasconi che in collaborazione
con il dott. Sergio Apollonio ci illustra in sommi capi il nuovo codice deontologico, frutto di un attento
lavoro in collaborazione con tutti gli ordini provinciali, un codice scritto secondo le nuove esigenze della
professione e del mercato del lavoro.
Tante sono le novità, in particolare quelle sul rapporto fra medico veterinario e paziente/cliente, dove
spicca, a mio modo di vedere, una presa di posizione importante nei riguardi della chiarezza delle
procedure diagnostiche, in sintonia con le buone pratiche veterinarie, e soprattutto l’ obbligo del medico
veterinario alla refertazione e quindi all’assunzione chiara e soprattutto scritta di responsabilità della
prestazione eseguita.
Da tutto il codice traspare la voglia di una professione veterinaria nuova, che abbia come obbiettivi
quello di migliorare il rapporto con l’utenza ed elevare la professionalità, senza dimenticare le norme
deontologiche che regolamentano i rapporti fra colleghi, la pubblicità sanitaria corretta e soprattutto il
benessere animale in primo piano, benessere perseguito tramite strumenti moderni nel rispetto dei ruoli
di tutti, animale, medico veterinario e cliente.
Sarà compito di ogni ordine provinciale far si che tutti i colleghi abbiano modo di conoscere il nuovo
codice, tramite le assemblee ordinarie, le pubblicazioni o semplicemente facendo scaricare il codice dal
nuovo sito web della FNOVI.
A proposito del nuovo sito, ultimo a prendere la parola è stato il dott. Antonio Gianni che ci ha illustrato le
potenzialità e la cura ed efficienza con cui FNOVI intende portare avanti il nuovo sito web. Uno strumento
anch’esso al passo con i tempi e con le esigenze, dove si potranno comunicare in tempo reale tutte le
variazioni sugli iscritti o ricavare informazioni su colleghi iscritti a ordini veterinari di altre province. Una
parte sarà dedicata alle attività di FNOVI a livello politico, anche queste aggiornate in tempo reale; il
sito diventerà così uno strumento utile per tutti coloro che vorranno in qualsiasi momento avere notizie
fresche su tematiche riguardanti la nostra professione.
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editoriale
Concludendo, mi sento di essere stato testimone di giornate proficue come da tempo non mi capitava
di vivere a Roma in federazione, tre giorni che mi hanno dato nuova linfa per portare avanti il mio
lavoro di presidente provinciale, tre giorni che mi hanno fatto sentire di nuovo orgoglioso di appartenere
a questa categoria tanto bistrattata, tre giorni che possono essere il nuovo punto di partenza per una
professione veterinaria migliore soprattutto agli occhi della gente, una professione più considerata anche
nelle decisioni che ci riguardano, che troppo spesso non è stata ascoltata, e troppo spesso ha subito
ingiustizie e ingerenze da parte di altre professioni.
E’ compito di tutti noi presidenti provinciali e consiglieri di ordini far si che questa ventata di nuovo non
vada persa, facciamo si che tutti i colleghi si sentano più coinvolti, più rappresentati e solo cosi potremo
rilanciare la nostra professione.
Ringrazio veramente di cuore tutto il comitato centrale per il lavoro svolto finora, e in particolar modo
ringrazio il presidente, dott. Gaetano Penocchio. La FNOVI è cambiata davvero!
Gino Pinotti
Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo
Il nuovo codice deontologico
In occasione del Consiglio Nazionale della FNOVI, del 17/12/2006, è stato presentato il Nuovo Codice
Deontologico approvato dal Comitato Centrale.
Il Codice Deontologico precedente risaliva al 1993 e necessitava di un rinnovamento coerente con il
cambiamento del contesto socio-culturale, per adeguare la condotta professionale alla sensibilità sociale
e alla nuova concezione del rapporto uomo-animale.
Nel programma dell’attuale Comitato Centrale era già prevista una revisione del codice, ma la Legge
Bersani e la nota vertenza con l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato hanno imposto tempi
stretti per la sua ristesura.
La FNOVI ha designato una commissione che attraverso una fase di analisi del contenuto normativo, una
fase di verifica e di riflessione ha elaborato una prima bozza con l’individuazione dei principi generali
di modifica:
• Ispirare il Codice Deontologico ai valori della bioetica
• Evitare la citazione e la ripetizione di norme aventi forza di Legge in quanto pleonastiche, anche al fine
di evitare un continuo aggiornamento del Codice Deontologico a seguito delle variazioni delle norme
stesse
• Evocare principi generali e non adempimenti giuridici precisi e dettagliati
• Richiamare i doveri del Medico Veterinario nell’esercizio della professione
• Definire prestigio e decoro della professione e garantirne la credibilità
• Ribadire le condizioni per l’esercizio della professione veterinaria
• Sostenere e promuovere il benessere animale
• Sottolineare la responsabilità professionale, il consenso informato e le Buone Pratiche Veterinarie con
assicurazione di impegno e mezzi
• Integrare le modifiche imposte dalla legge Bersani e dall’Autorità Garante su onorari e pubblicità
• Richiamare il dovere di aggiornamento e l’educazione medica continua
• Normare il rapporto tra medici veterinari
• Recepire il trend dell’Europa: libera scelta del professionista da parte dell’utente, diritto a una
qualificata prestazione e a una esaustiva informazione.
Tale bozza è stato sottoposta per modifiche, emendamenti ed integrazioni a: Ordini provinciali,
Istituzioni, Associazioni, Sindacati, Enti, Università e Autorità che hanno risposto con favore.
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La Commissione ha recepito le proposte ritenute utili, costruttive e compatibili con la nuova
impostazione.
Si è quindi formulato il testo definitivo, come documento condiviso dalle componenti interne ed esterne
alla Professione.
Il Codice Deontologico rappresenta la sorgente degli indirizzi comportamentali a cui il medico veterinario
deve ispirare e conformare la sua condotta professionale; esso si pone come guida adeguandosi,
con proiezioni future, al contesto attuale per assicurare coerenza ai doveri etico-professionali in esso
codificati.
Da sempre nella veterinaria gli interessi della categoria si coniugano con quelli della collettività, in
risposta a mutue esigenze sanitarie in primo luogo, ma anche etiche e giuridiche, nell’ambito della
salvaguardia e del benessere degli animali.
Modificare il Codice Deontologico veterinario ha voluto dire entrare nei significati più profondi della
professione, coglierne con sensibilità ogni esigenza di rinnovamento statuendola con determinazione e
coraggio, cercando di evitare conformismi o tentazioni corporative.
In passato le norme deontologiche riguardavano più che altro il comportamento del Medico Veterinario
verso i colleghi, attualmente il comportamento deontologico deve avere riguardo soprattutto del cliente
e del paziente.
Alcuni articoli hanno necessitato di note esplicative e chiarificatrici; si è data particolare importanza al
consenso informato quale momento fondamentale della nuova visione del rapporto Medico VeterinarioCliente, che trova le sue basi su un rapporto fiduciario e allo stesso tempo trasparente e condiviso,
abbandonando la visione paternalistica della medicina.
Si è individuato il comportamento secondo scienza e coscienza come l’espressione di quel delicato
equilibrio che il Medico Veterinario assume nelle scelte cliniche caso per caso, tra bagaglio scientifico
collettivo e individuale e le personali convinzioni morali.
Scienza e coscienza non sono oggetto di arbitrio, seppur lasciate alle singole individualità professionali,
possono essere sempre oggetto di giudizio esterno del corpo professionale e prevedono assunzione di
forti responsabilità professionali sul proprio operato.
Si parla per la prima volta del rispetto degli animali e del loro benessere in quanto esseri senzienti.
Gli articoli relativi a Pubblicità e Onorari sono stati modificati in conseguenza dell’approvazione della
Legge Bersani e sono stati oggetto di specifico e costruttivo confronto con l’Autorità Garante per la
Concorrenza e il Mercato.
Il Codice Deontologico deve essere considerato uno strumento vivo e dinamico, passibile di miglioramenti
e adeguamenti nel tempo per adattare la professione all’evoluzione del contesto sociale in cui opera la
categoria. Deve essere linea guida e riferimento della nostra etica professionale, la base per discussioni
e confronti futuri.
Nel testo si parla dei doveri e delle norme di comportamento del Medico Veterinario nei rapporti con
il cliente, i colleghi, la stampa e la società in generale, ma vorrei richiamare la vostra attenzione su un
dovere, che non può essere scritto in un Codice, il dovere verso se stessi:
“E’ dovere del Medico Veterinario non trascurare gli obblighi morali verso se stesso attraverso la salvaguardia
della qualità e il rispetto della propria esistenza, non permettendo che il valore sociale e la dignità della
propria professione siano in qualsiasi modo messi in discussione.”
In questo periodo difficile della professione, attaccata da ogni fronte, è importante che tutti noi si manifesti
un profondo senso di appartenenza alla categoria e ci si riconosca in un comune sentire lavorando
insieme per il rilancio della professione.
Carla Bernasconi
Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Milano
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Valorizzazione e sicurezza alimentare
dei formaggi tradizionali
Paolo Boni
Dipartimento Alimenti e Sicurezza Alimentare
Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna - Brescia.
La sicurezza alimentare deriva da un complesso sistema di
raccolta ed elaborazione delle informazioni di ciascuno e
di tutti gli alimenti, in grado di orientare scelte consapevoli
da parte del consumatore, relativamente non solo a rischi
sanitari di natura microbiologica o chimica, ma anche a
quelli derivanti da errati stili e comportamenti alimentari.
Questo sistema rappresenta ancora una incompiuta,
per l’Italia come per i restanti paesi dell’Unione, data la
complessità di creare e articolare le fasi consequenziali e
interdipendenti nelle quali si articola l’intero processo di:
- creazione di un sistema informativo
- analisi del rischio
- comunicazione al consumatore.
Per il sistema agroalimentare italiano, rappresentato dalla
straordinaria gamma e varietà dei 487 formaggi presenti
nell’elenco nazionale dei prodotti tradizionali, ai quali si
devono aggiungere 43 formaggi che hanno ottenuto o
richiesto la protezione europea con marchio DOP (Reg.
2081/92 CEE), il problema della sicurezza alimentare
passa attraverso la definizione dei termini di qualità che
a sua volta solo può basarsi sulle caratteristiche che ne
consentono una precisa identità.
I formaggi tradizionali, che per numero e varietà pongono
l’Italia in una posizione di assoluta preminenza a livello
mondiale, sono prevalentemente frutto di trasformazioni
condotte ancora in modo artigianale e oggetto di
riscoperta e crescente favore da parte del consumatore,
con promettenti prospettive di espansione sui mercati
anche internazionali, come è dimostrato tra l’altro dal fatto
che risultano i più imitati all’estero. Tuttavia, per accedere
al libero commercio, ciascun prodotto deve fornire quegli
elementi di sicurezza previsti dalle norme internazionali
e dai trattati di equivalenza che ne presuppongono la
libera circolazione sui mercati (SPS Agreement).
Alla spiccata tendenza in atto che spinge i consumatori
verso una idealizzazione della tradizione, della biologicità
e della qualità, continua purtroppo a contrapporsi la
mancanza di oggettivi riscontri sui processi e sui prodotti
che confortino queste aspirazioni. In troppi casi infatti non
risultano definiti neppure i criteri di identità dei prodotti,
come evidente per la troppo ampia varietà di forme di
presentazione e processi di trasformazione accomunati
da una identica denominazione. Conseguenza di ciò è
l’indeterminatezza dei termini di qualità e, da ultimo, di
sicurezza dello stesso prodotto nominale.
Le specifiche di prodotto, i criteri e gli standard
microbiologici rappresentano dunque uno strumento
basilare attraverso il quale monitorare e migliorare
progressivamente i livelli di qualità e quindi la sicurezza
dei processi per prodotti definiti.
La definizione di criteri e standard microbiologici, che
sta alla base dell’analisi quantitativa del rischio, diventa
anche lo strumento per valorizzare, o quantomeno
portare a un consumo più trasparente e cosciente, proprio
i prodotti tradizionali. Ancora di più, la definizione di
standard di prodotto o di processo rappresenta uno
strumento per documentare l’evoluzione del processo e
quindi la commercializzazione di un prodotto conforme
alle caratteristiche di identità e qualità volute.
Elementi di documentazione dei processi e raccolta delle
informazioni necessarie alla comunicazione devono
dunque essere riferiti non solo al livello quantitativo
dei microrganismi potenzialmente patogeni, ma anche
alla presenza delle flore tipiche che rappresentano un
indicatore efficace dell’ottimale svolgimento dei processi
e quindi del raggiungimento di quelle garanzie di qualità
e di sicurezza proprie di molti prodotti tradizionali, per
i quali è possibile dimostrare un’evidente capacità di
contrastare microrganismi patogeni e/o indesiderati.
Elementi tutti che devono costituire quel patrimonio
di conoscenze a corredo e documentazione di ciascun
prodotto o categoria omogenea di essi, ricompresi nel
“disciplinare” quale previsto dalla normativa comunitaria
(Regg. 2081 e 2082/92 CEE e successive modifiche) e
riferiti più precisamente alle specifiche di prodotto (product
specifications) quali previste nel testo originale inglese, a
sua volta conforme a quanto richiesto dal trattato SPS.
Le specifiche di prodotto devono pertanto essere definite
anche per i prodotti tradizionali, rendendo espliciti i
termini di identità del prodotto sui quali si basano gli
elementi della tracciabilità, la qualità e, per conseguenza,
la sicurezza. Esse presuppongono la conoscenza precisa
e governata delle condizioni di sicurezza alimentare
nelle quali sono stati prodotti, e per conseguenza anche
le azioni da porre in atto in ambito di applicazione del
sistema HACCP in modo non formale, ma sostanziale e
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finalizzato al controllo quantitativo dei reali pericoli, di
quelli cioè non modulati dalle fasi di processo, come per
altro previsto dal Reg. 2073/05.
Gli standard costituiscono elementi di conoscenza
fondamentale per il giudizio dei termini di sicurezza dei
prodotti, tanto da essere parametri base per l’analisi del
rischio. Gli standard infatti, in condizioni di trasformazione
note, comprese le variabili di processo che caratterizzano
le produzioni tradizionali, quando definiti permettono
di verificare il normale decorso della trasformazione,
collegato evidentemente a parametri di qualità, ma di
prevederne anche il comportamento nelle fasi successive,
commercializzazione inclusa.
Strettamente collegate all’esistenza di standard e alle
conoscenze che da essi derivano sono anche azioni
più efficaci e documentabili di quanto non avvenga
nell’ambito delle prassi di autocontrollo finora applicate.
All’esistenza di standard devono infatti essere associate
precise e documentate conoscenze sul comportamento
dei pericoli, specie quelli di natura microbiologica. E’
infatti nota, per quanto non sempre documentata in
modo scientificamente sostenibile in ambito di commercio
internazionale, l’esistenza di condizioni di biocompetizione
da parte di flore caratterizzanti che possono rendere sicuri
i prodotti nei riguardi di taluni microrganismi patogeni.
Da queste premesse trae origine il SIV-ARS (Sistema
Informativo Veterinario per l’Analisi del Rischio
Sanitario), strumento che gli Istituti Zooprofilattici
hanno avviato con il fine dichiarato di costituire il sistema
informativo sulla base del quale verificare e documentare
i termini di identità, qualità e sicurezza dei prodotti italiani,
a partire da quelli tradizionali.
Il sistema (www.ars-alimentaria.it) presenta in area
pubblica i prodotti alimentari distinti per categoria, le
caratteristiche, l’elenco dei produttori censiti. In area
riservata, accessibile unicamente tramite password a
dominio definito, sono contenute le informazioni raccolte
concernenti aspetto, ingredienti e fasi di processo di
ciascun prodotto aziendale censito.
L’insieme dei dati relativi a ciascun produttore consente
di determinare, sulla base delle analisi per confronto,
le variabili di prodotto e di processo su cui effettuare
lo studio di diversi lotti per ciascun produttore al fine di
verificare l’esistenza di standard di prodotto (variabili
indipendenti dalle caratteristiche dello stabilimento) e
standard di processo ( andamenti caratteristici dei singoli
ambienti e processi di trasformazione).
Una volta note le caratteristiche dei prodotti e dei
processi, comprensive delle popolazioni che presentano
caratteristiche da standard, gli studi seguenti riguardano
Figura 1 - Andamento della popolazione di Lattobacilli mesofili nel formaggio Crescenza durante il processo di produzione e stagionatura. Numero
produttori 1, numero lotti 4.
Fit 1 è l’andamento del logaritmo della concentrazione batterica nel tempo ottenuto dal programma
DMfit (Jozsef Baranyi)
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il comportamento dei patogeni artatamente aggiunti ai
prodotti in corso di lavorazione.
E’ evidente come queste informazioni sulla dinamica di
sopravvivenza dei patogeni rappresentino la base per
una corretta applicazione del sistema HACCP.
Questa attività è in corso a livello nazionale da parte degli
Istituti Zooprofilattici, in apposite strutture sperimentali
che consentono la produzione di formaggi e salumi
contaminati.
L’esito di queste sperimentazioni, inserite nel SIV-ARS,
rappresenta il patrimonio di conoscenze scientifiche
capace di orientare i programmi di autocontrollo aziendali,
ma anche l’insieme delle documentazioni richieste nelle
transazioni internazionali da parte dei paesi più esigenti,
quali gli USA, a dimostrazione dei termini di sicurezza
alimentare dei nostri prodotti.
Esempi di questa attività sono riportati nelle figure 1 e 2.
A chi consulti il SIV-ARS appare evidente la lacunosità delle
informazioni, tipiche di un programma appena avviato.
Se tuttavia vengono condivisi il metodo e il fine ultimo
dell’iniziativa, ogni contributo di ciascun produttore,
trasformatore, veterinario, consulente, risulterà utile,
anzi determinante, a formare sistema e raggiungere lo
scopo di valorizzare e documentare in concreto i termini
di sicurezza dei prodotti italiani.
Figura 2 - Challenge test del Grana Padano D.O.P. Valutazione della dinamica di sopravvivenza di Salmonella spp. durante il processo di lavorazione e stagionatura del prodotto. Salmonella enteritidis e Salmonella typhimurium sono state inoculate nel latte ed è stata ricercata la loro presenza
ad intervalli prestabiliti di tempo durante il processo di produzione. Il valore D indica il tempo in ore o minuti necessario per avere la riduzione
di un ciclo logaritmico. La retta di morte coincide con la fase di cottura e di giacenza sotto siero della cagliata. In tabella sono riportati il nome
dell’alimento contaminato, il patogeno utilizzato, il tempo di riduzione decimale (D), il tempo necessario ad avere la riduzione di 5 cicli logaritmici,
la concentrazione di patogeno inoculato espresso in logaritmo e in unità formanti colonia per grammo.
Fit 1 è l’andamento del logaritmo della concentrazione batterica nel tempo ottenuto dal programma DMfit (Jozsef Baranyi)
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Accumulo di metalli pesanti in chiocciole
della specie Helix pomatia L. (Pulmonata, Helicidae)
destinate al consumo umano
Scaffardi E. (1), Ru G. (1), Giordana G.(2), Tarasco R. (1), Palmegiano P. (1), Crescio M.I, Abete M.C. (1)
(1)Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta - Torino
(2)Azienda Sanitaria Locale - Cuneo
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
che stabilisce norme specifiche in materia d’igiene per
i prodotti alimentari di origine animale (2000/C 365
E/03), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità
europee del 19/12/2000.
Tale proposta stabilisce che le lumache eduli (intese come
individui appartenenti alle specie H. pomatia, H. aspersa,
H. lucorum e sp. appartenenti alla famiglia Acatinidi)
non devono contenere, nelle loro parti commestibili,
contaminanti ambientali quali metalli pesanti e sostanze
organoalogenate, in quantità tali che l’assunzione
alimentare teorica sia superiore alla dose giornaliera o
settimanale ammissibile per l’uomo.
I limiti di assunzione giornaliera o settimanale stabiliti dal
Joint HO Expert Committee on Food Additives (JEFCA) per
i metalli oggetto di tale studio sono i seguenti:
• Cadmio: PTWI (provisional tolerable weekly intake)=
0,007 mg/kg peso corporeo umano
• Rame: PMTDI (provisional maximum tolerable daily
intake) = 0,5 mg/kg
• Piombo: PTWI = 0,025 mg/kg
• Zinco: PMTDI = 1 mg/kg
• Cromo: PMTDI = 3,3 µg/kg
Inoltre, in base ai regolamenti CE 466/2001 e 221/2002,
i tenori massimi di metalli pesanti presenti nella parte
edule di molluschi bivalvi, che per le loro caratteristiche
biologiche si possono accomunare ai gasteropodi, sono
stabiliti sui seguenti valori:
• Piombo: 1,5 mg/kg peso animale
• Cadmio: 1,0 mg/kg
In base ai dati riportati da studi effettuati da diversi paesi
appartenenti all’OSPAR (Oslo Paris Commission), organo
deputato alla protezione dell’ambiente marino del N-E
Atlantico, i livelli massimi di concentrazione accettabili per
rame e zinco nei molluschi vengono fissati rispettivamente
a 20 mg/kg e 100 mg/kg (Anon,1992; Anon, 1993).
Per il Cromo non esistono linee guida che stabiliscano il
valore massimo consentito.
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di valutare le
concentrazioni dei cinque metalli pesanti nelle parti eduli
di esemplari appartenenti ad una partita di importazione
INTRODUZIONE
L’elevata capacità di accumulo di sostanze tossiche dei
gasteropodi ha fatto sì che tali animali venissero utilizzati
come bioindicatori della qualità del suolo. E’ inoltre
possibile, considerata la loro posizione centrale nella
catena trofica, che essi contribuiscano significativamente
al trasferimento di inquinanti dalle piante ai consumatori
e ai predatori, fino ad arrivare all’uomo.
L’elevata capacità con cui i gasteropodi terrestri accumulano le sostanze metalliche sia attraverso l’assorbimento
intradermico, sia attraverso l’alimentazione, è dovuta sia
alla necessità di evitare un’eccessiva dispersione d’acqua,
sia alla sequenza metabolica del calcio, elemento
costitutivo principale del loro corpo. Tali fattori hanno
portato all’evoluzione di strategie di immagazzinamento
di metalli sia a livello cellulare che molecolare. L’organo
maggiormente coinvolto in tale processo è la ghiandola
digestiva, o epatopancreas, che occupa gran parte del
sacco viscerale, mentre altri tessuti deputati all’accumulo di
metalli sono il mantello, la base del piede e l’intestino.
La concentrazione dei metalli nei tessuti dei gasteropodi
ha una variabilità condizionata da molteplici fattori quali
taglia, peculiarità specie-specifiche nell’accumulo di
metalli, fattori stagionali e temperatura prevalente.
Le chiocciole sono in grado di tollerare elevate
concentrazioni di metalli grazie a efficienti sistemi di
detossificazione. Infatti le cellule basofile del calcio,
le cellule digestive ed escretorie dell’epatopancreas
inglobano gli ioni metallici all’interno di granuli insolubili
e sistemi chelanti come le metallotioneine.
La specie Helix pomata, in particolare, ha un alto grado di
tolleranza nei confronti del Cadmio, che viene detossificato
dalle metallotioneine presenti nella ghiandola digestiva,
possiede una metallotioneina specifica per il Rame nel
mantello e secondo una ricerca degli studiosi Beeby e
Richmond (1989), la conchiglia costituirebbe una struttura
di deposizione del Piombo.
In termini di sicurezza alimentare, a livello nazionale
non esistono leggi che disciplinino il grado massimo
di concentrazione di metalli consentito negli individui
destinati alla vendita; esiste però una proposta di
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di chiocciole della specie Helix pomata e confrontarle con
i limiti massimi esistenti per stabilire se esiste un rischio
connesso all’uso alimentare delle stesse.
Tabella 1: parametri relativi alle letture spettrofotometriche
per cromo, cadmio e piombo.
MATERIALI E METODI
52 individui adulti di H.pomatia, non percolati e di
pezzatura omogenea (15 g) provenienti da uno stock
di importazione dalla Serbia sono stati campionati su
un totale di 3,5 quintali (20.000 individui circa). Dopo
soppressione tramite congelamento, la parte edule di ogni
campione (5 g) è stata omogeneizzata e mineralizzata in
forno a microonde ad alta pressione in presenza di una
miscela di acido nitrico (6 mL) e perossido di idrogeno
(1.5 mL).
Le letture spettrofotometriche per Cromo, Cadmio e
Piombo sono state condotte secondo i parametri riportati
in tabella 1.
Le letture spettrofotometriche per Rame e Zinco,
invece, sono state condotte in fiamma aria-acetilene
con quantizzazione su retta di calibrazione standard.
Dai livelli di concentrazione ottenuti, calcolati in mg/kg
di peso animale, sono stati calcolati valore massimo,
minimo, medio e deviazione standard.
I valori ottenuti sono stati poi confrontati con i contenuti
massimi previsti dalla legislazione comunitaria vigente
(per Pb e Cd) e con quelli stabiliti dall’OSPAR (per Cu
e Zn) relativi ai molluschi bivalvi, e valutati in termini di
Lumache? Si, ma ben cotte!*
Numerosi casi di meningite eosinofila [132 alla data del 30 settembre 2006] sono stati segnalati recentemente in
Cina. Le indagini condotte dalle autorità sanitarie locali hanno identificato come agente eziologico un parassita
denominato Angiostrongylus cantonensis, presente soprattutto in un particolare tipo di lumache (Amazonian
snail o Fu Shou Luo), introdotte in Cina nel 1979 dal Sud America. Attualmente questi gasteropodi sono molto
diffusi in Cina nei territori coltivati a riso, stante la loro prolificità, e sono molto popolari nei menù offerti dai
ristoranti cinesi. Gli episodi recenti di meningite sono stati correlati all’assunzione di lumache contaminate dal
parassita, crude o poco cotte. Angiostrongylus cantonensis viene ucciso da temperature superiori a 90°C.
I casi di meningite osservati nella regione di Pechino si presentavano con mal di testa, febbre, vomito, formicolio
o sensazione di dolore della pelle, rigidità del collo o paralisi del nervo facciale. La malattia nell’uomo insorge
dopo 10 giorni di incubazione ed è curabile con idonee terapie, che non escludono, secondo alcuni, anche il
ricorso ad antielmintici. La diagnosi è stata raggiunta con metodi immunologici (anticorpi fluorescenti o ELISA),
mentre l’isolamento del parassita dal liquido cerebrospinale ha poche probabiltà di successo, in quanto le
piccole larve sono spesso fortemente adese alle meningi o alla radice dei nervi.
Le lumache amazzoniche sono solo uno dei comuni ospiti intermedi di Angiostrongylus cantonensis; altri prodotti
acquatici popolari nei ristoranti cinesi (gamberi, granchi, frutti di mare, girini) possono veicolare il parassita e
trasmettere l’infezione all’uomo se assunti crudi o poco cotti.
- Xiao-Guang Chen, Hua Li and Zhao-Rong Lun (2005) Angiostrongyliasis, Mainland China. Emerging Infectious Diseases,
11 (10) <http://www.cdc.gov/ncidod/EID> - China Daily (2006) August 22, 24 and 28 <http://www.chinadaily.com.cn>
* Il termine “lumache” è qui usato in senso lato, così come nella tradizione culinaria, per indicare in realtà le “chiocciole”, gasteropodi forniti
di guscio, al contrario delle lumache che ne sono prive. n.d.r.
9
prevalenza (e relativo intervallo di confidenza al 95%,
IC95%) di soggetti presentanti una concentrazione
di inquinante superiore ai limiti di legge o ai valori
riportati nelle linee guida dell’OSPAR.
Nel caso del Cromo, in assenza di limiti suggeriti, non è
stato possibile valutare la prevalenza di soggetti positivi.
Nel caso di assenza di soggetti positivi, è stato calcolato il
livello massimo di prevalenza compatibile con l’assenza
di contaminazione in un campione di numerosità
campionaria pari a 52.
Fig. 1: Valori di concentrazione del Cadmio disposti in ordine
decrescente con indicazione del valore limite stabilito dal
Regolamento CE 466/2001 (1 mg/kg)
RISULTATI
Le concentrazioni risultanti dalle analisi sono riportate
nella tabella 2.
Tabella 2: Valori della concentrazione di Zinco (Zn), Cadmio
(Cd), Rame (Cu), Piombo (Pb) e Cromo (Cr), ottenuti dall’analisi
di n=52 H.pomatia
MEDIA
(mg/kg)
MAX
(mg/kg)
MIN
(mg/kg)
DEVIAZIONE
STANDARD.
Zn
14.3
40.9
0.1
6.2
Cd
0.4
2.5
0.03
0.4
Cu
33.1
156.1
3.9
32.6
Pb
n.d.
0,07
n.d.
n.d.
Cr
n.d.
0,75
n.d.
n.d.
Fig. 2: Valori di concentrazione del Rame disposti in ordine
decrescente con indicazione del valore limite stabilito dall’OSPAR
(20 mg/kg)
Dai dati si evince che il metallo la cui concentrazione
risulta essere la più elevata è il Rame (33.1 mg/kg),
seguito da Zinco (14.3 mg/kg) e Cadmio (0.4 mg/kg).
Per il Piombo e il Cromo molti dei campioni mostrano
concentrazioni inferiori ai limiti di lettura dello strumento,
in particolare 48/52 per Pb e 35/52 per Cr, con valori
massimi rispettivamente di 0.07 e 0.75 mg/kg.
Per quanto riguarda il Piombo e lo Zinco, nessuno dei
campioni analizzati risulta avere una concentrazione
superiore al valore limite di 1,5 mg/kg e 100 mg/kg,
rispettivamente. Per entrambi i metalli è stata calcolata
la prevalenza massima compatibile con il risultato di
zero positivi su un campione di 52 individui tratto da una
popolazione di circa 20.000 soggetti con un livello di
confidenza del 95 % , che è risultata pari al 5.6 %.
Nel caso del Cadmio, invece, due campioni (2/52 pari
al 3.8 %, IC95% 0.5-13.2) di 2.5 mg/kg e 1.12 mg/kg,
superano il tenore massimo consentito (1 mg/kg) (Fig.1).
Considerando il valore limite stabilito dall’OSPAR per il
Rame (20 mg/kg), 29 campioni risultano positivi (29/52
pari al 55.8% IC95% 41.3-69.5) (Fig. 2).
10
Non esistendo un valore limite per il Cromo, ci si è riferiti
all’apporto massimo giornaliero stabilito dal JEFCA
(PMTDI: 3.3 µg/kg). Considerando un uomo adulto di
peso medio (70 kg) l’assimilazione massima giornaliera
di Cromo sarebbe pari a 231 µg. Il valore massimo
riscontrato nei campioni è stato di 0.75 mg/kg (750 µg/
kg) che, riferito a un peso medio della parte edule della
chioccola pari a 5 g, comporta una quantità complessiva
di metallo nel corpo dell’animale pari a circa 3.75 µg;
dal momento che una porzione di chiocciole è di circa 10
individui, la quantità di Cromo assimilata con un pasto
risulta pari a 37.5 µg.
DISCUSSIONE
I risultati emersi da questo lavoro hanno evidenziato un
buon livello di qualità delle parti eduli delle chiocciole
oggetto di studio.
Solamente due dei metalli analizzati mostrano valori
superiori a quelli limite. L’ elevata concentrazione del
Cadmio è probabilmente dovuta all’azione di molecole
chelanti e di granuli intracellulari di deposizione; la
presenza di queste strutture consente all’ animale di non
risentire degli effetti tossici del metallo.
L’elevata concentrazione di Rame riscontrata nei campioni
potrebbe essere dovuta al fatto che questo metallo viene
utilizzato dall’animale per la sintesi dell’ emocianina.
Riguardo al Cromo, il confronto tra la quantità del
metallo presente in una porzione media di chiocciole
e l’apporto massimo giornaliero (37.5 µg su 231 µg)
evidenzia che un pasto a base di chiocciole rientra
ampiamente nei livelli di tolleranza, considerando anche
che il consumo di questo tipo di alimento ha carattere
prettamente occasionale.
Dal momento che le chiocciole accumulano gli inquinanti
attraverso la dieta, i risultati ottenuti indicano anche
una bassa contaminazione ambientale delle zone di
allevamento.
(I riferimenti bibliografici sono disponibili presso gli Autori)
11
Influenza aviaria:
polli e uccelli migratori*
Vittorio Guberti
Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica - Ozzano E. (Bologna)
Sin dal suo primo isolamento in Cina a metà degli
anni 90, il virus influenzale ad alta patogenicità (HPAI)
H5N1, ceppo asiatico, ha mostrato alcune caratteristiche
peculiari e in particolare:
1- la capacità di infettare e causare malattia in
numerose specie sia di pollame sia di uccelli selvatici, ma
anche nei mammiferi, uomo compreso (<http://www.
efsa.europa.eu/en/science/ahaw/ahaw_opinions/1484.
html>);
2- una diffusione geografica molto rapida e
preoccupante che ha coinvolto Asia, Europa e Africa nel
2005 e 2006, mentre in precedenza era presente solo
nell’Asia sud-orientale, con limitata diffusione a pochi
Paesi dell’estremo oriente (<http://www.oie.int/wahidprod/public.php? PHPSESSID=c291e72672e227dd84
085d13f728b4a6&page=disease_outbreak_map&dis
ease_id=15>).
Per quanto riguarda il ruolo giocato dal pollame
domestico e dagli uccelli selvatici, i dati finora disponibili
indicano che entrambe le popolazioni hanno giocato
un ruolo significativo nella recente evoluzione del virus
e nella sua diffusione, al contrario mammiferi, uomo
incluso, rappresentano, fino ad oggi, un “cul de sac”
dell’infezione.
L’emergenza del sotto-ceppo Qinghai lake del virus H5N1
nella primavera del 2005 rappresenta, probabilmente,
un’importante pietra miliare dell’evoluzione spaziale
del virus. Tale emergenza è originata dall’estensiva
circolazione del virus tra i polli domestici del sud-est
asiatico ed è stato suggerito che il virus HPAI H5N1 venne
introdotto nell’area del lago attraverso il commercio di
polli vivi. Il virus ha causato un’elevata mortalità negli
uccelli selvatici del lago Qinghai, e da qui l’infezione si
è diffusa in forma allarmante, nel corso della seconda
metà del 2005 e all’inizio del 2006, in Asia (centrale,
del sud e del nord), in Europa, con 14 su 25 Stati
Membri dell’UE e 10 Stati non UE (<http://disasters.jrc.
it/AvianFlu/Europe/>), in Medio Oriente e in Africa.
L’ampia circolazione del virus HPAI H5N1 nel pollame, e in
particolare nelle oche e nelle anatre del Sud-est asiatico, è
stata la chiave di volta per l’evoluzione del virus.
Per quanto riguarda l’Europa, risulta particolarmente
evidente (vedasi i rapporti pubblicati dall’Unione Europea
e dall’OIE) che la diffusione geografica del virus è da
imputarsi soprattutto, se non interamente, agli uccelli
selvatici e particolarmente a quelli acquatici.
Nell’Unione Europea, osservazioni particolareggiate
supportate dall’epidemiologia molecolare dimostrano
che la maggior parte dei focolai (se non tutti) nei polli
domestici e nei carnivori domestici o selvatici sono
secondari all’infezione nei selvatici (<http://europa.
eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/06/
704&type=HTML&aged=0&language=EN&guiLangu
age=en>http://europa.eu/rapid/ pressReleasesAction.
do?reference=IP/06/ 704&type=HTML&aged=0&lang
uage=EN&guiLanguage=en>; <http://ec.europa.eu/
food/animal/diseases/controlmeasures/avian/ ai_part2_
en.pdf>).
I focolai nei domestici sono stati controllati con successo,
prevenendo quindi una possibile diffusione a ritroso nei
selvatici; solo in un caso, in Danimarca, si è verificata
l’infezione di un uccello selvatico (gazza) secondario ad
un focolaio nei domestici (<http://www.oie.int/eng/info/
hebdo/AIS_16.HTM#Sec11>).
Per quanto riguarda il Medio Oriente e l’Africa, non
è chiaro se la malattia sia stata introdotta da uccelli
selvatici o dal commercio dei polli vivi o da carne. L’ultima
ipotesi è stata avanzata perchè il commercio appare
epidemiologicamente rilevante e in alcune circostanze è
stato provato essere causa di contagio.
Molti aspetti dell’epidemiologia di HPAI H5N1 sono
tuttora sconosciuti e richiedono ulteriori studi. Negli
ultimi mesi, il virus sembra scomparso dall’Europa.
Se nei prossimi mesi ciò verrà confermato, l’evento
indicherebbe che gli uccelli selvatici, probabilmente,
non agiscono da serbatoio permanente del virus. Ciò
potrebbe essere dovuto all’elevato grado di letalità
dell’infezione (pari a circa il 50% nelle infezioni
sperimentali). Tuttavia, le ragioni dell’ampia diffusione
del virus in Europa tramite gli uccelli selvatici, osservata
nella seconda metà del 2005 e all’inizio del 2006
restano largamente sconosciute.
* Traduzione dall’inglese a cura della redazione de “il Chirone”, con il permesso dell’autore.
12
In conclusione, gli uccelli selvatici sembrano agire
soprattutto come diffusori del virus piuttosto che come
serbatoi. Ciò suggerirebbe che il virus HPAI H5N1 si
comporta negli uccelli selvatici in modo diverso rispetto
ai virus influenzali aviari a bassa patogenicità, che
sono endemici negli uccelli selvatici aquatici, e che
solo sporadicamente infettano i domestici. Tuttavia, la
persistenza del virus HPAI H5N1 nei volatili domestici
di alcune aree dell’Asia e dell’Africa potrebbe ancora
rappresentare una sorgente per i volatili selvatici e con
essi diffondersi verso aree non infette, attraverso la
migrazione, così come accaduto nell’autunno-inverno
2005-2006 (<http://ec.europa.eu/environment/nature/
nature_conservation/ focus_wild_birds/avian_influenza/
pdf/avian_influenza_report.pdf>).
Infatti, la migrazione degli uccelli selvatici, e in particolare
degli uccelli aquatici, può dare origine a nuove estese
epidemie coinvolgenti aree non infette. Ciò può
dipendere da numerosi fattori fra cui la composizione in
termini di specie dell’ornitocenosi coinvolta localmente,
le migrazioni verso le aree di muta o per il freddo, il tipo
di migrazione differenziato per classi di sesso ed età,
IL
B
R
l’uso dell’habitat e dello spazio delle specie coinvolte.
Infine è necessario rammentare come le migrazioni degli
uccelli aquatici utilizzino alcune aree cruciali (ad esempio
Siberia occidentale) in cui popolazioni appartenenti
alle medesime specie, ma che originano da diversi
continenti, possono liberamente connettersi, connettendo
di conseguenza Asia, Europa e Africa ((<http://www.
wetlands.org/publication.aspx?ID=c1831ef9-8e1946ef-9ccf- e0fd59068df0> e <http://www.fao.org/ag/
againfo/subjects/en/health/ diseases- cards/conference/
documents/ Spread%20of%20HPAI%20from%20the%20
West%20Siberian%20Lowland%20to%20the%2 0Eastern
%20Meditrranean%20and%20beyond.pdf>).
Se gli uccelli selvatici non rappresentano il naturale
serbatoio epidemiologico di HPAI H5N1, aumenteranno
notevolmente le probabilità di successo nel controllo e
nell’eradicazione del virus a livello mondiale. Tuttavia, la
sorveglianza della malattia e una sua pronta diagnosi sia
nel pollame domestico che negli uccelli selvatici, assieme
alla separazione delle due popolazioni, continuerà ad
essere di straordinaria importanza per raggiungere
questo importante obiettivo.
Produzione
Gnocchi
Tradizionali
e Ripieni
E
S
C
I
A
RODENGO SAIANO - Via Moie 56/c
13
“La nuova
tradizione”
Zoonosi, Agenti Zoonosici e Resistenza agli Antimicrobici
nell’Unione Europea
Simone Magnino
Membro del Gruppo di Esperti Scientifici sui Pericoli Biologici dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare
Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna – Sezione di Pavia
I Gruppi di Esperti Scientifici sui Pericoli Biologici (Scientific
Panel on Biological Hazards) e sulla Sanità e Benessere
Animale (Scientific Panel on Animal Health and Welfare)
dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA)
hanno recentemente adottato un’opinione1 a commento
del Rapporto Riassuntivo Comunitario sulle Zoonosi
per il 2004, apparso per la prima volta sul sito internet
dell’EFSA il 21 Dicembre 2005.
Il Rapporto Riassuntivo Comunitario è un documento
che è redatto annualmente dall’EFSA, in conformità alla
Direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonosici del 17 novembre 2003.
Esso presenta e commenta i dati raccolti nei 25 Stati
Membri dell’Unione Europea e in Norvegia su alcune
zoonosi e agenti zoonosici rilevati nell’uomo, negli
animali, negli alimenti e nei mangimi. I dati presentati
riguardano tutte le zoonosi elencate nell’allegato I, lista A
della Direttiva 2003/99/CE (brucellosi, campilobatteriosi,
echinococcosi, listeriosi, salmonellosi, trichinellosi,
tubercolosi da Mycobacterium bovis, infezioni da
Escherichia coli verocitotossici), alcune zoonosi della lista
B (calicivirus, rabbia, yersiniosi, cisticercosi, toxoplasmosi)
e la resistenza batterica agli agenti antimicrobici.
I dati e le informazioni contenuti nel Rapporto sono
solo indicativi della situazione europea e devono essere
interpretati con cautela perché derivano da schemi di
monitoraggio, di sorveglianza e di campionamento non
armonizzati tra i diversi Paesi. Inoltre, dati i diversi livelli di
diagnosi non conclusiva e di mancata notifica delle malattie
negli Stati Membri e l’esclusione dall’analisi delle sequele
delle malattie, il Rapporto non permette di apprezzare
il peso globale delle zoonosi nell’Unione Europea né di
confrontarne l’impatto sulla salute pubblica nei diversi
Paesi. Tuttavia, il Rapporto si candida a essere per il futuro
un’importante strumento a disposizione della comunità e
degli operatori specializzati per la pianificazione di azioni
di prevenzione delle infezioni trasmissibili, direttamente o
tramite un veicolo alimentare, dagli animali all’uomo.
Ai due Gruppi Scientifici dell’EFSA è stato richiesto di
considerare le informazioni raccolte nel Rapporto del
2004, e su questa base:
- trarre conclusioni sulla situazione comunitaria e
identificare le priorità in sanità pubblica e in sanità
animale;
- discutere i fattori di rischio correlati alle zoonosi, alla
resistenza agli agenti antimicrobici e ai focolai di
tossinfezione alimentare riferiti nel Rapporto;
- raccomandare, ove opportuno, l’adozione di misure
volte alla protezione della salute pubblica e della
sanità animale nell’Unione Europea;
- suggerire miglioramenti per il monitoraggio e la
notifica delle zoonosi, degli agenti zoonosici, della
resistenza agli agenti antimicrobici e dei focolai di
tossinfezione alimentare, e miglioramenti per l’analisi
delle informazioni.
Nell’Unione Europea, le infezioni zoonosiche segnalate
di gran lunga più spesso nel 2004 nell’uomo sono state
quelle causate da agenti batterici che vengono escreti
anche da animali d’allevamento asintomatici: ai primi
posti le salmonellosi (192.703 casi) e le campilobatteriosi
(183.961 casi), a cui seguono a grande distanza le
yersiniosi (10.381 casi) e le infezioni da Escherichia coli
verocitotossici (VTEC) ad alta patogenicità (4.143 casi).
Molto meno sono stati i casi segnalati di listeriosi (1.267),
risultati però fatali più spesso rispetto alle altre zoonosi
batteriche.
Per le campilobatteriosi, i veicoli d’infezione più spesso
riferiti per l’uomo sono stati la carne di pollo e l’acqua
contaminati. Le salmonellosi appaiono invece in maggior
parte correlate al consumo di uova, prodotti d’uovo,
carni di pollo e prodotti da forno contaminati; Salmonella
enteritidis e Salmonella typhimurium sono stati i serovar
più rilevati nei casi notificati.
A confronto con il numero totale di casi umani (392.455)
delle infezioni batteriche sopra elencate, è interessante
notare che nel 2004 le segnalazioni di casi di zoonosi
“classiche”, quali la brucellosi e la tubercolosi umana da
Mycobacterium bovis, sono state molto poche: solo 1.337
1 Report of Task Force on Zoonoses Data Collection on Guidance Document on Good Practices for Design of Field Surveys. The EFSA Journal (2006)
93, 1-24 <htpp:/www.efsa.europa.eu>
14
e 86, rispettivamente. Per la brucellosi, che per lo più è
dovuta a Brucella melitensis, si è peraltro registrata una
notevole diminuzione nel numero di casi umani notificati
rispetto al passato, mentre negli animali l’infezione
appare in declino nei soli piccoli ruminanti, non nel
bovino. I dati riguardanti la rilevanza della tubercolosi
umana da M. bovis appaiono invece troppo frammentari,
tali da non permettere una chiara valutazione della
situazione epidemiologica su scala europea, tuttavia
la malattia nel bovino appare in ripresa in alcuni Stati
Membri. Per entrambe le malattie – brucellosi e tubercolosi
– negli animali, si avverte la necessità di incrementare
la percentuale di allevamenti controllati nell’ambito dei
piani di sorveglianza, per aumentare l’affidabilità dei
programmi di controllo ed eradicazione.
La rabbia, altra zoonosi “classica”, costituisce sempre
un grave pericolo per la salute umana nelle aree dove
l’infezione è presente negli animali selvatici. Da questi
infatti, in particolare nelle regioni dell’Europa dell’Est
facenti parte o meno dell’Unione Europea, il virus
della rabbia può talvolta essere trasmesso agli animali
domestici. Un insufficiente livello di copertura vaccinale
dei cani è probabilmente all’origine della persistenza
dell’infezione in questa specie. I casi notificati nell’uomo
nell’Unione Europea per il 2004 sono comunque stati
soltanto 2, entrambi di importazione in viaggiatori
contagiatisi in Paesi Terzi.
I casi notificati di infezioni zoonosiche parassitarie nel
2004 sono stati in numero molto inferiore (solo 2.349
casi) rispetto a quelli riferiti ad agenti batterici, ma
hanno spesso determinato quadri clinici gravi nell’uomo,
talvolta mortali o che hanno comportato invalidità e
avuto un rilevante impatto economico per i costi connessi
agli accertamenti diagnostici, ai ricoveri in ospedale e
alle terapie. In particolare, il numero maggiore di casi è
stato registrato per la toxoplasmosi, una malattia che si
ritiene comunque ancora largamente sottodiagnosticata
e sottonotificata. Echinoccoccus granulosus continua
ad essere l’agente dell’echinococcosi maggiormente
rilevata nell’uomo, e la sua prevalenza non accenna
concretamente a diminuire in diverse regioni dell’Unione
Europea, anzi la malattia appare emergente in aree da
tempo indenni (Regno Unito). Echinococcus multilocularis,
l’agente dell’echinococcosi alveolare, viene considerato
un rischio zoonosico emergente in particolare nei Paesi
dell’Europa Centrale, dove le popolazioni della volpe,
principale ospite del parassita, e del cane procione altro ospite riconosciuto - sono in aumento e tendono a
colonizzare anche aree urbane. Anche i casi notificati di
trichinellosi umana sono aumentati in parte per l’inclusione
nel computo globale di casi verificatisi nei Paesi Membri
recentemente entrati a far parte dell’Unione Europea.
Nelle salmonelle e nei campilobatteri isolati da animali
da reddito e dalle loro carni sono risultate rispettivamente
emergenti la resistenza alla gentamicina e ai macrolidi, e
la resistenza ai fluorochinoloni per entrambi i batteri.
I focolai di tossinfezione alimentare notificati in maggior
numero sono stati quelli di origine batterica (da salmonelle,
campilobatteri e ceppi patogeni di Escherichia coli), virale
(da norovirus) e parassitaria (da trichinelle).
L’acqua contaminata, sia per uso ricreazionale o da bere o
utilizzata per l’irrigazione, è stata un importante veicolo di
agenti zoonosici (salmonelle, campilobatteri, virus e protozoi)
sia in episodi sporadici sia in focolai di infezione umana.
A commento della situazione presentata nel Rapporto, i
due Gruppi dell’EFSA suggeriscono anche diverse azioni
da intraprendere.
In generale, viene raccomandata una particolare cura
nell’applicazione e nel puntuale monitoraggio delle
buone pratiche di lavorazione (Good Manufacturing
Practices, GMP), delle buone pratiche di igiene (Good
Health Practices, GHP), dei sistemi HACCP e dei controlli
ufficiali per diminuire la quota di alimenti e di mangimi
contaminati da agenti zoonosici. Per migliorare l’igiene
e la corretta manipolazione degli alimenti, si consigliano
inoltre iniziative di comunicazione del rischio per gli
operatori del settore alimentare, per i settori vulnerabili
della popolazione (bambini, anziani, donne gravide,
soggetti immunodepressi) e per l’intera comunità. Si
raccomandano anche iniziative analoghe rivolte ad
allevatori e veterinari di campo per promuovere un
corretto uso degli agenti antimicrobici negli animali. Per
analizzare l’evoluzione delle resistenze batteriche agli
agenti antimicrobici e per costituire una base di dati per
procedere alla valutazione del rischio preliminare agli
interventi di prevenzione e controllo, si raccomanda inoltre
di procedere al monitoraggio obbligatorio dell’utilizzo di
queste sostanze negli animali.
E’opportuno promuovere un uso più generalizzato dei
metodi molecolari per la tipizzazione dei microorganismi,
per poter comparare i ceppi isolati, per migliorare la
tracciabilità delle infezioni e delle contaminazioni lungo la
catena alimentare e per identificare i nessi epidemiologici
tra focolai di malattia nell’uomo e infezioni animali. Per
migliorare l’analisi dei dati, si ritiene necessario per il
futuro distinguere tra casi e focolai di malattia dovuti a
un’infezione contratta localmente rispetto a quelli da riferire
a infezione originata all’estero; inoltre, nei casi e nei focolai
di malattia riconducibili a una contaminazione alimentare,
occorrerà riferire l’origine dell’alimento implicato.
Si riportano di seguito anche alcune raccomandazioni
elaborate dai due Gruppi dell’EFSA riguardanti i dati
15
contenuti nel Rapporto per le singole zoonosi e per i loro
relativi agenti.
Viene consigliata l’adozione di misure per la riduzione di
Campylobacter spp. nelle diverse fasi di produzione del
pollo da carne e l’impostazione di obiettivi per S. enteritidis
e S. typhimurium nelle galline ovaiole e nel pollo da carne.
Per le salmonelle, appare importante diminuire il rischio
di contaminazione della catena alimentare attraverso i
mangimi e si raccomanda di promuovere ricerche volte a
valutare l’influenza di diversi sistemi di allevamento sulla
colonizzazione dell’intestino ad opera delle salmonelle.
Merita un’indagine approfondita il rilievo di un’elevata
incidenza di infezioni da salmonelle, yersinie e VTEC nei
bambini. E’ inoltre necessario definire in modo chiaro
quali sierotipi e quali fattori di virulenza dei VTEC patogeni
rivestano importanza per la salute pubblica.
Si ritiene fondamentale introdurre un miglior sistema di
sorveglianza e di notifica per valutare il reale impatto
sanitario della toxoplasmosi nell’Unione Europea. Per
migliorare l’efficienza delle misure di controllo, si può
considerare di rendere obbligatoria la notifica della
cisticercosi bovina.
Nelle regioni dove la brucellosi è ancora endemica, si
raccomanda di migliorare la notifica di Brucella spp. nei
prodotti alimentari e di monitorare e notificare la presenza
di brucelle nella fauna selvatica.
Per il controllo della rabbia, è importante che i piani
vaccinali negli animali serbatoio (volpe e cane procione)
siano coordinati a livello comunitario per la pianificazione
e il supporto finanziario, e che nelle aree endemiche si
applichi la vaccinazione sistematica degli animali da
compagnia.
Come considerazione valida in generale, va sottolineato
che per ricavare una maggiore utilità dai dati presentati
nel Rapporto, sarà necessario armonizzare le definizioni
e adottare una strategia comune per la raccolta dei dati,
per il monitoraggio e per la notifica delle malattie e
risolvere le incongruenze tra i dati del Rapporto e quelli
presentati da altre organizzazioni internazionali (p.es.
OIE, OMS) e pubblicati nella letteratura scientifica.
non siamo un certo prodotto casuale e senza senso
dell’evoluzione”.
Molti hanno guardato al ritiro in Vaticano come
un’apertura al Darwinismo e grande è l’attesa
per le conclusioni di quella riunione, che tuttavia,
come tradizione della
Chiesa, non saranno
rese pubbliche a breve.
“Gli scienziati
La speranza è in un
messaggio in grado di
e i teologi
promuovere un dialogo
hanno molto
tra fede e ragione.
Teologi vicino al Vaticano
da imparare
presumono che la Chiesa
gli uni dagli altri”
giungerà probabilmente
ad
affermare
una
(Alister McGrath)
“evoluzione
teistica”,
che riconosca la validità
dell’evoluzione biologica,
sebbene messa in moto
da Dio. L’evoluzione biologica passerebbe così da
pura ipotesi a scienza incontestabile.
QUANDO SCIENZA E TEOLOGIA
SI INCONTRANO
Secondo un eminente biologo che ha partecipato a
un recente ritiro organizzato in Vaticano dal pontefice
Benedetto XVI, con lo scopo di chiarire la posizione
della Chiesa Cattolica Romana sull’evoluzione
biologica, “la religione è religione, la scienza è
scienza, buone staccionate fanno buoni vicini”.
Una sentenza accolta come una forte delusione da
quelle correnti di pensiero che, fin dall’epoca di Papa
Giovanni Paolo II, sostengono il principio del “disegno
intelligente”, cercando così di dare al creazionismo
una credibilità scientifica, arguendo che la complessità
della scienza può essere spiegata solo attraverso
l’intervento divino nel processo di evoluzione.
Giovanni Paolo II ha forse fatto più di ogni altro
pontefice per riconciliare fede e scienza, dichiarando
che non vi era contraddizione tra le due, riabilitando
ufficialmente Galileo Galilei e definendo l’evoluzione
darwiniana più che un’ipotesi. Benedetto XVI, al
contrario, è stato più prudente sull’argomento
“evoluzione biologica”, allorquando, alla sua prima
udienza di massa come Papa, affermò che “noi
Butler D. (2006) When science and theology meet. Nature
443, 10-11
16
dalla stampa internazionale
sintesi a cura di Gianfranco Panina
L’abuso sessuale degli animali
nella soddisfazione di un desiderio erotico intimo, in cui
l’oggetto non subisce danneggiamenti. La c.d. bestialità
può includere un coito diretto vaginale o anale con un
animale, la masturbazione, la manipolazione genitale
o una forma di sessualità condivisa, in cui l’animale
impara ad accettare l’uomo, senza alcuna forzatura
o maltrattamento, ma certamente a scapito del suo
benessere generale. Tali abusi sessuali coinvolgono
in genere l’uomo, ma anche le donne non ne sono
esenti. L’uomo può essere indotto a tali comportamenti
da ricorrenti insuccessi con le femmine, le donne da
fatti emotivi, da paura del maschio o da esperienze
traumatiche vissute nella giovinezza.
Frequentemente l’animale tenta di resistere all’attacco
sessuale, la qualcosa può aggravare i danni conseguenti
all’aggressione. La morte per ferite gravi è stata osservata
in molte occasioni.
Nei casi sopra descritti, la legislazione slovacca prevede
che le autorità veterinarie statali conducano un’indagine
al fine di accertare se gli atti rientrino nella “crudeltà
verso l’animale”, come tale punibile, in quanto l’abuso
sessuale non è di per sé contemplato dalla legislazione
penale.
La visita veterinaria di 5 vitelli femmina di tre mesi d’età,
appartenenti a un allevamento intensivo slovacco, mise
in evidenza lesioni a livello della regione anogenitale,
che avevano comportato un’emorragia interna con esito
fatale. Le lesioni sembravano causate dall’inserzione
e dalla manipolazione di un oggetto sconosciuto nella
vagina degli animali. L’esame necroscopico mostrò, in
tutti gli animali, rottura sia del retto che della vagina, con
massiva emorragia nelle cavità addominale e toracica.
Una susseguente indagine della polizia concluse che
gli animali erano stati oggetto di un abuso sessuale,
perpetrato da un individuo zoofilo (nel senso di attrazione
o preferenza per gli animali) con inclinazione sadica (nel
senso di far del male allo scopo di trarne un piacere
sessuale). Si trattava di un individuo single di 46 anni,
introverso, asociale, che ammise di aver compiuto la
violenza sessuale tramite una bottiglia introdotta in vagina
e brutalmente manipolata.
Il fatto non costituisce un evento eccezionale. Il sadismo è
frequentemente associato all’abuso sessuale di un animale
e nel caso descritto si trattò di una forma particolarmente
aggressiva di sadismo. Forme meno aggressive sono
rappresentate dal c.d. sadismo feticistico, che consiste
Hvozdik A., Bugarsky A., Kottferova J., Vargova M., Ondrasovicova O., Ondrasovic M., Sasakova N. (2006)
Ethological, psychological and legal aspects of animal sexual abuse. Vet. J. 172, 374-376
L’uso degli animali da parte dell’uomo per scopi
sessuali è citato nella storia da millenni, in molte società
dell’intero mondo. Si tratta di atti in genere condannati
per varie ragioni, per lo più religiose o morali. L’opinione
pubblica sembra oggi affrontare il fatto con un certo
imbarazzo, tende a ignorarlo o a riportarlo solo a livello
di barzelletta; lo stesso veterinario, non si sa per quale
ragione precisa, tende a mettere sotto silenzio l’abuso
sessuale di un animale da lui accertato. Perché questa
difficoltà del veterinario ad affrontare il problema? Paura,
ripugnanza, o egli guarda all’abuso con divertita o
stupefatta tolleranza, ignorando la possibilità dei traumi
fisici indotti?
Tuttavia, non è solo la classe veterinaria che tace. Uno
scritto recente ha denunciato il lungo silenzio delle
società protezionistiche, che solo di recente hanno incluso
il capitolo degli abusi sessuali sugli animali in quello delle
crudeltà sugli animali.
C’è speranza che articoli come quello sopra presentato
promuovano la conoscenza dell’argomento e una seria
discussione da parte della professione veterinaria, tale
da incoraggiare un approfondimento e la ricerca. Solo i
L’articolo sopra riportato sull’abuso sessuale degli
animali deve considerarsi una denuncia coraggiosa di
una situazione che per molte persone, veterinari inclusi,
appare tutt’ora difficile e scabrosa. Quanto riferito
coinvolge l’etologia veterinaria e l’etica, nonché aspetti
legali e psichiatrici, ma propone anche un concetto
nuovo, cioè che l’animale oggetto di un atto sessuale
soffre anche quando l’atto non è associato a violenza.
Il caso documentato dimostra che l’autore dell’abuso ha
agito con particolare violenza, risultata in ferite gravi. Si
tratta di una forma estrema di abuso sessuale, che ha
comportato grande sofferenza. Tuttavia, esistono altre
forme di attività sessuale che si esprimono in vario modo
e su un ampio spettro di animali, volatili inclusi. Sono
episodi riportati da una letteratura che non è generalmente
disponibile o letta dai veterinari, una categoria che può
così rimanere all’oscuro dei molteplici aspetti di queste
attività. Peraltro, informazioni sull’argomento sono
disponibili oggi in internet: come operare sull’animale,
quale animale scegliere in riferimento alle dimensioni,
come non provocare danni fisici, ecc. Un capitolo squallido
che possiamo associare a quello sulla pedofilia.
I
dalla stampa internazionale
veterinari hanno la preparazione di base per giudicare se
un’ingiuria fisica è attribuibile a un abuso sessuale e forse
non sono pochi i veterinari che nella loro attività hanno
incontrato casi che se riferiti potrebbero essere produttivi
per uno studio serio dell’argomento.
E’ stato scritto che l’abuso sessuale di un animale “va inteso
come violenza sessuale in quanto: i) le relazioni sessuali
uomo-animale comportano quasi sempre una coercizione,
ii) tali pratiche spesso causano dolore e anche morte, iii)
gli animali non sono in grado né di comunicarci il loro
consenso in una forma comprensibile, né di difendere la
loro causa”. Queste parole forniscono una buona base,
perchè il problema sia oggetto di considerazione da parte
del veterinario.
Munro H.M.C. (2006) Animal sexual abuse: a veterinary taboo? Vet. J. 172, 195-197
Il “Veterinario manager”
tempo libero durante il giorno, egli potrà anche dedicarsi
alla gestione economica della sua clinica, ma se egli dovrà
rifiutare lavoro a causa di questo compito gestionale egli
dovrà di conseguenza registrare una perdita economica.
Uno studio condotto nell’Ontario ha evidenziato che gli
ospedali per piccoli animali con un veterinario manager
guadagnavano il 13% in più rispetto a quelli che non
disponevano di tale collaboratore.
Il veterinario manager è quindi figura indispensabile nella
clinica veterinaria d’oggi. I suoi compiti specifici possono così
riassumersi: 1 - Punto di riferimento per tutti i dipendenti.
2 - Fissazione e controllo degli orari del personale veterinario
e no. 3 - Gestione delle risorse umane. 4 - Tecnologia
dell’informazione. 4 - Conti dei fornitori. 5 - Conti dei clienti.
6 - Emissione fatture. 7 - Controllo stocks. 8 - Budget. 9 Contatti con i fornitori. 10 - Rapporti finanziari periodici. 11
- Relazioni con la clientela. 12 - Rapporti periodici ad uso dei
proprietari. 13 - Iniziative di promozione e pubblicitarie. 14
- Redazione di un bollettino. 15 - Supervisione del personale.
16 - Contatti con i clienti. 17 - Tariffario. 18 - Definizione
della politica e delle procedure.
Storicamente, i “veterinari manager” sono evoluti quando i
veterinari proprietari di una clinica hanno realizzato di non
essere abbastanza qualificati, o di non avere sufficiente tempo,
per dedicarsi alla moltitudine di incombenze gestionali, con
relative responsabilità, di un ospedale veterinario. Da 25
anni è attiva in Canada la Veterinary Hospital Managers
Association (VMHA), che certifica i manager veterinari per
designazione del College of Veterinary Practice Managers
(CVPM). E’ solo negli ultimi anni, tuttavia, che sono emersi i
vantaggi finanziari che le cliniche veterinarie possono trarre
dal disporre di un “gestore veterinario”. I primi veterinari
amministratori hanno cominciato come impiegati part-time,
con il semplice mandato di “gestire il personale” o di “tenere
i libri”. In seguito, essi sono divenuti attori assai più sofisticati
e completi nella conduzione della clinica. I proprietari
hanno dovuto accettare l’idea di delegare una parte del
loro potere al manager, ma una volta che essi hanno potuto
apprezzarne il valore e constatare nel contempo che la loro
vita diveniva così più facile, il resto è seguito naturalmente.
I veterinari sono molto più produttivi quando esercitano le
funzioni remunerate per le quali sono stati formati, cioè la
medicina veterinaria. Pertanto, la gestione di una clinica
dovrebbe essere lasciata a personale qualificato ad hoc.
Un veterinario che consacra il suo tempo prezioso alla
gestione di un ufficio non produce un guadagno diretto
per la clinica. Naturalmente, se un proprietario ha del
In conclusione, se un veterinario passa troppo tempo
a gestire la sua clinica invece di esercitare la medicina
veterinaria, è ora che pensi a reclutare un veterinario
manager.
Richardson F., Osborne D. (2006) Veterinary practice management. Can. Vet. J. 47, 702-706
Benessere dei polli e sensibilità alle malattie
Manifestazioni patologiche legate alla presenza di
Salmonella e Campylobacter sono rare nei polli, che in
genere appaiono normali. Pertanto, la domanda che ci si
pone è: sono queste forme batteriche solo di passaggio
nell’ospite pollo o siamo di fronte a una situazione più
Le carni di pollo costituiscono un importante veicolo
di infezione da Salmonella e Campylobacter spp. Si
tratta di patogeni ritenuti da sempre commensali dei
polli, facenti parte della flora intestinale e in grado di
contaminare le carcasse di pollo con le feci al macello.
II
dalla stampa internazionale
Guardando al problema dal punto di vista della salubrità
degli alimenti, non si può dimenticare che anche le uova
contaminate possono essere causa di gravi infezioni,
soprattutto da salmonella. Attente osservazioni hanno
reso evidente che la contaminazione dell’uovo può
essere legata a uno stato transitorio di stress della
gallina.
Certamente i metodi intensivi di allevamento in atto oggi
rendono difficile allevare polli in modo da escludere la
presenza negli stessi di patogeni di interesse zoonosico,
quali Salmonella e Campylobacter. Un controllo è
tuttavia possibile, come dimostrano i risultati ottenuti
nel Regno Unito negli ultimi 10-15 anni: da un livello
di contaminazione da salmonella delle carcasse di pollo
pari a circa l’80% del 1989, si è passati a circa il 5%
attuale. Campylobacter risulta più difficile da controllare
poiché esso è più ubiquitario negli animali selvatici
e nell’ambiente. Tuttavia, sempre nel Regno Unito si è
rilevato che un numero molto maggiore di allevamenti è
oggi campylobacter-negativo, rispetto a 10 anni fa.
dinamica, cioè a un processo di infezione/colonizzazione?
E’ certo che i polli reagiscono a questa presenza con una
risposta immunitaria (anticorpi) verso i due patogeni, la
qualcosa indica che si è in presenza di qualcosa di più
di un semplice commensalismo. Tuttavia, tale risposta
immunitaria non sempre conduce a una sterilizzazione
del soggetto portatore.
Un’attenta osservazione mostra che non tutti i polli di un
allevamento sono portatori di Salmonella o Campylobacter
e l’identificazione della ragione insita in questo aspetto
potrebbe avere importanti implicazioni sul controllo
dell’infezione. Sia l’uno che l’altro di questi patogeni si
riscontrano soprattutto negli animali dalla salute in qualche
modo compromessa: condizioni ambientali scadenti, dieta
inidonea, stress fisico o psichico. Inoltre, è stato messo in
evidenza che neurotrasmettitori come la noradrenalina
possono alterare notevolmente il comportamento dei
patogeni, mentre la risposta dell’ospite in interferone
può alterare i tessuti dell’ospite stesso in modo tale da
facilitare l’invasione di certi patogeni.
Humphrey T. (2006) Are happy chickens safer chickens? Poultry welfare and disease susceptibility. British Poultry Sc. 47 (4), 379-391
Bioterrorismo e competenze veterinarie
necessariamente pericolosi per l’uomo. Un simile attacco
può avere effetti catastrofici per regioni che hanno a loro
diposizione quantità limitate di animali o vegetali, mentre
è poco plausibile che si possa mettere in crisi un paese
sviluppato, a meno che non si tratti di un attacco massivo
con ricorso simultaneo a grandi quantità di patogeni per
animali e vegatali. Anche in tali situazioni, tuttavia, un
attacco agrobioterroristico, seppur diretto verso un area
limitata, può avere gravi ripercussioni socio-economiche,
legate alle norme in essere nei paesi sviluppati per la lotta
alle epizoozie su larga scala. Peraltro, la realizzazione
di un tale scenario non risulta particolarmente difficile;
è sufficiente introdurre in un allevamento un animale
infetto, animale che può essere dall’allevamento, ma
anche selvatico o vettore commensale.
2- Una seconda opzione consiste nell’introdurre nella
filiera agroalimentare un agente patogeno per l’uomo.
Ciò può realizzarsi tramite un animale infetto, in grado di
diffondere un’infezione in una popolazione animale, ma
anche contaminando direttamente le derrate alimentari
destinate all’uomo.
3- Un agente patogeno utilizzato da terroristi potrebbe
anche essere diretto esclusivamente verso animali da
compagnia, in grado di decimare cani e gatti domestici.
Dopo gli attentati verificatisi negli USA nel 2001,
con corrispondenza contaminata da spore di Bacillus
anthracis, la minaccia di un ricorso ad agenti biologici
a fini terroristici viene considerata con particolare
attenzione da parte delle autorità sanitarie pubbliche.
Con riferiemento alle competenze della professione
veterinaria, il bioterrorismo riveste molteplici aspetti. Un
attacco terroristico può coinvolgere gli animali, siano essi
da compagnia che da reddito, può avere come obiettivo
l’uomo, utilizzando l’animale come vettore dell’agente
patogeno, ma una minaccia per la salute dell’uomo può
venire anche dalla contaminazione volontaria di derrate
alimentari. Pertanto, di fronte ad atti di bioterrorismo tutte
le competenze veterinarie si trovano implicate in azioni di
prevenzione o di gestione di una crisi.
Obiettivi dell’agrobioterrorismo
L’agrobioterrorismo ha sempre l’uomo come obiettivo
ultimo, ma i mezzi per realizzarlo possono rilevarsi molto
diversi.
1- Può trattarsi di azioni dirette verso le colture agricole
e/o il bestiame, al fine di privare l’uomo di una parte
delle sue risorse alimentari. In tal caso verranno utilizzati
agenti patogeni per gli animali o per i vegetali, non
III
dalla stampa internazionale
Si tratterebbe di un evento certamente di gravità inferiore
rispetto ai precedenti, ma da non sottovalutare per i
suoi riflessi psicosociali, in paesi sviluppati, con una
popolazione particolarmente sensibile a tutto ciò che
viene inteso come alterazione dell’equilibrio ambientale.
Agenti utilizzibali a fini terroristici
Circa i criteri di scelta di un agente patogeno da utilizzare
a fini terroristici, è la letalità l’elemento principale se
l’obiettivo è l’uomo. Differente la scelta se l’obiettivo è
una popolazione animale, perché in tal caso non si tratta
tanto di uccidere, quanto di destabilizzare l’economia.
Un’epizoozia di afta epizootica come quella verificatesi
in Gran Bretagna nel 2001, drammatica per l’economia,
anche se raramente mortale per l’animale, costituisce il
prototipo di un atto di agrobioterrorismo.
La natura offre già un’impressionante arsenale di
possibilità, che costituiscono opzioni possibili per un atto
terroristico. In più, l’ingegneria genetica permette oggi di
allestire patogeni dalle caratteristiche volute, ideali per un
determinato tipo di intervento.
Gestione del rischio
Negli anni passati, il rischio biologico provocato
intenzionalmente costituiva essenzialmente un argomento
di interesse militare. Con l’emergenza del bioterrorismo,
esso è divenuto una problematica d’attualità, i cui piani
d’azione sono ancora in via di definizione.
Si tratta anzitutto di valutare il grado di minaccia
terroristica, attraverso un esame delle motivazioni e della
capacità tecnica di realizzazione di un’azione da parte di
un gruppo terrorista, nonché dei possibili obiettivi.
Circa le azioni di prevenzione, esistono da tempo accordi
internazionali che limitano la ricerca e l’impiego a scopo
bellico di agenti biologici. Tuttavia, spinosa appare da
sempre la questione delle verifiche per il rispetto di tali
accordi. Con la minaccia recente del bioterrorismo,
Paesi come la Francia hanno rinforzato la sicurezza
dei circuiti di produzione, detenzione e circolazione di
prodotti biologici a rischio, quali gli agenti della febbre
emorragica, del carbonchio, della peste, del botulismo e
dei virus pox. Ma difficile risulta l’interdizione totale degli
agenti patogeni, molti dei quali sono tuttora largamente
presenti in natura.
Per quanto riguarda le misure difensive, da tempo sono in
atto a livello di industrie alimentari sistemi di tipo HACCP
che sono certamente in grado di proteggere da azioni
bioterroristiche a livello di produzione. Più complicate
risultano le difese a livello di allevamenti, che si devono
affidare a interventi rigorosi di profilassi sanitaria.
Significativo può essere il contributo della ricerca:
miglioramento delle conoscenze relative alle caratteristiche
degli agenti patogeni, messa a punto di tecniche idonee
al loro depistaggio negli alimenti, stock di medicamenti
mirati.
La sorveglianza epidemiologica costituisce un altro
fondamento dell’azione del potere pubblico. I sistemi
in atto devono avere come oggetto sia la segnalazione
tempestiva di eventi patologici nella popolazione, sia
l’intervento su tutta la filiera agricola o agroalimentare.
Il miglioramento costante delle strutture di sorveglianza
epidemiologica e la coordinazione entro i differenti enti
preposti rappresentano gli assi portanti in materia di
prevenzione. Su una vigilanza accurata, associata a un
lavoro permanente d’informazione e aggiornamento del
personale sanitario, si fonda la capacità di un Paese di
svelare precocemente eventuali attacchi terroristici e di
limitarne l’impatto.
I veterinari, qualunque sia il loro campo d’attività,
devono avere coscienza della necessità del loro
coinvolgimento nell’ambito di una strategia di prevenzione
dell’agrobioterrorismo.
Bornert G., Bouhda Y., Karom A., Belei D., Leroux D., Lamand R. (2006)
Bioterrorisme et compétences vétérinaires. Revue Méd. Vét. 157 (7), 371-378
Indagine sulle morsicature dei cani
intervento medico. La maggior parte delle morsicature
denunciate si riferivano a persone di 6-10 anni e le mani
erano la parte del corpo più soggetta a ferite. Il 21%
delle morsicature erano dovute a cani sconosciuti alle
vittime.
Maggiore era il numero di persone morsicate residenti
in campagna, rispetto ai residenti in città. I cani maschi
erano responsabili per il 44% delle morsicature, le
In Nuova Zelanda è stata condotta un’indagine per
accertare le circostanze in cui si verificano morsicature di
persone da parte dei cani.
A un questionario distribuito dalla Massey University
risposero 228 persone, di cui 87 (38%) erano state in
precedenza morsicate da cani. Per la maggior parte dei
casi, le morsicature denunciate avevano procurato ferite
di poco conto e solo il 20% di esse avevano richiesto un
IV
dalla stampa internazionale
femmine per il 28%, mentre il sesso non era noto per i
rimanenti casi. Le ragioni più comuni della morsicatura
si rilevarono la difesa della casa, il gioco, accidenti vari,
un trattamento troppo energico dell’animale o il dolore.
Molte vittime dichiararono che la morsicatura non era
stata provocata, ma è probabile invece che essa sia stata
involontariamente provocata. Solo il 5% delle morsicature
sono state denunciate alle autorità.
La maggior parte delle persone che hanno risposto
al questionario si dichiararono scettiche nei riguardi di
possibili interventi legislativi mirati al contenimento delle
morsicature da cani.
Wake A.A.F., Stafford K.J. and Minot E.O. (2006)
The experience of dog bites: a survey of veterinary science and veterinary nursing students. New Zeeland Vet. J. 54, 141-146
Effetto del congelamento su Campylobacter e coliformi fecali
presenti sulle carcasse di polli
ridotti in media di 0,65-2,87 log. Una simile riduzione
dovuta al congelamento non fu osservata nei conteggi dei
coliformi fecali. Il livello di Campylobacter risultò ridotto
di circa 1 log immediatamente dopo il congelamento.
Si tratta di risultati che sembrano indicare un beneficio,
ai fini della salute pubblica, a seguito del congelamento,
prima della distribuzione commerciale, delle carcasse di
pollo contaminate da Campylobacter.
A conferma di questo dato sperimentale, sta un’indagine
condotta in Islanda che ha rilevato, nel 1999, 116 casi
di campilobatteriosi di origine domestica ogni 100.000
persone. L’anno seguente, questo valore si è abbassato a
33 casi per 100.000, a seguito di una campagna volontaria
di congelamento delle carcasse provenienti da allevamenti
riconosciuti come infetti, condotta dall’industria del pollo.
Si tratta pertanto di una procedura che, pur non essendo
in grado di eliminare l’infezione nell’uomo, certamente
può contribuire a una sua riduzione.
Campyobacter jejuni è la causa più frequente di
infezione batterica di origine alimentare, in molti Paesi
sviluppati. Il batterio è stato isolato da vari alimenti
di origine animale e studi epidemiologici indicano
che la manipolazione dei polli o l’assunzione di
carne di pollo poco cotta sono importanti fattori di
rischio per la trasmissione della campilobatteriosi.
Il congelamento dei prodotti derivati dai polli è stato
proposto come strategia idonea a ridurre l’esposizione
dell’uomo al Campylobacter. Allo scopo di verificare
sperimentalmente gli effetti di questa metodologia,
è stata condotta una ricerca mirata a quantificare gli
effetti del congelamento, e della durata dello stesso, sul
numero di Campylobacter, nonché di coliformi fecali,
su polli naturalmente contaminati.
Su 5 lotti di broilers esaminati, fu rilevato che con il
congelamento e susseguente conservazione a – 20° C per
31 giorni i livelli di Campylobacter sulle carcasse si erano
Georgsson F., Porkelsson A.E., Geirsdòttir M., Reiersen J., Stern N.J. (2006) The influence of freezing and duration of storage
on Campylobacter and indicator bacteria in broiler carcasses. Food Microbiology 23, 677-683
Trattamento della foruncolosi anale del cane
La foruncolosi anale canina è una patologia infiammatoria
debilitante, cronica e progressiva, che presenta punti di
difficile comprensione.
Sebbene studi immunologici sembrino indicare una base
immunitaria della malattia, l’esatta eziopatogenesi rimane
sconosciuta. Il trattamento con immunomodulatori,
quali il prednisolone, la ciclosporina e l’azatioprina,
viene oggi praticato con frequenza, ma i risultati non
sono sempre convincenti. I vantaggi di un trattamento
immunomodulatore, rispetto al trattamento chirurgico,
risiedono principalmente nell’evitare complicazioni quali
l’incontinenza, la ricorrenza, la formazione di stenosi
e il dolore legato all’intervento. Tuttavia, i farmaci
immunomodulatori non sono del tutto innocui; essi
presentano importanti potenziali effetti indesiderati,
non esclusa l’oncogenesi. Per di più, la durata e il costo
di un trattamento medico possono essere proibitivi.
Non è provato infine che il trattamento medico con
immunomodulatori sia veramente efficace e risolutivo,
tanto che spesso si deve ricorrere a un susseguente
V
dalla stampa internazionale
trattamento chirurgico, con una perdita di tempo e
maggiori costi.
Eccellenti risultati possono essere raggiunti con un
intervento chirurgico che comporti una meticolosa
dissezione di tutti i tessuti colpiti, combinata con
sacculectomia anale bilaterale e un’attenta ricostruzione. Un importante vantaggio dell’intervento chirurgico
è che esso permette la rimozione di ambedue i sacchi anali, una cosa che non può essere realizzata
con la sola terapia medica. Un intervento chirurgico
precoce rimane l’opzione di scelta del trattamento
della foruncolosi anale canina, almeno finchè non
sarà meglio definita la sua eziopatogenesi e saranno
individuati farmaci ad azione più mirata. Un ciclo
terapeutico breve con ciclosporina e chetoconazolo o
azatioprina e metronidazolo può ritenersi indicato per
ridurre la severità delle lesioni, prima dell’intervento
chirurgico.
Milner H.R. (2006) The role of surgery in the management of canine anal foruncolosis. A review of the literature and retrospective
evaluation of treatment by surgical resection in 51 dogs. New Zeeland Veterinary Journal 54 (1), 1-9
Potenziali applicazioni dei batteriofagi
I batteriofagi sono virus che infettano i batteri sia
incorporando il loro DNA nel genoma ospite, che
poi replica come parte dell’ospite (lisogenia), sia
moltiplicandosi entro la cellula ospite e rilasciando poi
nuove particelle di fago attraverso la membrana cellulare
o lisando la cellula ospite. Per queste proprietà, fin dalla
loro scoperta i fagi hanno suscitato notevole interesse
come potenziali antibatterici e fu solo con la scoperta
degli antibiotici che tale interesse venne meno, da un
punto di vista pratico applicativo. Tuttavia, in tempi recenti
l’interesse per i batteriofagi ha subito un risveglio legato
alle possibili applicazioni nell’ambito delle moderne
biotecnologie, grazie soprattutto alla facilità con la quale
possono essere manipolati e prodotti.
da batteri antibiotico-resistenti ha riportato l’attenzione
sulla potenzialità antibatterica dei fagi, specialmente
come antibatterici a uso esterno, una situazione in cui il
fago viene più difficilmente aggredito dagli anticorpi. In
aggiunta, si è prospettato l’utilizzo di fagi geneticamente
modificati che non lisano i batteri, ma veicolano DNA
codificante sostanze antibatteriche.
Espressione di proteine eterologhe
Attraverso un processo di fusione trascrizionale con il gene
di una proteina di rivestimento, è possibile produrre nuove
particelle di fago esprimenti sulla loro superficie proteine
eterologhe dotate di molte potenziali applicazioni pratiche
(terapeutiche, rilevamento di patogeni, potenziamento di
enzimi, neutralizzazione intranasale di cocaina).
Fago terapia
La fago terapia sfrutta l’uso dei fagi litici per uccidere
in forma specifica determinati batteri patogeni. Si tratta
di una tecnologia testata nell’uomo, negli animali e
nelle piante, con vari gradi di successo, ed è stata
proposta anche come mezzo di decontaminazione
delle carcasse e dell’ambiente. Rispetto agli antibiotici,
la tecnica presenta potenziali vantaggi, ma altrettanti
svantaggi. I fagi sono specifici per un determinato
batterio e quindi è necessario, prima di un intervento,
isolare, crescere e identificare i batteri bersaglio, a meno
che non si voglia ricorrere a un cocktail di fagi. I fagi
richiedono che il batterio bersaglio sia in fase di crescita
e persistono finchè il patogeno è presente. I patogeni
lisati rilasciano spesso grandi quantità di endotossine,
che possono nuocere all’uomo e all’animale trattato. I
fagi sono antigeni altamente immunogeni, promuovono
un’importante risposta anticorpale e pertanto una fago
terapia sarebbe applicabile una sola volta e per un breve
periodo di tempo. Tuttavia, l’aumento di infezioni causate
Veicolo di vaccini
I fagi sono stati usati come potenziali veicoli di vaccini,
con due differenti modalità: vaccinando direttamente con
fagi veicolanti gli antigeni vaccinali sulla loro superficie
o usando particelle di fago nel cui genoma è stato
incorporato un vaccino DNA.
Terapia genica
I fagi sono stati proposti come potenziali vettori di geni
terapeutici. Sebbene concettualmente differente, il
processo è qui simile a quello del trasferimento di un
DNA vaccinale.
Rilevazione e tipizzazione di batteri
La specificità dei fagi per i loro ospiti li rende idonei per
la tipizzazione dei ceppi batterici e per l’evidenziazione
degli stessi, quando siano presenti in basso numero. I
fagi che si legano ai batteri possono essere quindi svelati
da anticorpi specifici marcati.
Clark J.R. and March J.B. (2006)
Bacteriophages and biotecnology: vaccines, gene terapy and antibacterials. Trends in biotecnology 24 (5), 212-218
VI
dalla stampa internazionale
Strategie vaccinali nei cuccioli e nei gattini
I vaccini indicati per i cuccioli e per i gattini possono
suddividersi in: fondamentali, non-fondamentali, non
raccomandati.
Le malattie verso cui sono diretti i vaccini fondamentali
presentano un alto grado di morbidità o mortalità,
costituiscono un problema per la salute pubblica, sono
facilmente trasmissibili o possono essere ubiquitarie
nell’ambiente. Per esse sono disponibili vaccini efficaci
che forniscono un’immunità sterile (prevengono
l’infezione) o conferiscono un alto grado di protezione
(non prevengono l’infezione, ma possono conferire
protezione, per cui l’animale non sviluppa sintomi clinici
di malattia). I vaccini che cadono in questa categoria sono
raccomandati per ogni soggetto entro una popolazione,
indipendentemente dallo stile di vita dell’animale o
locale.
I vaccini della categoria non-fondamentali hanno
un’efficacia limitata o il microrganismo che causa la
malattia non è facilmente trasmissibile o può avere una
distribuzione geografica limitata. Talvolta la malattia per
cui tali vaccini sono indicati è così lieve o self-limiting che
il rischio associato alla somministrazione del vaccino può
essere maggiore di quello della malattia stessa. Infine,
essi possono interferire con i comuni metodi di screening
utilizzati per il rilievo della malattia. E’ il veterinario che
deve decidere sull’opportunità di un tale intervento.
Esiste infine un gruppo di vaccini non-raccomandati
per un uso generalizzato.
CANE
Vaccini fondamentali
CIMURRO (CDV= Canine Distemper Virus). Il vaccino viene generalmente somministrato come parte di un prodotto polivalente.
La raccomandazione generale è quella di ricorrere a un vaccino vivo-modificato o ricombinante. Si comincia a 6-9 settimane e si
somministra ogni 3-4 settimane fino a 14-16 settimane di età.
ADENOVURUS (CAV-I e CAV-II= Canine Adeno Virus). La vaccinazione con vaccino vivo-modificato CAV-II stimola un’immunità
che protegge sia verso CAV-I che CAV-II. Il vaccino è generalmente incluso in un prodotto polivalente e si somministra con la
frequenza indicata per CDV. Si raccomanda anche una rivaccinazione un anno più tardi, ripetuta poi ogni tre anni.
PARVOVIRUS (CPV= Canine Parvo Virus). Vaccinazione con un prodotto vivo modificato multivalente, seguendo per la frequenza
lo schema indicato per CDV.
RABBIA. Vaccinare i cuccioli con un vaccino a virus ucciso, tra le 12 e le 16 settimane d’età. Consigliabile una seconda dose dello
stesso vaccino un anno più tardi e poi ogni anno o ogni tre anni, secondo quanto disposto dalla legislazione nazionale o locale.
Vaccini non-fondamentali
LEPTOSPIROSI. Si consiglia un vaccino ucciso o un prodotto subunitario purificato cominciando a 12 settimane, proseguendo
con altre 2-3 dosi a un intervallo di 4 settimane.
Bordetella bronchiseptica. Vaccino attenuato, una singola dose intranasale, una settimana prima della potenziale esposizione
(minimo 4 settimane di età).
PARAINFLUENZA (CPV= Canine Parainfluenza Virus). Vaccino vivo modificato, sia per uso intranasale combinato con B.
bronchiseptica o parenterale in una preparazione multivalente. Per un’ottima protezione il vaccino deve essere somministrato ogni
6 mesi-1 anno.
BORRELLIOSI (Lyme disease-Borrelia burgdorferi). Utilizzare un vaccino subunitario ricombinante prima dell’esposizione alle
zecche. Due dosi somministrate a distanza di 4 settimane, cominciando a 9 settimane d’età.
Vaccini non-raccomandati
MORBILLO (Measles). Il virus può stimolare una risposta immunitaria che è cross-protettiva verso CDV.
CORONAVIRUS (FECV= Feline Enteric Corona Virus). Generalmente non raccomandato perché il vaccino è di dubbia efficacia
e la prevalenza della malattia non è nota.
Giardia lamblia. Vaccinazione non raccomandata.
VELENO SERPENTI. Dati insufficienti per valutarne l’efficacia.
CAV I (Canine Adeno Virus I). Si raccomanda l’uso di CAV II per prevenire l’infezione di CAV I.
VII
dalla stampa internazionale
GATTO
Vaccini fondamentali
HERPESVIRUS FELINO (FVR= Feline Viral Rhinotracheitis). Virus vivo modificato, somministrare 2 o 3 dosi per via parenterale
cominciando da 6-9 settimane di età, ogni 3-4 settimane fino a circa 12 settimane di età.
CALICIVIRUS (FCV= Feline Calici Virus). Virus vivo modificato, frequenza come FVR.
PANLEUCOPENIA (FPV= Feline Panleukopenia Virus). Virus vivo modificato, come FVR.
RABBIA. Vaccino ricombinante con vettore canary-pox. Singola dose all’età minima di 8 settimane, ma variabile secondo i
regolamenti locali.
Vaccini non-fondamentali
LEUCEMIA FELINA (FeLV= Feline Leukemia Virus). Dopo che un’indagine virale abbia confermato uno stato negativo verso
FeLV, vaccino ricombinante con vettore canary-pox, 2 dosi somministrate a distanza di 4 settimane, cominciando da 8 settimane
d’età.
CLAMIDIOSI (Chlamydofila felis). In ambienti ad alto rischio, si usi per via parenterale un prodotto attenuato, 2 dosi a distanza
di 4 settimane, cominciando a 9 settimane d’età.
Bordetella bronchiseptica. In ambienti ad alto rischio, si usi un prodotto attenuato, specifico per questa specie, una singola
dose a 4 settimane d’età.
Vaccini non-raccomandati
IMMUNODEFICIENZA FELINA (FIV= Feline Immunodeficiency Virus). Non è generalmente raccomandato nei gattini. Un test
virale a meno di 6 mesi d’età può dare risultati falsi-positivi a causa della persistenza di anticorpi materni. La vaccinazione induce
positività anticorpale.
PERITONITE INFETTIVA DEI FELINI (FIP= Feline Infectious Peritonitis). La vaccinazione non è raccomandata; essa causa positività
anticorpale.
Giardia lamblia.Vaccinazione non raccomandata.
Davis-Wurzler G.M. (2006)
Current vaccination strategies in puppies and kitten. Vet. Clin. Small Anim. 36, 607-640 [libera elaborazione delle tabelle 2 e 3]
Gli scimpanzé sono minacciati dalle malattie dell’uomo
Un ricercatore americano ha lanciato l’allarme che le rare
specie di scimpanzé che vivono nella parte occidentale
della Tanzania siano sulla via dell’estinzione, a seguito di
una misteriosa malattia che li starebbe decimando.
I rischi a cui sono esposti gli scimpanzé in molte regioni africane
sono da mettersi in relazione, soprattutto, all’instabilità
politica dell’area, agli sconvolgimenti dell’habitat, alla
distruzione delle foreste e al commercio delle carni.
Ma esiste un ulteriore fattore che minaccia gli scimpanzé
più di ogni altro animale: le malattie dell’uomo. Gli
scimpanzé sono geneticamente cosi vicini all’uomo che
essi sono sensibili a quasi tutte le forme patogene che
colpiscono l’uomo. La Tanzania rispetto ad altre regioni
africane è politicamente stabile, vi è un certo rispetto
per la natura e non si pratica il commercio di carne di
scimpanzé. Pertanto, le cause di un alta mortalità vanno
ricercate altrove, forse nelle malattie loro trasmesse
dall’uomo. Non è un caso che focolai di malattie
respiratorie, con mortalità dei soggetti più giovani, si
osservino negli scimpanzé, con allarmante regolarità,
quasi ogni anno, principalmente in giugno/luglio,
quando gli addetti ai centri di studio di questi animali,
ma anche molti turisti, entrano nella foresta dopo la
stagione delle piogge.
Ihucha A. (2006)
Rare chimpanzees face extinction. IPP Media <http://www.ippmedia.com/ipp/guardian/2006/09/14/74405.html>
VIII
DAL CONGRESSO MONDIALE DI BUIATRIA
Nizza, 15-19 Ottobre 2006
controllo della gestione aziendale e la lotta alla mastite.
A questo proposito c’è da notare che solo l’anno scorso a
Maastricht si è tenuto il congresso dell’International Dairy
Federation a questo problema dedicato.
Solo due i relatori italiani che hanno affrontato la platea:
Zecconi, dell’Università di Milano, si è occupato di
mastite e Gnemmi, Libero Professionista, ha presentato
un interessante lavoro sull’ecografia dell’apparato
riproduttore maschile.
Quest’anno eravamo in più di tremila, numero esagerato
per un congresso, seppur mondiale, ma di buiatria. Con
circa trecento partecipanti, il gruppo italiano è stato uno
dei più numerosi, dietro solo a francesi e tedeschi.
A Nizza, all’Acropolis, centro congressi tanto ampio
quanto brutto, si è arrivati alla ventiquattresima edizione
del Word Buiatric Congress, manifestazione che ormai si
avvia verso il cinquantesimo anno di vita.
Quest’anno si sono evidenziati i limiti che questo
appuntamento ormai da qualche
edizione a fatica cerca di nascondere:
• la difficoltà di portare argomenti
nuovi con la cadenza biennale
che il programma impone,
• l’aspetto
commerciale
della
manifestazione spesso è preponderante su quello scientifico, visto
i costi organizzativi.
Evidente la scarsa presenza degli
extraeuropei e, tra gli europei, fatto
salvo i gruppi già citati, erano pochissimi gli spagnoli, gli
inglesi e in generale i nordici.
Le sale con diversa capienza sono state maldistribuite
rispetto all’importanza dei temi, cosicché spesso sono
stati letteralmente chiusi fuori per troppo pieno colleghi
interessati all’argomento.
I temi affrontati sono stati tantissimi ed è difficile classificarli.
Maggior riscontro hanno avuto la chirurgia, la BRD, il
Il Consiglio Direttivo della società
mondiale di buiatra ha prospettato
l’ingresso per la prima volta di un
rappresentante africano. Gli Italiani
continuano a rimanere fuori. Forse
prima le due società affiliate, SIB
e SIVAR, dovrebbero unirsi in uno
sforzo comune. Sembra che i contatti
siano sempre più frequenti e positivi
e la possibilità di avere ancora un
nostro rappresentante si avvicina.
Budapest tra due anni: la capitale ungherese sarà davvero
una novità! Sarà il debutto dell’Europa orientale da una
posizione diversa. L’allargamento dell’Unione Europea
apre a nuovi stimoli sia scientifici che professionali per
la buiatria. Speriamo che questo evento rappresenti un
rilancio europeo. Si vocifera che nel futuro lontano degli
appuntamenti congressuali, ci sia la Cina!
T. e P.
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia rappresenta un punto di riferimento per la comunità
scientifica, occupandosi del controllo delle malattie
infettive e diffusive degli animali, della prevenzione e
del controllo delle zoonosi, della sicurezza alimentare
e dei controlli di filiera attività che nella Sanità Pubblica
Veterinaria e nel comparto zootecnico rivestono un
ruolo non secondario nella economia regionale.
17
DAL CONGRESSO NAZIONALE “SIDiLV”
Perugia, 9-10 Novembre 2006
tutto il mondo politico verso questo importante campo di
ricerca; quindi il Dr. Guido Petracca, Direttore Generale
dell’IZS Umbria e Marche, celebrando il 70mo anniversario
della fondazione del suddetto IZS, ha sottolineato la
crescita della rete degli IIZZSS che, da semplici laboratori
impegnati nella diagnosi delle principali malattie infettive,
specie a carattere zoonosico, oggi offrono alla società una
serie di servizi essenziali, oltre a contribuire attivamente
alla prevenzione e gestione delle emergenze sanitarie
(vedi: mucca pazza, aflatossine, blue tongue e influenza
aviaria, per citare solo gli esempi più recenti).
La costante, seria e produttiva attività svolta al servizio
delle istituzioni, dei cittadini e della comunità tutta, ha
consentito a questi Enti di ricerca di conquistare grande
fiducia da parte dell’opinione pubblica e politica, oltre
alla certezza di rappresentare uno strumento efficace
e affidabile per la risoluzione delle emergenze e dei
problemi sanitari. Un aspetto prioritario nella politica
di intervento a sostegno della salute del cittadino è la
crescente attenzione, da parte della rete degli IIZZSS,
verso le normative del “pacchetto igiene”, la loro corretta
applicazione e le ripercussioni sui cicli produttivi delle
filiere agroalimentari, priorità assoluta per la Comunità
Europea e tema prioritario del VIII Congresso Nazionale
S.I.Di.L.V.
Il congresso si è sviluppato attraverso un totale di
sei workshops, così organizzati: due sulle procedure
L’IMPORTANZA
DELL’AGGIORNAMENTO
CONTINUO NELLA DIAGNOSTICA
DI LABORATORIO
A Perugia, città d’arte e di turisti, che ospita uno tra i più
antichi Atenei italiani, nonché l’Università per stranieri, si
è svolto nei giorni 9 e 10 Novembre u.s. l’VIII Congresso
Nazionale S.I.Di.L.V. ( Società Italiana di Diagnostica di
Laboratorio Veterinaria).
L’evento, che ha visto la partecipazione ai lavori
congressuali di circa 250 tra medici veterinari,
biologi e chimici, e di oltre 150 tecnici di laboratorio
biomedico provenienti da vari enti di ricerca italiani, è
stato inaugurato dal Presidente S.I.Di.L.V., Dr. Santo
Caracappa, che ha sottolineato l’attività scientifica di
questa Società ancora di recente costituzione, ma che
ha già promosso e patrocinato numerosi eventi scientifici
finalizzati alla crescita culturale degli operatori di Sanità
Pubblica Veterinaria.
A seguire, l’interessante intervento del Presidente
dell’Istituto Zooprofilattico Speriemntale (IZS) dell’Umbria
e delle Marche, Sen. Onofrio Londei, che ha posto
l’accento sull’attuale situazione economica italiana e
sui possibili riflessi che essa potrebbe avere sul settore
veterinario e sugli IIZZSS italiani, ribadendo l’interesse di
18
la dialettica come presupposti essenziali per una proficua
condivisione di informazioni e di esperienze, allo scopo
di migliorare la crescita intellettuale degli addetti ai
lavori e, di conseguenza, lo sviluppo e l’evoluzione della
ricerca scientifica, specie nel campo della diagnostica di
laboratorio.
Sara Villari
diagnostiche nel settore dell’igiene degli alimenti, due
sulla sanità animale, uno sul benessere animale ed
uno sull’epidemiologia; ogni workshop ha avuto inizio
con una “invited lecture” esposta da esperti di fama
internazionale.
A questi sono stati affiancati due simposi satellite, sui temi
della sicurezza alimentare e dei metodi molecolari per la
diagnosi di malattie infettive. La vivacità delle discussioni
e il protrarsi di ciascuna sessione oltre i tempi previsti è
stato un chiaro segnale dell’attualità e dell’elevato valore
scientifico delle comunicazioni presentate.
In totale sono stati accettati oltre 160 lavori scientifici,
che spaziavano su vari argomenti, quali: analisi degli
alimenti, batteriologia, chimica clinica, controllo qualità,
epidemiologia, fauna selvatica, immunologia, metodi
analitici, parassitologia, patologia, tossicologia, virologia.
Nutrita la presenza di sponsor del settore, segno
apprezzabile di interesse dell’industria nei confronti della
ricerca laboratoristica.
Infine, come ormai da tradizione, durante il Congresso
si sono svolti due corsi di aggiornamento per tecnici
di laboratorio: “La validazione dei metodi chimici
per la determinazione di residui secondo la decisione
2002/657/CE” e “I criteri microbiologici applicabili ai
prodotti alimentari”, a cui hanno partecipato oltre 150
tecnici di laboratorio.
Tra gli argomenti più interessanti dibattuti nel corso del
Convegno: l’impiego di antigeni ricombinanti per la
messa a punto dei test sierologici, l’uso di metodiche
analitiche innovative nella diagnostica di laboratorio, il
confronto tra test differenti per misurare l’accuratezza
dei risultati ottenuti, la crescente diffusione delle tecniche
biomolecolari nel controllo di tutte le principali infezioni
e parassitosi animali e nell’analisi degli alimenti,
l’esecuzione di indagini siero-epidemiologiche nella
fauna selvatica.
Il Congresso Nazionale della S.I.Di.L.V., che ha fatto
della valorizzazione del personale tecnico di laboratorio
una politica da promuovere sempre, ha rappresentato
inoltre un’occasione per favorire la crescita dei rapporti
interpersonali e lo scambio culturale fra individui che
lavorano nello stesso settore, ma in contesti socioeconomici talora assai diversi tra loro.
Da segnalare anche l’avvenuta adozione della rivista “il
Chirone” come organo ufficiale di stampa della Società,
al fine di fornire uno strumento di facile consultazione
ai ricercatori soci S.I.Di.L.V, divulgando al contempo i
progressi scientifici conseguiti in vari campi della ricerca
sperimentale.
La S.I.Di.L.V. è una giovane società scientifica in
espansione, che promuove il confronto professionale e
IX Congresso Nazionale
S.I.Di.L.V.
Il Consiglio Direttivo Nazionale della Società
Italiana di Diagnostica di Laboratorio
Veterinaria (S.I.Di.L.V), ha deciso all’unanimità
di organizzare il IX Congresso Nazionale della
Società a Roma. La manifestazione si terrà dal
14 al 16 novembre pp.vv., presso il Centro
Congressi Santa Lucia. L’Istituto Zooprofilattico
Sperimentale del Lazio e della Toscana si farà
carico dell’organizzazione logistica locale
dell’evento.
Il Convegno verrà articolato in sei sessioni
scientifiche, ciascuna con una relazione di
apertura ad invito, che verteranno sui seguenti
argomenti: igiene e qualità degli alimenti,
zoonosi, metodologie diagnostiche innovative;
oltre a tali sessioni saranno organizzati dei
simposi satellite a gestione autonoma e un
corso per tecnici di laboratorio su “ruolo
e funzioni del tecnico di laboratorio nella
organizzazione aziendale”, “nuove frontiere
nella diagnostica delle malattie” “gestione
delle emergenze a livello di laboratorio
diagnostico”.
La manifestazione sarà accreditata come
attività formativa E.C.M. (Educazione Continua
in Medicina), finalizzata all’aggiornamento e
al miglioramento professionale del personale
sanitario.
19
a cura di Antonio Lavazza
novita’ legislative
Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
22-02-2006 L. n. 78 “Conversione in legge, con modificazioni,
del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 3, recante attuazione
della direttiva 98/44/CE in materia di protezione giuridica
delle invenzioni biotecnologiche” GU SG n. 58 10-03-2006
p. 25 [Rif. n. 7540]
20-03-2006 D. MPAF. “Disposizioni per l’attuazione dei contratti
di filiera” GU SG n. 189 16-08-2006 p. 34-35 [Rif. n. 7515]
08-05-2006 D. MS. “Inclusione delle sostanze attive
«forchlorfenuron» e «indoxacarb», nell’allegato I del decreto
legislativo 17 marzo 1995, n. 194, in attuazione della
direttiva 2006/10/CE della Commissione del 27 gennaio
2006” GU SG n. 170 24-07-2006 p. 44-47 [Rif. n. 7417]
12-05-2006 D. MS. “Requisiti minimi per l’istituzione,
l’organizzazione e il funzionamento dei Comitati etici per le
sperimentazioni cliniche dei medicinali” GU SG n. 194 2208-2006 p. 4-8 [Rif. n. 7519]
23-06-2006 D. MS. “Prodotti fitosanitari: recepimento della
direttiva 2006/30/CE della Commissione e aggiornamento
del decreto del Ministro della salute 27 agosto 2004,
concernente i limiti massimi di residui delle sostanze attive
nei prodotti destinati all’alimentazione” GU SG n. 204 0209-2006 p. 4-7 [Rif. n. 7526]
29-07-2006 COM. MS. “Manuale di corretta prassi operativa,
elaborato ai sensi del Regolamento (CE) n. 852 del 29 aprile
2004” GU SG n. 175 29-07-2006 p. 26 [Rif. n. 7505]
04-08-2006 COM. “Comunicato relativo al decreto 18 aprile
2006 del Ministero della salute, recante: «Recepimento della
direttiva 2005/10/CE della Commissione del 4 febbraio
2005, recante definizioni dei metodi di campionamento e di
analisi per il controllo ufficiale del tenore di benzo(a)pirene
nei prodotti alimentari». (Decreto pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale - serie generale - n. 147 del 27 giugno 2006) GU
SG n. 180 04-08-2006 p. 31 [Rif. n. 7508]
05-08-2006 ER. COR. “Comunicato relativo al decreto 20 aprile
2006 del Ministero della salute, recante: «Recepimento
della direttiva 2005/5/CE della Commissione del 26
gennaio 2005, che modifica la direttiva 2002/26/CE della
Commissione del 13 marzo 2002, relativa ai metodi di
campionamento e di analisi per il controllo ufficiale del
tenore di ocratossina A in taluni prodotti alimentari».
(Decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - serie generale
- n. 147 del 27 giugno 2006) GU SG n. 181 05-08-2006
p. 32 [Rif. n. 7509]
16-08-2006 DL. n. 251 “Disposizioni urgenti per assicurare
l’adeguamento dell’ordinamento nazionale alla direttiva
79/409/CEE in materia di conservazione della fauna
selvatica” GU SG n. 191 18-08-2006 p. 4-5 [Rif. n. 7518]
04-09-2006 COM. MS. “Procedure per il controllo del benessere
animale negli allevamenti di vitelli” GU SG n. 205 04-092006 p. 19 [Rif. n. 7527]
Gazzetta ufficiale della Comunità Europea
07-06-2006 ANA. n. 2006/405/CE “Decisione della
Commissione, del 7 giugno 2006, che modifica le decisioni
2005/710/CE, 2005/734/CE, 2005/758/CE, 2005/759/
CE, 2005/760/CE, 2006/247/CE e 2006/265/CE per
quanto riguarda alcune misure di protezione relative
all’influenza aviaria ad alta patogenicità” GUCEE SL n. 158
10-06-2006 p. 14-17 [Rif. n. 7426]
Influenza Aviaria
28-04-2006 ANA. n. 2006/321/CE “Decisione della
Commissione del 28 aprile 2006 che modifica le decisioni
2005/710/CE, 2005/733/CE e 2005/758/CE riguardo alla
proroga del periodo in cui esse si applicano a talune misure
di protezione contro l’influenza aviaria ad alta patogenicità
in Romania, Turchia e Croazia” GUCEE SL n. 118 03-052006 p. 18-19 [Rif. n. 7377]
14-06-2006 ANA. n. 2006/415/CE “Decisione della
Commissione, del 14 giugno 2006, che reca alcune misure
di protezione dall’influenza aviaria ad alta patogenicità del
sottotipo H5N1 nel pollame nella Comunità e abroga la
decisione 2006/135/CE” GUCEE SL n. 164 16-06-2006 p.
51-60 [Rif. n. 7431]
29-05-2006 ANA. n. 2006/384/CE “Decisione della
Commissione, del 29 maggio 2006, che modifica la
decisione 2006/135/CE per quanto riguarda l’istituzione in
alcuni Stati membri delle aree A e B in seguito alla comparsa
di focolai dell’influenza aviaria ad alta patogenicità” GUCEE
SL n. 148 02-06-2006 p. 53-55 [Rif. n. 7403]
14-06-2006 ANA. n. 2006/416/CE “Decisione della
Commissione, del 14 giugno 2006, recante alcune misure
transitorie relative all’influenza aviaria ad alta patogenicità
nel pollame o in altri volatili in cattività nella Comunità”
GUCEE SL n. 164 16-06-2006 p. 61-72 [Rif. n. 7432]
02-06-2006 ANA. n. 2006/396/CE “Decisione della
Commissione, del 2 giugno 2006, che modifica la
decisione 2005/710/CE per quanto riguarda certe misure
di protezione relativamente all’influenza aviaria ad alta
patogenicità rilevata nel pollame in Romania” GUCEE SL n.
152 07-06-2006 p. 36-38 [Rif. n. 7423]
23-06-2006 ANA. n. 2006/435/CE “Decisione della
Commissione, del 23 giugno 2006, che modifica la decisione
20
novita’ legislative
patogenicità e l’introduzione nella Comunità di taluni volatili
vivi” GUCEE SL n. 205 27-07-2006 p. 28-29 [Rif. n. 7464]
27-07-2006 ANA. n. 2006/528/CE “Decisione della
Commissione, del 27 luglio 2006, che modifica la decisione
2006/147/CE relativa all’ introduzione di una vaccinazione
preventiva contro l’ influenza aviaria ad alta patogenicità
H5N1 e alle correlate misure riguardanti movimenti nei Paesi
Bassi” GUCEE SL n. 208 29-07-2006 p. 39-40 [Rif. n. 7469]
28-07-2006 ANA. n. 2006/532/CE “Decisione della
Commissione, del 28 luglio 2006, recante misure protettive
relative all’influenza aviaria ad alta patogenicità in Sudafrica”
GUCEE SL n. 212 02-08-2006 p. 16-18 [Rif. n. 7474]
28-07-2006 ANA. n. 2006/533/CE “Decisione della
Commissione, del 28 luglio 2006, concernente talune
misure di protezione temporanee in relazione all’ influenza
aviaria ad alta patogenicità in Croazia” GUCEE SL n. 212
02-08-2006 p. 19-21 [Rif. n. 7475]
04-08-2006 ANA. n. 2006/437/CE “Decisione della
Commissione, del 4 agosto 2006, che approva un manuale
diagnostico per l’influenza aviaria secondo quanto previsto
dalla direttiva 2005/94/CE del Consiglio” GUCEE SL n. 237
31-08-2006 p. 1-27 [Rif. n. 7495]
11-08-2006 ANA. n. 2006/563/CE “Decisione della
Commissione, dell’11 agosto 2006, recante alcune misure di
protezione relative all’influenza aviaria ad alta patogenicità
del sottotipo H5N1 negli uccelli selvatici nella Comunità e
che abroga la decisione 2006/115/CE” GUCEE SL n. 222
15-08-2006 p. 11-19 [Rif. n. 7485]
18-08-2006 ANA. n. 2006/574/CE “Decisione della
Commissione, del 18 agosto 2006, che modifica la decisione
2005/734/CE per quanto concerne alcune misure integrative
di riduzione del rischio di diffusione dell’influenza aviaria”
GUCEE SL n. 228 22-08-2006 p. 24-26 [Rif. n. 7490]
2005/710/CE recante alcune misure di protezione per
sospetta influenza aviaria ad alta patogenicità in Romania”
GUCEE SL n. 173 27-06-2006 p. 31-32 [Rif. n. 7437]
27-06-2006 ANA. n. 2006/438/CE “Decisione della
Commissione, del 27 giugno 2006, che modifica la decisione
2006/148/CE relativa all’introduzione di una vaccinazione
preventiva contro l’influenza aviaria ad alta patogenicità
H5N1 e alle correlate disposizioni per i movimenti di volatili in
Francia” GUCEE SL n. 174 28-06-2006 p. 7-8 [Rif. n. 7438]
06-07-2006 ANA. n. 2006/474/CE “Decisione della
Commissione, del 6 luglio 2006, relativa a misure per
prevenire la trasmissione dell’influenza aviaria ad alta
patogenicità provocata dal virus dell’influenza A, sottotipo
H5N1, ai volatili custoditi nei giardini zoologici e negli
organismi, istituti o centri riconosciuti degli Stati membri e
che abroga la decisione 2005/744/CE” GUCEE SL n. 187
08-07-2006 p. 37-41 [Rif. n. 7448]
19-07-2006 ANA. n. 2006/506/CE “Decisione della
Commissione, del 19 luglio 2006, che modifica la decisione
2006/415/CE che reca alcune misure di protezione
dall’influenza aviaria ad alta patogenicità del sottotipo
H5N1 nel pollame nella Comunità” GUCEE SL n. 199 2107-2006 p. 36-38 [Rif. n. 7460]
25-07-2006 ANA. n. 2006/521/CE “Decisione della
Commissione, del 25 luglio 2006, che modifica le decisioni
2005/692/CE, 2005/733/CE e 2006/7/CE per quanto
riguarda alcune misure di protezione contro l’influenza
aviaria ad alta patogenicità” GUCEE SL n. 205 27-07-2006
p. 26-27 [Rif. n. 7463]
25-07-2006 ANA. n. 2006/522/CE “Decisione della
Commissione, del 25 luglio 2006, che modifica le decisioni
2005/759/CE e 2005/760/CE per quanto riguarda alcune
misure di protezione relative all’influenza aviaria ad alta
IMPORTATORE ESCLUSIVO PER L’ITALIA
DEI SISTEMI COMPUTERIZZATI PER LA GESTIONE DELLA MANDRIA
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21
novita’ legislative
03-10-2006 ANA. n. 2006/689/CE “Decisione della
Commissione, del 3 ottobre 2006, che modifica la decisione
2005/710/CE recante alcune misure di protezione relative
all’influenza aviaria ad alta patogenicità in Romania”
GUCEE SL n. 283 14-10-2006 p. 44-46 [Rif. n. 7577]
20-10-2006 ANA. n. 2006/705/CE “Decisione della
Commissione, del 20 ottobre 2006, che approva il piano
di vaccinazione preventiva contro il virus di sottotipo N5
dell’influenza aviaria in determinate aziende della Renania
settentrionale-Vestfalia presentato dalla Germania a norma
della direttiva 2005/94/CE del Consiglio” GUCEE SL n. 291
21-10-2006 p. 38-39 [Rif. n. 7584]
decisione 2006/346/CE che stabilisce alcune misure di
protezione contro la peste suina classica in Germania”
GUCEE SL n. 150 03-06-2006 p. 24-28 [Rif. n. 7405]
14-06-2006 ANA. n. 2006/411/CE “Decisione della
Commissione, del 14 giugno 2006, recante modifica
della decisione 2006/346/CE che stabilisce alcune misure
di protezione contro la peste suina classica in Germania”
GUCEE SL n. 163 15-06-2006 p. 12-15 [Rif. n. 7429]
04-08-2006 ANA. n. 2006/553/CE “Decisione della Commissione,
del 4 agosto 2006, relativa all’ acquisto da parte della
Comunità di vaccini marcatori contro la peste suina classica
al fine di incrementare le riserve comunitarie di tali vaccini”
GUCEE SL n. 217 08-08-2006 p. 31-32 [Rif. n. 7481]
25-09-2006 ANA. n. 2006/649/CE “Decisione della
Commissione, del 25 settembre 2006, sul rinnovo delle scorte
comunitarie di vaccino vivo attenuato contro la peste suina
classica” GUCEE SL n. 267 27-09-2006 p. 44 [Rif. n. 7558]
Salmonellosi
31-07-2006 AA. n. 1168/2006 “Regolamento (CE) n.
1168/2006 della Commissione, del 31 luglio 2006, che
applica il regolamento (CE) n. 2160/2003 del Parlamento
europeo e del Consiglio per quanto riguarda un obiettivo
comunitario per la riduzione della prevalenza di determinati
sierotipi di salmonella nelle ovaiole di Gallus gallus e
modifica il regolamento (CE) n. 1003/2005” GUCEE SL n.
211 01-08-2006 p. 4-8 [Rif. n. 7472]
01-08-2006 AA. n. 1177/2006 “Regolamento (CE) n. 1177/2006
della Commissione, del 1° agosto 2006, che applica il
regolamento (CE) n. 2160/2003 del Parlamento europeo e
del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni per l’impiego
di metodi di controllo specifici nel quadro dei programmi
nazionali per il controllo della salmonella nel pollame” GUCEE
SL n. 212 02-08-2006 p. 3-5 [Rif. n. 7473]
08-11-2006 ANA. n. 2006/759/CE “Decisione della
Commissione, dell’8 novembre 2006, recante approvazione
di alcuni programmi nazionali per il controllo della salmonella
nei gruppi da riproduzione della specie Gallus gallus”
GUCEE SL n. 311 10-11-2006 p. 46-48 [Rif. n. 7593]
I
Quote rosa
n un recente congresso tenutosi in Inghilterra, è stato portato
alla ribalta l’aumento costante del numero delle donne
nelle professioni, nel Regno Unito e nell’Europa in genere.
La veterinaria non è esclusa da questo andamento, anzi si
va realizzando oggi quanto già previsto una decina d’anni
or sono in un’analoga manifestazione, cioè che, nel tempo,
la professione veterinaria sarebbe divenuta preminentemente
femminile. Che dire dell’attuale situazione del Regno Unito,
che vede donne alla presidenza del RCVS (Royal College
of Veterinary Surgeons), alla presidenza della BVA (Britsh
Veterinary Association), al vertice dell’Ufficio Veterinario
e a capo di una delle scuole di veterinaria? Un eccellente
motivazione per le fanciulle e una sfida per i ragazzi!
Peste Suina
28-04-2006 ANA. n. 2006/327/CE “Decisione della
Commissione, del 28 aprile 2006, che modifica la
decisione 2003/526/CE per quanto concerne la proroga
dell’applicazione delle misure protettive contro la peste
suina classica in alcuni Stati membri” GUCEE SL n. 120 0505-2006 p. 24 [Rif. n. 7379]
04-05-2006 ANA. n. 2006/328/CE “Decisione della
Commissione, del 4 maggio 2006, recante modifica della
decisione 2006/274/CE che stabilisce misure protettive
contro la peste suina classica in Germania” GUCEE SL n.
120 05-05-2006 p. 25-26 [Rif. n. 7380]
15-05-2006 ANA. n. 2006/346/CE “Decisione della
Commissione, del 15 maggio 2006, che stabilisce alcune
misure di protezione contro la peste suina classica in
Germania e abroga la decisione 2006/274/CE” GUCEE SL
n. 128 16-05-2006 p. 10-14 [Rif. n. 7384]
30-05-2006 ANA. n. 2006/391/CE “Decisione della
Commissione, del 30 maggio 2006, che modifica la
Aitken M.M. (2006) Women in the profession. Vet. Rec. 159 (17), 570
N
el 1904, Herta Ayrton, la prima donna a cui fu permesso
di presentare una relazione alla Royal Society di Londra,
scriveva: “Non sono d’accordo nel fare distinzioni di sesso nel
campo scientifico. L’idea di donna e scienza è completamente
irrilevante. Una donna può essere un buon scienziato o no”.
Sembrerebbe una provocazione da moderna femminista, ma si
trattava solo della difesa di un principio di uguaglianza tra sessi
nel campo della ricerca scientifica, avanzata da una donna che
emerse per le sue scoperte sull’elettricità. Come lei, le donne
che eccellono per ingegno preferiscono essere ricordate per le
loro scoperte, piuttosto che per i loro cromosomi X.
Fara P. (2006) Women or just scientist? Nature 444, 548
22
vet web
a cura di Raoul Ciappelloni
Siti Veterinari al bivio
In questo numero discuteremo tre esempi di comunicazione via Web nel mondo medico-veterinario in lingua
inglese, proposti da altrettante istituzioni ben note fra
chi si interessa di sanità animale. Quante volte abbiamo
parlato delle modalità con le quali le informazioni vengono proposte attraverso la Rete? Molte. Se continuiamo
a farlo è perché riteniamo che ciò possa essere utile,
anche in considerazione del fatto che siamo letteralmente circondati di pessime realizzazioni Web, specialmente
in lingua italiana.
Continuiamo quindi a dire come non dovrebbe esser
strutturato un sito informativo (ho detto sito. Finiamola di
parlare sempre di portali, che, a parte i motori di ricerca,
sono rappresentati da pochissime, rilevanti realizzazioni),
il perché è evidente.
Una pessima struttura ipertestuale “rovina” la Rete, che
non è più tanto accessibile né piacevole da “sfogliare” e
neppure in grado di diffondere informazioni, in un tempo
in cui mettere liberamente a disposizione il sapere sembra essere una questione della massima importanza.
Il problema della forma non è quindi meramente “formale” ma anche sostanziale, in particolare se l’organizzazione esteriore del sito Web finisce per tenere lontani
gli utenti dai suoi contenuti.
Nella figura 1 sono stati riportati i due principali attrattori
considerati come genericamente negativi, verso cui fatalmente si orientano molte realizzazioni (il trend di cui si
parla in questo articolo è stato evidenziato con un asterisco). Accanto al cosiddetto Deep Web (vedi: http://www.
motoridiricerca:it/deepweb.htm; http://en.wikipedia.
org/wiki/Deep_web; http://www.internettutorials.net/
deepweb.html), rappresentato da siti che difficilmente
potranno fornire i loro contenuti perché basati su dinamismi e database con cui riescono ad interagire solo
degli “umani” e non i normali motori di ricerca, troviamo
il meno noto Web destrutturato (o stupido). Questo versante della Rete è popolato da tutti quei siti che pongono
artificiosi ostacoli alla visualizzazione dei contenuti a
causa della loro progettazione e degli accorgimenti informatici messi in campo per soddisfare esigenze di ordine
prevalentemente estetico.
I problemi menzionati sorgono quasi sempre per ottenere effetti di abbellimento, come:
- una particolare formattazione del testo (tipicamente in
colonne o layout patchwork);
- inserire tutti i contenuti in una sola schermata (il più
grande luogo comune della Rete);
- effettuare accurati posizionamenti delle grafiche sul
lato destro dello schermo;
23
- animazioni;
- musiche e vari effetti sonori.
Spesso le cose peggiori si vedono quando il webmaster
tenta di distinguere la propria creazione con barre personalizzate, testi animati, aree di lettura inserite in particolari cornici e riduzione dell’area a schermo. Pensiamo
che per “non farsi leggere” vengono investite energie
considerevoli nella programmazione, con l’impiego di
tecnologie costose e di alto livello.
Per essere più concreti, riportiamo di seguito alcuni
esempi di progettazione Web. Uno di essi è, secondo noi,
accettabile, gli altri no. Proponiamo un quesito ai nostri
lettori: il tipo di sito che avete realizzato o avete in mente
di realizzare è fra quelli descritti? Se si, quale?
Un sito di semplicità monastica
Cominciamo con una pagina che potremmo definire
“classica” nel mondo della medicina animale: World
Wide Web Virtual Library of Veterinary Medicine di
Netvet (http://netvet.wustl.edu/vetmed.htm). Ci troviamo
di fronte a una realizzazione semplice e accessibile al
massimo grado, dove è stata privilegiata la presenza di
link a risorse informative (anzi, difficilmente vi troveremo
qualcos’altro). In primo luogo la pagina di welcome (del
peso di circa 9 KB; si scarica in 1.5 secondi utilizzando
un modem a 56.6), ci offre la possibilità di scegliere la
versione frame o noframe indicando con ciò la visualizzazione con lo schermo diviso in due o una sola area. In
ogni caso la schermata contiene un elenco di link, assai
semplice da gestire per il browser (anche se non molto
aggiornato). Cliccando su noframe accediamo a una
Figura 1: Principali attrattori negativi della stampa via Web.
vet web
una schermata di welcome che sembra una specie di
poster o la facciata di un rotocalco popolare. In quattro
colonne sono dislocati i link che offrono l’accesso a varie
pubblicazioni e servizi. Siamo di fronte a una realizzazione di tipo intermedio fra i semplici file HTML statici e le
pagine dinamiche, assistite da plug-in e vari script. Non
siamo di fronte a un polimorfico “mostro tecnologico”,
ma la nostra soddisfazione ha comunque dei limiti. Non
sappiamo infatti come si regolerebbe, ad esempio, uno
screen reader per decifrare questo denso incolonnamento ottenuto grazie a una grande tabella. Se tuttavia
l’accesso è un po’ lento e la leggibilità forse limitata, è
anche vero che la linearità della realizzazione merita un
qualche apprezzamento, come pure degna di plauso è
la trascrizione dei riferimenti postali, telefonici ed e-mail
bene in evidenza al termine della pagina. Che dire? In
genere queste indicazioni vengono omesse o bisogna
andarle a cercare chissà dove! (ma chi realizza siti Web,
sopratutto istituzionali, si rende conto che dovrebbero servire anche per ottenere rapidamente gli indirizzi
postali e telefonici evitando lunghe ricerche su elenchi e
documenti vari?).
schermata densa di rimandi divisi per argomento. Che
significa? Essenzialmente che il contenuto informativo ha
avuto (in questo caso) la precedenza su quello estetico,
inoltre, grazie alla leggerezza della pagina, l’accesso può
avvenire in una manciata di secondi, qualsiasi sia la tecnologia Web impiegata. Forse per alcuni questo aspetto potrà
apparire secondario, ma a torto. Oggi moltissimi utenti
della Rete in tutto il mondo (e in Italia), accedono a Internet
attraverso connessioni “lente”, essenzialmente grazie ad
un modem e un cavo telefonico. Per loro è importante
avere un accesso ai contenuti nel modo più semplice e
piano possibile. Parimenti, per chi costruisce un sito Web
è importante avere il massimo degli utenti. Sembra quindi
che le due cose vadano, come si dice, “a braccetto”.
Non è necessario insistere oltre sulla bontà di questo
austero modello che sembra oltretutto particolarmente in
linea con la generica mission di ogni sito Web scientifico,
cioè costituire un riferimento (leggi “luogo di incontro”)
per i professionisti di un determinato settore e il repository statico o dinamico per le informazioni che potrebbero interessarli.
Un sito impervio ma con garbo
Lasciamo Netvet alle nostre spalle per approdare allo
spazio Web dell’American Veterinary Medical Association
- AVMA (http://www.avma.org/).
Carichiamo nel monitor la pagina di copertina (pesa
124 KB, caricabile in 19 secondi con il modem a 56.6,
un tempo di attesa che comincia ad essere fastidioso). Il
sito è mantenuto in vita da una associazione statunitense
che intende rappresentare i medici veterinari e attualmente comprende più di 75.000 professionisti. L’AVMA
si definisce come “la voce collettiva” dei suoi iscritti e,
per farsi sentire sul World Wide Web, ha messo in campo
Un sito decisamente high tech
In ultimo consideriamo il sito Veterinary Medicine (http://
www.vetmedpub.com/vetmed/), colorato come un dessert sperimentale glassato con un getto di azoto liquido.
È in effetti una avanzata realizzazione in cui la tecnica
informatica non scherza. La schermata di welcome si
materializza con calma nel nostro monitor, anche perché
pesa circa 430 KB (se disponete del solito modem a
56.6 ci vorranno teoricamente una settantina di secondi
di attesa, in pratica assai di più). La tecnologia utilizzata
è interamente basata su Macromedia Flash con un inte-
24
vet web
ressantissimo supporto XML, elaborato dalla NXTbookTM
Media (http://www.nxtbook.com/) che rende comunque
possibile l’indicizzazione dei contenuti e dei dati nei
motori di ricerca (ricordiamo che le pagine realizzate in
Flash non comunicano molto con i search engine e che
pertanto questi siti si situano nel cosiddetto Deep Web; il
lato oscuro della Rete). Ovviamente il Flash player dovrà
essere installato e funzionante sulla vostra macchina,
altrimenti si vedrà solo la malinconica schermata che
avverte di aggiornare il sistema (Fig.2).
Parlando poi dei testi propriamente detti non possiamo
che dirci soddisfatti. Nella pubblicazione online troviamo
trattati argomenti di grande importanza professionale
che dovrebbero interessare gli amici veterinari: cliniche,
odontoiatria, aggiornamenti dermatologici, endoscopie,
un forum su terapie e trattamenti. Due sezioni speciali
sono poi dedicate alle radiografie digitalizzate e ad
approfondimenti medici in formato pdf, liberamente scaricabili. Peccato che tanta opulenza non sia per tutti.
Conclusioni
Siti piatti come tavole, realizzati in austero HTML quasi
senza nessuna concessione alla grafica, siti incolonnati a
colori vivaci, appena un po’ meno accessibili, magari con
qualche difficoltà di stampa (<suggerimento> ma perché
nessuno pensa che le proprie pagine Web si debbano
anche stampare? </suggerimento>), siti capricciosi, arricciati in tortuosi layout che costringono a cambiare browser
o installare nuovi plug-in e magari si prendono la libertà
di suggerirvi di regolare il monitor sulla loro risoluzione
ottimale (come se pur di avere il privilegio di visitarli dovessimo metterci ad armeggiare con il nostro sistema operativo). Qual’è il vostro luogo di Internet ideale? Forse nessuno
di questi. A volte bisognerebbe avere il coraggio di seguire
il buon senso più che la moda del momento. In fondo
quello che abbiamo detto ai nostri cari Vet-Webmaster è
di essere semplici, evitare pagine pesantissime e farcite di
script. Vorrete certamente offrire ai vostri visitatori su un (virtuale) piatto d’argento...cosa? Più informazioni? Maggiori
possibilità di contatto? O semplicemente qualche effimero
effetto grafico? A voi, come sempre, la scelta.
Figura 2: Macromedia Flash Player
Pur non approvando in pieno l’organizzazione del sito,
dobbiamo dire che i contenuti multimediali di Veterinary
Medicine sono comunque spettacolari. Si può richiamare
una specie di “veduta d’insieme” della rivista che simula
fedelmente una pubblicazione cartacea, la quale potrà
essere ingrandita a piacimento e sfogliata con un click del
mouse. L’effetto è oltremodo realistico e hanno pure inserito il tipico fruscio di quando si volta pagina! Grandioso.
(L’Autore è disponibile per quanti vorranno contattarlo
all’indirizzo <[email protected]>
25
a cura di Gianluigi Gualandi
i nostri libri
dietologia (acidosi ruminale-chetosi-steatosi epaticaipocalcemia post partum-dislocazione dell’abomasolesioni podali-nutrizione e immunità); -allegati (tabella
per conversione unità di misura-tabelle comparazione
alimenti-rumen Fill-valutazione della digeribilità-Penn
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Volume pratico veramente utile nella gestione responsabile dell’alimentazione e dell’allevamento dei bovini.
Edizione facilmente leggibile e, come del resto tutte le
Edizione EDAGRICOLE, elegante su carta nobile con
tabelle e chiare fotografie a colori e copertina semirigida a colori.
Vittorio Dell’Orto – Giovanni Savoini
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DELLA VACCA DA LATTE
Gestione “responsabile”
dell’alimentazione per ottenere latte
di alto standard qualitativo
2005 – Edagricole, Bologna
pg. VI+268, 37 figure,
99 tabelle, € 22,50
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www.edagricole.it/libri.html
Gli AA. del volume sono anche gli AA. della prefazione
in cui tracciano i momenti dell’allevamento della bovina
da latte nel nostro Paese evidenziandone i periodi di crisi
in cui solo scelte tecniche oculate rispettose dei costi, dell’uomo e dell’ambiente, in altre parole tramite l’applicazione del concetto di “precisio farming” possono ridurre
le perdite e, in un certo senso, aiutare a condurre fuori
dal tunnel.
Ci si trova in presenza di un testo utile non solo al
Veterinario o al Perito o, semplicemente, al tecnico e
allo stesso allevatore in quanto tutto quanto è riportato è di facile comprensione, di lettura e di apprendimento facilmente applicabile. Gli AA. si riportano
a una gestione responsabile al fine di ottenere anche
tramite l’alimentazione un latte di alto standard qualitativo.
Si sviluppano complessivamente otto capitoli e più precisamente: -il complesso rumine reticolo ed il modello di
regolazione fisica dell’ingestione dei ruminanti; -i principi nutritivi (fibra-carboidrati-lipidi-proteine-minerali-vitamine); -qualità degli alimenti (analisi chimica-analisi
NIRS- fattori antinutrizionali-micotossine); -trattamento
degli alimenti (insilamento-macinazione-trattamenti termomeccanici); -addittivi (glicole propilenico-regolatori
di acidità-bentonite-estratto di Yucca schidiigera-probiotici-enzimi-stabilità degli enzimi probiotici); -legislazione
(principali riferimenti legislativi oggi sempre più importanti); -alimentazione del vitello e della manza (principi
generali e fabbisogno del vitello e della manza); -alimentazione della bovina da latte (principi generali-assunzione della sostanza secca-fabbisogno idrico-fabbisogni e
gestione dell’alimentazione-razionamento delle bovine
in lattazione); -qualità del latte (riferimenti legislativicontenuto lipidico-proteine-urea-cellule somatiche-molecole bioattive); -formulazioni di mangimi e premiacele
(principi generali-mangimi per vitelli e manze-mangimi
per bovine da latte-mangimi minerali e premiacele); -
26
K.A. Houpt
IL COMPORTAMENTO
DEGLI ANIMALI DOMESTICI
Terza edizione Italiana
a cura di M. Verga - C. Carenzi
2000 Prima Edizioni Medico Scientifiche
Internazionali - ROMA
pg. XVII + 549 – non è riportato
il costo del volume
Pur essendo la prima edizione italiana ancora dell’anno 2000 sembra opportuno ripetere la recensione di
questo interessantissimo volume per l’importanza degli argomenti che vengono trattati. Hanno collaborato
alla traduzione quattordici Docenti delle Università degli Studi di Milano, Padova, Bologna, Napoli e Liberi
Professionisti.
Dopo la presentazione dell’Edizione Italiana dei Proff.
ri Marina Verga e Corrado Carenzi della Facoltà di
Medicina Veterinaria della Università degli Studi di
Milano, si svolgono per le diverse specie animali (cavallicani-gatti-suini-bovini-ovini e caprini) nove capitoli e più
precisamente: -comunicazione; -aggressività e strutture
sociali; -bioritmi e sonno; -comportamento sessuale; comportamento materno; -sviluppo del comportamento;
-apprendimento; -comportamento alimentare; -disturbi
comportamentali.
Seguono tre appendici:-ansia da separazione; -sistemi
di raccolta dei dati sull’anamnesi e sul comportamento
degli animali; -encefalo nei cani e negli ovini. Glossario,
bibliografia e indice analitico. Volume curato in tutti i particolari, dalla stampa chiara e ben leggibile agli schemi
ai disegni ai diagrammi e alle fotografie.
Carta di stampa pregevole, copertina rigida colorata.
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E TECNICA DELL’ALLEVAMENTO
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Maddalena De Cillà
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Guedes R.”Enteropatia ploriferativa: aggiornamenti diagnostici”.
Bibliografia presente in ogni capitolo. Eccellente presentazione tipografica.
Come ogni anno vengono pubblicati gli Atti del Corso
in Patologia suina. Dopo la presentazione del Segretario
Generale della Fondazione dott. Stefano Capretti, seguono ventidue relazioni ciascuna preceduta da riassunto,
summary, parole chiave in lingua italiana e inglese.
Mordenti A. e Mordenti A.L. “Focus su probiotici, prebiotici e simbiotici”; Parigini P. e Paganelli R. “Possibili
vie alimentari atte a ridurre le emissioni di ammoniaca”;
Scipioni R. “Stressor ambientali e benessere animale”;
Vecchi M. “Ileite: la situazione in Italia”; Robotti C. e
Ferrari M. “Aggiornamento sulla determinazione della
immunità umorale , locale e cellulare in alcune patologie virali della specie suina”; Martens M. “La diarrea
infettiva dei suinetti”; Mackinnon J.D. “Principi di trattamento e controllo delle malattie respiratorie dei suini con
particolare riferimento agli antibatterici”; Evans Nigel A.
“Tulatromicina: aggiornamenti di farmacoterapia nel
suino”; Mattiello S.-Verga M.-Carenzi C., “Il benessere
del suino”; Dottori M.-Gusmara C.-Leotti G.-Ostanello
F.-Sala V., “Impiego del punteggio polmonare al macello sulla valutazione della malattia respiratoria da M.
hyopneumoniae sul suino pesante”; Tarocco C. “Quale
addestramento per l’addetto ai suini”; Tonon F. “A quale
età svezzare i suinetti?”; Sensi M. “Valutazione di alcuni
parametri di immunità aspecifica al fine di identificare lo stato di benessere ma soprattutto come strumento prognostico e di sostegno alla diagnosi nella clinica
del suino”; Tarocco C., “Longevità della scrofa”; Terreni
M.”Il colostro come fonte di nutrimento e protezione
immunitaria per il suinetto”; Guarda F. “Patologia cardiaca del suino”, Ferrari M.-Robotti C.-Grandi G.-Petrini
s.-Alborali L. “Osservazioni sulle caratteristiche dell’infezione da PRRS”; Ferrari P. “Nuovi criteri di progettazione dei ricoveri in applicazione delle recenti direttive
in materia di benessere e protezione dei suini”; Terreni
M.”Aggiornamenti sulla epidemiologia di Mycoplasma
hyopneumoniae”; Baricco G.”Uso responsabile degli antibiotici nell’allevamento suino”, Alborali L.”La colibacillosi e riferimenti ad altre patologie enteriche del suino”;
27
“2nd Babesia World
Summit”
Palermo, 4-5 Maggio 2007
La Babesiosi è una malattia trasmessa da zecche
diffusa in tutto il mondo, nei confronti della
quale l’attenzione della comunità scientifica
è in costante aumento. L’evoluzione di nuove
acquisizioni sulla Babesiosi è stata molto rapida
negli ultimi anni, specie nel campo della biologia
molecolare.
Per dare a tutti i ricercatori operanti nel settore la
possibilità di scambiare esperienze ed opinioni
e divulgare le più recenti scoperte sui parassiti
del genere Babesia, l’Istituto Zooprofilattico
Sperimentale della Sicilia ospiterà a Palermo, dal 4
al 5 Maggio 2007, il “2nd Babesia World Summit”,
organizzato in collaborazione con: Centro
Nazionale di Referenza per Anaplasma, Babesia,
Rickettsia e Theileria (C.R.A.Ba.R.T.); MEDLABAB;
Commissione Europea. Il Congresso, che riunirà
studiosi di tutto il mondo, affronterà tematiche
relative sia all’epidemiologia delle Babesiosi, che
alle tecniche diagnostiche più innovative messe in
atto. Saranno invitati Relatori di fama mondiale
e sarà prevista un’ampia sessione poster, per
dare più spazio alla discussione. La deadline per
la presentazione degli abstracts è fissata al 15
Febbraio 2007; l’iscrizione al Congresso è di €
150,00 (entro il 15 Marzo).
Per l’evento sarà richiesto il conferimento di
crediti formativi ECM per Medici Veterinari,
Biologi e Biotecnologi.
Per ulteriori informazioni consultare il sito web:
http://www.izssicilia.it
a cura di Carmelo Maddaloni
terza pagina
Il testamento del maiale Grugno Corocotta
L’
Eccellenza e Trionfo del Porco* di Giulio Cesare sono doppiati dai grandi di Hollywood tra i quali Julia
Croce si conclude con un cenno al testamento che Roberts e Robert Redford, la dodicenne Dakota Fanning
noi vi proponiamo in edizione allargata per invitarvi, sul si batte per salvare la maialina Wilbur da un destino
filo dell’ironia, a una goliardica scampagnata nella via “gastronomico”.
In contrapposizione a campagne di lotta perloppiù
lattea del buonumore.
Esente da raffinatezze linguistiche, il dialogo fra vittima collettive, l’unico a mantenere i nervi saldi è proprio lui, il
e carnefice fa ritenere verisimile che l’autore non sia diretto interessato, egli sa bene che l’arma impugnata dal
uomo di lettere ma solo un acceso animalista, autentica boia è soprattutto simbolo di potere, ormai convinto che
mosca bianca in un’epoca in cui le solennità della zoofilia le richieste di avere salva la vita sono destinate a fallire,
di massa erano come la polvere da sparo per l’homo con suina determinazione si avvia al patibolo e davanti
al carnefice che si prepara a fargli la pelle, pensa:“dopo
erectus, utopie allo stato puro.
Messi sulla strada dalle note del testo abbiamo cercato di tutto, che vita è stata la mia?, segregato dalla nascita, un
saperne di più e pare che l’autore di questo scritto, ignoto, posto-letto e un posto a tavola problemi di tutti i giorni, il
sia vissuto attorno all’anno 350 dopo Cristo essendo sesso una chimera e guai se perdi di vista la coda. Tutto
citato da San Gerolamo (Dalmazia 347 d.C. – Betlemme questo è vita?”
420 d.C.) nella prefazione al commentario ad Isaia [1] “Nossignore, non è vita”, si risponde e conclude, “meglio
come ricorda Erasmo da Rotterdam, nell’introduzione chiuderla qui”, come diceva Metastasio, “non è ver che
all’Elogio della Pazzia [2]. Nulla vieta di ritenere che sia la morte il peggior di tutti i mali”.
sia molto più antico, considerando quanto il linguaggio Di fronte ai bravi anche don Abbondio non trovò vie
d’uscita e “non potendo evitare il pericolo, gli corse
popolare divergesse dal latino dotto.
«Essendo per esser morto per nemica mano di Mastro incontro”. Il suo non fu un atto di coraggio perché, dice il
Cuoco», scrive il Croce, «non giovando raccomandarsi, né Manzoni, “ … il coraggio uno non se lo può dare”, no, fu,
chiedergli pietà, veggendo i servi sbracciati con lacciuoli se ci passate l’ossimoro, una scelta obbligata. Coerente
e detto Cuoco col coltello in mano, disposto scannarlo, con le rigide leggi della selezione naturale non assistita
né trovando pietà al suo scampo, dimandò lo spacio di che all’articolo 1, comma 1, danno una definizione
chiara del concetto di adattamento … all’ambiente,
un’hora in gratia per fare il suo ultimo testamento …».
Grugno Corocotta è idealmente il maiale di ogni tempo sa a memoria che i cimiteri tracimano di eroi e non si
passato, presente e futuro a favore del quale si battono vergogna di professare la stretta osservanza del vecchio
agguerrite falangi di animalisti di
tutto il mondo con risultati che per
vivacità contabile, forma e colore
sono assai somiglianti all’identikit
dello zero.
Inutili le fiaccolate, le mobilitazioni
di massa, gli appelli e le petizioni
a quelli che hanno il coltello dalla
parte del manico, principalmente
capi di stato e di governo, senza
risultati gli sforzi dell’Unità di
Crisi della X (ICS, la International
Community of Swine, la Comunità
Suina Internazionale), inascoltati gli
appelli dell’Associazione Nessuno
Tocchi Caino e degli integralisti che a
colpi di digiuno e sit-in manifestano
contro la pena di morte.
In “Charlotte’s Web”, recente
«Come mi hai chiamato?!»
versione
cinematografica
della
favolistica classica in cui gli animali
(Piero della Gherardesca, Il latino per tutte le occasioni, Edizioni Sonzogno, Milano, 1994).
28
terza pagina
«Magirus cocus dixit: transi, puer, affer mihi de cocina
cultrum, ut hunc porcellum faciam cruentum» (Il cuoco
Magiro disse: va, garzone, e portami dalla cucina un
coltello per scannare questo maiale).
Mantiene la schiena dritta, non supplica e non si abbevera
all’opaco calice del patteggiamento, ma appellandosi
alla norma consolidata che offre al giudice il modo di
salvarsi la faccia quando ti consegna al boia, Corocotta
esprime un desiderio, l’ultimo. Sessanta minuti, che cosa
sono sessanta minuti contro una morte certa?
«Porcellus comprehenditur a famulis, ductus sub die XVI
Kal. Lucerninas [4], ubi abundant cymae, Clibanato et
Piperato [5] consulibus» (Il maiale viene afferrato dai
servi il sedicesimo giorno delle calende di Candelora,
quando abbondano le verze, sotto il consolato di Tegame
e Speziato). Ed è a quel punto che imbocca i rettilinei
camminamenti della dignità e li percorre fino in fondo,
recita l’ultimo atto con la fermezza di chi testimonia
la confidenza con le cose della vita e a fronte alta va
incontro all’affilata lama del boia.
Ecco il testamento e d’ora in avanti, per non correre il
rischio di scatenare allergie e disaffezioni, faremo a meno
del testo in lingua originale sebbene carica espressiva e
musicalità ne escano con le ossa rotte.
«Stabilisco che a mio padre Verro de’ Lardi vengano dati
trenta moggi di ghiande e a mia madre Vetusta Troia
(matri meae Veturinae scrofae) [6] quaranta moggi di
segale della Laconia e a mia sorella Grugnetta (sorori
meae Quirinae) [7] trenta moggi di orzo. Delle mie
interiora dò e donerò ai calzolai le setole (sutoribus
saetas), ai litigiosi le testine (rixoribus capitinas) [8],
ai sordi le orecchie (surdis auricolas), la lingua a chi
fa continuamente cause e parla troppo (causidicis et
verbosis linguam), ai bifolchi le budella (bubulariis
intestina), ai salsicciai i femori (isiciariis femora) [9], alle
donne i lombi (mulieribus lumbulos) [10], ai bambini la
vescica (pueris vesicam) [11], alle ragazze la coda (puellis
caudam) [12], ai finocchi i muscoli (cinaedis musculos)
[13], ai corridori e ai cacciatori i talloni (cursoribus et
venatoribus talos), ai ladri le unghie (latronibus ungulas)
e in fine al qui nominato cuoco lascio in legato mortaio
e pestello (popiam et pistillum) [14] che mi ero portato:
da Tebe fino a Trieste ci si leghi il collo usandolo come
laccio (de Thebeste usque ad Tergeste liget sibi collum
de reste). E voglio che mi sia fatto un monumento con su
scritto in lettere d’oro: il maiale M.Grugno Corocotta
visse 999 anni e mezzo e se fosse campato ancora
sei mesi sarebbe arrivato a mille anni”. [15].
Carissimi miei estimatori e preparatori, chiedo che con il
mio corpo vi comportiate bene e che lo condiate di buoni
condimenti, di mandorle, pepe e miele in modo che il
adagio, il topo coraggioso ingrassa il gatto.
Ammanettato dall’opportunismo e dalla paura, don
Abbondio è l’uomo che incontriamo tutti i giorni, ma a
sua discolpa va detto che, pur disponendone, non sempre
l’eroismo è nobile pratica, talora è solo tromboneria che
pretende un posto nella storia. Siamo usciti dal seminato
e ce ne scusiamo.
Né sconfitto né tracotante, né disperato né smargiasso,
né pavido né eroe omerico, una cosa è certa, in nessun
caso il rispetto di sé può essere rottamato e nel momento
in cui il gioco si fa duro il maiale Corocotta non chiede
sconti, mai in rotta di collisione con la compostezza
propone un baratto che per i suoi carnefici è a costo zero,
solo sessanta minuti. Una calligrafica lezione di alfabeto
interiore.
«Incipit testamentum porcelli (Ha inizio il testamento del
maiale). M.Grunnius Corocotta porcellus testamentum
fecit. Quoniam manu mea scribere non potui, scribendum
dictavi» (Il maiale M.Grugno Corocotta fece testamento
e non potendolo scrivere di suo pugno lo dettò affinché
venisse scritto).
«Magirus cocus dixit:”veni huc… et hodie tibi dirimo
vitam”». (Il cuoco Cuciniere [3] mi disse:”vieni qui … oggi
ti faccio la festa”).
Sta in quattro parole (hodie tibi dirimo vitam, che
letteralmente si traduce con: oggi a te interrompo la vita) il
senso drammatico di una condanna a morte che nessuno
è in grado o ha la voglia o il buonsenso di tramutare in
una sanzione diversa, no, è sentenza senza appello di cui
la vittima non può che prendere atto. D’altra parte, se
gli uomini s’inventano leggi per mandarsi al capestro fra
loro, perché mai dovrebbero farsi scrupoli per la sorte di
un maiale?
«Corocotta porcellus dixit: si qua feci, si qua peccavi,
… rogo, domine coce, vitam peto, concede roganti» (Il
maiale Corocotta disse: se ho fatto qualcosa di male, se
ho peccato, … signor cuoco, mi rivolgo a te, rendi un
favore a chi te lo chiede).
«Et ut vidit se moriturum esse, horae spatium petiit et
cocum rogavit, ut testamentum facere posset» (E allorché
si rese conto che doveva morire chiese al cuoco un’ora di
tempo affinché potesse fare testamento).
Avutane licenza, «Clamavit ad se suos parentes, ut de
cibariis suis aliquid dimitteret» (Chiamò a se i suoi parenti
affinché potesse lasciar loro le sue cibarie).
Non fu l’atto unico di una sceneggiata ma l’enclave di
famiglia in cui padre, madre, sorella e porcolandia al
completo si stringono intorno a lui in lacrime e in raccolto
silenzio, con le orecchie tese e gli occhi spalancati,
immobili e avvitati alle sedie come se fossero davanti al
notaio.
29
terza pagina
Al parroco io lascio la ventresca
che gli ricordi la sua bella tresca
con la moglie del povero speziale
al quale lascio in dote un bel guanciale
su cui possa dormir sonni tranquilli
senza mettersi in testa certi grilli.
Infine lascio il resto del mio corpo
a chi gradisce e apprezza questo porco,
che fra salsicce, sfrizzoli e prosciutto
non se ne spreca niente, è buono tutto.
Io vi farò peccar di gola anche da morto
e fra pancette, salami e bei prosciutti
uno per uno vi accontento tutti.
Nell’areopago di porcopoli scende a testimoniare anche
Trilussa che cuce addosso al porco i panni del saggio:
«Se fossi in te, mangerei meno: si vive più a lungo»!
(La Settimana Enigmistica, 7 ottobre 2006).
Una matina un povero Somaro,
ner vede un Porco amico annà ar macello,
sbottò in un pianto e disse: addio fratello,
nun se vedremo più, nun c’è riparo!
Bisogna esse filosofo, bisogna
- je disse er Porco – via, nun fa lo scemo,
ché forse un giorno se ritroveremo
in quarche mortadella de Bologna!
(Le favole, Er Porco e Er Somaro)
mio nome sia lodato in eterno. E ordinate al mio padrone
e a mio cugino che sono stati presenti al testamento, di
firmarlo. Firmato da Lardone (Lardio signavit), Bisteccone
(Ofellicus signavit), Cymino (Cyminatus signavit), Salsiccio
(Lucanicus signavit), Coppa (Tergillus signavit), Capocollo
(Celsinus signavit), Prosciutto (Nuptialicus signavit). [16]
Qui finisce in tutta regola il testamento del maiale redatto
il giorno 16° delle calende di Candelora, consoli Tegame
e Speziato”. Davanti a una tavola zeppa di delizie suine,
pensando al sacrificio di Grugno Corocotta in pochi
sfuggiranno al complesso di colpa e a riprova della
popolarità che l’argomento mantiene nei secoli, riportiamo
qui una piacevole versione moderna del testamento in
rima, di autore ignoto.
Nell’assegnare una inedita nomination al suino («i cani
ci guardano dal basso in alto, i gatti dall’alto in basso, i
maiali ci trattano da eguali»), l’inglese Geoffry Chaucer
noto per “I racconti di Canterbury”, nel XIV secolo
anticipa di quasi duecento anni il bolognese Giulio
Cesare Croce.
Da parte sua Mister Pig ricambia dimostrando ai fan di
essere all’altezza e negli Stati Uniti batte ai punti Mister
Horse nel corso di ricerche sulla psicologia sperimentale.
La fanfara intona “God save the Pig”.
Simbolo di abbondanza e prosperità, nell’immaginario
collettivo il maiale è una specie di assegno in bianco
contro l’ancestrale paura di carestie, ma ha perso la
vena lirica delle festose tradizioni agresti da quando
l’uomo l’ha trasformato in una macchina da carne,
l’operazione che in regime di par condicio accontenta in
ugual misura sia il profitto che l’esponenziale impennata
delle bocche da sfamare, ma in previsione di pericolosi
insostenibili affollamenti sul pianeta Terra si progettano
insediamenti su Marte e a prezzi per ora stracciati si
comprano pezzi di Luna in vendita presso un’agenzia
immobiliare israeliana. Dov’è il problema?
Io peccatore e lurido maiale
devo morire perché c’è il Carnevale,
ma prima che sia morto e scenda all’orco,
sentite che vi dice questo porco!
Al sindaco, che conosce tutti,
lascio i miei buonissimi prosciutti
perché per tutto l’anno, inverno e estate,
si faccia le sue solite pappate.
Poi lascio al segretario comunale
il mio grugnante muso di maiale,
perché lo ficchi sempre dappertutto,
s’ingozzi e non resti a becco asciutto.
Lascio il mio fiele al medico condotto
perché ci faccia un utile decotto
da dare come cura ai suoi malati
finché alla fine non li avrà spacciati.
30
terza pagina
*Edizioni Pendragon, Bologna, 2006
[1] “ … Testamentum autem Grunnii Corocottae Porcelli decantant
in scholis puerorum agmina cachinnantium …” (… sghignazzando, il
testamento di Grunnio Corocotta lo recitano a scuola …)
Se gli studenti di cui parla San Gerolamo ridevano tanto, vuol dire che
ogni parola richiamava loro alla mente cose spiritose. Già la ragione
del nome Corocotta non è chiara. Secondo Plinio corocotta è un animale
africano corrispondente all’incrocio fra un tipo di iena e la leonessa
d’Etiopia, «Huius generis coitu Iaena Aethiopica parit corocottam”
(Naturalis historia, libro VIII, 107, 2, vedi anche Eliano La natura degli
animali, VII, 22) e si ha notizia, in Dione Cassio (Storia Romana, LVI,
43, 3), di un bandito spagnolo che si era dato, per l’appunto, il nome
(o soprannome?) di Corocotta e su cui Augusto aveva posto una taglia
di un milione di sesterzi. Pare che questo eroe della resistenza spagnola
abbia avuto l’ardire di andare a chiedere ad Augusto la taglia su sé
stesso, ottenendo taglia e perdono! Il cognome Corocotta è comunque
attestato da iscrizioni in Spagna e a Roma. È possibile che il cognome
ricordi la locuzione “cuoio cotto” che potrebbe essere tradotta con
“pellaccia” visto che il cuoio bollito si indurisce notevolmente; è possibile
che si alluda anche alla cotenna, corium coctum.
[2] “ … et nescio quis Grunnii Corocottae porcelli testamentum, cuius
meminit Heronymus.” (e non so chi - abbia scritto - il testamento del
maiale Grunnio Corocotta ricordato anche da San Gerolamo).
[3] cocus Magirus: il cuoco Magiro, ma la parola indica anch’essa il
cuoco, magirus.
[4] dovrebbero indicare “il giorno o festa delle lucerne” di cui non si
ha notizia. Qualcuno ipotizza che sia la festa pagana poi diventata
la Candelora al tempo di Giustiniano e fissata al due febbraio. Sedici
giorni prima fanno il 17 gennaio che corrisponde bene all’epoca
di macellazione dei maiali (fino a pochi anni fa, come certamente
ricorderanno i colleghi più anziani, i maiali venivano macellati fra
dicembre e gennaio per festeggiare le ricorrenze ma soprattutto per
ragioni legate al clima) e alla presenza di cymae (propriamente le cime
di rapa, ma anche verze, broccoli).
[5] clibantus indicava il recipiente entro cui cuocere al forno; piperatum
vuol dire pepato, ma piperatum era anche il garum (salsa di pesce) al
pepe.
[6] dovrebbe contenere un riferimento all’età, anziana scrofa.
[7] altro riferimento non chiaro; il termine quiritatio significava
schiamazzi.
[8] non si riesce a individuare il significato della parola capitinas da
taluni interpretata come “setole della testa”. Riportiamo qui una curiosa
interpretazione del greco Artemidoro, II secolo dopo Cristo, noto come
il Freud dell’antichità: «Sognare di avere setole di porco arreca gravi
pericoli, simili a quelli cui è esposto l’animale stesso, ossia il porco». (Il
libro dei sogni: Le setole di porco, libro I, capitolo 20).
[9] i lettori ci perdoneranno ma non riusciamo a capire che cosa potrebbero
farsene dei femori i salsicciai. Se qualcuno sa, per favore ci scriva.
[10] piccoli lombi: il “lombo” maschile in relazione alla donna è nota
allusione erotica.
[11] pare che i bambini medievali usassero la vescica per fare dei
palloncini.
[12] l’utilità della “coda” per le ragazze è fin troppo chiara.
[13] cinaedis musculos: i cinedi erano i finocchi dell’epoca e non è
chiaro se i muscoli dovessero servir loro per apparire meno effeminati o
se vi è altro gioco di parole. Il nome di “finocchio” deriva, del resto, con
tutta verisimiglianza, dai giochi di parole creati sul nome latino della
verdura “foeniculum”, che poteva suonare come “prestito del culo”.
[14] popiam et pistillum: popiam è termine ignoto. Se collegato a
pistillum dovrebbe voler dire mortaio e la frase dovrebbe significare,
più o meno, che il cuoco doveva legarseli al collo e andare a morire
affogato. Non si comprende l’espressione “che mi ero portato” e ogni
ipotesi è valida (che pistillum indichi il pene e popiam lo scroto?).
[15] Sfugge il senso della battuta; probabilmente parodiava l’iscrizione
di qualche personaggio noto.
[16] Tergillus, Celsinus, Nuptialicus: non è chiaro il gioco di parole;
siccome i primi termini indicano prodotti del maiale, traduco come se
le parole si riferissero a parti destinate a fare insaccati.
maddaloni
[email protected]
Per la revisione del testo si ringrazia
il prof. Francesco Piselli dell’Università di Parma.
METODI E TECNOLOGIE DELLA
31
in breve dagli ordini
VARESE
C
ercando di soddisfare la crescente necessità di avere un mezzo di comunicazione
con i propri iscritti , tempestivo e veloce, anche l’Ordine di Varese ha realizzato un sito
internet: www.ordineveterinari.va.it
L’obiettivo è quello di renderlo alternativo e in futuro si spera sostitutivo agli attuali e
dispendiosi metodi di comunicazione cartacei.
Nel complesso il sito è stato configurato in modo da poter offrire agli iscritti, oltre all’Albo
professionale anche un costante aggiornamento sull’attività istituzionale dell’Ordine, e
notizie o normative che riguardano la professione. Accedendo alle varie sezioni è possibile
venire a conoscenza delle eventuali convenzioni stipulate dall’Ordine con ditte di servizi
o professionisti come ad esempio consulenti fiscali e legali. Non manca infine la sezione
dove reperire la modulistica necessaria a iscrizioni, cancellazioni, trasferimenti ecc….
Si sta anche valutando la possibilità di organizzare una news-letter elettronica per tutti
quei Colleghi che ne facessero richiesta fornendo il proprio indirizzo e-mail. Ovviamente
l’investimento iniziale per realizzarlo è solo il primo passo rispetto al grosso impegno e
allo sforzo che richiederà il tenerlo costantemente e puntualmente aggiornato.
A
ENPAV
partire da questo numero, il Chirone pubblica una rubrica dedicata all’ENPAV,
redatta dai delegati provinciali. Di volta in volta saranno riportati argomenti di attualità
in grado, si spera, di stimolare alla lettura i colleghi e di avvicinarli sempre più a questa
istituzione che, in silenzio e senza clamore, si è data negli anni lustro e dignità.
Ricordiamo che ogni Ordine ha, in seno all’ENPAV, un rappresentante. Tutti
assieme questi delegati sono ben 100; ad essi è spettata l’elezione del Consiglio
di Amministrazione e del Collegio Sindacale, mente e braccio operativo dell’Ente,
che rimarranno in carica fino al 2011. Molte sono le sfide che attendono l’ENPAV;
su alcuni argomenti sono già state trovate soluzioni, ma in un continuo divenire di
novità sia legislative che ambientali il ruolo dei delegati provinciali appare sempre
più importante. Con un obiettivo principale: il futuro della nostra pensione.
I delegati provinciali: EZIO ABRAMI - Brescia, [email protected] – ANNALISA VENEZIANI
- Bergamo, [email protected] – OSCAR GANDOLA - Como e Lecco, [email protected].
it – LUCIANO CARLO CHIODI - Milano, [email protected] – ANGELO RINALDI - Pavia,
[email protected] – ORESTE ZECCA - Sondrio, [email protected] – ROBERTO MANFREDI Varese, [email protected]
Sito internet <www.enpav.it> - E-mail <[email protected]>
Prof. Franco Scatozza
Il 13 novembre 2006 è scomparso a Parma il prof. Franco Scatozza. Nato a Roma nel 1930, perugino di formazione, era
divenuto, nel 1965, professore ordinario presso la facoltà di Medicina Veterinaria di Parma, dove assunse la direzione dell’Istituto
di Malattie Infettive, Profilassi e Polizia Veterinaria. Dal 1985 al 1987 fu Preside di facoltà e dal 1977 al 1983 ha ricoperto il
ruolo di Prorettore dell’Università degli Studi di Parma. La Veterinaria italiana ha perso con Lui un grande maestro che ha sempre
privilegiato l’insegnamento del metodo e del concetto rispetto alla mera nozione. Fu docente universitario consapevole della
responsabilità e dei doveri nei confronti del soggetto centrale dell’istruzione, rappresentato dagli studenti, dalla loro crescita
culturale e maturazione, sia in termini professionali che sociali. I suoi scritti e il suo dire sono stati preziosa fonte di conoscenza
per un’intera generazione di allievi, entro e fuori l’Università. Il Chirone e suoi lettori si associano al cordoglio dei famigliari e dei
colleghi dell’Università di Parma.
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