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Tu uccidi, lo Stato uccide - LICEO ARTISTICO MUNARI Vittorio V.to

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Tu uccidi, lo Stato uccide - LICEO ARTISTICO MUNARI Vittorio V.to
la virgola
Voci libe r e d a l M u n a r i
numero 02 _ giugno 2012
Guerra?
Tu
uccidi,
lo
Stato
uccide
Giusta o sbagliata?
“La pace consiste nell’avere la
mazza più grande del proprio
avversario” diceva il presidente Harry Truman, in un suo
discorso per giustificare la corsa agli armamenti durante la
guerra fredda.
Io penso che entrambe le fazioni in guerra credano di essere
nel giusto, perché una persona
non potrebbe mai battersi per
delle motivazioni che ritiene
sbagliate; il fatto che gli altri le
ritengano scorrette è un’altra
storia, perché giusto e sbagliato sono concetti astratti che ci
sono stati insegnati proprio dai
vincitori delle guerre.
I conflitti sono generalmente
condannati perché colpiscono e feriscono maggiormente i
più poveri e arricchiscono i più
ricchi. Come diceva Marx, le
guerre sono uno strumento
per l’arricchimento capitalista e per questo motivo i
socialisti nella prima guerra mondiale dichiararono
“guerra alla guerra”.
I motivi delle guerre sono molteplici: religiosi, economici e
territoriali, benché molte volte
i conflitti vengano legittimati
come guerre per la salvaguardia dei diritti dell’uomo o come
guerre preventive, oppure addirittura come guerre per la pace,
il che è paradossale.
Il più assurdo, perfino divertente, è quest’ultimo tentativo
di giustificare la guerra come
necessaria per salvaguardare
la pace!
Ora, se analizziamo i due termini, guerra e pace, risulta evidente che esprimono concetti
contrari, perciò non riesco a
capire come per tutti questi
anni le persone al potere siano
riuscite ad usare questa moti[continua a pag. 14]
I pro e i contro della pena capitale
La pena di morte è l’attuazione
del principio etico – giuridico
in base al quale lo Stato può
decidere legittimamente di togliere la vita ad un individuo
che ha compiuto un crimine
molto grave.
Questo tipo di sentenza è valida
in diversi Paesi del mondo ed
è emanata in base alla gravità
dei reati, quali omicidi o alto
tradimento, ma sono condannate a morte anche persone
che hanno commesso stupro,
rapina oppure crimini legati al
narcotraffico.
La pena capitale vanta origini lontane: dall’antico Egitto,
passando per l’Impero romano,
attraverso il Medioevo e il Rinascimento fino ad arrivare ai
giorni nostri. Secondo Amnesty International, che da anni si
batte per la sua abolizione, rite-
nendola una punizione crudele,
disumana e degradante, è ancora in vigore in 58 stati tra i quali: Stati Uniti, Cina e Giappone.
Le modalità di uccisione sono
moltissime e variano a seconda
del periodo storico: nell’antico Egitto per ammazzare i
criminali si utilizzava l’annegamento; nel Medioevo si
usavano la decapitazione e la
ruota; oggi si ricorre alla fucilazione, alla sedia elettrica,
all’iniezione letale.
In Italia la pena di morte è stata
completamente abolita dopo un
graduale processo di riduzione
dei reati per i quali era possibile infliggere tale sentenza, ma
oggi, in tempi in cui si registra
un aumento della criminalità, si
torna a discutere sull’opportunità di ripristinare anche nel nostro Paese la condanna a morte.
Secondo qualcuno, infatti, per
quanto brutale, ha dei vantaggi.
Da più parti si sostiene che
l’esecuzione capitale sia la giusta punizione per crimini gravi
come l’omicidio o il tradimento
della patria, poiché i soggetti che compiono questi reati
sono pericolosi e dannosi per
la società; le carceri, poi, sono
spesso sovraffollate e il mantenimento dei numerosi detenuti
ha un costo eccessivo per la
comunità.
Si ritiene che le famiglie delle
vittime avrebbero finalmente la
giustizia che meritano e che la
pena di morte sarebbe un ottimo avvertimento per chi decide
di compiere un crimine, poiché
sa a cosa va incontro.
Numerose, però, sono le obiezioni a questi argomenti.
[continua a pag. 16]
1
attualità
cultura
Opportunità e rischi dei moderni media
Sai cosa è un’avventura?
È permettere di essere un bambino per diventare qualcosa di
più grande. È partire da casa
con gli occhi pieni di lacrime,
ma con un sorriso sulle labbra.
È accettare tutto ciò che viene
a te perché alla fine il cambiamento ti ripaga, anche se non
piace a tanti.
Un’avventura è arrivare in uno
Stato dove l’unica cosa che sai
dire è: “Ciao, non parlo italiano” con mezzo sorriso. Un’avventura è sapere come sfruttare
il tempo perché sai che la tua
permanenza ha i giorni contati
e il volo di ritorno è già in un
portafoglio sotto la scrivania.
È accettare l’amore incondizionato della famiglia che ti accoglie senza chiedere niente in
Internet, Facebook, Twitter, Youtube
Nel mondo d’oggi,
miliardi di persone,
di ogni angolo del
pianeta, navigano su
internet per scopi privati, business e anche
militari. Grazie ad internet, noi tutti abbiamo risolto
molti problemi quotidiani di
informazione, o di altro tipo, e
possiamo anche risparmiare: ci
teniamo aggiornati in tempo reale sugli avvenimenti che succedono nel mondo, scarichiamo
brani musicali e video gratis invece che comprarli al negozio,
ecc. Tuttavia, se non stiamo
attenti, possiamo incappare anche in imbrogli e truffe…
Infatti, su internet possiamo
imbatterci in diversi siti dove
si promette denaro in modo
ingannevole, o dove appaiono
semplici messaggi pubblicitari,
video, videogiochi e brani musicali che, una volta cliccato sul
link, ci faranno scaricare un file
con un virus che si impossesserà del nostro del computer…
Il social network più famoso al
mondo e usato da miliardi di
utenti è il noto Facebook, dove
persone di tutte le età condividono con gli amici stati d’animo e momenti che hanno vissuto nella giornata. Invece Twitter
viene usato da persone che scrivono quello che fanno in tempo reale, attraverso dei piccoli
“tweet”con i quali raccontano
le novità e gli avvenimenti e li
pubblicano in modo istantaneo
(tweet significa “cinguettio”:
un “tweet” corrisponde a un aggiornamento del servizio). Un
sito multimediale ancora più
famoso è Youtube, che mostra
una moltitudine di video amatoriali di tutti i generi.
Quando si entra in uno di questi social network bisogna stare
attenti ai falsi utenti e ai link infettati, che purtroppo sono sempre in giro. Inoltre, se non ci si
pone dei limiti, la frequentazione di questi siti può trasformarsi in una dipendenza vera e propria: molte persone, purtroppo,
2
ne sono affette.
Sui giornali si legge che Facebook è
sempre bersagliata
da hacker che rubano
dati personali e anche
foto di profili che poi
non si sa che fine facciano. Da
quando Facebook è diventato
famoso, il suo fondatore, soprattutto in
questi ultimi anni, ha
fatto ogni sforzo per
garantire la privacy
degli utenti: infatti,
Mark
Zuckerberg,
che è ora un miliardario, investe molto denaro per bloccare
i furti di dati e rendere il sito
sicuro e sempre monitorato:
tuttavia non è sempre possibile prevenire la diffusione di
immagini e altro materiale che
milioni e milioni di utenti condividono. Per evitare di essere
derubati dei dati personali è
meglio scriverne il meno possibile e pubblicare poche foto
personali: possibilmente, è preferibile utilizzare immagini che
non si riferiscano a noi stessi.
Youtube, d’altro canto, si rivela molto utile quando si vuole
recuperare qualche programma
televisivo perso o visto in passato: infatti, vi si trovano repliche di trasmissioni, trailer
di film, video comici, video
musicali, cartoni animati, brani di pellicole di vario tipo e
molto altro…
Probabilmente il sito di Youtube è fatto meglio rispetto agli
altri, perché c’è più controllo;
in alcuni casi si possono trovare video con contenuti osceni o
pericolosi per il pubblico, ma
poi in poche settimane vengono
rimossi, oppure vengono solo
mostrati ad un pubblico maggiorenne, che però deve essere
registrato al sito. I video sono
quasi tutti amatoriali e a volte ci
sono alcune persone che con i
loro filmati diventano famosi in
tutto il mondo e, in alcuni casi,
riescono perfino ad entrare nel
mondo dello spettacolo.
In quest’ultimo anno Youtube
è stato seguito molto dai media
internazionali, ad esempio per
conoscere cosa succede in Sira
e in altri paesi coinvolti nella
“primavera araba”. Youtube è
stato molto utile anche alle forze dell’ordine per rintracciare il
volto di qualche teppista, come
nel caso dei tafferugli di Roma. A questo proposito, però,
bisogna andare cauti
quando si fa un video
in pubblico e lo si
mette sul web, perché ogni individuo ha
diritto alla propria privacy e purtroppo molti
pubblicano delle riprese senza fare molta
attenzione, incorrendo
poi in contestazioni.
Sempre più preoccupante è anche il fenomeno che vede su
tutti i siti web iscritti ragazzini
con meno di 14 anni i quali, nonostante siano molto giovani,
dispongono di tutte le tecnolo-
gie (smartphone, pc,) e quando
stanno su internet pubblicano
una miriade di foto che ritraggono loro stessi nelle pose più
svariate o video in cui parlano in modo scurrile, credendo
così di avere successo. Questo
fenomeno è grave perché, a
quell’età, è meglio che i ragazzi
stiano con i genitori e gli amici,
invece che in rete, perché altrimenti, oltre a sottrarre tempo
alla vita “reale”, espongono ad
un alto rischio la loro privacy,
la quale deve essere controllata
e gestita da genitori responsabili. Per questo motivo,
per entrare nel web
e iscriversi alle varie
pagine bisogna aver
compiuto i 14 anni e,
in ogni caso, è doveroso per tutti essere
informati non solo delle opportunità, ma anche dei rischi a cui
si va incontro.
Mohamede El Ouajjajy 2A
La rilevanza del reato minore
Davvero un reato è poco grave se di lieve entità?
Un reato, piccolo o grande che
sia, è sempre rilevante. Quasi
sempre lo scopo di un reato è
danneggiare la vittima e beneficiarne. Parlando in questi
termini, non si crea una situazione di uguaglianza per le
due parti, quindi, anche secondo legge, è sbagliato. Molto
spesso i reati che compiono i
ragazzi sono piccoli e, più che
per scopo di guadagno, per
divertimento; non per questo
però devono rimanere impuniti. Se non si viene scoperti è
comunque rilevante, perché si
infrange la legge. Alcune persone possono pensare che se
la si passa liscia nessuno dice
niente e la faccenda è morta lì.
In realtà la maggior parte dei
furti importanti sono condotti
da persone che, fin da ragazzi, taccheggiavano o facevano
piccoli imbrogli. Proprio così:
il furtarello come il piccolo reato, se continuato per un po’di
tempo, diventa un vero vizio,
finché non si incappa nella
giustizia e si riesce, con un po’
di fortuna, a cambiare. In ogni
caso, piccoli reati compiuti
anche in posti differenti creano una cattiva fama all’individuo, il quale rischia di venire
etichettato per molto tempo,
se non per sempre. In conclusione, i piccoli reati sono,
oltre che pericolosi, inutili,
perché con lo scopo di passare
il tempo si rischia di perdere
credibilità, reputazione e molto altro, anche per sempre.
Andrea Pradella 2A
È…
cambio se non affetto, rispetto e
accettazione di tutto quello che
è diverso. È non avere proprio
voglia di parlare del tempo che
passa: hai paura, perché questo
non ferma mai la sua corsa. È
vivere sotto la filosofia di Hakuna Matata perché impari che
le cose buone passano veloci,
ma anche le brutte svaniscono
con il tempo. È capire che il
mondo è come tu lo sogni e che
basta un gelato dopo scuola durante i primi giorni della primavera con i tuoi amici per capire
pienamente quanto dolce sia la
vita. Un’avventura è prendere
il viaggio come una sfida dove
l’unico vincitore sei tu, è essere curioso e fare diventare le
persone attorno a te curiose di
chi sei. Un’avventura è dire or-
gogliosamente che provieni da
una piccola isola terzomondista
dei Caraibi dove il cielo è difficile da dividere dall’azzurro del
mare. Un’avventura è essere il
mare e diventare una montagna
nel nord della bella Italia. È capire l’umanità attraverso la conoscenza delle culture, è vivere
il vero significato di essere una
cittadina del mondo. Perché
Quanto ti costa?
25 Aprile 1945
Molte sono le differenze tra una
guerra Ingiusta ed una Giusta,
ma una è la più importante: la
prima esiste, l’altra no.
Studiare geografia in classe
significa anche accorgersi che
non tutti stanno bene come noi,
che la pace non è poi così scontata, che molti nostri coetanei
“combattono” ogni giorno per
sopravvivere.
Vi sono Paesi in cui le guerre
sono parte integrante della quotidianità. I combattimenti non
hanno mai smesso di abitare il
pianeta, ma la maggior parte
delle persone è ignara di ciò che
accade nel mondo. Nonostante
la globalizzazione abbia ridotto
le distanze e la tecnologia abbia
reso più immediata la comunicazione, in realtà siamo sempre
più disinformati. Normalmente
Il 25 aprile rappresenta un giorno fondamentale per la storia
della Repubblica Italiana: si celebra l’anniversario della Liberazione dell’Italia dall’occupazione dell’esercito tedesco e dal
governo nazifascista, avvenuta
nel 1945 dopo una drammatica
guerra civile.
Durante la 2^guerra mondiale dal 1943 l’Italia si ritrovò
divisa in due; al nord Benito
Mussolini e i fascisti avevano
costituito la Repubblica Sociale
Italiana, vicina ai tedeschi e al
nazismo di Hitler mentre al sud
si era formato il governo Badoglio, in collaborazione con
gli Alleati americani e inglesi.
Per combattere il nazifascismo
si era organizzata la Resistenza
partigiana che coinvolgeva persone di diversi ceti sociali, di-
Le guerre del silenzio
le notizie sulle guerre parlano
solo di quelle conosciute da
tutti (Afganistan, Pakistan e
buona parte dell’Africa e del
Medio Oriente). E invece?
Invece attualmente nel mondo
sono in atto oltre 24 conflitti, 3
in Medio Oriente, 10 in Asia e
in Africa, uno in America Latina, dai quali si arricchiscono
solo i “signori della guerra” ovvero i fabbricanti di armi.
Fare la guerra, oltre che provocare disastri alla popolazione,
ossia: fame, povertà, morte, è
anche una grossissima spesa
economica. La spesa militare
mondiale ammonta infatti a 3,3
milioni di dollari al minuto, 198
milioni ogni ora, 4,7 miliardi
ogni giorno, 1.738 miliardi di
dollari in un anno.
[Continua a pag. 15]
alla fine “la vita è una grande
avventura o niente.”
Dedicato a tutti gli
avventurieri nel mondo,
alla mia famiglia, a Tino
e ai miei amici.
Alessa Rosario 4^A
Repubblica Dominicana
INTERCULTURA 2011-2012
Giorno della Liberazione
verse idee politiche e religiose,
ma accumunate dalla volontà di
lottare per riaffermare la democrazia e il rispetto delle libertà
individuali.
Nella primavera del 1945 i Partigiani, supportati dagli Alleati,
entrarono vittoriosi nelle principali città italiane, mettendo
fine al regime nazifascista. Torino e Milano furono liberate il
25 aprile del 1945. Questa data
è stata assunta come giornata
simbolica della Liberazione
dell’Italia intera e denominata
appunto Festa della Liberazione. Vienne commemorata
ogni anno in tutte le città italiane, in ricordo di tutti colori
che sono morti per garantire
alle generazioni future democrazia e libertà.
Erica Antoniazzi
www.isamunari.it
visitate il sito della vostra scuola...
soprattutto le pagine sempre aggiornate degli EVENTI E PROGETTI!
Troverete anche altre notizie e immagini relative al lavoro svolto dalla seconda B per la realizzazione di questo giornale.
3
cultura
Sulle note della speranza
La memoria in una danza che celebra la vita
Che la gioia arda nei nostri cuori
e che i nostri piedi fluiscano con piacevolezza
così calpestiamo il cuore della nostra terra natale
e cantiamo: è bello vivere!
27 gennaio1945: centinaia di
vite corrono verso la libertà calpestano i corpi dei loro fratelli
uccisi.
Chi ha commesso pagherà, ma
non esiste un prezzo per milioni di uomini e donne, anziani
e bambini, prima emarginati,
sfruttati, derisi e poi brutalmente ammazzati.
Un popolo che ha subito ingiurie
e diaspore, padri dei nostri padri
che ancora non hanno una patria.
Ma il popolo ebraico ha saputo rialzarsi, farsi forza e ricominciare.
La canzone scorre esultante
su montagne e valli
nei nostri petti ancora batte
il richiamo che è bello vivere!
Non ci fermeremo perché c’è tanta
forza ed energia
il nostro intero corpo arde
e il nostro cuore sussulta.
27 gennaio, di ogni anno: una
data per ricordare il genocidio
che ha insanguinato l’Europa.
Le lacrime hanno bagnato la
terra e l’hanno resa nuovamente fertile, il sole l’ha scaldata ed
ora i figli della Shoah tornano a
danzare, su un terreno non più
di morte ma sulle solide fondamenta di un mondo che ha imparato la lezione.
La cultura yiddish è un ramo
del popolo ebraico che proviene dall’Europa dell’Est, ed è
quella che, subendo i maggiori danni da parte del nazismo,
oggi è quasi scomparsa.
Le danze sono dei salmi “musicati”, che negli shtetl (ovvero
i villaggi, che erano delle vere
e proprie comunità), venivano
ballati da tutti, come modalità di preghiera, durate le feste
religiose e non, matrimoni, Pasqua, feste del villaggio. Sono
musiche vive, dinamiche ma
con un fondo di malinconia.
Queste tradizioni sono state per
il popolo ebraico speranza e sostegno attraverso gli orrori subiti.
Grazie al professor Rodolfo
Baggioni, insegnante di storia
dell’arte, il 27 gennaio 2012
abbiamo pututo ricordare: il
nostro insegnate ci ha coinvolti
in una giornata di balli yiddish
nell’atrio dell’Istituto, insegnandoci i passi più significativi e mettendoli in pratica con
noi. Tra risate e musiche, anche
noi quel giorno abbiamo abbracciato i nostri fratelli in un
ballo che non celebra la morte
ma un nuova vita.
4
solo continua ad esistere, ma
dagli anni Ottanta è stato addirittura rilanciato.
Un esempio è costituito dal sito
antisemita HolyWar, l’articolazione web del “Movimento di
Resistenza Popolare L’Alternativa Cristiana” che, periodicamente, stila liste di proscrizione antiebraiche, diffondendo
poster antisemiti e persino un
dossier, ricco di sezioni, tutte
costruite intorno ad un unico
tema, un feroce antisemitismo
che trasuda da ogni pagina.
Il gestore del sito è il norvegese Alfred Olsen, descritto come
“mentalmente instabile”; è conosciuto sin dalla prima metà
degli anni Novanta come estremista di destra ed organizzatore
di “conferenze antisioniste”,
recentemente è tornano agli
onori delle cronache perché ritenuto uno degli ispiratori del
terrorista norvegese Breivik.
Ma Holy War non è un caso
isolato. Sempre nel dicembre
2010, nell’ambito della relazione quadriennale sull’antisemitismo nel nostro Paese, il CDEC
(Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea) aveva lanciato l’allarme
a proposito del web: secondo
lo studio, i siti internet italiani
con significativi contenuti antiebraici sono raddoppiati tra il
2007 e il 2010 rispetto ai quattro anni precedenti.
Alla luce di questi dati, sentiamo di dover condividere con
voi le riflessioni di Elisa Springer, scrittrice e sopravvissuta
al campo di sterminio di Auschwitz, sul senso del Giorno
Feste per giovani o business della droga?
Che ogni dolore se ne vada
allontaneremo ogni sventura
e andremo intorno e intorno
in una hora senza fine.
Perencin Francesca 3C
La cultura della Memoria contro l’antisemitismo di oggi
Qualsiasi cosa si scriva e si dica
nel Giorno della Memoria, non
servirà a mettere fine all’antisemitismo.
Infatti una recente indagine
parlamentare ha messo in luce
che online esistono oltre mille siti dedicati alla diffusione
dell’odio antiebraico.
Confrontando l’antisemitismo
di ieri e di oggi, si nota qualche
differenza; la prima novità è
che l’antisemitismo ha smesso
di essere esplicitamente razziale in senso biologico, infatti
non si sente più parlare di sangue o di razza ebraici, di tratti
fisici propri agli ebrei.
Fino a cento anni fa l’antisemitismo scaturiva dal ritenere
gli ebrei un pericolo, una minaccia per l’identità nazionale,
per l’integrazione, per il corpo
sociale, per l’omogeneità del
Paese... Insomma, gli ebrei incarnavano logiche che minavano il gruppo dominante e quindi l’immagine di una identità
nazionale, oltre al fatto che occupavano posti di potere. Oggi
potrebbe sembrare che non sia
più così. In realtà, proprio consultando i vari siti, ci si rende
conto del contrario.
Il vecchio antisemitismo nazionalista, razzista, xenofobo non è
sparito, come pure quello cristiano.
Il vecchio antisemitismo non
Rave Party
della Memoria affinché la conoscenza diventi coscienza:
“Non dimenticare a quali
aberrazioni possono condurre
l’odio razziale e l’intolleranza, non il rito del ricordo, ma
la cultura della memoria. [...]
Oggi più che mai, è necessario che i giovani sappiano,
capiscano e comprendano: è
l’unico modo per sperare che
quell’indicibile orrore non si
ripeta, è l’unico modo per farci uscire dall’oscurità. E allora, se la mia testimonianza, il
mio racconto di sopravvissuta
ai campi di sterminio, la mia
presenza nel cuore di chi comprende la pietà, serve a far crescere comprensione e amore,
anch’io allora, potrò pensare
che, nella vita, tutto ciò che è
stato assurdo e tremendo, potrà
essere servito come riscatto per
il sacrificio di tanti innocenti,
amore e consolazione verso chi
è solo, sarà servito per costruire un mondo migliore senza
odio, né barriere.
Un mondo in cui, uomini liberi,
capaci e non schiavi della propria intolleranza, abbattendo
i confini del proprio egoismo
avranno restituito, alla vita e a
tutti gli altri uomini, il significato della parola Libertà.’’
Annalisa Modolo
Lanuvio, Asiago, Caorle, Revine: dal Lazio al Veneto,
sono sempre più frequenti ed
esasperano la gente del posto
per la musica sparata ad altissimo volume.
Sono feste organizzate per il
divertimento dei ragazzi o sono
volte solo ad arricchire i pusher,
sfruttando proprio i giovani?
Nati alla fine degli anni Ottanta,
i Rave compaiono quando negli
Stati Uniti e in Europa vi erano problemi politici, difficoltà
economiche o disagi sociali. In
varie forme di contestazione si
formarono controculture tese a
denunciare i vari problemi.
Quella che ha maggiormente colpito la scena dei Rave è stata la
controcultura Hippy che ha dato
vita ad un grande movimento.
I primi Rave nascono nelle fabbriche
abbandonate o nelle
metropoli statunitensi, espandendosi
poi in tutt’Europa.
L’esplosione della
cultura psichedelica,
nel contempo, fa nascere un nuovo genere musicale, l’Acid
house, che segnerà
l’inizio dell’associazione tra i Rave
e il consumo di stupefacenti, facendo
diffondere dappertutto queste feste.
Con l’affermazione,
durante gli anni Novanta, dell’Acid house, i rave
si trasformarono rapidamente
in un fenomeno diffuso e condiviso soprattutto tra i giovani
che consumeranno fiumi di
droga e alcool. Queste feste
sono definite dai raver come
un mondo a parte, un mondo
di felicità, dove usare stupefa-
centi è normale. Attenzione!
Se usi cocaina, sei considerato solo un principiante! Devi
iniettarti almeno un po’ di ammoniaca per essere qualcuno!
E innegabile, dunque, che
queste feste vengono organizzate solamente per incrementare il narcotraffico,
arricchendo produttori e spacciatori di sostanze, sfruttando i giovani, i quali ne fanno
grande uso a causa dell’assordante e incessante musica
che sconvolge la loro mente.
Ma la felicità data dalla droga
è effimera, meglio cercarla invece in altre attività più costruttive, soprattutto per la propria
mente, come l’arte, la musica o
nella natura.
“Se non avete mai fatto uso di
droghe, non fatelo ora. Lasciatemi dire per esperienza che
non dovete farlo. Io sono in
questa condizione ed è orribile, e non voglio che nessuno si
senta come mi sento io adesso.
Lasciate che sia io a soffrire
per voi, perché è qualcosa cui
nessuno deve assoggettarsi”
Anthony Kiedis.
Simone Zuan
cultura
La dura realtà delle bambine cinesi
In Cina spariscono ogni anno
oltre due milioni di bambine,
vengono uccise appena nascono, appena il loro corpicino
nudo testimonia la loro condanna a morte: l’essere femmine. Molte donne che sono
incinte vengono arrestate e
vengono costrette ad abortire,
dopo vengono sterilizzate, le
madri che si rifiutano di perdere le loro bambine arrivano a
essere minacciate dalla polizia
finché non vengono convinte
ad abortire. Alcuni medici di
professione, sotto la pressione
del governo cinese, sono incaricati di uccidere le neonate che
verranno registrate come morti
da polmoniti e crisi respiratorie. Le famiglie ricche possono
avere tanti bambini, perché avere i soldi significa poter pagare
la tassa sui figli. Una sanzione
infatti viene applicata ad ogni
figlio dopo il primo. Se non si
paga si perde improvvisamente
il lavoro e la casa di famiglia
viene demolita. Un
altro modo per non
farsi strappare le
proprie ragazze è
quello di non iscriverle all’anagrafe,
così saranno meno
di fantasmi. Una
recente indagine ha
calcolato che tra circa vent’anni gli uomini cinesi avranno
difficoltà a mettere
su famiglia perché
uccidendo le bambine non ci saranno più donne. Loro
non andranno mai a
scuola, perché staranno chiuse in casa
a sbrigare le faccende domestiche e utili
agli uomini che le considerano
loro oggetti personali da maltrattare e violare. Loro non po-
tranno mai scegliere un marito
con cui costruire una famiglia
[Continua a pag. 6]
5
[La dura... segue da pag. 5]
perché la maggior parte di loro
sarà venduta, come schiave,
queste povere creature diventeranno mogli a otto, nove, dieci
anni, mogli che dovranno poi
pregare di non avere mai una
figlia femmina.
Altre bambine che riescono a
sopravvivere vengono affidate
agli orfanotrofi, infatti la maggioranza dei bimbi presenti è di
sesso femminile. Alcune sono
abbandonate nei cassonetti, lasciate morire affogate, buttate
per terra e prese a calci finché
si estingua per sempre il loro
timido vagito. Quello attuato
dal governo cinese è un vero
e proprio olocausto del genere
femminile.
Ma tutto questo odio verso il genere femminile da dove nasce?
Ci sono diversi elementi
all’origine della morte o della
scomparsa ogni anno di decine
di migliaia di bambine cinesi.
Alla base di buona parte delle
tradizioni culturali del paese
c’è ad esempio il pensiero di
Confucio, che ha contribuito
a dare alla Cina un’impronta
fortemente maschile, tutt’ora
presente. È in base a questa
visione delle cose che ancora
oggi in molte parti del Paese quando nasce un bambino
maschio, quest’ultimo diventa
immediatamente più importante della stessa madre che lo ha
generato. Inoltre, tradizionalmente, nelle campagne quando
nasce un maschio alla famiglia
viene assegnato un pezzo di
terra in più: questo accade dal
2023 avanti Cristo. Altre ragioni che spiegano questa situazione hanno invece a che fare,
per così dire, con la modernità
cinese. Da quando è cominciata
la politica ufficiale in favore del
figlio unico (“Legge eugenetica
e protezione salute”), varata
nel 1979 da parte delle autorità
di Pechino, anche se è diventata legge solo nel 2002, sono
ancora una volta le bambine a
pagarne le conseguenze. Oggi
in città la politica del figlio unico è molto stretta, mentre nelle
campagne sono possibili delle
eccezioni.
Elena Da Ros
Arte e Musica
“Ascoltiamo” l’opera d’arte
La strage degli innocenti-Giovanni Pisano ci racconta l’ordine di un pazzo
Tutta la storia parte: centrata
in alto. Con spietata autorevolezza, re Erode, l’allora re della
Giudea, ordina ai propri soldati
di compiere il massacro.
Possiamo scorgere, in Erode, il
terrore. Quel meccanismo che,
per paura di diventare vittima,
ti trasforma in carnefice.
Seduto, là, sul suo trono, con
l’indice puntato, il re dà il via
a tutta una serie di vicende che
Pisano sa descrivere in modo
realistico e dettagliato.
Con l’uso della tecnica del
sottosquadro, l’autore crea un
certo dinamismo nel quale l’osservatore riesce ad immaginare
quello che verrà dopo.
Nella parte inferiore della lastra
si compie il massacro. Corpi
inermi di bambini accasciati al
suolo, soldati, come macchine
di morte, madri disperate. Alcune nella speranza di salvare
i propri figli, altre cercano di
strappare il proprio bambino
dalle mani dei soldati, ma invano. Altre ancora singhiozzano,
distese, accanto al corpo morto,
a cercare di trascorrere ancora
alcuni attimi, gli ultimi, con il
proprio figlioletto tra le braccia.
Ma là fuori non è finita: le grida
e i passi pesanti dei soldati.
I pianti acuti e continui dei
bambini sembrano lontani, quasi coperti dal caos generale.
Le madri singhiozzano, urlano,
scappano. I soldati eseguono.
Magari con sadica soddisfazio-
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ne, magari a malincuore. Magari costretti ad uccidere il proprio
figlioletto o magari costretti a
vederlo uccidere da altri.
I suoni metallici dei pugnali
interrompono i pianti, che continuano a diminuire, in minuti
che sembrano interminabili.
La Strage degli innocenti è
l’episodio, tratto dal Vangelo
di Matteo, che Giovanni Pisano
ha rappresentato nel pulpito del
Duomo di Pisa.
Un tema attuale in una lastra di
circa ottocento anni fa. Vi consiglio vivamente di andarla a
vedere perché Giovanni Pisano
vi saprà raccontare questa storia molto meglio di me.
L’anno scorso la nostra classe
2B non era stata fortunata per
quanto riguarda la gita, anzi la
visita d’istruzione! Abbiamo
visitato il museo del Cenedese
a Serravalle! Quest’anno ci eravamo fin dalle prime settimane
di scuola illusi di poter svolgere, come tutte le scolaresche,
una bella uscita tranquilla, tra
arte e storia, invece siamo stati
inondati da una pioggia battente che ci ha completamente distrutti. Già dal mattino si erano
viste le prime promettenti avvisaglie di quell’acquazzone che
si è scaraventato furioso su di
noi, proprio fuori Palazzo Te.
Il brutto tempo non ci ha lasciato in pace nemmeno durante l’ora di pranzo, infatti, quel
tempaccio, che ci perseguitava
sin dal mattino, non ci ha permesso di mangiare tranquillamente all’aperto.
Inoltre, tanto per peggiorare le
cose, non abbaiamo potuto visitare Palazzo Ducale all’orario prestabilito proprio a causa
della pioggia, così abbiamo girovagato per le vie di Mantova
fino alle diciassette, quando finalmente ci hanno permesso di
entrare.
La parte migliore della gita è
stato il viaggio in corriera, dove
L’amore è...
lettera di un’innamorata delle piccole cose
Matteo Da Frè 2F
Addio febbre del sabato sera!
Robin Gibb, componente del
celebre gruppo dei Bee Gees, è
morto: a 62 anni non è riuscito
a combattere la malattia che da
tempo lo affliggeva.
Assieme ai fratelli Maurice
e Berry, diede il via alla Disco Music, e se forse non tutti
voi lettori rammentate questo
trio, sicuramente ricorderete i
loro successi planetari, come
“How deep is your love”,
“Night Fever” e l’intramontabile “Stayin’ Alive”. Con
la voce in falsetto, tipica dei
loro brani, segnano un’epoca
L’aMantova
religiosa
Metamorfosi sotto la pioggia!
e anzi, più di una. Un genere,
la disco music, che può piacere o non piacere: è innegabile
comunque che questo trio sia
stato un precursore dei tempi
e un innovatore degli anni ’70,
pezzo imprescindibile della
storia musicale per lo svilupparsi delle correnti successive.
Si sa, la musica è come la lingua parlata: qualcosa di vivo,
mutabile, che interagisce fra
diversi generi, si influenza,
corre parallelamente all’epoca
in cui si innesta, ed è proprio
questo il bello!
Ricordiamo anche altri lutti di
quest’ultimo anno: la morte di
Whitney Houston l’11 febbraio 2012, e la recente scomparsa di Donna Summer, altra icona della disco, definita appunto
“Queen of Disco”. Non possiamo tralasciare inoltre un artista che ci interessa da vicino:
il nostro italianissimo Lucio
Dalla (4 Marzo 1943 - 1 Marzo
2012), musicista, cantautore e
attore, i cui brani sono un patrimonio per la nostra identità
musicale e nazionale.
Valentina Fracassi
L’amore… Cos’è l’amore? È la
forza che ci fa rialzare e andare
avanti a testa alta con il cuore in mano, per lottare contro
ogni ostacolo più remoto degli
abissi, è lo spirito che ci tiene
in vita, che ci fa crescere e maturare, è la passione che ispira
noi stessi per provare ogni giorno nuove emozioni, è la nascita di un’altra speciale creatura
messa al mondo. È il saper
guardare oltre riguardo ciò che
ci circonda, è il ringraziamento
di esistere e di apprezzare ogni
piccola luce che ci è stata posta
davanti agli occhi e percorrerla per fare vedere chi siamo.
È saper perdonare anche il più
grosso errore e gestire con saggezza le possibilità che puoi
dare a coloro che sono rimasti
colpiti da come sei. È accettare e apprezzare ogni difetto che
rappresenta ognuno di noi.
È la pulsazione di un nanosecondo tuonante memorabile
per un brivido che fa vibrare
le corde più profonde dell’animo di tutto il corpo come musica flebile.
È la saetta che percuote lo scorrere del sangue fino a dare impulso al più piccolo atomo presente. È l’esplosione continua
di pensieri e sogni di creatività
che quasi ci stupisce soddisfan-
do il nostro “io” fugace interno.
È l’insieme dei ricordi preziosi
che ti fanno riflettere e osservare la vita da un altro punto di vista. È la voglia di andare fino in
fondo nonostante tutte le avversità ti piombino addosso, è la
sapienza del saper trovare nelle cose negative un semplice
lato positivo che ti illumina la
strada come un’aurora
fluorescente.
È il coraggio
di insistere
con rispetto
rimanendo
a qualunque
costo se
stessi. Sperimentare dolore per
aiutare e capire il prossimo. È il saper guardare oltre
l’orizzonte, di cui il sole, con i
suoi raggi bagna il confine. È il
riprovarci senza temere alcun
dubbio. È trarre esperienza dal
passato, sopravvivere nel presente e covare dentro di sé il
proprio futuro. È fatto di coincidenze che possono cambiare
le persone con il desiderio e la
realtà di avere cose in comune.
del resto abbiamo trascorso
gran parte del tempo! Un’occasione unica per rafforzare il
nostro legame e trascorrere in
compagnia dei nostri amici una
Perché la vita significa speranza
e il non arrendersi mai per non
macchiare la propria memoria.
È il richiamo di un infuocato
fremito del cuore che non vuole
sapersene di tacere. È il ripensare ai ricordi passati ormai in
tarda età, e il non rimpiangere
ciò che si avrebbe voluto realizzare. L’amore è dare un
senso alla tua vita grazie ad una sola ed unica
persona, e riattivare il
pulpito nascosto del
cuore innamorato. È il
gesto di una piccola cosa che può
essere trasmessa
se colta con il
significato
immenso
che si
vuole
comunicare. È il
mettere a
repentaglio la
propria vita per
la persona che ti sta
accanto, che lotta per
te e che ti aspetterebbe per un
tempo indecifrabile pur essendo tu consapevole della minima importanza che la persona a
cui tieni moltissimo ha nei tuoi
confronti. È il continuare a provare lo stesso sentimento che
piano piano sfocia nell’oceano
ricco di avventure che ti aspettava da tempo, è il saper cogliere le occasioni e arrivare ad atti
giornata iniziata nel peggiore
dei modi.
Il viaggio era stato pianificato
molto bene e, anche se il maltempo lo ha in parte rovinato, è
stato salvato dalla bellezza dei
palazzi che abbiamo avuto la
possibilità di ammirare, dalle
splendide opere affrescate sulle pareti di questi edifici, dalla
complessità delle loro storie e
dall’allegra e bizzarra mostra
della Pixar. :D
La giornata si è conclusa comunque in bellezza, come testimonia la foto! Ci siamo divertiti
tutti, ma speriamo ugualmente
che la prossima gita, pardon
viaggio d’istruzione, si svolga
all’insegna del sole!
Alice Botteon
che non avresti mai pensato di
riuscire a compiere e ti senti
rinato; ma nello stesso tempo
combatti per un’impresa straordinaria, che resta colpita nella
memoria con un’incisa sofferenza e commozione. Sono
continui errori, più chiari solamente attraverso il guardare
con occhi diversi, netti. Avere
fiducia l’uno nell’altro, conoscersi, affrontare ogni giornata
con mille e più problemi con la
persona che ringrazi che esista,
perché puoi guardarla e starle
accanto magari anche da lontano. È mettersi nei panni dell’altro, sussurrare parole dolci e far
notare ogni giorno alla persona
con la quale si vorrebbe passare il resto della vita, il proprio
giuramento eterno. È ridere,
scherzare, divertirsi, coccolarsi
senza aver timore di mostrare la
vera immagine di noi stessi. È
fare progetti, sostenersi, e sorridere a testa alta, anche quando
si presenta il più piccolo ostacolo irremovibile. È il potere
che ci mette alla prova, e tutto
sta nel crederci e cercare di afferrare il più piccolo spiraglio
di luce per ricevere un sorriso
pieno di calore che vale più di
mille parole.
L’amore è la gioia delle picole cose, perchè il cuore è fatto
d’amore.
Senza il cuore non c’è vita.
Laura Meneghin 2E
7
Dietro sensazioni di benessere e libertà… la censura.
L’angolo degli scrittori
Il ruscello e la laguna
C’era una volta un ruscello che
scorreva tranquillo tra piccoli
massi, lambendo la terra smossa dove attecchiscono le piantine di fragola.
Scorreva da sempre, giocando
a solleticare abeti e salici piangenti e dissetando i cervi.
Guardava arrivare il giorno e
trascorrere la notte. E non aveva mai paura.
Un giorno di primavera, attratto dalla nebbiolina che vedeva
sollevarsi da dietro due grosse
rocce, virò deciso verso questa
nuova visione, per guardare
meglio, affascinato dalla novità
e curioso di conoscere tutto.
La cosa che subito gli sembrò
strana fu che immediatamente
dietro alle rocce scomparve il
sole. Un’inquietudine sorda lo
fece spumeggiare lievemente
lungo le rive.
Viste da vicino le rocce sembravano assai più grandi che da
lontano e lui sempre più piccolo.
Guardava in alto, per vedere oltre la nebbiolina dove le rocce
disegnassero il contorno finale
delle punte. Strizzando gli occhi per mettere a fuoco, non si
rendeva conto che la sua corsa
accelerava. Accelerava sempre un po’ di più. Quando se
ne accorse, la sua scia formava
già anse che schiaffeggiavano
nervosamente i sassi e lui capì
che sarebbe stato molto difficile fermarsi, ma pensò che in
natura succede, che forse appena oltre c’era un bellissimo
lago in cui avrebbe riposato di
lì a poco. La corsa accelerava.
La nebbia s’infittiva. E il paesaggio che gli scorreva
accanto veloce era solo
un susseguirsi di ombre
dai contorni indefiniti. Accelerava. Ancora.
Del sole non v’era più
traccia. E un’oscurità
dapprima grigioverde e
poi sempre più bluastra
accoglieva la sua corsa
come una grande bocca
aperta. Tanto bocca e
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tanto aperta, che anche il rumore del suo scorrere cominciava
ad echeggiare di rimando da
quelle che sembravano pareti.
Tutto intorno. E il blu divenne nero e le pareti sempre più
vicine e il fragore sempre più
assordante e la velocità sempre più grande. C’era un punto
preciso, dentro di sé, in mezzo
all’acqua che ribolliva, che rimaneva sospeso. Come il fiato. Fu allora che capì di aver
paura. Per la prima volta nella
sua vita. Ma non fece nemmeno in tempo ad impossessarsi
di questa nuova emozione, che
si sentì comprimere dentro ad
un tunnel. Lo riempiva tutto.
Sfrecciando, slabbrandosi sulle
pareti in un testacoda irrefrenabile con una pressione sempre più
alta. Fu allora che si sentì inghiottito da una polla d’acqua nera.
Si capovolse, rimescolandosi,
senz’altro sentire che spruzzi. E
di nuovo la corsa, nera, gonfia,
a piena velocità, dentro al tunnel spinoso.
S’ingolfò e venne ringhiottito molte volte, ingrossandosi
smisuratamente, mentre la sua
acqua era ormai sparpagliata
in mezzo ad altra, sconosciuta.
Per sempre persa. Correva, non
sapeva dove, non sapeva più
nemmeno quale fosse la base
e quale l’altezza dei suoi capovolgimenti. Una capriola nauseante e cieca. Chiuse gli occhi,
certo di morire.
Ma sentì che il fragore della
propria massa sconvolta nascondeva un ritmo. Ascoltò.
Tu-tutùm, tu-tutùm, tu-tutùm...
Un galoppo.
E scoprì che questa
corsa aveva gambe.
Terreno.
Tu-tutùm, tu-tutùm.
Ma le gambe non
erano sue, no. Era
a cavallo di un destriero lanciato in
una corsa tanto
estrema da sembrare una questione
di vita o di morte
e del quale sentiva
il galoppo come se
tuonasse dal suo
stesso petto. E scoprì di avere braccia.
Con cui gli arpionò
la criniera e il collo. E capì di avere
un volto. Investito
d’aria e spruzzi da
non poter aprire gli
occhi.
Aria e acqua si separavano. E il ruscello trasformato
in cavaliere distingueva l’una dall’altra, sempre più precisamente. L’una
il passato, l’altra il
presente. E scoprì
che la paura diventava liscia, e morbida, e sua. E diventava radice
nel suo petto. Nel punto che
prima era sospeso, ora c’era la
pace. Traboccò in una capriola
dirompente, mentre il cavallo
usciva all’aria, e l’acqua con
lui, straripando insieme dal
tunnel, a mille metri sopra una
laguna d’acqua blu. Il ruscello
Il poeta
Sono il buio della notte,
il racconto fallito,
l’essenza crepuscolare.
Sono l’aborto inconsapevole,
l’esaltazione irritante,
l’arroganza dei vecchi.
Sono il falò dei grandi discorsi,
l’amore perduto, frantumato,
spezzato.
Sono l’odio che brucia le
promesse di ieri.
Sono del poeta le cose fatte,
il rimorso, il dolore della vita,
l’acqua stagnante del fosso.
Giovanni Filardo
“[...]Se qualcuno dovesse decidere quello che devo ascoltare,
quello che non devo ascoltare,
quello che devo vedere, quello
che non devo vedere non mi farebbe affatto piacere. Se qualcuno invece dovesse decidere
quello che devo dire o quello
che non devo dire non mi farebbe altrettanto piacere.” Giorgio
Gaber.
Rispetto all’epoca dei totalitarismi del Novecento, quando la
censura era un chiaro strumento
del regime, che sulla propagan-
da e l’educazione delle masse legittimava ed assicurava
la propria esistenza, potrebbe
sembrare che oggigiorno l’Italia sia uno Stato libero.
Ma, dopo essere stata indicata
nell'annuale rapporto Freedom
of the Press, dell'organizzazione americana Freedom House
(la quale ha come obiettivo la
promozione della libertà nel
mondo), come libera (per quanto riguarda la libertà di stampa),
nel 2004 è stata invece catalogata come un Paese parzialmente
libero. Sorge dunque spontanea
una domanda: “Perché?”
Riteniamo che tale verdetto sia
dovuto proprio alla censura in
atto oggi nel nostro Paese; essa
è molto presente nella televisione dove l’audience, le simpatie
e le antipatie dei dirigenti e dei
proprietari delle varie emittenti
fanno da padroni, magari a scapito della buona informazione.
È evidente che durante i telegiornali, i quali ricordano dei
veri e propri bollettini di guerra, in quanto ci descrivono con
scrupolo quasi maniacale ogni
disgrazia che accade, certe informazioni vengano messe in
secondo piano, presentandole
in modo parziale e non sempre
imparziale.
Potrebbe essere dovuto al fatto che, quando un programma
televisivo o un personaggio
diventano “scomodi”, si tende
all’eliminazione del programma e al licenziamento del conduttore, per questo si dice che il
mezzo televisivo è assai politicizzato. Un sondaggio del 2008
ha fatto notare come la maggior
parte degli Italiani creda che la
risorsa online informativa sia
più affidabile di quelle televisive. Infatti, la mancanza di
libertà sui media è contrastata
dal web dove le persone possono trovare un’informazione più
pluralista.
Di questi tempi, però, si cerca
di limitare l’accesso alle notizie anche attraverso il web,
infatti, in Italia ci sono pochi
luoghi dove si può accedere ad
internet tramite la connessione
senza fili, in quanto bisogna richiedere il permesso. Anche in
alcune scuole vengono oscurati
certi siti internet, limitando la
ricerca. Fin quando la censura
in ambito scolastico interessa siti come i social network
non pone nessun muro tra noi
e l’informazione, ma quando,
per cercare notizie, anche per il
nostro giornale, siamo bloccati
dall’oscuramento di molti siti
utili, viene naturale domandarsi:
“C’è, dunque, chi decide anche
ciò che dobbiamo pensare?”
Arianna Rusalen
Il carcere entra a scuola, la scuola entra in carcere
cavaliere guardò in basso, con
una vertigine, mentre il galoppo
rallentava.
Seduta sulla riva, intrecciava
una ghirlanda di fiori una fanciulla. Sollevò il volto, sorridendo. “Eccoti”. E il cavaliere
comprese che anche la fanciulla
era figlia dell’acqua. E del turbamento. Dov’era nata la
cascata, il destriero seguì
il pendio dei monti, fino
a riva.
Il cavaliere e la fanciulla seppero guardandosi,
delle pene passate.
Tenendosi per mano, a
piedi nudi, in mezzo ai
fiori, presero la via di
casa.
Franca Pistellato
Il 18 aprile le classi quarte B, C,
D, E hanno vissuto l'esperienza dell'incontro-confronto con
un gruppo di uomini detenuti
presso la Casa di Reclusione di
via Due Palazzi – Padova, un
carcere di media/alta sicurezza,
progettato per 370 detenuti e attualmente abitato da 740!
Due ore nelle quali si è potuto
capire quanto poco basti per
entrarvi manette ai polsi. Molto
spesso non esiste una spiegazione precisa al perché una persona commetta un reato, solitamente è un lento scivolamento
che fa perdere la cognizione di
che cos'è giusto e di cosa invece è sbagliato.
Chiedete anche agli altri ragazzi e ragazze di 4^ cosa si prova
ad incolonnarsi in fila indiana per entrare in un posto di
guardia, lasciare i documenti,
ricevere un pass, sapere che c’è
un solo WC a disposizione del
“pubblico”, incamminarsi scortati da due guardie passando di
cancello in cancello, inferriata
in inferriata…Fino alla stanzalaboratorio di giornalismo: accesso possibile a non più di 30
carcerati in due turni diversi.
Ci siamo confrontati con uomini condannati per reati di vario
genere (incidenti mortali causati per guida in stato di ebbrezza,
sequestro di persona, omicidio,
rapina, spaccio ed uso di stupefacenti) i quali hanno scelto di
aderire al progetto “Il carcere
entra a scuola, la scuola entra
in carcere” e contribuiscono
alla realizzazione della rivista
“Ristretti orizzonti” che non è
altro che l'espressione del loro
pensiero, delle loro vite, dei
percorsi di coscientizzazione e
di riscatto personale e sociale
che anche il Diritto penale italiano prevede.
Abbiamo ascoltato e ci siamo
confrontati soprattutto con i
protagonisti di quattro storie:
Ulderico, Marco, Rachid e Luigi. Chi sotto l'effetto di psicofarmaci presi col metodo “fai
da te”, senza controllo medico,
ha distrutto la propria famiglia;
[continua a pag. 15]
9
Sport
I nostri atleti colpiscono ancora
L’orienteering si ferma, ma la pallavolo insiste con buoni risultati
Anche quest’anno la nostra
scuola ha aderito a numerose
iniziative di carattere sportivo: Giochi Sportivi Studenteschi, Tornei della “Consulta”,
Tornei “Fair play”. Le nostre
compagini di calcio a5, calcio, pallavolo, nonché gli atleti dell’“Orienteering” si sono
battuti con impegno sui vari
campi di gara, onorando la propria partecipazione. Particolare
merito va alla squadra femminile di pallavolo che con forza e
tenacia ha portato a casa ben tre
secondi posti nelle competizioni cui ha partecipato. Il torneo
provinciale di calcio a5 a Ponte
della Priula è stato invece vinto
dalla squadra delle allieve che
però non ha avuto lo stesso risultato a Verona dove avrebbe
dovuto superare le selezioni,
Quando i campioni sono intorno a noi (di Maggie Boito)
10
di riposo, ma l’agile signore si
oppone alla normalità, come il
sig. Bernardi che, spezzando
la consuetudine giovanile di
non praticare sport, si allena
tutti i giorni nonostante il lavoro. Dai due atleti si dovrebbe trarre spunto per uno stile
di vita sano; se fin da giovani,
si facesse un po’ più di attività
fisica tutti i giorni, si arriverebbe con ogni probabilità all’età
del signor Vacalebre ancora
agili e scattanti, proprio come
lui. Forse qualcuno potrebbe
aspirare ai suoi stessi risultati
cioè vincere i Campionati internazionali di atletica senior,
una marcia di 5 km svoltasi a
Lahiti, in Finlandia, nell’agosto
2009, dove il signor Vacalebre si è aggiudicato il titolo di
campione del mondo. Il giorno della gara, alla richiesta di
intervistarlo, ha risposto: “Ricordatevi di portare rispetto ai
superiori! Rispettate le regole e
rispettate le madri!”
Intanto cominciamo da qui!
La moda cambia...
... lo stile resta !
in rappresentanza della nostra
provincia, per passare alle Nazionali.
Dopo i buoni risultati conseguiti lo scorso anno nell’Orienteering, le nostre ragazze non sono
state altrettanto brillanti in questa edizione; il miglior risultato
è stato infatti un sesto posto e le
nostre atlete si sono dovute così
fermare.
Un ringraziamento particolare
ci sentiamo di dire al prof. Bastanzetti che, anche se impossibilitato per motivi personali
ad accompagnare i ragazzi alle
manifestazioni, ha sempre collaborato attivamente per la buona riuscita delle prove.
Due persone fuori dal comune
Forse non tutti sanno che
quell’arzillo anziano che lo
scorso 23 novembre ha premiato i vincitori della campestre, è campione mondiale over
90 nella marcia atletica. Alla
splendida età di 92 anni il signor Vacalebre (per la cronaca
padre dell’omonima professoressa!) si sente ancora giovane,
tanto che si allena periodicamente in palestra o in pista. Accanto a lui quello stesso giorno
era presente anche Bernardi Fabio, il maratoneta con il record
personale di 2h 30’. Entrambi
sostengono l’ormai scomparsa filosofia che lo sport faccia
bene alla salute fisica e mentale. Il signor Vacalebre, dopo
una vita passata nell’esercito e
tre anni di prigionia, nel febbraio dell’anno scorso si è visto
conferire dal presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano
l’onorificenza al merito della
Repubblica Italiana.
Siamo abituati a vedere i nostri anziani rinchiusi nelle case
Moda
Michele Azzalini
Maggie Boito
lo stile resta... diceva Coco
Chanel, la quale è diventata nel
tempo sinonimo di lusso, eleganza e di stile. Gabrielle Chanel riuscì ad emergere grazie
al proprio carattere, al proprio
carisma, al proprio coraggio.
La sua carriera iniziò come disegnatrice di cappelli nel 1908.
La sua fama crebbe rapidamente fino a raggiungere l’apice
con l’invezione del mitico profumo Chanel n.5 che Marilyn
Monroe diceva di amare al
punto tale di andare a letto “vestita” solo di una sua goccia: un
profumo che, a detta della stilista, avrebbe dovuto incarnare
una sensualità e una femminilità senza tempo. Lei è stata la
prima donna ad indossare un
abito unisex e la prima a lanciare l’abbronzatura come moda.
Anche di fronte alla morte non
perse la sua forza, infatti le sue
ultime parole furono: “Vedi,
così si muore”, rivolte alla sua
cameriera.
“La moda cambia, lo stile resta”. Questa frase di Coco
Chanel è esemplare per la sua
disarmante chiarezza. Lo stile
spesso è figlio della creatività ed originalità della moda, è
ciò che resta di valido, di quasi eterno. “Se sei nato senz’ali,
non fare mai nulla per impedire
loro di crescere”.
Lo stile è un modo di essere.
Non tutti ce l’hanno però!
Un’icona universale di stile è
certamente Audrey Hepburn,
la storica e compianta attrice
protagonista del celeberrimo
“Colazione da Tiffany”. Certamente i look da lei sfoggiati nel
famoso film, oggi apparirebbero fuori moda. Ma lei ha lasciato un segno. Col suo fascino e
la sua eleganza senza tempo,
è diventata e rimarrà sempre
un’icona di stile, a dispetto
degli anni che passano e delle
nuove tendenze.
La creatività procede per associazioni tra idee, concetti, fatti, caratteri e dà origine a idee
e concetti nuovi, invenzioni,
scoperte: insomma, a risultati
tanto originali quanto efficaci.
Esprime in poche parole l’essenza dell’essere stilista, questo
mestiere fatto di arte e di amore per il bello, non è semplicemente un mestiere ma un modo
di vivere e di sentire i cambiamenti del mondo. La moda è
ovunque, nel cinema, nella musica, nell’arte, nella vita quotidiana. Lo stile è colore, come
l’estate che sta arrivando.
La moda passa... La moda è
importante, certo, ma ancor più
importante è trovare uno stile
proprio, un mondo tutto nostro,
abiti nei quali ci sentiamo noi
stesse, che ci distinguano dalla
massa, che ci rendano uniche,
che parlino di noi. Un vestito
può raccontare davvero molto
di una persona. Essere schiavi della moda, seguire a tutti i
costi le ultime tendenze, voler
entrare per forza in un abito
che magari non fa per noi, per
colore, modello o qualsiasi altra cosa, può rivelarsi deleterio.
Come anche la scelta di un determinato make-up o hair-style,
che magari non ci dona, ma che
sfoggiamo perché “usa”. Invece lo stile non passa mai. È un
qualcosa di nostro che può essere fuso alle tendenze dell’ultimo minuto, ma ha personalità,
la nostra!
Tante volte una persona, specialmente se è famosa, viene
criticata aspramente per lo stile che ha, magari etichettata e
accusata di essere qualcosa che
non è.
Ah, le apparenze che guaio!
Ormai nessuno si sente più libero di andare in giro vestito
in modo originale o comunque
appariscente, per paura che gli
vengano affibbiate delle etichette assurde.
Ma quanto è sbagliato e ingiusto tutto ciò?
Credo che una donna, una persona in generale, debba sempre
sentirsi libera di indossare ciò
che desidera nei limiti del buon
gusto e della decenza, chiaramente ma so
prattutto, ciò che la fa sentire se
stessa e a suo agio.
[Continua a pag 15]
La pelle dei muri
Intervista a Milena Gabrijlcic
Milena Gabrijelcic, allieva
della classe 5C, ha partecipato
al concorso internazionale Premio Valcellina Mixing Cultures, le cui premiazioni si sono
tenute a Maniago (PN) il 14
Aprile 2012, classificandosi al
quarto posto e vincendo il Premio Calimala.
Milena vanta già un curriculum artistico grazie alle sue
diverse partecipazioni.
La redazione di moda ha intervistato Milena per voi.
Com’è nata l’idea di
quest’opera di FiberArt?
Partendo dal tema “Intreccio di culture” ho pensato di
evidenziare la diversità che
si crea a causa delle diverse
culture e religioni. Il muro è
sinonimo di corpo.
Facendo riferimento a Mimmo Rotella ed Emilio Vedova,
artisti della Pop Art, ho ideato
il mio lavoro.
Dapprima ho sperimentato
diversi materiali e alla fine
ho optato per l’utilizzo di un
sacco in juta per il primo strato, della tartahana rossa per il
secondo strato e infine del saatilene per il terzo.
La canzone Imagine di John
Lennon è stata realizzata con
l’utilizzo di: gesso, uniposca
bianco, pennarello indelebile
e catrame, il quale dà sensazioni di bruciature ed ha un
odore particolare.
Perché hai scelto proprio
questo testo?
Perché è una canzone molto
famosa e riconoscibile da tutti, universalmente nota, una
canzone che parla di pace e
unità, che incita le persone a
immaginare un mondo migliore.
Ti ritieni soddisfatta del
premio vinto?
Si, perché è un lavoro che già
sentivo mio; anche se non
avessi vinto il premio sarei
comunque stata soddisfatta di
essere arrivata lì ed essermi
messa a confronto con persone provenienti da tutto il mondo e con più esperienza di me.
Dove si trova ora l’opera?
Si trova a Maniago, dove è rimasta esposta fino al 13 maggio 2012.
La Virgola ringrazia Milena
per la disponibilità e si congratula con lei per questo prestigioso riconoscimento.
Mirella Edotti, Elena Da Ros
11
Cinema
Cinema - quando la realtà supera la fantasia
la recensione
Ha un fascino sinistro come la
gente si diverta a guardare gli
horror: schiantati davanti allo
schermo, che passa sequenze
brutali a incedere sostenuto.
Una scarica di volt che ti attraversa per tutta la disavventura
dei protagonisti, fra personaggi
più ingenui, “in gamba”, astuti, opportunisti o altruisti. Tutto ok finché resta solo un film.
Finché per tornare alla vita reale basta spegnere il televisore
prima di addormentarsi, col
pensiero che tanto a noi non
può succedere. A volte però la
realtà è peggiore della fantasia,
e la mente dello scrittore non
riesce neanche timidamente a
concepire le fantasie perverse
dei serial killer e gli ingegni
da loro messi in opera per realizzarle. Wisconsin; dalle città
di La Crosse e Plainfield tra il
1947 e il 1957 scompaiono sei
persone. Nessuno può immaginare che dietro al mistero ci sia
la mano di quello che diventerà
uno dei serial killer più conosciuti e studiati dell’intera storia. Ed Gein nasce a La Crosse
nell’agosto del 1906: figlio di
un alcolizzato e di una donna
tanto ancorata alla Chiesa da
Donnie Darko
“28 giorni, 6 ore, 42 minuti, 12
secondi … ecco quando il mondo finirà”
Donnie Darko è un ragazzo
disturbato, che in preda a misteriosi attacchi di sonnambulismo, si risveglia lontano da
casa. Una notte ad attrarlo in
giardino è una voce inquietante
che sembra appartenere a uno
strano e insolito personaggio,
Frank un coniglio alto un metro
e ottanta, il quale dice al ragazzo che restano soltanto quattro
settimane alla fine del mondo.
Quella stessa notte avviene
uno stranissimo incidente: un
motore d’aereo si abbatte sulla
villa dei Darko, distruggendo la
camera di Donnie, che naturalmente non era a letto. Donnie si
salva e si risveglia su un campo
da golf a chilometri di distanza, ma come ci è arrivato? La
schizofrenia o una qualche alterazione mentale sembrano essere la risposta ai continui vuoti
di memoria e ai comportamenti
incomprensibili di Donnie, tanto che viene mandato in analisi
dalla dottoressa Thruman. Tra
le altre cose il protagonista si
innamora, allaga e vandalizza
la scuola e scopre che la strana
vicina, chiamata Nonna Morte
ha scritto un libro sui viaggi nel
tempo. In realtà Donnie vede
sprazzi di futuro o meglio di realtà alternative e comunica con
personaggi che non hanno nulla
a che fare con il suo mondo, ma
che conoscono cose inspiegabili.
Intanto i giorni passano inesorabilmente e la scadenza si avvicina …
Luca Calveri, 5^ C
Donnie Darko
Gli Universi Tangenti
Lo scopo del regista, attraverso questa inquietante pellicola,
è quello di lasciare all’immaginazione dello spettatore la
possibilità di esplorare infinite
strade.
Varie sono, infatti, le interpretazioni possibili: una di queste
vuole Donnie in preda alle risa
alla fine del film come al risveglio da un lungo ed intricato
sogno... che però era il presagio
della sua bizzarra morte.
Un’altra vede il protagonista (e
tutto il mondo) prigioniero di
un lasso temporale della durata di ventotto giorni, al termine
dei quale si torna all’inizio: in
questo senso il mondo sarebbe
finito, perché intrappolato per
sempre tra il 2 e il 31 ottobre
del 1988.
Donnie può uscirne solo sacrificandosi, e per “costringersi” a
farlo, creerà le visioni con Frank.
Tutto ruota intorno al libro
scritto da Roberta Sparrow Nonna morte - “La filosofia dei
12
Horror
viaggi nel tempo” (liberamente ispirato a teorie del famoso
scienziato Stephen Hawking)
e descrive come il tempo occasionalmente possa “corrompersi” per ragioni sconosciute
dando origine a realtà parallele,
chiamate Universi Tangenti;
queste realtà non sono altro che
delle dimensioni temporanee e
profondamente instabili, della
durata di non più di qualche
settimana.
Queste dimensioni sono destinate a collassare su se stesse provocando la distruzione
dell’esistenza; quando crollano
formano anche una sorta di vortice spazio-temporale il quale
permette il viaggio nel tempo e
che può ricondurre al punto di
origine dell’Universo Tangente.
Tutto questo viene narrato nel
libro di Nonna morte dove si
parla per esempio di: Artefatto,
Ricettore Vivente, Viventi Manipolati e Morti Manipolati.
L’Artefatto è il segno della “na-
scita” di un Universo Tangente.
il Ricettore Vivente è un normale essere umano scelto per
riportare l’Artefatto nell’Universo Principale attraverso il
vortice che compare quando
l’Universo Tangente sta per
collassare, ha il dono della telecinesi e vari altri poteri, ma è
spesso tormentato da incubi e
visioni per tutta la durata della
vita nell’altro Universo.
Naturalmente è Donnie il nostro Ricettore Vivente.
Il tempo è stato alterato dalla
materializzazione inspiegabile
del motore del jet (l’Artefatto)
che cade su casa Darko, ed il
nostro giovane eroe deve porvi
rimedio prima che ciò causi la
distruzione dell’universo.
Il Morto Manipolato è, ovviamente, Frank che interviene ad
aiutarlo nella sua impresa.
Ogni accadimento, ogni gesto
delle persone che gli sono accanto (i Viventi Manipolati)
devono portare Donnie a completare la sua missione cioè
cancellare l’Universo tangente
e riportare tutto alla normalità.
Ma davvero tutto può essere
cancellato? Quello di Donnie è
un sacrificio volontario?
Sharon Colli
Federica Brugnerotto
Trainspotting
Un racconto senza alibi
Le vicende raccontate nel
film “Trainspotting” di Danny
Boyle”, tratto dall’omonimo
romanzo del 1993 di Irvine
Welsh, è ambientato in una
zona suburbana di Edimburgo. È la storia di un tossicomane, Mark, e della sua banda di
amici: brutti, sporchi, cattivi e
ladri, ma nella loro insolenza
suscitano pena e simpatia, più
che paura, orrore o schifo.
Un film che racconta esplicitamente una storia di drogati
dal loro punto di vista, senza
abbellire il contesto in cui
agiscono. D. Boyle e il suo
sceneggiatore non hanno pregiudizi nel raccontarli e non
offrono alibi alla loro deriva
autodistruttiva.
Edotti Mirella
distorcerne i messaggi, Ed ha
un’infanzia difficile e un’adolescenza altrettanto complicata.
Dopo la morte del padre, il suo
unico fratello Henry G. cerca
di opporsi ai principi rigidi e
malati che la madre ha imposto
fin da quando lui ed Ed erano
piccoli. Uno strano incidente
è causa di scompiglio ma allo
stesso tempo pare risolutivo:
Henry perde la vita in un incendio alla fattoria di famiglia. Eppure sul suo corpo carbonizzato
viene riscontrato un trauma alla
testa, indizio che porta all’arresto di Ed, presente durante
la tragedia. Le prove non sono
sufficienti e si procede al rilascio del sospettato. Dopo morte della madre in Ed si scatena
la follia. Non si sa di preciso
quante persone abbia realmente
ucciso Ed Gein, effettivamente
fu processato e ritenuto colpevole di nove omicidi, anche se
molti altri sono, in via ufficiosa,
addebitati a lui, alcuni risalenti
alla sua adolescenza. A questa
storia si ispirano i celeberrimi “Non aprite quella porta”,
“Psycho” e “Il silenzio degli
innocenti”. Dove può arrivare
la mente umana? Quale strano
Un film per ascoltare la poesia.
Da Neruda a Rondoni con Il postino
Di questi tempi la poesia non
gode di grande simpatia da parte degli studenti, fatto salvo per
qualche rara eccezione; del resto quella c’è sempre e conferma la regola, appunto! Se l’insegnante di Italiano attacca con
l’analisi del testo poetico, secondo i programmi ministeriali di
seconda, il riposo è assicurato!
Noi quel lunedì non aspettavamo altro, così ci saremmo rilassati un po’, giusto prima della
ricreazione! Ma la nostra prof.
quel giorno ci ha spiazzato, proponendoci la visione del film “Il
Postino” con Massimo Troisi.
Un autentico capolavoro.
Il film racconta la profonda
amicizia del poeta cileno Pablo
Neruda, in esilio in una piccola isola dell’Italia meridionale,
con Mario Ruoppolo, disoccupato figlio di pescatori locali.
Mario trova lavoro come postino “privato” del poeta che
gli trasmetterà i profondi valori
della poesia. I due protagonisti,
parlando d’amore e di politica,
ti spiegano cosa sono le metafore, cos’è il ritmo e ti forniscono la chiave d’accesso al testo
poetico. Straordinario!
Quando la spieghi la poesia
diventa banale, meglio di ogni
spiegazione è l’esperienza diretta delle emozioni che può
svelare la poesia ad un animo
predisposto a comprenderla.
Così dice il poeta cileno al postino Mario e questo è anche,
in sintesi, il pensiero del poeta
Davide Rondoni che abbiamo
incontrato al teatro Da Ponte
gene può determinare la tendenza all’omicidio? Il cinema
simula situazioni ai limiti, per
cercare risposte, denunciare
fatti non ricordati, mostrare la
mente dell’uomo in più sfaccettature, o più semplicemente
sfruttare le paure sconvolgendo
per quelle due ore di durata il
pubblico. Ci sono film ben riusciti, film alquanto scarsi, ma
l’importante è non rimanere indifferenti alla realtà.
Valentina Fracassi
Riaccendiamo il
faro della legalità
per non morire a scuola!
Ti svegli come ogni mattina,
convinto di passare un’altra giornata delle tante che
t’aspettano, pensando che
andrai a scuola per morire di
noia. SOLO DI NOIA. Non
sei consapevole che quel saluto
così svogliatamente rivolto ai
tuoi genitori, uscendo di casa,
sarà l’ultimo della tua vita.
Arrivi davanti al cancello con
i tuoi amici e...KABOOM!
Con la polvere dell’esplosione si dissolve l’esistenza di
intere famiglie.
16 anni, troppo pochi per morire, in un modo così inspiegabile e ingiustificato. Il luogo,
la scuola, mai toccato da nessuna associazione criminale
o forma di terrorismo, è ora
violato e ha perso quel senso
di protezione che da sempre
tutti gli riconoscono, anche se
il colpevole della strage non è
ancora stato identificato.
E noi giovani restiamo passivi;
al posto di condannare, ci limitiamo ad osservare dispiaciuti,
lasciandoci scivolare addosso
le parole, senza dare peso ad
un fatto grave che poteva succedere a chiunque di noi e che
solo per una serie di coincidenze ha colpito Melissa.
Il faro della legalità si sta spegnendo e il nostro Paese sta
andando alla deriva come una
nave senza nocchiere in gran
tempesta. È nostro compito
mantenere viva quella luce.
RAGAZZI, svegliamoci: la
legalità è un diritto e un dovere!
dopo qualche settimana da quel
famoso lunedì.
Davide Rondoni afferma che
chi fa arte, e la poesia è arte,
non deve concepirla in maniera
egoistica, come un’espressione
del proprio essere, utile solo a
se stesso, ma come un linguaggio universale messo a disposizione del fruitore. Non serve
conoscere la storia del poeta e
cosa voleva dire con quei versi riguardo alla sua esperienza
personale: se il tuo fine ultimo
non è analizzare la poesia ma
comprenderla, devi ascoltare
solo i sentimenti che ti trasmette. Non è vero che il poeta deve
esprimersi in maniera complicata, quanto piuttosto rendere
in modo più semplice concetti
[continua a pag. 14]
V. Fracassi, M. Mastropieri
13
Riprendiamoci il nostro futuro!
Alcune battute di un dialogo,
che mi è capitato di ascoltare
occasionalmente, mi hanno indotto a pensare.
“Al giorno d’oggi, in cui il futuro è nelle mani dei giovani…”
“Scusa, quale futuro? Di quali
giovani? Quella dei giorni nostri è una società deviata, che
non crede più nei valori, quelli
puri e autentici; è una società
confusa, violenta, disillusa e incostante, una società annoiata”
“Ecco il punto: la noia. Sempre
in aumento e i più colpiti sono
i giovani, che godono di tutto,
dall’utile al superfluo, che non
si accontentano.”
“Si è vero, ciò che all’inizio
è una moda, quando passa il
grande boom diventa noia,
quindi insoddisfazione e senso
di incompletezza.”
È questa l’idea che gli adulti
hanno di noi.
È questa l’immagine che diamo?
La 2 B lascia
l’impronta!
a
Si
tratta
di un
progetto
che la
nostra
classe ha
intrapreso
sotto la guida
del professore di
scienze Marco Cettolin,
con l’obiettivo di sviluppare
una coscienza su quanto ciascuno di noi sia “impattante”
sul pianeta. Eh sì! Perché anche se siamo piccoli, non dobbiamo dimenticare che siamo
7 miliardi di individui, e ogni
azione o consumo apparentemente ininfluente, moltiplicato per questo numero,
pesa e lascia il segno!
Una carta geografica, stesa sul pavimento al secondo
piano dell’Istituto, rappresenta le terre e gli
oceani che giorno
dopo giorno sono
14
stati ricoperti da impronte
nere, immagine simbolica
della Terra, calpestata e
oppressa, incapace di
sopportare ancora la nostra impronta ecologica
attuale, che richiederebbe già due pianeti!
Dei cartelloni, da
esporre al piano terra, con immagini e
frasi sul singolo
individuo della
massa,
perché
capisca il suo
reale potere nel
destino del pianeta e la necessità di imporsi
scelte e azioni
quotidiane ecologiche, e davvero sostenibili!
Infine le magliette, realizzate con
l’aiuto degli insegnanti Laura
Girardi e Tiziano
Scapin nel laboratorio di moda,
raffigurano
la
Terra con l’orma dell’uomo,
ognuno di noi.
Il tutto per non essere più degli autolesionisti di M****!
È vero: l’adolescenza è una
fase turbolenta, di trasformazioni anche discontinue, in cui
ci si critica e l’identità non è
ben definita; è una fase in cui
molti hanno bisogno di sicurezze e di sostegno così cercano
vie di fuga, qualcosa per sentirsi bene, per evadere da ciò che
gli va troppo stretto o da una
realtà che li soffoca.
Molti entrano nel tunnel della
droga o dell’alcool, che però
non è ciò che li può aiutare a
star bene o a superare per davvero i momenti difficili.
Molte volte è la voglia di crescere e di sfidare se stessi a far
sì che si arrivi ad “imbottirsi”
di sostanze che danneggiano e
indeboliscono il corpo, ma non
portano a niente che abbia un
senso vero e proprio.
Tutto è soltanto una forma di
evasione o ribellione.
Riprendiamoci il nostro futuro!
[Guerra... segue da pag. 1]
vazione per fare guerra ed abbindolare il popolo.
Per concludere, cito ancora
Harry Truman e il comunicato stampa diffuso dal governo
americano sedici ore dopo il
bombardamento di Hiroshima: “[…]Siamo ora preparati
a distruggere più rapidamente
e completamente qualsiasi impresa produttiva i giapponesi
abbiano sopra la terra in qualsiasi città. Distruggeremo i loro
moli, le loro fabbriche e le loro
città. Che non ci siano equivoci: distruggeremo completamente la capacità del Giappone
di far guerra.”
In Giappone uno dei pochi
sopravvissuti descrisse così
quella stessa vicenda: “Mi ero
alzato alle otto di mattina quel
6 agosto del 1945, […] improvvisamente nel cielo, al di
sopra del fiume vidi una mas-
sa d’aria straordinariamente
trasparente, un vento terribile
ci colpì. I cespugli e gli alberi
si misero a tremare, alcuni furono proiettati in aria da dove
ricaddero come saette sul tetro
caos. […] Uno spazio vuoto
e grigio si estendeva sotto un
cielo di piombo. Soltanto le
strade, i ponti ed i bracci del
fiume erano ancora riconoscibili. Nell’acqua galleggiavano
cadaveri dilaniati, gonfi. Era
l’inferno divenuto realtà.”
Quindi, se la vicenda viene
raccontata così, quello che noi
consideravamo il buono non lo
sembra poi molto.
[Un Film..segue da pag. 13]
su cui l’uomo si pone delle domande. Rondoni si è dichiarato contrario all’insegnamento
obbligatorio della poesia nelle
scuole, giungendo provocatoriamente a proporlo come opzionale perché crede che debba
essere inteso in modo meno
pragmatico e più astratto.
“Non ha senso obbligare a
scrivere poesie”, ha asserito
alla domanda se fosse utile far
scrivere poesie agli studenti,
specialmente delle scuole elementari.
Ognuno si è cimentato
poeta nella vita, ma dal provarci al riuscirci c’è di mezzo
il mare. Proprio per questo più
della poesia stessa, è la figura
del poeta ad essere bistrattata
poiché nell’immaginario comune chiunque può “essere
poeta”. Molti poi sostengono
che questa forma di scrittura si
possa ritrovare nei testi musicali, ma Rondoni è contrario a
questa teoria perché dietro alle
parole e alla struttura di una
canzone non c’è lo stesso studio di un testo poetico.
Per Rondoni il lettore deve essere un autodidatta, cioè approcciarsi al testo in modo meno
scolastico e più spontaneo.
A lui è andata subito tutta la nostra simpatia!
Meditate prof! Meditate.
la Seconda B
Mirella Edotti
“Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa
marcia il nemico”.
Per questo in una guerra non
esiste giusto o sbagliato ma
solo morte e distruzione.
Riccardo Pase
[La Moda...segue da pag. 11]
E voi? Che cosa ne pensate?
Meglio essere alternativi con
stile, piuttosto che alla moda
ma omologati?
Presto che è tardi! Ve lo ricordate? Beh, il tempo comincia davvero a stringere per prepararci
all’estate. La primavera avanza
e tra breve cominceranno le
giornate calde con il sole che
punge e brucia la pelle impreparata. Manca veramente poco
tempo per prepararci all’estate.
Per fortuna quest’anno a confermare la buona notizia non è
solo il calendario ma anche il
sole, che si inizia ad intravedere sempre più spesso, portando
finalmente le temperatura verso
l’alto, mentre, piumini, maglioni e sciarponi negli armadi!!!
Insomma, lo dico chiaro e tondo, non ne potevo più di questo
freddo !
Ester Diedhiou
[Quanto... segue da pag. 3]
I sei paesi con la spesa militare più alta nel mondo sono:
Germania, Brasile, Stati Uniti,
Francia, India e Regno Unito, i
quali nel 2011 hanno effettuato
dei tagli che in molti casi hanno rispecchiato l’esigenza di
ridurre i deficit di bilancio. Nel
frattempo, invece, altre nazioni, in particolare Cina e Russia,
hanno aumentato considerevolmente la loro spesa militare.
Quali sono realmente le cause
di tutti questi conflitti? E ancora: riusciremo a conoscerne
fino in fondo le vere motivazioni?
Gli istintivisti e gli psicoanalisti affermano che ormai è diventato di moda credere che la
guerra sia scatenata dal potere
dell’istinto distruttivo umano.
Per esempio, un importante
esponente della ortodossia psicoanalitica, E. Glover, argomenta contro M. Ginsberg che
“l’enigma della guerra è sepolto... nelle profondità dell’in-
conscio”, paragonando la guerra a “una forma svantaggiosa di
adattamento istintuale”. Altre
motivazioni possono essere
economiche, ideologiche, politiche.
Ma riflettendoci, questi possono essere dei motivi validi
per giustificare una guerra? Le
guerre non sono mai giuste,
possono essere necessarie solo
quando si tratta di autodifesa
come contro l’invasione dei nazisti e fascisti durante la seconda guerra mondiale. All’epoca
l’intervento da parte degli Stati
Uniti fu giustificato da motivi
etici, oltre che politici ed economici: l’Europa andava liberata dalla follia di Hitler.
Oggi, come allora, è facile
cadere nella retorica per giustificare anche le più efferate
azioni, ma la guerra non salva
nessuno, le guerre non provocano soltanto morti, ma creano
danni psicologici, traumi fisici
permanenti, orfani e vedovi.
Sara Posocco
vignetta a cura di Marco Mastropieri
Diploma di merito per...
...LA VIRGOLA!
Il nostro giornale ha partecipato al Premio Nazionale “Giornalista
per 1 giorno” indetto dall’Associazione ALBOSCUOLE,
classificandosi tra i primi 100 tra gli oltre 2000 giornali scolastici
selezionati. Un buon motivo per continuare anche il prossimo anno!
Grazie a tutti quelli che hanno collaborato.
[Il carcere... segue da pag. 9]
chi partendo dal celebre
motto:”Cosa mai potrà farmi di
male uno spinello” si è ritrovato a scivolare nella tossicodipendenza più dura ed abbietta;
chi, per difendere altri e se stesso dai soprusi di bulli violenti,
ha colpito con un coltellino acquistato in edicola provocando
una morte per emorragia; chi
ha pensato:”So ben io come
vendicarmi!” ed è passato dalle
parole all’azione…
Il prof. ci ha preparati insistendo spesso sull’importanza
di non pre-giudicare, di non
catalogare frettolosamente e
morbosamente queste persone
come dei “mostri”, ma provare ad ascoltarli e rispettarli
quali uomini che stanno faticosamente e responsabilmente
imparando dai loro errori (an-
che i più tragici crimini) a costruire un dialogo sincero con
la propria coscienza e, per chi
è credente, con Dio per ridare
un senso positivo alle vite loro
e dei loro familiari: ci sono mogli, compagne, fidanzate, figli,
figlie con cui tenere, rinnovare,
reintrecciare rapporti affettivi
validi.
Tutti hanno rinunciato alle loro
2 ore giornaliere di aria aperta
per stare con noi e bisogna riconoscere che per loro non è facile confidare a degli sconosciuti
le proprie esperienze, ma nei
nostri confronti si sono posti
con un atteggiamento di ospitalità e disponibilità a rispondere
a tutte le nostre domande.
Da questo giornale diciamo
loro sentitamente grazie per la
lezione di vita che hanno dato.
Amanat Schizzi 4C
15
[Tu uccidi,... segue da pag. 1]
La condanna capitale, infatti, è
di per sé minata da svantaggi
che bisogna tenere in considerazione, primo fra tutti la possibilità dell’errore giudiziario, e
quindi l’impossibilità di restituire la vita a chi viene condannato benché innocente.
L’idea che la pena di morte sia
inutile è supportata dal fatto che
là dove è praticata, come negli
Stati Uniti, il tasso di omicidi è
più elevato che altrove, mentre
dove è stata abolita, come in
Canada, i reati gravi sono diminuiti; quindi non è un buon
deterrente.
Il ricorso all’esecuzione capitale, secondo il filosofo De Sade,
è un atto di ipocrisia da parte
dello Stato e della società che
si autodegradano a livello di
assassini, senza risarcire le famiglie delle vittime, nelle quali
invece si fomenta lo spirito di
vendetta.
Opinioni diverse che nascono,
però, da un bisogno comune
di giustizia al quale uno Stato
democratico deve saper dare
risposta se vuole rimanere tale.
Marco Mastropieri
Giochi a cura di C. Vecellio,
F. Donadel e A. Rusalen
LA REDAZIONE
E. Antoniazzi
M. Azzalini
M. Boito
A. Botteon
F. Brugnerotto
M. Cenedese
S. Colli
E. Da Ros
E. Diedhiou
F. Donadel
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V. Fracassi
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M. Mastropieri
A. Modolo
R. Pase
S. Posocco
A. Rusalen
C. Vecellio Del Monego
S. Zuan
Redattore Capo A. Gazzarin
Supervisione grafica A. Merlo
16
Orizzontali
2. Prefisso che significa vita
5. Salubre
13. Dio egizio del sole
15. Particella molecolare
17. Lo è Duffy Duck
19. Associazione Radioamatori
Italiani
21. Un palazzo di Mantova
23. Guetta, DJ Francese (iniziali)
24. Articolo spagnolo
25. Vetta di montagna
27. Il lato maggiore in un triangolo
rettangolo
31. Ha come capitale Praga
34. Bologna sulle targhe
35. Garibaldi lo fu dei due mondi
36. Simbolo del titanio
37. Andato in poesia
38. Equal Oopportunity Office
39. Lo erano le vestali
42. Rickman, attore britannico
43. Codice... abbreviato
44. Non solo una parte
45. Banca Popolare Etica
46. Si sostengono dopo gli
“scritti”
47. Preposizione semplice
48. Strumento musicale a fiato
51. In fondo al guardaroba
52. Scuola di Amministrazione
Aziendale
53. Comandare, guidare
55. Erano barbare quelle
carducciane
57. Agenzia Toscana Notizie
58. Termini che precedono il
simbolo del diviso
59. Constatato, accertato
60. Guance
61. Uno... inglese
62. Quella di Achille era funesta
63. Possono essere da dattero o da
cocco
Verticali
1. Aiutante dei “Promessi Sposi”
3. Dica le pari
4. Il decimo su dodici
5. La boma, ma senza vocali
6. Iniziali di Oxa
7. Non no
8. Calamita
9. Non out
10. La difende l’avvocato
11. La metà di otto
12. Palloncino a Londra
14. Se le danno i boriosi
16. La fine dell’eroe
18. Furono sette quelli di Roma
20. Perfetto, a regola d’arte
22. Organizzazione, associazione
23. Risoluta, stabilita
26. Può essere cruciforme
27. Articolo determinativo
maschile
28. L’arte citata con scultura ed
architettura
29. Taranto
30. Ufficio Centrale Operativo
32. Orli
33. Letto inglese
34. Grosso serpente... galleggiante
38. Formano una famosa tavola
40. Lo sono giorni del giro del
mondo di Verne
41. Inizio della storia
42. Punto dell’orbita in cui la Luna
è più lontana dalla Terra
45. Il “Millennium” attraversa il
Tamigi
48. Prefisso per tre
49. Banco Regional de
Desenvolvimento do Extremo
sul
50. Le prime tre vocali
52. Stella di Hollywood
53. Costruzione di sbarramento
54. Quattro romano
56. Unità di misura per pellicole
fotografiche
57. Siamo loro discendenti
vignetta a cura di C. Vecellio, F. Donadel
Fly UP