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Megan Fox e le altre: protagoniste e tendenze della prossima

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Megan Fox e le altre: protagoniste e tendenze della prossima
R I V I STA
D E L C I N E M ATO G R A FO
WWW.CINEMATOGRAFO.IT
MENSILE
GIUGNO 2007
N. 6 € 3,50
Prêt à
porter
Megan Fox e le altre:
protagoniste e tendenze
della prossima stagione
CANNES 60
Bilanci e dietro
le quinte
di un'edizione
memorabile
GIFUNI
SUPERSTAR
ITALIANI
AL CIAK
Da Sorrentino
a Calopresti:
la grande
abbuffata
Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.L.
353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1,
comma 1, DCB Milano
In quattro film,
tra antimafia e
crisi della Fiat
i”.
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VUOI U O?
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PUNTI DI VISTA
CINEMA TELEVISIONE RADIO
TEATRO INFORMAZIONE
Nuova Serie - Anno 77
Numero 6
Giugno 2007
In copertina
Megan Fox protagonista di
Transformers
Il nostro
cinema?
Deprimente,
dice il regista.
Ma il rilancio
è già iniziato
Dario Edoardo Viganò
CAPOREDATTORE
d
Rivista del Cinematografo
DIRETTORE RESPONSABILE
Marina Sanna
REDAZIONE
L’ITALIA E
TARANTINO
“I nuovi film italiani sono deprimenti. Sembrano tutti uguali,
non fanno che parlare di: ragazzo che cresce, ragazza che cresce,
coppia in crisi, genitori, vacanze per minorati mentali”. Ritratto
(impietoso) del cinema italiano in esterno: l’ingrato giudizio
viene da Oltreoceano per voce di Quentin Tarantino. Un
j’accuse, quello del regista americano, abbattutosi sulla nostra
produzione durante il festival di Cannes, dove la pattuglia
nostrana, si sa, era abbastanza sguarnita. Termine di paragone
per la bocciatura tarantiniana, il nostro cinema anni ’60 e ’70,
che proprio l’enfant terrible stelle & strisce ha contribuito a
riscoprire e consacrare negli ultimi anni. Ancor più
sorprendente, dunque, il suo netto rifiuto: trent’anni fa il
Paradiso, oggi l’Inferno. Troppo manicheo, e troppo parziale.
Sicuramente. Ma un fondo di verità – ahinoi – c’è. Rispetto
alla contemporanea produzione internazionale, o meglio la
produzione vista in concorso a Cannes, il nostro cinema pare
più provinciale, più ripiegato su se stesso. Non di valore
inferiore, semplicemente con prospettive di minor respiro: primi
piani su singoli personaggi e singole storie, solo nei migliori casi
paradigmatici, anziché campi lunghi e panoramiche – anche a
schiaffo! – sulla condizione esistenziale e la dimensione umana,
senza denominazioni di origine controllata. Il nostro cinema è
fatto in Italia, più che made in Italy: facciamo fatica a esportare,
ovvero a raccontare storie che possano interessare anche oltre
confine. Scagliarsi contro Tarantino, piangersi addosso o fare gli
gnorri è sbagliato, e soprattutto non serve: tocca prendere quel
(poco) che c’è di autentico e stimolante nelle parole del regista di
Grindhouse – A prova di morte, e farne una molla per rilanciarci.
Anzi, il rilancio è già iniziato, e Sorrentino, Garrone, Costanzo,
tra gli altri, ce lo ricordano a ogni inquadratura. Perché nessuno
li possa impunemente trascurare, è necessario aiutarli.
Produttivamente e legislativamente. A quel punto anche
Tarantino rimarrà a bocca aperta…
Dal cinema sullo schermo a quello sulla carta: la Fondazione
Ente dello Spettacolo ha potenziato il proprio impegno
editoriale, con la pubblicazione di volumi dedicati all’audiovisivo
raccolti in due eleganti collane: “Frames” e “Le Torri”. Nella
prima, tra gli altri, compaiono i tre tomi di Attraverso lo schermo.
Cinema e cultura cattolica in Italia, mentre “Le Torri” offrono
agili studi monografici dedicati ai grandi autori della storia del
cinema, quali – prossimamente - Truffaut e Chaplin.
Diego Giuliani, Federico Pontiggia,
Valerio Sammarco
CONTATTI
[email protected]
[email protected]
[email protected]
ART DIRECTOR
Alessandro Palmieri
HANNO COLLABORATO
Andrea Agostini, Alessandro Boschi,
Pietro Coccia, Ermanno Comuzio, Oscar
Cosulich, Alessandro De Simone, Bruno
Fornara, Alessandro Lanari, Luca
Malavasi, Massimo Monteleone, Elena
Montini, Franco Montini, Morando
Morandini, Luca Pellegrini, Giorgia
Priolo, Angela Prudenzi, Cristina
Scognamillo, Alessandro Scotti, Roberto
Semprebene, Boris Sollazzo, Marco
Spagnoli, Chiara Tagliaferri, Chiara
Ugolini, Simone Vincenti
REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA
N. 380 del 25 luglio 1986
STAMPA
Società Tipografica Romana S.r.l.
Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM)
Finita di stampare il 29 Maggio 2007
MARKETING E ADVERTISING
Eureka! S.r.l.
Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano
Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710
e-mail: [email protected]
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO
Pieroni Distribuzioni S.r.l. - Viale Vittorio
Veneto, 28 - 20124 Milano
ABBONAMENTI
ABBONAMENTO PER L’ITALIA
(10 numeri) 30,00 euro
ABBONAMENTO PER L’ESTERO
(10 numeri) euro 110,00
SERVIZIO CORTESIA
Direct Channel S.r.l. – Milano
Tel. 02-252007.200 Fax 02-252007.333
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PROPRIETA’ ED EDITORE
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ENTE dello SPETTACOLO
PRESIDENTE
Dario Edoardo Viganò
DIRETTORE
Antonio Urrata
COMUNICAZIONE E SVILUPPO
Franco Conta
COORDINAMENTO SEGRETERIA
Livia Fiorentino
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma
Tel. 06-663.74.55 - Fax 06-663.73.21
[email protected]
Associato all'USPI
Unione Stampa
Periodica Italiana
Iniziativa realizzata con il
contributo della Direzione
Generale Cinema – Ministero
per i Beni e le Attività Culturali
sommario
Numero 6 > Giugno 2007
Servizi
10 Cannes, il dopofestival
Bilanci e retroscena di
un’edizione in cui non
mancava proprio nessuno.
Parola di Kruscev, Giovanni
XXIII e una cantante d’opera
molto particolare
(Marina Sanna)
22 Chi sono le debuttanti del
2007?
La prima volta di Megan,
Dakota & le altre: top model,
nipotine d’arte e ragazze
della porta accanto
(Diego Giuliani, Chiara
Tagliaferri)
27 Fabrizio Gifuni
I film con la Golino e Valeria
Solarino, l’antimafia per
Winspeare e Porporati.
L’attore a ruota libera su
passato, presente e futuro
(Marina Sanna)
51
L'eleganza di
Charlize Theron.
A dicembre
30 Italiani a valanga
Camorra, Fascismo,
Dostoevskij: da Garrone a
Bellocchio, storie e registi dei
prossimi mesi. Più botta e
risposta con Sorrentino, sul
ritratto che Andreotti teme
come la peste
(Diego Giuliani, Federico
Pontiggia, Valerio Sammarco)
Speciale
35 Cinema prêt à porter
Protagonisti e mise della
nuova stagione. In chiave
glam, fra orchi verdi, apette
casual ed elegantissime star.
A cominciare dagli eccentrici
Robinson, fino a paillette e
allusioni della Bussola d’oro
(hanno collaborato: Diego
Giuliani, Elena Montini,
Angela Prudenzi, Valerio
Sammarco, Cristina
Scognamillo. A cura di
Federico Pontiggia)
Settembre 2006 RdC 7
sommario
Numero 6 > Giugno 2007
I film
54
58
58
59
60
61
61
62
62
63
64
65
65
66
66
Il destino nel nome
U.S.A. contro John Lennon
The Darwin Awards
Le regole del gioco
Zodiac
Grindhouse - A prova di morte
L’uomo di vetro
The Messengers
L’eletto
Ocean’s 13
Tartarughe Ninja
Il matrimonio di Tuya
Finché nozze non ci separino
Fly Boys
Pirati dei Caraibi – Ai confini
del mondo
66 Breakfast on Pluto
68 Il destino di un guerriero
68 Io, l’altro
(A. Boschi, O. Cosulich, A. De
Simone, B. Fornara, D. Giuliani,
L. Malavasi, M. Monteleone,
L. Pellegrini, F. Pontiggia,
V. Sammarco, B. Sollazzo)
22
Megan Fox:
Transformers è
solo l'inizio
Le rubriche
16 Tutto di tutto
News, festival, protagonisti
e fornelli
(A. Agostini, D. Giuliani,
M. Monteleone, M. Morandini,
C. Ugolini)
72 Dvd & Satellite
Lars Von Trier, il Benny Hill
Show e Harry Potter
(A. Scotti, F. Pontiggia)
78 Inside Cinema
La rivoluzione che arriva dal
cielo e la magia dei trailer
(F. Montini,
M. Spagnoli)
80 Libri
Hollywood,
i cristiani, la
Nouvelle Vague
(G. Priolo, R. Semprebene,
S. Vincenti)
82 Colonne sonore
Le vite (e le morti) degli altri
(E. Comuzio, F. Pontiggia)
8 RdC Settembre 2006
Settembre 2006 RdC 8
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CANNES
Cannes
10
Edizione da ricordare
tra sorprese, film
d’autore, grandissimi
attori e glamour a non
finire. Fiore all’occhiello:
l’opera collettiva voluta
da Gilles Jacob
DI MARINA SANNA
e lode
10 RdC Giugno 2007
FOTO: PIETRO COCCIA
C
Fatih Akin vincitore del premio
Ecumenico e per la sceneggiatura. Sopra
Natalie Portman in My Blueberry Nights,
a destra una scena di Le scaphandre et
le papillon, nella pagina accanto la Palma
d’Oro 4 Months, 3 Weeks and 2 Days
ome preannunciato, e il
risultato della giuria
presieduta da Stephen Frears lo
dimostra, è stata una delle
edizioni più belle. La più
emozionante, la più sorprendente
tra film d’autore, rivelazioni e
divertissment alla Tarantino. Fiore
all’occhiello: l’opera collettiva
realizzata dal presidente Gilles
Jacob, andata a ruba in dvd in un
paio d’ore, il cui titolo può essere
eletto a simbolo delle reazioni
critiche di quest’anno: A chacun
son cinema. Da segnalare, anzi da
non perdere, la lezione di Manoel
De Oliveira, salutato dagli oltre
trenta registi come “il più giovane
di noi”, a un passo dai 100 anni il
maestro portoghese racconta in
Rencontre unique la visita di papa
Giovanni XXIII a Nikita Kruscev.
Tre minuti in bianco e nero
scanditi da siparietti esilaranti, in
cui il portavoce spiega all’allora
leader dell’Unione Sovietica
l’importanza dell’uomo vestito di
bianco. In termini russi: il capo di
tutti i compagni cristiani.
Intelligente anche l’abbinamento
del corto di Lars Von Trier allo
scatenato, ma molto meno
superficiale di quello che sembra,
Grindhouse - A prova di morte di
Quentin Tarantino (vedi
recensione a pag. 61). In
Occupations si vede Lars Von
Trier, notoriamente fobico e un
po’ snob, in una sala
cinematografica affollata. Accanto
uno spettatore importuno
snocciola possedimenti (8
macchine, una per ogni giorno,
l’ottava il sepolcro prescelto) e
velleità culturali. La fine è un
colpo, nel vero senso della parola,
di genio (splatter). A giochi fatti è
Giugno 2007 RdC 11
EVENTI
David Fincher, la ricostruzione del
caso del serial killer che negli anni
’70 sconvolse l’America. Ottimo
gruppo di attori, uno su tutti
Robert Downey jr. Siamo all’inizio e
Cannes è già piena di star, gli stilisti
accorrono in massa: hanno scoperto
il business del futuro, i festival
rendono più delle sfilate di moda,
almeno per gli accessori di lusso.
Così valanghe di scarpe, borsette e
cinture supergriffate fanno il giro di
suite esclusive e yacht leggendari, e
il cinico Diavolo veste Prada
appartiene ormai alla preistoria. Sul
versante italiano Sergio Castellitto
trasforma la lezione d’attore in one
man show e fa impazzire i francesi
imitando il neopresidente Sarkozy,
Daniele Luchetti raccoglie ovazioni
con Mio fratello è figlio unico nella
sezione parallela Un certain regard
(che ricordiamo essere altrettanto
L’IMPERO RUMENO
Pochi mezzi, tante idee: la lezione di Mungiu
e (dello scomparso) Nemescu conquista
Palma d’Oro e Un certain regard
FOTO: PIETRO COCCIA
stato un concorso ben ritmato,
inaugurato dal languido e raffinato
My Blueberry Nights di Wong Karwai, aficionado della Croisette,
sbarcato negli Usa per questa
romantica avventura sulle note di
Otis Reding e Ry Cooder. Una
gioia per gli occhi, un toccasana per
il cuore (il primo happy ending per
Wong), un cast magnifico: Norah
Jones recita e non canta, Natalie
Portman, David Strathairn sono
magnifici, e che bravo Jude Law
diretto dal regista hongkonghese...
Un viaggio sentimentale, una
variazione sul tema dell’amore,
materia in cui Wong è ben ferrato,
l’elaborazione del lutto della
separazione e l’inizio di un nuovo
amore. Complice quel bacio girato
150 volte, che rimane una delle
immagini più suggestive del festival.
A ruota il sofisticato Zodiac di
>> CONCORSO
Palma d’Oro al miglior
film
4 Months, 3 Weeks and
2 Days
di Cristian Mungiu
Gran Premio della
Giuria
The Mourning Forest
di Naomi Kawase
Premio per la regia
Julian Schnabel per
Le scaphandre et le
papillon
Premio della Giuria
Persepolis
di Marjane Satrapi e
Vincent Paronnaud ex
aequo con Silent Light
di Carlos Reygadas
Premio del 60°
anniversario
Paranoid Park
di Gus Van Sant
Breath di Kim
Ki-duk. Sopra il
coreano Secret
Sunshine
12 RdC Giugno 2007
Migliore sceneggiatura
Fatih Akin per il suo
The Edge of Heaven
Palma d’Oro al miglior
Cortometraggio
Watching It Rain
di Elisa Miller
>> UN CERTAIN REGARD
Miglior film
California Dreamin’
di Cristian Nemescu
Premio speciale della
Giuria
Le Rêve de la nuit d’avant
di Valeria Bruni Tedeschi
Premio Coup de Coeur
The Band’s Visit
di Eran Kolirin
>> SEMAINE DE LA
CRITIQUE
XXY
di Lucía Puenzo
Palma d’Oro Speciale
alla Carriera
Jane Fonda
>> CAMERA D’OR
Jellyfish
di Etgar Keret & Shira
Geffen
Migliore attore
Konstantin Lavronenko
per The Banishment
di Andrey Zvyagintsev
>> PREMIO FIPRESCI
4 Months, 3 Weeks and
2 Days
di Cristian Mungiu
Migliore attrice
Jeon Do-yeon per
Secret Sunshine
di Lee Chang-Dong
PREMIO GIURIA
ECUMENICA
The Edge of Heaven
di Fatih Akin
pregevole: l’anno scorso accanto a
Kim Ki-duk figurava Marco
Bellocchio con il suo bellissimo
Regista di matrimoni) e l’eccellente
centochiodi di Ermanno Olmi riceve
applausi e consensi.
Il secondo giorno è anche la volta
del rumeno Cristian Mungiu (già
notato a Cannes nel 2003 alla
Quinzaine des realizateurs per
Occident), vincitore della Palma
d’Oro con 4 Months, 3 Weeks and 2
Days. E’ subito folgorazione per il
dramma di due studentesse e di un
aborto clandestino, che sciocca tutti,
pur non essendo esibizione
compiaciuta, nell’era della dittatura
comunista di Ceausescu. Continua
la grande abbuffata: sfilano No
Country for Old Men, Javier Bardem
è la fine del mondo in tuta,
frangettone, munito di arma ad aria
compressa con cui fa fuori decine di
persone. Nelle ultime pagine del
romanzo di Cormac McCarthy, da
cui i fratelli Coen hanno tratto forse
uno dei migliori prodotti della loro
carriera, lo sceriffo Bell (Tommy Lee
Jones, sempre in forma) dice:
“Quando non si sente più dire
grazie e per favore, vuol dire che la
fine è vicina… e allora è troppo
tardi”. E se l’incantevole Breath
riporta Kim Ki-duk alle atmosfere
di Ferro 3 e condivide un soffio
Galina Vishnevskaya
in Alexandra e Kurt
Russell in Grindhouse A prova di morte. Sopra
le donne di Julian
Schnabel in Le
scaphandre et le
papillon
Giugno 2007 RdC 13
EVENTI
vitale con il miracoloso e
inaspettato Silent Light
(riconoscimento della giuria ex
aequo con l’iraniano Persepolis) del
messicano Carlos Reygadas, che fece
scandalo due anni fa proprio a
Cannes con Batalla en el cielo; Gus
Van Sant (vincitore di un premio
inventato per lui, quello del 60°)
racconta la vacuità degli adolescenti
contemporanei nel bel Paranoid
Park. Il provocatorio Ulrich Seidl,
dopo Canicola, prosegue il suo
viaggio nella miseria umana con
Import/Export: un’infermiera ucraina
si trasferisce in Austria, un giovane
disoccupato finisce in Ucraina, per
entrambi non c’è possibilità di
riscatto. Siamo al giro di boa, si
sente odore di “bufala” nella storia
del caporedattore di Elle,
immobilizzato dalla testa ai piedi, a
43 anni per un ictus, che comunica
La nostra Top 10
Da Bardem a Ocean's 13: nomi e numeri di un festival da capogiro
imPalmare: il vincitore Cristian
1 DaMungiu,
4 mesi e rotti dritti allo
stomaco, la lucida paranoia
adolescenziale di Gus Van Sant e i
fratelli Coen, Old Men in splendida
forma. Su tutti, monsieur Gilles Jacob:
per ora, la sua Cannes vince 60 a 0 (gli
altri festival…).
(o platino?) per Julian
2 Argento
Schnabel, sulla Croisette con uno
splendido Papillon, e Aleksandr Sokurov,
dalla Cecenia con rigore (Alexandra): i
loro sono schermi che riflettono... Solo
di nome, invece, il metallo di Asia…
Paradiso (non) può attendere: il
3 IlWunderkinder
Fatih Akin trova
l’Heaven tra Germania e Turchia. Con lui
sul terzo gradino del podio, Marjane
Satrapi, che usa l’animazione
(Persepolis) per prendere a schiaffi il
regime iraniano.
chacun son cinéma, ovvero lo
4 Astato
dell’arte cinematografica in
confezione regalo per il 60° compleanno
del festival. I meglio registi
contemporanei per un film-collettivo,
diventato un cult sulla Croisette.
“scafato” Mathieu Amalric, il
5 Lo“senza
terra” Javier Bardem e lo
Stuntman tarantiniano Kurt Russell: tre
re di coppe rimasti – incredibilmente fuori dal palmares…
con il battito della palpebra sinistra
e detta un libro che diventa un caso
editoriale. Invece no: Le scaphandre
et le papillon dell’artista Julian
Schnabel è bellissimo e il
protagonista francese Mathieu
Amalric altrettanto straordinario
(altro che Bardem in Mare dentro di
Amenàbar). Purtroppo vince solo il
premio alla regia. Ancora: Persepolis
della Satrapi e Vincent Paronnaud,
attraversa con sagacia animata l’Iran
dai tempi dello Scià a oggi, e il
bravo Fatih Atkin getta un ponte tra
Germania e Turchia con The Edge of
Heaven, premio alla sceneggiatura e
della giuria Ecumenica, parlando
anche di sacrificio e riconciliazione.
Dalla Russia arriva infine uno dei
film più toccanti del concorso:
Alexandra di Aleksandr Sokurov. La
guerra in Cecenia vista con gli occhi
di una nonna, un grido di dolore e
insieme un messaggio di pace.
Immensa la cantante lirica Galina
Vishnevskaya, vedova del
violoncellista Rostropovich.
14 RdC Giugno 2007
aveva film in cartellone, ma il
6 Non
suo Gong è risuonato forte sulla
Montée des Marches: per le abitanti
della “Silicon Valley”, lo stile di Li
rimane una Città proibita.
6 per i 13 mattatori trans-Oceanici:
7 +l’Hollywood
in trasferta sulla Costa
Azzurra trionfa di simpatia e
beneficenza.
da ribaltare: , l’infinito.
8 unMainumero
come quest’anno, in effetti,
Cannes ha avuto numeri da far girar la
testa…
Blueberry Nights: Wong Kar-wai
9 Myin trasferta
americana sforna una
torta al mirtillo per qualcuno un po’
indigesta. Il romanticismo ai festival non
paga…
Javier Bardem in No
Country for Old Men; a
fianco l'animazione
iraniana Persepolis
Voto dieci a Michael Moore: anche
10 Sicko
, il documentarista scoppia di
salute. E per le case farmaceutiche è
paura contagio!
(F.P.)
TuttoDiTutto
Ultimissime in pillole dal pianeta cinema: tendenze, news, divi e fornelli
A cura di Diego Giuliani
Ashley Judd ciliegina sulla torta. L’attrice si è aggiunta al cast corale del prossimo
film di Wayne Kramer. Alle spalle Running con Paul Walker, il regista ha scelto lei per il
prossimo Crossing Over. Ad affiancare la stella di Heat e Smoke sono questa volta
Harrison Ford, Sean Penn, Ray Liotta, uniti fra loro nella lotta contro l’immigrazione
clandestina. La Judd interpreterà una rampante avvocatessa, impegnata nella battaglia
legale di una coppia per la difficile adozione di una bambina nigeriana.
Costner for President
Meryl Streep contro Philip Seymour
Hoffman: una coppia di Oscar per un
tema scottante. I due attori
interpreteranno Doubt, tratto
dall’omonimo romanzo di John Patrick
Shanley, che sarà anche il regista e
sceneggiatore del film.
Il libro, vincitore del premio Pulitzer, è
ambientato nel 1964 in una scuola
cattolica del Bronx e racconta la
battaglia che si scatena tra la preside
dell’istituto, una suora tenace e
combattiva, e un professore finito nel
mirino degli inquirenti.
Tempo di elezioni per Kevin Costner.
L’attore, che ha appena terminato le
riprese di Mr.Brooks accanto a Demi
Moore e William Hurt, sarà il
protagonista della commedia
indipendente Swing Vote, diretta da
Joshua Michael Stern. Nel film,
Ethan contro Dracula
Tremate, mostri! Sta arrivando Ethan
Hawke. Secondo quanto scrive
l’Hollywood Reporter l’attore
interpreterà uno scienziato nel thriller
futuristico Daybreakers. L’azione si
svolge nel 2017, in un mondo popolato
da vampiri che cercano di catturare i
pochi uomini rimasti, per allevarli e
garantirsi così una scorta infinita di
sangue fresco. A scombinare le carte in
tavola è un gruppo di ribelli, che scopre
un mistero in grado di cambiare il
destino della Terra.
16 RdC Giugno 2007
secondo quanto riporta Variety,
interpreterà un padre di famiglia che si
ritrova al centro dell’attenzione dei
mass media durante le elezioni
presidenziali. Le riprese del film
inizieranno a giugno.
La bella Ashley
affianca Harrison
Ford e Sean
Penn nel prossimo
Crossing Over
FOTO: PIETRO COCCIA
Da Prada al Pulitzer
FOTO: PIETRO COCCIA
chi fa cosa di Andrea Agostini
Judd fra le stelle
TuttoDiTutto
Morandini in pillole
Quello che gli altri non dicono: riflessioni e note a posteriori di un critico DOC
di Morando Morandini
> 1 Maggio “Fare il processo alla critica è un
giuoco troppo vecchio perché un critico se ne possa
avere a male. E’ un processo nato con il primo
scrittore e in quest’ordine: libri, critico e processo
alla critica”. Sono le parole d’inizio di un intervento
fatto da Carlo Bo su L’illustrazione italiana del
febbraio 1962, quasi mezzo secolo fa. Quello del critico è il mestiere più criticato del
mondo. Lo stanno abolendo quel mestiere. O parapubblicitario o morto.
> 5 Maggio Cito a memoria, dunque posso sbagliarmi. Gillo Pontecorvo – o uno dei
suoi due sceneggiatori Giorgio Arlorio e Franco Solinas? – mette in bocca a un
personaggio di Queimada (1969) questa battuta: “José Morales dice che è meglio saper
dove andare…”. A proposito della fondazione del nuovo P.D. o di qualsiasi altra svolta nel
panorama mediocre e arrancante della politica italiana.
> 6 Maggio Durante un recente, faticoso,
trasloco (libri, libri, libri) mi è capitato fra le mani
Lo spettro, romanzo di Arnold Bennett, pubblicato
da Rizzoli & C. nell’elegante collana “I grandi
narratori” (1933 – XI). Alzi la mano chi sa qualcosa
su Bennett (1867-1931) britannico e prolifico
scrittore di successo astronomico, venduto anche
in Italia fra le due guerre. Mi è caro quel libro,
soltanto per averlo ereditato da mia madre. Poiché
da molti anni ormai le storie di fantasmi sono di
moda al cinema, consiglio, gratis, di ridurlo in un
film. Ha molti requisiti per piacere a tanti:
l’ambiente (Il teatro lirico del primo ‘900 a Londra);
una melodrammatica storia d’amore imperniata su
tre personaggi principali, in un’atmosfera da
presentimenti paurosi e influenze soprannaturali;
una protagonista – Rosa Rosetta – cantante lirica di fama mondiale, “un angelo che avrebbe
potuto passare traverso l’Europa e lasciare, come segno del suo passaggio, una scia di cuori
infranti”; un giovane medico scozzese di lei innamoratissimo e, egemone, il fantasma di Lord
Clarenceux che, nella sua allucinante concretezza, spinge alla morte tutti coloro che osano
farle corte. C’è anche una stupenda lieta fine. Sarebbe sicuramente un film costoso, ma, con
un’accorta europroduzione con finanziamenti in dollari, potrebbe diventare redditizio.
> 9 Maggio Ai nazisti del passato remoto col “Gott mit uns” e ai postfascisti ignoranti di
oggi senza memoria, ai talebani di mezzo mondo e ai teorici che frequentano i palazzi del
potere a Roma dedichiamo queste parole di Martin Buber (1878-1965), filosofo ebreo
tedesco: “Il nome di Dio è il nome più insanguinato di tutta la terra. Non invocatemi più…
Che cosa avete fatto del mio nome? Quando si pronuncia quel nome ogni creatura della
terra dovrebbe trattenere il fiato. Che cosa avete fatto del mio nome?”. Per ricordare quel
che scrisse David Maria Turoldo, uomo di dialogo, frate servita e poeta: “Non si fanno mai
guerre di fede, si fanno solo guerre di religione”.
18 RdC Giugno 2007
Sulla Shia di
LaBeouf
L’attore di Transformers a Taormina
con Duvall, Techinè e Tornatore
Tutti appresso a Shia LaBeouf.
L’attore rivelazione della stagione,
già prenotato per il prossimo Indiana
Jones, guida lo squadrone di
blasonati ospiti che affolleranno il
Taormina Film Fest. Da poco visto in
Bobby, e ad agosto di nuovo nel
thriller Disturbia, accompagnerà col
cast l’atteso Transformers targato
Michael Bay. Con lui, a seguito delle
numerose anteprime in programma
dal 16 al 22 giugno, anche l’ex Hulk
Eric Bana, al festival col compagno
di set Robert Duvall e il regista
Curtis Hanson per il film sul poker Le
regole del gioco. Insieme ad André
Techinè ed Emmanuelle Beart per
Les Temoin, la direzione Deborah
Young porta infine a Taormina il
regista Tony Bill per Fly Boys e un
parco docenti di prim’ordine. In
cattedra per le consuete lezioni di
cinema nomi come Giuseppe
Tornatore, Matt Dillon, Ben Kingsley.
Quello che le locandine non dicono
Trailer per tutti
Dal prossimamente al backstage
online. Come cambia Anicaflash
Il trailer? E’ solo l’inizio. Oltre il
classico “prossimamente”, c’è oggi
molto di più. L’iniziativa, targata
Anicaflash, risponde al nome
“Andiamo al cinema”. Appello che
si declina in una cordata online di
oltre 50 siti web, su cui scoprire
tutto quello che le locandine non
dicono. Gli insoliti extra
comprendono backstage, clip,
brani della colonna sonora e
interattività a palate. Aderiscono
fra gli altri i colossi Mtv e La7.
appuntamenti
> 2 Maggio Da un ritaglio di aprile (Il Sole 24 Ore del 15-04-2007): “Lo sport preso a
calci”, in cui Antonio Ghirelli recensisce tre libri sul football e il suo corrotto declino di
industria globale. “A proposito di cinema – scrive Ghirelli – vale forse la pena di ricordare che,
nell’immediato dopoguerra, il calcio era visto come “La domenica della buona gente”, tanto
che un film con questo titolo fu girato da Mario Camerini, sulla sceneggiatura del sottoscritto
e di Gianni Puccini”. Soprattutto quando è remota, la memoria giuoca brutti scherzi. Quel
film a episodi del 1953, tratto da un radiodramma di Pratolini e Giagni, fu diretto da Anton
Giulio Majano e, almeno nelle fonti libresche di casa mia, tra i quattro sceneggiatori non
figurano i nomi di Ghirelli e Puccini.
TuttoDiTutto
f> IL PERSONAGGIO
Nome Claudia Cardinale
Provenienza Tunisi
Il film d’esordio I soliti ignoti
Il miglior film C’era una volta il West
L’ultimo film And now... Ladies and
Gentleman
> LE SPECIALITA’
Cous cous
Taijin (carne e verdura)
Briouats (ravioli ripieni)
墍> LA SCELTA
Metti una sera a cena con
Claudia Cardinale. La
straordinaria interprete di
tanto cinema italiano
(Monicelli, Visconti, Fellini,
Germi, Comencini, Maselli,
Damiani…) è una commensale
d’eccezione. Conversazione
piacevole e ricca di aneddoti,
come cuoca invece si
schermisce: “Sì, qualcosa so
fare, ma sono i miei figli in
realtà quelli che cucinano. Io
poi se sono sola mangio
poco”. Nonostante i tanti anni
a Parigi, in realtà la sua cucina
preferita è ancora quella
tunisina: “Quando vado là mi
scateno. Adoro i piatti locali,
dal cous cous, grande
protagonista della loro tavola,
alla Tajin, carne e verdura
cotte nella pentola conica di
terracotta, fino ai Briouats
con kefta, ravioloni triangolari
fatti con la “pastilla” e ripieni
di formaggio, carne e
verdura”. E se Claudia
Cardinale da sola mangia
poco, viene subito la
tentazione di accompagnarla
in un viaggio in Tunisia. Chissà
che racconti al ritorno.
20 RdC Giugno 2007
XLIII edizione del longevo festival
italiano, coerente nel seguire
percorsi originali, tendenze
sperimentali, cinematografie e
autori emergenti. In programma
titoli inediti e una rassegna sul
cinema italo-americano. L’evento
speciale è dedicato a Luigi
Comencini. Incontri con gli autori e
tavole rotonde.
ARCIPELAGO
Sito webwww.arcipelagofilmfestival.org
Dove Roma, Italia
Quando 15-21 giugno
Resp. Stefano Martina
tel. (06) 39387246
fax. (06) 39388262
E-mail [email protected]
XV edizione del “festival
internazionale di cortometraggi e
nuove immagini”. Sezioni
competitive: Onde Corte (film e
video internazionali); ConCorto (film
e video italiani); E-Movie (digitali);
VideoRome; CortoWeb; Extra Large.
Non competitive: Itinerari.
NAPOLIFILMFESTIVAL
Sito web www.napolifilmfestival.com
Dove Napoli, Italia
Quando 13-20 giugno
Resp. Davide Azzolini, Mario Violini
tel. (081) 0608136
fax. (081) 2140638
E-mail
[email protected]
FESTIVAL DU FILM POLICIER COGNAC
Sito web www.festival.cognac.fr
Dove Cognac, Francia
Quando 20-24 giugno
Resp. Bruno Barde
tel. (0033-1) 41342086
fax. (0033-1) 41342077
E-mail [email protected]
XXV appuntamento col genere
poliziesco, noir e thriller. In concorso
lungometraggi internazionali e
TV-movies di produzione francese.
TAORMINA FILMFEST
Sito web www.taorminafilmfest.it
Dove Taormina (Messina), Italia
Quando 16-22 giugno
Resp. Deborah Young
tel. (0942) 21142
fax. (06) 45445927 (Rif. a Roma)
E-mail [email protected]
LIII edizione della rassegna siciliana,
con anteprime di film di tutto il
mondo alla presenza di autori ospiti.
La sezione competitiva
“Mediterraneo” presenta 7
lungometraggi prodotti in quell’area
geografica. Prevista una
retrospettiva su Tornatore.
SYDNEY FILM FESTIVAL
Sito web www.sydneyfilmfestival.org
Dove Sydney, Australia
Quando 8-24 giugno
Resp. Clare Stewart
tel. (0061-2) 93180999
fax. (0061-2) 93190055
E-mail [email protected]
LIV edizione dello storico
appuntamento con la produzione
mondiale di film a soggetto,
documentari, cortometraggi e new
media. Un concorso riguarda i
cortometraggi australiani.
IX edizione della rassegna con tre
concorsi: i lungometraggi di “Europa,
Mediterraneo” e i cortometraggi e
documentari di “Schermo Napoli”.
Previste rassegne sui fratelli Coen e
su Carmen Maura, ospiti della
rassegna.
NEW YORK ASIAN FILM FESTIVAL
Sito web www.subwaycinema.com
Dove New York (NY), USA
Quando 22 giugno - 8 luglio
Resp. Paul Kazee
tel. e fax. (001-718) 3996359
E-mail [email protected]
VI edizione del festival specializzato
nel cinema contemporaneo dei paesi
asiatici, in particolare le produzioni
popolari di “genere”. Prevede un
concorso.
PARLARE DI CINEMA A
CASTIGLIONCELLO
Sito webwww.comune.rosignano.livorno.it
Dove Castiglioncello, Italia
Quando 12-17 giugno
Resp. Paolo Mereghetti
tel. (0586) 724287
fax. (0586) 724286
E-mail serviziculturali@comune.
rosignano.livorno.it
III edizione del festival curato da
Paolo Mereghetti. Tema centrale è
quest’anno il rapporto fra cinema
popolare e di ricerca. Speciale
omaggio alla cittadina onoraria Suso
Cecchi d’Amico e un documentario
intervista firmato Luca Zingaretti.
FESTIVAL INTERNATIONAL DU
FILM D’ANIMATION
Sito web www.annecy.org
Dove Annecy, Francia
Quando 11-16 giugno
Resp. Tiziana Loschi
tel. (0033-4) 50100900
fax. (0033-4) 50100970
E-mail [email protected]
XXX edizione dell’importante
manifestazione competitiva
europea, specializzata nel cinema
d’animazione. Diverse le categorie:
lungometraggi, serial TV, film delle
scuole di cinema.
IL CINEMA RITROVATO
Sito web www.cinetecadibologna.it/
cinemaritrovato.htm
Dove Bologna, Italia
Quando 30 giugno - 7 luglio
Resp. Peter von Bagh
tel. (051) 2194814
fax. (051) 2194821
E-mail cinetecamanifestazioni1@
comune.bologna.it
XXI appuntamento con la rassegna
dedicata ai film muti riemersi e ai
classici restaurati, con incontri e
seminari. In programma, fra le varie
sezioni, un omaggio a Raffaello
Matarazzo e la proiezione di
ulteriori materiali su Chaplin. Ospita
anche la Fiera dell’Editoria
Cinematografica.
FESTROIA - FESTIVAL
INTERNACIONAL DE CINEMA
Sito web www.festroia.pt
Dove Setùbal, Portogallo
Quando 1-10 giugno
Resp. Mario Ventura
tel. (00351-265) 534059
fax. (00351-265) 525681
E-mail [email protected]
XXIII edizione del festival che accetta
in concorso opere di paesi con meno
di 30 film a soggetto all’anno.
Presenta la produzione annuale
portoghese. Sezioni sulle opere
prime e gli indipendenti americani.
MIDNIGHT SUN FILM FESTIVAL
Sito web www.msfilmfestival.fi
Dove Sodankyla, Finlandia
Quando 13-17 giugno
Resp. Peter von Bagh
tel. (00358-16) 614525
fax. (00358-16) 614522
E-mail [email protected]
XXII edizione del festival scandinavo
del “sole di mezzanotte”, inventato
dai fratelli Kaurismaki. Non
competitivo, presenta novità di
cineasti indipendenti, monografie di
autori, omaggi, film muti con musica
dal vivo.
festival del mese di Massimo Monteleone
divi al fornello di Chiara Ugolini
MOSTRA INTERNAZIONALE DEL
NUOVO CINEMA
Sito web www.pesarofilmfest.it
Dove Pesaro, Italia
Quando 24 giugno - 2 luglio
Resp. Giovanni Spagnoletti
tel. (06) 4456643 (riferimento a
Roma)
fax. (06) 491163
E-mail [email protected]
RED FILM E RAI CINEMA PRESENTANO
DAVID COCO
ANNA BONAIUTO
TONY SPERANDEO
IN CONCORSO
TaorminaFilmFest
Se tutti i pazzi
fossero come lui
il mondo sarebbe
migliore
Regia di STEFANO INCERTI
Prodotto da MARIO ROSSINI
RED FILM e RAI CINEMA Presentano “L’UOMO DI VETRO” con DAVID COCO ANNA BONAIUTO e con TONY SPERANDEO Regia di STEFANO INCERTI
Produttore esecutivo ANTONIO DE SIMONE GOLLUSCIO Trucco ALBERTO BLASI Costumi RAFFAELLA FANTASIA Scenografia MAURO PASSI - RENATO LORI
Musica ANDREA GUERRA Direttore della fotografia PASQUALE MARI Montaggio CECILIA ZANUSO Produttore MARIO ROSSINI
Soggetto di HEIDRUN SCHLEEF Sceneggiatura di HEIDRUN SCHLEEF SALVATORE PARLAGRECO con la collaborazione di STEFANO INCERTI
Tratto dall’opera “L’uomo di vetro” di Salvatore Parlagreco - ed. Bompiani Prodotto da MARIO ROSSINI per RED FILM con RAI CINEMA
Un film realizzato con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Dipartimento per lo Spettacolo
e lo Sport Direzione Generale per il Cinema Sviluppato con il sostegno del Programma
www.01distribution.it
DAL 16 GIUGNO AL CINEMA
COVER STORY
Bianca, Dakota,
Shannon, Emma,
Hayley: top model,
ragazze prodigio e
nipotine d’arte.
Identikit delle
debuttanti 2007
MEGAN
E LE
DI CHIARA TAGLIAFERRI
ALTREE LE
‘‘
Non ho molto da offrire /
non c’è molto da prendere /
sono un debuttante assoluto / e sono
assolutamente equilibrato”. Era il 1986 e
David Bowie si rivolgeva a una
giovanissima Patsy Kensit. In quattro
versi il manifesto degli absolute beginners
di ogni tempo. Consapevole che a
determinare l’equilibrio cantato da Bowie
è la compensazione tra il poco da offrire e
il non molto da prendere, il debuttante
nello spettacolo riesce a inventarsi una
nuova identità e a perforare la biosfera
che separa la vita di tutti noi da quella di
chi ha varcato una soglia. “Le” absolute
Il ballo delle principianti: sopra Bianca Balti, sotto Shannon Hazlett.
Accanto Dakota Blue Richards e, nell’altra pagina, Megan Fox
ALTRE
Giugno 2007 RdC 23
COVER STORY
Fra le promesse la bella Atwell.
Classe '82, è la protagonista su
cui ha scommesso Woody Allen
beginners, perché di giovanissime stiamo
parlando – hanno sempre fatto parte del
ricambio generazionale, tanto più nello star
system. Ma negli ultimi anni sono diventate
un fenomeno di proporzioni sorprendenti,
emblemi di un presente che è stimolo
continuo e proposta perennemente
rinnovata. Immaginiamo una comune
studentessa di provincia. Una che fino
all’altro ieri ha portato l’apparecchio per i
denti. A un certo punto la nostra
“Albachiara” comincia a cambiare e di colpo,
dopo essere stata notata da un talent scout,
si ritrova a firmare contratti milionari.
Bianca Balti – lodigiana, nata nel 1984 –
veniva presa in giro dai compagni di classe,
si tingeva i capelli con l’acqua ossigenata e
indossava improbabili vestiti. Dal 2004
calca le passerelle di tutto il mondo, ha una
bellezza soprannaturale e, incinta di 4 mesi,
ha firmato il suo esordio come lap-dancer in
Go Go Tales di Abel Ferrara. Con pattini e
costumi ai minimi termini ha fatto
impallidire Asia Argento, Stefania Rocca e
Lou Doillon, sue compagne di palo. Non è
secondario che le nostre debuttanti siano
poco più che adolescenti: antidoto sociale
allo spettro dell’invecchiamento. Così, a
rubare la scena a Nicole Kidman ne La
bussola d’oro di Chris Weitz, c’è Dakota
Blue Richards, classe 1994. Graziata da una
bellezza stile Natalie Portman in Leon, si
muoverà in realtà parallele, avrà a che fare
24 RdC Giugno 2007
con polveri magiche e catastrofi incombenti.
La Kidman, qui una qualsiasi Genoveffa,
dovrà passare il testimone a una Cenerentola
incantevole. C’è poi una Roberts che vede le
copertine di tutto il mondo riempirsi del
suo cognome, preceduto però da un altro
nome. Emma Roberts, classe 1991, è la
nipotina simil-clone di Julia. Stesso sorriso,
stesso colore di capelli, stessa bellezza
disarmante. Non proprio debuttante, invece
di contemplare come le amiche il poster di
Johnny Depp, ci recitava a fianco in Blow e
trascorreva il tempo sul divano di David
Letterman. La stella è gia nata ma verrà
consacrata in Nancy Drew di Andrew
Fleming. Altra supernova: Hayley Atwell,
classe 1982, occhi da Audrey Hepburn e
décolleté che non passa inosservato. Dopo
Match Point e Scoop c’era Scarlett Johansson
che rilasciava dichiarazioni d’amore a
Woody Allen, affermando che per lui
avrebbe fatto anche l’orlo ai pantaloni.
Chissà cosa ha pensato dopo che, per il
prossimo Cassandra’s Dream si è vista soffiare
il ruolo da protagonista da una semisconosciuta. Woody è atteso col film a
Venezia: c’è da scommettere che arriverà a
braccetto con Hayley, che forse si farà
aspettare meno di Scarlett e della sua
acconciatura. Ci sono poi altre due ragazze,
con l’anima più ruspante e uno spirito da
drive-in, più umane, insomma. La prima,
Megan Fox, 1986, è fra le più sexy del
pianeta del magazine maschile FHM. Nel
2004 antagonista della Lohan in Quanto è
difficile essere teenager, se la dovrà vedere ora
con le macchine senzienti di Transformers.
Fra questi robottoni antropomorfi troverà il
modo per catalizzare milioni di ragazzini
che, convinti di andare a vedere i mostri,
usciranno con gli occhi pieni di lei. Fra
donne dal gergo che farebbe impallidire uno
scaricatore di porto, in Grindhouse di
Tarantino troviamo Shannon Hazlett.
Classe 1980, californiana ossigenata,
sfuggita a Baywatch ed ex modella per
Playboy, avrà la sventura di vedersela con
Stuntman Mike: killer psicopatico e
misogino col volto di Kurt Russel. Un
peccato per lei, ma si sa, gli assassini
preferiscono le bionde...
LA RIVOLUZIONE
La contestazione è ormai una questione di forme.
Sgraziate, antiestetiche e per questo dirompenti
Britney Spears e Victoria
Beckham? Condannate al
sottoscala insieme agli altri
manici di scopa. La profezia è di
peso: cento e passa chili di
incontenibile carica, con cui la
rocker Beth Ditto sta aprendo
la strada a un nuovo e
rivoluzionario trend.
Arrabbiatissima portabandiera
extralarge dal cazzotto facile,
l’ormai lanciata opinionista
riassume la sua filosofia dalle
sistema con le sue stesse armi.
colonne del britannico
L’applicazione, nella società
Guardian. Il principio è antico
dell’immagine, si traduce però
come il mondo: combattere il
in un attacco iconoclasta a
forma e forme, a colpi di
giarrettiere strabordanti,
cellulite esibita e bicipiti da
camionista. La musica è un
passo avanti e la Gran Bretagna
pure. L’incoronazione a “rocker
più sexy dell’anno” amplifica
l’appello e raccoglie proseliti.
Prima del cinema, rallentato da
timori e farraginosità
produttive, risponde la tv.
Emblematico biglietto da visita,
il metallico apparecchio ai denti
con cui il sorriso sghembo di
America Ferrera ha conquistato
La Roberts del futuro.
Nipote della diva Julia,
vedremo Emma nel film
Nancy Drew. A sinistra
Hayley Atwell
DELLA SPECIE
le copertine di tutto il mondo.
Nome in codice Ugly Betty, la
serie cult sulla riscossa della
stagista bruttina e sfigata la
dice lunga sul terreno fertile.
Un successo planetario dal
Messico a Israele, che ha
convinto Salma Hayek a
produrre e schiuso le porte a
un’altra big: 19 anni appena e un
tonnellaggio da incrociatore è
la debuttante Nikki Blonski.
Della passione per il cibo aveva
fatto un modesto lavoro da
gelataia. Poi l’incontro con John
Travolta, Michelle Pfeiffer e
soci, che col musical Hairspray
l’hanno addirittura portata a
Cannes. Di peso?
(D.G.)
Passato da gelataia,
futuro da star: Nikki
Blonski debutta con
Hairspray
Giugno 2007 RdC 25
dal 22 giugno al cinema
hostel2.it
INTERVISTA
I GALANTUOMINI
Fabrizio Gifuni
(foto La Presse).
Sopra Edoardo
Winspeare
Momento d’oro per Fabrizio Gifuni.
Dirigente Fiat per la Labate e due volte
giudice antimafia: per Porporati, e, da
settembre, per Winspeare
DI MARINA SANNA
I
dati cantano: nel primo quadrimestre 2007 le
produzioni nazionali hanno conquistato dieci punti
in più rispetto al primo quadrimestre 2006. E,
considerando i primi dieci incassi del 2007, la
percentuale delle presenze per gli italiani è salita al
50%. Da qui all’estate, poi, l’Italia è tutto un
brulicare di set (vedi pagine seguenti) e tra i ritorni
più attesi ci sono La signorina Effe di Wilma Labate e
I galantuomini di Edoardo Winspeare. Entrambi
interpretati da Fabrizio Gifuni, nato a Lucera, classe ’66, 20 film
all’attivo e tante produzioni teatrali, in questi giorni è sul set della
Labate, mentre da settembre sarà impegnato nel Salento con
Winspeare. Due film diversi, ambientati in un decennio decisivo
per il nostro Paese, La signorina Effe a Torino nel settembre
1980, durante la crisi della Fiat. Quello di Winspeare alla fine
degli anni Ottanta, quando la mafia pugliese, la Sacra Corona
Giugno 2007 RdC 27
Unita, decide di uscire allo scoperto.
Nei Galantuomini, termine che sembra
cucito addosso alle belle facce di attore
e regista, entrambi pugliesi (il primo
della provincia di Foggia, il secondo
nato in Austria ma cresciuto nel
Salento), Gifuni è un magistrato, ruolo
già collaudato nel Dolce e l’amaro di
Andrea Porporati, distribuito da
Medusa e in predicato per il festival di
Venezia o la Festa di Roma.
Che cosa ha in comune Fabrizio
Gifuni con i giudici antimafia?
E’ una coincidenza curiosa. Nei
Galantuomini ho ritrovato un’aria di
famiglia, sia per origini, sia perché
Ignazio, il magistrato, appartiene alla
borghesia illuminata pugliese di quel
periodo, con una tradizione legata
all’avvocatura che si tramanda da
generazioni. Nella mia, fino a mio
nonno, è stato così.
28 RdC Giugno 2007
Anche tu hai studiato Legge?
Sì, ma non ho finito gli esami. La
passione per la recitazione l’avevo nel
sangue, in realtà sapevo da tempo che
cosa avrei voluto fare.
E’ stato un colpo di fulmine?
Nella mia scuola (il Dante di Roma,
n.d.r.) c’erano professori preparati ma
soprattutto intelligenti. Grazie a loro mi
sono appassionato al teatro e il grande
innamoramento è stato con Romeo e
Giulietta, quando ho fatto Mercuzio,
personaggio strepitoso. Romeo lo
interpretava un amico con cui ho
condiviso un tratto di strada. Abbiamo
continuato a fare laboratorio, poi lui si
è iscritto all’Accademia d’arte
drammatica.
E tu?
Ci ho pensato a lungo, non me la
sentivo di prendere una decisione
definitiva. Allora il limite di età
ITALIANI AL CIAK
FOTO: ALESSANDRO LANARI
FOTO: PIETRO COCCIA
Gifuni e Lo Cascio ne
Il dolce e l’amaro.
Sotto la Solarino, con
lui ne La signorina Effe
era 21 anni. Mi sono iscritto alla facoltà
di Legge perché mi appassionavano le
materie legate a filosofia del diritto e il
processo penale. Non riuscivo a
immaginarmi nei panni di un avvocato,
forse, per un momento, ho pensato di
diventare magistrato.
Poi, che cosa è successo?
Sono partito militare, sono stato fuori
un anno sui monti abruzzesi, e quando
sono tornato ho preso, come facevo
ogni anno, il bando di iscrizione
all’Accademia. Ho scoperto che
avevano alzato il limite di età a 23 anni.
Lo hai interpretato come un segno…
Sì, anche se ho fatto passare un altro
anno. Mi sono preparato, non ho detto
niente a nessuno, e ho superato i test di
ammissione.
Winspeare aveva pensato a te per i
Galantuomini?
Credo di sì. Edoardo non ama fare
provini, piuttosto lunghe chiacchierate.
Forse tutti questi elementi di cui
abbiamo parlato hanno contribuito alla
sua scelta. Penso però che a farlo
decidere siano state le corrispondenze
caratteriali tra me e il personaggio.
La protagonista femminile,
Donatella Finocchiaro, è una donna
particolarmente pericolosa per
Ignazio…
C’è un rapporto di grande fascinazione
che esercita su di lui fin da bambina.
Crescendo diventa una boss della Sacra
Corona Unita. Per posizione geografica
la Puglia ha molti traffici con
Montenegro e Albania, armi e droga, in
cui Ada (Donatella Finocchiaro) è
pesantemente implicata.
La Finocchiaro è anche in Il dolce e
l’amaro di Porporati…
E’ la fidanzata di Luigi Lo Cascio.
Che invece è un picciotto.
Altra coincidenza: anche qui il
rapporto risale all’infanzia. Entrambi
proveniamo da un quartiere molto
povero di Palermo, siamo amici ma
prendiamo strade diverse: lui diventa
un uomo d’onore di Cosa Nostra, io
“Seguo con interesse Sorrentino
e Garrone. Ma fra tutti vorrei
lavorare con Nanni Moretti”
giudice antimafia.
Corrotto?
Assolutamente. Anzi nel film di
Porporati sono molto determinato. La
storia non è ispirata a personaggi o fatti
reali, ma ricorda un po’ quella di
Borsellino.
Torniamo agli anni Ottanta e al
periodo caldo della Fiat.
E’ stato il decennio in cui abbiamo
perso definitivamente la nostra
verginità. E’ successo tutto quello che
Pasolini aveva ampiamente visto e
previsto. La signorina Effe è
ambientato nel settembre 1980,
quando la Fiat annuncia il
licenziamento di quindicimila persone.
Interpreto un dirigente che non
appartiene né alla classe operaia, né
alla razza padrona. Proprio questo mi
ha attratto del mio personaggio: di
estrazione è più vicino alla borghesia
dirigenziale, ma quando si apre la
vertenza capisce ampiamente le
rivendicazioni degli operai e non
condivide il cinismo pragmatico dei
piani alti. Soprattutto prima che la sua
vita venga stravolta sentimentalmente.
E’ fidanzato con Valeria Solarino, che
a un certo punto lo lascia…
Senza svelare troppo della trama,
diciamo che a un certo punto si
ritrovano. Lei è impiegata alla Fiat, si
sta laureando ma appartiene alla classe
Giugno 2007 RdC 29
ITALIANI AL CIAK
SORRENTINO
FA IL DIVO
operaia. Durante il lunghissimo
sciopero Emma/Valeria scopre che non
è più così convinta dalla nostra
relazione, perché incontra Sergio, un
giovane militante. E’ un film corale, ci
sono Filippo Timi, Sabrina
Impacciatore, Fausto Paradivino...
In uscita hai anche La ragazza del
lago di Andrea Molaioli, con Toni
Servillo e Valeria Golino.
E’ una piccola parte, la storia è tratta
dal romanzo Lo sguardo di uno
sconosciuto di Karin Fossum, in cui un
ispettore di polizia viene mandato in
un villaggio del Nord Italia per
indagare sulla scomparsa di una
bambina di sei anni. E scopre ben
altro...
C’è qualche regista in particolare con
cui vorresti lavorare?
Seguo con particolare interesse Matteo
Garrone e Paolo Sorrentino, e sono
molto curioso di incominciare il film
di Winspeare. Non ha quasi mai
lavorato con professionisti, per
entrambi si tratta di un’esperienza
nuova.
E con la Labate come ti trovi?
Mi piace molto, è esigente, non si
accontenta mai. Credo che il terrore di
ogni attore sia proprio quello di non
essere diretto.
Allora prima o poi ti toccherà
Moretti…
Fra tutti è proprio il regista con cui
vorrei lavorare.
Il regista napoletano ai nastri di partenza. La sfida è la più ambiziosa
della sua carriera: raccontare Giulio Andreotti
FOTO: PIETRO COCCIA
DI VALERIO SAMMARCO
Valeria Golino.
Con Gifuni è in La
ragazza del lago
G
iacomo Rizzo, il suo
Amico di famiglia, è stato
l’ultimo in ordine di
tempo a definirlo “schivo
e riservato”. Enorme
talento in scrittura e dietro la macchina
da presa, Paolo Sorrentino non fa
molto per smentire l’impressione,
specie se gli chiediamo qualcosa sul suo
ultimo progetto, Il divo. Nel
“manoscritto ancora in via di
definizione” il cineasta partenopeo non
si limita, come nell’esordio L’uomo in
più, ad accennare vicende di
personaggi noti (allora Franco Califano
e il calciatore Agostino Di Bartolomei):
stavolta fa nomi e cognomi. E basta
quello del protagonista, Giulio
Andreotti (“il divo”, appunto, uno dei
molti soprannomi), a scatenare voci
che potrebbero farsi incontrollabili.
“Belzebù” – altro epiteto storico con
cui in molti hanno etichettato il
senatore – smentisce gli incontri con
Sorrentino (che preferisce non
replicare sull’argomento), “non
incoraggia la realizzazione del film” e,
anzi, consiglia “di aspettarne la
dipartita per mettere in pellicola la sua
vita”. Ma le riprese partono in questi
giorni. E l’attesa per quello che si
prospetta come Il Caimano della
prossima stagione è ovviamente
smisurata.
Perché un film su Andreotti?
E’ un personaggio che mi attrae
Il commento del
senatore,
interpretato da Toni
Servillo: "Aspettino
la mia morte"
BELLOCCHIO & ALTRE ANTICIPAZIONI
IL FIGLIO INTERNATO DEL DUCE, LA GOMORRA DI GARRONE E IL GIOCATORE DJ DI PATIERNO
Finalmente
Patierno. In mezzo a
tanti big, la vera
notizia è il prossimo
ritorno al ciak del
regista di Pater
Familias. Nel cast Elio
Germano, la storia è
quella dei pericolosi
trascorsi da
Giocatore, che il dj
Marco Baldini ha
affidato all’omonimo
libro. Poi ancora
Bellocchio con la
storia del figlio
segreto che Mussolini
occultò in manicomio,
il ’68 di Placido dalla
disillusa prospettiva di
un celerino e
Salvatores al ciak a
fine anno, per il bestseller Come Dio
comanda di Niccolò
Ammaniti. Da un altro
caso letterario,
Gomorra, anche
l’atteso film-denuncia
di Matteo Garrone.
moltissimo: complesso, indecifrabile,
con un’intelligenza fuori dal comune,
qualità che non si è mai ben capito se
sia stata messa al servizio di cose più o
meno buone. Un uomo da
raccontare, perché nel bene o nel
male è stato ed è tuttora uno dei più
grandi protagonisti della storia di
questo Paese. Non ho intenzione di
propugnare tesi o sferrare attacchi,
tanto meno di cavarmela con inutili
commemorazioni o con l’agiografia.
Sento sempre l’esigenza di raccontare,
attraverso il cinema, le “urgenze” e le
priorità che molto spesso vengono
dimenticate in nome di una
produzione più interessata
all’evasione e all’intrattenimento.
Giugno 2007 RdC 31
ITALIANI AL CIAK
PRONTI ALL’ABBUFFATA?
DALL’AUTOBIOGRAFICO CALOPRESTI AL SOLDINI INTIMISTA
Ghost Son: a fianco
Pete Postlethwaite,
sotto il regista
Lamberto Bava e
Laura Harring
Diego Abatantuono ne
L’abbuffata di Mimmo
Calopresti. Sotto una
scena del film
“Due ragazzi calabresi, io e Paolo Briguglia,
un sogno: fare un film. Interviste in piazza, la
storia di una zia (Silvana De Santis) per
soggetto, l’aiuto di un regista (Diego
Abatantuono) che sostiene di aver lavorato con
Martin Scorsese, Cinecittà, oggi preda di tv e
reality, una festa, l’incontro con Valeria Bruni
Tedeschi e il suo compagno, una star del
cinema che accetta di venire in Calabria a
girare il film: lui è Gerard Depardieu”.
E’ questa L’abbuffata di - e con - Mimmo
Calopresti: a svelarne fatti e antefatti il giovane
co-protagonista, Lele Nucera: “Ho soffiato il
ruolo a Valerio Mastandrea, sul set avevo carta
Un progetto a dir poco
“rischioso”...
Forse, lo riconosco. Ma sarebbe stato
un alibi perfetto per giustificare il fatto
che in Italia sia ancora difficile poter
parlare tranquillamente di tutto. Un
autore non può, non deve censurarsi: la
censura è pericolosa dall’esterno,
figuriamoci quando alberga nella mente
di scrittori e artisti. Avrei fatto il film
anche se Andreotti non fosse stato
assolto dalla Corte di Cassazione.
Di nuovo Toni Servillo: quali
saranno gli accorgimenti per
“trasformarlo” nel Divo Giulio?
Ancora non abbiamo stabilito una
32 RdC Giugno 2007
bianca, perché con Mimmo ero l’unico
calabrese…”. Dall’Abbuffata all’Ora di punta,
quella di Vincenzo Marra, che con il finanziere
Michele Lastella scala l’high society, complice
una bella donna (Fanny Ardant), molteplici
compromessi, corruzione dilagante e nessuna
remora morale. Le lancette scottano, Marra
infila la camera nell’Italietta assetata di denaro
& potere, e ne scandisce il battito animale. Di
coppia invece è la sommessa partitura di Silvio
Soldini per Giorni e nuvole, con Margherita Buy,
Antonio Albanese e Giuseppe Battiston: storia
di Elsa e Michele, colti e benestanti, che si
ritrovano sul lastrico, ma – forse – salvano
l’amore. Una cospirazione nichilista, viceversa,
è al centro di San Pietroburgo, starring il
celebre scrittore di Delitto e castigo
Dostoevskij (Miki Manojlovic): accanto a lui
l’evergreen Giuliano Montaldo ha voluto
Roberto Herlitzka, Anita Caprioli e Carolina
Crescentini. Un altro “dinosauro” del cinema
nostrano, Carlo Lizzani, scava nella storia
patria più infame: in Hotel Menia il primo
eccidio di ebrei in Italia, perpetrato dai nazisti
nel settembre del 1943. Non mancheranno le
polemiche, anzi sono già iniziate.
(F.P.)
Il senatore Giulio
Andreotti
strategia di lavoro. Comunque ho
voluto nuovamente Servillo perché
può garantirmi la perfetta assonanza
che vado cercando tra attore e
personaggio: non ci interessa creare
un sosia, questo è certo, piuttosto
siamo orientati a ripetere ciò che
Helen Mirren e Stephen Frears hanno
fatto in The Queen.
E per quanto riguarda la scelta del
commento musicale, elemento da
sempre determinante nei suoi film?
Ho coinvolto ancora Teho Teardo
dopo L’amico di famiglia, ma questa
volta non credo di utilizzare sonorità
elettroniche: stiamo pensando ad un
contrappunto che possa variare dal
rock tradizionale a brani pop
contemporanei, anche famosi,
qualcosa che strida fortemente col
personaggio rappresentato. Poi,
chissà, magari cambio idea e dirotto
verso la musica classica. L’unica cosa
che so, in questo momento, è che
devo iniziare a fare il film, a girare.
Parlarne ora, senza potermi
rapportare al prodotto finito, è
davvero prematuro.
SUL SET CON AMBRA
LEI, LA COMENCINI E IL RAZZISMO
Pezzi da 90 sui set dell’estate italiana.
Giordana torna al Fascismo con la (vera)
storia di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti,
attori fucilati dai partigiani perché
accusati di collaborazionismo. Il suo
Sangue pazzo, con Monica Bellucci e Luca
Zingaretti, fa il paio con l’attualissima
riflessione del Bianco e nero. Titolo con
cui la Comencini affida a Fabio Volo,
Ambra Angiolini e Katia Ricciarelli una
parabola di amore e strisciante razzismo,
che esplode a causa di un tradimento.
Scamarcio e Paola Barale affiancano poi
lo stesso Rubini, nel suo thriller Colpo
d’occhio, ambientato nel mondo dell’arte.
SPECIALE > PRET A PORTER
CINEMASTYLE
Défilé sul grande schermo. Dall'irriconoscibile
Claire Danes di Stardust all'Orco-glam Shrek.
Mise e protagonisti della nuova stagione
DI DIEGO GIULIANI, ELENA MONTINI, ANGELA PRUDENZI, VALERIO SAMMARCO,
CRISTINA SCOGNAMILLO A CURA DI FEDERICO PONTIGGIA
Giugno 2007 RdC 35
36 RdC Giugno 2007
SPECIALE > PRET A PORTER
PASSERELLA
SULL’ESTATE
SUL BAGNASCIUGA CINEMATOGRAFICO IMPERA IL FASHION.
CON GEORGE CLOONEY E CATHERINE ZETA-JONES, SFILANO
I TITOLI DELLA COLLEZIONE SUMMER-WINTER
DI FEDERICO PONTIGGIA
C
inema & estate. Un
binomio che se negli States
è ormai consolidato, con
blockbuster e aspiranti all’Oscar
in sala tra giugno a settembre, da
noi è ancora una terra riarsa dal
sole, quasi desertica. Ma anche
qui le cose stanno cambiando, e il
fashion ci ha messo lo zampino.
Dal prologo sfavillante sulla
Croisette al Lido delle meraviglie
da red carpet (vedi foto qui a
fianco), la bella stagione è tale a
partire dal look. Su spiagge
dorate e tappeti rossi, le star
iniziano il training autogeno per
la collezione autunno-inverno,
con un imperativo categorico:
apparire, stupire, irretire. Che sia
Giugno 2007 RdC 37
SPECIALE > PRET A PORTER
LOOKEX
IN SOFFITTA LE CALZAMAGLIE A TINTA U
DI FEDERICO PONTIGGIA
L’ULTIMA TROVATA della Disney?
Si chiama casting vocale. E’ questa
l’inedita strategia adottata dalla casa
di Topolino per dare voce a Grufolo,
l’amichetto del geniale Lewis
protagonista di I Robinson – Una
famiglia spaziale. In fila per la parte
una schiera di piccoli: 200 aspiranti
Grufolo - a spuntarla tale Edoardo manco fosse un casting di moda.
Paragone azzardato? Guardate un po’
la foto dell’allegra famigliola astrale:
look extravagante, con sfumature
bikini o pelliccia, l’importante è
osare, osare e ancora osare.
Guardate un po’ come si è
conciata per le feste Claire Danes,
irriconoscibile sotto cappello e
occhialoni in Stardust. Polvere di
stelle appunto, per illuminare lo
schermo, all’insegna del fashion
indiscreto dello star-system. Non
mancano scelte imprevedibili: vi
ricordate la coppia mozzafiato
George Clooney e Catherine
Zeta-Jones, litigarella in Prima ti
sposo, poi ti rovino e furfantesca in
Ocean’s Twelve? Ebbene, la
separazione non ha scalfito
Clooney, che fa (Ocean’s) 13 con
consueta eleganza, viceversa ha
costretto la Zeta-Jones a
reinventarsi: sotto un inedito
cappello da chef, per Sapori &
dissapori sul piatto (in sala) a
settembre. Non è l’unica
bellissima che ci stupirà sulla
passerella giugno-dicembre:
dall’enfant prodige Emma Watson
alla Keira Knightley in vena di
espiazione, passando per la
fashionista Nicole Kidman,
l’elisabettiana Cate Blanchett e la
strega “da morirci” Michelle
38 RdC Giugno 2007
O
N
G
IU
G
Maschile e femminile,
un solo obbligo:
essere alla moda
Pfeiffer, lo star control al
femminile sembra sempre più
passare dalla boutique, con una
ricerca spasmodica di accessori,
colori, abiti e maquillage da urlo.
Il motivo? Rilanciare carriere
traballanti, spiccare il volo
definitivo, e conquistare – sotto i
riflettori – il segreto dell’eterna
giovinezza. Avvinti dalle logiche
über-sexual, anche gli uomini
stanno a guardarsi: se Daniel
Craig smette lo smoking di James
Bond per una “invasione” nel
casual, Jamie Foxx si scopre dandy
e Daniel Radcliffe si riveste old
style dopo il nudo a teatro.
Davanti al guardaroba, le
differenze di genere sono in via
d’estinzione: maschile e
femminile si declinano al
singolare modaiolo, e chi più ne
ha, di orpelli, più se ne metta.
The show must be glam, in alcuni
casi celato dietro umili panni
finzionali, che contagia anche le
cabine-armadio dell’animazione:
se i Robinson hanno mise spaziali,
a ritrovarsi in gorgiera e broccato
sarà persino la nemesi del trendy,
l’orco verde Shrek, spinto a più
modaioli consigli dalla gentil
consorte.
Non ci resta che vederli sfilare
sullo schermo, prendere appunti,
promuovere e bocciare: è la
critica, bellezza. Di costume. TRAVAGANZA
NITA: L’ANIMAZIONE SI SCOPRE TRENDY. CON GLI ECCENTRICI ROBINSON
cyber-dandy e pose da consumate
mannequin. L’abito fa il cartoon: le
vecchie calzamaglie a tinta unica dei
supereroi hanno lasciato il passo a
fogge, “tessuti” e accostamenti ipertrendy. Sempre più live-action –
questa la terra di nessuno tra
finzione e animazione – il cinema
contemporaneo si è scoperto
decisamente in voga: l’importante è
apparire, a suon di costumi. Che poi
gli indossatori siano in carne e ossa,
CGI o plastilina, conta poco. Nel
cartoon firmato da Stephen J.
Anderson, il dodicenne scienziato
Lewis, cresciuto in orfanotrofio e
desideroso di conoscere la mamma,
elabora una macchina per viaggiare
nel tempo: si troverà catapultato in
una famiglia bizzarra, a partire dal
look. Ma, lo diceva già Wilde, solo
le persone superficiali non si fidano
delle apparenze: eccentrica e iperuranica, la compagine si prenderà
cura di Lewis, proteggendolo da un
malvagio uomo nero. D’altronde,
riguardate la foto: in questo universo
variopinto l’all-black tanto caro ai
fashionisti che c’azzecca? Il
caleidoscopio è indossato…
No George,
No Politics
I come impegno: è lo stile di
Clooney, dai Coen alla Bolivia
Killer, agente CIA, consulente
governativo: è un trend politico, quello
che accompagnerà il bel George nella
prossima stagione. Con Brad Pitt, John
Malkovich e Frances McDormand,
Clooney sarà nel poker d’assi di Burn
After Reading, dove metterà al servizio
(segreto) dei fratelli Coen il suo fascino
letale. Sempre nella zona grigia del
Central Intelligence, organizzerà la
“fantascientifica” fuga degli ostaggi
americani nell’Iran del 1979 in Escape
from Tehran, per poi stigmatizzare i
pericoli dell’esportazione della
democrazia Usa in Crisis, sulle elezioni
boliviane del 2002. No George, no
politics (style)!
Giugno 2007 RdC 39
SPECIALE > PRET A PORTER
LOOK RETRO/
PICCOLI MAGHI CRESCONO. LO CONFERMANO FELPE E T-SHIRT
NEL GUARDAROBA DEL QUINTO HARRY POTTER
DI ELENA MONTINI
iccoli maghi crescono. Dopo
sette anni e alle soglie dell’uscita
in sala del quinto episodio della saga,
Harry Potter e l’Ordine della Fenice,
l’apprendista stregone creato da J. K.
Rowlings e i suoi inseparabili amici
Ron ed Hermione sono diventati
grandi. E anche il loro look è
cambiato. Harry Potter – sempre
fedele ai suoi occhialini tondi e neri –
ha tagliato i capelli, guadagnato
molti centimetri in altezza e riempito
il guardaroba di felpe e t-shirt.
Intanto aspetta di dare il suo primo
bacio. Ron, non potendo fare a
meno di indossare gli antiquati
maglioncini di lana sferruzzati dalla
mamma, ha tentato di sfruttare
P
Il cast di Harry
Potter e l’Ordine
della Fenice
O
LI
G
LU
40 RdC Giugno 2007
l’ondata vintage che ha riportato di
moda i suddetti golf a scacchi e ha
optato invece per uno stile
“capellone” anni ’70. Hermione, che
fuori dal set indossa jeans e sneakers a
fiori, sfoggia permanente, colpi di
sole e avrebbe tranquillamente
potuto fare a meno del ritocco
“estetico” cui è stata sottoposta dai
maghi della computer graphic sul
manifesto del prossimo film (gli stessi
che avevano già reso più florido il
decolleté di Keira Knightley). Ma ad
essere cambiati non sono soltanto i
personaggi. Mai l’uscita in sala di
uno dei film della magica saga era
stato preceduto da tante polemiche, a
causa delle esternazioni o delle scelte
dei suoi protagonisti. Ciascuno di
loro, a modo proprio, ha manifestato
il desiderio di affrancarsi dal ruolo
cui il successo della serie li ha finora
costretti. Daniel Radcliffe ha prima
sconvolto i fan augurandosi la morte
di Harry Potter e poi le mamme dei
fan, spogliandosi letteralmente dei
panni retrò del maghetto ed
esibendosi nudo in teatro. Emma
Watson ha addirittura minacciato di
non firmare il contratto che la legava
agli ultimi capitoli. Difficile tuttavia
appendere al chiodo mantello,
cappello e bacchetta magica di fronte
a un compenso di quattro milioni di
euro. Tredici per Radcliffe.
Permanente e colpi di
sole per Emma Watson:
Hermione cambia volto
/MAGIC
Giugno 2007 RdC 41
KEIRA KNIGHTLEY E BABBO
SHREK: L’ELEGANZA PASSA
COL VERDE
DI ANGELA PRUDENZI
C
hi di verde si veste di sua beltà
si fida... e Shrek allora? Beh,
lui il colore non l’ha scelto. Non
che lo porti male, anzi è persino
elegante. Certo, vivere in un
mondo immaginario aiuta ad
essere accettati a dispetto dei
difetti, infatti Shrek è l’orco più
amato. Ora poi che diventa padre
di tre scatenati gemelli, le sue
quotazioni saliranno
ulteriormente. A rendere speciali
non solo Shrek ma Fiona, Donkey
e gli altri, è però il loro farsi
apertamente gioco delle fiabe,
praticando bassamente l’ironia,
con buona pace dei personaggi
immaginari messi alla berlina. La
trilogia targata DreamWorks è
LOOK
fantasia al quadrato, con citazioni
e trovate che strizzano l’occhio a
lettori e spettatori. Insomma, se i
letterari tre porcellini, Cenerentola o
Biancaneve rendono reale l’irreale,
Shrek & co. ricordano al contrario
che il mondo della fantasia è falso
ma senza di esso sarebbe molto triste
vivere. Attenzione però,
l’immaginazione è un’arma a
doppio taglio. Se è vero che
guarisce, può anche uccidere.
Mortiferi sono i risultati procurati
dalla fantasia della piccola Bryoni,
motore involontario della tragedia
di Espiazione, capolavoro dello
scrittore Ian McEwan. Romanzo
quanto mai complesso basato sulle
sfumature psicologiche non meno
che sui fatti narrati, Espiazione è
diventato film grazie a Joe Wrigth,
lo stesso di Orgoglio e pregiudizio.
L’intemerata Cecilia, vittima della
sorella minore, è Keira Knightley,
SPECIALE > PRET A PORTER
EVERGREEN
77 anni e non sentirli: Emma Roberts indaga
Ha 77 anni ma non li dimostra.
Meglio, dal 1930 Nancy Drew,
carattere forte e curiosità
irrefrenabile, vive una perenne
adolescenza. Nata da un’intuizione
dell’editore Stratemeyer e dalla
penna di vari autori nascosti dietro lo
pseudonimo di Carolyn Keene, la
giovane detective si muove
instancabile tra circoli esclusivi e
università a caccia di casi da
risolvere. Un fenomeno da oltre 150
libri, 80 milioni di copie e traduzioni
in 14 lingue. I film che ha finora
ispirato non sono memorabili, le serie
televisive irrilevanti, colpevoli di non
restituire fino in fondo l’atmosfera dei
romanzi. Ora ci prova Andrew
Fleming, che ha affidato il ruolo di
Nancy alla lanciatissima Emma
Roberts. Nella speranza evidente che
i lettori rispondano in massa.
La nipote d’arte Emma Roberts in
Nancy Drew di Andrew Fleming
Keira Knightley
per Espiazione da
McEwan; sopra
Shrek terzo
AG
OS
TO
Nancy Drew, detective-style
bellezza androgina dal fascino
evidente. In una scena chiave
McEwan la descrive verde vestita,
pronta a concedersi al ragazzo che
contro tutto e tutti amerà per
sempre. Perché di verde? Forse
perché è il colore che rappresenta la
forza e la speranza. Senza
dimenticare che per i romani era
associato a Venere, dea dell’amore.
A livello celebrale tuttavia, è uno
dei colori dello spettro che l’uomo
riesce più facilmente a vedere. E
qui torniamo alla visione. Quella di
Bryoni è parziale e distruttiva. Il
male che la bambina procura è così
intenso che per espiare non le
basterà l’elaborazione di un libro
di memorie. Alla fine del romanzo
i suoi ricordi si inceppano, resi
incerti da una crudele malattia. E
più lontano appare il riscatto che
la scrittura aveva lasciato
intravedere.
Giugno 2007 RdC 43
SPECIALE > PRET A PORTER
LOOK CASUAL
PER ULTRACORPI
DANIEL CRAIG E NICOLE KIDMAN, OVVERO APOLLO E VENERE POSTMODERNI. LA LORO
SARÀ UNA INVASION DI TENDENZA (COMPLICE L’ETERNA RAGAZZINA MEG RYAN)
DI CRISTINA SCOGNAMILLO
44 RdC Giugno 2007
E
BR
EM
TT
SE
Una scena di The
Invasion di Oliver
Hirschbiegel; sotto
Meg Ryan In the
Land of Women
N
‘‘
essun James Bond dopo Sean
Connery ha indossato meglio i
panni di 007. Ha funzionato perché i
vestiti che ha usato nel film
sembravano semplicemente
un’evoluzione di quello che indossa
tutti i giorni”. Così ha scritto GQ,
mettendo Daniel Craig al primo
posto della classifica dell’uomo
“meglio vestito” della Gran Bretagna.
E noi, aggiungiamo, questione di
stile! Grande soddisfazione per l’attore
che quando era in predicato per il
nuovo 007 si è sentito sparar contro
mille e uno polemiche. A cominciare
dal fatto che era bruttino, bassino,
biondino. Ma lui l’ha spuntata,
soppiantando divi come Clive Owen
e Colin Farrell. E così ora lo vedremo
accompagnare la regina dell’eleganza,
l’algida Kidman, in The Invasion di
Oliver Hirschbiegel. Lo stile dei due,
all’apparenza contrapposto, tutto
muscoli e casual lui, tutta signora
bene lei, li rende tanto fascinosi da
farli sembrare Venere e Apollo
postmoderni. Fisico scultoreo ma non
esagerato, pose sexy nascoste dietro il
volto del finto timido Craig, raffinata
bellezza come sempre la Kidman,
entrano a pieno titolo nell’Olimpo
hollywoodiano del fashion style.
Accanto all’ex signora Cruise,
psichiatra old style con il suo trench
beige, i dolcevita grigio perla, i
maglioncini neri bon ton, Craig si
troverà, in camice bianco con t-shirt
grigia (che tanto ama usare anche
fuori dai set), alle prese con
un’epidemia aliena da sconfiggere.
Ricordate il capolavoro di Don Siegel
L’invasione degli ultracorpi? Bene, per
molti è il suo terzo remake, ma
dalla Warner tengono a precisare che
non lo è! Vedere per giudicare.
La classe della Kidman si
contrappone alla fisicità pasionaria di
Catherine Zeta-Jones che, anche
dietro un abito da cuoca impataccato,
riesce a far traboccare il suo
inconfondibile sex appeal in Sapori e
dissapori di Scott Hicks. Eterna
ragazzina (ma non ha superato i
40?), la Meg Ryan di In the Land of
Women di Jon Kasdan. Con il suo
musetto imbronciato, i capelli ribelli
e le magliettine extra small, non
cambia mai. Ma anche questo è look
fashion!
L’uomo meglio vestito
della Gran Bretagna?
L’ultimo James Bond
Giugno 2007 RdC 45
SPECIALE > PRET A PORTER
M
ai così dark da quando,
quindici anni fa, indossava
il latex felino della Catwoman
burtoniana in Batman Returns:
Michelle Pfeiffer sembra davvero
aver scoperto il segreto
dell’eterna giovinezza tanto
agognato dalla perfida Strega
Lamia, personaggio interpretato
nel fantasy Stardust. Diretto da
Matthew Vaughn (The Pusher),
marito di Claudia Schiffer, il
film prende le mosse dal
romanzo di Neil Gaiman e
racconta del viaggio avventuroso
di un giovane innamorato
(Charlie Cox), chiamato a
mantenere una promessa più
grande di lui: per portare una
stella cadente alla sua amata
(Sienna Miller) oltrepassa il
muro che difende un mondo
misterioso, popolato da gnomi e
fate (Claire Danes), pirati
debitori della miglior letteratura
– il Capitano Shakespeare alias
Robert De Niro – e
naturalmente una strega pronta
aver pensato la stessa cosa Dario
Argento che, proprio per la notte
di Halloween (e dopo un
passaggio alla Festa di Roma?),
riesuma – chiudendola – la
Trilogia delle Tre Madri iniziata
con Suspiria e Inferno:
protagonista de La Terza Madre
è sua figlia Asia (tornata a
lavorare con lui dieci anni dopo
Il fantasma dell’opera) che, per
errore, libera lo spirito di Mater
Lacrimarum, strega che riunirà a
Roma la triade demoniaca
provocando morti e terrore.
Poteri sovrannaturali e ritorni al
passato per un nerissimo revival
di famiglia (nel cast anche Daria
Nicolodi, madre di Asia e
lontana da un film dell’ex marito
dai tempi di Opera) che i fan del
maestro dell’horror attendono
con trepidazione. Dalle vesti e
dalle atmosfere sulfuree di inferi
(ultra)terreni alle ombre di
anime che arrancano per
emanciparsi da afflizioni
mortali, come gli innamorati di
Kim Ki-duk in Breath – lui
condannato alla pena capitale,
lei donna sposata che lo andrà a
trovare ogni giorno in galera – o
dalle convenzioni sociali, come
la Angel di Francois Ozon,
scrittrice di popolari feuilleton
nell’Inghilterra dei primi ‘900
nata dalla penna di un’autrice
dall’omonimia altisonante:
Elizabeth Taylor.
La bellezza senza
tempo di Michelle
Pfeiffer in Stardust;
sotto Angel di Ozon
e Milla Jovovich
LOOK GLAM/
STARDUST E LA TERZA MADRE: LE STREGHE SON TORNATE. ASPETTANDO HALLOWEEN, NEL BUIO DELLE SALE
DI VALERIO SAMMARCO
a tutto pur di rimandare ancora
di qualche secolo l’arrivo della
vecchiaia. Alle soglie dei
cinquanta e con un recente
passato contraddistinto da scelte
professionali non propriamente
“vincenti” (epocali i suoi rifiuti
a pellicole poi rivelatesi enormi
successi: Il silenzio degli
innocenti, Basic Instinct, Thelma
& Louise), Michelle Pfeiffer
prova a fermare il tempo per
ripartire dall’oscurità di un falso
universo, dove il trampolino del
Male potrebbe garantire la più
affascinante delle rinascite. Deve
46 RdC Giugno 2007
Milla e Jodie fra zombie e vendette
Resident Evil e The Brave One: pericolo al femminile
Rimandi western e shorts
intriganti per l’eroina Milla Jovovich,
impegnata a debellare
definitivamente il virus e
combattere la Umbrella Corp. Il
deserto del Nevada è lo scenario,
un rudimentale machete lo
strumento per mettere la parola
Extinction (“siamo stati
testimoni del Beginning,
abbiamo visto l’Apocalypse”)
sulla saga tratta dal famoso
videogioco horror Resident
Evil. In regia l’Highlander
Russell Mulcahy. Minimal look,
invece, per Jodie Foster: capello
cortissimo e tanta rabbia per
vendicare l’assassinio del compagno
nel thriller firmato Neil Jordan, The
Brave One. Non solo il genti sesso
alle prese col pericolo: a difendere
l’onor virile c’è Matt Damon, ancora
diretto da Paul Greengrass in The
Bourne Ultimatum, terzo capitolo sul
personaggio ombra più emblematico
del nuovo millennio cinematografico:
la chance finale per recuperare
memorie di sé è ad un passo.
E
BR
O
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O
/DARK
Algida e maligna:
la rinascita di
Michelle Pfeiffer
Giugno 2007 RdC 47
SPECIALE > PRET A PORTER
LOOK
ELIZABETH/CHIC
CATE BLANCHETT TORNA A VESTIRE I SONTUOSI PANNI DELLA REGINA IN THE GOLDEN AGE.
TRINI, MERLETTI E UNA TEMPRA DI FERRO, COME PER LA JOLIE “MISSIONE PAKISTAN”
DI FEDERICO PONTIGGIA
48 RdC Giugno 2007
ua Maestà la Regina. Di stile.
Cate Blanchett ritorna a
vestire i sontuosi panni di
Elisabetta in The Golden Age. Per il
sequel di Elizabeth del 1998,
dietro la macchina da presa è
ancora Shekhar Kapur, mentre nel
cast accanto a Geoffrey Rush la
nuova entrata ha il fascino british
di Clive Owen. Tra trini e merletti,
belletti e gorgiere, a dipanarsi è la
relazione di amorosi sensi tra la
Regina Elisabetta e l’esploratore
Walter Raleigh (Owen),
supportata dal fido amico della
regnante Sir Francis Walsingham
(Rush). Sullo sfondo, l’elettrizzante
storia di un’era, virata in rosa
antico: a Cate Blanchett l’arduo
compito di controllare i propri
sentimenti, governare il mondo
occidentale e annientare i tanti
nemici. Mentre la cugina di
Elisabetta, Maria Stuart (Samantha
Morton), cospira con Filippo di
Spagna per detronizzarla, Sir
Walsingham si adopera
instancabile per proteggere Her
Majesty dai complotti orditi alle
sue spalle. Sicuramente chic, ma
dietro stecche di balena, raso e
tulle batte un cuore da guerriera:
per difendere l’impero, la sovrana è
pronta allo scontro totale. Più
vulnerabile, invece, la sua veste
privata: nei confronti
dell’avventuriero Raleigh
l’attrazione è pericolosa, difficile
accettare tremiti e rossori per una
lady di ferro, ma si sa il cuore –
dicevano prima Pascal e poi i baci
Perugina – ha delle ragioni che la
ragione non conosce. Nemmeno
quella di Stato? Agli spettatori
l’ultima parola, ma vedendo la
Blanchett i dubbi non sussistono:
anche per la moda fu un’età
dell’oro. Altri tempi, un’altra
donna, stesso fascino e ugual
tempra: Angelina Jolie darà volto e
corpo a Mariane Pearl in A Mighty
Heart, adattamento delle memorie
della donna sul rapimento e
l’assassinio del marito Daniel Pearl,
per mano di terroristi pakistani.
Diretto da Michael Winterbottom
e prodotto da Brad Pitt, il film
inquadra la giornalista, all’epoca
incinta, nella ricerca del marito
disperso in Pakistan. Il dramma si
conclude con l’orribile
decapitazione di Daniel da parte
dei suoi sequestratori, sospettati di
essere legati ad Al Qaeda. Per la
Jolie dunque un ruolo
impegnativo, lontano dai suoi
canoni, a partire dal guardaroba:
look premaman, linee morbide e
tagli casual per una delle silhouette
più invidiate di Hollywood. Ma
non temete, seppur “conciata” ad
hoc, l’ex Lara Croft di Tomb Raider
è sempre una visione très chic, anzi
très Jolie… All’azione in Medio
Oriente è chiamato anche un altro
bello e glamorous del cinema
stelle&strisce, il premio Oscar
Jamie Foxx. Protagonista con
Jennifer Gardner di The Kingdom,
all’attore spetterà la missione di
indagare su un attentato a un
obiettivo americano. Con lui gli
agenti FBI Jason Bateman e Chris
Cooper, Foxx dopo i completi da
urlo di Miami Vice vestirà cargo e
giubbetto antiproiettile, ma al suo
corredo non mancherà l’M-16
d’ordinanza. Il suo stile rimane
comunque esplosivo e miete
vittime: Kill Kill, Bang Bang!
Premaman e dimessa.
Ma la signora Pitt
incanta lo stesso
N
OV
EM
BR
E
S
Jamie Foxx. Sopra e
accanto Angelina Jolie
in A Mighty Heart.
Nell’altra pagina Cate
Blanchett
Giugno 2007 RdC 49
SPECIALE > PRET A PORTER
LOOKFASHION
PAILLETTE, ALLUSIONI E
DIVISE: DAL CASO BUSSOLA
D’ORO ALLA NONNA-SHOCK
MARIANNE FAITHFULL
DI DIEGO GIULIANI
L‘
E
BR
M
CE
DI
50 RdC Giugno 2007
abito fa sempre più il monaco.
Ovvero: mai come negli ultimi
tempi, nella parte ci si cala a partire
dal vestitino. Minimal, esorbitante,
griffato. Una tendenza
democratica, che non risparmia
neanche i maschietti. Il primo a
fare scuola è stato il nuovo James
Bond: look classico e sguardo di
ghiaccio, che hanno lanciato
Daniel Craig a nuova icona di
maschio di classe. Che la differenza
risieda nei tempi lo dimostrano le
congiunture: l’abito fa notizia, la
notizia traina la star e la stella si
impone nel firmamento. La
conferma è nel suo ritorno sugli
schermi a dicembre: il fiabesco La
bussola d’oro di Chris Weitz, in cui
insieme a Nicole Kidman,
affiancherà nuovamente l’eterea
Eva Green. A dettar legge in
sartoria sono i toni dark della
storia: primo capitolo della
chiacchieratissima trilogia, con cui
l’inglese Philip Pullman si è
guadagnato in patria successo e
fama di eretico. Trame oscure,
streghe ammalianti ed esseri
mutanti offrono il destro a uno
sfoggio di lamè, strascichi e
avvolgenti mise da mille e una
notte. Confezioni di lusso per temi
scottanti, che promettono scandalo
più di qualsiasi spacco e scollatura:
i mondi paralleli in cui si muove la
piccola Lyra, stellina prodigio col
nome di Dakota Blue Richards,
VICTIM
sono disseminati di simbologie
cariche di provocazione e
sensualità. Su tutti Queste oscure
materie, il titolo della trilogia uscita
nel 1995, che l’autore ha ripreso da
un verso del Paradiso perduto. Dal
caos primordiale a cui alludeva
Milton nel XVII secolo, Pullman
suggerisce una via di fuga
pionieristica e destabilizzante.
Spogliatosi del moralismo di cui
avevano vestito il genere i
predecessori Tolkien e C.S. Lewis,
manda in soffitta anche la
sbandierata modernità di Harry
Potter: la via maestra che indica ai
suoi personaggi è quella
dell’erotismo. Un suggerimento più
che sussurrato, da ricercare in
personaggi, sviluppi e allusive
confezioni. Soprattutto confezioni.
Una parola d’ordine che come un
tam-tam rimbalza dai set di Los
Angeles ai giornali di moda, dalla
notte degli Oscar alle passerelle
internazionali. Quella che
intravediamo al cinema è la punta
di un iceberg. La sbiadita eco di
una vera e propria rivoluzione, che
sta ridisegnando le gerarchie
dell’intero star-system. Il borsino di
Hollywood parla chiaro: i veri
guru sono ormai gli stylist.
Formalmente consiglieri ma anche
e soprattutto confidenti e psicologi.
Halle Berry, Cate Blanchett, Nicole
Kidman: all’ombra di ogni big, c’è
un demiurgo dell’immagine che
lavora per cucire il fascino intorno
alle star. Mentre nomi come Philip
Bloch, Jessica Paster e L’Wren Scott
scalano rabbiosamente le power
list, un’altra indicazione arriva dalla
calca di griffe all’ultimo festival di
Cannes: addio vecchie sfilate, la
nuova vetrina di alta moda e
gioielli è ormai il cinema coi suoi
luoghi e i suoi volti. A puntare i
piedi restano in pochi. Fanno
notizia, in questo sfavillante Natale
cinematografico, i look dimessi di
Charlize Theron e Marianne
Faithfull. La prima, che alla
mortificazione della sua bellezza
Charlize Theron
prima del restyling
per In the Valley of
Elah. Accanto la
Kidman e Marianne
Faithfull
deve già l’Oscar per Monster, vestirà
i modesti panni della detective, a
cui Paul Haggis affida le scottanti
indagini di In the Valley of Elah.
L’ex musa dei Rolling Stones si
improvvisa invece nonna a luci
rosse nell’applauditissimo Irina
Palm di Sam Garbarski. Un ruoloshock che non lascia spazio a
glamour e paillettes, ma parla di un
altro trend e un’altra storia: la
“rivoluzione della specie” (v. pag.
24), con cui lo zoccolo duro di
cinema e tv si ribella
all’omologazione del bello.
Confezioni di lusso per
temi scottanti, nel primo
capitolo della trilogia
fantasy di Pullman
Nera (e gialla)
di rabbia
L’apetta di Bee Movie: casual
ardito che promette battaglia
Il taglio è abbondante e decisamente
insolito. La stoffa, spugnosa, ad ampie
bande orizzontali. L’accostamento,
giallo e nero, non proprio all’ultimo
grido. E’ il pirotecnico look con cui il
comico del Saturday Night Live Jerry
Seinfield è planato sul festival di
Cannes. Motivo dell’incursione, per cui
è letteralmente “volato” sulla
Croisette, è l’animazione DreamWorks
Bee Movie a cui presta genio e voce
nell’originale Usa. Protagonista è
l’apetta Barry: infuriata con gli esseri
umani e determinatissima a
trascinarli in tribunale. L’accusa?
Usurpare alla categoria il più prezioso
dei beni: il miele.
Giugno 2007 RdC 51
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IL DESTINO
NEL NOME
IN SALA
Profondità e pathos nello spaccato di Mira Nair su
immigrazione e confronto generazionale
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
MIRA NAIR
Kal Penn, Tabu, Irrfan Khan
Drammatico, colore
20th Century Fox
122’
Jhumpa e Gogol. Nomi buffi e
improbabili. La prima è una scrittrice
americana, ma nata a Londra e di
origine indiana, Jhumpa Lahiri. Il
secondo è il suo protagonista, Gogol
Ganguli, suo alter ego al maschile
(come tutti i protagonisti delle sue
opere) nel romanzo L’omonimo. Libro
di intima bellezza e sensibilità, grazie a
Mira Nair ha visto un imprevedibile
adattamento cinematografico, Il
destino nel nome. Non prevedibile
perché nella storia di immigrazione,
contaminazione ed emancipazione
della famiglia Ganguli c’era grande
forza, ma anche un’apparente
impenetrabilità. Quelle della Lahiri (a
cui è stato ritagliato un cameo) sono
pagine intense e silenziose, come i
rapporti familiari che racconta, e Mira
Nair, ispirata dall’immedesimazione e
dall’opera, ha saputo donar loro
movimento e dialogo. In questo modo
libro e film non gareggiano, come
spesso accade nei difficili rapporti
letteratura-cinema, ma diventano
complementari. La storia è di una
complessa semplicità: Ashoke (Irrfan
Khan) lavora negli USA e torna in India
per prender moglie. Sceglierà - in verità
sarà lei a farlo dopo aver visto le sue
belle scarpe - una giovane e bellissima
donna, Ashima (Tabu). Andranno a
vivere negli Stati Uniti. Di qui
percorriamo con loro venticinque anni,
in cui il corpo è a New York e l’anima,
soprattutto per lei, a Calcutta.
Nasceranno due figli, che vivranno il
dramma inverso. Una storia di
immigrazione di prima e seconda
generazione, attualissima. Una famiglia
che vive, trasversalmente, il terremoto
generazionale ed etnico, alienazione
potenzialmente devastante, in cui ogni
gesto può sembrare ribellione o
repressione. Il centro di tutto è proprio
Gogol, il destino del cui nome è fulcro e
pretesto di questa piccola epopea
familiare e universale. Un intenso e
bravissimo Kal Penn, dopo essere
diventato un eroe del cinema trivialdemenziale (Maial College, American
Trip, Epic Movie) sorprende con una
interpretazione sontuosa, sobria e
completa come il mosaico che disegna
la regista. E qui, forse, si nasconde il
BRAVI I PROTAGONISTI: SPLENDIDA E DUTTILE TABU, CORAGGIOSO E INSOLITO KAL PENN
54 RdC Giugno 2007
iFilmDelMese
Giugno 2007 RdC 55
iFilmDelMese
LA REGISTA INDIANA “SUPERA”
KEN LOACH E CENTRA L’ASSIMILAZIONE
TRA ORIENTE E OCCIDENTE
segreto del film: l’incontro tra Jhumpa
Lahiri e Kal Penn, giovani
indoamericani del Rhode Island e del
New Jersey, con la più matura Mira
Nair, indiana di nascita trapiantata a
New York. Da qui, dall’esperienza
personale di questa seconda o terza
rivoluzione americana, quella
dell’immigrazione che ne sta
cambiando nuovamente identità
(prima erano italiani e irlandesi, poi
spagnoli, ora orientali), c’è stata la
spinta creativa e ideale necessaria a
un’opera così ambiziosa. Basti pensare
che il pur bravo Vittorio Moroni ne Le
ferie di Licu ha dovuto e potuto
raccontare solo con il documentario la
prima generazione (un viaggio
“matrimoniale” Italia-BangladeshItalia) e che un maestro come Ken
Loach è stato deciso ed emozionante,
56 RdC Giugno 2007
ma anche didascalico e conflittuale, nel
raccontare solo la seconda in Un bacio
appassionato. Mira sembra piuttosto
seguire la lezione dolente di Hanif
Kureishi, fine letterato che sa che per
unire Oriente e Occidente la sintesi non
deve essere assimilazione asimmetrica.
Ci commuoviamo quando Ashima e
Ashoke imparano ad amarsi negli anni
con sguardi pudichi e gesti pieni di
significati. Proprio mentre i figli
imparano a conoscersi, si esplorano e
scoprono, rifiutandola e cercandola,
quella doppia identità culturale, fonte
eterna di ricchezza e sofferenza. Gogol
è il filo conduttore, come il suo
rapporto conflittuale con un nome
tanto curioso quanto importante.
Americano, la sua pelle e le sue
tradizioni lo fanno sentire straniero in
patria, sebbene non lo aiuteranno a
sentirsi a casa in India. Cercherà
nell’amore e nel sesso l’emancipazione
e il ritorno alle radici, passando dalla
wasp Maxine (Jacinda Barrett) alla
sensualissima e libera bengalese
moushimi (Zuleika Robinson) per
scoprirle tanto lontane quanto simili.
Ma sarà solo un evento drammatico ad
aiutarlo a ritrovarsi. In un finale sul filo
di una poetica e mai patetica retorica il
ragazzo diventa uomo, in un alternarsi
di gesti essenziali e flashback di
straziante bellezza come quello,
finalmente ma non banalmente
riconciliante, che lo vede con il padre
sul molo. Mira Nair perde i toni troppo
saturi e kitsch di Salaam Bombay e
soprattutto di Monsoon Wedding per
un’opera di grande maturità. Non teme
una narrazione classica, sia nella regia
che nella sceneggiatura, riuscendo a
mantenere un tocco originale in ogni
momento. Un applauso va agli attori
protagonisti: Tabu sa essere una
splendida ventitreenne come una
matura e fragile quarantottenne, Kal
Penn si spinge su terreni mai esplorati
con incosciente bravura. Quella che ci
vuole per affrontare certi viaggi.
Cinematografici, umani, sociali.
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Casa Bianca sotto accusa: nel mirino la persecuzione del pacifista più pericoloso del mondo
REGIA
Genere
Distr.
Durata
DAVID LEAF, JOHN SCHEINFELD
Documentario, colore
Mikado
99’
1966-1976: dieci anni che tentarono
di cambiare il mondo. In prima fila
l’uomo che, secondo la contestatissima
e contestatrice compagna Yoko Ono
“era totalmente e ferocemente
rivoluzionario, un pacifista che
praticava la comunicazione totale”:
John Lennon, artista sublime che
voleva Power to the People. Canzone
eccezionale, gioioso inno al
cambiamento, spina dorsale, con
molte altre, del documentario U.S.A.
contro John Lennon di David Leaf e
John Scheinfeld (superbi per scelte e
montaggio), piccolo capolavoro sul
maccartismo che colpì chi aveva
l’unica colpa di essere colto, geniale e
coraggioso. Attraverso le lenti tonde
di John ripercorriamo l’attacco
sistematico del governo Nixon nei suoi
confronti. “Incastrato” come Al
Capone per reati fiscali, sarà poi il
turno dell’ufficio immigrazione,
imbeccato dall’FBI (ne vediamo molti
documenti finora secretati), che gli
IN SALA
LIMPIDO E
APPASSIONATO
IL RACCONTO
DELL’ATTACCO
ISTITUZIONALE
AL LEADER
DEI BEATLES
ritirerà la green card. Era un leader,
un inglese innamorato degli USA, e
faceva paura al Sistema: fece
scarcerare con un concerto John
Sinclair, riempì Washington
assordandone la piazza principale con
migliaia di uomini e donne che
cantavano Give Peace a Chance.
Agiografia misurata, appassionata,
entusiasta, persino infantile e ingenua,
proprio come il Lennon ribelle. Lui
nella politica portò la lezione con cui
sconvolse la musica: soluzioni
semplici, persino ovvie. E per questo
straordinariamente geniali.
BORIS SOLLAZZO
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THE DARWIN AWARDS
IN SALA
Pretesto stuzzicante e comicità nera per Joseph
Fiennes e Winona Ryder. Ma il risultato delude
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
FINN TAYLOR
Joseph Fiennes, Winona Ryder
Commedia, colore
Moviemax
90’
Burrows (Fiennes) è un metodico
poliziotto affetto da ematofobia (non
sopporta la vista del sangue) da poco
rimasto senza lavoro, specializzato
nello studio dei profili criminali. Filmato
24 ore su 24 da un giovane studente di
regia e ossessionato dai Darwin Awards
– onorificenze assegnate via web a tutti
coloro i quali riescono a togliersi dalla
faccia della Terra nel modo più idiota
possibile, di fatto contribuendo a
migliorare la specie umana con la loro
scomparsa – si proporrà di collaborare
con un’agenzia assicurativa per
prevenire le ingenti perdite causate
proprio dalle morti catalogabili come
“casi Darwin”. Ad accompagnarlo in
lungo e in largo per gli States la bella
Siri (Ryder), investigatrice dell’agenzia
58 RdC Giugno 2007
I METALLICA
E LAWRENCE
FERLINGHETTI
STRAPPANO IL
SORRISO
CON I LORO
CAMMEI
decisamente più portata di lui al rischio
e all’avventura. Il pretesto stuzzicante e
la partecipazione di interpreti secondari
di ottimo livello (David Arquette,
Juliette Lewis e Chris Penn, poi
defunto) ne facevano uno dei titoli più
interessanti e curiosi di questo scorcio
di stagione: The Darwin Awards, invece,
diretto dal Finn Taylor di Un sogno in
fondo al mare, non riesce ad elevare
filosoficamente l’aspetto
tremendamente “nero” di un’idiozia da
Guinness dei primati, lasciando che
tutte le situazioni più assurde (vedi il
pullman con “il pilota automatico”)
rimangano nulla più che macchiette
dimenticabili. Divertenti i cammei del
“beat” Lawrence Ferlinghetti e del
gruppo dei Metallica.
VALERIO SAMMARCO
☺
ANTEPRIMA
LE REGOLE DEL GIOCO
Mistero e fascino del poker in un film d’altri tempi. Raffinato Curtis Hanson
Gran gioco il poker. Capace di
mettere sul tavolo una vita intera,
raccontarla in una mano e renderla
inutile o meno a seconda delle carte
che ti guardano dal panno verde. Il
cinema non si è mai tirato indietro di
fronte al suo fascino e gli esempi da
ricordare sono tanti, dal favoloso
Cincinnati Kid di Jewison al
crepuscolare Altman di California
Poker, fino all’italianissimo Regalo di
Natale di Pupi Avati con tanto di
rivincita dumasiana vent’anni dopo.
Difficile non farsi rapire dal potere di
quattro re o dalla bellezza di tre regine
e questo dev’essere successo a Eric
Roth, sceneggiatore dall’indiscusso
OTTIMI INTERPRETI DA ERIC BANA ALLA
CONFERMA ROBERT DUVALL
talento (Oscar per Forrest Gump e
nominato per Insider e Munich) che
racconta una storia in cui le carte si
mischiano nel modo giusto. Las Vegas
sullo sfondo, non quella delle mille luci
dello Strip e degli spettacoli dei grandi
casinò per famiglie, ma quella delle
vere sale da gioco e della periferia di
una vera città di provincia. In primo
piano la sfida tra due grandi giocatori
e in palio una posta che le gambe di un
tavolo non possono reggere. Le regole
del gioco è un film come a Hollywood
non se ne fanno più, dall’impianto
squisitamente classico e girato con
grande raffinatezza stilistica da Curtis
Hanson, regista che negli anni ha
imparato a destreggiarsi con successo
tra i generi, un pregio che si sta
purtroppo perdendo nella tradizione
del cinema americano. Ottimo anche il
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
CURTIS HANSON
Eric Bana, Drew Barrymore, Robert Duvall
Drammatico, colore
Warner Bros.
124’
cast, da un Eric Bana sempre più
convincente, scelto dallo stesso Roth
dopo la sua interpretazione in Munich,
a Robert Duvall, come sempre
perfetto. Più in ombra Drew
Barrymore, che ci regala però un paio
di numeri canori d’effetto, e
segnaliamo anche un cameo di Robert
Downey Jr., misterioso nell’economia
della pellicola ma davvero prezioso. Un
film d’altri tempi e per questo da
vedere, per apprezzare un cinema
fatto di scrittura, ritmo, inquadrature e
interpreti, capace di essere
emozionante fino all’ultima scena
senza aver bisogno di effetti più che
speciali. E di questi tempi, la vera
scommessa è proprio questa.
ALESSANDRO DE SIMONE
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Giugno 2007 RdC 59
iFilmDelMese
IN SALA
ZODIAC
Fincher classico e postmoderno. Il suo serial killer incarna la banalità del male
Il cinema, si sa, è un’altra cosa: se
l’ispettore David Toschi e il suo
secondo William Armstrong affondano
lentamente nella plaude del caso dello
Zodiaco (un serial killer “attivo” dal
1969), destinato a non trovare
soluzione, sullo schermo Clint “Harry
la carogna” Eastwood ha invece la
meglio su Scorpio, in una San
Francisco non molto diversa, e non
diversamente terrorizzata, da quella in
cui vivono e lavorano i due poliziotti.
La “seduta” è per metà psicoanalisi di
gruppo (la legge, prima o poi, trionfa),
per metà uno sfottò della realtà; a
Fincher la scena ambientata in un
cinema in cui si proietta Dirty Harry
CAST DI RAZZA DA MARK RUFFALO A
GYLLENHAAL E DOWNEY JR.
60 RdC Giugno 2007
(1971) serve per chiarire da che parte
sta il “suo” film rispetto alla tradizione
del poliziesco. In Zodiac non ci sono
eroi, soluzioni dritte, trionfi, e neppure
il fascino perverso del serial killer, dei
Lecter prima e i Jigsaw poi. E la paura
è destinata a restare, anche se dopo
un po’ la si dimentica e dalle prime
pagine si riduce a qualche
trascurabile trafiletto. Soprattutto,
mancano lo scontro, la sfida, la resa
dei conti. Il plot s’inceppa e la
drammaturgia si fa noiosa; la realtà
non imita l’arte, e anche se Toschi
porta la pistola come Bullit, non ha
occasione di usarla. Le armi restano a
riposo, e a poco a poco le vite dei
personaggi (anche un giornalista del
San Francisco Chronicle, Paul Avery, e
il vignettista del giornale, Robert
Graysmith) tornano alla normalità.
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
DAVID FINCHER
Jake Gyllenhaal, Mark Ruffalo
Thriller, colore
Warner Bros.
156’
Caso chiuso, sempre aperto; al
massimo, un incontro di sguardi,
come quello, sul pre-finale, tra Robert
e il principale indiziato, Arthur Leigh
Allen. Fincher gira in digitale (ma
sembra pellicola), allunga per due ore
e mezzo e dopo i forsennati
precedenti accoglie una compostezza
classica ma ancora e anzi più che in
passato postmoderna, abbassando
tutto di parecchi toni – dramma,
passioni, ragioni – in una piattezza che
simula la realtà. Quattro attori
bravissimi, disposti a coppie
(Ruffalo/Edwards, Gyllenhaal/Downey
jr.), per un film dal movimento lento,
che prosciuga il genere per ritrovarsi
tra le mani tutta la banalità del male.
LUCA MALAVASI
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GRINDHOUSE
A
PROVA
DI
MORTE
Catastrofi e sproloqui per raccontare il vuoto. La scommessa di Tarantino
ANTEPRIMA
IN SALA
L’UOMO DI VETRO
Mafia e pentimento: Incerti sorprende
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
QUENTIN TARANTINO
Kurt Russell, Rosario Dawson
Azione, colore
Medusa
110’
Alcuni modi di uso dei film di
Tarantino: 1) stropicciarli per
verificare che sono privi di senso, poi
buttarli via; 2) divertirsi e
dimenticarli; 3) scoprirvi, da cinefili,
tutte le citazioni; 4) prenderli sul
serio. A prova di morte fa di tutto per
non essere preso sul serio: è
scatenato, va di corsa, è parlatissimo
con dialoghi su argomenti di nessun
conto, ha un filo narrativo ovvio
(prima, lui insegue loro e le fa fuori;
poi, altre ragazze inseguono lui e…).
Insomma, è un film di Tarantino, tutto
superficie, niente profondità. Proprio
questa sfacciataggine dovrebbe
metterci sull’avviso, come già
succedeva in Kill Bill.
Sono due i temi ricorrenti nei film
d’autore, almeno dagli anni Ottanta in
qua: il Nulla e il Male. I registi che
ragionano sul cinema e sul mondo
sbattono la testa contro i nodi
gordiani del male e del nulla. Il male è
ineliminabile in un mondo vuoto,
dominato dal nulla. Il piano sequenza
e le inquadrature fisse e lunghe sono
i modi per mostrare il vuoto, il male, il
disagio, la fine. Ebbene Tarantino, fra
tutti gli autori, si distingue perché
ragiona sul vuoto e sul male andando
in direzione contraria a quella
dominante: lui, per dire l’assenza e il
male, invece di svuotarli, i suoi film li
riempie. Li intasa di catastrofi, di
immondizia cinematografica, di
dialoghi vuoti di senso: riesce a dire il
vuoto in cui stiamo con un tutto
pieno di azioni, personaggi, ambienti
e discorsi che più vuoti non si può. A
prova di morte è un film a due ante
(come Full Metal Jacket): le cose
vanno così, poi vanno cosà, il che
vuole semplicemente dire che non c’è
sviluppo, che non c’è più storia. È un
film che riusa tanto di quel cinema
dai Cinquanta in qua al punto che
non si può neanche parlare di
citazioni ma di fotocopie ritoccate,
con l’aggiunta delle rigature sulla
pellicola, dei salti di fotogramma,
degli inciampi di fine rullo. È
(addirittura!) un’operazione alla
Duchamp o alla Warhol, si prende
quel che c’è e lo si rimette lì
facendoci capire che lo si sta
riciclando. È un film che non ha tesi
da dimostrare, tranne una: che un
modo di vivere il nostro vuoto è
quello di riempirlo di frattaglie e di un
divertimento eccitante e triste. A
prova di morte corre verso un
vanishing point, tanto per citare uno
dei film più citati nel film, quel Punto
Zero di Richard C. Sarafian, film del
1971, eccitante e ribellistico, di un
autore svanito nel nulla.
SCATENATO
RICICLAGGIO
CHE RICORDA
WARHOL E
DUCHAMP
STEFANO INCERTI
David Coco, Anna Bonaiuto
Drammatico, colore
01 Distribution
96’
È davvero una bella sorpresa
L’uomo di vetro di Stefano Incerti,
tratto dal romanzo omonimo di
Salvatore Parlagreco (ed. Bompiani), e
ispirato alla vicenda di Leonardo Vitale,
giovane capodecina e primo pentito
mafioso che negli anni ’70 iniziò a fare
nomi e cognomi, anche illustri,
ottenendo come risultato quello di
entrare ed uscire dal carcere, essere
internato per 11 anni nel manicomio
criminale per poi essere freddato da un
sicario, non appena tornato in libertà,
con 5 colpi di pistola.
Dopo il non convincente La vita come
viene, Incerti prende in mano un
soggetto scomodo (rielaborato da
Heidrun Schleef e adattato per lo
schermo con la collaborazione dello
stesso Parlagreco) e riporta a livelli
quasi dimenticati il cinema di denuncia
sociale, con tanto di “epigrafe” finale
firmata Giovanni Falcone. La famiglia –
ben rappresentata dal dolore di madre
(Bonaiuto) e sorella - e “la Famiglia” (lo
zio Tony Sperandeo che, di fatto, lo
trasforma da giovanissimo in “uomo
d’onore” per poi convincerlo a dirsi
pazzo dopo le deposizioni) - diventano
microcosmi quasi sovrapposti e
concatenati, dove il tessuto quotidiano
e la speranza di una realtà differente si
scontrano su un omertoso e
generalizzato modus vivendi: “meglio
che la gente continui a crederti fuori di
testa piuttosto che credibile reo
confesso”. Convincente David Coco in
un ruolo delicato e a rischio di
incontrollabili eccessi, struggente la
bellissima Jardinu cantata sui titoli di
coda da Barbara Eramo.
BRUNO FORNARA
VALERIO SAMMARCO
☺☺☺
☺☺
Giugno 2007 RdC 61
iFilmDelMese
THE MESSENGERS
Tributo a Hitchcock e qualche déjà-vu. Riesce a metà l’horror Usa dei fratelli Pang
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
DANNY E OXIDE PANG
Kristen Stewart, Dylan McDermott
Horror, colore
01 Distribution
87’
I “messaggeri” del titolo sono i corvi,
gli uccelli del malaugurio, un
ambivalente segnale di avvertimento.
Prima disturbano personaggi innocenti,
poi attaccano il maniaco omicida, anche
se a completare la vendetta saranno gli
spettri furiosi delle sue vittime. I corvi
che rivelano il colpevole non è un’idea
nuova: vedi Opera di Dario Argento. E le
minacce dei volatili derivano tutte
dall’hitchcockiano Gli uccelli. E’ una
storia di fantasmi, The Messengers,
prima trasferta americana degli
hongkonghesi fratelli Pang, dopo
l’analogo The Eye. Il loro talento per i
silenzi inquietanti, interrotti da bizzarre
apparizioni “ectoplasmiche” ha
convinto Sam Raimi a coprodurre il
film, ambientato in una fattoria
canadese circondata dai girasoli. Là si
trasferisce una famiglia della
metropoli, i cui figli sono gli unici a
vedere le presenze occulte. I Pang
hanno sperimentato una sintesi fra le
ANTEPRIMA
SUSPENSE
EFFICACE E
SCENE DA
BRIVIDO. MA
IL NUOVO
SCARSEGGIA
“ghost-stories” asiatiche e l’American
Gothic di campagna. Il risultato è
contraddittorio. La suspense funziona
e alcune sequenze mettono i brividi (il
teso gioco dei punti di vista quando
uno spettro è davanti al bambino,
mentre l’ignara sorella lo tiene in
braccio; oppure la macchia sulla parete
che si “condensa” in una livida
zombie). Ma altre situazioni risultano
déjà-vu, rubando qua e là sia dal
terrore hollywoodiano (Poltergeist,
Amityville Horror) sia dai nipponici The
Ring e The Grudge e i remake
statunitensi.
MASSIMO MONTELEONE
☺
L’ELETTO
ANTEPRIMA
Thriller esoterico e contorto, in cui a spiccare
è addirittura Monica Bellucci
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
GUILLAUME NICLOUX
Monica Bellucci, Catherine Deneuve
Thriller, colore
01 Distribution
100’
Tratto dal bestseller di JeanChristophe Grangè, L’eletto (in
originale Il Consiglio di Pietra) è una
storia sospesa a metà tra mondo reale
e sovrannaturale. Laura Siprien, in un
crescendo di eventi inspiegabili,
comprende che la vita del figlio adottivo
di origine mongola Liu-San è in pericolo
e, suo malgrado, nasconde un
minaccioso segreto. Al punto che la
madre non sa più di chi fidarsi e da chi
doversi difendere. La trama si sviluppa
in maniera faticosa e non bastano le
varianti esoteriche, gli splendidi
paesaggi della Mongolia e le scene al
limite dello splatter a risollevare le sorti
di un film piuttosto involuto. In tutto ciò
la cosa migliore è proprio Monica
Bellucci, protagonista assoluta della
62 RdC Giugno 2007
SINGOLARE
CONNUBIO
DI DERIVE
SPLATTER E
PAESAGGI
MOZZAFIATO
storia, che interpreta il suo ruolo con
sobrietà e misura. È risaputo che
l’attrice, trapiantata in Francia, si trova
molto più a suo agio a recitare in lingua
francese che non in italiano, dovendosi
in quel caso preoccupare troppo
dell’accento umbro, per la precisione
tifernate (che non è quello della
fantastica imitazione di Gabriella
Germani). Stona un po’, quasi disturba,
l’espediente che viene trovato per
farcela vedere come mamma l’ha fatta,
quasi che un suo nudo integrale, per
motivi di box office, sia dovuto per
contratto. Nel film c’è anche Catherine
Deneuve, e vedere le due attrici, una di
fronte all’altra, ci spinge ad esaltare
ancora una volta la democraticità del
mezzo cinematografico.
ALESSANDRO BOSCHI
☺
IN USCITA
OCEAN’S 13
Clooney e le simpatiche canaglie tornano a Las Vegas. E sbancano
Tredici ad una tavola, seppur da
gioco, porta sfortuna? Solo a chi li
incontra, a quanto pare. Lo dimostra
Ocean’s 13, terzo capitolo della saga
potenzialmente infinita di Steven
Soderbergh. Il cineasta di Atlanta, che
ormai ha instradato la sua carriera su
due binari distanti e paralleli, il cinema
fortemente indipendente e
sperimentale opposto ai (suoi)
blockbuster, si conferma uno dei
fenomeni, in tutti i sensi, più
interessanti del cinema attuale. Qui si
diverte con i suoi migliori amici:
George Clooney, Brad Pitt, Matt
Damon e tutta la banda. Dopo il
piccolo flop della gita in Europa di
CURATA MA CONVENZIONALE LA
REGIA DI STEVEN SODERBERGH
Ocean’s 12, dove il cast si divertì più di
critica e pubblico, le simpatiche
canaglie prendono armi (poche, sono
dei gentiluomini) e bagagli e tornano
nel loro luogo d’elezione: Las Vegas. Il
motivo è presto detto: Reuben (Elliot
Gould), veterano della squadra e padre
putativo dei “Lennon e McCartney dei
ladri” (Danny Ocean e Rusty Ryan)
viene gabbato da Willy Bank (Al
Pacino), cattivo con il nome, e non
solo, da cartone animato. Oserà, con
l’aiuto di Ellen Barkin, sfilargli di tasca i
guadagni disonesti di una vita e
l’ironico sogno di un casinò suo.
George & C., cuori d’oro, tasche bucate
e mani di fata, non gliela perdonano. I
mitici Danny Ocean, Rusty Ryan e
Linus Caldwell tornano all’antico.
Quello dell’Ocean’s 11 di Lewis
Milestone con il Rat Pack di Sinatra del
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
STEVEN SODERBERGH
George Clooney, Brad Pitt, Matt Damon
Commedia, colore
Warner Bros.
120’
1960 e del loro remake del 2001. Qui
sul mitico Frank si giura più che su Dio
o sull’onore e le (auto)citazioni si
sprecano, persino sulla vita personale:
il dialogo finale tra Pitt e Clooney,
dove scopriamo che un Ocean’s 14 si
farà, è un pezzo di loro vita reale.
L’effetto fotocopia non pesa,
Soderbergh si produce in una regia
convenzionalmente audace e in una
fotografia (firmata con il celebre
pseudonimo di Peter Andrews) calda e
curata in ogni dettaglio. Gli attori si
divertono senza sembrare distratti e
svogliati. L’elaborata truffa contro
nemici vecchi e nuovi, infine, è
complessa e divertente. Ciliegine sulla
torta: Oprah Winfrey e la Birra Zapata.
BORIS SOLLAZZO
☺☺
Giugno 2007 RdC 63
iFilmDelMese
ANTEPRIMA
TARTARUGHE NINJA
Cartoon adrenalico per grandi e piccini. Realismo e grafica 3D sono da applauso
Era il 1984 quando Peter Laird e
Kevin Eastman crearono le Teenage
Mutant Ninja Turtles, ossia le
Tartarughe Mutanti Ninja Teenager, un
fumetto pubblicato in bianco e nero e
stampato in sole 3000 copie. L’idea era
quella di prendere in giro l’universo dei
supereroi, ma l’immediato successo di
Leonardo, Donatello, Michelangelo e
Raffaello (questi i nomi del quartetto di
anfibi) trasformò quel fumetto in una
incredibile macchina da spettacolo. Le
tartarughe divennero ambitissimi
giocattoli e generarono una serie
animata televisiva vissuta alcune
stagioni e realizzata (tra gli altri) da
quel Jimmy T. Murakami, noto per lo
I PRECEDENTI DELLA SAGA APPAIONO
A CONFRONTO GOFFE PARODIE
64 RdC Giugno 2007
splendido lungometraggio animato di
denuncia dei pericoli del nucleare che
era When The Wind Blows. Le
tartarughe furono poi protagoniste di
tre lungometraggi dal vero, usciti nei
primi anni Novanta, prima di vivere un
momentaneo oblio. Oggi, grazie al
produttore Thomas K. Gray (già
responsabile dei precedenti
lungometraggi) e al regista Kevin
Munroe (esordiente di lusso, con alle
spalle un decennio nel mondo
dell’animazione, tra tv, film, fumetti e
videogame per compagnie come
Disney, Warner, Fox e Cartoon
Network), le tartarughe tornano sullo
schermo come non erano mai state
viste prima, nello splendore di una
computer grafica 3D il cui design è
stato curato dall’art director Simon
Murton, un veterano con venticinque
REGIA
Genere
Distr.
Durata
KEVIN MUNROE
Animazione, colore
Warner Bros
87’
anni di carriera, già coinvolto in
blockbuster come Charlie e la fabbrica
di cioccolato, Io, Robot, Van Helsing e
The Matrix Revolutions. Più realistici
che mai (al confronto i lungometraggi
precedenti appaiono goffe parodie)
questi bizzarri giustizieri della notte
sono presentati in un cartoon
adrenalinico che, pur essendo rivolto
prevalentemente ad un pubblico di
preadolescenti, si fa godere anche
dagli adulti per una sottotrama in cui si
mostrano le complesse relazioni di
fratellanza tra i quattro difensori della
giustizia che, in questo caso, dovranno
vedersela addirittura con una minaccia
che proviene dal passato della storia
dell’umanità.
OSCAR COSULICH
☺☺
ANTEPRIMA
IL MATRIMONIO DI TUYA
Mongolia arcaica e al femminile. Toccante lo spaccato vincitore a Berlino
IN USCITA
FINCHE’ NOZZE
NON CI SEPARINO
Wedding movie senza infamia né gloria
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
WANG QUAN AN
Yu Nan, Peng Hongxiang
Drammatico, colore
Lucky Red
96’
Toccante dramma al femminile sulla
difficile sopravvivenza delle tradizioni.
Non nuovo alla denuncia, il dissidente
Wang Quan An vince l’Orso d’Oro a
Berlino con un vibrante spaccato sulle
arcaiche comunità delle alture
mongole. Potentissimo sul piano
visivo, il film offre uno squarcio su
pianure brulle, distese sterminate e
montagne innevate, dove sparuti
villaggi ancora sopravvivono in
condizioni di povertà e semplicità
estrema. Protagonista è la pallida e
filiforme Yu Nan, che la straordinaria
metamorfosi del film trasforma nella
corpulenta (ma ugualmente
bellissima) Tuya del titolo:
emblematica incarnazione della forza
femminile su cui ancora poggiano
queste comunità, che il governo di
Pechino vorrebbe trapiantare in
massa nelle città. Primi piani,
fotografia e colori esaltano calibro e
spessore che già le regala la
sceneggiatura. In una realtà tanto
sideralmente distante da apparirci
aliena nei suoi ritmi e rituali antichi, è
una giovane madre e moglie, che
compie la paradossale e
coraggiosissima scelta di divorziare e
risposarsi, per trovare un uomo che si
prenda cura del suo nuovo marito. Più
degli stessi protagonisti parlano le
zoomate sui volti: dai grandi ai piccini,
fisionomie dal sapore antico e ricco di
storia, da sole capaci di riempire lo
schermo. Che non sia il solito film di
lunghi silenzi e ambiziosa poesia lo
dimostrano gli attualissimi temi
affrontati: sopravvivenza di
minoranze e costumi a rischo
estinzione, ma anche centralità della
donna e difficile resistenza alla
globalizzazione selvaggia. Registro e
scenari cambiano infatti radicalmente
con l’aggravarsi della figlia: la piccola
necessita di cure per una grave
malattia che rischia di condannarla
alla sordità. I lunari paesaggi della
steppa lasciano il passo a quelli di una
disordinata metropoli. Ed è qui che si
consuma il vero trionfo della
protagonista. Per amore si separa dal
marito e, mentre lui soccombe in un
vortice di alcolismo e disperazione, lei
emerge in tutta la sua grandezza: si
immola, rimbocca le maniche, prende
in mano le redini della famiglia, fino a
riportare tutti più o meno felicemente
a casa. Di straordinario impatto, in
questo spaccato antropologico, il
coloratissimo matrimonio in costume
con cui si conclude il film. E’ soltanto
sul finale, dopo l’esilarante
processione dei contendenti, che il
regista sembra strizzare un po’ troppo
l’occhio allo spettatore.
POESIA E
FORZA VISIVA
SI SPOSANO
A TEMI DI
SCOTTANTE
ATTUALITA’
JULIE LIPINSKI
Hélène de Fougerolles, Jonathan Zaccaï
Commedia, colore
Officine Ubu
104’
Arriva dalla Francia, con un ritardo di
tre anni, l’ennesima variazione del
sottogenere nuziale tanto in voga in
questo ultimo periodo. Fidanzati da
cinque anni, Arthur e Lola (Zaccaï e de
Fougerolles), decidono di sposarsi dopo
che tutti gli amici, intorno a loro,
compiono il grande passo. Le intenzioni
sono precise sin da subito però:
cerimonia in riva al mare, pochi invitati,
esborso monetario controllato.
Ovviamente, non andrà così. La
semisconosciuta Julie Lipinski scrive
(insieme a Laurent Tirard, regista del
recente Le avventure galanti del
giovane Molière) e dirige questa
commedia che tanto ricorda il
nostrano, ma realizzato
successivamente, Il giorno + bello di
Massimo Cappelli. La cosa non depone
certo a suo favore, ma è fuori di dubbio
che l’interpretazione dei due
protagonisti riesce, in qualche
occasione, a trarlo d’impaccio:
monocorde dal punto di vista estetico e
soffocato da una regia anonima e
senza guizzi, Finché nozze non ci
separino (casualmente, in originale, era
Le plus beau jour de ma vie…) scivola
via solo grazie alla verve di Hélène de
Fougerolles e all’inerzia stralunata di
Jonathan Zaccaï, irresistibile quando –
tramite un plastico abitato da soldatini
e Playmobil – spiega a futura consorte
e parenti più stretti come dovranno
comportarsi il giorno del matrimonio. Il
resto del cast, eterogeneo e divertito, si
presta alla causa senza colpo ferire,
apportando la giusta mistura di
entusiasmo e cali depressivi inevitabili
in pellicole di questo tipo.
DIEGO GIULIANI
VALERIO SAMMARCO
☺☺☺
☺
Giugno 2007 RdC 65
IN SALA
iFilmDelMese
ANTEPRIMA
BREAKFAST ON
PLUTO
Murphy in gran forma, Neil Jordan no
Dal libro di Patrick McCabe, un
romanzo di formazione en travesti
firmato da Neil Jordan, già avvezzo –
con merito – a tematiche sui generis.
Protagonista è il giovane irlandese
Patrick/cia “Gattina” Brady: tra
drammi privati e pubblici (sono gli anni
dell’IRA), seguiamo la sua affannata
ricerca degli affetti e della madre,
Lady Fantasma. L’immaginazione è al
potere, ma Jordan non è in controllo,
si perde in mille parentesi,
innamorandosi di orpelli sociologici e
lustrini introspettivi di cui avremmo
volentieri fatto a meno. Straordinario
nel ruolo principale Cillian Murphy,
capace di un trasformismo da
mozzare il respiro. Comunque, è una
colazione pesante.
FEDERICO PONTIGGIA
☺
IN SALA
FLY BOYS
PIRATI DEI CARAIBI
Videogioco aereo fra Top Gun e Pearl Harbour. Godibile
AI CONFINI DEL MONDO
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
TONY BILL
James Franco, Jean Reno
Guerra, colore
20th Century Fox
140’
Tony Bill è un mestierante della regia.
Di lui si ricordano, si fa per dire, Less
Than Zero (una dichiarazione
programmatica?) e la serie tv Law &
Order. Ora ha l’occasione della vita: un
piccolo kolossal di guerra: Fly Boys, la
storia dell’eroica, acrobatica,
impareggiabile Escadrille Lafayette,
aviatori scelti che nella prima guerra
furono determinanti per la vittoria
dell’alleanza italo-franco-inglese.
Furono arruolati anche americani che
non approvavano l’isolazionismo della
madrepatria. Malvisti, guadagnarono i
gradi sul campo. Aggiungeteci una
storia d’amore con una dolce
66 RdC Giugno 2007
francesina (Lucienne) e avrete un mix
tra Top Gun e Pearl Harbour. E non è
un complimento. Protagonista è James
Franco, stesso sorriso irritante di
Cruise ma più bravo. E’ Blaine
Rowlings, eroe troppo giovane per
essere anche responsabile. Accanto a
lui volenterosi carneadi molto
simpatici, dignitosa carne da macello di
ogni war movie. Improbabile
comandante è Jean Reno, che ormai
esporta con coraggio la sua
espressione disorientata e buffa in ogni
divisa e ruolo. Ma il film, dall’ingenuo e
virile eroismo fino agli spettacolari e
inconsueti scontri fra triplani crucchi e
biplani transalpini, è tutto sommato e
inspiegabilmente godibile. Come un
videogioco.
BORIS SOLLAZZO
☺☺
Piacevole la sorpresa del terzo episodio
EMOZIONANTI
E INCONSUETI
GLI SCONTRI
FRA BIPLANI
TRANSALPINI
E TRIPLANI
CRUCCHI
L’ultima impresa di Jack Sparrow e
compagnia “arrembante” solca i mari
sospinta da un vento a “1000 copie”: in
quasi tre ore di mastodontico racconto,
Verbinski si diverte a giocare con i suoi
protagonisti, costringendoli ad infiniti
voltagabbana che, nella parte centrale
del film, rischiano l’effetto confusione:
poco male, dai fumi di Singapore
passando per la Baia dei Relitti, un
gigantesco Maelstrom attende di poter
far esplodere la più epocale delle
naumachie cinematografiche. I fan
apprezzeranno, gli incassi altrettanto.
Finale che molla gli ormeggi almeno
per un altro episodio e lieto evento
“surprise” al termine dei titoli di coda.
VALERIO SAMMARCO
☺☺
iFilmDelMese
IL DESTINO DI UN GUERRIERO
Ridondanti le avventure del mercenario spagnolo. L’eccesso di pretese ingolfa storia e protagonista
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
ARTURO PÉREZ-REVERTE
Viggo Mortensen, Ariadna Gil
Avventura, colore
Medusa
140’
Avventuriero e mercenario, uomo
d’armi e amante passionale, Diego
Alatriste è il Rambo del XVII secolo:
dalle acque limacciose delle Fiandre
alla disfatta spagnola di Rocroi, non
cessa di cacciarsi nei guai, nutrire
amori sbagliati, avversare i potenti: la
sua è una vita rocambolesca e
spericolata, sempre sull’orlo della
rovina e della morte. Lo sfondo
corrusco e sporco, stridente e
sfarzoso, lo offre Madrid, in mano al
Conte Duca Olivares che fa le veci di
Filippo IV, sul cui impero mai tramonta
il sole. Accade, invece, che la luce
scompaia presto nei vicoli e nelle
stanze della capitale spagnola, ora in
cui scoccano tradimenti, intrighi,
omicidi: Alatriste deve combattere per
portare a casa il pane per lui e per il
figlio di un compagno d’armi ucciso,
che si incarica di crescere. Questa
mega-produzione spagnola girata da
Arturo Pérez-Reverte, fastosa come la
ANTEPRIMA
PRINCIPALE
LIMITE DI
MORTENSEN
E’ PRENDERSI
TROPPO SUL
SERIO
corte e passionale come gli uomini,
moltiplica assalti e duelli, con un
ininterrotto e crudele spargimento di
sangue, specchio di quel secolo di
ferro, in cui la spada cominciava a
soccombere nei confronti della polvere
da sparo. Chi ci rimette è il debole, il
povero, l’innamorato e il coraggioso.
Ma anche il film annaspa per
accumulo di personaggi, situazioni,
conflittualità. Una saga secentesca che
strizza l’occhio a quelle di oggi, ma
senza l’ironia che offrirebbe
l’occasione a Viggo Mortensen di non
prendersi troppo sul serio.
LUCA PELLEGRINI
☺
IO, L’ALTRO
IN SALA
Amicizia, sospetto, terrorismo: interessanti le
premesse, ingenua la realizzazione
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
MOHSEN MELLITI
Raoul Bova, Giovanni Martorana
Drammatico, colore
20th Century Fox
80’
L’ignoranza è l’humus di pregiudizio
e paura. Questa la lezioncina morale di
Io, l’altro, esordio produttivo di Raoul
Bova (anche sul set), in cui finiscono
Bin Laden e le carrette del mare,
l’immigrazione e la cultura del
sospetto, gli attentati di Madrid e i
processi sommari dell’era mediatica.
Peccato, perché al soggetto del
semiesordiente Mohsen Melliti non
mancavano i presupposti. Qualcosa
deve però essersi inceppato in fase di
sceneggiatura, facendo poi pagare
all’esiliato tunisino lo scotto
dell’inesperienza. Interessante la
prospettiva adottata: un peschereccio
al largo, come teatro del dramma di
due amici uniti dal nome e divisi dalla
fobia e dalla cultura del sospetto.
68 RdC Giugno 2007
DA BIN
LADEN ALLE
CARRETTE DEL
MARE: BOVA
AMBIZIOSO
ALL’ESORDIO
PRODUTTIVO
Giuseppe è siciliano, Youssef tunisino:
fratelli nella vita, finché il germe della
paura viene instillato da una notizia
ascoltata alla radio. Si ricerca un
responsabile degli attentati a Madrid, di
nome proprio Youssef. Da allora una
parabola potenzialmente deflagrante,
ma risolta con fretta e semplicismo: il
passaggio dalla complicità alla
diffidenza e poi al drammatico epilogo
dettato dalla paura offrirebbe il destro
ad un crescendo drammatico di
scrittura e recitazione. Melliti scivola
però nel didascalismo: troppi dialoghi
(e poco credibili), esagerato
affidamento alla scansione narrativa
delle notizie alla radio, sbrigativa
transizione da una fase all’altra. Il finale
è poi ridondante e davvero eccessivo.
DIEGO GIULIANI
☺☺
www.opus.it
Uno spot è pubblicità.
Uno spot al cinema è spettacolo.
La pubblicità al cinema fa spettacolo.
OPUS PROCLAMA SpA - Via G.B. Pirelli, 30 - 20124 Milano - Tel. +39 02.67.143.1 - Fax +39 02.67.07.64.33/31 - E-mail: [email protected]
Sede di Roma - Via Umberto Boccioni, 4 - interno 2 - 00197 Roma - Tel. +39 06.80.91.48.1 - Fax +39 06.80.91.48.50 - E-mail: [email protected]
OK
Telecomando
Homevideo, musica, industria e letteratura: novità e bilanci dal cinema
DVD
Inside Cinema
Libri
Colonne sonore
Lampi in
SALA
La rivoluzione arriva dal cielo. Al
via Microcinema, il primo circuito
digitale europeo (e parrocchiale…)
Giugno 2007 RdC 71
telecomando
DVD
Inside Cinema
Libri
di Alessandro Scotti
L’integralismo di
Lars Von Trier
Purezza, spontaneità, provocazione: la crociata anti-hollywoodiana del
regista danese, dal primo Epidemic all’ultimo Il grande capo
L’ELEMENTO DEL
CRIMINE
EPIDEMIC
MEDEA
EUROPA
THE KINGDOM 1
THE KINGDOM 2
LE ONDE DEL DESTINO
DOGVILLE
IL GRANDE CAPO
Distr. MEDUSA
In occasione del lancio sul
mercato homevideo
dell’ultimo Il grande capo, Medusa
propone un omaggio a una delle
figure più innovative e
anticonformiste del cinema
contemporaneo. Regista di
manifesti, e di celebri decaloghi,
alla spasmodica ricerca di
“purezza” filmica e di filosofica
moralità, Lars Von Trier è
l’incarnazione dell’affermazione –
sua – secondo cui “un film
dev’essere come un sassolino in
una scarpa”. Trier (il nobiliare Von
è una libera aggiunta, omaggio al
collega Josef von Sternberg)
comincia presto a sentire il
richiamo del cinema, influenzato
dallo zio Borge Host,
sceneggiatore e regista. Fin
dall’adolescenza si cimenta con la
cinepresa della madre e, all’età di
28 anni, arriva alla consacrazione
internazionale (anche se i suoi
compatrioti non gli accordano lo
stesso tributo) con L’elemento del
crimine: opera a tinte fosche
intrisa di psicologia criminale,
primo di una trilogia intitolata
Europa. In questa occasione Von
Trier pubblica il suo primo
manifesto: una dichiarazione
d’intenti avente per oggetto
l’identità attiva del regista.
Epidemic è il secondo film della
trilogia, conclusa nel 1991 da
Europa. Sono gli anni in cui matura
la ricerca ideologica del regista,
che sfocia nel ’95 nel decalogo del
movimento Dogma 95, firmato da
uno scanzonato manipolo di registi
anti-hollywoodiani, capitanati da
Von Trier. Il “voto di castità” del
loro nuovo cinema vieta qualunque
effetto speciale e si scaglia contro
l’artificialità dell’industria
cinematografica. Solo un anno
prima aveva concepito per la
televisione The Kingdom - seguito a
tre anni di distanza da The
Kingdom 2 – un serial interamente
girato nell’ospedale di Copenhagen:
dell’horror rimangono i
meccanismi, mentre le regole del
genere vengono disinvoltamente e
consapevolmente disattese. Con
Dogville il regista inaugura una
nuova trilogia provocatoriamente
intitolata USA – Terra delle
opportunità: pericolosamente a
cavallo fra cinema e teatro.
Il secondo capitolo di questa nuova
saga, interrotta dall’ultimo Il
grande capo, è Manderlay. In
questa occasione il percorso
registico di Von Trier è quasi
interamente riproposto con extra e
interviste, compresi film che hanno
avuto una distribuzione difficile
come il secondo episodio di The
Kingdom.
Cavallo di battaglia i
tanti contenuti speciali
che illustrano la sua
ricerca negli anni
72 RdC Giugno 2007
Colonne sonore
Giugno 2007 RdC 73
telecomando
DVD
Inside Cinema
Libri
Colonne sonore
(Tele) visioni
THE BENNY HILL
SHOW - VOL. 1
GEORGE &
MILDRED
Alfred Hawthorn Hill
(in arte Benny)
inaugurò un format
della tv inglese, fatto
di sketch, farsa e
doppi sensi, donne
procaci e macchiette.
Divenne popolare in
tutto il mondo.
Apparve per la prima
volta sugli schermi
agli inizi degli anni
‘50, conquistando
subito il consenso del
pubblico, ma fu solo
nel 1969 che il suo
personaggio
raggiunse il massimo
successo con il
Benny Hill Show. La
sua mordente ironia,
fra pruriginoso e
slapstick, continua a
sopravvivergli. Un
cofanetto contiene i
primi dodici episodi
della serie e prelude
a un serie completa
di quattro volumi.
Frizzante e riuscito
spinoff della serie
inglese Un uomo in
casa. In tv dal 1976,
viene qui riproposta
in un cofanetto con
16 episodi.
Protagonisti sono i
George & Mildred del
titolo: le giornate di
lui, incarnazione di
pigrizia e
taccagneria, vengono
al massimo scandite
dal passaggio al pub.
Lei si adorna invece
come un albero di
Natale, nel disperato
tentativo di scalare la
gerarchia del
quartiere. A
ravvivare le giornate
dei due, uno scambio
quotidiano di battute
cloridriche, che fanno
il contropelo a vizi e
piccinerie della
borghesia inglese (e
non solo).
DISTR. DOLMEN
DISTR. DOLMEN
Freschi di sala
Gondry
onirico
In Collector’s Edition il suo toccante viaggio
nella psiche umana: fra realtà e Arte del sogno
Regia Michel
Gondry
Con Gael Garcia
Bernal, Charlotte
Gainsbourg
Genere Commedia
Distr. Dolmen
Il sogno ad occhi aperti come rifugio e protezione
dalle brutture del mondo, mantenimento della
bellezza che c’è dentro di noi e ultimo contatto
possibile con l’altro. Ma perchè sognare non è facile
per chi non è più bambino? Riuscirci è un’arte da
coltivare. Stéphane è un giovane designer affetto da
uno strano disturbo: confonde il sonno e la veglia,
mescola la realtà ai sogni. Richiamato a Parigi, si
ritrova a lavorare come illustratore in una caricaturale
ditta di calendari. Stéphanie è la ragazza della porta
accanto, della quale s’innamora perdutamente. La
conquisterà trascinandola nel suo mondo onirico. In un
ideale percorso iniziato con Se mi lasci ti cancello
(dove il tema era la memoria) Michel Gondry non
abbandona l’interesse per l’essere umano e la sua
esistenza. Peccato che per lui l’universo
onirico sembri essere solo quello giocoso e
colorato dei fanciulli. Ricchi gli extra di questa
Collector’s Edition, con uno speciale sulla
mostra dedicata a Gondry, interviste al
regista e agli attori, e making of.
Fra i ricchi extra
uno speciale sulla
mostra di recente
dedicata al regista
74 RdC Giugno 2007
L’ARIA SALATA
Melò di ambiente carcerario, animato dall’idea
che anche le famiglie dei detenuti passino la vita
“in prigione”. Debutto alla regia dell’italiano
Angelini secco, vivido e senza retorica. Fra gli
extra le scene tagliate nella versione di sala.
DISTR. 01 DISTRIBUTION
LE LUCI DELLA SERA
Ultimo capitolo della Trilogia dei perdenti iniziata
con Nuvole in viaggio. Storia di solitudine di chi
cerca disperatamente un posto al sole, ma è
condannato ad essere avvolto dalle atmosfere
della luce del nord. Kaurismäki in stato di grazia.
DISTR. 01 DISTRIBUTION
PROPRIETA’ PRIVATA
Deflagrazione di un nucleo famigliare: una madre
rigida e fragile (strepitosa Huppert), una coppia
di gemelli mai cresciuti e un divorzio irrisolto. Un
universo relazionale compresso nell’isolamento di
una casa di campagna e destinato al cortocircuito.
DISTR. LUCKY RED
telecomando
DVD
Inside Cinema
Libri
Colonne sonore
FACTOTUM
La vita sconquassata di Henry
Chinaski, riconoscibile alter ego di
Bukowski, fra bar, scazzottate, e
donne occasionali. Incarnazione
della poetica degli eccessi e della
discesa agli inferi. Il Bent Hamer
di Kitchen Stories rispetta
Bukowski persino nella prosa con
un linguaggio asciutto, semplice,
scandito per brevi sequenze.
Dillon, che non ha fatto la
folgorante carriera di tanti suoi
colleghi, offre una prova magica.
Ad oggi forse la migliore
trasposizione cinematografica dei
romanzi dell’autore americano.
DISTR. DOLMEN
Harry, ti presento Potter
Paure e tormenti del maghetto. Dai primi 4 film, in attesa del nuovo episodio
HARRY POTTER E LA
PIETRA FILOSOFALE
HARRY POTTER E LA
CAMERA DEI SEGRETI
HARRY POTTER E IL
PRIGIONIERO DI
AZKABAN
HARRY POTTER E IL
CALICE DI FUOCO
La saga letteraria di J.K.
Rowling da oltre 42 milioni di
copie conferma negli anni le sue
potenzialità. Fra auto volanti e ragni
parlanti non manca nessuno degli
ingredienti che fanno della fiaba il
genere d’elezione per descrivere un
mondo in cui tutto può essere
“normale”. Struttura e sviluppo sono
quelli della classica
contrapposizione fra bene e male, le
prove da superare e il conseguente
trionfo. Al di là di ogni prevedibilità,
l’adattamento per il grande schermo
rasenta il cult. Fedele al romanzo, di
cui ricrea ambientazioni e
atmosfere, il tratto caratteristico di
Harry Potter è la diversità dalla
maggior parte degli eroi del cinema
contemporaneo: non è un cartone
animato e neanche un supereroe,
ma un bambino, in carne e ossa, in
mezzo ad altri bambini con cui
condivide le esperienze della
comune, straordinaria, esistenza.
Dopo un’infanzia opaca, tirato su da
zii che non nutrono per lui l’affetto
che desidererebbe, la sua vita
cambia quando, a undici anni, scopre
i poteri magici, ereditati dai genitori.
Immerso nelle atmosfere gotiche
della scuola di stregoneria di
Hogwarts, in ambienti tipici della
tradizione britannica, animato da
partite di quidditch e fantasmi,
l’eroe-bambino Harry si batte per
vincere il male e per sconfiggere la
prepotenza dei forti. I primi 4 film
della saga sono ora riuniti in un
unico cofanetto da 8 dischi.
FILM IN ORBITA SUGGERIMENTI TV DALLA GALASSIA SATELLITARE
76 RdC Giugno 2007
IL MARITO DELLA
PARRUCCHIERA
Sospeso fuori dal tempo, il sogno
sensuale di un bambino affascinato
da un’opulenta parrucchiera e
dello stesso uomo adulto che ne
sposa una per osservarla mentre
lavora. Umorismo, sensualità,
tenerezza: la mano del francese
Patrice Leconte è leggera come
non è mai stata (né prima né
dopo). Il tutto sulle note delle
melodie arabeggianti e le sognanti
musiche firmate da Michael
Nyman. Tra gli extra: un’intervista
al regista e al – notevole – direttore
della fotografia Eduardo Serra.
DISTR. 01 DISTRIBUTION
A CURA DI FEDERICO PONTIGGIA
CHILDREN OF MEN
LA SCONOSCIUTA
WALLACE & GROMIT
(Mediaset Premium)
Dal talento visionario di
Alfonso Cuarón, un
affresco fantapolitico
tremendamente
verosimile. Tra fascismi e
insurrezioni, il mondo è
messo male: a Clive Owen
il compito di raddrizzarlo.
(Mediaset Premium)
In pole-position ai David,
il ritorno di Giuseppe
Tornatore predilige le
tinte noir, virate al
sangue. Prostituzione,
segregazione e potere
per un thriller che non
lascia scampo.
(Sky)
Premio Oscar per
l’animazione nel 2006, le
nuove avventure della
strana coppia hanno
conquistato grandi e
piccini, con humour, ritmo
e citazioni memorabili.
Imperdibile!
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ECONOMIA DEI MEDIA DI FRANCO MONTINI
Lo spettacolo
corre sul filo
Italia pioniera con la rivoluzione di Microcinema: trasmissione via etere,
distribuzione low cost e spazio ai titoli di nicchia. La sala più operativa?
A sorpresa è quella parrocchiale
Il futuro del cinema in sala
è già una realtà. E’ nato
Microcinema, il primo circuito
italiano di sale digitali,
composto da 25 schermi
collegati via satellite
bidirezionale. Le proiezioni non
si svolgono più con le
tradizionali pizze 35mm: i film
arrivano attraverso un segnale
via etere, immagazzinato da un
server per esser poi proiettato
in alta definizione su grande
schermo. Non si tratta di una
semplice novità tecnologica, ma
di un vero e proprio passaggio
epocale in grado di
78 RdC Giugno 2007
rivoluzionare la realtà
dell’esercizio. La distribuzione di
contenuti dal formato analogico
a quello digitale consente infatti
una drastica riduzione dei costi
per tutta la filiera
cinematografica. Per la
distribuzione vengono
cancellate le spese, non
indifferenti, per la stampa delle
copie; per gli esercenti i costi di
trasporto e assicurazione.
Senza contare il risparmio per lo
smaltimento delle pellicole con
conseguenti vantaggi di tipo
ecologico/ambientale. Il digitale
assicura poi la possibilità di una
programmazione più elastica e
varia, aperta anche a spettacoli
d’attualità, dalla musica allo
sport. Inoltre l’abbattimento dei
costi di gestione rende
remunerativo anche il fatturato
di sale che oggi stentano a
sopravvivere; dunque, in
prospettiva, si può ipotizzare un
incremento del numero degli
schermi, anche in centri di
piccole dimensioni e zone
d’utenza attualmente
desertificate o sottosviluppate.
Per il cinema in sala si profilano
quindi nuove grandi
opportunità, ma anche qualche
pericolo. Per ciò che concerne
l’offerta, l’abbattimento dei costi
può consentire una maggiore
visibilità anche per i film di
nicchia e i prodotti più difficili,
compreso il cinema di formato
non tradizionale o generi, come
il documentario, normalmente
esclusi dal mercato. Non a caso
Microcinema sta per distribuire
lo spettacolare documentario
Nati per volare di Marco
Visalberghi, sull’avventura di
Angelo D’Arrigo, moderno Icaro
con il sogno di librarsi nell’aria
con l’eleganza degli uccelli
veleggiatori. Ma esiste anche un
pericolo di segno opposto:
l’assoluta accessibilità al
prodotto potrebbe portare ad
un’ulteriore omologazione
dell’offerta, perché titoli molto
attesi, che oggi vengono
distribuiti in centinaia di copie,
potrebbero occupare migliaia di
schermi. In ogni caso, e
augurandoci che prevalga uno
sviluppo positivo, l’esercizio
cinematografico si evolverà
inevitabilmente nel segno del
digitale. In Cina il governo sta
intervenendo per la
trasformazione digitale di 7mila
sale; le previsioni degli esperti,
come informa uno studio di
Media Salles, avvertono che
entro il 2013 la metà degli
schermi mondiali saranno
attrezzati col digitale e che a
partire dal 2019 la pellicola
sparirà definitivamente dai
cinema. In questa prospettiva è
importante che l’Italia non resti
indietro: grazie a Microcinema,
per una volta siamo noi, almeno
in Europa, a guidare lo sviluppo.
Sul piano tecnologico è il primo
circuito mondiale a usare un
satellite bidimensionale, ovvero
a trasmettere i dati via etere,
evitando impacci e ritardi delle
linee telefoniche e assicurando
maggiore resistenza contro gli
attacchi della pirateria. Secondo
i responsabili, per la singola
sala, il costo per la messa in
opera di sistemi digitali è
valutabile attorno ai 35mila
euro. Il fatto che i 25 locali
cinematografici che
attualmente formano il circuito
Microcinema, ubicati
prevalentemente nel Nord Italia,
siano tutte Sale della Comunità,
dimostra come, ribaltando la
Dietro l’angolo
c’è però il rischio
omologazione.
Presto i blockbuster
potrebbero uscire
in migliaia di copie
tradizionale immagine della sala
parrocchiale, gli esercenti che
fanno capo all’Acec
(Associazione Cattolica
Esercenti Cinema) si siano
dimostrati particolarmente
attenti e sensibili allo sviluppo
del mercato. “Le nostre porte
sono aperte a tutti gli esercenti
interessati - afferma Roberto
Bassano, amministratore
delegato di Microcinema, Srl
nata nel 1997 - e il nostro
obiettivo, dopo un primo
semestre di sperimentazione, è
andare a regime entro la fine
dell’anno, portando a circa un
centinaio le sale collegate in
rete”.
CAST & CREW DI MARCO SPAGNOLI
Puzzle di celluloide
Alberto Lardani
La magia dei trailer: montaggi da sogno, che spesso brillano più del film
Alberto Lardani è figlio d’arte.
La sua famiglia realizza trailer da
quasi mezzo secolo quando il papà
Iginio, autore di oltre mille
“presentazioni”, come si chiamavano
un tempo, ha montato quella de
Il giudizio universale nel 1961.
Che tipo di lavoro è quello del
trailerista?
Artigianale. Non esistono scuole e si
impara “a bottega”. E’ un lavoro che
non si sceglie: ti arrivano le proposte e
tu le realizzi.
Dall’esordiente al grande regista, dal
film commerciale a quello d’autore. Si
opera su indicazione del produttore ed
è un lavoro di cesello. Una volta lo
facevi in moviola, oggi con il computer.
C’è qualche discussione?
Nel novanta per cento dei casi, mai. Di
recente Paolo Sorrentino ha avuto da
ridire sul trailer de L’amico di famiglia,
che invece consideravo ottimo. Lui
voleva una scena lunga del film
tagliata dal montaggio, ma la
ISTRUZIONI PER L’USO
produzione ha optato per il mio
trailer. Se lavori con un regista al
fianco non ne esci vivo. Meglio fare un
paio di versioni e poi, in caso,
cambiare qualcosa.
Il segreto di un buon trailer?
Un film è una cosa, il trailer un’altra.
Bisogna rispettare il lavoro del regista,
ma pensare anche all’aspetto
commerciale, invogliando il pubblico a
“Sposare rispetto artistico e appeal
commerciale: questo è il segreto”
vederlo. Se un film “fa i soldi”, per la
mia società è un lustro.
Un consiglio per i giovani?
Scaricare sul computer un film e
rimontarlo non serve a imparare,
perché non hai le piste audio e video
separate. Bisogna piuttosto fare
pratica da un artigiano come me o
come i miei colleghi. I trucchi si
imparano con l’esperienza.
Indirizzi e raccomandazioni, per provarci senza fare una brutta fine
IL PREFERITO
“La famiglia di Ettore Scola:
si trattava di un trailer
fotografico di un minuto e
quaranta, montato
attraverso incastri di foto
che ripercorrevano tutto il
film”.
IL PIU’ DIFFICILE
“Uno di quelli delle
commedie di Natale e – in
particolare – i film di
Leonardo Pieraccioni: è
difficile sintetizzare i tempi
comici e renderli divertenti.
La battuta non basta”.
ARCHIVIO DI FAMIGLIA
La memoria storica della
famiglia Lardani approda sul
web. Presto online un sito
che raccoglierà tutti i trailer
realizzati da Iginio e Alberto
dal 1961 a oggi:
www.trailerlardani.com
Giugno 2007 RdC 79
telecomando
DVD
Inside Cinema
Libri
Colonne sonore
Alta tensione
Titoli commerciali e valori spirituali, maestri della Nouvelle Vague
e senso della vita: a confronto storie di rapporti difficili
Da non perdere a cura di Giorgia Priolo
FARE UN FILM
Dall’idea iniziale all’uscita nei cinema
Frédéric Strass e Anne Huet, ed. Lindau, € 12,80
Siete aspiranti registi ma anche cinefili e vorreste scoprire
come un film nasce, prende forma, rivivendo la magia del
cinema nel suo farsi attraverso esempi e testimonianze di
grandi autori e interpreti? Vi consigliamo questo agile
manualetto in cui la descrizione del casting è l’occasione per ricordare il
grande amore tra Rossellini e la Bergman, l’importanza di una buona
preparazione è ribadita dalla disavventura del Don Quixote di Terry Gilliam
e l’impresa del montaggio è sintetizzata dall’aneddoto di Michael Cimino,
chiuso sotto sorveglianza armata nella sala in cui montava il suo disastroso
capolavoro I cancelli del cielo.
80 RdC Giugno 2007
UNA GRANDE FAMIGLIA DIETRO LE SPALLE
La straordinaria storia di tre generazioni di attori
Paola Gassman, ed. Marsilio, € 16,00
“Te lo avevo promesso, ricordi papà, che ci avrei provato,
tanti anni fa”. Quasi come un pegno da pagare con amore,
con fatica e rigore nasce la storia di questa famiglia “non
qualunque”. Quello della promessa deve essere stato un
padre straordinario e ingombrante, ma non è Vittorio l’unico personaggio
incredibile di questa saga che si legge come un romanzo ma che è anche un
affresco di storia dello spettacolo. Paola Gassman, dopo aver seguito le
orme del padre sul palcoscenico, si cimenta con l’altro suo grande amore, la
scrittura, dimostrando che buon sangue non mente. Non basta una famiglia
interessante per scrivere un memoriale bello e commovente come questo.
FRANÇOIS TRUFFAUT
François
Truffaut.
La geometria
delle passioni
Giorgio
Simonelli,
ed. Ente dello
Spettacolo,
Roma, 2007
€ 15,00
LA GEOMETRIA DELLE PASSIONI
CRISTIANI A
HOLLYWOOD
Truffaut è uno dei registi più
celebrati, studiati e rimpianti
della storia del cinema. Questo
volume di Giorgio Simonelli ne
ripercorre problematicamente la
carriera, dalle battaglie - vissute
con i cineasti francesi della sua
generazione - per la costruzione di
una “nuova ondata”
cinematografica fino all’approdo a
una sua identità autoriale classica.
Simonelli rintraccia e definisce le
grandi linee ispiratrici del cinema
dell’autore dei Quattrocento colpi:
l’autobiografismo come punto di
partenza di una riflessione
generale sull’infanzia e sui
percorsi di formazione, la lettura
metalinguistica delle forme di
comunicazione artistica (dalla
letteratura alla musica, dal teatro
al cinema), l’analisi geometrica
delle passioni che determinano il
senso della vita (e della morte)
degli uomini. Ma ricordando che
nel cinema queste profonde
riflessioni sono mediate da
operazioni linguistiche, dalla
costruzione di inquadrature, e che
queste scelte – ce lo ha insegnato
proprio la Nouvelle Vague - non
sono solo un dato di natura
tecnica, ma morale, il volume
propone analisi di sequenze
esemplari del cinema truffautiano,
con l’intento di individuare e di
illustrare le soluzioni figurative e
retoriche, di messa in scena e di
montaggio, che hanno prodotto
una forma narrativa
assolutamente originale: il celebre
tocco di François Truffaut. Il libro
costituisce la quinta uscita di una
nuova collana dell’Ente dello
Spettacolo (Le Torri), costituita da
piccoli studi monografici dedicati
ai grandi autori della storia del
cinema.
Dal progetto Act One,
un’iniziativa di formazione
professionale per sceneggiatori e
produttori che nella loro attività si
riferiscano ai valori della cultura
cristiana, nasce questo libro,
composto da 18 interventi di
altrettanti cristiani che hanno
ottenuto successo nelle loro
carriere a Hollywood.
Cristiani a
Hollywood
Ognuno di questi professionisti,
A cura di
secondo la propria esperienza e
Spencer
sensibilità, ha descritto il rapporto
Lewerenz e
Barbara Nicolosi, con Hollywood e che cosa i
cristiani per primi dovrebbero fare
ed. Ares
per migliorarla. Accomuna infatti
€ 14,00
tutti gli autori la consapevolezza
delle difficoltà di comprensione
reciproca che sembrano
sussistere fra credenti e case di
produzione, ma anche la
convinzione che queste siano
superabili e che si possano
ottenere risultati brillanti, sia in
termini di contenuti che di ritorno
economico, da un cambiamento di
atteggiamento e di modalità di
interazione. Queste si sono finora
caratterizzate al negativo,
concretizzandosi esclusivamente
in critiche e boicottaggi da parte
cristiana, spesso assolutamente
privi di effetto.
L’adozione di strategie positive,
che premino i prodotti meritevoli,
incentivando la produzione di
opere dal contenuto meritorio
anche quando non
espressamente pensate per un
pubblico cristiano, la
focalizzazione sulle persone e sui
rapporti umani sono alcune delle
proposte di un libro che è una
discussione sulla fede, sullo
spettacolo e sulla cultura,
caratterizzato anche da una
scorrevolezza e facilità di lettura
superiori alle aspettative.
SIMONE VINCENTI
ROBERTO SEMPREBENE
IL CINEMA E LE MUSE
ALTO ADIGE
Dalla scrittura al digitale
Massimo Nardin, ed. Aracne, € 18
Guida ai luoghi del cinema
Mauro Bonetto, Paolo Caneppele, ed. Giunti, € 14
Da un interrogativo semplicissimo uno studio a suo modo
rivoluzionario: cosa accadrebbe mettendo a confronto il
cinema, la settima arte, con le sei che lo hanno preceduto?
La premessa consente a Massimo Nardin, giovanissimo
docente dell’Università Lumsa, di spaziare nel tempo con un’approfondita
analisi che prende in esame tecniche e linguaggi, approdando alle moderne
frontiere del digitale. Fulcro resta sempre e comunque lo specifico
cinematografico, qui dettagliatamente analizzato sia nella fase della
realizzazione che della fruizione. L’approccio accademico non appesantisce
l’opera, che si rivela anzi una piacevole risposta a tante nostre domande.
Pochi lo ricordano, ma per il suo primo film (di cui fa un
esilarante racconto nella sua celebre intervista con
Truffaut) Alfred Hitchcock scelse il Passo del Rombo. Era il
1926 e dopo di lui, in tantissimi, sono tornati a girare fra i
suggestivi scenari del Trentino Alto Adige. E’ sulle orme di 25 più o meno
storici ciak, che questo interessante volume propone itinerari alternativi per
scoprire l’altra faccia della regione. La rassegna spazia dagli insospettabili
scorci della Val di Siusi in Morte a Venezia, fino alla San Candido di Orient
Express e il castello di Tures che nel 1972 ospitò Alberto Sordi per La più
bella serata della mia vita di Ettore Scola.
Giugno 2007 RdC 81
telecomando
DVD
Inside Cinema
Libri
Colonne sonore
di Ermanno Comuzio
Visto da vicino
LE VITE DEGLI ALTRI
Partitura sobria ma carica di significati
Pare che Lenin, a proposito
dell’Appassionata di Beethoven,
abbia detto: “Non posso sentire questa
Sonata perché mi vien voglia di
accarezzare teste, che invece devo
spaccare, spaccare senza pietà”. Questo
sostiene Le vite degli altri, il cui nodo è
un’altra musica, la Sonate vom guten
Menschen (la “Sonata del buon uomo”),
capace di cambiare l’atteggiamento di un
Di Florian Henkel
von Donnersmarck altro e più modesto tiranno: il
protagonista del film, uno spietato
Musica Gabriel
Yared e Stéphane strumento della Stasi che ha fatto
installare microfoni nell’appartamento di
Moucha
un commediografo, sospettato dal regime.
Nell’ascoltare ciò che dice e fa, ascolta
anche la Sonata che esegue al piano.
Anche il suo persecutore ne viene turbato,
finendo per rinnegare il suo operato. Quel
brano è dunque il deus-ex-machina. La
Sonata non è però all’altezza di
Beethoven. Eseguita dal commediografo
appare modesta, di moderna tessitura ma
piuttosto piatta. È di Gabriel Yared, il
franco-libanese incaricato con Stéphane
Moucha della colonna sonora, ma nel film
è figlia di nessuno. Al punto che, quando
viene inquadrato lo spartito, non vi è
stampato il nome dell’ autore. Vuol dire
che è di una “persona non grata”? Sta di
fatto che è un tipico esempio di intervento
di per sé irrilevante, che però acquista
drammaturgicamente un’importanza
determinante per i significati che veicola.
In concomitanza non tanto col resto della
musica, ma coi significati di altri interventi,
come la canzone che udiamo quando il
commediografo legge agli amici il suo
articolo contro la tirannia, il cui testo
comprende il verso: “…e cerca di essere un
buon essere umano”.
Per tutti i gusti
MIO FRATELLO E’ FIGLIO UNICO
Fascinoso lo score di Franco Piersanti,
a “quattro mani” con Peppe Servillo
degli Avion Travel. Da brividi le
canzoni d’epoca: Ma che freddo fa e
Amore disperato di Nada, Chariot di
Betty Curtis e Riderà di Little Tony.
82 RdC Giugno 2007
di Federico Pontiggia
GRINDHOUSE - A PROVA DI MORTE
Attacco con Jack Nietzsche (The Last
Race), prestiti da Morricone (Paranoia
Prima) e Donaggio (Sally and Jack),
per un frullato glam, R&B e doo-wop.
Ci sono anche i T-Rex, ma è tanto –
ottimo - rumore per nulla.
THE DARWIN AWARDS
Sono i Metallica la guest-star
(live-concert e cammeo) di questa
strampalata carrellata di suicidi
accidentali per menti poco evolute. A
farla da padrone il rock, ma il risultato
suona come il canto del cigno.
©2007 Elizabeth Arden, Inc.
Catherine Zeta-Jones
Il nuovo profumo
elizabetharden.com
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