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La sig.ra B. B. portava alla Nostra attenzione la sua vicenda clinica

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La sig.ra B. B. portava alla Nostra attenzione la sua vicenda clinica
La sig.ra B. B. portava alla Nostra attenzione la sua vicenda clinica che possiamo
riassumere come segue.
02.11.2009: ricovero presso Ospedale di M. Il ricovero avveniva per una
sintomatologia dolorosa addomino-pelvica, In PS si effettuava ecografia pelvica che
evidenziava una formazione cistica a carico dell’annesso sinistro con ovaie in sede nella
norma. Durante la degenza effettuata ecografia pelvica che mostrava: “[...] utero
morfologia modicamente irregolare, ecostruttura tipica, endometrio regolare […]
ovaio destro struttura tipica, ovaio sinistro struttura tipica”. La diagnosi di dimissione,
avvenuta in data 07.11.2009 era: “ Sindrome da congestione pelvica”.
25.04.2010: ricovero presso l’U.O. di Ginecologia Ospedale di M. per le procedure
sanitarie in merito ad un aborto interno.
11.05.2010: ricovero presso l’U.O. di Ginecologia Ospedale di M. La diagnosi di
ammissione desunta dalla raccolta anamnestica era di: “Fibromatosi diffusa”.
L’anamnesi raccolta, narra di una diuresi fisiologica e cicli mestruali regolari per ritmo,
quantità e durata. La data della ultima mestruazione era del 02.03.2010. Eseguito esame
obiettivo ostetrico e posta diagnosi di “endometrite emorragica in pz portatrice di
fibromatosi”, quindi ci si orientava verso un intervento di “laparoisterectomia totale
con conservazione degli annessi”. All’ingresso i valori dell’emocromo non deponevano
per uno stato anemico cronico (il 11.05.2010 GR: 4.19, Hb: 13,6).
Presente modulo di consenso all’intervento, ove nel campo della patologia riscontrata
compare nuovamente con due scritture di mano diversa la diagnosi di fibromatosi e di
endometrite emorragica; il consenso era reso per la sola isterectomia.
In data 12.05.2010 intervento di laparositerectomia totale + annessectomia destra +
asportazione cisti paraovarica sinistra, operatore dr. C., coadiuvato dal dr. R. e dalla
dr.ssa C.: “incisione cutanea sottoombelico pubica [...] si evidenzia il viscere uterino
aumentato di volume come per fibromatosi [...] asportazione a sinistra di cisti
paraovarica e conservazione annesso [...] asportazione in toto del viscere uterino
[...]”. Esame anatomopatologico: “Utero delle dimensioni di cm. 10.5x6.5x5.5 con
evidenza al taglio di diffuso ispessimento della parete uterina. Endometrio in
atteggiamento secretivo con focolai di adenomiosi superficiale [...] ovaio sede di cisti
da inclusione dell’epitelio celomatico, corpo albicante e cisti follicolare”.
Dopo l’intervento chirurgico, notiamo un sensibile decremento dei valori
dell’emocromo: GR: 3.69, Hb: 11.4.
Veniva dimessa in data 16.05.2010.
17.06.2010: ricovero presso la divisione di Urologia Ospedale di M. Il ricovero
risulta motivato dall’evidenza cistografica (09.06.2010) di fistola vescico-vaginale a
conferma della perdita di urina constatata sin dall’immediato post-operatorio. In data
04.06.2010, effettuata uretrocistoscopia: “[...] vescica scarsamente distensibile per la
presenza di piccolo tramite fistoloso ¾ mm medialmente al meato ureterale dx detto
tramite appare dilatarsi sotto il flusso del liquido di irrigazione conseguentemente alla
fuoriuscita di liquido dalla vagina [...]”. In data 21.06.2010, intervento di riparazione
della fistola vescico-vaginale da parte del Prof. N.: “[...] incisione ombelico-pubica
con escissione della vecchia cicatrice chirurgica. Liberazione di vecchie aderenze e
sinechie che interessano lo scavo pelvico e soprattutto il moncone vaginale, che risulta
inglobato in un ammasso fibroso [...] apertura vescicale [...] escissione del tramite
fistoloso [...] escissione di massa fibrosa perifistolosa. Ricostruzione vaginale [...]
interposizione di omento tra i piani [...]”. Dimessa in data 06.07.2010.
Si riteneva procedibile il caso della sig.ra A. P. per i seguenti motivi:
Dall’attenta disamina della documentazione sanitaria, dall’anamnesi e dall’esame
obiettivo, si evince che la sig.ra B. B., a seguito del comportamento gravemente
imperito, negligente e imprudente dell’equipe ostetrica dell’Ospedale di M., ha subìto
un grave danno all’apparato sessuale e un grave danno alla psiche e alla sua
esistenzialità.
Analizzando i dati emersi dalla documentazione sanitaria esibita si possono
rilevare i seguenti profili di responsabilità:
1) L’indicazione all’intervento d’isterectomia, stante l’anamnesi e le evidenze
operatorie non sembra corretto e soprattutto necessario: l’utero non era di dimensioni
tali da consigliarne l’asportazione e, alla luce della regolarità del ciclo e dell’epoca
della ultima mestruazione di due mesi antecedenti, il ciclo non appariva affatto
metrorragico e tale non veniva mai riferito nei due antecedenti ricoveri; il presunto
grave stato di fibromatosi non generava disturbi urinari che, nell’ipotesi di un
aggravamento, poteva consigliare l’intervento poi attuato. Neanche evidente uno stato
anemico conseguita alla postulata endometrite emorragica. Si osserva che in occasione
del ricovero del 02.11.2009, effettuato nello stesso Ospedale e Divisione, veniva
effettuato un esame ecografico pelvico da parte del dr. R., che poi avrebbe partecipato
al contestato intervento di isterectomia, che non evidenziava stati patologici a carico
dell’utero e degli annessi tali da poter giustificare in seguito l’isterectomia ed
annessectomia destra.
Il quadro definito “endometrite emorragica”, potrebbe attribuirsi agli esiti della
revisione strumentale del 25.04.2010
2) L’informativa ed il consenso risulta gravato da un vizio di forma: con due grafie
diverse si indicavano due diverse situazioni patologiche; carente l’informativa sulle
terapie alternative e si garantiva la conservazione degli annessi. Perciò si configura
un’inadempienza contrattuale.
3) L’intervento di annessiectomia destra non risulta motivato o giustificato da una
necessità chirurgica, all’esame istologico tale ovaio risultava esente da patologie.
Stante l’età di anni 41 all’epoca dei fatti, si genera così un significativo rischio di
menopausa precoce.
4) L’intervento di isterectomia totale è stato condotto con tecnica imperita, laddove
non risulta essere un intervento di particolare rilevo e non vennero descritte difficoltà
alcune, tanto da generare una fistola vescico-vaginale ed una grave sindrome
aderenziale pelvica. Come evidenziato dalla descrizione dell’intervento riparatore di
fistola vescico-vaginale, la fase di scollamento dell’utero dalla vescica generò un esteso
esito cicatriziale indice di difetto di tecnica chirurgica, la genesi della fistola risulta
peraltro gravata da tecnica poco prudente e perita.
Considerazioni conclusive :
Quanto su considerato ha prodotto alla sig.ra B. danni gravi alla salute che si possono
riassumere:
1) Isterectomia con annessectomia destra (non necessari) a cui consegue
incapacità di procreare e defict funzione ovarica;
2) Sindrome aderenziale pelvica;
3) Esito cicatriziale cutaneo da accesso chirurgico ombelico-pubico;
4) Dispareunia per gli esiti della fistola vescico-vaginale;
5) Urge incontinence per ridotta compliance vescicale quale esito di riparazione
fistola V-V e di esito aderenziale pelvico
6) Tendenza al cedimento del pavimento pelvico, quale esito dell’isterectomia e
del successivo intervento di riparazione della fistola V-V.
L’esame ex post dell’iter clinico della sig.ra B. B. evidenzia come, a causa della
condotta imperita e negligente dell’equipe ostetrica, necessitò di un maggior periodo
cure riabilitative così suddivisibile:
- I.T.A.: gg. 60 (sessanta);
- I.T.P. al 50%: gg. 30 (trenta);
Allo stato attuale la sig.ra risulta affetta da “esiti di inutile intervento di
istereroannessiectomia dx” che, per la loro persistenza a distanza di anni dal trauma
subito, sono da considerare a carattere permanente. Essi consistono in:
1 - Grave danno all’apparato sessuale da inutile isteroannessiectomia dx che ha
causato fistola vescico-vaginale e conseguente urge incontinence, dispareunia, danno
estetico, sindrome aderenziale e cistiti ricorrenti (valutabile nella misura del 35%);
2 - Disturbo Depressivo Maggiore, ricorrente, grave, senza manifestazioni psicotiche,
con manifestazioni ansiose, senza recupero inter-episodico (F33.1) commista ad un
Disturbo Post Traumatico da Stress, moderato ad andamento cronico (valutabile nella
misura del 20-30%).
DANNO NON PATRIMONIALE:
- INVALIDITA' TEMPORANEA ASSOLUTA: gg. 60 (sessanta);
- INVALIDITA ' TEMPORANEA PARZIALE al 55%: gg. 30 (trenta).
- INVALIDITA’ PERMANENTE: 50-55% (cinquanta-cinquantacinque).
A tale valutazione si giunge applicando una formula a scalare tra il danno fisico e
psichico malgrado la sua parziale concorrenza.
- SOFFERENZA MORALE: in considerazione del lungo periodo di malattia, i disagi
psico-fisici (sofferenza) massimi nel periodo interventi e attualmente presenti e
aggravati dalla patologia psichica, la valutazione di tale danno morale si ritiene
congrua nella misura non inferiore all’ 80% del valore economico del danno
biologico globale accertato.
- DANNO ALLE ATTIVITA’ ESISTENZIALI: i postumi permanenti accertati sulla
perizianda hanno stravolto la sua qualità della vita in senso globale come ben
evidenziato nella relazione della dr.ssa Cagnacci. Dunque, si ritiene che la valutazione
di tale danno sia congrua nella misura non inferiore al 50% del valore economico
del danno biologico globale accertato.
- DANNO RIFLESSO AL MARITO (morale ed esistenziale): i postumi residuati dal
fatto illecito dei sanitari ostetrici hanno dato luogo un lungo periodo d’impegno
assistenziale da parte del marito, continue tensioni familiari, annullamento delle attività
sessuale che ad oggi sono quasi nulle per la dispareunia accusata dalla perizianda e dal
suo stato depressivo e la conseguente perdita della libido. Ossia oggi il marito è
coinvolto di riflesso dagli esiti della malpractice medica dei sanitari di Marino vedendo
danneggiata la propria sfera sessuale e i rapporti interpersonali con la moglie che
pongono in serio rischio l’unione familiare e la propria serenità, situazione che
coinvolge direttamente anche i figli.
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