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PIAZZA DELL`OLMO
PIAZZA DELL’OLMO Tratto da: “Storia popolare di Boves” di don L. Peirone - pag 23 Dopo lo spostamento della chiesa parrocchiale nel sito dell’attuale chiesa vecchia, i nostri antenati costruirono il Bedale per raccogliere tutti gli scoli delle acque della collina, e si diedero a edificare lungo il tratto, che ora si chiama corso Bisalta. Il paese venne naturalmente a svilupparsi soprattutto a destra del Bedale; perciò verso la zona di pianura. Così, in poco più di due secoli, verso il 1300, il vero concentrico si era ormai protratto fino alla moderna Piazza Vecchia, che si chiamava Riva di Boves, come appare negli statuti del 1576. Tale nome “Riva di Boves” doveva derivare dal fatto che la Piazza Vecchia era sul fianco del Ricetto in prossimità delle rive e del fosso, da cui il Ricetto era circondata. Qui vi era il fortilizio maggiore. Che piazza Vecchia in quell’epoca fosse già un punto molto importante del paese, lo attestano, oltre il suo nome, varie circostanze: 1) Le case che qui più a lungo che altrove conservano la loro costruzione medievale, come quelle allo sbocco di Via Roma e di Via dei Partigiani 2) ”Il Pelerin” – tettoia, ora rimodernata- il quale era, come lo dice il nome, il luogo di riposo dei pellegrini. 3) L’olmo, una pianta gigantesca che misurava dieci metri di circonferenza e nel 1638 copriva un’area di 285 metri. ecco come lo descrive il sacerdote bovesano, Giovanni Battista Corsero nel lontano 1741: “Trovavasi ai miei tempi nella piazza di Boves, un olmo, d’altezza non molto grande, ma di una larghezza ragguardevole, rotondo come una palla, dimodochè sembrava detta rotondità fatta con arte, quantunque non se gli si desse mai alcun colpo di scure. Molti venivano da lontano onde vedere si bella pianta e tutti dicevano di non aver veduto in nessun paese pianta sì larga. Fu misurata , me presente, l’anno 1738 e si trovò che la di lei circonferenza occupava 82 trabucchi di suolo; si sarebbe anche estesa di più se le case attorno non l’avessero impedito.” Quanti anni avesse nessuno poteva affermarlo con precisione, ma la tradizione popolare faceva coincidere il suo anno di nascita col 1396, data della sottomissione di Boves agli Acaia-Savoia. Accettando per buona questa tradizione, nel 1938 l’olmo compiva 542 anni e li mostrava tutti, visto che, per tenerlo in piedi, il tronco era stato riempito di cemento mentre i pochi rami superstiti erano stati legati tra loro con grosse ganasce collegate a robuste sbarre di ferro. Da diversi decenni le autorità comunali erano preoccupate per l’incolumità pubblica, considerato il pericolo sempre incombente di rami stroncati dalla neve o dal peso della vegetazione, ma nessuno osava avanzare la proposta di abbatterlo per non urtare la legittima suscettibilità dei bovesani. Lo decise il podestà De Bernardi, un non bovesano. La mattina del 18 luglio 1938 toccò a una squadra di operai, guidata dal tecnico comunale geometra Attilio Daniele a eseguire la sentenza di morte: nessuna particolare difficoltà per tagliare i rami, ma per estirpare il grosso tronco (quasi che l’olmo opponesse un’ultima disperata resistenza ) si dovette fare ricorso a cariche di dinamite . Allontanati i curiosi per motivi di sicurezza, furono fatte brillare le mine e l’immenso tronco si rovesciò sbrecciato sulla piazza assolata e deserta. In suo onore, la piazza che lo accoglie nel suo punto centrale, la piazza Vecchia con l’evento della Repubblica, chiamata fino allora Piazza Vittorio Emanuele, lasciò il nome per assumere quello di Piazza dell’Olmo. Misero ancora un altro olmo ma si seccò e da allora c’è un carpino che svetta con la sua grande chioma, nel cielo della piazza . Tratto da: “Boves, voci e immagini di una Comunità” a cura di Mario Martini Individuata dagli Statuti col nome Ripa di Boves, sorgeva nell’area fortificata del Ricetto, esterna al vecchio centro abitato. L’olmo piantato presumibilmente nel 1396 a ricordo della sottomissione agli Acaia – Savoia, raggiunse dimensioni gigantesche; venne dichiarato monumento nazionale ma venne abbattuto, dopo quasi cinque secoli, nel luglio del 1938 perché pericolante.. Sul lato occidentale un porticato a cinque campate, chiamato Pelerin, era luogo di rifugio per i forestieri - pellegrini di passaggio nel nostro paese. All’angolo di via Partigiani con via della Riscossa si affacciava il palazzo dei Conti Grimaldi di Boglio signori di Boves dal 1621. Sul lato orientale la vecchia torre di guardia sulle mura del Ricetto venne trasformata nel 1583 in campanile della adiacente chiesa di S. Giovanni. Quest’ultima, abbattuta nel 1669, lasciò spazio alla nuova chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo, costruita dal comune e terminata nel 1675. Questa piazza (detta anche piazza Vecchia per distinguerla da quella Nuova cioè Piazza Italia risalente al 1796)..Nel 1853, in pieno clima risorgimentale venne dedicata al re Vittorio Emanuele II. Dopo l’ultima guerra, con la Repubblica, assunse il nome di Piazza dell’Olmo. Tratto da: “L’ Albero della libertà” di Mario Martini - pag 102 103 104 Piazza Vecchia era il cuore del paese, dove normalmente ci si incontrava, ma dove la presenza veniva notata e giudicata. I numerosi industriali, i due medici, i tre farmacisti, il veterinario, il notaio, il pretore, il brigadiere dei Carabinieri, i maestri, i bottegai, e gli esercenti erano gli unici che, stando al giudizio comune, potevano frequentare la piazza quando volevano. La loro presenza appagava la curiosità e aumentava il pettegolezzo degli artigiani affacciati alle loro botteghe e delle donne sedute su panche o su larghe pietre fuori casa, a rammentare o a fare la calza nelle ore più calde. Gli uomini godevano di maggior autonomia e specialmente verso sera alla fine della giornata lavorativa, non era affatto disdicevole che uscissero di casa per fare quattro chiacchiere con gli amici e conoscenti. C’erano poi i lunghi mesi invernali: muratori e manovali costretti all’inattività, nelle ore più soleggiate si riversavano in piazza e macinavano il tempo in interminabili chiacchierate avvolti nel loro mantello e accovacciati ai margini delle case. Era uno spettacolo usuale e nessuno trovava qualcosa da ridire. Ma nelle altre stagioni chi frequentava troppo la piazza veniva notato e giudicato come uno sfaccendato e un potenziale poco di buono. Non è che mancassero le occasioni di incontro ma esse dovevano assumere carattere comunitario ed erano ufficializzate con precise scadenze. Il mercoledì, il sabato, la domenica mattina erano, per tradizioni, giorni di mercato. In piazza Vecchia ai pochi banchi di generi alimentari, verdure e formaggi si affiancavano rivenditori improvvisati di terraglie e casse di ferri vecchi e di “rottami, con mucchi indecenti di vesti logore”. Ma chi animava il mercato, erano soprattutto i contadini, che esponevano per vendere, i loro cesti e i canestri, di verdura, frutta, burro, tomini, funghi, galline, conigli, colombi e talvolta carne macellata di pecora o di capra. Oltre il mercati in corso, nell’anno si potevano contare alcune fiere, che, già allora, si tenevano al lunedì, ed era un animarsi continuo di persone. Ora a est si trova la canonica e l’oratorio: “Casa Don Bernardi” con ancora l’arco del Ricetto e le case d’una volta. All’angolo di via Partigiani con via della Riscossa si affaccia il palazzo dei Conti Grimaldi di Boglio signori di Boves dal 1621. A ovest si trova il Pelerin con tre arcate, una d’angolo. A nord le nuove case con i portici e a est la Chiesa Parrocchiale e il campanile con l’orologio elettronico e lo stemma di Boves verso piazza Italia. Per i bovesani piazza dell’Olmo è ancora “il cuore del paese” dove si riuniscono i giovani a parlare ed è occasione d’incontro per gli adulti quando vanno al mercato o alle messe domenicali. (l’olmo verrà successivamente sostituito con un carpino bianco). Tratto da: “L’ Albero della libertà” di Mario Martini - pag 126 poesia di Alberto Mottini (1800 circa) Piazza Vecchia E’ una pulita regolar piazzetta, che ricorda un periodo lontano, quando un Marchese avea poter sovrano su questa terra, forte e benedetta. Qualche casa novella , superbetta, la chiesa, la dimora del pievano, qualche palazzo antico che fa strano contrasto. In mezzo i suoi zampilli getta una fonte genial del cinquecento che mormora perenne. A lei vicino la mal ridotta chioma scioglie al vento un olmo secolar, che nel mattino della festa raccoglie a parlamento la borghesia e il popolo piccino. FONTANA DI PIAZZA DELL’ OLMO Tratto da: “Il giornale di Boves” maggio 1994 a cura del Prof. Mario Martini “Fontane e lavatoi” di Adriano Restifo “Fontane Alpi Marittime” di Giovanni Coccoluto 2007 Nasceva intorno al 1362, il Recintium o Ricetto che comprendeva un’area di circa 20.000 metri quadrati , dotata ben presto di due chiesette (S. Giovanni e S. Anselmo), di un porticato (il Pelerin ) e per garantire l’acqua potabile ai rifugiati, di due pozzi, il più importante dei quali venne ricavato nel bel mezzo di piazza dell’Olmo, allora chiamata Ripa o Riva di Boves. ( L’altro pozzo si trovava sotto l’attuale sacrestia della Chiesa di S. Croce e venne coperto nel 1843.) Col passare del tempo, abbattute la mura del Ricetto, l’intera zona, andò soggetta ad un intenso sviluppo urbanistico che salvaguardò l’area dell’attuale piazza dell’Olmo, la quale, per la sua posizione centrale, divenne il più affollato e vissuto luogo di incontro di tutto il paese. E fu allora che gli amministratori comunali decisero di abbellirla ulteriormente dando incarico allo scultore Antonio Toscano (o Todescano) di costruire una fontana monumentale. La fontana fu ultimata il 15 novembre del 1514. Sulla boccia era stata collocata, all’origine, una statuina di S. Bartolomeo, successivamente sostituita da una piccola sfera in pietra. Il Consiglio Comunale, nel 1571, approvò un apposito capitolo degli Statuti nel quale si prescriveva di “non lavar, né far lavare panni lanei come linei, nemmeno herbe né qualsiasi altra cosa, né far bere bestiami, né immettervi alcuna bruttezza nella tina della suddetta fonte.” Per i contravventori era prevista una multa di tre lire ducali: chi non era solvibile doveva “stare per tre ore attaccato per il collo della berlina.” Tuttavia per consentire l’abbeveraggio di bovini ed equini di transito, sulla piazza, venne sistemato, “un arbio di pietra situato contro la vasca della fonte”, arbio o vasca ancora ben visibile nel disegno di Clemente Rovere del 1845. Chiesa Parrocchiale di S.Bartolomeo-stile barocco costruita nel 1675 sulla Ripa di Boves Campanile costruito sulla Torre di guardia del Ricetto 1863/64: interno dipinto da Andrea Vinaj e Caro di Lomellina 1875: dipinto del Vinaj raffigurante S.Bartolomeo(sulla nuova facciata) (vedi, al riguardo, il testo approfondito nella sezione “SANTUARI E CHIESE”)