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"Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti
ANNO 6 - N° 22 DICEMBRE 2013
agora`
®
ph: Umberto Mosca
I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI
"Grandi menti parlano di idee,
menti mediocri parlano di fatti,
menti piccole parlano di persone."
Eleanor Roosevelt
Direttore responsabile rivista
Francesco Laurenzi
AuTOrIzzAzIONE DEL
TrIBuNALE DI L’AQuILA
N°3/08 DEL
I grANDI rACCONTI DI PICCOLI PAESI
4/07/2008
ASSOCIAzIONE AgOrà
Casetta di legno c/o campo sportivo comunale - 67010 Barete (AQ)
tel. 366.1817832
www.associazioneagora.net - email: [email protected] - [email protected]
C.F.: 93043020663
Presidente
Romina De Ruosi
Vicepresidente
Umberto Mosca
Consigliere
Giovanna Giangrossi
Consigliere
Jessica Federici
Segretario
Marino Cheli
Associati
Agnese Laurenzi; Andrea Giangrossi; Antonella Sabatini; Berardino Di Cola; Francesca Mozzetti; Gianluca Ruggeri; Giuliano Di
Paola; Patrizia Resta; Simone Curtacci; Tamara Pace
Agorà ha un obiettivo, forse ambizioso, ma nel complesso realistico: farsi portavoce delle esigenze e dei concreti
problemi del territorio, senza alcuna preclusione, politica o personale che sia.
Per realizzarlo, la redazione ha deciso di creare un «filo diretto» con i cittadini: chiunque voglia far sentire la propria
voce, in merito ad un problema reale, può mandare una e-mail al seguente indirizzo: [email protected]
sommario
Agorà è disponibile ad accogliere inserzioni pubblicitarie di ogni genere, nonché adesioni di nuovi soci disponibili a
spendere una parte del loro tempo nella valorizzazione del territorio.
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Agorà editoriale
Notizie flash
Primo piano
I piccoli Comuni
Notizie di attualità
Spazio alla cultura
Natura
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Pensieri di carta
Personaggi
Appuntamento al cinema
Parliamo di sport
Mani in pasta
Angolo dei ricordi
Spazio aperto
Per sostenere le attività di Agorà:
IBAN: IT 53 Q 08327 40460 000000007144
Potete inoltre sostenerci destinandoci il 5 per mille CODICE FISCALE 93043020663
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AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI
EDITORIALE
E’ trascorso un altro anno e siamo sempre qui.
Siamo sempre qui con la stessa voglia di andare avanti, con l’intenzione di non fermarci e con il proposito di non spegnere la
speranza. Le strade dei nostri paesi sembra si siano addormentate in una sorta di attesa di fatti ineluttabili e ciclici . Anche il
Natale fuori dalle nostre case sembra ci scivoli sopra come un evento necessario dettato dal calendario.
E’ trascorso un altro anno e siamo sempre qui. Siamo sempre qui con la stessa voglia di sognare, con il convincimento che i giovani possano soddisfare le loro aspirazioni e con l’idea che in qualche valle , nascosta dietro le nostre montagne, possa spuntare una luce che ci illumini.
E’ trascorso un altro anno e siamo sempre qui. Siamo sempre qui a lottare contro le tante piccole e grandi difficoltà della vita
quotidiana resa aspra dal nostro territorio. Non vogliamo fare i bilanci e contare le percentuali di crescita o di calo. Sappiamo
solo che ce l’abbiamo messa tutta e non ci siamo tirati indietro.
E’ trascorso un altro anno e siamo sempre qui. Siamo sempre qui con la stessa voglia di andare incontro alle cose, di affrontarle . Non sappiamo se riusciremo a vincere le asperità o se queste saranno così forti da renderci la vita difficile. Vogliamo esserci e vogliamo darne testimonianza.
Aspettiamo il nuovo anno senza fare promesse se non quella che non smetteremo di camminare e di arrampicarci anche con
fatica sui sentieri che salgono verso i nostri monti da dove le valli sembrano dolci e tranquille. Vogliamo salire per vedere , magari dall’alto, magari da lontano, se le nostre valli saranno capaci di riflettere quella luce che ci possa illuminare. Vi auguriamo
tutto il bene possibile! Buon Natale e Buon Anno!
Francesco Laurenzi
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 3
NOTIZIE FLASH
Si è svolta il 20 novembre scorso a Pizzoli, presso
l’Istituto Comprensivo “Don Lorenzo Milani”, la
cerimonia di intitolazione della scuola media alla
professoressa Dora Di Sabato e dell’aula multimediale al professore e dirigente scolastico Enzo Di
Giorgio, entrambi scomparsi prematuramente.
Per noi concittadini di Barete è il giusto riconoscimento ad una persona,
che, oltre alle sue doti personali e professionali, è stato per lungo tempo
il Sindaco del nostro paese. Una persona che ha dedicato la sua vita alla
sua terra, lavorando per portare benessere e risultati alla nostra comunità, sempre aperto al confronto e al dialogo. Una persona sincera e leale
che ha lasciato una traccia indelebile a chi lo ha conosciuto ed apprezzato.
Ed è per questo che iniziative di questo tipo, ritengo, servano a mantenere sempre vivo il ricordo di una grande persona che purtroppo
ci ha lasciati troppo presto.
Marino Cheli
Il progetto “Itinerario Verdi”, promosso dall’Associazione Movimus, con il contributo della Fondazione
Carispaq, nasce dalla volontà di onorare il bicentenario della nascita di Verdi in una città e in un territorio che, a causa del terremoto, non hanno più
un teatro per rappresentare le grandi opere verdiane.
Si è pensato di presentare “La Traviata”, “Rigoletto”, “Aida” e “Otello”
con parziali proiezioni di esecuzioni storiche di qualità ed esecuzione dal
vivo di alcuni dei brani più significativi con solisti, strumentisti e coro.
Dopo il grande successo dell’evento inaugurale a L’Aquila al Palazzetto
dei Nobili, l’itinerario sta toccando vari comuni del comprensorio: Fossa,
Prata D’Ansidonia, Scoppito, le frazioni aquilane Roio e Onna, Castelvecchio Calvisio, Pizzoli, Scurcola Marsicana, Tornimparte e Barete. Un
programma itinerante che vuole sensibilizzare alla musica e in particolare all’opera un pubblico quanto più possibile variegato, bambini (con
lo spettacolo per le scuole), giovani, adulti e anziani.
Jessica Federici
Grazie all’impegno e all’abnegazione di Luigi Durastante, Simonetta Bruno e Nicholas Carnevale il Palazzetto dello Sport di Pizzoli si rinnova e amplia la sua
efficienza nella gestione delle attività sportive. La palestra
Asd Alto Aterno pratica corsi di pallavolo, calcetto, fitnes: tkick boxe per
bambini, kick boxe per adulti, aerobica, step, tonificazione, zumba, pilates,
ginnastica posturale, arti marziali, sala pesi. Venite a trovarci vi aspettiamo!
Nicholas Carnevale
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AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI
NOTIZIE FLASH
La Pro loco “Le Tre Montagne” con il patrocinio del Comune, lo scorso 22 novembre, nella Sala
consiliare del Comune di Pizzoli ha ospitato la scrittrice aquilana Paola Aromatario per la presentazione del suo nuovo libro dal titolo
“La Maldicenza – dire il male e dire
male”.
Presentato in anteprima nazionale al Salone
Internazionale del libro di Torino il 18 maggio 2013,
il libro ha ricevuto un premio dalla critica.
Durante l’evento, al quale hanno partecipato, tra l’altro, i primi cittadini dei comuni limitrofi, apprezzabile
è stato l’intervento dello storico Amedeo Esposito, citato più volte all’interno del libro, che ha ripercorso
la storia del “pettegolezzo” nella cultura aquilana e la
nascita della città stessa.
La città dell’Aquila nasce prima su carta, e sorge dall’unione di diversi castelli che portano con sé diversi
modi di pensare e posizioni contrastanti. Diventa un
punto d’unione tra le popolazioni amiternine che
occupavano l’alte valle dell’Aterno e poolazioni vestine, insediate più a sud .
Il dibattito, coordinato dal giornalista Angelo De
Nicola, si è incentrato sul “culto” di Sant’Agnese e
su come questa tradizione sia radicata nella società
aquilana già dal periodo medioevale. In effetti la
cosiddetta maldicenza aquilana è riconducibile alla
storia della fondazione della città ed in particolare
alle “pentite o malmaritate” (le prostitute dell’epoca), che si riunivano nel giorno della ricorrenza del martirio di Sant’Agnese, giorno non
lavorativo, nel convento dedicato alla santa per
parlare e mettere in piazza i segreti delle famiglie
nobili nelle quali prestavano servizio.
Ad oggi sono riconosciute nella sola città di L’Aquila
oltre 100 congreghe di Sant’Agnese e oltre 230 cariche, che si attribuiscono ai diversi soci ogni
anno il giorno 21 gennaio.
La tradizione aquilana del culto di Sant’Agnese nella sua lunga storia ha subito soltanto due interruzioni, la prima e più lunga di 90
anni, in seguito al terribile terremoto del 1703 e la seconda di vent’anni, durante il periodo fascista. Il poter parlare, confrontarsi, fare
critica o satira, con tutto ciò che ne consegue, è un indice di democrazia.
L’autrice, in questo libro, ha analizzato le diverse forme di maldicenza, sottolineando l’importanza tra dire il male e dire male e puntando l’attenzione sul peso della consapevolezza del sé, fondamentale per non subire le “calunnie”, ma per regire e farne uno spunto di
riflessione.
Maria Curtacci
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 5
PRIMO PIANO
“PER VOI E CON VOI FINO ALL’ULTIMO RESPIRO”
Il “programma” di governo di Mons. Petrocchi
Il giorno della presa di possesso canonico
dell’arcidiocesi, il 7 luglio 2013, mons.
Giuseppe Petrocchi nell’omelia pronunciata
durante la solenne celebrazione, ha invitato
gli aquilani con parole vibranti a far rinascere
L’Aquila nonostante il grande dolore
provocato dal sisma.
recenti annali de L’Aquila. Sì, con profonda
commozione mi metto in ginocchio di fronte
ai 309 martiri del terremoto e davanti alle
loro famiglie.
Con questi sentimenti mi viene da dare un
titolo alla narrazione del sisma: “La Passione
secondo gli Aquilani”!
La passione secondo gli Aquilani:
“…Il Signore desidera che non prevalgano in
noi i toni della tristezza: Colui che abbiamo
creduto Amore ci chiede di non lasciar
riecheggiare, nella nostra anima, solo i tocchi
mesti delle campane a lutto, ma ci invita,
come il giorno di Pasqua, a suonare a festa le
campane del cuore.
Eppure il Signore conosce bene le
devastazioni - umane e materiali - che hanno
lacerato questa città e legge perfettamente il
racconto scritto con lacrime e sangue sui
Il Segreto del carbone:
“Se si ignorasse il segreto delle sue
potenzialità energetiche, trovarselo nel
proprio ambiente sarebbe considerato una
disgrazia.
Ma se viene acceso e bruciato, questa
sgradevole sostanza diventa una formidabile
fonte di luce e di calore. In modo analogo si
può dire che anche la sofferenza, se viene
rigettata e maledetta finisce per opprimere ed
intossicare l’esistenza, suscitando o rabbia
ustionante o avvilimento paralizzante; ma se
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AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI
viene “accesa” nella Pasqua di Gesù, si
trasforma in una fonte meravigliosa di
Saggezza e di Vita, generando pienezza e
gioia.
L’arte più nobile - che il discepolo di Gesù
deve sempre meglio apprendere - sta nel
rendere le difficoltà risorse e nel “convertire”
i problemi in “combustibile” spirituale
e umano”.
La grande notte Aquilana:
Vorrei proprio che la “grande notte” che si è
posata su L’Aquila fosse una occasione per
riscoprire valori cristiani e umani (es.: ciò che
conta e ciò che è superfluo, ciò che resta e ciò
che passa, ciò che edifica e ciò che crolla),
spesso occultati da una vita frenetica e
secolarizzata.
Ho, però, da Vescovo un desiderio ancora
più struggente nel cuore: ed è che il “buio”
PRIMO PIANO
sceso sulla città, diventi - come a Natale e a
Pasqua - una “notte luminosa”…
Leggendo il libro dell’Apocalisse mi ha
colpito il fatto che l’Onnipotente non solo ci
ha dato un “angelo custode” personale, ma
ha assegnato un angelo protettore a ciascuna
Chiesa, e di lui si serve per far giungere i suoi
messaggi alla Comunità cristiana.
Oggi mi sembra di ascoltare la voce
dell’Angelo di questa Chiesa che dice:
“L’Aquila, ascolta la voce del tuo Dio!
L’Aquila, Città crocifissa, risorgi ogni giorno
con il tuo Signore!”.
La città sul monte:
“...Non ci contenteremo di vedere soltanto
cicatrizzate le ferite della nostra città:
vogliamo che L’Aquila diventi un inno alla
Vita e al coraggio, una “Città sul monte” alla
quale tanti si diranno onorati di guardare”.
Babele e Pentecoste:
So per certo che il popolo aquilano, forte e
gentile, ha sviluppato nel corso dei secoli
robuste virtù cristiane ed umane - accese nel
fuoco della Pentecoste - e sa spiegare le sue
ali al vento dello Spirito. Solo i “figli della
Pentecoste” contribuiranno a far risorgere
L’Aquila (preciso, che - a modo loro, e con
un proprio statuto teologico - considero
“figli della Pentecoste” tutti gli uomini di
“buona volontà” e gli autentici cercatori di
verità, anche se di diversa ispirazione ideale);
gli altri, i “discepoli di Babele”,
rappresenteranno costanti fattori di
disgregazione e di cronica conflittività.
Vi voglio bene:
“Vi ho già detto che vi voglio bene e oggi
solennemente ve lo ripeto. Spero che, con
l’aiuto di Dio, possa dimostrarvelo sempre:
qualunque cosa accada e fino all’ultimo
respiro! Amen!
Chi è il neo Arcivescovo Giuseppe Petrocchi?
Il Vicario generale della diocesi di Latina
mons. Sbarigia, l’8 giugno, all’indomani
della nomina di mons. Giuseppe Petrocchi
alla sede arcivescovile dell’Aquila, così ha
descritto quello che tutti, da sempre,
soprattutto ‘in Ascoli’, chiamano don Pino:
“Mons. Giuseppe Petrocchi, l’uomo e il
Vescovo, si è rivelato, in questi quindici anni,
uno che ha esigito da sé (prima) e dagli altri
(poi), che non ha ceduto alla tentazione di
sistemarsi nella situazione più accomodante,
che è sempre andato alla radice dei problemi:
uno che si è giocato e che ha saputo pagare
anche di persona. In definitiva, si è rivelato
come uno che ci crede – e non è poco – e che
sa mettere sempre il bene della Chiesa prima
del suo personale. Ed è questo, soprattutto,
che fa pendere decisamente l’ago della
bilancia, che valuta il suo operato, dalla parte
di un grande apprezzamento della sue
capacità realizzative, di un convinta stima per
il suo instancabile ministero pastorale e di
una profonda gratitudine per la sua totale
dedizione alla Diocesi e alla Gente pontina”.
A Latina, in quindici anni, in effetti, il neoarcivescovo dell’Aquila ha realizzato
innumerevoli progetti. Il primo Sinodo
pontino, da lui stesso indetto nel 2005 e
conclusosi nel 2012. La costruzione della
Nuova Curia, una delle più moderne ed
efficienti nel panorama nazionale, è divenuto
ormai il “cuore pulsante” della Chiesa
pontina, rivelandosi non solo come un
fondamentale punto di raccordo intraecclesiale, ma anche come un “ponte”
lanciato verso la società civile, con la quale
promuove un dialogo sempre più ampio e
costruttivo. La Visita Pastorale in tutte le
parrocchie svoltasi dal 2002 al 2009. Un
altro settore al quale il Vescovo Petrocchi ha
dedicato energie notevoli è stato quello della
Pastorale Vocazionale. Negli anni di
permanenza a Latina egli ha ordinato 12
nuovi sacerdoti, ai quali vanno ad
aggiungersi 3 diaconi “ad sacerdotium” e 18
diaconi permanenti. La Diocesi, inoltre,
conta attualmente 8 seminaristi.
E Dio solo sa quanto bisogno di vocazioni ha
la nostra diocesi aquilana!
Dall’anno pastorale 2000, in accordo con il
Presbiterio e il Consiglio Pastorale
Diocesano, ha avviato una “riforma” nel
processo della iniziazione cristiana,
istituendo il sessennio catechistico costituito
dal biennio per la prima comunione;
biennio del discepolato ; biennio per la
cresima.
Mons. Petrocchi si è mostrato anche uomo
di governo realizzando alcune “opere-segno”
tra cui la Mensa dei poveri, a Latina, che
serve oltre 200 pasti al giorno; l’acquisto e la
ristrutturazione, nel 2001, dell’edificio,
adibito a Casa-Famiglia “S. Maria della gioia,
destinato, in un primo periodo,
all’accoglienza di ex-prostitute e in una
seconda fase utilizzato per l’assistenza a
persone
gravemente
bisognose;
la
sistemazione giuridica di “Casa Betania”,
struttura di accoglienza per giovani donne in
maternità o con minori a carico: dall’anno
della sua apertura al 2012, la Casa ha
ospitato 414 persone, per un totale di 40.000
giornate di presenza e vi sono nati 20
bambini. Senza dimenticare il Consultorio
Familiare Diocesano “Crescere insieme”, la
partecipazione al progetto di recupero per
minori che hanno commesso reati, la
valorizzazione del patrimonio storicoartistico (notevole) della Diocesi creando una
rete di musei ecclesiastici nel territorio
pontino, la ristrutturazione del Vescovado di
Terracina, la costruzione di 5 nuove
complessi parrocchiali e numerose altre
iniziative.
Chi ha avuto modo di conoscerlo in questi
primi mesi del suo ministero aquilano, già
comincia ad intuire che le parole scritte su di
lui corrispondono a verità e che il tanto
realizzato a Latina sarà realizzato, con le
normali differenze, anche all’Aquila. Un
uomo instancabile che non disdegna guidare
personalmente la sua macchina e che farebbe
volentieri a meno di avere pure un segretario.
Un uomo, un vescovo che più volte, come ha
ricordato anche il Vicario di Latina, non ha
tentennato nel dire che il bonum Ecclesiae e
quindi della Gens aquilana viene sempre,
assolutamente prima di ogni sua personale
esigenza, anche di salute. Uno, insomma che
si è tuffato nella realtà aquilana senza
tentennamenti. Una realtà, la nostra, difficile
e non poco. Dal punto di vista ecclesiale basti
pensare allo scombussolamento determinato
dal terremoto all’interno delle comunità
parrocchiali. E poi, a livello civile, gli
innumerevoli problemi causati dal sisma,
ancora in atto nei suoi effetti, che ha
cancellato L’Aquila di un tempo.
A ben vedere mons. Petrocchi sembra essere
l’uomo giusto al momento giusto e nel posto
giusto.
Papa Francesco, illuminato dal Signore, ha
fatto un grande dono alla nostra città e alla
nostra diocesi. Dono che chiede
collaborazione e generoso coinvolgimento da
parte di tutti, nella consapevolezza che, solo
nella condivisione delle responsabilità per la
ricostruzione della città, L’Aquila potrà
tornare ad essere dov’era prima più bella di
prima.
Claudio Tracanna
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 7
I PICCOLI COMUNI Barete
“ANZIANI
SALE E PEPE”
AL CENTRO
Finalmente ci siamo! Possiamo dare il via al
nostro progetto, i nostri anziani avranno
l’opportunità di avere una valida alternativa
alla classica routine quotidiana. In attesa
delle ultime pratiche burocratiche che il Ministero deve portare a termine, iniziamo ad
organizzare i corsi che dovrebbero cominciare a marzo. Sintetizziamo brevemente ciò
che già abbiamo presentato nel numero di
giugno. Il progetto nel dettaglio prevede una
serie di attività tutte indirizzate ai nostri anziani, una categoria fragile, troppo spesso lasciata in balia di una solitudine difficile da
gestire. La scelta sarà ricca, sono previsti:
-corso di alfabetizzazione informatica: abc
del computer, dall’accensione alla navigazione in internet, dall’uso della posta elettronica ai social network.
- nozioni di lingua inglese: grammatica di
base, conversazione, lettura e comprensione
di testi elementari
- corso di salute e benessere: l’importanza di
un’alimentazione corretta e del movimento
come presupposto per una vecchiaia serena
- laboratorio di scrittura creativa.
- corso di ballo
Per avere informazioni sui corsi e per le adesioni rivolgersi ai seguenti numeri:
- 3402358698: Marino
- 3492205621: Giovanna
- 3475130442: Romina
- 3387359551: Umberto
Oppure via mail: [email protected]
8
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI
- corso di recitazione
- decoupage
- corso di cucina e di pasticceria
- giardinaggio
L’aggregazione sarà il nodo centrale del nostro percorso quindi, oltre che ai corsi, ci saranno occasioni di svago con feste, gite ed
escursioni. Il tutto verrà testimoniato e raccontato dai protagonisti, attraverso la composizione di una sorta di “diario” .
Giovanna Giangrossi
Marino Cheli
NOTIZIE DI ATTUALITÀ
BABY SPACE®
UN MONDO A MISURA
DI BAMBINO
Questo progetto nasce dalla mia esperienza personale di mamma, dal mio
nuovo punto di osservazione del mondo,
dall’esigenza di viverlo a misura di bambino, o meglio, a misura di famiglie con
figli piccoli, più numerose di quanto si
pensi, che vengono considerate un’eccezione a livello di servizi, spesso inadeguati o insufficienti.
Dedicato alle famiglie
Baby Space ® eleva il
livello di attenzione
nei confronti dei
bambini più piccoli, offrendo a chi
viaggia con loro la possibilità di accudirli in una situazione quasi familiare.
Baby Space®
E' un progetto ampio di attenzione al
mondo dei più piccoli e delle loro famiglie. Si articola in 3 sezioni:
• Baby Space® - Care&Milk point
• Baby Space® - Hotels
• Baby Space® - Asili aziendali
•Baby Space® - Asili Franchising
Si tratta di marchi registrati che possono
definire univocamente, una volta aderito
al progetto, l’ente o la struttura che soddisfi
i requisiti descritti nelle diverse sezioni.
Rappresenteranno un identificativo di
qualità, un’etichetta per la ricerca di servizi pubblici adeguati alle esigenze delle
famiglie con bambini piccoli.
Adeguamento inevitabile
Proviamo ora ad immaginare un mondo
attento alle esigenze dei più piccoli e
delle loro famiglie, sull'esempio di adeguamento di altri paesi europei.
La difficoltà maggiore è definire un
primo step, determinare un modulo
10
standard, facilmente replicabile e univocamente identificabile di funzione a misura di famiglia, per dare il via
all’adeguamento su larga scala e a 360
gradi, che non riguardi quindi solo genitori che viaggiano o usufruiscano di servizi pubblici, ma anche quelli
(generalmente le madri) che devono
rientrare al lavoro ed abbiano difficoltà
economiche o logistiche di affidare il loro
piccolo in mani sicure.
Babyspace promuove l’adesione al progetto
su tutto il territorio nazionale.
Ma cosa significa aderire al nostro progetto?
Significa creare delle aree dedicate alla
cura e all’allattamento dei bambini all’interno di esercizi commerciali, centri
commerciali, parchi, fiere musei…
Baby Space® Care&Milk point
Significa, da parte
dei proprietari di
strutture ricettive,
l’adeguamento agli standard di qualità
necessari a garantire soggiorni confortevoli alle famiglie con bambini
Baby Space® - Hotels si occupa di definire una serie di
servizi da fornire
presso la struttura alberghiera in modo
da soddisfare dei criteri di qualità nell’accoglienza delle famiglie con bambini. Il marchio Baby Space® - Hotels
sarà garanzia di un comune standard
strutturale e di servizi: ogni hotel che
aderisce al progetto dovrà assicurare alle
famiglie gli stessi servizi indicati nel decalogo, essendo anche disponibili a modifiche strutturali di entità concordata
con i progettisti in base alla disponibilità economica e di spazio.
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI
Baby Space ® - Asili
Aziendali, realizzazione chiavi in
mano e gestione, si
occupa del miglioramento della gestione delle gravidanze e la maternità
delle dipendenti, favorendo il reintegro
al lavoro delle donne dalla maternità.
Si propone di risolvere, almeno in parte
e senza presunzione, il problema delle
madri (ma anche di alcuni padri) nel
mondo del lavoro.
Baby Space ® - Asili aziendali ha un'organizzazione interna molto ristretta e si
avvale per la maggior parte di collaboratori esterni che fanno capo a quattro
Direzioni Generali.
Per i privati che invece vogliono aprire
un asilo seguendo il nostro progetto, significa offrire ai bambini servizi diversi
ed innovativi, sapientemente messi a
punto da un team di validi professionisti
(psicologi, ostetriche, pedagogisti, pediatri ecce cc)
Siamo convinti che con un piccolo
sforzo da parte di tutta la comunità, si
possa veramente arrivare ad un mondo a
misura di bambino! Certo, il nostro è un
progetto molto ampio ed ambizioso, ma
ci sta dando un sacco di soddisfazioni!
E L’ABRUZZO…
Babyspace ha avuto molti riscontri positivi sul territorio Abruzzese. Quest’estate abbiamo presentato il nostro
progetto alla DMC ''Aq Abruzzo qualita'' - di cui facciamo parte - e devo dire
che sia gli imprenditori che le amministrazioni Comunali di Ovindoli e l’Ente
Parco Sirente Velino ci stanno appoggiando per promuovere il nostro progetto sul territorio.
Prestissimo ci saranno bellissime novità!
Vi invitiamo a visitare il nostro sito
www.babyspace-italia.it
Stefania Carzedda
NOTIZIE DI ATTUALITÀ
La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati
la nostra paura più profonda è di essere potenti oltre misura.
È la nostra luce, non il nostro buio che ci fa paura.
Noi ci chiediamo: "Chi sono io per essere così brillante, così grandioso?
Pieno di talenti, favoloso?"
In realtà chi sei tu per non esserlo?
Tu sei un figlio di Dio.
Se tu voli basso, non puoi servire bene il mondo.
Non si illumina nulla in questo mondo se tu ti ritiri, appassisci.
Gli altri intorno a te non si sentiranno sicuri.
Noi siamo nati per testimoniare la gloria di Dio dentro di noi.
Non soltanto in qualcuno, ma in ognuno di noi.
Nel momento in cui noi permettiamo alla nostra luce di splendere.
Noi inconsciamente diamo agli altri il permesso di fare lo stesso.
Nel momento in cui noi siamo liberi dalla nostra paura.
La nostra presenza stessa, automaticamente, libera gli altri.
Nelson Mandela
E’ morto Nelson Mandela.
È stato definito da molti come il più
grande rivoluzionario dell’era moderna,
colui che si è contrapposto al brutale sistema dell’apartheid con ostinazione e
perseveranza. Un uomo che ha passato
27 anni della sua vita in carcere, uscendone ancora più forte e “ribelle” di
prima. Un’icona mondiale, simbolo della
lotta alla tirannide di un potere che costruiva la propria legittimità negando i
diritti fondamentali ad altri cittadini,
nello specifico quelli di colore del Sud
Africa. Una vita eccezionale, iniziata con
la lotta a favore del proprio popolo, passata attraverso anni di vita carceraria per
arrivare alla presidenza del suo paese. I
lavori forzati, le vessazioni subite all’interno del sistema carcerario non hanno
intaccato neanche per un momento
quello che era l’obiettivo della sua lotta:
dimostrare che quel territorio, così tormentato da lotte tra bianchi e neri, poteva ritrovare una tranquilla serenità solo
se bianchi e neri lo condividevano, con
uguali diritti e doveri. La riconciliazione,
alla base del suo operato, sarà il punto
forte della sua politica. Anche successivamente, una volta uscito dal carcere nel
1990, utilizzerà la strada della pacificazione e non quella della vendetta. In
tanti lo hanno ricordato, osannato, preso
in esempio. Oggi sembrerebbe quasi
fuori luogo e fuori tempo parlare ancora
di un sistema come quello dell’apartheid,
ma la memoria non deve spegnersi, il ricordo di quello che è stato diventa una
strumento indispensabile per frenare
ogni tipo di giustificazione per quello
che è stato fatto. Qualcuno sostiene che
“un tempo era così”, ma quel tempo non
è poi così lontano dai giorni nostri, quel
tempo era già considerato “l’epoca della
civiltà”. Quelle disuguaglianze rispecchiavano barriere culturali che dovrebbero creare vergogna in chi sostiene che
l’uomo bianco ha portato la civilizzazione. A quale prezzo? Il razzismo convive con la nostra presunta modernità da
troppo tempo, e proprio nel nostro paese
assistiamo troppo spesso a dichiarazioni
che hanno dell’assurdo, anche contro un
uomo come Mandela che ha passato la
sua vita a celebrare l’amore. La storia è
fatta da persone non solo da eventi, per-
sone che hanno rinunciato alla propria
vita per il futuro di altri. E la storia diventa un monito a cui rivolgersi sempre,
perché l’odio si insegna, l’odio si impossessa di noi quando decidiamo di chiuderci nel nostro piccolo “orticello” senza
mai andare oltre pregiudizi e stereotipi.
Nessuno è in grado secondo me di rendere veramente omaggio ad un uomo di
tale calibro, probabilmente ogni parola
scritta in suo onore non può rappresentare un millesimo di quello che è stato.
Però possiamo riflettere sulle sue parole,
sul suo operato. Mandela ci ha insegnato
che l’uomo può decidere cosa vuole per
la sua vita, se sprecarla inutilmente rincorrendo futili ideali o se impegnarla per
costruire qualcosa di positivo per noi e
per chi verrà dopo di noi.
Addio Madiba!
Giovanna Giangrossi
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 11
SPAZIO ALLA CULTURA
Poste Italiane e la sigla
automobilistica della
provincia dove viene effettuato il servizio.
La forma può essere
tonda, rettangolare oppure ovale. Si usano per
annullare la corrispondenza ordinaria, assicurata o raccomandata. Il
richiedente, con l’annullo speciale, vuole far
Gli annulli sono, prevalentemente, collezionati in maniera tematica a causa del
gran numero di eventi e manifestazioni
che con essi ufficializzano.
Sulmona (Madonna che scappa), Rivisondoli (Presepe Vivente), Rocca di
Mezzo (Festa del Narciso) rievocano da
moltissimi anni, anche da un punto di
vista marcofilo, queste tradizioni che
sono ormai radicate sul territorio.
Abbiamo dato un’attenzione particolare
all’annullo per il sisma ed alla relativa
LA MARCOFILIA
La marcofilia è un settore della filatelia
che spesso segue di pari passo la storia
postale o l’aereofilia avendo in comune i
bolli apposti sulla corrispondenza.
È il collezionismo, lo studio, la catalogazione e la classificazione degli annulli e
dei timbri postali.
Il collezionista appassionato di marcofilia ha a disposizione una vastità ed una
varietà di materiale che può essere raggruppato secondo i metodi usati dalla filatelia classica e da quella tematica
seguendo un ordine cronologico, per nazione o per tema.
La marcofilia è uno strumento che permette di veicolare e di far conoscere gli
avvenimenti (culturali, sportivi, religiosi
ecc…) che si svolgono in un territorio.
Su richiesta di enti pubblici o privati e da
associazioni le Poste Italiane possono
dare un servizio filatelico temporaneo
con annullo speciale.
Questi annulli riproducono graficamente
un richiamo alla manifestazione per la
quale sono stati richiesti tramite una
vignetta, la data dell’evento, il codice di
avviamento postale, il simbolo delle
12
conoscere l’evento con un’ampia pubblicità. Ad evento concluso il timbro utilizzato rimane per 30 giorni presso l’ufficio
postale del comune interessato alla manifestazione e, successivamente, inviato
al museo storico delle Poste dove viene
catalogato e conservato.
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI
cartolina speciale collaborando con la Fondazione
6 aprile per la vita.
Siamo sempre attenti alle
manifestazioni ed agli
eventi più significativi e
continueremo ad essere
propositivi affinchè la
marcofilia sia sempre più
un veicolo di conoscenza
e di informazione.
Nella nostra Provincia
quest’anno sono stati
commissionati 17 annulli
speciali. Con il nostro
contributo e i nostri suggerimenti, sia per la ideazione nell’annullo che per
la grafica della cartolina
ricordo, diamo un supporto positivo alla
manifestazione.
Dino Durastante
Gianfranco Chiodi
SPAZIO ALLA CULTURA
SOTTO L’OMBRA
DELLA POLONIA
Nel 1983 a soli cinque anni Piotr Hanzelewicz mette piede in Italia stravolgendo un po’ la sua vita cresciuta con il
sole del Nord e la vita di chi lo ha vissuto.
In una sorta di compenetrazione tra la
sua essenza e la sua arte, in un piccolo
paesino di Tornimparte a pochi chilometri da L’Aquila, ha trascorso molti
anni, in compagnia della sua meravigliosa famiglia polacca, uno dei più promettenti artisti di arte contemporanea
che l’Italia possa vantare. Ho conosciuto
Piotr per caso una mattina d’inverno vedendolo scalpitare ed innervosirsi per la
quantità di neve che circondava la sua
auto ed ho subito pensato che gli artisti
caratterialmente sono complessi ma nella
loro complessità racchiudono la semplicità e la meraviglia di quello che esprimono. Un miscuglio di azzurrino,
begeolino, grigietto , per citare il titolo
di un’altra sua sorprendente opera
(Presso il Museolaboratorio ex Manifattura tabacchi di Città di S. Angelo )che
esprime, attraverso le rifrazioni ottiche
della luce e del colore, la soggettività dell’artista. Sulla scia de “L’inquilino del
terzo piano” che deriva dal suo appropriarsi degli spazi del museo come fossero stanze del suo appartamento e che
ricorda i film del regista polacco Roman
Polanski, immigrato anche lui, Hanzelewicz ( protagonista, narratore e padrone
di casa ) espone , in seguito, a Roma e
nel capoluogo abruzzese la maggior parte
delle sue creazioni e delle sue ricerche artistiche. Ultimamente lo abbiamo visto
nell’agosto-settembre 2013 presso il Pa-
lazzetto dei Nobili a L’Aquila con la sua
mostra Opus Fragile a cura di Antonella
Muzi e organizzata dell’Associazione
Amici dei Musei d’Abruzzo, editore del
trimestrale MU6. Le opere esposte nella
mostra appena passata costituiscono un
intreccio complicato di riferimenti alla
storia “andata “ e a quella più attuale
della città, priva ancora di una forma,
alle vicende intime dell’artista e a quella
dei visitatori. Fulcro che racchiude il
senso di Opus Fragile è la riflessione su
quel processo individuale e collettivo con
il quale ognuno di noi tenta di dare ordine al disordine. Un processo che ricorda quel bellissimo appuntamento con
la storia di cui fu partecipe Rostropovič
nel 1989 quando suonava per “farsi sentire da Dio” nel disordine del crollo del
muro di Berlino. Elemento fondamentale all’interno della mostra è l’incisione
Melancolia di Albrecht Durer del 1514,
artista tedesco, e divenuta nel tempo
simbolo di un processo alchemico attraverso cui si forma la propensione dell’uomo alla conoscenza e all’evoluzione,
riproducendo le fasi di sviluppo e crescita
che avvengono in natura. “I miei genitori mi hanno fatto vivere una Polonia,
nella sua storia e nelle sue tradizioni, cristallizzata, fermata al 1983. Succede
spesso, a chi si integra nel tessuto sociale
della nuova nazione, di riportare nel
chiuso delle proprie mura tutto un bagaglio di simboli, riti e tradizioni che paradossalmente non combacia più con la
realtà d’origine. Come mia forma mentis, colgo sempre il dualismo, gli estremi,
e tra questi mi interessa disegnare e di-
pingere tutto quello che nel mezzo è
zona grigia, indefinita. Tra la Polonia e
l’Italia c’erano contraddizioni estreme,
fortissime” .
Questo, e non soltanto, è quanto racchiudono le numerosissime esposizioni
di questo artista internazionale che si
può incontrare nelle maniere più disparate anche in luoghi piccoli e chiusi come
può essere un claustrofobico paesino di
montagna. Hanzelewicz porta e trasporta nelle sue mostre la conflittualità
di un animo cosmopolita che ha vissuto
il bello e il brutto di due realtà nazionali
estremamente diverse fra di loro e che attraverso riti e costumi attuali e passati
mescolati assieme al fatto di essere egli
stesso parte essenziale della sua opera artistica, contribuisce ad arricchire il panorama
artistico
locale
ed
intellettualmente concettuale della nostra nazione.
Un artista a cui interessa il “mentre” perché è la dimensione in ombra della vita.
Martina Corsi
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 13
NATURA
LA FAUNA COSI DETTA MINORE:
IL RUOLO ECOLOGICO, LA
MINACCIA E LA SUA TUTELA
Con la parola “fauna”, il nostro pensiero
corre subito agli uccelli o ai grandi
mammiferi come gli orsi, gli stambecchi,
e magari anche agli squali o alle balene.
Le popolazioni di questi animali
rappresentano però, nel loro insieme,
soltanto una piccolissima parte del
vastissimo mondo zoologico. Di fianco
ad essi vivono, in maniera poco
conosciuta, tanti altri animali di solito
poco considerati, che acquistano una
fondamentale
funzione per gli
ecosistemi naturali. Insetti come le
farfalle, le libellule e i coleotteri, i
crostacei come i nostri gamberi e granchi
di fiume, i rospi, le rane, i tritoni e le
salamandre, i piccoli mammiferi come i
toporagni, i moscardini e le arvicole, i
pipistrelli e tantissime altre specie
compongono il ricchissimo mosaico
della fauna che popola sia i grandi
ecosistemi sia i piccoli biotopi dietro casa
(maceri, risorgive, le siepi, filari alberati,
i prati e i pascoli).
La legge n. 50 del 07/09/1993(Primi
interventi per la difesa della biodiversita'
nella Regione Abruzzo: tutela della fauna
cosiddetta minore) tutela le specie della
fauna selvatica nella Regione Abruzzo
14
vulnerabili, divenute rare
o invia di scomparsa nel
territorio della Regione
Abruzzo, o in via di
estinzione e ne protegge
gli habitat. Promuove ed
incentiva
iniziative
scientifiche, didattico divulgative
volte
a
diffondere la conoscenza
della fauna oggetto di
tutela.
Nell’art articolo 2 della
legge è elencata la fauna
oggetto di protezione, tale
fauna
(anfibi, rettili,
invertebrati e d’acqua
dolce)
gioca
un
importante ruolo per la
conservazione della biodiversità e per il
mantenimento degli equilibri biologici
dell’ambiente naturale, come corsi
d’acqua, aree umide e grotte carsiche.
Gli anfibi, ad esempio, costituiscono
ottimi indicatori di qualità ambientale,
molte specie sono sensibili alla presenza
di inquinanti chimici ed organici,
all’aumento dei raggi UV dovuto al buco
nell’ozono, a patologie virali o batteriche
che si diffondono nelle acque sporche, ai
cambiamenti climatici causati dall’effetto
serra ed alle alterazioni degli ecosistemi.
Anche i serpenti giocano un importante
fattore ecologico soprattutto in relazione
al loro ruolo di contenimento delle
popolazioni di topi - ratti e per le loro
caratteristiche fisiologiche e strutturali
risentono direttamente o meno della
presenza, della immissione negli
ecosistemi e della quantità di sostanze e
prodotti che sappiamo essere tossici e
addirittura letali in determinate
concentrazioni.
In altre occasioni la presenza o l’assenza
di determinate specie di rettili (per
esempio ramarri o certe specie di ofidi)
stanno a indicare la presenza di
caratteristiche dell’habitat alterate nel
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI
senso di una maggior aridità o di una
squilibrata evapotraspirazione.
In Europa, Austropotamobius pallipes
(Gambero da fiume) è considerata una
specie vulnerabile (Groombridge, 1996),
con alto rischio di estinzione in numerosi
paesi dell’Europa tra cui anche in Italia
dove si è osservata una rarefazione
nel numero e nella distribuzione
delle
popolazioni
di
questo
macroinvertebrato. Tra le cause
antropiche di questa riduzione sono da
citare (Matthews e Reynolds, 1995)
l'inquinamento chimico delle acque (per
acidificazione, eutrofizzazione e scarico
di sostanze tossiche dall'agricoltura e
dall'industria),
le
modificazioni
dell'habitat fisico (indotte dalla
costruzione di dighe, sistemi di scarico,
escavazioni, processi di canalizzazione e
cementificazione degli argini), la pesca di
frodo e l'introduzione di specie aliene,
originarie dell'America del Nord.
In effetti, scientificamente, non sarebbe
corretto parlare di fauna “minore”. Il
termine però ci aiuta a capire che c’è
ormai la necessità assoluta di proteggere
non solo lupi, aquile o fenicotteri, ma
anche tanti animali meno conosciuti,
meno legati all’immaginario collettivo e
addirittura spesso perseguitati perché
ritenuti, a torto, pericolosi ma che
risultano indispensabili per l’economia
della natura. Tutelare la biodiversità e
conservare anche la cosi detta fauna
minore significa mantenere in buono
stato gli ecosistemi naturali e
seminaturali affinché essi possano
continuare a fornire i servizi
fondamentali, materiali ed immateriali,
per l’esistenza della nostra stessa specie,
ma anche proteggere la varietà degli esseri
viventi e garantire così, attraverso un ampio
spettro di possibilità genetiche, la
continuazione della vita stessa sulla Terra.
Alessio Durastante
PENSIERI DI CARTA DI Antonello Di Carlo
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 15
PERSONAGGI
BEATO ANDREA
da Montereale
PRODIGIO E ORGOGLIO DELLA NOSTRA TERRA
Seconda puntata
Fedeltà ai principi
Un testimone, riportato dal Tomassini,
nel processo di Beatificazione dichiarò
che p. Andrea aveva osservato il voto di
obbedienza alla perfezione e lasciava
volentieri le sue estasi per seguire gli
ordini dei superiori. Il coro e i doveri
comunitari erano la sua gioia. Al suono
della campanella lasciava qualsiasi
impegno o studio in quanto lo riteneva
la chiamata di Dio.
Per cinquant’anni intraprese lunghi
viaggi in Italia e in Francia su comando
dei superiori e dei pontefici per illustrare
la verità, bandire gli errori del uo tempo
e difendere la Chiesa dagli antipapi.
Aveva un rapporto privilegiato con le
persone non praticanti e non credenti.
Abbracciò la povertà nel più rigoroso
senso della parola e le sue vesti, di rozzo
e grossolano saio, in uso a quell’epoca
presso gli Agostiniani, erano sempre pulite.
Il Cotta racconta che nel convento di
Montereale aveva visto uno scapolare
miracoloso che ai suoi tempi, dopo 246
anni dalla morte di p. Andrea, era ancora
16
intatto e, avendolo osservato attentamente,
riuscì a contare dieci pezzi cuciti, un
originale esempio della sua povertà.
Rifiutò più volte le cariche ecclesiastiche,
che gli venivano offerte per la sua
erudizione e santità. “Padre Santo, più
mi diletta la lettura del Trattato del mio
Santo Fondatore, sopra il Vangelo di S.
Giovanni, che qualunque mitra o grado
d’onore” fu la famosa risposta, riferita da
Luigi Torelli, al papa Callisto III, il quale
l’aveva invitato ad assumere la
responsabilità della Prelatura di Sacrista
Pontificio. L’umiltà per lui era il cardine
di ogni virtù.
I continui digiuni e le dure penitenze, a
quanto riferisce il Tomassini, avevano lo
scopo di rendere la carne insensibile e
difendere cosi la sua castità. Quando
andava in giro, aveva sempre il volto
serioso e non sorrideva mai.
Mentre era in Francia, in qualità di
predicatore, frequentava la corte grazie
alla fama della sua cultura e per i miracoli
operati e divenne anche direttore
spirituale della regina. Un giorno ella gli
manifestò apertamente proposte di
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI
affetto sensibile e il nostro beato, con
grande imbarazzo e fermezza, respinse le
lusinghe. La sua morale era ben solida.
Usò discrezione e prudenza senza mutare
i suoi impegni a corte, e evitò lo
scandalo.
P. Andrea era ben consapevole che
solo attraverso la preghiera quotidiana
si poteva raggiungere la santità
e trascorreva notte intere in
contemplazione nella sua cella e in chiesa
ai piedi di Gesù sacramentato.
Si racconta che andava spesso in estasi
durante le orazioni e da essa attingeva
quella chiaroveggenza degli avvenimenti
futuri, che riferiva con molta sicurezza.
Infatti alla corte di Francia predisse la
nascita del principino prima che ci fosse
qualche indizio e rassicurò la regina,
spaventatissima, che tutto sarebbe
andato bene, come avvenne.
Alla presenza dei suoi confratelli, inoltre,
annunciò il giorno e l’ora della sua
morte. Nel 1479 raccomandò ad essi la
custodia dei suoi manoscritti e di
consegnarli ad un giovane di Montereale
che sarebbe entrato tra gli Agostiniani.
La profezia si verificò nel 1509,
trent’anni dopo la morte del beato, e il
predestinato, nato nel 1491, si chiamava
Sanzio o Sante Alessi. Questi ebbe
importanti cariche nell’Ordine e fu per
15 anni pubblico lettore di filosofia nello
Studio di Perugia; collaborò con Pio IV
e la curia romana.
Sante Riccitelli, nato pure a Montereale
e vissuto nel 1600, fu teologo
agostiniano di chiara fama, insegnante in
varie città e ricoprì varie mansioni.
Primo biografo di p. Andrea, a cui
attinsero tutti gli scrittori successivi,
accennò Sante Alessi nel suo compendio
e lo definì “logico acutissimo, filosofo
gravissimo, matematico realistico,
teologo fondatissimo, erudito nella
PERSONAGGI
lingua greca e latina, celeberrimo in quasi
tutti gli studi cristiani”. Purtroppo le
memorie sono andate perdute.
.
Vita religiosa
A quell’epoca la vita religiosa era vissuta
nell’osservanza delle regole e nello
spirito di generosità e di imitazione.
L’Ordine era costituito da sacerdoti e da
laici., uniti dagli stessi principi e doveri.
Nel 1357, secondo lo storico Giordano
di Sassonia, gli Agostiniani trascorrevano
il loro tempo “nel cantare il divino
ufficio in coro, servire l’altare, dedicarsi
alla preghiera, alla lettura e allo studio
dei libri sacri; insegnare, predicare la
parola di Dio, ascoltare le confessioni dei
fedeli e procurare la salvezza delle anime
con esortazioni e esempio.”
L’Ordine dava grande importanza agli studi.
Terminato il noviziato, a quanto scrive Vigo
Stella, il giovane intraprendeva la
preparazione scientifica, che, in generale, si
estendeva da 15 a 24 anni d’età.
Dopo aver appreso le regole
grammaticali, il professo per almeno 3
anni frequentava la scuola di Logica. In
questo periodo cominciava pure la
preparazione filosofica con lo studio
della Metafisica, che continuava durante
il successivo apprendimento della
Teologia.
I principali centri di formazione erano
gli “Studi” generali, ossia i Collegi degli
Agostiniani, che accoglievano studenti
provenienti da tutte le Province, 24 nel
1400.Lo Studio di Parigi fu il primo per
ordine di tempo e di importanza, il più
internazionale per docenti e allievi, e
servì da modello con i suoi Statuti nella
fondazione dei successivi. Sorsero, poi,
quelli di Bologna e Padova; seguirono
quelli di Roma, Firenze, Cambridge,
Oxford e
in seguito altri meno
internazionali.
Tre erano i corsi di studi ecclesiastici con
i rispettivi esami finali: uno per gli
aspiranti sacerdoti con funzione di
predicatori e confessori, durata 9-10
anni; il secondo per il Lettorato, grado
accademico, durata poco più del primo
corso, abilitava all’insegnamento della
Filosofia e Teologia ai propri confratelli;
il terzo, frequentato solo dai religiosi che
avessero voluto ottenere tutti i gradi
accademici, durata non meno di 15 anni,
abilitava a svolgere il compito di
Professori Reggenti in uno Studio
generale, aggregato ad una Università.
Il 1300 si rivelò il secolo più fecondo di
buoni teologi, almeno in Italia. Da una
statistica del 1512, a poco più di 30 anni
dalla morte del beato Andrea, gli
Agostiniani risultavano circa 8000 e
ogni comunità aveva in media 10 frati.
Dalla Cattività di Avignone
allo Scisma d’ Occidente
Nel 1300 e 1400, i due secoli
dell’esistenza terrena del beato Andrea,
dolorosi avvenimenti e pesanti
sconvolgimenti infangarono e divisero la
Chiesa.
Filippo il Bello, re di Francia, riuscì a far
eleggere al conclave un papa francese:
Bertrand de Got, arcivescovo di
Bordeaux, col nome di Clemente V
(1305 –1314), il quale, come gratitudine
nei confronti del sovrano, nel 1309
scelse come sede pontificia la città di
Avignone. Tale periodo fu denominato
“Cattività di Avignone” per evidenziare
la dipendenza della Chiesa alla politica
francese e durò oltre 70 anni, creando
gravi disagi e sofferenze di ogni genere al
popolo di Dio.
Nel 1377 Gregorio XI (1370 – 1378) si
trasferì definitivamente a Roma. Il
ritorno del pontefice era ritenuto un passo
necessario per sottrarre la massima carica
della cristianità a interessate tutele di poteri
laici e per consolidare la volontà di una più
intensa azione spirituale e di una riforma
della Chiesa, ma egli morì l’anno dopo.
Alla sua scomparsa furono eletti due
papi e successivamente nel concilio di
Pisa (1409) un terzo papa. Questa
situazione provocò una nuova divisione
con diverse obbedienze sia a livello
religioso che politico in Europa: lo
“Scisma d’Occidente”, che contrappose
un papa romano e uno avignonese, durò
40 anni e portò tanta costernazione tra il
clero, le congregazioni religiose e i
credenti.
Il successivo concilio di Costanza, durato
oltre due anni (1414 -1417) depose i tre
papi e fu eletto pontefice il cardinal
Oddone Colonna col nome di Martino V
(1417-1431), il papa della pacificazione.
Il problema, comunque, non fu risolto e
soltanto alla fine del lungo concilio di
Basilea (1431-1449) si concluse lo
Scisma, che risultò il periodo più nero
nella storia del papato e della Chiesa.
Nel frattempo nuove difficoltà
altrettanto complesse si presentavano
all’orizzonte, causate dalla fioritura di
valorosi capitani di ventura, bramosi di
denaro e di feudi, pronti a vendere al
miglior offerente il loro servizio e spesso
a cambiare bandiera senza alcuno
scrupolo.
Nel 1400 tanti papi, moralmente
indegni, cominciarono ad assegnare
cariche, uffici, staterelli ai loro parenti
(nepotismo). Tra questi si segnalarono in
particolare Sisto IV della Rovere e
Alessandro VI Borgia.
Non meno gravi, frattanto, si erano
rivelate le conseguenze della guerra dei
100 anni tra Francia e Inghilterra in
Europa,dei conflitti tra Angioini e
Aragonesi, delle guerre fratricide tra
comuni e comuni, e tra capitani di
ventura in Italia.
Gli Agostiniani, dal canto loro, subirono
i contraccolpi della decadenza. La
situazione di disordine e di incertezza si
era diffusa in tutta la cristianità e aveva
diviso pure il popolo e la classe
ecclesiastica in due o tre obbedienze. Da
vari settori sociali veniva richiesta
insistentemente la riforma dei costumi.
Nonostante ciò, nei conventi dell’Ordine
non mancavano elementi notevoli per
santità di vita. I cronisti dell’epoca
(1357-1518) elencarono i nomi di oltre
100 religiosi tra santi e beati. In questa
complessa realtà storica il beato Andrea
svolse tutte le attività (professore, superiore,
predicatore) osservando a livello di eroismo
i due precetti fondamentali: l’amore di Dio
e l’amore del prossimo con spirito paziente
e caritatevole.
(continua al prossimo numero)
Antonio Patavino
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 17
APPUNTAMENTO AL CINEMA
VIVA L’ITALIA
Il protagonista del film, l’onorevole Michele Spagnolo (Michele Placido), leader
del partito ‘’Viva l’Italia’’, è un finto moralista quando dice che “non ci può non
essere un futuro in questo paese senza
queste tre parole: il lavoro, la sicurezza e
la famiglia!”. Propaganda che l’inutile
politico si appresta a urlare solo per avere
18
voti facili, ma il primo che non crede in
ciò che dice è proprio lui, la sua vita è
fatta di menzogne, raccomandazioni,
mazzette e intrallazzi indicibili. Ha una
moglie sposata solo per entrare in politica e che ha sempre tradito con le escort.
Ha tre figli: Susanna (Ambra Angiolini),
“un'attrice incapace” scritturata grazie al
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI
padre; Valerio (Alessandro Gassman) un
figlio “buono a nulla” andato avanti grazie alle raccomandazioni del padre; Riccardo (Raoul Bova) un medico ribelle
che lotta per la giustizia ma scoprirà
come le vergogne dell'Italia, da cui ha
tentato di stare lontano, abbiano colpito
anche lui. Una notte l’onorevole Spagnolo è vittima di un ictus, colpito da
demenza inizia a dire la verità, non ha
più freni inibitori, tutto ciò che gli viene
in mente dice: Spagnolo svela a tutti gli
“inciuci” dell'Italia. A questo punto la
vita del protagonista prende una via del
tutto diversa da quella che si era prefissato, inevitabilmente c’è un coinvolgimento di chi gli sta accanto: inizialmente
sembra una catastrofe vera e propria, ma
a lungo andare sarà una benedizione perché tutto ciò che pensa veramente,
smuoverà le coscienze di chi dormiva.
Spagnolo, ovvero Placido, per far comprendere al figlio una realtà che va ben
oltre la sua incosciente visione della vita,
lo porta a L’Aquila… la nostra città diventa un simbolo, con i suoi morti, i suoi
casi giudiziari, le tante scelleratezze. In
un attimo si passa da una vita vissuta in
maniera inconsapevole e “ovattata” alla
durezza delle immagini dei crolli, delle
crepe e delle rovine de L’Aquila. Le parole che pronuncia Spagnolo davanti a
tutta quella distruzione rivelano la corruzione, la furbizia, e il malaffare che si
celano dietro gli interessi di uomini senza
scrupoli a discapito dei più deboli.
Romina De Ruosi
PARLIAMO DI SPORT
“G.S.Pizzoli”, oltre ad avere un impianto sportivo di
ottima qualità, sarà l’unica società sportiva ad offrire la
più ampia scelta calcistica sul mercato aquilano”
Gabriella Alimonti
Quest’anno la società “G.S.PIZZOLI”
compie 50 anni! Infatti nasce nel 1963
ottenendo numerosi risultati. Partecipa
al Campionato Regionale di Seconda categoria e vanta un rilevante settore giovanile e anche una squadra femminile
che milita nella serie c. Abbiamo deciso
di dedicare il numero di Agorà alle ragazze del G.S.PIZZOLI, oltre che per festeggiare il compleanno di una delle
società più longeve del nostro territorio,
per attirare l’attenzione su uno sport che
per il senso comune è tipicamente maschile. Incontriamo le ragazze e il mister,
Pierluigi Martinenghi, in una fredda domenica di campionato. Mentre il sole
gioca a nascondino le ragazze in campo si
battono per portare la vittoria a casa. Il
campionato femminile, come si può immaginare, è meno affollato di quello maschile; quello abruzzese conta nove
squadre più una marchigiana, il Porto
Sant’Elpidio, unica della sua regione e
per questo accolta dall’Abruzzo. Nonostante ciò, delle nove, due sono aquilane.
A bordo campo e negli spalti si respira
entusiasmo. Il mister Pierluigi Martinenghi parla delle sue ragazze con affetto
misto a soddisfazione per il bel lavoro
che le stesse stanno facendo, un lavoro
non sempre facile e non così scontato.
Insomma queste ragazze stanno rendendo orgogliosi sia lui che i dirigenti
Angelo Zanfini e Miria Guetti. Ma
come nasce questo gruppo? Lo sappiamo
tutti che per il senso comune il calcio è
uno sport tipicamente maschile, ben
poco avrebbe a che fare con il mondo
delle donne. Eppure la caparbietà di alcune ragazze, nello specifico di Pamela
Lattanzi e di Surama Spaziani, capovolge
questo stereotipo. Vanno oltre i pregiudizi e i preconcetti, da sole
iniziano ad organizzarlo,
portando in giro volantini
per cercare le adesioni fino
ad occuparsi della cosa più
difficile: recuperare quelle
risorse economiche che consentono ad una realtà di
partire, ma soprattutto di rimanere stabile nel tempo,
soprattutto nel caso di campionati così
estesi con lunghe trasferte. In Gabriella
Alimonti trovano un solido appoggio che
consentirà loro di realizzare questo
sogno. Recuperano gli sponsor, organizzano il gruppo delle ragazze, che tuttora
conta 27 membri, inventano addirittura
l’autotassazione per reperire risorse.
Il mister ci spiega che la differenza
principale tra il calcio femminile e quello
maschile sta nell’atteggiamento, nell’approccio al gioco. Anche per lui naturalmente si tratta di una sfida. Allenare delle
ragazze, trovare il giusto linguaggio per
motivarle, per renderle forti abbastanza
da credere in se stesse. E il risultato, vedendo l’entusiasmo che si aggira nel
campo, sembra ottimo. Come nel calcio
maschile la preparazione atletica è dura,
ci si allena dalle due alle quattro volte a
settimana. L’unica differenza, e anche un
limite, è che una ragazza che ha una passione del genere può iniziare a giocare
solo a partire dai 14 anni, prima, se interessata, deve fare la sua gavetta giocando
con i ragazzi. Un’altra caratteristica delle
squadre femminili è l’estrema differenza
di età tra le varie giocatrici, ciò è dovuto
alll’esiguo numero di categorie in cui inquadrare le stesse. E’ usuale vedere ragazze di quindici e di trent’anni allenarsi
insieme. Facciamo un in bocca al lupo
alla squadra femminile di Pizzoli, ammirando la determinazione con cui hanno
formato questa squadra e augurando loro
un futuro ricco di successi in campo e
non solo…
Giovanna Giangrossi
Umberto Mosca
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 19
MANI IN PASTA
“Addobbiamo…
il Natale
o addolciamo…
l’albero?”
Ci facciamo aiutare dalla nostra amica
Carmela, cake designer per passione!!!
Oh..oh..oh Merry Christmas! Il famoso ingresso del Babbo Natale che
esce da un caminetto addobbato a festa con di fianco un meraviglioso
albero di Natale pieno di luci e colori… ma quanto sarebbe più contento il nostro Babbo se ci fosse un bel piattone di dolci?? Ebbene…
Carmela ha pensato proprio a questo. Ha addobbato il suo albero di
graziosissimi biscotti di pasta frolla decorati con la ghiaccia bianca e legati all’albero con dei nastrini rossi. Ecco come farli:
Biscotti di pasta frolla
Dose per 15 biscotti
125 gr. Di burro
125 gr. Di zucchero
1 uovo intero
250 gr. Di farina
Creare una fontana con la farina sulla spianatoia, poi mettervi nel l’uovo, lo zucchero e il
burro, amalgamare fino al completo assorbimento della farina per poi creare un panetto liscio
da far riposare in frigo per circa un paio d’ore. Trascorso il tempo necessario, stendere la pasta
per creare una sfoglia di circa 5/6 mm e ritagliare i biscotti con le formine che più vi piacciono.
Cuocete i biscotti in forno per 10 minuti circa a 180° o comunque fino a doratura.
Ghiaccia per decorazione
250 gr. Di zucchero a velo
Sbattere gli albumi con lo zucchero per 4/5 minuti a bassa velocità con le fruste elettriche. Un
consiglio: si devono formare punte solide quando si alza la frusta dal composto. Per dare lu1 albume
½ cucchiaino di succo di limone centezza al composto si può aggiungere del succo di limone. La ghiaccia la potete usare in diversi modi o con la spatola per rivestire torte, ma ne servirà molta di più, oppure con un
beccuccio per decorazioni, come nel nostro caso, dando libero sfogo alla vostra fantasia!
La nostra cake designer Carmela li ha appesi all’albero creando un foro sul biscotto caldo appena sfornato per far passare il nastrino. Ci suggerisce che si può effettuare il foro anche prima della cottura su pasta cruda, facendo attenzione che il foro sia abbastanza grande da non permettere che si chiuda durante il normale accrescimento della pasta in forno.
Ma se a Babbo non bastassero?? Possiamo fargli trovare una torre di cupcakes di tutti i gusti….
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PARLIAMO DI SPORT
Va bene, lo ammettiamo siamo affascinati dalla pasticceria di oltre oceano, in particolare la nostra amica Carmela ha trovato
molte ispirazioni per le sue prelibatezze dalla cucina americana. Infatti ci propone la mitica ricetta dei famosissimi dolcetti chiamati cupcakes. Questi dolcetti dalla forma simpatica nascono in America alla fine del ’700 come dolci cotti all’interno di tazze,
la cui ricetta originaria aveva come unità di misura le “cup”, la cottura in monoporzioni risultava più facile e veloce rispetto ad
una torta tradizionale, soprattutto in un periodo in cui non disponevano di certo dei comodi forni che abbiamo oggi! Col passare del tempo sono diventati un cult da Springles cupcakes a Magnolia Backery di New York io vi assicuro che i più buoni sono
gli italianissimi “Carmela’s cupcake” in tutte le loro varianti! Ad esempio:
Cupcake ai mirtilli
(Dose per 12 cupcake)
Sbattere il burro ammorbidito a temperatura ambiente con lo zucchero fino a quando il composto diventa cremoso. Aggiungere le uova al composto una alla volta, attendete che la prima
225 gr. di farina
sia stata ben amalgamata e procedere poi con l’aggiunta della seconda. Unire la farina con il
115 gr. di burro
lievito e infine il latte. Foderare lo stampo per cupcakes o muffin con i pirottini e riempirli
225 gr. di zucchero
per i 2/3. Cuocere in forno per 20 minuti a 180 gr. Una volta freddati scavare il cupcake dal2 uova
l’alto
e farcire con marmellata di mirtilli.
1 cucchiaino e mezzo di lievito
120 ml di latte
1 buccia di limone grattugiato
Marmellata di mirtilli per ripieno.
Frosting
Amalgamare con una frusta la Philadelphia con lo zucchero al velo e unire delicatamente al
composto la panna montata con movimenti dall’alto verso il basso per non farla smontare.
Per i più golosi, che non ne hanno già abbastanza, Carmela ci suggerisce una variante per
creare dei cupcakes al cioccolato: sostituire all’impasto i 225 gr. di farina con: 190 gr. di farina + 35 gr. di cacao amaro e utilizzare un frosting al mascarpone e nutella (200 gr. di mascarpone e 200gr. di nutella).
ph Marco di Giorgio
240 gr. di Philadelphia
125 gr. di zucchero al velo
200 ml di panna dolce
2 cucchiaini di buccia grattugiata
di limone
Non rammarichiamoci se i nostri dolci non verranno bellissimi come quelli di Carmela… chiudiamo gli occhi e mangiamoli,
affoghiamo la delusione in una “cup”!
Tamara Pace
Carmela di Panfilo
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 21
L’ANGOLO DEI RICORDI
Visita della Madonna Pellegrina a Barete, anno 1953
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AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI
SPAZIO APERTO
I colori del mondo
FANTASIA... ‘E NATALE
1^ STROFA
Mille bajiori mmezz’a lla valle, gente che gira pe’ Bettelemme.
Mastru Giuseppe mette Maria, sopra „nu ciucciu lungu la via.
E’ tuttu pînu case e locande, „nturnu le mura ce nne so’ tante.
„na pipinara spanne rumore,
pe’ allocasse sa ta’ ji’ fore.
1° RITORNELLO
E’ natu è natu vaj’a vede’. „Entru „na stalla s’accomodatu.
Mamma Maria non sa che fa’, pianu se mette da sola a canta’.
Quantu sci’ vispu quantu sci’ bbeju me pari propriu „nu passareju. Senteme bbonu non te reota’
statte copertu te po’ raffredda’.
2^ STROFA
Dorme picciusu sempre se lagna,
strittu a „na culla fatta de pajia. Santa Maria pronta pe’ da’,
„na pupazzetta „a faji suga’.
Passa „na stella „rossa s’ammira, „ncim’aju monte lestu cammina. Fiacca la luci a lla capanna, j’asinu dorme ju bboe magna.
2° RITORNELLO
E’ natu è natu vaj’a guarda’. „Entru „na stalla s’accomodatu.
Piagne de core se st’agita’,
Santu Giuseppe ju ta’ „nnazzica’.
„Nnazzicareju ‘nnazzicareju fatte „nu sonnu non te resvejio. Domammatina a jornu verra’,
„na ciaramella pian pianu a sona’.
3^ STROFA
J’angeli „ncelu a tutte l’ore, porteno mmani frunn’a colore.
Giallu doratu da luccica’, azzurr’e verdi pe’ mmesteca’. Da ogni
locu voce resona,
tra tanta folla che se consola. Pe’ „nu regalu fattu corrènno
danno cunsijiu strai facènno.
3° RITORNELLO
E’ natu è natu vaj’a tocca’.
„Entru „na stalla s’accomodatu. Zumpa de gioia se vo’ rizza’,
Santu Giuseppe ju ta’ recchiappa’.
„Nnazzicareju ‘nnazzicareju fatte „nu sonnu non te resvejio. Domammatina a jornu verra’,
„na ciaramella pian pianu a sona’.
FINALE
„Ntantu ju bboe arrecchia a senti’,
j’asinu rajia lo fienu è pe’ ti’. Santa Maria s’acconcia a pijia’
„nzinu ju fijiu pe’ daji a magna’.
Zittu zittu asinu me’.
Lo vo’ sape’?
Justu pecche’?
E’ „ncuminciata la storia „e nu Rre.
C'era un ometto che girava il mondo
con delle scarpe bianchissime ai piedi,
parlava con tutti anche solo un secondo,
di ogni colore di tutte le fedi.
Chi lo sa poi che cosa cercava,
pare non volesse mai nulla per se,
ma semplicemente ovunque andava,
voleva capire ogni cosa e il perché.
Vide grattaceli, capanne e deserti,
vide piramidi, oceani e igloo,
ascoltò il vento, discorsi, concerti,
sentì odori, sapori, di tutto di più.
Arrivò a casa e come in un miraggio
le sue scarpe erano di mille colori,
uno per ogni passo del suo lungo viaggio,
per ogni istante vissuto là fuori.
Sorrise e lasciò un "pensiero profondo",
in due righe quel pò che gli era dato sapere:
"Ci sono mille colori in ogni pezzetto di mondo,
ricordati sempre di impegnarti a vedere".
Nemo
Versidi Antonio Cimoroni musicati da Camillo Berardi
AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 23
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