"Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti
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"Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti
ANNO 6 - N° 22 DICEMBRE 2013 agora` ® ph: Umberto Mosca I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI "Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone." Eleanor Roosevelt Direttore responsabile rivista Francesco Laurenzi AuTOrIzzAzIONE DEL TrIBuNALE DI L’AQuILA N°3/08 DEL I grANDI rACCONTI DI PICCOLI PAESI 4/07/2008 ASSOCIAzIONE AgOrà Casetta di legno c/o campo sportivo comunale - 67010 Barete (AQ) tel. 366.1817832 www.associazioneagora.net - email: [email protected] - [email protected] C.F.: 93043020663 Presidente Romina De Ruosi Vicepresidente Umberto Mosca Consigliere Giovanna Giangrossi Consigliere Jessica Federici Segretario Marino Cheli Associati Agnese Laurenzi; Andrea Giangrossi; Antonella Sabatini; Berardino Di Cola; Francesca Mozzetti; Gianluca Ruggeri; Giuliano Di Paola; Patrizia Resta; Simone Curtacci; Tamara Pace Agorà ha un obiettivo, forse ambizioso, ma nel complesso realistico: farsi portavoce delle esigenze e dei concreti problemi del territorio, senza alcuna preclusione, politica o personale che sia. Per realizzarlo, la redazione ha deciso di creare un «filo diretto» con i cittadini: chiunque voglia far sentire la propria voce, in merito ad un problema reale, può mandare una e-mail al seguente indirizzo: [email protected] sommario Agorà è disponibile ad accogliere inserzioni pubblicitarie di ogni genere, nonché adesioni di nuovi soci disponibili a spendere una parte del loro tempo nella valorizzazione del territorio. 3 4 6 8 10 12 14 Agorà editoriale Notizie flash Primo piano I piccoli Comuni Notizie di attualità Spazio alla cultura Natura 15 16 18 19 20 22 23 Pensieri di carta Personaggi Appuntamento al cinema Parliamo di sport Mani in pasta Angolo dei ricordi Spazio aperto Per sostenere le attività di Agorà: IBAN: IT 53 Q 08327 40460 000000007144 Potete inoltre sostenerci destinandoci il 5 per mille CODICE FISCALE 93043020663 2 AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI EDITORIALE E’ trascorso un altro anno e siamo sempre qui. Siamo sempre qui con la stessa voglia di andare avanti, con l’intenzione di non fermarci e con il proposito di non spegnere la speranza. Le strade dei nostri paesi sembra si siano addormentate in una sorta di attesa di fatti ineluttabili e ciclici . Anche il Natale fuori dalle nostre case sembra ci scivoli sopra come un evento necessario dettato dal calendario. E’ trascorso un altro anno e siamo sempre qui. Siamo sempre qui con la stessa voglia di sognare, con il convincimento che i giovani possano soddisfare le loro aspirazioni e con l’idea che in qualche valle , nascosta dietro le nostre montagne, possa spuntare una luce che ci illumini. E’ trascorso un altro anno e siamo sempre qui. Siamo sempre qui a lottare contro le tante piccole e grandi difficoltà della vita quotidiana resa aspra dal nostro territorio. Non vogliamo fare i bilanci e contare le percentuali di crescita o di calo. Sappiamo solo che ce l’abbiamo messa tutta e non ci siamo tirati indietro. E’ trascorso un altro anno e siamo sempre qui. Siamo sempre qui con la stessa voglia di andare incontro alle cose, di affrontarle . Non sappiamo se riusciremo a vincere le asperità o se queste saranno così forti da renderci la vita difficile. Vogliamo esserci e vogliamo darne testimonianza. Aspettiamo il nuovo anno senza fare promesse se non quella che non smetteremo di camminare e di arrampicarci anche con fatica sui sentieri che salgono verso i nostri monti da dove le valli sembrano dolci e tranquille. Vogliamo salire per vedere , magari dall’alto, magari da lontano, se le nostre valli saranno capaci di riflettere quella luce che ci possa illuminare. Vi auguriamo tutto il bene possibile! Buon Natale e Buon Anno! Francesco Laurenzi AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 3 NOTIZIE FLASH Si è svolta il 20 novembre scorso a Pizzoli, presso l’Istituto Comprensivo “Don Lorenzo Milani”, la cerimonia di intitolazione della scuola media alla professoressa Dora Di Sabato e dell’aula multimediale al professore e dirigente scolastico Enzo Di Giorgio, entrambi scomparsi prematuramente. Per noi concittadini di Barete è il giusto riconoscimento ad una persona, che, oltre alle sue doti personali e professionali, è stato per lungo tempo il Sindaco del nostro paese. Una persona che ha dedicato la sua vita alla sua terra, lavorando per portare benessere e risultati alla nostra comunità, sempre aperto al confronto e al dialogo. Una persona sincera e leale che ha lasciato una traccia indelebile a chi lo ha conosciuto ed apprezzato. Ed è per questo che iniziative di questo tipo, ritengo, servano a mantenere sempre vivo il ricordo di una grande persona che purtroppo ci ha lasciati troppo presto. Marino Cheli Il progetto “Itinerario Verdi”, promosso dall’Associazione Movimus, con il contributo della Fondazione Carispaq, nasce dalla volontà di onorare il bicentenario della nascita di Verdi in una città e in un territorio che, a causa del terremoto, non hanno più un teatro per rappresentare le grandi opere verdiane. Si è pensato di presentare “La Traviata”, “Rigoletto”, “Aida” e “Otello” con parziali proiezioni di esecuzioni storiche di qualità ed esecuzione dal vivo di alcuni dei brani più significativi con solisti, strumentisti e coro. Dopo il grande successo dell’evento inaugurale a L’Aquila al Palazzetto dei Nobili, l’itinerario sta toccando vari comuni del comprensorio: Fossa, Prata D’Ansidonia, Scoppito, le frazioni aquilane Roio e Onna, Castelvecchio Calvisio, Pizzoli, Scurcola Marsicana, Tornimparte e Barete. Un programma itinerante che vuole sensibilizzare alla musica e in particolare all’opera un pubblico quanto più possibile variegato, bambini (con lo spettacolo per le scuole), giovani, adulti e anziani. Jessica Federici Grazie all’impegno e all’abnegazione di Luigi Durastante, Simonetta Bruno e Nicholas Carnevale il Palazzetto dello Sport di Pizzoli si rinnova e amplia la sua efficienza nella gestione delle attività sportive. La palestra Asd Alto Aterno pratica corsi di pallavolo, calcetto, fitnes: tkick boxe per bambini, kick boxe per adulti, aerobica, step, tonificazione, zumba, pilates, ginnastica posturale, arti marziali, sala pesi. Venite a trovarci vi aspettiamo! Nicholas Carnevale 4 AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI NOTIZIE FLASH La Pro loco “Le Tre Montagne” con il patrocinio del Comune, lo scorso 22 novembre, nella Sala consiliare del Comune di Pizzoli ha ospitato la scrittrice aquilana Paola Aromatario per la presentazione del suo nuovo libro dal titolo “La Maldicenza – dire il male e dire male”. Presentato in anteprima nazionale al Salone Internazionale del libro di Torino il 18 maggio 2013, il libro ha ricevuto un premio dalla critica. Durante l’evento, al quale hanno partecipato, tra l’altro, i primi cittadini dei comuni limitrofi, apprezzabile è stato l’intervento dello storico Amedeo Esposito, citato più volte all’interno del libro, che ha ripercorso la storia del “pettegolezzo” nella cultura aquilana e la nascita della città stessa. La città dell’Aquila nasce prima su carta, e sorge dall’unione di diversi castelli che portano con sé diversi modi di pensare e posizioni contrastanti. Diventa un punto d’unione tra le popolazioni amiternine che occupavano l’alte valle dell’Aterno e poolazioni vestine, insediate più a sud . Il dibattito, coordinato dal giornalista Angelo De Nicola, si è incentrato sul “culto” di Sant’Agnese e su come questa tradizione sia radicata nella società aquilana già dal periodo medioevale. In effetti la cosiddetta maldicenza aquilana è riconducibile alla storia della fondazione della città ed in particolare alle “pentite o malmaritate” (le prostitute dell’epoca), che si riunivano nel giorno della ricorrenza del martirio di Sant’Agnese, giorno non lavorativo, nel convento dedicato alla santa per parlare e mettere in piazza i segreti delle famiglie nobili nelle quali prestavano servizio. Ad oggi sono riconosciute nella sola città di L’Aquila oltre 100 congreghe di Sant’Agnese e oltre 230 cariche, che si attribuiscono ai diversi soci ogni anno il giorno 21 gennaio. La tradizione aquilana del culto di Sant’Agnese nella sua lunga storia ha subito soltanto due interruzioni, la prima e più lunga di 90 anni, in seguito al terribile terremoto del 1703 e la seconda di vent’anni, durante il periodo fascista. Il poter parlare, confrontarsi, fare critica o satira, con tutto ciò che ne consegue, è un indice di democrazia. L’autrice, in questo libro, ha analizzato le diverse forme di maldicenza, sottolineando l’importanza tra dire il male e dire male e puntando l’attenzione sul peso della consapevolezza del sé, fondamentale per non subire le “calunnie”, ma per regire e farne uno spunto di riflessione. Maria Curtacci AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 5 PRIMO PIANO “PER VOI E CON VOI FINO ALL’ULTIMO RESPIRO” Il “programma” di governo di Mons. Petrocchi Il giorno della presa di possesso canonico dell’arcidiocesi, il 7 luglio 2013, mons. Giuseppe Petrocchi nell’omelia pronunciata durante la solenne celebrazione, ha invitato gli aquilani con parole vibranti a far rinascere L’Aquila nonostante il grande dolore provocato dal sisma. recenti annali de L’Aquila. Sì, con profonda commozione mi metto in ginocchio di fronte ai 309 martiri del terremoto e davanti alle loro famiglie. Con questi sentimenti mi viene da dare un titolo alla narrazione del sisma: “La Passione secondo gli Aquilani”! La passione secondo gli Aquilani: “…Il Signore desidera che non prevalgano in noi i toni della tristezza: Colui che abbiamo creduto Amore ci chiede di non lasciar riecheggiare, nella nostra anima, solo i tocchi mesti delle campane a lutto, ma ci invita, come il giorno di Pasqua, a suonare a festa le campane del cuore. Eppure il Signore conosce bene le devastazioni - umane e materiali - che hanno lacerato questa città e legge perfettamente il racconto scritto con lacrime e sangue sui Il Segreto del carbone: “Se si ignorasse il segreto delle sue potenzialità energetiche, trovarselo nel proprio ambiente sarebbe considerato una disgrazia. Ma se viene acceso e bruciato, questa sgradevole sostanza diventa una formidabile fonte di luce e di calore. In modo analogo si può dire che anche la sofferenza, se viene rigettata e maledetta finisce per opprimere ed intossicare l’esistenza, suscitando o rabbia ustionante o avvilimento paralizzante; ma se 6 AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI viene “accesa” nella Pasqua di Gesù, si trasforma in una fonte meravigliosa di Saggezza e di Vita, generando pienezza e gioia. L’arte più nobile - che il discepolo di Gesù deve sempre meglio apprendere - sta nel rendere le difficoltà risorse e nel “convertire” i problemi in “combustibile” spirituale e umano”. La grande notte Aquilana: Vorrei proprio che la “grande notte” che si è posata su L’Aquila fosse una occasione per riscoprire valori cristiani e umani (es.: ciò che conta e ciò che è superfluo, ciò che resta e ciò che passa, ciò che edifica e ciò che crolla), spesso occultati da una vita frenetica e secolarizzata. Ho, però, da Vescovo un desiderio ancora più struggente nel cuore: ed è che il “buio” PRIMO PIANO sceso sulla città, diventi - come a Natale e a Pasqua - una “notte luminosa”… Leggendo il libro dell’Apocalisse mi ha colpito il fatto che l’Onnipotente non solo ci ha dato un “angelo custode” personale, ma ha assegnato un angelo protettore a ciascuna Chiesa, e di lui si serve per far giungere i suoi messaggi alla Comunità cristiana. Oggi mi sembra di ascoltare la voce dell’Angelo di questa Chiesa che dice: “L’Aquila, ascolta la voce del tuo Dio! L’Aquila, Città crocifissa, risorgi ogni giorno con il tuo Signore!”. La città sul monte: “...Non ci contenteremo di vedere soltanto cicatrizzate le ferite della nostra città: vogliamo che L’Aquila diventi un inno alla Vita e al coraggio, una “Città sul monte” alla quale tanti si diranno onorati di guardare”. Babele e Pentecoste: So per certo che il popolo aquilano, forte e gentile, ha sviluppato nel corso dei secoli robuste virtù cristiane ed umane - accese nel fuoco della Pentecoste - e sa spiegare le sue ali al vento dello Spirito. Solo i “figli della Pentecoste” contribuiranno a far risorgere L’Aquila (preciso, che - a modo loro, e con un proprio statuto teologico - considero “figli della Pentecoste” tutti gli uomini di “buona volontà” e gli autentici cercatori di verità, anche se di diversa ispirazione ideale); gli altri, i “discepoli di Babele”, rappresenteranno costanti fattori di disgregazione e di cronica conflittività. Vi voglio bene: “Vi ho già detto che vi voglio bene e oggi solennemente ve lo ripeto. Spero che, con l’aiuto di Dio, possa dimostrarvelo sempre: qualunque cosa accada e fino all’ultimo respiro! Amen! Chi è il neo Arcivescovo Giuseppe Petrocchi? Il Vicario generale della diocesi di Latina mons. Sbarigia, l’8 giugno, all’indomani della nomina di mons. Giuseppe Petrocchi alla sede arcivescovile dell’Aquila, così ha descritto quello che tutti, da sempre, soprattutto ‘in Ascoli’, chiamano don Pino: “Mons. Giuseppe Petrocchi, l’uomo e il Vescovo, si è rivelato, in questi quindici anni, uno che ha esigito da sé (prima) e dagli altri (poi), che non ha ceduto alla tentazione di sistemarsi nella situazione più accomodante, che è sempre andato alla radice dei problemi: uno che si è giocato e che ha saputo pagare anche di persona. In definitiva, si è rivelato come uno che ci crede – e non è poco – e che sa mettere sempre il bene della Chiesa prima del suo personale. Ed è questo, soprattutto, che fa pendere decisamente l’ago della bilancia, che valuta il suo operato, dalla parte di un grande apprezzamento della sue capacità realizzative, di un convinta stima per il suo instancabile ministero pastorale e di una profonda gratitudine per la sua totale dedizione alla Diocesi e alla Gente pontina”. A Latina, in quindici anni, in effetti, il neoarcivescovo dell’Aquila ha realizzato innumerevoli progetti. Il primo Sinodo pontino, da lui stesso indetto nel 2005 e conclusosi nel 2012. La costruzione della Nuova Curia, una delle più moderne ed efficienti nel panorama nazionale, è divenuto ormai il “cuore pulsante” della Chiesa pontina, rivelandosi non solo come un fondamentale punto di raccordo intraecclesiale, ma anche come un “ponte” lanciato verso la società civile, con la quale promuove un dialogo sempre più ampio e costruttivo. La Visita Pastorale in tutte le parrocchie svoltasi dal 2002 al 2009. Un altro settore al quale il Vescovo Petrocchi ha dedicato energie notevoli è stato quello della Pastorale Vocazionale. Negli anni di permanenza a Latina egli ha ordinato 12 nuovi sacerdoti, ai quali vanno ad aggiungersi 3 diaconi “ad sacerdotium” e 18 diaconi permanenti. La Diocesi, inoltre, conta attualmente 8 seminaristi. E Dio solo sa quanto bisogno di vocazioni ha la nostra diocesi aquilana! Dall’anno pastorale 2000, in accordo con il Presbiterio e il Consiglio Pastorale Diocesano, ha avviato una “riforma” nel processo della iniziazione cristiana, istituendo il sessennio catechistico costituito dal biennio per la prima comunione; biennio del discepolato ; biennio per la cresima. Mons. Petrocchi si è mostrato anche uomo di governo realizzando alcune “opere-segno” tra cui la Mensa dei poveri, a Latina, che serve oltre 200 pasti al giorno; l’acquisto e la ristrutturazione, nel 2001, dell’edificio, adibito a Casa-Famiglia “S. Maria della gioia, destinato, in un primo periodo, all’accoglienza di ex-prostitute e in una seconda fase utilizzato per l’assistenza a persone gravemente bisognose; la sistemazione giuridica di “Casa Betania”, struttura di accoglienza per giovani donne in maternità o con minori a carico: dall’anno della sua apertura al 2012, la Casa ha ospitato 414 persone, per un totale di 40.000 giornate di presenza e vi sono nati 20 bambini. Senza dimenticare il Consultorio Familiare Diocesano “Crescere insieme”, la partecipazione al progetto di recupero per minori che hanno commesso reati, la valorizzazione del patrimonio storicoartistico (notevole) della Diocesi creando una rete di musei ecclesiastici nel territorio pontino, la ristrutturazione del Vescovado di Terracina, la costruzione di 5 nuove complessi parrocchiali e numerose altre iniziative. Chi ha avuto modo di conoscerlo in questi primi mesi del suo ministero aquilano, già comincia ad intuire che le parole scritte su di lui corrispondono a verità e che il tanto realizzato a Latina sarà realizzato, con le normali differenze, anche all’Aquila. Un uomo instancabile che non disdegna guidare personalmente la sua macchina e che farebbe volentieri a meno di avere pure un segretario. Un uomo, un vescovo che più volte, come ha ricordato anche il Vicario di Latina, non ha tentennato nel dire che il bonum Ecclesiae e quindi della Gens aquilana viene sempre, assolutamente prima di ogni sua personale esigenza, anche di salute. Uno, insomma che si è tuffato nella realtà aquilana senza tentennamenti. Una realtà, la nostra, difficile e non poco. Dal punto di vista ecclesiale basti pensare allo scombussolamento determinato dal terremoto all’interno delle comunità parrocchiali. E poi, a livello civile, gli innumerevoli problemi causati dal sisma, ancora in atto nei suoi effetti, che ha cancellato L’Aquila di un tempo. A ben vedere mons. Petrocchi sembra essere l’uomo giusto al momento giusto e nel posto giusto. Papa Francesco, illuminato dal Signore, ha fatto un grande dono alla nostra città e alla nostra diocesi. Dono che chiede collaborazione e generoso coinvolgimento da parte di tutti, nella consapevolezza che, solo nella condivisione delle responsabilità per la ricostruzione della città, L’Aquila potrà tornare ad essere dov’era prima più bella di prima. Claudio Tracanna AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 7 I PICCOLI COMUNI Barete “ANZIANI SALE E PEPE” AL CENTRO Finalmente ci siamo! Possiamo dare il via al nostro progetto, i nostri anziani avranno l’opportunità di avere una valida alternativa alla classica routine quotidiana. In attesa delle ultime pratiche burocratiche che il Ministero deve portare a termine, iniziamo ad organizzare i corsi che dovrebbero cominciare a marzo. Sintetizziamo brevemente ciò che già abbiamo presentato nel numero di giugno. Il progetto nel dettaglio prevede una serie di attività tutte indirizzate ai nostri anziani, una categoria fragile, troppo spesso lasciata in balia di una solitudine difficile da gestire. La scelta sarà ricca, sono previsti: -corso di alfabetizzazione informatica: abc del computer, dall’accensione alla navigazione in internet, dall’uso della posta elettronica ai social network. - nozioni di lingua inglese: grammatica di base, conversazione, lettura e comprensione di testi elementari - corso di salute e benessere: l’importanza di un’alimentazione corretta e del movimento come presupposto per una vecchiaia serena - laboratorio di scrittura creativa. - corso di ballo Per avere informazioni sui corsi e per le adesioni rivolgersi ai seguenti numeri: - 3402358698: Marino - 3492205621: Giovanna - 3475130442: Romina - 3387359551: Umberto Oppure via mail: [email protected] 8 AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI - corso di recitazione - decoupage - corso di cucina e di pasticceria - giardinaggio L’aggregazione sarà il nodo centrale del nostro percorso quindi, oltre che ai corsi, ci saranno occasioni di svago con feste, gite ed escursioni. Il tutto verrà testimoniato e raccontato dai protagonisti, attraverso la composizione di una sorta di “diario” . Giovanna Giangrossi Marino Cheli NOTIZIE DI ATTUALITÀ BABY SPACE® UN MONDO A MISURA DI BAMBINO Questo progetto nasce dalla mia esperienza personale di mamma, dal mio nuovo punto di osservazione del mondo, dall’esigenza di viverlo a misura di bambino, o meglio, a misura di famiglie con figli piccoli, più numerose di quanto si pensi, che vengono considerate un’eccezione a livello di servizi, spesso inadeguati o insufficienti. Dedicato alle famiglie Baby Space ® eleva il livello di attenzione nei confronti dei bambini più piccoli, offrendo a chi viaggia con loro la possibilità di accudirli in una situazione quasi familiare. Baby Space® E' un progetto ampio di attenzione al mondo dei più piccoli e delle loro famiglie. Si articola in 3 sezioni: • Baby Space® - Care&Milk point • Baby Space® - Hotels • Baby Space® - Asili aziendali •Baby Space® - Asili Franchising Si tratta di marchi registrati che possono definire univocamente, una volta aderito al progetto, l’ente o la struttura che soddisfi i requisiti descritti nelle diverse sezioni. Rappresenteranno un identificativo di qualità, un’etichetta per la ricerca di servizi pubblici adeguati alle esigenze delle famiglie con bambini piccoli. Adeguamento inevitabile Proviamo ora ad immaginare un mondo attento alle esigenze dei più piccoli e delle loro famiglie, sull'esempio di adeguamento di altri paesi europei. La difficoltà maggiore è definire un primo step, determinare un modulo 10 standard, facilmente replicabile e univocamente identificabile di funzione a misura di famiglia, per dare il via all’adeguamento su larga scala e a 360 gradi, che non riguardi quindi solo genitori che viaggiano o usufruiscano di servizi pubblici, ma anche quelli (generalmente le madri) che devono rientrare al lavoro ed abbiano difficoltà economiche o logistiche di affidare il loro piccolo in mani sicure. Babyspace promuove l’adesione al progetto su tutto il territorio nazionale. Ma cosa significa aderire al nostro progetto? Significa creare delle aree dedicate alla cura e all’allattamento dei bambini all’interno di esercizi commerciali, centri commerciali, parchi, fiere musei… Baby Space® Care&Milk point Significa, da parte dei proprietari di strutture ricettive, l’adeguamento agli standard di qualità necessari a garantire soggiorni confortevoli alle famiglie con bambini Baby Space® - Hotels si occupa di definire una serie di servizi da fornire presso la struttura alberghiera in modo da soddisfare dei criteri di qualità nell’accoglienza delle famiglie con bambini. Il marchio Baby Space® - Hotels sarà garanzia di un comune standard strutturale e di servizi: ogni hotel che aderisce al progetto dovrà assicurare alle famiglie gli stessi servizi indicati nel decalogo, essendo anche disponibili a modifiche strutturali di entità concordata con i progettisti in base alla disponibilità economica e di spazio. AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI Baby Space ® - Asili Aziendali, realizzazione chiavi in mano e gestione, si occupa del miglioramento della gestione delle gravidanze e la maternità delle dipendenti, favorendo il reintegro al lavoro delle donne dalla maternità. Si propone di risolvere, almeno in parte e senza presunzione, il problema delle madri (ma anche di alcuni padri) nel mondo del lavoro. Baby Space ® - Asili aziendali ha un'organizzazione interna molto ristretta e si avvale per la maggior parte di collaboratori esterni che fanno capo a quattro Direzioni Generali. Per i privati che invece vogliono aprire un asilo seguendo il nostro progetto, significa offrire ai bambini servizi diversi ed innovativi, sapientemente messi a punto da un team di validi professionisti (psicologi, ostetriche, pedagogisti, pediatri ecce cc) Siamo convinti che con un piccolo sforzo da parte di tutta la comunità, si possa veramente arrivare ad un mondo a misura di bambino! Certo, il nostro è un progetto molto ampio ed ambizioso, ma ci sta dando un sacco di soddisfazioni! E L’ABRUZZO… Babyspace ha avuto molti riscontri positivi sul territorio Abruzzese. Quest’estate abbiamo presentato il nostro progetto alla DMC ''Aq Abruzzo qualita'' - di cui facciamo parte - e devo dire che sia gli imprenditori che le amministrazioni Comunali di Ovindoli e l’Ente Parco Sirente Velino ci stanno appoggiando per promuovere il nostro progetto sul territorio. Prestissimo ci saranno bellissime novità! Vi invitiamo a visitare il nostro sito www.babyspace-italia.it Stefania Carzedda NOTIZIE DI ATTUALITÀ La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati la nostra paura più profonda è di essere potenti oltre misura. È la nostra luce, non il nostro buio che ci fa paura. Noi ci chiediamo: "Chi sono io per essere così brillante, così grandioso? Pieno di talenti, favoloso?" In realtà chi sei tu per non esserlo? Tu sei un figlio di Dio. Se tu voli basso, non puoi servire bene il mondo. Non si illumina nulla in questo mondo se tu ti ritiri, appassisci. Gli altri intorno a te non si sentiranno sicuri. Noi siamo nati per testimoniare la gloria di Dio dentro di noi. Non soltanto in qualcuno, ma in ognuno di noi. Nel momento in cui noi permettiamo alla nostra luce di splendere. Noi inconsciamente diamo agli altri il permesso di fare lo stesso. Nel momento in cui noi siamo liberi dalla nostra paura. La nostra presenza stessa, automaticamente, libera gli altri. Nelson Mandela E’ morto Nelson Mandela. È stato definito da molti come il più grande rivoluzionario dell’era moderna, colui che si è contrapposto al brutale sistema dell’apartheid con ostinazione e perseveranza. Un uomo che ha passato 27 anni della sua vita in carcere, uscendone ancora più forte e “ribelle” di prima. Un’icona mondiale, simbolo della lotta alla tirannide di un potere che costruiva la propria legittimità negando i diritti fondamentali ad altri cittadini, nello specifico quelli di colore del Sud Africa. Una vita eccezionale, iniziata con la lotta a favore del proprio popolo, passata attraverso anni di vita carceraria per arrivare alla presidenza del suo paese. I lavori forzati, le vessazioni subite all’interno del sistema carcerario non hanno intaccato neanche per un momento quello che era l’obiettivo della sua lotta: dimostrare che quel territorio, così tormentato da lotte tra bianchi e neri, poteva ritrovare una tranquilla serenità solo se bianchi e neri lo condividevano, con uguali diritti e doveri. La riconciliazione, alla base del suo operato, sarà il punto forte della sua politica. Anche successivamente, una volta uscito dal carcere nel 1990, utilizzerà la strada della pacificazione e non quella della vendetta. In tanti lo hanno ricordato, osannato, preso in esempio. Oggi sembrerebbe quasi fuori luogo e fuori tempo parlare ancora di un sistema come quello dell’apartheid, ma la memoria non deve spegnersi, il ricordo di quello che è stato diventa una strumento indispensabile per frenare ogni tipo di giustificazione per quello che è stato fatto. Qualcuno sostiene che “un tempo era così”, ma quel tempo non è poi così lontano dai giorni nostri, quel tempo era già considerato “l’epoca della civiltà”. Quelle disuguaglianze rispecchiavano barriere culturali che dovrebbero creare vergogna in chi sostiene che l’uomo bianco ha portato la civilizzazione. A quale prezzo? Il razzismo convive con la nostra presunta modernità da troppo tempo, e proprio nel nostro paese assistiamo troppo spesso a dichiarazioni che hanno dell’assurdo, anche contro un uomo come Mandela che ha passato la sua vita a celebrare l’amore. La storia è fatta da persone non solo da eventi, per- sone che hanno rinunciato alla propria vita per il futuro di altri. E la storia diventa un monito a cui rivolgersi sempre, perché l’odio si insegna, l’odio si impossessa di noi quando decidiamo di chiuderci nel nostro piccolo “orticello” senza mai andare oltre pregiudizi e stereotipi. Nessuno è in grado secondo me di rendere veramente omaggio ad un uomo di tale calibro, probabilmente ogni parola scritta in suo onore non può rappresentare un millesimo di quello che è stato. Però possiamo riflettere sulle sue parole, sul suo operato. Mandela ci ha insegnato che l’uomo può decidere cosa vuole per la sua vita, se sprecarla inutilmente rincorrendo futili ideali o se impegnarla per costruire qualcosa di positivo per noi e per chi verrà dopo di noi. Addio Madiba! Giovanna Giangrossi AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 11 SPAZIO ALLA CULTURA Poste Italiane e la sigla automobilistica della provincia dove viene effettuato il servizio. La forma può essere tonda, rettangolare oppure ovale. Si usano per annullare la corrispondenza ordinaria, assicurata o raccomandata. Il richiedente, con l’annullo speciale, vuole far Gli annulli sono, prevalentemente, collezionati in maniera tematica a causa del gran numero di eventi e manifestazioni che con essi ufficializzano. Sulmona (Madonna che scappa), Rivisondoli (Presepe Vivente), Rocca di Mezzo (Festa del Narciso) rievocano da moltissimi anni, anche da un punto di vista marcofilo, queste tradizioni che sono ormai radicate sul territorio. Abbiamo dato un’attenzione particolare all’annullo per il sisma ed alla relativa LA MARCOFILIA La marcofilia è un settore della filatelia che spesso segue di pari passo la storia postale o l’aereofilia avendo in comune i bolli apposti sulla corrispondenza. È il collezionismo, lo studio, la catalogazione e la classificazione degli annulli e dei timbri postali. Il collezionista appassionato di marcofilia ha a disposizione una vastità ed una varietà di materiale che può essere raggruppato secondo i metodi usati dalla filatelia classica e da quella tematica seguendo un ordine cronologico, per nazione o per tema. La marcofilia è uno strumento che permette di veicolare e di far conoscere gli avvenimenti (culturali, sportivi, religiosi ecc…) che si svolgono in un territorio. Su richiesta di enti pubblici o privati e da associazioni le Poste Italiane possono dare un servizio filatelico temporaneo con annullo speciale. Questi annulli riproducono graficamente un richiamo alla manifestazione per la quale sono stati richiesti tramite una vignetta, la data dell’evento, il codice di avviamento postale, il simbolo delle 12 conoscere l’evento con un’ampia pubblicità. Ad evento concluso il timbro utilizzato rimane per 30 giorni presso l’ufficio postale del comune interessato alla manifestazione e, successivamente, inviato al museo storico delle Poste dove viene catalogato e conservato. AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI cartolina speciale collaborando con la Fondazione 6 aprile per la vita. Siamo sempre attenti alle manifestazioni ed agli eventi più significativi e continueremo ad essere propositivi affinchè la marcofilia sia sempre più un veicolo di conoscenza e di informazione. Nella nostra Provincia quest’anno sono stati commissionati 17 annulli speciali. Con il nostro contributo e i nostri suggerimenti, sia per la ideazione nell’annullo che per la grafica della cartolina ricordo, diamo un supporto positivo alla manifestazione. Dino Durastante Gianfranco Chiodi SPAZIO ALLA CULTURA SOTTO L’OMBRA DELLA POLONIA Nel 1983 a soli cinque anni Piotr Hanzelewicz mette piede in Italia stravolgendo un po’ la sua vita cresciuta con il sole del Nord e la vita di chi lo ha vissuto. In una sorta di compenetrazione tra la sua essenza e la sua arte, in un piccolo paesino di Tornimparte a pochi chilometri da L’Aquila, ha trascorso molti anni, in compagnia della sua meravigliosa famiglia polacca, uno dei più promettenti artisti di arte contemporanea che l’Italia possa vantare. Ho conosciuto Piotr per caso una mattina d’inverno vedendolo scalpitare ed innervosirsi per la quantità di neve che circondava la sua auto ed ho subito pensato che gli artisti caratterialmente sono complessi ma nella loro complessità racchiudono la semplicità e la meraviglia di quello che esprimono. Un miscuglio di azzurrino, begeolino, grigietto , per citare il titolo di un’altra sua sorprendente opera (Presso il Museolaboratorio ex Manifattura tabacchi di Città di S. Angelo )che esprime, attraverso le rifrazioni ottiche della luce e del colore, la soggettività dell’artista. Sulla scia de “L’inquilino del terzo piano” che deriva dal suo appropriarsi degli spazi del museo come fossero stanze del suo appartamento e che ricorda i film del regista polacco Roman Polanski, immigrato anche lui, Hanzelewicz ( protagonista, narratore e padrone di casa ) espone , in seguito, a Roma e nel capoluogo abruzzese la maggior parte delle sue creazioni e delle sue ricerche artistiche. Ultimamente lo abbiamo visto nell’agosto-settembre 2013 presso il Pa- lazzetto dei Nobili a L’Aquila con la sua mostra Opus Fragile a cura di Antonella Muzi e organizzata dell’Associazione Amici dei Musei d’Abruzzo, editore del trimestrale MU6. Le opere esposte nella mostra appena passata costituiscono un intreccio complicato di riferimenti alla storia “andata “ e a quella più attuale della città, priva ancora di una forma, alle vicende intime dell’artista e a quella dei visitatori. Fulcro che racchiude il senso di Opus Fragile è la riflessione su quel processo individuale e collettivo con il quale ognuno di noi tenta di dare ordine al disordine. Un processo che ricorda quel bellissimo appuntamento con la storia di cui fu partecipe Rostropovič nel 1989 quando suonava per “farsi sentire da Dio” nel disordine del crollo del muro di Berlino. Elemento fondamentale all’interno della mostra è l’incisione Melancolia di Albrecht Durer del 1514, artista tedesco, e divenuta nel tempo simbolo di un processo alchemico attraverso cui si forma la propensione dell’uomo alla conoscenza e all’evoluzione, riproducendo le fasi di sviluppo e crescita che avvengono in natura. “I miei genitori mi hanno fatto vivere una Polonia, nella sua storia e nelle sue tradizioni, cristallizzata, fermata al 1983. Succede spesso, a chi si integra nel tessuto sociale della nuova nazione, di riportare nel chiuso delle proprie mura tutto un bagaglio di simboli, riti e tradizioni che paradossalmente non combacia più con la realtà d’origine. Come mia forma mentis, colgo sempre il dualismo, gli estremi, e tra questi mi interessa disegnare e di- pingere tutto quello che nel mezzo è zona grigia, indefinita. Tra la Polonia e l’Italia c’erano contraddizioni estreme, fortissime” . Questo, e non soltanto, è quanto racchiudono le numerosissime esposizioni di questo artista internazionale che si può incontrare nelle maniere più disparate anche in luoghi piccoli e chiusi come può essere un claustrofobico paesino di montagna. Hanzelewicz porta e trasporta nelle sue mostre la conflittualità di un animo cosmopolita che ha vissuto il bello e il brutto di due realtà nazionali estremamente diverse fra di loro e che attraverso riti e costumi attuali e passati mescolati assieme al fatto di essere egli stesso parte essenziale della sua opera artistica, contribuisce ad arricchire il panorama artistico locale ed intellettualmente concettuale della nostra nazione. Un artista a cui interessa il “mentre” perché è la dimensione in ombra della vita. Martina Corsi AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 13 NATURA LA FAUNA COSI DETTA MINORE: IL RUOLO ECOLOGICO, LA MINACCIA E LA SUA TUTELA Con la parola “fauna”, il nostro pensiero corre subito agli uccelli o ai grandi mammiferi come gli orsi, gli stambecchi, e magari anche agli squali o alle balene. Le popolazioni di questi animali rappresentano però, nel loro insieme, soltanto una piccolissima parte del vastissimo mondo zoologico. Di fianco ad essi vivono, in maniera poco conosciuta, tanti altri animali di solito poco considerati, che acquistano una fondamentale funzione per gli ecosistemi naturali. Insetti come le farfalle, le libellule e i coleotteri, i crostacei come i nostri gamberi e granchi di fiume, i rospi, le rane, i tritoni e le salamandre, i piccoli mammiferi come i toporagni, i moscardini e le arvicole, i pipistrelli e tantissime altre specie compongono il ricchissimo mosaico della fauna che popola sia i grandi ecosistemi sia i piccoli biotopi dietro casa (maceri, risorgive, le siepi, filari alberati, i prati e i pascoli). La legge n. 50 del 07/09/1993(Primi interventi per la difesa della biodiversita' nella Regione Abruzzo: tutela della fauna cosiddetta minore) tutela le specie della fauna selvatica nella Regione Abruzzo 14 vulnerabili, divenute rare o invia di scomparsa nel territorio della Regione Abruzzo, o in via di estinzione e ne protegge gli habitat. Promuove ed incentiva iniziative scientifiche, didattico divulgative volte a diffondere la conoscenza della fauna oggetto di tutela. Nell’art articolo 2 della legge è elencata la fauna oggetto di protezione, tale fauna (anfibi, rettili, invertebrati e d’acqua dolce) gioca un importante ruolo per la conservazione della biodiversità e per il mantenimento degli equilibri biologici dell’ambiente naturale, come corsi d’acqua, aree umide e grotte carsiche. Gli anfibi, ad esempio, costituiscono ottimi indicatori di qualità ambientale, molte specie sono sensibili alla presenza di inquinanti chimici ed organici, all’aumento dei raggi UV dovuto al buco nell’ozono, a patologie virali o batteriche che si diffondono nelle acque sporche, ai cambiamenti climatici causati dall’effetto serra ed alle alterazioni degli ecosistemi. Anche i serpenti giocano un importante fattore ecologico soprattutto in relazione al loro ruolo di contenimento delle popolazioni di topi - ratti e per le loro caratteristiche fisiologiche e strutturali risentono direttamente o meno della presenza, della immissione negli ecosistemi e della quantità di sostanze e prodotti che sappiamo essere tossici e addirittura letali in determinate concentrazioni. In altre occasioni la presenza o l’assenza di determinate specie di rettili (per esempio ramarri o certe specie di ofidi) stanno a indicare la presenza di caratteristiche dell’habitat alterate nel AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI senso di una maggior aridità o di una squilibrata evapotraspirazione. In Europa, Austropotamobius pallipes (Gambero da fiume) è considerata una specie vulnerabile (Groombridge, 1996), con alto rischio di estinzione in numerosi paesi dell’Europa tra cui anche in Italia dove si è osservata una rarefazione nel numero e nella distribuzione delle popolazioni di questo macroinvertebrato. Tra le cause antropiche di questa riduzione sono da citare (Matthews e Reynolds, 1995) l'inquinamento chimico delle acque (per acidificazione, eutrofizzazione e scarico di sostanze tossiche dall'agricoltura e dall'industria), le modificazioni dell'habitat fisico (indotte dalla costruzione di dighe, sistemi di scarico, escavazioni, processi di canalizzazione e cementificazione degli argini), la pesca di frodo e l'introduzione di specie aliene, originarie dell'America del Nord. In effetti, scientificamente, non sarebbe corretto parlare di fauna “minore”. Il termine però ci aiuta a capire che c’è ormai la necessità assoluta di proteggere non solo lupi, aquile o fenicotteri, ma anche tanti animali meno conosciuti, meno legati all’immaginario collettivo e addirittura spesso perseguitati perché ritenuti, a torto, pericolosi ma che risultano indispensabili per l’economia della natura. Tutelare la biodiversità e conservare anche la cosi detta fauna minore significa mantenere in buono stato gli ecosistemi naturali e seminaturali affinché essi possano continuare a fornire i servizi fondamentali, materiali ed immateriali, per l’esistenza della nostra stessa specie, ma anche proteggere la varietà degli esseri viventi e garantire così, attraverso un ampio spettro di possibilità genetiche, la continuazione della vita stessa sulla Terra. Alessio Durastante PENSIERI DI CARTA DI Antonello Di Carlo AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 15 PERSONAGGI BEATO ANDREA da Montereale PRODIGIO E ORGOGLIO DELLA NOSTRA TERRA Seconda puntata Fedeltà ai principi Un testimone, riportato dal Tomassini, nel processo di Beatificazione dichiarò che p. Andrea aveva osservato il voto di obbedienza alla perfezione e lasciava volentieri le sue estasi per seguire gli ordini dei superiori. Il coro e i doveri comunitari erano la sua gioia. Al suono della campanella lasciava qualsiasi impegno o studio in quanto lo riteneva la chiamata di Dio. Per cinquant’anni intraprese lunghi viaggi in Italia e in Francia su comando dei superiori e dei pontefici per illustrare la verità, bandire gli errori del uo tempo e difendere la Chiesa dagli antipapi. Aveva un rapporto privilegiato con le persone non praticanti e non credenti. Abbracciò la povertà nel più rigoroso senso della parola e le sue vesti, di rozzo e grossolano saio, in uso a quell’epoca presso gli Agostiniani, erano sempre pulite. Il Cotta racconta che nel convento di Montereale aveva visto uno scapolare miracoloso che ai suoi tempi, dopo 246 anni dalla morte di p. Andrea, era ancora 16 intatto e, avendolo osservato attentamente, riuscì a contare dieci pezzi cuciti, un originale esempio della sua povertà. Rifiutò più volte le cariche ecclesiastiche, che gli venivano offerte per la sua erudizione e santità. “Padre Santo, più mi diletta la lettura del Trattato del mio Santo Fondatore, sopra il Vangelo di S. Giovanni, che qualunque mitra o grado d’onore” fu la famosa risposta, riferita da Luigi Torelli, al papa Callisto III, il quale l’aveva invitato ad assumere la responsabilità della Prelatura di Sacrista Pontificio. L’umiltà per lui era il cardine di ogni virtù. I continui digiuni e le dure penitenze, a quanto riferisce il Tomassini, avevano lo scopo di rendere la carne insensibile e difendere cosi la sua castità. Quando andava in giro, aveva sempre il volto serioso e non sorrideva mai. Mentre era in Francia, in qualità di predicatore, frequentava la corte grazie alla fama della sua cultura e per i miracoli operati e divenne anche direttore spirituale della regina. Un giorno ella gli manifestò apertamente proposte di AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI affetto sensibile e il nostro beato, con grande imbarazzo e fermezza, respinse le lusinghe. La sua morale era ben solida. Usò discrezione e prudenza senza mutare i suoi impegni a corte, e evitò lo scandalo. P. Andrea era ben consapevole che solo attraverso la preghiera quotidiana si poteva raggiungere la santità e trascorreva notte intere in contemplazione nella sua cella e in chiesa ai piedi di Gesù sacramentato. Si racconta che andava spesso in estasi durante le orazioni e da essa attingeva quella chiaroveggenza degli avvenimenti futuri, che riferiva con molta sicurezza. Infatti alla corte di Francia predisse la nascita del principino prima che ci fosse qualche indizio e rassicurò la regina, spaventatissima, che tutto sarebbe andato bene, come avvenne. Alla presenza dei suoi confratelli, inoltre, annunciò il giorno e l’ora della sua morte. Nel 1479 raccomandò ad essi la custodia dei suoi manoscritti e di consegnarli ad un giovane di Montereale che sarebbe entrato tra gli Agostiniani. La profezia si verificò nel 1509, trent’anni dopo la morte del beato, e il predestinato, nato nel 1491, si chiamava Sanzio o Sante Alessi. Questi ebbe importanti cariche nell’Ordine e fu per 15 anni pubblico lettore di filosofia nello Studio di Perugia; collaborò con Pio IV e la curia romana. Sante Riccitelli, nato pure a Montereale e vissuto nel 1600, fu teologo agostiniano di chiara fama, insegnante in varie città e ricoprì varie mansioni. Primo biografo di p. Andrea, a cui attinsero tutti gli scrittori successivi, accennò Sante Alessi nel suo compendio e lo definì “logico acutissimo, filosofo gravissimo, matematico realistico, teologo fondatissimo, erudito nella PERSONAGGI lingua greca e latina, celeberrimo in quasi tutti gli studi cristiani”. Purtroppo le memorie sono andate perdute. . Vita religiosa A quell’epoca la vita religiosa era vissuta nell’osservanza delle regole e nello spirito di generosità e di imitazione. L’Ordine era costituito da sacerdoti e da laici., uniti dagli stessi principi e doveri. Nel 1357, secondo lo storico Giordano di Sassonia, gli Agostiniani trascorrevano il loro tempo “nel cantare il divino ufficio in coro, servire l’altare, dedicarsi alla preghiera, alla lettura e allo studio dei libri sacri; insegnare, predicare la parola di Dio, ascoltare le confessioni dei fedeli e procurare la salvezza delle anime con esortazioni e esempio.” L’Ordine dava grande importanza agli studi. Terminato il noviziato, a quanto scrive Vigo Stella, il giovane intraprendeva la preparazione scientifica, che, in generale, si estendeva da 15 a 24 anni d’età. Dopo aver appreso le regole grammaticali, il professo per almeno 3 anni frequentava la scuola di Logica. In questo periodo cominciava pure la preparazione filosofica con lo studio della Metafisica, che continuava durante il successivo apprendimento della Teologia. I principali centri di formazione erano gli “Studi” generali, ossia i Collegi degli Agostiniani, che accoglievano studenti provenienti da tutte le Province, 24 nel 1400.Lo Studio di Parigi fu il primo per ordine di tempo e di importanza, il più internazionale per docenti e allievi, e servì da modello con i suoi Statuti nella fondazione dei successivi. Sorsero, poi, quelli di Bologna e Padova; seguirono quelli di Roma, Firenze, Cambridge, Oxford e in seguito altri meno internazionali. Tre erano i corsi di studi ecclesiastici con i rispettivi esami finali: uno per gli aspiranti sacerdoti con funzione di predicatori e confessori, durata 9-10 anni; il secondo per il Lettorato, grado accademico, durata poco più del primo corso, abilitava all’insegnamento della Filosofia e Teologia ai propri confratelli; il terzo, frequentato solo dai religiosi che avessero voluto ottenere tutti i gradi accademici, durata non meno di 15 anni, abilitava a svolgere il compito di Professori Reggenti in uno Studio generale, aggregato ad una Università. Il 1300 si rivelò il secolo più fecondo di buoni teologi, almeno in Italia. Da una statistica del 1512, a poco più di 30 anni dalla morte del beato Andrea, gli Agostiniani risultavano circa 8000 e ogni comunità aveva in media 10 frati. Dalla Cattività di Avignone allo Scisma d’ Occidente Nel 1300 e 1400, i due secoli dell’esistenza terrena del beato Andrea, dolorosi avvenimenti e pesanti sconvolgimenti infangarono e divisero la Chiesa. Filippo il Bello, re di Francia, riuscì a far eleggere al conclave un papa francese: Bertrand de Got, arcivescovo di Bordeaux, col nome di Clemente V (1305 –1314), il quale, come gratitudine nei confronti del sovrano, nel 1309 scelse come sede pontificia la città di Avignone. Tale periodo fu denominato “Cattività di Avignone” per evidenziare la dipendenza della Chiesa alla politica francese e durò oltre 70 anni, creando gravi disagi e sofferenze di ogni genere al popolo di Dio. Nel 1377 Gregorio XI (1370 – 1378) si trasferì definitivamente a Roma. Il ritorno del pontefice era ritenuto un passo necessario per sottrarre la massima carica della cristianità a interessate tutele di poteri laici e per consolidare la volontà di una più intensa azione spirituale e di una riforma della Chiesa, ma egli morì l’anno dopo. Alla sua scomparsa furono eletti due papi e successivamente nel concilio di Pisa (1409) un terzo papa. Questa situazione provocò una nuova divisione con diverse obbedienze sia a livello religioso che politico in Europa: lo “Scisma d’Occidente”, che contrappose un papa romano e uno avignonese, durò 40 anni e portò tanta costernazione tra il clero, le congregazioni religiose e i credenti. Il successivo concilio di Costanza, durato oltre due anni (1414 -1417) depose i tre papi e fu eletto pontefice il cardinal Oddone Colonna col nome di Martino V (1417-1431), il papa della pacificazione. Il problema, comunque, non fu risolto e soltanto alla fine del lungo concilio di Basilea (1431-1449) si concluse lo Scisma, che risultò il periodo più nero nella storia del papato e della Chiesa. Nel frattempo nuove difficoltà altrettanto complesse si presentavano all’orizzonte, causate dalla fioritura di valorosi capitani di ventura, bramosi di denaro e di feudi, pronti a vendere al miglior offerente il loro servizio e spesso a cambiare bandiera senza alcuno scrupolo. Nel 1400 tanti papi, moralmente indegni, cominciarono ad assegnare cariche, uffici, staterelli ai loro parenti (nepotismo). Tra questi si segnalarono in particolare Sisto IV della Rovere e Alessandro VI Borgia. Non meno gravi, frattanto, si erano rivelate le conseguenze della guerra dei 100 anni tra Francia e Inghilterra in Europa,dei conflitti tra Angioini e Aragonesi, delle guerre fratricide tra comuni e comuni, e tra capitani di ventura in Italia. Gli Agostiniani, dal canto loro, subirono i contraccolpi della decadenza. La situazione di disordine e di incertezza si era diffusa in tutta la cristianità e aveva diviso pure il popolo e la classe ecclesiastica in due o tre obbedienze. Da vari settori sociali veniva richiesta insistentemente la riforma dei costumi. Nonostante ciò, nei conventi dell’Ordine non mancavano elementi notevoli per santità di vita. I cronisti dell’epoca (1357-1518) elencarono i nomi di oltre 100 religiosi tra santi e beati. In questa complessa realtà storica il beato Andrea svolse tutte le attività (professore, superiore, predicatore) osservando a livello di eroismo i due precetti fondamentali: l’amore di Dio e l’amore del prossimo con spirito paziente e caritatevole. (continua al prossimo numero) Antonio Patavino AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 17 APPUNTAMENTO AL CINEMA VIVA L’ITALIA Il protagonista del film, l’onorevole Michele Spagnolo (Michele Placido), leader del partito ‘’Viva l’Italia’’, è un finto moralista quando dice che “non ci può non essere un futuro in questo paese senza queste tre parole: il lavoro, la sicurezza e la famiglia!”. Propaganda che l’inutile politico si appresta a urlare solo per avere 18 voti facili, ma il primo che non crede in ciò che dice è proprio lui, la sua vita è fatta di menzogne, raccomandazioni, mazzette e intrallazzi indicibili. Ha una moglie sposata solo per entrare in politica e che ha sempre tradito con le escort. Ha tre figli: Susanna (Ambra Angiolini), “un'attrice incapace” scritturata grazie al AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI padre; Valerio (Alessandro Gassman) un figlio “buono a nulla” andato avanti grazie alle raccomandazioni del padre; Riccardo (Raoul Bova) un medico ribelle che lotta per la giustizia ma scoprirà come le vergogne dell'Italia, da cui ha tentato di stare lontano, abbiano colpito anche lui. Una notte l’onorevole Spagnolo è vittima di un ictus, colpito da demenza inizia a dire la verità, non ha più freni inibitori, tutto ciò che gli viene in mente dice: Spagnolo svela a tutti gli “inciuci” dell'Italia. A questo punto la vita del protagonista prende una via del tutto diversa da quella che si era prefissato, inevitabilmente c’è un coinvolgimento di chi gli sta accanto: inizialmente sembra una catastrofe vera e propria, ma a lungo andare sarà una benedizione perché tutto ciò che pensa veramente, smuoverà le coscienze di chi dormiva. Spagnolo, ovvero Placido, per far comprendere al figlio una realtà che va ben oltre la sua incosciente visione della vita, lo porta a L’Aquila… la nostra città diventa un simbolo, con i suoi morti, i suoi casi giudiziari, le tante scelleratezze. In un attimo si passa da una vita vissuta in maniera inconsapevole e “ovattata” alla durezza delle immagini dei crolli, delle crepe e delle rovine de L’Aquila. Le parole che pronuncia Spagnolo davanti a tutta quella distruzione rivelano la corruzione, la furbizia, e il malaffare che si celano dietro gli interessi di uomini senza scrupoli a discapito dei più deboli. Romina De Ruosi PARLIAMO DI SPORT “G.S.Pizzoli”, oltre ad avere un impianto sportivo di ottima qualità, sarà l’unica società sportiva ad offrire la più ampia scelta calcistica sul mercato aquilano” Gabriella Alimonti Quest’anno la società “G.S.PIZZOLI” compie 50 anni! Infatti nasce nel 1963 ottenendo numerosi risultati. Partecipa al Campionato Regionale di Seconda categoria e vanta un rilevante settore giovanile e anche una squadra femminile che milita nella serie c. Abbiamo deciso di dedicare il numero di Agorà alle ragazze del G.S.PIZZOLI, oltre che per festeggiare il compleanno di una delle società più longeve del nostro territorio, per attirare l’attenzione su uno sport che per il senso comune è tipicamente maschile. Incontriamo le ragazze e il mister, Pierluigi Martinenghi, in una fredda domenica di campionato. Mentre il sole gioca a nascondino le ragazze in campo si battono per portare la vittoria a casa. Il campionato femminile, come si può immaginare, è meno affollato di quello maschile; quello abruzzese conta nove squadre più una marchigiana, il Porto Sant’Elpidio, unica della sua regione e per questo accolta dall’Abruzzo. Nonostante ciò, delle nove, due sono aquilane. A bordo campo e negli spalti si respira entusiasmo. Il mister Pierluigi Martinenghi parla delle sue ragazze con affetto misto a soddisfazione per il bel lavoro che le stesse stanno facendo, un lavoro non sempre facile e non così scontato. Insomma queste ragazze stanno rendendo orgogliosi sia lui che i dirigenti Angelo Zanfini e Miria Guetti. Ma come nasce questo gruppo? Lo sappiamo tutti che per il senso comune il calcio è uno sport tipicamente maschile, ben poco avrebbe a che fare con il mondo delle donne. Eppure la caparbietà di alcune ragazze, nello specifico di Pamela Lattanzi e di Surama Spaziani, capovolge questo stereotipo. Vanno oltre i pregiudizi e i preconcetti, da sole iniziano ad organizzarlo, portando in giro volantini per cercare le adesioni fino ad occuparsi della cosa più difficile: recuperare quelle risorse economiche che consentono ad una realtà di partire, ma soprattutto di rimanere stabile nel tempo, soprattutto nel caso di campionati così estesi con lunghe trasferte. In Gabriella Alimonti trovano un solido appoggio che consentirà loro di realizzare questo sogno. Recuperano gli sponsor, organizzano il gruppo delle ragazze, che tuttora conta 27 membri, inventano addirittura l’autotassazione per reperire risorse. Il mister ci spiega che la differenza principale tra il calcio femminile e quello maschile sta nell’atteggiamento, nell’approccio al gioco. Anche per lui naturalmente si tratta di una sfida. Allenare delle ragazze, trovare il giusto linguaggio per motivarle, per renderle forti abbastanza da credere in se stesse. E il risultato, vedendo l’entusiasmo che si aggira nel campo, sembra ottimo. Come nel calcio maschile la preparazione atletica è dura, ci si allena dalle due alle quattro volte a settimana. L’unica differenza, e anche un limite, è che una ragazza che ha una passione del genere può iniziare a giocare solo a partire dai 14 anni, prima, se interessata, deve fare la sua gavetta giocando con i ragazzi. Un’altra caratteristica delle squadre femminili è l’estrema differenza di età tra le varie giocatrici, ciò è dovuto alll’esiguo numero di categorie in cui inquadrare le stesse. E’ usuale vedere ragazze di quindici e di trent’anni allenarsi insieme. Facciamo un in bocca al lupo alla squadra femminile di Pizzoli, ammirando la determinazione con cui hanno formato questa squadra e augurando loro un futuro ricco di successi in campo e non solo… Giovanna Giangrossi Umberto Mosca AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 19 MANI IN PASTA “Addobbiamo… il Natale o addolciamo… l’albero?” Ci facciamo aiutare dalla nostra amica Carmela, cake designer per passione!!! Oh..oh..oh Merry Christmas! Il famoso ingresso del Babbo Natale che esce da un caminetto addobbato a festa con di fianco un meraviglioso albero di Natale pieno di luci e colori… ma quanto sarebbe più contento il nostro Babbo se ci fosse un bel piattone di dolci?? Ebbene… Carmela ha pensato proprio a questo. Ha addobbato il suo albero di graziosissimi biscotti di pasta frolla decorati con la ghiaccia bianca e legati all’albero con dei nastrini rossi. Ecco come farli: Biscotti di pasta frolla Dose per 15 biscotti 125 gr. Di burro 125 gr. Di zucchero 1 uovo intero 250 gr. Di farina Creare una fontana con la farina sulla spianatoia, poi mettervi nel l’uovo, lo zucchero e il burro, amalgamare fino al completo assorbimento della farina per poi creare un panetto liscio da far riposare in frigo per circa un paio d’ore. Trascorso il tempo necessario, stendere la pasta per creare una sfoglia di circa 5/6 mm e ritagliare i biscotti con le formine che più vi piacciono. Cuocete i biscotti in forno per 10 minuti circa a 180° o comunque fino a doratura. Ghiaccia per decorazione 250 gr. Di zucchero a velo Sbattere gli albumi con lo zucchero per 4/5 minuti a bassa velocità con le fruste elettriche. Un consiglio: si devono formare punte solide quando si alza la frusta dal composto. Per dare lu1 albume ½ cucchiaino di succo di limone centezza al composto si può aggiungere del succo di limone. La ghiaccia la potete usare in diversi modi o con la spatola per rivestire torte, ma ne servirà molta di più, oppure con un beccuccio per decorazioni, come nel nostro caso, dando libero sfogo alla vostra fantasia! La nostra cake designer Carmela li ha appesi all’albero creando un foro sul biscotto caldo appena sfornato per far passare il nastrino. Ci suggerisce che si può effettuare il foro anche prima della cottura su pasta cruda, facendo attenzione che il foro sia abbastanza grande da non permettere che si chiuda durante il normale accrescimento della pasta in forno. Ma se a Babbo non bastassero?? Possiamo fargli trovare una torre di cupcakes di tutti i gusti…. 20 AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI PARLIAMO DI SPORT Va bene, lo ammettiamo siamo affascinati dalla pasticceria di oltre oceano, in particolare la nostra amica Carmela ha trovato molte ispirazioni per le sue prelibatezze dalla cucina americana. Infatti ci propone la mitica ricetta dei famosissimi dolcetti chiamati cupcakes. Questi dolcetti dalla forma simpatica nascono in America alla fine del ’700 come dolci cotti all’interno di tazze, la cui ricetta originaria aveva come unità di misura le “cup”, la cottura in monoporzioni risultava più facile e veloce rispetto ad una torta tradizionale, soprattutto in un periodo in cui non disponevano di certo dei comodi forni che abbiamo oggi! Col passare del tempo sono diventati un cult da Springles cupcakes a Magnolia Backery di New York io vi assicuro che i più buoni sono gli italianissimi “Carmela’s cupcake” in tutte le loro varianti! Ad esempio: Cupcake ai mirtilli (Dose per 12 cupcake) Sbattere il burro ammorbidito a temperatura ambiente con lo zucchero fino a quando il composto diventa cremoso. Aggiungere le uova al composto una alla volta, attendete che la prima 225 gr. di farina sia stata ben amalgamata e procedere poi con l’aggiunta della seconda. Unire la farina con il 115 gr. di burro lievito e infine il latte. Foderare lo stampo per cupcakes o muffin con i pirottini e riempirli 225 gr. di zucchero per i 2/3. Cuocere in forno per 20 minuti a 180 gr. Una volta freddati scavare il cupcake dal2 uova l’alto e farcire con marmellata di mirtilli. 1 cucchiaino e mezzo di lievito 120 ml di latte 1 buccia di limone grattugiato Marmellata di mirtilli per ripieno. Frosting Amalgamare con una frusta la Philadelphia con lo zucchero al velo e unire delicatamente al composto la panna montata con movimenti dall’alto verso il basso per non farla smontare. Per i più golosi, che non ne hanno già abbastanza, Carmela ci suggerisce una variante per creare dei cupcakes al cioccolato: sostituire all’impasto i 225 gr. di farina con: 190 gr. di farina + 35 gr. di cacao amaro e utilizzare un frosting al mascarpone e nutella (200 gr. di mascarpone e 200gr. di nutella). ph Marco di Giorgio 240 gr. di Philadelphia 125 gr. di zucchero al velo 200 ml di panna dolce 2 cucchiaini di buccia grattugiata di limone Non rammarichiamoci se i nostri dolci non verranno bellissimi come quelli di Carmela… chiudiamo gli occhi e mangiamoli, affoghiamo la delusione in una “cup”! Tamara Pace Carmela di Panfilo AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 21 L’ANGOLO DEI RICORDI Visita della Madonna Pellegrina a Barete, anno 1953 22 AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI SPAZIO APERTO I colori del mondo FANTASIA... ‘E NATALE 1^ STROFA Mille bajiori mmezz’a lla valle, gente che gira pe’ Bettelemme. Mastru Giuseppe mette Maria, sopra „nu ciucciu lungu la via. E’ tuttu pînu case e locande, „nturnu le mura ce nne so’ tante. „na pipinara spanne rumore, pe’ allocasse sa ta’ ji’ fore. 1° RITORNELLO E’ natu è natu vaj’a vede’. „Entru „na stalla s’accomodatu. Mamma Maria non sa che fa’, pianu se mette da sola a canta’. Quantu sci’ vispu quantu sci’ bbeju me pari propriu „nu passareju. Senteme bbonu non te reota’ statte copertu te po’ raffredda’. 2^ STROFA Dorme picciusu sempre se lagna, strittu a „na culla fatta de pajia. Santa Maria pronta pe’ da’, „na pupazzetta „a faji suga’. Passa „na stella „rossa s’ammira, „ncim’aju monte lestu cammina. Fiacca la luci a lla capanna, j’asinu dorme ju bboe magna. 2° RITORNELLO E’ natu è natu vaj’a guarda’. „Entru „na stalla s’accomodatu. Piagne de core se st’agita’, Santu Giuseppe ju ta’ „nnazzica’. „Nnazzicareju ‘nnazzicareju fatte „nu sonnu non te resvejio. Domammatina a jornu verra’, „na ciaramella pian pianu a sona’. 3^ STROFA J’angeli „ncelu a tutte l’ore, porteno mmani frunn’a colore. Giallu doratu da luccica’, azzurr’e verdi pe’ mmesteca’. Da ogni locu voce resona, tra tanta folla che se consola. Pe’ „nu regalu fattu corrènno danno cunsijiu strai facènno. 3° RITORNELLO E’ natu è natu vaj’a tocca’. „Entru „na stalla s’accomodatu. Zumpa de gioia se vo’ rizza’, Santu Giuseppe ju ta’ recchiappa’. „Nnazzicareju ‘nnazzicareju fatte „nu sonnu non te resvejio. Domammatina a jornu verra’, „na ciaramella pian pianu a sona’. FINALE „Ntantu ju bboe arrecchia a senti’, j’asinu rajia lo fienu è pe’ ti’. Santa Maria s’acconcia a pijia’ „nzinu ju fijiu pe’ daji a magna’. Zittu zittu asinu me’. Lo vo’ sape’? Justu pecche’? E’ „ncuminciata la storia „e nu Rre. C'era un ometto che girava il mondo con delle scarpe bianchissime ai piedi, parlava con tutti anche solo un secondo, di ogni colore di tutte le fedi. Chi lo sa poi che cosa cercava, pare non volesse mai nulla per se, ma semplicemente ovunque andava, voleva capire ogni cosa e il perché. Vide grattaceli, capanne e deserti, vide piramidi, oceani e igloo, ascoltò il vento, discorsi, concerti, sentì odori, sapori, di tutto di più. Arrivò a casa e come in un miraggio le sue scarpe erano di mille colori, uno per ogni passo del suo lungo viaggio, per ogni istante vissuto là fuori. Sorrise e lasciò un "pensiero profondo", in due righe quel pò che gli era dato sapere: "Ci sono mille colori in ogni pezzetto di mondo, ricordati sempre di impegnarti a vedere". Nemo Versidi Antonio Cimoroni musicati da Camillo Berardi AGORÀ I GRANDI RACCONTI DI PICCOLI PAESI 23