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2011 DAMMI SPAZIO

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2011 DAMMI SPAZIO
 2011 DAMMI SPAZIO Giovani, futuro e volontariato Roma, 14 e 15 aprile 2011 LA PROMOZIONE DEL VOLONTARIATO GIOVANILE: SFIDA EDUCATIVA PER UNA CITTADINANZA CONSAPEVOLE 1. Introduzione Nell’Anno Europeo delle attività volontarie che promuovono la cittadinanza attiva, dei 150 anni dell’Unità di Italia, dei 20 anni della legge sul volontariato (Legge 266/1991) e dei 10 anni dall’introduzione nella Costituzione del principio di sussidiarietà, CSVnet Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, propone un percorso partecipato per realizzare il Manifesto della Promozione del Volontariato Giovanile per valorizzare l’impegno civile dei giovani e la ricchezza della cultura giovanile. Il volontariato è un elemento fondante dello sviluppo della società e del consolidamento della vita democratica. Favorire l’incontro dei giovani con il volontariato significa far crescere la cultura della solidarietà e la cittadinanza attiva nel nostro paese valorizzando il protagonismo e l’apporto delle nuove generazioni, oggi reso difficile dai mutamenti profondi delle nostre società. Come è emerso anche dalla ricerca “Quando i giovani partecipano”1, prima indagine nazionale sulla presenza giovanile nell’associazionismo, nel volontariato e nelle aggregazioni informali, promossa da Csvnet e dal Forum Nazionale dei Giovani, il modo dei giovani di rapportarsi alla scuola, al mondo del lavoro e al volontariato stesso sta certamente cambiando sotto ogni punto di vista, ma è importante che le strutture organizzative pubbliche e del Terzo settore si aprano alle nuove forme di partecipazione civica e di impegno volontario, valorizzando il protagonismo giovanile. Ancora troppo spesso ai giovani non ci si relaziona in quanto risorse importanti e portatori di interesse: non è sufficiente pensare iniziative per i giovani, è fondamentale pensarle e realizzarle insieme a loro chiedendo impegno, rispetto dei tempi, investimento nell’esperienza, ma dando spazi di formazione e di crescita. La sfida più grande è quella del coinvolgimento non solo per “reclutare”, ma soprattutto per sensibilizzare, orientare, accompagnare, accogliere, formare, educare, garantire spazi di crescita e relazione. Da tempo ormai il volontariato e i Centri di Servizio hanno rilevato l’importanza di attivare contesti relazionali significativi. L’esperienza di vivere la dimensione della cittadinanza attiva e della solidarietà deve avvenire in un contesto sociale dove si dà spazio allo sviluppo di strategie di riconoscimento e valorizzazione del contributo giovanile. Questo è fondamentale se si vuole raggiungere l’obiettivo di sviluppare nei giovani un adeguato senso di appartenenza e senso di responsabilità, inteso come il sentirsi parte di qualche cosa di più grande. In tal senso celebrare l’Unità di Italia e l’Anno Europeo del Volontariato non è un mero atto formale. 1
“Quando i giovani partecipano” a cura di rosa di Gioia, Laura Giacomello, Pier Paolo Inserra, Simona Rotondi, Sviluppo
Locale Edizioni 2009
1 2. Contesto sociale e volontariato Non è un tempo facile quello in cui viviamo. Da una parte assistiamo alla valorizzazione della libertà individuale a scapito dell’identità di gruppo e dall’altra a relazioni interpersonali sempre più frammentate2. Lo sviluppo finanziario degli ultimi 20‐30 anni ha reso possibile uno straordinario aumento del volume delle risorse disponibili. Come sostiene il sociologo Mauro Magatti3, l’architettura finanziaria sulla quale si basava il nostro sistema economico‐finanziario era estremamente precaria e l’economia ha smarrito qualunque scopo sociale. Il profitto in tal modo si è imposto come fine in se stesso. La libertà di cui l’uomo dispone è stata utilizzata in modo individualista. La speranza è ora declinare questa libertà di cui disponiamo in modo più maturo, diventando consapevoli, sempre secondo Magatti, del fatto che la libertà ha sempre una dimensione relazionale. E’ importante, allora, ricostruire, pazientemente, i legami. E il volontariato in tal senso può fare molto. Le conseguenze della crisi economica e finanziaria, vale a dire disgregazione sociale, aumento del divario e delle differenze economiche e sociali tra le persone, scarsa mobilità sociale, aumento della povertà, diminuzione delle risorse da destinare al miglioramento della qualità della vita, interrogano la società e il mondo del volontariato. Non si tratta solo, come volontariato, di elaborare soluzioni di contrasto alla crisi e alle sue conseguenze sull’economia reale e sulle condizioni di vita delle persone. E’ di fondamentale importanza riflettere sulle ragioni di questa crisi perché testimoniano il fallimento economico del capitalismo eccessivamente o esclusivamente finanziario, ovvero dell’uso spregiudicato di strumenti finanziari distanti dall’economia reale. Un sistema economico e finanziario che ha mutato la gerarchia dei valori, i principi culturali e le visioni antropologiche della nostra società, privilegiando di fatto principi e dinamiche centrate sull’individualismo e sulla mercantilizzazione delle relazioni, favorendo la scomparsa dei valori e dei principi legati all’interesse generale, ai beni comuni e alla necessità della cooperazione e delle sinergie per raggiungerli. (cfr. art. 41 della Costituzione Italiana sulla finalizzazione dell’economia) Il volontariato oggi rappresenta, rende evidente e concreto, l’interesse generale, i beni comuni e cioè il dovere del cittadino di agire socialmente non per compito istituzionale, per professione, per delega, per missione personale o ideologica, ma con gratuità per contribuire ai beni comuni, alla coesione sociale e alla giustizia sociale. Un diritto‐dovere sancito nella nostra costituzione agli articoli 2 e 4. Per queste ragioni promuovere il volontariato, favorire l’esperienza di volontariato, facilitare le persone affinché possano desiderare di fare un’esperienza di solidarietà e accompagnarle nel loro percorso anche formativo, sono compiti quasi “costituzionali” che il volontariato organizzato e i Centri di servizio stanno portando avanti per il bene comune, per contrastare la disgregazione, per aumentare la coesione sociale e la cultura di solidarietà. Ma non basta oggi riconoscere l’importanza di questa azione e il suo significato. Si tratta di organizzare azioni di sistema che aiutino le persone a sperimentare il fare volontariato e da qui giungere a decisioni che modificano la cultura e il modo di pensare generale. In tal senso favorire l’incontro dei giovani con il volontariato assume un significato ancora più profondo e ci interroga sulle strategie e gli obiettivi da perseguire. La ricerca “Participation in volunteering and unpaid work” resa pubblica recentemente da Eurofound, l’agenzia dell’Unione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro con sede a Dublino, apre di fatto le celebrazioni dell’Anno europeo del volontariato, guardando al fenomeno del volontariato in tutta l'Unione europea, e offrendo uno sguardo sulle differenze tra i paesi, sulle misure 2
3
“Scelte solidali. L’impegno per gli altri in tempi di soggettivismo” Maurizio Ambrosini, Il Mulino 2005
“Libertà immaginaria. Le illusioni del capitalismo tecno-nichilista” Mauro Magatti, Feltrinelli 2009
2 per incoraggiare e promuovere il volontariato e per farne una misura d’integrazione delle persone anziane nella società. Dai risultati dello studio emerge anche il profilo medio della persona coinvolta in attività di volontariato: di mezza età, ben istruita, con reddito elevato, mentre poco rilevanti appaiono le differenze di genere. I più alti tassi di partecipazione si registrano in Danimarca, Finlandia, Svezia, Austria e Paesi Bassi, dove in media oltre il 40% delle persone di età superiore a 18 anni partecipano abitualmente ad attività di volontariato o beneficienza. Oltre il 30% di partecipazione in Grecia, Regno Unito, Francia, Slovenia e Belgio. Le più basse percentuali di partecipazione in Romania, Bulgaria e Polonia, come anche in Portogallo e Spagna, dove la percentuale di persone che si dedicano abitualmente ad attività di volontariato o beneficienza è inferiore al 15%. L’Italia si situa con il suo 23% al 14° posto della classifica, e quindi attorno alla media europea, ma non è certamente un caso che i paesi oltre il 40% siano quelli che storicamente hanno maggiormente investito in politiche di coesione sociale, partecipazione e bene comune. D’altra parte forse tale classifica evidenzia anche la necessità di una maggiore uniformità di lettura e concordanza interpretativa degli indicatori del fenomeno del volontariato, che nella comparazione europea dei dati per Italia appare sottostimato. 3. Promozione del Volontariato Giovanile, sfida educativa per una cittadinanza consapevole Quando si parla di giovani si rischia sempre di cadere in facili definizioni etichettanti: i giovani non hanno valori, non credono più in niente, i giovani non fanno volontariato. Se da una parte gli adolescenti necessitano di un momento di rottura con gli adulti per affermare la loro identità, è anche vero che oggi molti genitori, insegnanti, educatori sembrano ripiegarsi su se stessi di fronte a bisogni dei giovani sempre più difficili da interpretare e soddisfare. Molti adulti si sentono inadeguati nella gestione della complessità che educare i ragazzi d’oggi richiede. Non è raro imbattersi in genitori o insegnanti scoraggiati e senza più risorse da investire. La società assiste preoccupata a fenomeni quali il “bullismo” e all’abdicazione dal ruolo educativo di quelle che al contrario dovrebbero essere figure di riferimento. L'apporto giovanile al volontariato sta certamente cambiando sotto ogni punto di vista, ma è importante che le associazioni si aprano alle nuove forme di partecipazione civica e di impegno volontario, valorizzando il protagonismo giovanile. Ancora troppo spesso i giovani non sono accolti nelle associazioni come risorse importanti: si chiede impegno, rispetto dei tempi, investimento nell’esperienza offrendo poco accompagnamento e formazione. La sfida più grande per le organizzazioni di volontariato è quella del coinvolgimento non solo per “reclutare”, ma soprattutto per sensibilizzare, orientare, accompagnare, accogliere, formare, garantire spazi di crescita e relazione. Ai ragazzi d’oggi si rimprovera di essere vuoti, privi di ideali, senza valori. Alcuni adulti, tuttavia, guardano con molta attenzione e speranza ai nuovi contributi della cultura giovanile. Tra questi certamente ci sono coloro che operano nel volontariato, anche se le organizzazioni di volontariato così come i giovani stessi soffrono dei mali della società in cui vivono. Frammentazione, individualismo, ripiegamento nella sfera privata e spaccatura dei legami classici di solidarietà, sono sempre in agguato e le associazioni sono quindi ora impegnate, grazie anche al supporto dei centri di servizio, nella revisione dei percorsi di accoglienza per i giovani. Se una volta dire volontario era dire giovane, ora i ragazzi non si avvicinano più al mondo della solidarietà perché “credono in qualcosa”, ma quando trovano un “clima relazionale positivo” si appassionano alla causa e diventano molto attivi. Motore dell’azione non sembra possa essere più il richiamo al dovere, ma la messa in circolo di 3 qualcosa di più costruttivo, più completo e soddisfacente, tale da consentire esperienze creative, gratificanti e, possibilmente, vantaggiose per il corso successivo della propria esistenza. Da una parte i cittadini nei loro consumi appaiono sempre più attenti alle responsabilità ambientali e sociali, scegliendo prodotti biologici, mostrando una maggiore attenzione a comportamenti responsabili in tema di trasporti e rifiuti, acquistando prodotti del commercio equo e solidale. Ma nello stesso tempo emerge e cresce una cultura sempre più diffusa che non si sente interpellata dai beni comuni e che non si ritiene responsabile e impegnata sui temi sociali. In un simile contesto il ruolo del volontariato sembra più che mai rilevante per la costruzione di coesione sociale e probabilmente oggi più che mai gli adulti volontari hanno il dovere di proporre ai giovani aspiranti cittadini attivi l’importanza dei valori di partecipazione. Non è davvero una impresa facile e la responsabilità evidentemente non è solo delle associazioni. I modelli culturali di riferimento impongono ai giovani di essere belli e prestanti, simpatici e comunicativi, famosi e autonomi, creativi ed espressivi. Difficile essere sempre all’altezza e non è certamente un caso che negli ultimi anni il suicidio tra i giovani sia un fenomeno in aumento. Certamente per orientare i giovani d’oggi al volontariato è necessario che le organizzazioni siano maggiormente “attrezzate”, che studino come presentarsi ai giovani secondo strategie differenziate, ma soprattutto facciano in modo di accoglierli nel modo più adeguato. Le associazioni, lavorando spesso in rete con la scuola, cercano di attrezzarsi per prendersi cura dell’incontro dei giovani con il volontariato proponendo forme di partecipazione sociale e esperienze di valore educativo che sostengano l’autostima personale e il bisogno di integrazione di ogni singolo giovane. L’obiettivo che perseguono è quello di avvicinare nuovamente i giovani al senso del “bene comune” perché se i ragazzi si sono allontanati dalle istituzioni e dai soggetti impegnati sul fronte della sussidiarietà, è anche perché li percepiscono come lontani. Le organizzazioni di volontariato propongono esperienze concrete di sperimentazione del bene comune che sappiano trasferire ai giovani il senso della partecipazione, della solidarietà, della corresponsabilità. Fondamentale per i giovani la loro cerchia amicale, all’interno di questa cerchia vengono poste in atto con continuità azioni di aiuto reciproco, di solidarietà. Emerge sempre l’importanza di attivare contesti relazionali significativi. L’esperienza di vivere la dimensione della cittadinanza attiva e della solidarietà deve avvenire in un contesto sociale dove si dà spazio allo sviluppo di strategie di riconoscimento e valorizzazione del contributo giovanile alla vita dell’associazione stessa. È fondamentale se si vuole raggiungere l’obiettivo di sviluppare nei giovani un adeguato senso di appartenenza, inteso come il sentirsi parte di qualche cosa di più grande. L’appartenenza chiama in campo il riconoscimento; infatti, pone in essere la domanda: «esisto o non esisto»? Esisto quando l’altro (in questo caso gli adulti, volontari) mi riconosce responsabilità, possibilità di sperimentare, di contribuire. L’investimento nelle dimensioni educative e culturali finalizzate a promuovere il bene comune e l’interesse generale è di fondamentale importanza nella strategia sostenuta da Csvnet per la promozione del volontariato giovanile. Oggi le istituzioni vengono sempre meno individuate nel sentire comune come “rappresentanti delle comunità e dei loro interessi generali” e sempre più viste solo come regolatori delle dinamiche naturali della società civile e del mercato. Non si tratta qui di passare ad una concezione di Stato etico, ma di promuovere un sentire del bene comune e dell’interesse generale di una comunità, non inteso come garantire a ciascuno il proprio benessere indipendentemente da quello degli altri, ma come il distillato di quelle condivisioni che rappresentano l’esistenza della comunità e la sua responsabilità per le persone che vivono in essa. Il bene comune e l’interesse generale devono rappresentare per i cittadini 4 l’interesse di tutti, a lungo termine, della comunità attenta al benessere generale ma anche alla giustizia e alla dignità di ciascuno e di coloro che si trovano in maggiore difficoltà, devono diventare sinonimo di garanzia di ciascuno per i propri diritti, ma anche luogo di responsabilità di ciascuno per gli altri. Nel contesto sociale odierno invece sembrano avere maggiore considerazione culture e sentire generale che tendono a costruire le relazioni esclusivamente o primariamente sulla concorrenzialità, sulla conflittualità, sul principio del confronto finalizzato all’esclusione piuttosto che il principio della complementarietà e della sinergia. Il volontariato ha qui un compito educativo e culturale importante per i giovani: far cogliere come il rapporto fra comunità e singolo, tra bene comune e bene privato è proprio quello del dono e cioè della relazione e dai legami che rigenerano dal comprendere quanto ognuno ha ricevuto dalla comunità e quanto può e deve restituire in una logica di reciprocità anche generazionale, nei confronti delle generazioni precedenti ma anche di quelle future. L’obiettivo del volontariato dovrebbe proprio essere quello, soprattutto con i giovani, ma anche in relazione con il non profit, di fare sperimentare percorsi di relazione di scambio volontario che materializzino e concretizzino i concetti di bene comune, di reciprocità di dono. In questo contesto lo stesso vale per i concetti di cittadinanza attiva e di legalità. Un obiettivo quindi di contaminazione culturale che avviene dall’esperienza al pensiero, che però deve necessariamente far sempre stare insieme il fare e il pensare, l’esperienza e la formazione sul senso e la motivazione L’interesse che CSVnet ha da sempre nutrito per la promozione dei giovani e del volontariato deriva dalla consapevolezza del ruolo giocato dal volontariato nella costruzione della cittadinanza: il volontariato si colloca in una posizione di corpo sociale intermedio tra Stato e cittadinanza all’interno di una società in cui si assiste a una silenziosa e diffusa emergenza democratica e alla crisi delle forme tradizionali di partecipazione. Emergenza e crisi che rimandano a una domanda intensa di solidarietà intesa ‐ non come filantropia o buona azione ‐ come “essere e sentirci cittadini responsabili in solido degli altri”, principio costitutivo della comunità e della società civile: Ma anche principio attivo delle stesse istituzioni “pubbliche”, intese nel senso dell’art. 3 della Costituzione che già 60 anni fa affermava: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Una dimensione di forte responsabilità che si connota di ulteriori sfumature quando incontra il mondo giovanile, ben sapendo che è in gioco il rapporto più generale tra mondo giovanile e mondo adulto. Lo sanno bene i tanti CSV impegnati nei percorsi di accompagnamento dei giovani e delle organizzazioni di volontariato, nonché nella programmazione ‐ con i diversi attori del territorio ‐ di percorsi mirati alla crescita globale della persona. Con alcune di queste realtà, ma anche con altre che a diverso titolo si occupano di promozione del volontariato tra i giovani, CSVnet ha avviato già nel 2008 un “laboratorio” 4 sfociato nella collaborazione con Animazione Sociale, con la consulenza di Gino Mazzoli e Maurizio Colleoni, al fine di dare vita a un primo spazio di confronto e di ricerca tra operatori, maturare un insieme di letture, ipotesi di lavoro e indicazioni metodologiche e, attraverso le pagine di Animazione Sociale, dare un contributo alla rielaborazione critica e costruttiva delle esperienze. Il laboratorio ha evidenziato come la promozione del volontariato abbia nel tempo subito mutazioni che hanno spostato l’asse di lavoro. Dal perseguimento di fini collegati all’inserimento dei giovani nelle organizzazioni di volontariato si sta passando progetti che aiutano i giovani a collocare il loro impegno in uno spazio più ampio, quello della rivitalizzazione del tessuto sociale e dei processi democratici. 4
“C’è spazio per un volontariato dei giovani? Gli esiti di un laboratorio” Supplemento al nr. 9-9/2008 di Animazione sociale –
Gruppo Abele periodici in collaborazione con Csvnet
5 In questa prospettiva le organizzazioni di volontariato trovano il loro senso non tanto nella gestione di servizi e nella ricerca di volontari per le proprie attività, ma nell’essere, con la propria azione concreta, testimoni e promotori di volontariato e, quindi, di percorsi per persone che nell’esperienza concreta divengono volontari, cioè cittadini solidali “responsabili di se stessi, degli altri e delle comunità”. Non si tratta allora di un’azione orientata esclusivamente alla ricerca di volontari per le proprie attività, ma di uno sforzo che una parte del volontariato accetta di buon grado nell'intento di generare nuove progettualità. In fondo oggi il volontariato si deve ritagliare un compito fondamentale e proprio: promuovere, a partire dalla concretezza dello “stare nelle cose”, il vissuto di cittadini che ‐ ordinariamente e non come professione ‐ si dedicano al bene comune, producendo coesione sociale, quella “colla” essenziale per “contrastare” comunità frammentate, individualizzate, senza identità, incapaci di comprendere e vivere “l’essere responsabili”. Il volontariato deve offrire ai cittadini, più da vicino ai giovani, occasioni e opportunità per promuovere una cultura dei comportamenti solidali, a partire dalla incisività del “fare e pensare” quotidiano, continuativo e organizzato. Csvnet intende favorire nei CSV e nelle organizzazioni di volontariato una riflessione critica sulle loro pratiche per poi ripartire a progettare, attraverso anche i molteplici sforzi che Csvnet attua nella costruzione di reti e collaborazioni tra CSV e realtà per così dire “esterne” al sistema istituito dalla Legge 266/91. Una strategia che, specie nel campo della promozione del volontariato giovanile, intende contrastare il rischio di auto‐referenzialità e raccogliere, invece, gli stimoli innovativi e rilanciarli in contesti in grado di accoglierli, implementarli e rielaborarli. 4. I numeri da tener presenti nella promozione del volontariato giovanile, obiettivi specifici e modelli Secondo alcuni docenti universitari come Giancarlo Rovati della Cattolica di Milano e Andrea Salvini dell’Università di Pisa, in realtà i giovani che si dedicano al volontariato e fanno cittadinanza attiva stanno aumentando. Secondo Rovati, che lo ha sostenuto anche a Venezia lo scorso 1 aprile nel corso della Conferenza di apertura dell’anno Europeo del Volontariato, la percentuale dei giovani che dedicano parte del loro tempo alla solidarietà sta aumentando e se in termini assoluti il loro numero in 10 anni è invece calato (‐107 mila) dipende soltanto da una ragione demografica che fa dell'Italia un Paese sempre più vecchio: tra il 1996 e il 2006 i giovani tra i 14 e i 34 anni sono infatti diminuiti di un milione e mezzo. Proporzionalmente i giovani che fanno volontariato sarebbero addirittura aumentati: deficit demografico a parte, se nel '96 erano sei su 100 i giovani impegnati nel volontario, dieci anni dopo sono saliti a 8,5. Andrea Salvini sfata il mito del disinteresse giovanile e, elaborando i dati dal 1999 al 2010 a disposizione nell’Indagine Mutiscopo ISTAT «Aspetti della vita quotidiana», segnala che le persone di 14 anni e oltre che hanno svolto attività gratuita per associazioni di volontariato nei 12 mesi precedenti l’intervista5, sono aumentate per quanto riguarda i giovani tra i 14 e i 17 anni di un punto percentuale (da 6,3 a 7,3), mentre è dell’11,8 per cento la percentuale dei 18 e 19enni che nel 2010 hanno fatto volontariato in una organizzazione contro l’8,4 dei loro coetanei del 1999. Tra i 20 e i 24 anni erano 8,8 giovani su cento a fare volontariato contro gli 11, 2 del 2010. Se da una parte c’è la questione demografica relativa alla diminuzione del numero di giovani, dall’altra c’è “l’invecchiamento” della società inteso come un aumento della speranza di vita e quindi del numero di over 65enni socialmente attivi e anche l’aumento, registrato dagli anni novanta in poi, 5
Il corsivo è relativo alla voce specifica compresa nell’Indagine Multiscopo Istat, vari anni
6 del numero di organizzazioni del terzo settore. Sono sempre di più le organizzazioni ad avere necessità di nuovi volontari e sono sempre meno da un punto di vista demografico le nuove leve. E le organizzazioni non sono solo più numerose, ma sono sempre più attente a qualificare i loro volontari o a selezionarne di già qualificati per rispondere con sempre maggior efficacia ed efficienza al loro ruolo di “gestori di servizi” per conto di enti pubblici molto deleganti, cosa che di fatto allontana le nuove generazioni che non sono ancora formate e il più delle volte gradirebbero un approccio più spontaneo e meno preparato al mondo della solidarietà. Il resoconto 2008‐2009 delle azioni dei centri di servizio evidenzia una attività di promozione del volontariato giovanile in continua crescita: nel 2009 quasi 3000 organizzazioni di volontariato sono state coinvolte, raggiungendo oltre 160.000 studenti dalle primarie alle scuole superiori. Trentotto centri di servizio hanno formalizzato accordi con singole scuole e trentadue direttamente con gli Uffici Scolastici Territoriali. Gli sportelli scuola volontariato sono passati da 63 nel 2008 a 66 nel 2009 e le esperienze di stage proposte ai giovani da 493 a 740. I centri di servizio lavorano quindi perché le associazioni si prendano cura dell’incontro dei giovani con il volontariato proponendo nuove forme di partecipazione sociale e esperienze di valore educativo che sostengano l’autostima e il bisogno di integrazione delle nuove generazioni. Inoltre, l’esperienza di volontariato dei giovani nelle organizzazioni è un modo significativo attraverso il quale sperimentare concretamente il senso del bene comune. Il dato confortante relativo alla promozione del volontariato giovanile da parte dei centri di servizio per il volontariato è da considerarsi come una importante operazione culturale, volta anche a favorire sempre più nelle organizzazioni di volontariato un approccio educativo e non da “reclutatori” di forza lavoro. Ritorna in campo quindi la questione della promozione del volontariato giovanile come responsabilità educativa ed in tal senso che bisogna interpretare il lavoro con 160.000 giovani portato avanti dal sistema dei centri di servizio che operano, in generale, con i seguenti obiettivi specifici: ⇒ Fare in modo che le diverse agenzie educative lavorino maggiormente in rete tra di loro con obiettivi di medio e lungo periodo, favorendo la condivisione dei processi di elaborazione delle politiche e delle strategie operative; ⇒ Accogliere i giovani come risorse importanti all’interno delle progettualità e dei sistemi organizzativi; ⇒ Coinvolgere i giovani nei luoghi di elaborazione delle politiche, valorizzando il protagonismo giovanile con iniziative concrete come per esempio la costituzioni di realtà associative; ⇒ Sostenere i giovani rispetto ai “mali” di cui soffre la società attuale ovvero frammentazione, individualismo, ripiegamento nella sfera privata e spaccatura dei legami classici di solidarietà; ⇒ Sensibilizzare, orientare, accompagnare, accogliere, formare i giovani, ma soprattutto garantire spazi di crescita e relazione e sostenere le organizzazioni nella revisione della loro governance in modo da creare spazi per i giovani; ⇒ Guardare con attenzione ai contributi della “cultura giovanile” sostenendo i giovani nel contrastare i modelli culturali di riferimento che impongono loro di essere belli e prestanti, simpatici e comunicativi, famosi e autonomi, creativi ed espressivi; ⇒ Evitare di etichettare i giovani con facili definizioni “marchianti” sia positive che negative; ⇒ Approcciarsi ai giovani in modo diversificato tenendo conto dei bisogni e delle caratteristiche delle diverse età della gioventù, delle differenze di genere e delle esigenze peculiari dei giovani delle distinte aree geografiche; ⇒ Collaborare per predisporre un quadro di riferimento legislativo chiaro e articolato sul tema delle politiche giovanili. 7 La collaborazione tra i centri di servizio (e quindi tra le reti che essi attivano) garantisce un approccio multidimensionale al mondo giovanile, consentendo ottimizzazione delle risorse e probabilmente maggiore efficacia. Da un maggiore confronto, inoltre, sortisce una riduzione del rischio di iniziative autoreferenziali che non tengono conto delle istanze reali dei giovani. Lo stesso principio di lavoro di rete e di infrastrutturazione è fondamentale che si diffonda tra le organizzazioni del terzo settore sul tema della promozione del volontariato giovanile. E’ importante, non solo per ottimizzare le già scarse risorse a disposizione, ma soprattutto per attuare iniziative sempre meno autoreferenziali che sappiamo avere poco appeal per i giovani che non partecipano più per un valore, ma per una “causa”, programmare azioni su tematiche trasversali e di sistema tra diverse associazioni e tra queste e il mondo della scuola e magari anche quello delle imprese. L’azione dei centri di servizio per il volontariato, viaggiando sui “binari” esplicitati nel presente documento, si concretizza attraverso un numero ingente e variegato di proposte che si realizzate in partnership e anche attraverso percorsi approfonditi di coprogettazione. In generale rispondono ai seguenti “modelli” di intervento: •
progetti di scuola volontariato (più con le superiori, ma in aumento quelle con elementari e medie) •
attuazione di percorsi di sensibilizzazione al volontariato per gli studenti •
realizzazione di percorsi di formazione per docenti, per volontari e docenti •
realizzazione di eventi (manifestazioni, feste, mostre, seminari, convegni, presentazioni di libri, partecipazione a fiere, altri eventi innovativi) •
attività specifica di orientamento al volontariato attraverso azioni di informazione, orientamento e accompagnamento •
orientamento specifico rispetto al servizio civile •
proposte di volontariato “estivo” •
orientamento specifico rispetto a servizio volontario europeo e altre iniziative collegate al Programma gioventù della Commissione Europea e altre iniziative “europee” •
realizzazione di stage brevi o a medio termine all’interno di organizzazioni di volontariato •
realizzazione di progetti innovativi all’interno delle attività curriculari •
percorsi per l’approfondimento di temi specifici (es/ diritti, ambiente, coesione sociale, intercultura, cittadinanza attiva,) •
premi o concorsi per giovani e/o studenti sui temi del volontariato •
realizzazione di percorsi di sensibilizzazione al volontariato attraverso la proposta teatrale •
progettazione partecipata con i giovani (es/ricostruzione spazi di aggregazione giovanili); •
realizzazione di scambi giovanili tra centri di servizio; •
accompagnamento dei giovani verso la costituzione di nuove organizzazioni di volontariato •
proposta di nuovi strumenti di comunicazione per veicolare meglio le informazioni del volontariato verso i giovani e viceversa (per esempio Csvtv di Chieti, Radio Volontariato Rovigo, Tgvolontariato Biella, blog...) e utilizzo dei social network (facebook, youtube, flickr, twitter, myspace, anobii, netlog) •
accordi/protocolli di intesa territoriali e centrali nazionali •
viaggi di istruzione solidali •
pubblicazioni per dare rilievo “scientifico” alla promozione e all’esperienza della promozione del volontariato giovanile •
progetti di scambio intergenerazionale •
progetti per documentare, registrare, le competenze acquisite •
progetti di peer education 8 •
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proposte per l’integrazione sociale (le proposte per i giovani volontari di recente immigrazione o l’esperienza di volontariato in alternativa alla sospensione scolastica) progetti specifici di educazione alla legalità iniziative per sostenere la formazione e l’accompagnamento delle associazioni di volontariato rispetto al tema della partecipazione giovanile progetti specifici per fornire alle associazioni di volontariato competenze comunicative per raggiungere il mondo giovanile interventi per facilitare sul tema della promozione del volontariato giovanile il lavorare in rete delle organizzazioni di volontariato con gli altri soggetti del terzo settore, la scuola, le altre agenzia educative e gli altri soggetti del territorio. Il nostro obiettivo prioritario e auspicio è che il ruolo fondamentale delle organizzazioni di volontariato in quanto soggetti aggreganti e organizzatori delle esperienze di promozione della cultura della sussidiarietà, responsabilità, solidarietà e cittadinanza attiva, sia sostenuto dalla società, dalle istituzioni, dal profit, come un compito essenziale di produzione di senso e di esperienze per i beni comuni e per la coesione sociale. Le organizzazioni vanno aiutate e sostenute in questo compito educativo essenziale e oggi così fondamentale, quasi emergenziale. Dobbiamo fare in modo che il sistema oggi diffuso in moltissime esperienze, mantenga la pluralità, originalità e innovazione dei percorsi, ma nella sua essenza sia ordinariamente presente nel percorso formativo dei giovani verso il loro essere cittadini adulti e responsabili, capaci non solo di rispettare le regole, ma anche di adempiere a quei doveri di solidarietà previsti dall’art. 2 della Costituzione Italiana. Non possiamo più lasciare questo al caso, alla generosità e intraprendenza di alcuni, ma alla corresponsabilità istituzionale che, utilizzando il principio di sussidiarietà e il pluralismo culturale, preveda la possibilità di dispiegarsi di un sistema ordinario di promozione dell’esperienza di volontariato, piccola o grande, di lunga o breve durata, singola o di gruppo che sia, ma che non potrà mancare nel curriculum di ciascuno. 9 
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