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6°Zadankai 15 Marzo 2012

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6°Zadankai 15 Marzo 2012
TRATTO DAL NUOVO RINASCIMENTO N°348!
15 MARZO 2012
ZADANKAI
Attento a come parli
di Dave Baldshun
Che il comportamento di Nikken, patriarca della Nichiren Shoshu, sia da considerare
manifestazione del Demone del sesto cielo, non giustifica l'utilizzo di toni accesi, afferma Dave
Baldshun, vice responsabile del Dipartimento di studio americano. Fondamentale può rivelarsi
ricordare sempre che il Male e il Bene sono due aspetti presenti in tutti gli esseri viventi.
Ho notato che nel Buddismo di Nichiren Daishonin si fa un gran parlare del male, dei nemici e dei demoni. Ci viene detto che quando propaghiamo l'insegnamento corretto «[...] i tre potenti nemici apparirebbero sicuramente» (La pratica dell'insegnamento del Budda, SND, 4, 16); che «Questo mondo è il regno del Demone del sesto cielo» (Lettera ai fratelli, SND, 4, 108) e «Quando la pratica progredisce e aumenta la conoscenza, i tre ostacoli e i quattro demoni emergono [...]» (ibid, SND, 4, 119). Che ne dovremmo fare di tutti questi demoni? Sembrano orde di spiritacci malefici che vogliono per forza spegnere la luce sul nostro orizzonte. Ma non è così. In generale, questi termini specificano le funzioni negative
intrinseche a ogni forma di vita, che sono in grado di diminuire in particolare il valore della nostra, che
causano disarmonia, incrinano la fiducia in noi stessi e ostacolano il progredire della fede e della pratica
buddista. Insomma, sono le forze dell'infelicità. Termini come "demoni", "nemici" e "male" rappresentano categorie del comportamento umano, nostro o di altri, che possono ostacolare lo sforzo di far
emergere da dentro di noi la natura di Budda. Per fortuna, se siamo costanti nella fede, possiamo trasformare queste funzioni negative in "buoni amici", in energia positiva grazie alla nostra pratica buddista. Fra i tre ostacoli e i quattro demoni ci sono le forze interiori del desiderio o del dubbio che possono
mettere alla prova la nostra fede e c'è anche il comportamento dei nostri familiari o di altre persone, che
possono opporsi alla nostra fede. C'è poi un modo molto preciso di comportarsi, che le scritture buddiste attribuiscono alla negatività innata della vita e che si oppone alla propagazione della Legge. Le tre
categorie di persone che si comportano così sono dette "i tre potenti nemici".
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TRATTO DAL NUOVO RINASCIMENTO N°348!
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Invece di etichettare la gente come demoni, ostacoli o nemici malvagi, dovremmo essere ben chiari sul
significato dei termini che utilizziamo. Adoperare termini "forti" senza inserirli in un contesto buddista,
può oscurare il significato e il vero intento delle nostre parole. Da bambino, mi è stato detto che il demonio e il male erano termini assoluti e che un nemico era una persona da odiare. Dio e il cielo erano
bene assoluto, il diavolo e l'inferno erano male assoluto. Il Buddismo, però, non concepisce il bene e il
male, o il Budda e il demone, come esistenti l'uno indipendentemente dall'altro. Il Buddismo afferma
invece la "non dualità di bene e male", considerandoli come due inseparabili realtà della vita, che non
possono esistere l'una senza l'altra. Dove c'è l'una, l'altra è un potenziale sempre presente. Come scrive
Nichiren Daishonin: «Il bene e il male sono inerenti alla vita sin dal tempo senza inizio» (Curare la malattia, SND, 5, 78). Dato che tanto il bene che il male sono presenti in ogni vita, incoraggiare il bene e
lottare contro il male diventa la sfida continua di ogni persona. Cosicché, quando si dice che qualcuno è
un demone o è malvagio, quello che in realtà intendiamo è che quella persona sta manifestando un
comportamento che l'insegnamento buddista definisce malvagio. Però sappiamo anche che in quella
persona è altrettanto presente il potenziale opposto. Per estensione, grazie a questo principio, il bene e
il male che vediamo negli altri riflette il bene e il male che c'è in noi. Il Buddismo considera la tensione
tra energie positive e negative della vita come la realtà di tutti i fenomeni, che sono governati dalla Legge di Nam-myoho-renge-kyo. Sia l'Illuminazione fondamentale che l'oscurità fondamentale, "il bene e il
male", sorgono dall'unica Legge di Nam-myoho-renge-kyo (vedi Il vero aspetto di tutti i fenomeni,
SND, 4, 229). L'oscurità fondamentale è l'ignoranza e la mancanza di fede nella Legge. L'Illuminazione
fondamentale è rivelata dalla consapevolezza e dalla fede nella Legge. Ciascuna di queste forze si esprime tramite il nostro comportamento. Il nostro modo di comportarci può incoraggiare a ignorare la
Legge oppure ci può guidare a una sua più grande consapevolezza. In sostanza, il nostro modo di comportarci, rivela di noi ogni cosa. Nichiren scrive: «Il vero significato dell'apparizione del Budda Shakyamuni, in questo mondo sta nel suo comportamento da essere umano» (I tre tipi di tesori, SND, 4, 179).
Il miglior criterio per giudicare una religione o una filosofia è quello di partire dal comportamento di
quanti vi aderiscono. Il Buddismo scandaglia le cause profonde del buon comportamento e di quello
cattivo, ciò che ci motiva a pensare, a parlare e ad agire in un certo modo. Come scrive Nichiren: «Una
persona che si è completamente risvegliata alla natura del bene e del male, dalle radici sino ai rami e alle
foglie, è chiamata un Budda» (Il kalpa della diminuzione, SND, 8, 197). La religione, o filosofia, che abbracciamo, gioca un ruolo importante nel determinare quali forze, positive o negative, domineranno i
nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni che a loro volta danno vita alle nostre tendenze sotto
forma di karma, come abitudini che sorgono dal ripetere le stesse azioni. Una filosofia che non sia corretta o che sia debole ci rende più inclini ai desideri egocentrici e alle pulsioni che originano dalla nostra oscurità fondamentale. Lo scontro tra il bene e il male è più evidente in chi ricopre posizioni di autorità, sia religiose che secolari, laddove le tentazioni della natura umana sono particolarmente forti.
Questo, storicamente, è accaduto più e più volte anche a quanti rivestono una posizione di potere nel
clero buddista che hanno ripetutamente ceduto alle più basse emozioni umane e si sono considerati superiori, in piena opposizione all'insegnamento che professavano. La loro arroganza li ha portati a sovvertire l'insegnamento che era stato loro affidato e come risultato hanno funzionato da demoni o "cattivi amici" per tutte le altre persone. Ma è importante ricordare che ognuno deve affrontare la sfida di
smascherare e vincere questo demone. Lo stesso Nichiren ha vissuto questa lotta, come spiega: «Il Demone del sesto cielo ha cercato di impossessarsi del mio corpo, ma io stavo già in guardia e non mi si è
avvicinato» (Risposta a Sairen-bo, SND, 9, 156). Poiché Nichiren ha sconfitto la sua oscurità fondamentale, ha potuto manifestare la sua natura di Budda. Quando il bene esprime tutta la sua forza nell'opporsi al male, il male si trasforma in una causa che rafforza il bene. Quando al male si consente di convivere
impunito, allora consumerà tutto e tutto sarà perduto. Nel Sutra del Loto, Devadatta, discepolo di
Shakyamuni, impersona la tendenza universale a una cattiva condotta. Divenuto preda della gelosia e
dell'ambizione, cercò di distruggere la comunità dei credenti e trascinare le persone lontano dagli insegnamenti del Budda. Shakyamuni reagì immediatamente, rivelando il tradimento di Devadatta e rimproverandolo aspramente. Nichiren racconta così la storia di Shakyamuni e Devadatta: «Per esempio, il
Budda così inveì contro il suo discepolo Devadatta: «Tu sei un imbecille che lecca lo sputo altrui!». Infiammato dall'ira, come se fosse trafitto da una freccia avvelenata, Devadatta gridò: «Gautama non è un
Budda! Io sono il primogenito del re Dronodana, il fratello maggiore di Ananda e il cugino di Gautama.
Anche se mi fossi macchiato di una gravissima colpa, avrebbe dovuto ammonirmi in privato.
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Rimproverarmi pubblicamente davanti a questa grande assemblea di uomini e di dèi, è questo il modo di
agire di un grande uomo, di un Budda?» (L'apertura degli occhi, SND, 1, 123). A colpo d'occhio il rimprovero fatto in pubblico da Shakyamuni non sembra un comportamento da Budda, ma Shakyamuni stava cercando di mettere in guardia Devadatta rispetto alla gravità delle sue trasgressioni e al tempo stesso rendere coscienti tutti i presenti dell'enorme portata del suo errore. «Shakyamuni rimproverò con la massima
severità il comportamento malvagio di Devadatta. Su questo non v'è alcun dubbio. È proprio denunciando il male che possiamo aprire gli occhi alle persone malvagie perché l'udire voci in cui riecheggia la giustizia della Legge mistica attiva la natura di Budda che giace latente dentro il loro cuore. Ma poiché il
cuore di queste persone è coperto da una spessa e dura coltre di ignoranza una voce debole non li raggiungerà. Occorre una voce che critichi severamente, che richiami il male alle proprie responsabilità per
spezzare questa scorza dura e illuminare la natura di Budda» (NR, 297, 20). Solo quando Shakyamuni condanna apertamente il comportamento di Devadatta, ha la possibilità di rivelare la funzione del suo nemico come "buon amico" nato al suo fianco vita dopo vita. In tempi più recenti, questa situazione è stata
vissuta dalla Soka Gakkai nella sua sfida di propagare ampiamente la Legge mistica durante il periodo in
cui era legata al clero della Nichiren Shoshu. Dal 1990, è apparso chiaro che il comportamento di Nikken
Abe, il patriarca, stava rispecchiando in sé la definizione delle funzioni demoniache spiegate dal Sutra del
Loto. Il maestro cinese Miao-lo (711-782) le definisce nelle sue Annotazioni su "Parole e frasi del Sutra del
Loto" basandosi sui versi del tredicesimo capitolo del Sutra del Loto Esortazione alla devozione. Miao-lo
sintetizza il concetto del terzo potente nemico come «"l'arroganza e la presunzione di coloro che si fingono santi" o falsi santi arroganti. Questo terzo gruppo descrive i preti che fingono di essere santi e che sono riveriti come tali, ma che quando incontrano i praticanti del Sutra del Loto, hanno paura di perdere
fama e profitto e inducono le autorità civili a perseguitarli» (Dictionary of Buddhism, ed. Soka Gakkai,
Tokyo, pag. 720). Il clero della Nichiren Shoshu mise in atto un piano che mirava ad assumere il controllo
dei laici sostituendo il presidente Ikeda alla guida del movimento buddista di kosen-rufu. Affermarono
l'infallibilità del patriarca, unico capace di infondere potere al Gohonzon. Affermarono anche che il clero
era l'intermediario necessario ai credenti laici per stabilire una relazione con l'insegnamento di Nichiren
Daishonin. In un'ultima, sciocca manifestazione di autoritarismo, Nikken scomunicò i tredici milioni di
membri della SGI nel mondo. Il tentativo di distruggere l'organizzazione dedita all'ampia propagazione
del Buddismo di Nichiren, cioè a kosen-rufu, rientra nella categoria dei comportamenti malvagi. Anche se
questo è un punto di vista buddista, non dovremmo essere superficiali nell'esporlo. Se si usa un linguaggio
acceso con termini non esattamente collocati nel contesto della filosofia buddista di Nichiren, si può dar
l'impressione di voler demonizzare qualcosa o qualcuno o persino incitare all'odio quando non è così.
Come abbiamo imparato dal film Guerre Stellari, l'odio guida verso il lato oscuro della forza e non è là
che vogliamo andare. La nostra lotta è contro l'oscurità fondamentale, il lato oscuro della forza che esiste
in ogni vita. Se denunciamo l'oscurità che si manifesta in un comportamento che ostacola la propagazione
della Legge, rafforziamo la nostra capacità di vincere il male in noi stessi. La non dualità di bene e male
significa che il male degli altri è la spia del male che c'è anche in noi. È con questa comprensione che dovremmo usare i termini buddisti e parlare agli altri dei principi buddisti relativi al male, perché il nostro
linguaggio può anche confondere invece di educare, può contrapporre anziché unire. È veramente importante che ciascuno di noi affronti il male o le funzioni demoniache nel corso della sua pratica e di kosenrufu. L'essere passivi di fronte a queste forze sarebbe idiota perché queste stesse forze non sono affatto
passive. Nichiren afferma: «Ricercare l'Illuminazione senza denunciare le eresie è vano come tentare di
trovare l'acqua in mezzo al fuoco o il fuoco in mezzo all'acqua» (Ammonimenti contro la calunnia, SND,
4, 100). Viviamo in un mondo che ha per sovrano il re Demone del sesto cielo, un mondo dominato dalle
forze negative della vita. Oggi le persone hanno una migliore istruzione rispetto al passato e desiderano
realmente pace e felicità. Molti sono sinceramente religiosi, ma nonostante questo la guerra e la sofferenza continuano. Se crediamo nelle parole di Nichiren Daishonin che il Sutra del Loto è «una spada tagliente che spezza l'oscurità fondamentale» (Confronto tra il Sutra del Loto e gli altri sutra, SND, 5, 67), allora
il movimento della SGI che propaga la suprema dignità della vita basandosi sul Sutra del Loto può senz'altro essere la migliore speranza per tutta l'umanità.
tratto da Living Buddhism
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