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Gabriele d`Annunzio «Il verso è tutto» CD6

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Gabriele d`Annunzio «Il verso è tutto» CD6
PARTE UNDICESIMA
CAPITOLO II
Dal liberalismo all’imperialismo: Naturalismo e Simbolismo (1861-1903)
I movimenti letterari e le poetiche, § 6
CD6
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Gabriele d’Annunzio
«Il verso è tutto»
[Il piacere]
In questa pagina del Piacere (1889) d’Annunzio esprime un concetto-base del Decadentismo: la concezione della vita fondata sull’*estetismo, sul valore supremo, cioè, riconosciuto all’arte. Il brano esprime
il punto di vista di Andrea Sperelli, il protagonista del romanzo, il quale pone tutta la sua esistenza sotto il segno dell’arte. Sperelli cita all’inizio un *emistichio, estremamente significativo («Il Verso è tutto»),
dello stesso d’Annunzio, tratto dall’Isottèo (1886, poi 1889): «O Poeta, divina è la Parola; / ne la pura
Bellezza il ciel ripose / ogni nostra letizia; e il Verso è tutto». Appare già in questi versi quella religione
della parola poetica che è uno dei fondamenti dell’estetismo decadente. Nel brano il verso poetico è esaltato in quanto capace di esprimere l’infinito e l’Assoluto. La poesia affonda le sue radici in una zona oscura dell’essere umano e della lingua e da lì si congiunge con l’anima stessa delle cose e della natura.
da G. d’Annunzio, Il piacere, in ID.,
Prose di romanzi, a cura di A.
Andreoli, Mondadori, Milano 1988,
vol. I, pp. 145-146.
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Il verso è tutto. Nella imitazione della Natura nessuno strumento d’arte è più vivo, agile, acuto, vario,
moltiforme, plastico, obbediente, sensibile, fedele. Più compatto del marmo, più malleabile della cera, più sottile d’un fluido, più vibrante d’una corda, più luminoso d’una gemma, più fragrante d’un
fiore, più tagliente d’una spada, più flessibile d’un virgulto, più carezzevole d’un murmure, più terribile d’un tuono, il verso è tutto e può tutto. Può rendere i minimi moti del sentimento e i minimi moti della sensazione; può definire l’indefinibile e dire l’ineffabile; può abbracciare l’illimitato e penetrare l’abisso; può avere dimensioni d’eternità; può rappresentare il sopraumano, il soprannaturale,
l’oltramirabile; può inebriare come un vino, rapire come un’estasi; può nel tempo medesimo possedere il nostro intelletto, il nostro spirito, il nostro corpo; può, infine, raggiungere l’Assoluto. […] Un
pensiero esattamente espresso in un verso perfetto è un pensiero che già esisteva preformato nella
oscura profondità della lingua. Estratto dal poeta, séguita ad esistere nella conscienza degli uomini.
Maggior poeta è dunque colui che sa discoprire, di sviluppare, estrarre un maggior numero di codeste preformazioni ideali.
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese Manuale di letteratura
[G. B. PALUMBO EDITORE]
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