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10°Zadankai 23 maggio 2013

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10°Zadankai 23 maggio 2013
TRATTO DA BUDDISMO E SOCIETÀ N°104!
23 MAGGIO 2013
ZADANKAI
La paura non
è un problema
a cura di Marina Marrazzi
e Alessandra Fornasiero
Come possiamo vincere la paura praticando il Buddismo di Nichiren Daishonin? E sviluppare il
coraggio? Come possiamo aiutare qualcuno a superare la paura della sconfitta, della solitudine, della
morte? Abbiamo invitato in due occasioni Tamotsu Nakajima, direttore generale dell'Ibisg, ad
approfondire con noi il tema della paura e del coraggio dal punto della fede e della pratica buddista.
Il testo che segue è il risultato di questi incontri.
È difficile analizzare parole usate per indicare aspetti interiori come "cuore", "coraggio" o "paura", perché proprio per la loro caratteristica di essere intangibili non si esprimono mai in modo univoco, e
ognuno le può interpretare in maniera personale. La paura per esempio, a seconda delle situazioni, si
può manifestare come istinto di sopravvivenza o come mancanza del coraggio per andare avanti. Per approfondire il discorso dal punto di vista del Buddismo bisognerebbe innanzitutto analizzare negli scritti
del Daishonin quali ideogrammi vengono tradotti con la parola "paura". Infatti sono più d'uno, ed
esprimono lo stesso concetto da angolazioni diverse (vedi box in fondo). Il termine "codardo" letteralmente vuol dire "non assiduo". È codardo chi non va avanti, chi non affronta con costanza e perseveranza le difficoltà e dunque non approfondisce la fede. Del resto si dice che il coraggio sia una caratteristica
della fede buddista: quando si ha la fede si è coraggiosi di per sé. In definitiva, chi affronta i problemi ha
coraggio e ha fede.
GRUPPO PROMONTORIO!
PAGINA 1
TRATTO DA BUDDISMO E SOCIETÀ N°104!
23 MAGGIO 2013
Affrontare una difficoltà
Cosa vuol dire affrontare? Anche se non ci si sente affatto coraggiosi davanti a un problema, si dice che
il primo passo sia quello di recitare Nam-myoho-renge-kyo davanti al Gohonzon. Il coraggio è decidere
di iniziare a trasformare un problema con il Daimoku. Innanzitutto, affrontare un problema vuol dire
non cercare la causa fuori di sé. Se si vede la causa fuori non si può affrontare un problema seriamente,
se invece si riconosce la causa dentro di sé, allora ci si assume la responsabilità. Certe volte, pur continuando nella pratica buddista, sorge il dubbio: sto affrontando veramente o non sto affrontando, riuscirò a farcela? Chi continua a lottare, anche con fatica, ha coraggio - ha fede. È importante cercare di capire a fondo cosa insegnava Nichiren Daishonin, non teoricamente, ma sperimentandolo nelle situazioni concrete, affrontando la vita di momento in momento.È difficile avere coraggio. Quindi è una fortuna non fermarsi, continuare a camminare... Finché non ci si ferma, non si ha il tempo di avere paura.
Alcuni hanno paura di affrontare qualche problema. Come si affronta questa paura? Quel che è certo è
che se si affronta il problema, la paura è superata. Perché la paura di affrontare un problema appare
quando si ha qualche scappatoia. In ogni caso, la paura non si può mettere da parte. Ricordiamoci comunque che chi ha avuto coraggio, ha avuto anche paura. A volte non si ha paura solo perché non ci si
ferma. È facile quindi essere preda della paura, per questo è importante continuare ad andare avanti
senza fermarsi.
Vincere o perdere
In ogni momento si combatte dentro di sé in vari modi, perché ci sono sempre due punti di vista in
competizione: la visione illuminata e quella oscura. E i casi sono due: o si va avanti - e si vince - o ci si
ferma - e si perde.La decisione che si prende per andare avanti in quei momenti è il coraggio. Tutte le
volte che si riesce a tirare fuori la visione illuminata, la Buddità, si deve lottare contro la tendenza dell'oscurità innata. Sempre, in ogni momento, può emergere la nostra oscurità che ci fa vedere tutto negativo, oppure la Buddità, che illumina tutto. Quindi dobbiamo lottare in ogni momento. La vita è una
lotta tra la Buddità e l'oscurità. La condizione di Buddità è difficile da trovare, e bisogna ricercarla ogni
volta. Quante più volte siamo riusciti a trovarla tanto più è facile riconoscerla, e tanto più si riesce ad
avere fiducia nel procedere. Il concetto di vittoria nel Buddismo è esattamente legato a questa lotta tra
Buddità e oscurità; vincere vuol dire fare emergere la Buddità e consolidare questa tendenza nella vita.
Lo stato di Buddità non si vede, ma in sostanza è vivere con la "gioia di vivere". L'oscurità ce l'abbiamo
tutti, quello che conta è superarla. Il Buddismo del Daishonin utilizza ogni cambiamento, ogni situazione, ogni sofferenza per vincere. Questa è la pratica per ottenere la Buddità: Buddità è il modo in cui
affronti le difficoltà, e ogni difficoltà è un'occasione per tirarla fuori. Ma questo diventa impossibile se si
ha paura e ci si ferma. La Soka Gakkai è importante perché incoraggia le persone a superare l'oscurità
innata.
Di cosa abbiamo paura
In generale abbiamo paura di qualcosa che non conosciamo. Dopo la morte non sappiamo cosa c'è, per
questo la temiamo. Oppure abbiamo paura del buio, di certi animali, di certi aspetti inconsci... Quello
che non conosciamo è fonte di paura. Ma quando eliminiamo l'ignoranza anche la paura se ne va. Per
eliminare questa ignoranza deve essere chiara la decisione personale. Deve essere chiara la visione della
vita. Attraverso il Buddismo stiamo imparando a conoscere la vita. Affrontare la vita ogni momento è
una causa per comprenderla sempre più profondamente. Avere in ogni momento il coraggio di affrontare le nostre difficoltà, il coraggio di realizzare quanto ci riesce difficile persino credere possibile, ci apre
la strada per capire, per eliminare l'ignoranza. Anche nella perdita c'è paura, paura di perdere una determinata cosa, un affetto o una certa condizione. Persino nel percorso per raggiungere la propria felicità si ha paura di perdere quello che si ha ora, e questa è una forma di attaccamento. Ma, come si dice:
«Cosa che ottieni, cosa che perdi», non possiamo mai sapere cosa succederà nel futuro, e nella nostra
vita abbiamo esperienza solo di quello che abbiamo vissuto finora. Quando si ha paura di perdere si
pensa che quello che accadrà domani potrà essere peggiore di quello che è accaduto fino ad oggi. Questa è insicurezza, perché si pensa di non saper mantenere quello che si ha.
GRUPPO PROMONTORIO!
PAGINA 2
TRATTO DA BUDDISMO E SOCIETÀ N°104!
23 MAGGIO 2013
Imparare dall'esperienza
In qualche misura noi viviamo sempre in una situazione di insicurezza, perché l'unica cosa certa è
l'esperienza fatta fino a oggi: del domani non abbiamo ancora nessuna esperienza. Al massimo il domani
lo possiamo immaginare, ma si potrà anche rivelare del tutto diverso. Poiché l'unica cosa che si conosce
è il passato, è solo in base all'esperienza già fatta che si può affrontare l'oggi: perciò, per poter affrontare l'incertezza del domani, si deve essere convinti della propria esperienza. E per questo, più sicurezza si
acquisisce, più facilmente si affrontano le difficoltà. La pesantezza del carico che si porta è relativa alla
forza che si ha. Quando si recita Daimoku per ottenere un risultato e si riesce a trasformare l'ambiente,
si sperimenta il funzionamento del Gohonzon. Tuttavia, per quante esperienze si siano fatte, bisogna
ogni volta affrontare l'ignoto con coraggio, perché le difficoltà o si affrontano in questo modo o ci si
ferma. Anche con la pratica buddista è la stessa cosa; noi abbiamo trovato questo mezzo, ma dobbiamo
usarlo correttamente, cioè come ha insegnato il Budda.
Praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin
Quello in cui si crede (che sia Buddismo o un'altra cosa) ci spinge ad andare avanti. Noi abbiamo scelto
questa pratica buddista, che ci aiuta tantissimo a procedere. Ma la pratica non è semplicemente fare
Gongyo, Daimoku, partecipare alle riunioni: quella è la forma della pratica. Ci vuole la decisione personale. A seconda di quanta decisione, di quanta convinzione si ha, di come è la propria fede, la propria
pratica, viene fuori la forma, il modo di praticare. Ma guardando solo il modo di praticare non si vede
altro che la forma. Per questo non è possibile giudicare dall'esterno la pratica degli altri… Usare bene la
pratica vuol dire per prima cosa usare il Daimoku per tirare fuori saggezza e coraggio. È importante
partire sempre dal Daimoku, indipendentemente dal problema. E praticare per gli altri. Il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda chiamava "pratica del mendicante" quella di chi chiede continuamente al Gohonzon benefici personali "in cambio" di azioni per kosen-rufu, pretendendoli uno dietro
l'altro, come se il Gohonzon ci fosse debitore di qualche cosa. Col tempo si impara che per realizzare i
desideri personali bisogna fare azioni per la felicità degli altri. Il problema non diventa più il mio desiderio ma la felicità dell'altro. Il Budda ha il desiderio costante di rendere felici tutte le persone, insegnando loro a fare come lui. Questo per noi è shakubuku, cioè trasmettere la Legge mistica: aprire la
Buddità presente nella vita di ogni essere vivente. È il cuore della nostra attività, ed è anche il cuore dell'insegnamento buddista. Il desiderio di fare stare bene gli altri fa stare bene noi, e ci fa rimanere giovani e attivi. Il Buddismo è incredibilmente grande, sono io che non lo so usare in tutta la sua grandezza, e
che con il mio cervello lo faccio diventare piccolo: questa è un'offesa alla Legge. Se pratico male sto offendendo la Legge. È difficile praticare correttamente. Dovremmo ricambiare il debito di gratitudine in
base al principio di engi (il principio dell'origine dipendente): io ora sono qui grazie all'esistenza di tante
altre persone. Perché ognuno di noi esista devono essere esistite tantissime persone prima, e se ora siamo in vita dobbiamo provare gratitudine per tutte le persone. La gratitudine verso la Soka Gakkai, verso il maestro, verso tutti i membri, verso le persone che praticano e quelle che non praticano deve essere la medesima. Ognuno ha la gemma della Buddità cucita nel vestito (da una parabola citata nel Sutra
del Loto; vedi Il Sutra del Loto, Esperia, pp. 194-195). Questo è kosen-rufu: ricambiare la gratitudine
rivelando agli altri che possiedono la Buddità. Il Buddismo di Nichiren Daishonin è tutto lì. Senza la
pratica "per gli altri", la "pratica per sé" non funziona. Bisogna avere coraggio, nel senso di "decisione",
e allora si può affrontare qualunque difficoltà. Questo diceva il Daishonin: se comincio a insegnare il
Sutra del Loto, sicuramente sorgeranno molte difficoltà (tre ostacoli e quattro demoni). Ma se decido
non posso più indietreggiare e devo essere pronto ad andare fino in fondo. Del resto se il Daishonin
non avesse parlato, se non avesse avuto il coraggio di trasmettere il suo insegnamento, il suo Buddismo
non sarebbe valso nulla.
La paura della morte
Si dice che l'immortalità del Budda è non avere paura della morte. Quelli che sono andati vicino alla
morte per malattia o incidente, tornandoalla vita piena vivono con meno paura perché indirizzano la
propria esistenza in funzione dell'esperienza vissuta, per non avere rimorsi o rimpianti. Dal punto di
vista del Buddismo una domanda fondamentale è: come viviamo la vita? Qual è la felicità? Ci dovrebbe
essere soddisfazione in ogni momento della vita.
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TRATTO DA BUDDISMO E SOCIETÀ N°104!
23 MAGGIO 2013
In ogni momento dovremmo arrivare a essere contenti di vivere. Il vero punto è: tornare in se stessi,
capire cosa è la vita, capire per cosa viviamo e per cosa siamo nati. Per soffrire? No, per gioire! E quando
si gioisce? Anche nella sofferenza. Nella sofferenza sta la gioia, se riusciamo a tirare fuori la Buddità. È
come si vive in ogni momento che fa la differenza. Inutile avere paura della morte. Conta solo come vivi
ora: il cambiamento parte da qui. La vita nostra è solo il momento presente. Certo, la vita è eterna, ma è
fatta di momenti: passato, presente e futuro. Uno non c'è più, l'altro non ancora, e dunque la vita sta
qui. Tutto dipende da come vivo questo momento qui.
La decisione
Nichiren Daishonin, dai sedici ai trentadue anni, studia tutti i sutra. In realtà egli lo fa per confermare
quello di cui già era certo, per cercare la verifica di ciò di cui era già sicuro. Nel caso di Nichiren, il punto di partenza è la sua decisione, la sua convinzione. Anche Ikeda, il nostro maestro, parte con una sua
profonda convinzione. Ogni cosa di cui si discute, alla fine deve sfociare in una decisione, e quella decisione deve diventare convinzione assoluta. Daisaku Ikeda, prima di diventare terzo presidente, disse ai
giovani che sarebbe stata la loro decisione assoluta a far diventare kosen-rufu una realtà. Noi cosa decidiamo? Come utilizziamo la nostra vita? Sempre Ikeda ci invita a decidere di usare la nostra vita per la
nostra felicità e per la felicità di tutti. Cioè per kosen-rufu. A partire da quello di cui siamo convinti
ora, da cosa decidiamo ora per domani, quella decisione diventa realtà.
Paura di vivere nel mondo di oggi
Ognuno cerca di trovare un riferimento, un riferimento personale per dimenticare la paura di vivere.
Potere, soldi, fama... ma facendo così alla fine non siamo più neppure sicuri di quel riferimento, e ritorniamo al punto di partenza, alla paura. Il mondo diventa sempre più piccolo e talmente veloce che
quello che una volta dava sicurezza sfugge dalle mani, non si sa dove stiamo andando, non si sa cosa
succederà domani... Abbiamo faticosamente dimenticato gli orrori della guerra mondiale, ma oggi sono
esplose tante altre guerre e il terrorismo: ogni giorno c'è più insicurezza, più caos, più oscurità. Io penso
che questa sia un'occasione per realizzare kosen-rufu, più il momento è buio, più è buono… Noi abbiamo il mezzo, perciò con coraggio possiamo risolvere. Questo è il secolo della vita, dell'umanità, dobbiamo impegnarci a crearlo. Il modo di praticare il Buddismo è cambiato moltissimo in questa epoca:
praticare oggi equivale a vedere la Buddità nella vita di tutte le persone. La pratica buddista è la pratica
del bodhisattva Fukyo, cioè rispettare la Buddità di tutte le persone, nessuna esclusa. Quando c'è il sole,
abbiamo gratitudine per la sua luce e il suo calore. Ma se guardiamo da una visuale più allargata vediamo
che ci sono anche nuvole, pioggia, vento, che fanno parte dello stesso universo. L'atteggiamento verso
tutte le persone deve essere uguale.
A parole è facile.
Farlo significa avere cora!io.
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PAGINA 4
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