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un fine generoso - Cercasi un fine

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un fine generoso - Cercasi un fine
n.
100
2015 • anno XI
Poste Italiane S.PA - Spedizione in abbonamento postale
D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 2, DRT BARI
meditando
intervistando pensando
una storia
un progetto
in comune
di Franco Ferrara
Pasquale Bonasora
Ennio Triggiani
Franco Chiarello
Pietro Urciuoli
di Raffaella Carlone
Emanuele Cavallone
Emilia Brescia
Giuseppe Romeo
Angela Stallone
Gianni Tiani
di Emanuele Carrieri
Eleonora Bellini
Giuseppe Ferrara
Franco Greco
Carlo A. Resta
cercasiunfine
‘‘
Bisogna che il fine sia onesto. Grande. Il fine giusto è dedicarsi al prossimo. E in questo
secolo come lei vuole amare se non con la politica o col sindacato o con la scuola? Siamo
sovrani. Non è più il tempo delle elemosine, ma delle scelte.
i ragazzi di don Lorenzo Milani
periodico di cultura e politica
www.cercasiunfine.it
un fine
generoso
uando abbiamo iniziato,
dieci anni questo giornale,
e qualche anno prima le scuole di
politica, abbiamo scommesso su
Lorenzo Milani, come guida e
fonte di ispirazione. Abbiamo
scommesso che, pur nella diversità dei tempi e dei contesti sociali e
politici, potessimo, anche noi,
“cercare un fine onesto, grande,
giusto [cioè il] dedicarsi al prossimo”. Ci siamo riusciti o meno,
spetta non solo a noi valutarlo, ma
soprattutto a voi, che ci avete seguito. Spetta a tutti quelli che noi
chiamiamo “compagni di strada”:
redattori e soci dell’associazione,
lettori e sostenitori del giornale,
corsisti delle scuole, collaboratori
e docenti, amici e conoscenti incontrati nelle tante iniziative.
Diverse cose ci hanno provato in
questi anni: la scarsezza delle risorse economiche; un volontariato, alcune volte, vissuto in maniera incostante (dai redattori all’ultimo dei corsisti); l’opposizione ecclesiale (specie di alcuni pastori e
fedeli laici); l’opposizione politica
di chi ci ha negato risorse pubbliche (come nel caso del milione di
euro rifiutato per la Casa della
q
Convivialità); l’ipocrisia di una
parte marcia della sinistra che, a
parole, dice di condividere solidarietà e giustizia, ma nei fatti è di un
populismo e mafiosità senza precedenti.
Diverse altre ci hanno confortato
e spronato ad andare avanti: l’entusiasmo e la passione di coloro
che credono che l’Italia, specie il
sud, non sia ancora totalmente
ostaggio di leader populisti e/o
mafiosi; l’impegno di chi si è formato nelle nostre scuole e poi ha
assunto responsabilità pubbliche;
i vari riconoscimenti avuti a livello
locale e nazionale; lo scommettere sempre sulla qualità più che sulla quantità.
I ragazzi di Milani si e ci chiedono: “E in questo secolo come lei
vuole amare se non con la politica
o col sindacato o con la scuola?”.
È una domanda che spesso, da solo o con gli amici di Cercasi un fine, mi sono posto. Politica, mondo del lavoro e formazione sono
ancora gli assi portanti del nostro
essere cittadini? Sono ancora i
luoghi in cui realizziamo la nostra
identità di cittadini italiani e, per
alcuni di noi, di cristiani? Non è
che la crisi economica ci sta rendendo sempre più avari, chiusi
agli altri e preoccupati solo del
nostro avvenire e non certo di politica-sindacato-scuola?
Non a caso cresce quell’atteggiamento di cooperazione e solidarietà vissuto solo se a costo zero. In
altri termini ci si impegna, si è generosi solo nella misura in cui dono il superfluo o quanto è destinato ad essere buttato via. Oppure si
è generosi, o si crede di esserlo,
solo con un click su FB o su una
pagina web, Se invece si tratta di risorse a me preziose (tempo, beni
economici, potere) la mia generosità non può realizzarsi. Non ci
vuole molto a spiegare l’assurdità
di tale pretesa: non esiste atteggia-
mento di cooperazione e solidarietà che non costi qualcosa, anche se piccola e nascosta. Non a
caso Milani opponeva la politica,
il prendersi cura degli altri all’avarizia: “il problema degli altri è
uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è
l’avarizia”.
Il futuro del nostro giornale, delle
scuole e di tutte le attività sono
nelle nostre mani e sarà ricco di
positività solo nella misura in cui
il riferimento a Milani diventa pane quotidiano. Non è facile, anzi è
parecchio difficile. Ma è l’unico
modo per “essere sovrani”, visto
che “non è più il tempo delle elemosine, ma delle scelte”.
‘‘
di Rocco D’Ambrosio
Lorenzo Milani (1923-1967),
prete, educatore,
testimone di autenticità umana
e cristiana, accoglienza e pace
2 meditando
di Franco Ferrara
storia e memoria
ro 100 di pubblicazione.
Diversi sono gli angoli di lettura
dell’esperienza. Il primo ha origine nell’esperienza realizzata dal
1997 al 2002 con il periodico Caro
Eberhard. Alla fine degli anni ‘90,
si registrava in terra di Bari la presenza di un laicato responsabile
che in maggior parte aveva vissuto il Concilio Vaticano II e il postconcilio. Lo spazio che si apriva
era quello lasciato sul terreno non
solo dalla fine della Democrazia
Cristiana, dalle mutazioni del Partito Comunista e dall’affermazione di nuovi soggetti sociali come
l’associazionismo e il volontariato, ma anche dall’abbandono delle
militanze politiche nei partiti. Si
raccoglievano da diverse sponde i
frammenti di queste realtà. Inoltre, nonostante il clamore mediatico, la complessa vicenda di lotta
alle mafie e l’esigenza di amministrare le città, uscendo dai recinti
della corruzione, rimanevano sullo sfondo. La lotta alle mafie richiedeva un salto di qualità alla
laicità e non soltanto a quella pugliese. Era indispensabile un laicato con un’elevata coscienza critica, che necessitava di una formazione permanente in grado di attivare ai vari livelli istituzionali e
sociali il discernimento come
azione profetica. In questo humus
affonda la matrice e la nascita del
giornale e delle scuole di politica.
Infatti, mentre Caro Eberhard si
chiudeva, dall’incontro informale
di don Rocco D’Ambrosio, Ignazio Grattagliano e chi scrive fu
pensato un nuovo percorso formativo che trovasse nell’autono-
mia laicale il punto di convergenza. L’ispirazione di Bonhoeffer,
don Milani, don Tonino Bello,
Moro e Stein fu la prima pietra di
questo progetto per riscoprire
l’impegno politico e sociale a partire dalla propria responsabilità.
Le scuole di formazione socio
politica, insieme al giornale e alla
casa della convivialità, pensate in
divenire dai fondatori, dovevano
contribuire alla storia della nuova
politica. È stato facile convogliare
sulla proposta del nuovo giornale
e delle scuole, il laicato più impegnato nello spazio sociale e politico. Si è formato un motivato
gruppo redazionale che ha trovato reciproca accoglienza e condivisione d’intenti operativi. La redazione, sede in cui ogni volta è
discusso e scelto il tema, ha rotto
lo schema tradizionale del lungo
articolo e soprattutto dell’essere
voce di qualche gerarchia. La
pubblicazione del giornale ha suscitato interesse per i temi trattati,
la novità del punto di vista, l’analisi circostanziata, l’autonomia del
pensiero e per la speranza di contribuire al cambiamento dell’azione politica. La sua diffusione ha
favorito la nascita e l’affermazione delle scuole di politica sul territorio prima provinciale poi regionale. Esse sono progettate su
modulazione triennale, allo scopo
di accorciare la distanza tra cittadino e istituzioni e promuovere la
partecipazione attiva e competente a discernere le scelte politiche e
amministrative locali, fino alla stesura partecipata dei bilanci comunali.
Possiamo sostenere che le scuole
hanno creato interazioni nuove
meditando
di Pasquale Bonasora
un fine compie 10 anni
c ercasi
di vita e raggiunge il nume-
sul territorio: i docenti, i formatori, i redattori sono stati chiamati
periodicamente alla formazione.
La loro provenienza dal mondo
universitario, da ruoli istituzionali, dal volontariato hanno contribuito all’attuale identità sia del
giornale che delle numerose scuole di politica sorte in quasi tutto il
territorio pugliese: attualmente ci
sono 15 scuole attive.
La rilettura del pensiero politico,
dei ruoli istituzionali, dei processi
della globalizzazione, della crisi
economica, insieme ai temi eticamente sensibili, povertà, Europa,
multiculturalità, corruzione e altri
temi hanno costituito l’ossatura di
CuF e del nuovo impegno politico, che ha fatto leva sulla coscienza e la libertà personale.
Il secondo angolo di lettura è
quello della casa della convivialità
sociale, politica e interculturale
“don Tonino Bello”. L’idea di far
incrociare le culture, di elaborare
politiche sociali innovative, scaturiva dalla rilettura del pensiero di
don Tonino Bello: “La pace non
viene quando uno si prende solo
il suo pane e va a mangiarselo per
conto suo. Quella è giustizia, ma
una volta che è avvenuta la giustizia, non ci sarà ancora la pace. La
pace è qualche cosa di più è convivialità, cioè mangiare il pane
con gli altri senza separarsi. La pace cosa è? È la convivialità delle
differenze, quando si mettono a
sedere alla stessa tavola persone
diverse che noi siamo chiamati a
servire”. Purtroppo il progetto
della casa della convivialità non si
è realizzato. Il reperimento della
struttura è diventato uno scoglio
insormontabile, inizialmente ci si
è adoperati per gestire il complesso residenziale, confiscato per
abusivismo edilizio nel 2008 di
Cassano delle Murge; poi l’ospitalità nelle strutture dell’Ospedale
Miulli; in seguito ci si è orientati
nella ricerca di strutture private.
Allo stato attuale la casa della convivialità è sospesa, ma non annullata. Il Centro Studi Erasmo -primo editore- ha favorito la crescita
dell’autonomia laicale e la genesi
sia associativa che della pubblicazione di CuF per poi ritirarsi, poiché, è nello stile del Centro Studi
promuovere l’autonomia, fedele
al pensiero e all’azione di Erasmo
da Rotterdam. Nel 2014 è stato
stipulato un accordo con la casa
editrice La Meridiana di Molfetta
per aprire nuovi spazi tematici e
collaborativi. In cantiere ci sono
proposte: il passaggio del giornale
su web e la collaborazione con La
Meridiana al fine di contribuire alla diffusione delle tematiche fondamentali al rafforzamento dell’autonomia laicale come soggetto innovatore del Mezzogiorno.
[presidente Centro Studi Erasmo,
redattore CUF, Gioia, Bari]
We care ancora
storia lunga più di dieci
u na
anni! Un’esperienza che ha
visto e vede coinvolte persone, realtà territoriali, associazioni, semplici cittadini accomunati dalla
voglia di riflettere, confrontarsi,
impegnarsi per se stessi e per le
proprie comunità. È questo, forse, ciò che caratterizza Cercasi un
fine che, tra prova ed errore, attraverso l’impegno di un pugno di
volontari e tanti amici diffusi un
po’ ovunque cerca di essere presente ovunque è chiamata per costruire percorsi di partecipazione,
di cittadinanza. Nel corso di tutti
questi anni abbiamo attraversato
in lungo e in largo la Puglia, e non
solo, per cercare, attraverso il
giornale e i nostri percorsi di formazione, di comunicare la bellezza dell’impegno sociale e politico.
Quello che abbiamo ricevuto in
cambio è tantissimo, molto più di
quello che avevamo da offrire!
Abbiamo scoperto, infatti, che
esiste un altro Paese che non rac-
coglie le prime pagina dei giornali,
che non balza agli onori della cronaca ma che, giorno per giorno,
testimonia la volontà di credere
come sia ancora possibile amare
la politica, che il futuro delle nostre comunità appartiene ad
ognuno di noi, che l’indifferenza,
il qualunquismo, il ritirarsi nel privato costituiscono il terreno di
coltura ideale per chi concepisce
la politica come interesse privato,
strumento di potere per le proprie
carriere, luogo del malaffare. Formazione, partecipazione, responsabilità sono state, da sempre, le
nostre parole chiave. I tre principi
sui quali abbiamo costruito percorsi, riflessioni, progetti che, di
volta in volta, incrociavano le storie delle comunità che abbiamo
incontrato. Nel tempo le cose
cambiano, si evolvono e da quel
lontano 2002, in cui abbiamo avviato il nostro primo percorso
formativo, sembra che la distanza
tra il palazzo e la città sia sempre
più cresciuta. Da una parte chi è
costretto, giorno dopo giorno, a
difendere la propria dignità di lavoratore, di insegnante, di donna.
Dall’altro chi consolida il proprio
potere occupando ruoli istituzionali e politici. Per fortuna le eccezioni non mancano ma, appunto,
sembrano solo e soltanto delle eccezioni. Di fronte a questa realtà
sarebbe facile, quasi naturale, lasciare che a prevalere sia il “chi te
lo fa fare” ma don Tonino ci ha
insegnato che “portare avanti certi ideali significa anche accettare
di fermarsi molto più in qua delle
mete intraviste” ci ha insegnato “a
superare il punto critico di rottura, da cui o sgorga la speranza o
dilaga la disperazione”. Tutto
questo, allora, deve farci riflettere
su come rendere sempre più efficaci i nostri progetti, i nostri percorsi, le nostre riflessioni. Dieci
anni e cento numeri sono certamente un punto di arrivo ma, nella nostra piccola storia associativa,
devono essenzialmente rappresentare un punto di partenza. All’interno di Cercasi Un Fine è,
questa, una’esigenza che avvertiamo con forza: dare un senso nuovo alle parole formazione, partecipazione, responsabilità. Come
rendere il nostro giornale sempre
più un luogo di confronto e discussione? Quali nuove strade
percorrere con le nostre scuole?
Come evitare che anche il nostro
impegno, la nostra militanza diventi abitudine, routine? Negli ultimi dieci anni il modo dell’associazionismo, del terzo settore è
profondamente cambiato. È sempre più difficile per piccole realtà
come le nostre reggere il peso organizzativo ed economico che
un’esperienza del genere comporta, le difficoltà rischiano di minare
l’entusiasmo e il senso stesso della
militanza. Allora, ispirati dai testimoni del nostro tempo e con il
sostegno di vecchi e nuovi compagni di viaggio bisogna avere la
forza e il coraggio di percorrere
sentieri nuovi, mai battuti per rinnovare il nostro impegno e dire,
con Lorenzo Milani, I care ancora.
[presidente di CuF, Conversano,
Bari]
meditando
3
di Ennio Triggiani
si può fare tanto
sempre più difficile, nel nostro amato-odiato Paese,
seguire le vicende politiche e ancor meno riuscirci ad appassionarsene. È significativo che da nobile espressione dell’attività umana il termine politica sia normalmente identificata come malaffare, indebito arricchimento, compromesso deleterio, coacervo di
interessi del tutto individuali. Ecco perché una dichiarazione
d’amore per la politica, oggi, presuppone un’innata passione e una
buona dose di coraggio; eppure
ad essa, coltivandola in mille forme, non si deve rinunciare essendo comunque indispensabile in
vista dell’aspirazione al buon governo ed al bene comune da coniugare prioritariamente con due
qualità purtroppo in via di repentina estinzione quali cultura e onestà.
Le pietose condizioni in cui versa
la povera Italia sono, infatti, legate
alla triste circostanza che essa ormai è individuata non più quale il
Paese privilegiato del sole e delle
ricchezze artistiche ma invece dell’individualismo esasperato, della
corruzione eretta a sistema ed aggravata da una diffusa evasione fiscale, della furbizia assurta a virtù
e, in sintesi, della mancanza di
senso dello Stato, dai più percepito come qualcosa di estraneo se
non di antagonista.
Si comprende allora l’ormai generalizzata sfiducia verso gli strumenti principali, in ogni democra-
è
zia, della canalizzazione del consenso e cioè i partiti, indipendentemente dalla loro connotazione
ideale. È fuor di dubbio che essi si
sono radicalmente trasformati rispetto ai luoghi in cui si praticavano lo studio individuale e collettivo, la gavetta nei luoghi di lavoro
e di socializzazione ed anche, per
alcuni, un cursus honorum progressivo e monitorato. Oggi sono il
più delle volte diventati strumenti
di mera canalizzazione del potere
e del denaro in cui una ristretta
cerchia di personaggi opera per
collezionare incarichi e lasciare
qualche briciola del fiero pasto a
fedeli ed ossequiosi yes men/women.
Aristotele scrisse che tre requisiti
devono avere quelli che si apprestano a coprire le magistrature supreme, quali oggi il capo dello
Stato, i legislatori, i governanti e i
magistrati. Il primo è il rispetto
della Costituzione in vigore, poi
estrema capacità nei doveri della
carica, terzo avere virtù e giustizia.
Se ci guardiamo attorno, ahimè,
non sempre, per usare un eufemismo, il possesso di questi requisiti
è rintracciabile in chi ricopre le
suddette cariche. La perdita di
credibilità delle istituzioni è, però,
gravissima in quanto i cittadini
hanno, invece, bisogno di credere
nella politica, essendo sempre
dietro l’angolo il grave rischio di
andar dietro al primo demagogo
capace di intercettare la crescente
e comprensibile insoddisfazione
L’aspetto ulteriormente singolare
legato a un quadro a tinte così fosche è che, comunque, ci proclamiamo un Paese cattolico anzi
quello che per eccellenza potrebbe definirsi tale: ma poi, lo siamo
davvero o solo dal punto di vista
dell’anagrafe battesimale considerate la scarsa incidenza prodotta
sui nostri comportamenti quotidiani?
È solo sulla base del recupero dei
valori fondamentali della persona
che si può porre anche l’annosa
questione del riscatto economicosociale del Mezzogiorno, passando attraverso la valorizzazione
delle risorse artistiche, economiche e culturali delle nostre terre; e
ragionare di un suo riscatto da
collocare nell’irrinunciabile strategia diretta a costruire un’Europa
sempre più integrata socialmente
e politicamente.
Forse è il momento giusto per riuscire a cogliere la voglia, che pur è
molto diffusa fra i cittadini e sottolineata dal crescente astensionismo, di riappropriarsi della politica ma con strumenti e modalità
nuove nonché sane. Nostro dovere è soprattutto far nascere o rinnovare l’amore per la politica,
quella vera, soprattutto fra i gio-
Prima pagina del vecchio sito di Cercasi un fine
vani. Dico sempre ai miei studenti
che essi hanno il dovere istituzionale di rinnovare la società portando l’entusiasmo, la passione e
la freschezza delle idee che la loro
felice età dovrebbe elargire a piene mani. Ed è l’unica maniera con
cui, dovendo purtroppo farsi carico dei furti perpetrati nei loro
confronti, essi possono riprendersi in mano la vita.
Ma, per far questo, è necessario
avere una bussola che indichi permanentemente la direzione giusta, quella segnalata autorevolmente del Presidente della Repubblica forse più amato, Sandro
Pertini: “Ecco l’appello ai giovani:
di difendere queste posizioni che
noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vogliono
due qualità a mio avviso cari amici: l’onestà e il coraggio. E quindi
l’appello che io faccio ai giovani è
questo: di cercare di essere onesti,
prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c’è
qualche scandalo. Se c’è qualcuno
che dà scandalo; se c’è qualche
uomo politico che approfitta della
politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato!”.
Ma non va trascurata l’esigenza di
risvegliare anche nei diversamente
giovani la voglia di partecipare, di
non rinchiudersi e isolarsi nella
stanca disillusione del non c’è più
niente da fare.
Per queste ragioni è da considerare un piccolo grande miracolo il
percorso culturale e formativo
svolto dall’associazione Cercasi
un Fine attraverso i cento numeri
del suo giornale, il suo sito web e le
sue scuole, tutti luoghi nei quali ci
si confronta, si insegna e si impara, si matura e nei quali vige il metodo dell’apertura alle idee di tutti,
indispensabile vaccino per sconfiggere le purtroppo risorgenti
malattie dell’integralismo e del
fondamentalismo. Siamo di fronte ad un vero patrimonio collettivo dell’umanità, pugliese e non
solo. Si tratta di un esempio d’intelligente passione e generosa volontà con cui don Rocco D’Ambrosio e, anzitutto, i suoi più stretti collaboratori hanno dimostrato
il tanto che si può fare, pur con
scarse risorse, al fine di costruire
la buona società.
tà di Bari), Roberto Musacchio
(già europarlamentare), Walter
Napoli (ambientalista), Mariaceleste Nardini (senatrice), Mimmo
Natale (parroco), Nicola Neri
(università di Bari), Renato Nitti
(magistrato), † Nicola Occhiofino
(politico, docente), Marianna Pacucci (sociologa), Onofrio Pagone (giornalista), Nisio Palmieri
(Osservatorio regionale sulla criminalità), Michele Palumbo (docente), Antonio Panico (università di Campobasso), Maria Panza
(ambientalista), Giovanni Parisi
(preside, già sindaco), Michele Parisi (magistrato), Natale Pepe (sociologo), Teresa Petrangolini (Cittadinanzattiva – Fondaca, Roma),
Vincenzo Picardi (sociologo), Silvia Piemonte (dirigente regionale), Teresa Pietrangolini (Cittadinanzattiva Roma), Rosa Pinto
(psichiatra, analista di gruppo),
Sebastiano Pinto (FTP, Molfetta),
Valeria Pirè (direttrice Ist. Penit.
Trani), Federico Pirro (giornalista), Giovanni Procacci (docente,
già senatore), Luigi Renna (FTP
Bari), Vincenzo Robles (università di Foggia), Roberto Rossi (magistrato), Alda Salomone (ISFOL,
Roma), Vincenzo Santandrea
(IPRES Bari), Vito Santarsiero
(già sindaco di Potenza, cons.
reg.), Giuseppe Sapio (sociologo),
Raffaele Sarno (direttore Caritas e
cappellano Ist. Penit.), Giuseppe
Scarcia (giornalista), Piero Schepisi (Unimondo Bari), Patrizia
Sentinelli (docente, già viceministro), Giovanni Simeone (dirigente comunale), Bartolomeo Sorge
(gesuita, direttore Aggiornamenti
sociali), Michele Sorice (LUISS,
Roma), Franco Spagnolo (dirigente comunale), Agostino Superbo (vescovo di Potenza), Laura Tafaro (università di Taranto),
Francesca Tarulli (dirigente comunale), Sergio Tanzarella (FTIM
Napoli, PUG di Roma), Carla Tedesco (politecnico di Bari), Alessandro Torre (università di Bari),
Ennio Triggiani (università di Bari), Antonio Troisi (università di
Foggia), Domenico Viti (università di Foggia).
[docente università Aldo Moro,
socio e docente CuF, Bari]
scoprendo
i nostri docenti
Abruzzese (diriE doardo
gente regionale), Mimma
Albano (dirigente comunale),
Emma Amiconi (Cittadinanza
Attiva-Fondaca, Roma), Domenico M. Amalfitano (LUMSA Taranto), Francesca Avolio (dirigente ARES Puglia), Angela Barbanente (politecnico di Bari), Rosina
Basso Lobello (preside), Fausto
Bertinotti (già pres. Camera), Pasquale Bonasora (presidente
CuF), Vito Bonasora (dirigente
regionale), Andrea Cannone (università di Bari), Vincenzo Caricati
(docente), Arturo Casieri (università di Bari), Franco Cassano (università di Bari), Piero Castoro
(ambientalista), Giorgio Centola
(giudice di pace), Ernesto Chiarantoni (dirigente comunale),
Franco Chiarello (università di
Bari), Antonio Ciaula (docente
ISSR Trani), Nicola Colatorti
(ISSR Bari), Enzo Colonna (università di Foggia), Flora Colavito
(università di Lecce), Mariateresa
Coratella (docente universitaria),
Giuseppe Cotturri (università di
Bari), Rocco D’Ambrosio (PUG
Roma), Tonino D’Angelo (Cittadinanzattiva Puglia), Pietro D’Argento (sociologo), Tonio Dell’Olio (Pax Christi), Francesco De
Palo (dirigente prefettura), Luigi
De Pinto (FTP Bari), Pasqua Demetrio (sociologa), Domenico
Desantis (dirigente provinciale),
Annamaria Di Leo (docente), Salvatore Leopizzi (docente), Felice
Di Lernia (antropologo, Trani),
Erio Di Liso (FTP Bari), Marco
Di Napoli (magistrato), Monica
Di Sisto (ASCA e PUG, Roma),
Rocco Di Vietro (dirigente scolastico), Franco Ferrara (sociologo,
presidente Centro Erasmo), Angela Filipponio (università di Bari), Mimmo Francavilla (direttore
Caritas), Giuseppe Gambale (politico), Beatrice Genchi (avvocato), Daniela F. Gentile (PUG, MdI
Roma), Giuseppe Gentile (già sindaco, avvocato), Corrado Germinario (ISSR Bari), Francesco
Giannella (magistrato), Mimmo
Giannuzzi (parroco), Francesco
Giorgino (giornalista), Mimmo
Giotta (dirigente regionale), Silvia
Godelli (università di Bari, assessore regionale), Ignazio Grattagliano (università di Bari), Giovanna Iacovone (università di Bari), Giuliana Ingillis (sociologa),
Giovanni Intini (FTP Molfetta),
Carlo Latorre (sacerdote), Pina
Liuni (Cittadinanzattiva Minervino), † Aldo Lobello (FTP Bari),
Alfredo Lobello (sociologo), Giuseppe Lofrese (parroco), Vincenzo Lopano (parroco), Dino Lovecchio (Camera di Commercio,
Bari), Bruno Maggioni (biblista),
Teresa Massari (università di Bari), Roberto Massaro (docente,
Monopoli, Bari), Laura Massoli
(Ministero Funz. Pubblica, Roma), Giuseppe Mastropasqua
(magistrato), Guglielmo Minervini (assessore regionale), Antonella Mirizzi (biologa), Michele Matta (FTP Bari), Gabriele Moccia
(ass. parlam., saggista, Roma),
Angela Mongelli (università di Bari), Agnese Moro (sociologa),
Giovanni Moro (Fondaca, PUG,
Roma), Giuseppe Moro (universi-
4 meditando
di Franco Chiarello
scoprendo
riabilitando scuole e itinerari di CuF
la politica
icaria di Massafra (Ta)
Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico
anni 2002-2003; 2003-2004; 20042005
frequenza media: 30 corsisti annui
V
era una volta la politica.
Che è quell’esperienza attraverso la quale s’impara che, come diceva don Milani, “il problema degli altri e uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne
da soli è l’avarizia.”
Sembra trascorso un secolo, ma
non è poi tanto tempo fa. Quando la politica era quella cosa lì,
l’istruzione era meno diffusa di
oggi e non c’erano i nuovi media.
Era un tempo in cui la TV non era
ancora diventata spazzatura, ma
diffondeva cultura. Era un tempo
in cui le identità non erano state
ancora condannate all’individualismo autistico, ma avevano (anche) una robusta dimensione collettiva.
Con tutti i loro limiti, i partiti le
costruivano e le rappresentavano.
Non da soli, certo: era un tempo
in cui ogni angolo del territorio
era presidiato dalle sezioni dei
partiti, ma anche dai sindacati, dal
movimento cooperativo, dalle Case del Popolo e dalle parrocchie.
Tutti luoghi nei quali si producevano da un lato senso di appartenenza e socialità e, dall’altro, cultura e formazione politica.
La crisi dei partiti ha portato con
sé la crisi abissale della politica e
una progressiva spoliticizzazione
della società. Siamo in presenza di
un ritorno di analfabetismo politico che contrasta visibilmente
con livelli d’istruzione crescenti e
con la facilità di accesso ai media
e che i talk show televisivi e i social
network non riescono a debellare,
ma semmai contribuiscono ad
amplificare. I partiti hanno svalutato la politica e questa si è progressivamente separata dalla cultura, e quindi dai processi formativi che la producono e la diffondono. I partiti comunità sono stati
sostituiti dai partiti personali e
questi hanno selezionato (salvo
rare, lodevoli eccezioni) una classe politica di disarmante mediocrità, che ha fatto della sua estraneità alla politica addirittura un titolo di merito per accedere alle cariche istituzionali. Una classe politica composta in troppi casi da
capibastone, che usano i partiti
come comitati elettorali al loro
servizio, come dei taxi per conquistare voti e potere e per disseminare al loro interno pratiche
neo-feudali, alimentate da relazioni particolaristico-clientelari con
centri di potere, non di rado occulti, che garantiscono voti in
c’
cambio del sostegno ai propri interessi. Non sorprende quindi che
nelle sedi istituzionali le competenze affaristiche, il tornaconto
personale e la corruzione hanno
progressivamente sostituito il riferimento ai valori e il possesso di
competenze politiche volte alla
promozione del bene comune.
Riabilitare la politica dopo questo
disastro è impresa ardua, un atto
temerario. Ma qualcuno ci prova.
Non i partiti, che non riescono a
reagire al degrado che li ha travolti
e a tirarsi fuori dalla melma che li
sta soffocando. Sono soprattutto
le associazioni e i movimenti che
operano nella società civile a tentare di salvare la politica da se
stessa, dalla sua ostinata vocazione al suicidio per riabilitarla agli
occhi dei cittadini.
Cercasi un fine lo ha fatto fin dalla
sua nascita: e non affidandosi ad
estemporanei workshop o a provvidenziali spin doctor, ma utilizzando
il più classico degli strumenti che
ci vengono dalla tradizione politica: la scuola di formazione all’impegno sociale e politico. Dove il
termine qualificante è impegno.
Che vuol dire una formazione
volta non ad inseguire obiettivi di
legittimazione o per selezionare
classi dirigenti, ma a diffondere
tra i cittadini i valori della giustizia
sociale, del bene comune e della
difesa dei beni comuni. La bussola che orienta queste attività di
formazione è ancora quella della
Scuola di Don MIlani: “Bisogna
che il fine sia onesto. Grande. Il fine giusto è dedicarsi al prossimo.
E in questo secolo come lei vuole
amare se non con la politica o col
sindacato o con la scuola? Siamo
sovrani. Non è più il tempo delle
elemosine, ma delle scelte.” (I ragazzi di Barbiana)
Questo percorso ha ormai 13 anni di vita, 10 per il periodico: è iniziato nel 2002 e ha visto l’organizzazione di ben 32 scuole, di durata
triennale, con la partecipazione
attiva di migliaia di persone, di cittadini comuni, in diversi centri
della Puglia, della Basilicata e del
Lazio. La prima scuola a partire è
stata quella di Massafra nel 2002 e
a quella, come a diverse altre che
l’hanno seguita, chi scrive è fiero
e onorato di aver dato il suo contributo.
[docente università “Aldo Moro”,
docente CuF, Bari]
Officine del Sud di Cassano delle
Murge (Ba)
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
anni 2003-2004; 2004-2005, 20052006
frequenza media: 20 corsisti annui
Cittadinanzattiva di Minervino Murge (Ba)
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
anni 2004-2005, 2005-2006, 20062007; 2007-2008;
frequenza media: 30 corsisti annui
Consiglio Pastorale Zonale di Putignano (Ba)
Scuola di Formazione all’Impegno S.
e P.
anni 2005-2006, 2006-2007; 20072008
frequenza media: 30 corsisti annui
Centro Studi Erasmo di Gioia del
Colle (Ba)
Scuola di Formazione all’Impegno S.
e P.
anni dal 2005-2006 al 2013-2014
frequenza media: 25 corsisti annui
Laboratorio Politico di Conversano
(Ba)
Scuola di Formazione all’Impegno S.
e P.
anni 2005-2006, 2006-2007
frequenza media: 20 corsisti annui
Associazione “La Città che vogliamo” di Taranto
Scuola di Formazione all’Impegno S.
e P.
anni 2005-2006, 2006-2007
frequenza media: 20 corsisti annui
Centro Pedagogico Meridionale dei
Salesiani di Bari
Scuola di Formazione all’Impegno S.
e P.
2004-2005: in collaborazione con
l’AGESCI della Puglia;
2005-2006 in collaborazione con
l’AGESCI della Puglia;
2006-2007; 2007-2008
frequenza media: 25 corsisti annui
Parrocchia Preziosissimo Sangue e
Agesci 12 di Bari
Scuola di Formazione all’Impegno S.
e P. per Genitori e Figli
anni 2005-2006, 2006-2007
frequenza media: 20 corsisti annui
Commissione di pastorale sociale
della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie (Ba)
Scuola diocesana di formazione all’impegno sociale e politico
anni 2006-2007; 2007-2008; 20082009
frequenza media: 50 corsisti annui
Ufficio di pastorale sociale e Biblioteca della diocesi di Andria (Ba)
Forum di formazione all’impegno s.
e p.
Dall’anno 2006-2007 al 2014-2015
frequenza media: 40 corsisti annui
Associazione Pensare Politicamente
di Gravina in Puglia (Ba)
Ufficio di pastorale sociale della diocesi di Altamura - (Ba)
Scuola di formazione all’impegno s. e
p.
anni 2007-2008; 2008-2009; 20092010
frequenza media: 40 corsisti annui
Circolo Oratorio ANSPI S. Gerardo
di Orta Nova (Fg)
Scuola di formazione all’impegno s. e
p.
anni 2007-2008; 2008-2009; 20092010
frequenza media: 25 corsisti annui
Commissione interparrocchiale di
pastorale sociale di Palo del Colle
(Ba)
Scuola di formazione all’impegno sociale e politico
anni 2008-2009; 2009-2010; 20102011; 2013-2014
frequenza media: 30 corsisti annui
Osservatorio sociopolitico interparrocchiale - Modugno (Ba)
Scuola di formazione all’impegno sociale e politico
anni 2009-2010; 2010-2011; 20112012
frequenza media: 25 corsisti annui
Associazione Plurale - Sammichele
(Ba)
Scuola di formazione all’impegno sociale e politico
anni 2009-2010; 2010-2011, 20122013
frequenza media: 20 corsisti annui
Associazioni I confini del vento Acquaviva (Ba) e Cercasi un fine Cassano (Ba)
Scuola di formazione all’impegno sociale e politico
anni 2009-2010; 2010-2011, 20112012
frequenza media: 20 corsisti annui
Parrocchia San Paolo Apostolo Bari
Scuola “Educhiamoci a…”
anni 2009-2010
frequenza media: 50 corsisti annui
Diocesi di Altamura - Associazione
Pensare Politicamente
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico di Altamura (Ba)
Costruire la città dell’uomo
anni 2010-2011, 2011-2012, 20132014
frequenza media: 30 corsisti annui
Amministrazione Comunale di Binetto (Ba)
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
Una prospettiva nuova della Politica
anni 2010-2011, 2011-2012
frequenza media: 20 corsisti annui
Parrocchie di Polignano (Ba)
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
Uffici diocesani
anni 2011-2012, 2012-2013, 20132014
frequenza media: 25 corsisti annui
Associazione Timeo Noicattaro (Ba)
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
anni 2011-2012, 2012-2013, 20132014
frequenza media: 30 corsisti annui
Diocesi di Cerignola (Fg)
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico “Mons. Antonio
Palladino”
anni 2011-2012, 2012-2013, 20132014
frequenza media: 30 corsisti annui
Vicariato 7 – Toritto e Sannicandro
(Ba)
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
anni 2011-2012, 2012-2013, 20132014
frequenza media: 25 corsisti annui
Amministrazione Comunale di Genzano (Rm)
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
anni 2012-2013
frequenza media: 25 corsisti annui
Salesiani Don Bosco di Santeramo
(Ba)
Itinerario di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
“Quattro Parole sulla Politica”
anno 2012
frequenza media: 50 corsisti
Ordine dei medici di Bari
Scuola di Etica Pubblica per medici
anni 2012-2013, 2013-2014, 20142015
frequenza media: 120 corsisti annui
Diocesi di Caserta - ISSR
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
anni 2012-2013, 2013-2014, 20142015
frequenza media: 35 corsisti annui
Parrocchia Santa Maria Maggiore di
Acquaviva (Ba)
Itinerario di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
su Musica e politica “Che musica ragazzi!”
anno 2012
frequenza media: 50 corsisti
Amministrazione Comunale di Albano (Rm)
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
anni 2013-2014
frequenza media: 20 corsisti annui
Circolo di Bari “LibertàGiustizia”
Scuola di Formazione sui temi della
legalità e della politica
anni 2013
frequenza media: 20 corsisti annui
Città Plurale di Matera
Itinerario di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
“Quattro Parole sulla Politica”
anno 2013
frequenza media: 60 corsisti
Associazione PartecipaParlando di
Palo del Colle (Ba)
Percorso per una città multietnica
anni 2013-2014
frequenza media: 30 corsisti annui
Parrocchia Sant’Antonio di Monopoli (Ba)
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
anni 2013-2014, 2014-2015
frequenza media: 25 corsisti annui
Parrocchie S. Frumenzio e San Saturnino - Roma
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
anni 2013-2014, 2014-2015
frequenza media: 25 corsisti annui
Diocesi di Altamura (Ba)
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico di Altamura (Ba)
“Nell’anno della carità: testimoni nel
sociale”
anni 2013-2014
frequenza media: 30 corsisti annui
Diocesi di Aversa (Na)
Scuola di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
anni 2014-2015
frequenza media: 60 corsisti annui
Parrocchia Santa Maria La Porta di
Palo del Colle (Ba)
Itinerario di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
su “Politica che peccato”
anno 2015
frequenza media: 60 corsisti
Associazione Il Bivio di Lucera (Fg)
Itinerario di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
su “Oltre la politica...”
anno 2015
frequenza media: 60 corsisti
Zona Pastorale di Turi (Ba) con Associazioni Locali
Itinerario di Formazione all’Impegno
Sociale e Politico
su “Oltre la politica...”
anno 2015
frequenza media: 60 corsisti
meditando
5
di Emanuele Carrieri
apprendisti cittadini
l numero 100 di Cercasi è
una buona occasione per
rimettere a fuoco l’obiettivo delle
scuole di formazione all’impegno
sociale e politico. Il bersaglio è
sempre lo stesso: una nuova progettualità politica. E anche gli interrogativi sono sempre uguali: si
può ripartire dal sociale per ricostruire il politico? Si può costruire
un modo nuovo di fare politica?
Sì, ma è necessario che la comunità civile si riappropri della funzione politica, che continua a delegare ai professionisti della politica.
Un sentiero poco battuto appare
quello della partecipazione comunitaria. Per affrontare le sfide della democratizzazione della società, la costruzione di una cittadinanza attiva è precondizione di
sviluppo: attraverso la partecipazione si sviluppano le capacità
collettive, si costruisce il protagonismo cittadino, si stimola la coscienza dell’importanza della politica centrata sulla persona e sul
bene comune. È utile, allora, una
riflessione sul ruolo che possono
giocare i processi di partecipazione locale nell’incidere sul globale,
nell’invertire i rapporti di potere e
nel costruire delle nuove relazioni
sociali e una coscienza più ampia.
Ciò può costituire il terreno di ri-
i
meditando
cerca e di sfida per costruire una
cittadinanza attiva e una nuova
cultura per una città più umana
per gli uomini di oggi e per le future generazioni. Il locale è uno
spazio con una propria identità,
nel quale le persone si relazionano
e costruiscono la loro vita, abitano, lavorano, condividono norme, valori, costumi e tradizioni.
Partendo dal territorio, si può
progettare lo sviluppo attraverso
il contributo di tutti, si aggregano
i cittadini, crescono i livelli di consapevolezza delle persone. L’iter
di un progetto può essere un’opportunità per l’apprendistato di
una cittadinanza attiva, attraverso
la partecipazione dei cittadini in
tutte le fasi del progetto, dalla socializzazione delle conoscenze alla formulazione e alla realizzazione. Ciò aiuta i partiti, i gruppi e le
associazioni a imparare a discutere sistematicamente i vari problemi, dalla famiglia, alla scuola, alla
legalità, all’ambiente, al fisco, al
traffico, alla qualità della vita, a
stabilire le priorità, a formulare le
strategie. Si raccolgono i bisogni,
le aspettative e le riflessioni dei
cittadini, delle organizzazioni,
delle istituzioni, si analizzano le
informazioni, si discutono le alternative, si scambiano le idee, si
negoziano e si concertano le proposte e le strategie. Elaborato il
progetto da parte dei tecnici, si ripresenta alla valutazione e all’approvazione della comunità, includendo le eventuali, nuove indicazioni. Sulla base delle competenze, si seleziona chi coopererà al
progetto, chiedendo alle organizzazioni e alle associazioni i nominativi delle persone con maggiore
esperienza e preparazione. Si stabilisce il tempo previsto, lo spazio
interessato, la spesa, prevedendo
dei meccanismi semplici e trasparenti per l’amministrazione e la
gestione dei fondi finanziari, rendendone conto alla cittadinanza.
Durante la fase di avanzamento
del progetto, si socializzano le conoscenze alla comunità per renderne sempre attiva la partecipazione, in modo che i cittadini pos-
sano esprimere opinioni e suggerimenti. Questo metodo, che rovescia la prassi verticistica attuale,
di decisioni prese dall’alto, non
solo rappresenta un modo per
sconfiggere mafia e corruzione,
ma comporta trasformazioni interiori nelle persone e nella collettività in termini di incremento
della responsabilità civica e sociale, di rafforzamento dell’identità
culturale, della motivazione, dell’autostima, della vocazione collaborativa e solidale, dei comportamenti di tolleranza e di rispetto,
come base per l’esercizio della cittadinanza attiva. Si spalancano,
così, nuovi orizzonti di senso e di
significato alla vita di ciascuno.
Questo modo di operare dal basso aiuta a scegliere i leader (non autocandidati o calati dall’alto oppure professionisti della politica),
valutando quelli più competenti,
più democratici, che, con più passione e sincerità, sono coinvolti
nella risoluzione dei problemi, attiva la democrazia interna dei partiti e delle associazioni, stimola
l’immaginazione e la creatività dei
cittadini, recupera risorse umane
più ampie e inespresse. Perché il
processo fisiologico dell’agire politico in una democrazia è questo:
un’elaborazione culturale che diventa cultura diffusa, che si trasforma in domanda politica di
leggi, d’istituzioni, di controllo dal
basso sulla loro validità e sulla loro attuazione con la partecipazione, personale e comunitaria.
[dipendente dello Stato, socio
CuF, Taranto]
di Pietro Urciuoli
un intreccio personale
uest’anniversario di Cercasi
un fine coincide in un certo
senso anche con un mio anniversario personale. Era la primavera/estate del 2005. Avevo acquistato il libro dell’Abbè Pierre Mio
Dio…perché? ed ero rimasto impressionato da quell’uomo di Dio
che, ormai prossimo alla fine dei
suoi giorni, rifletteva sul significato profondo della sua esperienza
di fede senza timore di mettere in
discussione alcuni capisaldi della
religione cattolica.
Decisi così di fare tesoro dello stimolo offerto da quella lettura e di
iniziare un cammino di approfondimento, di discernimento della
mia vocazione cristiana e francescana; decisi anche di aprirmi di
più, di impegnarmi a conoscere
altre realtà ecclesiali.
Attraverso la rete cominciai a
prendere contatti con tante associazioni, con tante persone. Ovviamente nel corso di questi dieci
anni molte cose sono cambiate:
ho avviato molte esperienze e
molte ne ho abbandonate, ho trovato molti compagni di strada e
molti ne ho persi. Ma vi sono stati
anche alcuni punti fermi, esperienze e persone che mi hanno segnato e ancora mi segnano in profondità. Una di queste è l’espe-
q
rienza di Cercasi un fine e l’amicizia con Rocco D’Ambrosio.
Conservo ancora il primo articolo
che gli inviai. E conservo anche la
mail nella quale, con la sua consueta cortesia, mi comunicava che
il mio scritto avrebbe trovato posto nel giornale.
Fu pubblicato sul giornale n. 30,
del maggio 2008, un numero dedicato a Giuseppe Alberigo. Non
avevo la più pallida idea di chi fosse; ma leggendo il giornale capii
che era stato un laico di rara coerenza e un attento testimone del
Concilio. Cominciai così a studiare il Concilio per rileggere, con
una diversa e nuova maturità,
quelle innovazioni epocali di cui
non avevo mai ben compreso la
portata. E poi cominciai a studiare anche gli anni del dopo Concilio, venendo così a contatto con le
esperienze umane ed ecclesiologiche della generazione che mi aveva preceduto. E poi cominciai a
seguire l’attività di quanti nella realtà ecclesiale attuale si sforzano
di portare avanti quegli slanci profetici del concilio che ancora
aspettano di trovare piena attuazione. E poi, e poi, …
Questo, dunque, ha rappresentato
e rappresenta per me questo giornale; uno strumento che mi pro-
pone stimoli sempre nuovi che
sviluppo autonomamente nelle
direzioni che sento più consone
alla mia sensibilità.
Oggi i miei interessi sono diversificati, sicuramente più sbilanciati
sul versante storico e teologico
che su quello politico e sociale;
anche per questo motivo - oltre
che per le difficoltà logistiche dovute alla lontananza fisica - non
posso dire di essere un membro
attivo nell’associazione, nelle
scuole o nei seminari.
Ma al di là delle sue differenti articolazioni e specificazioni – giornale, associazione, scuole, seminari, editoria – è Cercasi un fine nel
suo complesso che rappresenta
ancora oggi, a dieci anni di distanza, un punto fermo nella mia
esperienza umana e religiosa.
Un’esperienza che si va sviluppando sempre di più in linea con
una frase di don Milani riportata
nel sottotitolo del giornale: “Non
è più il tempo delle elemosine, ma
delle scelte”.
[ingegnere, socio CuF, Avellino]
pensando
giornale è un importantisi lsimo
punto di partenza per
la riflessione sui numerosi temi
che emergono durante le riunioni
di redazione, o che vengono sollecitati dall’esterno. Contribuire a
realizzarlo è un’esperienza molto
pregnante, seppure a volte faticosa. Ma la fatica di dover intersecare le scadenze di richiesta e preparazione di articoli con le scadenze
della vita di ogni giorno viene meno quando penso alle finalità del
giornale e al contributo alla nostra
crescita personale, di contenuti e
di valori che con esso promuoviamo.
L’associazione è un luogo in cui
mi sento a casa circondata da persone con cui condivido ideali e
obiettivi. Un’organizzazione che
deve continuare crescere e strutturarsi meglio…sono stati fatti
molti passi in avanti in questi an-
di Eleonora Bellini
ni, ma penso che sia indispensabile che ci si rafforzi di più per poter
consolidare quello che è stato fatto finora per continuare a crescere e per contribuire sempre di più
ad una società più giusta, pacifica
e bella. Mentre le scuole e i seminari di Cercasi un fine sono dei
momenti di arricchimento, formazione e confronto inestimabili.
Tuttavia penso che sia necessario
iniziare a fare una seria e approfondita riflessione circa la possibilità di adottare nuovi modelli
formativi che facilitino la partecipazione alle nostre iniziative, le
rendano più accattivanti e quindi
raggiungano sempre più persone,
soprattutto le più deluse e sfiduciate.
[fisica, vicepresidente CuF, Monopoli, Bari]
6 meditando
di Giuseppe Ferrara
ricomincio da cento
ome spesso mi accade, ho
conosciuto Cercasi un fine
per caso. Avevo da sistemare poche migliaia di libri della biblioteca appartenuta alla mia famiglia e
un amico mi propose di donarli
all’associazione. Erano i tempi
della vicenda del Garden Village,
quando la realizzazione del progetto della casa della convivialità
di Cercasi era considerata cosa
certa e l’istituzione di una biblioteca era ritenuta necessaria. Sappiamo come è andata a finire e come sono andate a finire le successive iniziative di realizzare una casa. I libri sono rimasti imballati ed
io ho sperimentato dal vivo l’insipienza della politica, ma ho, in
compenso, conosciuto tanti amici. Mi sono avvicinato al giornale,
ho sempre subito il fascino della
carta stampata, e sono diventato il
redattore più esigente e intransigente sullo stile editoriale. Da subito sono rimasto incuriosito dal
fatto che un gruppo di persone
ispirate e coordinate da quello che
considero una guida spirituale,
don Rocco D’ambrosio, fosse impegnato nella ricerca di un corretto rapporto personale nel campo
dell’impegno politico; all’inizio
non capivo bene se si trattava di
un movimento o di una scuola di
partito. Poi ho capito che non era
nulla di tutto questo e che l’associazione e il giornale andavano a
occupare il vuoto che una volta
era occupato dalle scuole di partito. La mia meraviglia è stata ancora più grande quando ho scoperto
che in Italia sono numerose le iniziative come queste e che moltis-
c
pensando
ordine nella librer imettevo
ria, contribuendo alla rac-
colta differenziata di carta ma notavo con grande sgomento che i
numeri di Cercasi un fine erano ormai al numero 100. Che successo!
Non capita tutti i giorni di ritrovarsi con tanti numeri sulle spalle
soprattutto oggi, dove la crisi non
solo economica ma anche culturale ha messo a repentaglio la vita
di alcune testate giornalistiche.
Con voi sono sempre sincero, credo che il successo sia dovuto al
quel filo conduttore che spinge
tante persone, in maniera volontaria, a impegnarsi e a formarsi, a
interrogarsi e cercare delle risposte, cercare insieme il bene comune. Sono fiero di condividere con
voi questo percorso, non sempre
facile e spesso messo in discussione in un mondo dove il proprio
interesse va oltre l’altro, dove il
proprio egoismo ha ormai radici
profonde, dove la propria voglia
di fare é sinonimo di un protagonismo sempre più diffuso e accomodante. Con voi respiro quei valori che ormai sono sempre più
messi in discussione e che spesso
sime sono promosse dalle diocesi
di diverse città.
Non nascondo che il centesimo
numero mi ha colto impreparato;
all’improvviso mi sono accorto di
quanta strada era stata fatta, come
si usa dire ora, a mia insaputa. Ho
avuto la sensazione di avere contribuito, anche se tardivamente e
marginalmente, a un’impresa culturale importante. Infatti, nel frattempo, era nato il sito e la casa
editrice con all’attivo già due pubblicazioni. Ma alla soddisfazione
sono frammisti anche alcuni rimpianti, tanti. Il primo è di avere
perso per strada tanti amici che si
sono allontanati per i più svariati
motivi (dalla salute ai problemi
economici alle incomprensioni
inevitabili in una relazione di
gruppo) e il secondo è di non vedere entrare giovani, tanti, da assicurare la continuazione dell’iniziativa. Forse siamo troppo intellettuali con la testa tra le nuvole?
In fondo, si tratta, comunque, di
un’associazione che ha finalità
formativa in un campo, quello politico, molto chiacchierato e, oserei aggiungere, per molti quasi disdicevole, visto il livello medio dei
politici. Si tratta quindi di un’attività intellettuale. Solo che sempre
più spesso non riusciamo a fare
uscire il giornale con regolarità
perché molti dei redattori si distraggono o si dedicano giustamente ad altro (consideriamo il
periodo di crisi persistente che
ipoteca il futuro di molti). Pazienza! Però, ho la brutta sensazione
di un gigante che cammina su
gambe troppo deboli, le nostre.
Vista dall’esterno l’associazione
dà l’impressione di una multinazionale, vista dall’interno vive,
con poche risorse economiche,
sul lavoro e l’impegno di pochi.
Secondo me siamo arrivati a un
punto di crisi. Sicuramente non
possiamo più andare avanti così,
in pochi, e senza risorse economiche e umane, ma non sono in grado di fornire indicazioni per una
linea che ci consenta di crescere.
Se la nostra principale attività è
quella formativa svolta nelle scuole; il giornale, il sito e la casa editrice rappresentano dei mezzi e
non lo scopo. Mentre gli ultimi tre
possono, entro certi limiti, anche
essere gestiti da poche persone,
sicuramente le scuole, essendo distribuite sul territorio, necessitano
del lavoro di più volontari che in
effetti non ci sono. Ho notato anche una notevole riduzione, rispetto a pochi anni fa, del numero
di partecipanti ai seminari. È vero,
sono diminuite le scuole, ma secondo me la riduzione è eccessiva
e i motivi del calo vanno cercati
probabilmente nelle stesse ragioni
che stanno allontanando progressivamente i cittadini dal voto. È
utile ricordare che per molti politica e corruzione sono sinonimi,
che la volontà d’impegnarsi attivamente in politica è vista dai più
con sospetto, che non esistono
più i partiti del novecento, ma partiti personali con impostazione
feudale. Penso che il motivo principale di disaffezione e sospetto
sia proprio il partito personale
d’impostazione feudale, vale a dire un partito con un capo e degli
di don Worry
sono nascosti nella nostra intimità: se penso al desiderio di sporcarsi le mani per fare una giusta
politica, qui tra voi percepisco
quanto sia importante. E che dire
poi delle scuole di formazione, mi
capita spesso di consigliare ai miei
fedeli, soprattutto giovani, di parteciparvi perché il confronto, il
poter dire liberamente le proprie
idee sono i punti di forza nelle varie attività delle scuole di formazione. E in una società che cerca
di trasmettere una povertà nella
politica, nelle relazione, nei partiti, voi con le vostre scuole cercate
di trasmettere valori alti, anche il
pensiero sociale della Chiesa, dove tutti molto spesso utilizzano il
linguaggio del magistero dimenticando che le parole accompagnano i fatti, e che anche noi cristiani
siamo chiamati a partecipare,
ognuno con i propri mezzi, al bene comune. Vorrei ricordare a tutti i credenti che è proprio della
persona umana fare politica, e noi
preti dobbiamo ritenere gravoso il
non parteciparvi pari a qualsiasi
peccato! Il mio augurio è che, non
solo la vostra associazione abbia
lunga vita, ma che tutto il vostro
lavoro diventi stimolo e incoraggiamento a tanti giovani che sono
alla ricerca di alti punti di riferimento. E allora mi son detto:
“Devo comprare una nuova libreria!”. Ah, dimenticavo: custodisco
tutti i numeri di Cercasi un fine.
Nuova grafica del nostro sito curato da Vito Falco, Vito Cataldo e Denj Ranieri
aderenti a vario titolo e con varie
graduazioni di potere e responsabilità, che possono perseguire la
realizzazione di un programma di
governo, nel migliore dei casi, o
d’interessi personali nel peggiore.
pensando
è iniziato con l’univert utto
sità. Ebbene si. L’universi-
tà, o meglio il dover svolgere un
tirocinio giornalistico, mi ha permesso di conoscere una realtà come Cercasi un fine. Ma prima è necessario anche fare una precisazione. Io non ho mai avuto un
buon rapporto con il volontariato
nella mia città. Sarà che dove vivo
la parola volontariato ha un’interpretazione diversa da come la
considero io, sarà che forse non
mi piacciono i meccanismi ristretti e chiusi ad una piccola cerchia di
persone, fatto sta che ho sempre
litigato con il volontariato fino a
due anni fa. Come detto ho iniziato la mia avventura con Cercasi per
un tirocinio: imparare i segreti del
giornalismo, della scrittura, della
correzione, insomma tutti quei
compiti che un futuro aspirante
giornalista deve conoscere. Iniziato come un lavoro, sì uno di
quei corsi che obbligatoriamente
devi fare all’università, ma alla fine si è trasformato in qualcosa di
più. Difficile da spiegare con semplici parole ma ci proverò. L’accoglienza, cosa a me palesemente
sconosciuta nelle precedenti
esperienze, è stata fantastica; per
la prima volta in vita mia mi sono
sentito a casa. Non è facile, per
chi veniva dal vuoto del proprio
paese, provare una sensazione di
comunità come quella sperimentata in questa esperienza. Trovarsi
in sintonia con un gruppo ben avviato e fortificato è stata una delle
emozioni più grandi. Al di là di
tutto, forse ciò che rende questo
progetto unico è la partecipazione. C’è sempre qualcuno disposto
a dare un aiuto, a mettersi in gioco, a collaborare per tutti. In una
società individualista questo sen-
Forse per riempire i seggi elettorali e le scuole di politica bisognerebbe ricominciare da un nuovo
punto di vista.
[medico, redazione CuF, Bari]
di Davide D’Aiuto
so di unione e collaborazione è un
bene prezioso e inestimabile, sicuramente da difendere.
La formazione è l’altro punto
fondamentale. No, non parlo
dell’insegnarmi solo i trucchi del
mestiere giornalistico, ma principalmente della formazione culturale e politica. È interessante potersi confrontare sui problemi che
coinvolgono il mondo in cui viviamo, la società che frequentiamo, cercare soluzioni ai mali che
coinvolgono l’umanità. I seminari, gli incontri, sono punti di riflessione importanti per crescere
non solo come persone, ma anche
come cittadini.
Alla fine del mio periodo di tirocinio, dopo il quale comunque mi
ero divertito nella stesura di qualche articolo e più di una correzione, ho scelto io, ho chiesto io di
poter continuare la mia avventura
qui. La mia scelta è stata dettata
dalla voglia di poter continuare
con un percorso e un cammino
che mi è piaciuto sin dall’inizio,
che ho trovato interessante.
L’avere tanto da imparare e il potersi confrontare serenamente è
utile ai giovani come me che si affacciano ai problemi del mondo
per la prima volta. La mia speranza è poter continuare a crescere e
a dare quel qualcosa in più, o meglio restituire, dopo aver ricevuto
davvero tanto in questi due anni.
Forse e non sbaglio, visti i precedenti personali, la mia scelta è anche dettata dal pensiero di aver
trovato un luogo, un gruppo che
ti accoglie come una famiglia e ti
apre le porte di una casa.
[dottore in comunicazione, redazione CuF, Bitetto, Bari]
intervistando
cercando insieme
1
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a meri!
u
n
00
Abbiamo proposto alcune domande ai nostri lettori:
1. Al centesimo numero di Cercasi un fine senti di dire che il giornale è….
2. Mentre l’associazione secondo te è…
3. Mentre le scuole e i seminari di cercasi un fine sono...
1. Uno spazio in cui ritrovare i valori alti della vita;
uno spazio in cui incontrare persone che ancora vivono gli
stessi valori; uno spazio che ti dà
la voglia di impegnarti per la costruzione di un mondo migliore.
2. Non frequento l’associazione, per motivi di lontananza,
ma se l’albero si riconosce dai
frutti, dico che è cosa buona come il giornale in questione.
3. A causa della lontananza
non frequento i vostri seminari, anche se mi piacerebbe, ho
avuto esperienze di scuola in loco
e mi sono avvalsa dell’esperienza
e disponibilità di alcuni di voi per
cui sento di dire che sono stati
tempi di grazia: abbiamo respirato
aria di cultura vera, di quella che
aiuta a crescere, a responsabilizzare e che spinge all’impegno per il
bene comune.
Per questo mi sento di dire a tutti
voi della redazione e a quanti collaborano un grazie di cuore con
l’invito di andare avanti senza scoraggiamenti: ne abbiamo veramente bisogno.
[Raffaella Carlone, insegnante,
Minervino, BT]
1. Il giornale è bene impostato dal punto di vista grafico,
del formato, del colore; va bene anche la scelta della carta, dei
caratteri e della periodicità (meno
i tagli e le correzioni, non so
quanto necessari; forse questo
pensando
raggiungimento di certi
i ltraguardi,
vedi i cento nu-
meri di Cercasi un fine e i dieci anni
dell’omonima associazione, spesso conducono a effettuare dei bilanci e verifiche dell’attività svolta.
È bello poter sicuramente affermare che tali esperienze hanno
consentito di conoscere tantissime realtà e persone con le quali si
sono realizzati itinerari di confronto reale e leale, alla luce delle
convinzioni di ciascuno e nel rispetto di ogni credo. Corre l’obbligo di ringraziare tutti coloro
che hanno consentito e consentono il perdurare di tale esperienza.
Come in tutte le aggregazioni anche la nostra associazione e con
essa il giornale hanno vissuto dei
momenti di prova con l’affermazione di situazioni di delusione e
di conflitto che spesso hanno
condotto a delle defezioni da parte di alcuni componenti, sofferte,
ma che hanno svelato il profondo
senso delle scelte di ciascuno e ancor più il forte atteggiamento di
rispetto delle opinioni personali.
punto merita un maggior approfondimento e una diversa politica
di redazione). Però secondo me
l’aspetto monografico e monotematico costringe alla lettura di articoli spesso lontani dalla riflessione che può suggerire il vissuto
giorno per giorno. Un giornale
(anche mensile) è più facile che
venga letto se non è monotematico e se accoglie gli articoli (su argomenti vari) man mano che vengono completati dalla passione,
interesse o ricerca del singolo articolista su ogni tema a lui caro;
così il giornale mi sembra più vivo
e più vicino all’esperienza quotidiana. Peraltro un giornale si sfoglia anche con la curiosità di vedere che articoli ci sono e su quale
argomento. Poi il numero monografico si può sempre fare, magari
con più pagine rispetto al normale
(potendo), ma deve essere un numero speciale, semel in anno, evitando possibilmente argomenti
troppo trascendentali o filosofici,
di tutto rispetto certamente, ma
che rendono il giornale più da collezione che da lettura.
3. I seminari sono sempre
troppo pochi! Se posso
permettermi un suggerimento: visto che si tratta di formazione politica, forse sarebbe il
caso di organizzare dei seminari
su argomenti più tecnici. Esempi:
sul job act, sulle pensioni (legge
di Franco Greco
Quanto realizzato è forse piccola
cosa rispetto ai reali bisogni che il
territorio, in senso lato, oggi rivendica. È difficile, però, comprendere la complessità delle
istanze che richiedono un impiego notevole di risorse che spesso
è mancato. La certezza di aver costruito itinerari formativi, che
hanno coinvolto tanti territori e la
sensibilità civica di tanti cittadini,
ripaga l’impegno profuso e invita
a continuare in quest’ottica. Sarebbe bello pensare di intrecciare
Fornero), sulla legge Severino (il
caso Berlusconi/De Luca), sul
welfare e il sindacato; anche economici: che significa economia keynesiana e/o neoclassica, perché
occorre aprire gli occhi sui cambiamenti climatici (chi li ha prodotti?), ecc.
[Emanuele Cavallone, bancario,
redazione CuF, Cassano, Bari]
1. Il giornale è interessante
e alcuni temi credo possano essere ulteriormente
approfonditi; deve continuare.
Spero riuscire ad apportare in futuro anche miei contributi.!
2. L’associazione, personalmente, la vivo poco da
quando ho terminato la
scuola di formazione, ma sicuramente è necessaria. Personalmente mi ritrovo a dover suddividere
il tempo tra professione forense,
teatro e cammino neocatecumenale.
3. Le scuole e i seminari
sono importanti per la formazione e i processi culturali in corso e da avviare. Grazie a
Cercasi un fine! Mi scuso per la
brevità e fugacità delle risposte
che chiederebbero una maggiore
spiegazione.
[Emilia Brescia, avvocato, Noicattaro, Bari]
1. Il giornale è uno strumento di dialogo, di circo-
con tante altre realtà similari una
rete virtuosa di formazione all’impegno politico e sociale, a tal punto da offrire, in modo capillare e a
tutti, la possibilità di cogliere momenti di confronto costruttivo
per l’edificazione del bene comune, di cui oggi si sente un fortissimo bisogno, dati i continui esempi e testimonianze di malpolitica.
[infermiere, redazione CuF, Cassano, Bari]
lazione delle idee ed insieme di
confronto e conoscenza. Una modalità preziosa di comunicare speranza, fare informazione, approfondimento. Il fatto che ogni numero sia dedicato ad un tema, poi,
ci fa scoprire riferimenti personali
ed ideali - magari poco conosciuti
- da più punti di vista e con articoli
di taglio diverso.
2. L’associazione è un luogo di costruzione della
partecipazione, del confronto democratico. Un luogo accogliente, stimolante, di approfondimento ed insieme di cultura
e ricerca. Per i giovani svolge un
ruolo di educazione rilevante, sensibilizza ciascuno di noi a prendersi cura del bene comune, promuove e sostiene la cultura delle differenze. Penso che sia giunto il momento di costruire un futuro d’impegno di cittadinanza attiva e di
responsabilità amministrativa, sostenendo sul territorio tutto coloro che desiderano impegnarsi con
spirito di servizio per svoltare nella gestione amministrativa degli
enti pubblici territoriali della nostra regione e non solo.
3. Le scuole e i seminari
sono una grande occasione di formazione e di sensibilizzazione. Dovrebbero rinnovarsi e riattivarsi in tutte le zone e
vivere insieme un momento di
uscita all’esterno (convegno-proposta) per farci conoscere un po’
di più. Ritengo che sia venuto il
momento di strutturare le scuole
diffondendone lo spirito e gli
obiettivi andando a promuovere
Cercasi un fine nelle scuole medie
superiori. Pescando dal triennio
talenti, spiriti liberi e costruttori di
pace.
[Giuseppe Romeo, Polignano a
Mare, Bari]
1. Cercasi un fine è un ottimo giornale socio - politico, ben strutturato e critico nei confronti di situazioni di
governo del passato e del presente, inoltre con i suoi articoli combatte il fenomeno dell’indifferenza sociale.
2. L’associazione l’immagino aperta al mondo con le
sue idee ben salde e che
porta a tutti gli strati sociali un
messaggio vero e autentico, quello
della speranza accompagnata dalle azioni pratiche e dai fatti, che
non ha paura di uscire allo scoperto, ma in realtà secondo me non è
così, perché avvolte si teme di
mettere in luce quello che si pensa
realmente, pur sapendo che potrà
servire a intere generazioni e questo non mi va bene, perché non
corrisponde alla mia coerenza
personale; punti di vista. L’associazione non può essere nata solo
per formare alla cittadinanza attiva, sarebbe troppo riduttivo per la
concezione alta che ho prima
dell’uomo, sacerdote ispirato, don
Lorenzo Milani, e che tanti anni fa
iniziò e fondò questo percorso e
poi oggi guidato dal sacerdote direttore don Rocco D’Ambrosio.
Capisco che la Chiesa nel suo piccolo realizza quello che può, ma
quando si tratta di rompere degli
schemi radicati, ci schieriamo
sempre dalla parte dei più forti anche se sappiamo che prima o poi
precipiteremo, così lasciamo correre sperando che solo la preghiera e quindi il Signore dovrà fare il
resto, invece ci siamo dimenticati
che noi siamo lo strumento nelle
mani del Signore e affinché i suoi
progetti si realizzino, anche noi
dobbiamo realizzare la nostra
parte di non comodità.
3. Le scuole di Cercasi un
fine, sono secondo me
l’inizio di un percorso delle scuole di alta formazione permanente e che forse non solo alcuni giovani e appassionati dovrebbero coltivare, per far si che si
formino i nuovi politici del futuro.
[Angela Stallone]
1. Il giornale è l’occasione
per una riflessione profonda. Uno strumento di
crescita morale e culturale.
2. Sull’associazione non
sono in grado di esprimere
giudizi.
3. Ho frequentato per 3
anni la scuola di formazione politica ed è stato per
me un momento di formazione
importante, un occasione d’incontro e di confronto in assenza di interessi diretti. Auspico di potervi
leggere per altri 10 anni sino al numero 200.
[Gianni Tiani, imprenditore, Barletta]
[le interviste sono state raccolte e
edite da Eleonora Bellini e Giuseppe Ferrara della redazione
CuF]
7
8 meditando
di Carlo Antonio Resta
botte vecchia vino buono
o conosciuto Cercasi un fine
(CuF) nel 2008 frequentando il primo hanno di formazione,
nell’associazione ho trovato l’accoglienza e la cura che avrei voluto trovare nel partito politico dove in passato ho militato, in modo
discontinuo, per circa 6 anni. Le
motivazioni che mi spinsero a frequentare il corso di formazione
scaturirono dalle difficoltà e dalla
solitudine provati nel partito. Nell’associazione ho potuto notare
con quanta cura siamo stati accettati, ho apprezzato la qualità e la
disponibilità dei docenti, sono
stato stimolato in modo coinvolgente ad esprimermi, mi sono
sentito accolto. Cercasi un fine è
parte di quell’opera – come dice
Gustavo Zagrebelsky in Imparare
Democrazia - che avrebbero dovuto svolgere le istituzioni e i partiti
politici per educare la gente alla
cittadinanza, per evitare quel baratro che si è creato tra i cittadini
e la politica. Alla fine del corso
triennale pensavo che si dovesse
dare vita a un’iniziativa di carattere sociale, così non è stato. Mi sono chiesto del perché questo non
è accaduto, poi ho capito che CuF
ringraziandoringraziandoringraziandoringraziandoringraziandoringraziandoringraziando
h
non nasce per dare vita a movimenti di carattere sociale e politico, ma si impegna nella formazione alla vita sociale e politica. Dipende dallo spirito d’iniziativa dei
partecipanti ai corsi, la nascita di
forme impegnate socialmente
e/o politicamente, ed è anche giusto che sia così, perché l’impegno
sociale e/o politico deve essere
innanzi tutto una prerogativa di
chi frequenta, ma cosa più importante deve essere una volontà voluta e sentita dagli artefici principali, cioè gli iscritti al corso: sono
loro che devono sentire la necessità, l’impellenza. Se la formazione dà i suoi frutti, crea la base formativa utile a far compiere il passo successivo: l’impegno nella società. Se questo non avviene, vuol
dire che non si è pronti. Ha ragione Riccardo Petrella quando, alla
chiusura dell’ultimo anno formativo di CuF, alla domanda postagli
circa il tempo necessario a che la
gente, ormai instradata dalle istituzioni e dai partiti politici al disinteresse sociale e politico, faccia
propria le prerogative per diventare cittadini, rispose: “Quanto
tempo c’è voluto affinché il con-
tadino imparasse ad usare la zappa?”.
Ora parliamo un po’ del nostro
giornale. È il nostro biglietto da
visita, è un giornale culturale e
questo significa che sarà letto comunque da un numero di persone
inferiore a quelli che sono attirati
dai fatti di cronaca o da polemica
politica. Una discussione potrebbe essere avviata in redazione se
cambiare il taglio monotematico.
È indiscutibile che il giornale soffre perché, tranne pochi piccoli
contributi, si distribuisce gratis e
si autofinanzia, e sappiamo benissimo che quando non ci sono canali esterni di finanziamento non
è facile sopportarne i costi. Di
contro, il sacrificio dell’autofinanziamento ci permette di camminare a testa alta. Qui, un atto di
comprensione nel riconoscere gli
sforzi di questa autonomia lo dovrebbero fare i nostri lettori che,
nell’atto di ricevere il giornale gratis, lo dovrebbero sostituire con
un piccolo contributo che non si
dovrebbe discostare da quello che
è il costo di un qualsiasi giornale
locale, che spesso si ispira (non
solo i giornali locali) alla cultura
cercasiunfine
periodico di cultura e politica
anno XI n. 100 maggio 2015
reg. presso il Tribunale di Bari, n. 23/2005.
Grazie!
Grazie a chi ha sostenuto e creduto
nel giornale, nelle scuole, nell’associazione e in tutto quello che abbiamo
realizzato.
Grazie a tutti i redattori, passati e presenti, ai soci dell’Associazione Cercasi
un fine, a chi ha scritto e disegnato per
il giornale.
Grazie a chi ci ha donato tempo, denaro e altre risorse per noi molto preziose.
Grazie a chi ci ha fatto dono della sua
presenza e competenza come docente
e animatore.
Grazie a chi nel suo impegno professionale, politico e civile spesso ci cita
e ci ricorda con affetto e stima.
Grazie alle istituzioni civili e religiose,
alle associazioni, gruppi e cooperative
che hanno collaborato con noi in questi anni.
Grazie ai lettori occasionali.
Grazie a chi non c’è più e dal Cielo ci
continua a seguire e proteggere: in
particolare a Imelda Cowdrey, Ignazio
Fraccalvieri, Aldo Lobello, Nicola
Occhiofino, Antonio Petrone, Alfredo Pierri.
Grazie al buon Dio, autore e datore di
ogni bene.
direttore responsabile: Rocco D’AMBROSIO
redazione: Pasquale BONASORA, (presidente dell’Associazione),
Eleonora BELLINI (vicepresidente), Claudia SIMONE (segretaria),
Raffaella ARDITO, Emanuele CAVALLONE, Davide D’AIUTO, Massimo
DICIOLLA, Franco FERRARA, Giuseppe FERRARA, Michele GENCO,
Franco GRECO, Nunzio LILLO, Ernesto LUPIS, Denj RANIERI, Carlo
RESTA
sede dell’editore e della redazione:
ASSOCIAZIONE CERCASI UN FINE ONLUS,
via Carlo Chimienti, 60 70020 Cassano (BA)
tel. 339.3959879 - 349.1831703.
[email protected][email protected]
Per contributi: CCP N. 000091139550, intestato a
ASSOCIAZIONE CERCASI UN FINE
via C. Chimienti, 60 70020 Cassano delle Murge (BA);
l’accredito bancario: Cercasi un Fine ONLUS
IBAN IT26C0846941440000000019932
BCC Credito Cooperatvo.
grafica e impaginazione: MAGMA Grafic di Guerra Michele & C.,
[email protected] · www.magmagrafic.it · 080.5014906
stampa: LITOPRESS 70123 BARI Prov. Bari-Modugno
Z.A. Largo degi Stagnini tel. 080 5321065 www.litopress.eu
web master: Vito Cataldo · [email protected]
web developer: Vito Falco · [email protected]
periodico promosso da
SCUOLE DI FORMAZIONE ALL’IMPEGNO SOCIALE E POLITICO
dell’Associazione Cercasi un fine presenti a
Massafra (Ta) dal 2002; Cassano delle Murge (Ba) dal 2003;
Bari (in due sedi), dal 2004;
Minervino Murge (Bt) dal 2004; Gioia del Colle (Ba) dal 2005;
Putignano (Ba) dal 2005; Taranto dal 2005;
Conversano (Ba) dal 2005; Trani (Bt) dal 2006;
Andria (Bt) dal 2007; Orta Nova (Fg) dal 2007;
Gravina in Puglia (Ba) e Palo del Colle (Ba) dal 2008;
Modugno (Ba), Acquaviva delle Fonti (Ba), Sammichele di Bari (Ba),
Parrocchia S. Paolo (Ba) dal 2009;
Altamura (Ba), Binetto (Ba) dal 2010;
Polignano a mare (Ba), Noicattaro (Ba), Cerignola (Fg)
e Toritto-Sannicandro dal 2011;
Matera, Genzano (RM), Ass. Libertà e Giustizia (BA), Ordine dei
Medici (BA) e Caserta dal 2012; Brindisi, Albano (RM), Roma
Parrocchia San Saturnino e Roma Parrocchia San Frumenzio dal 2013
delle cinque esse (sangue,
sport, sesso, soldi, spettacoli). I seminari, non solo hanno una funzione aggregante,
difatti è un appuntamento
che mette insieme le scuole
dei diversi comuni e poterci
incontrare, ma sono anche
un appuntamento che ci permette di incontrare personalità di cultura e di politica per
poterci confrontare su temi
molto delicati. Tutto questo
fermento di crescita, questo
ribollire primordiale di formazione, oltre ad una crescita personale, dovrebbe generare iniziative spontanee nell’ambito sociale
e politico, risvolto che a parer mio
stenta. La formazione spontanea
dipende dalla sensibilità personale, e qui sappiamo benissimo che
sono in pochi disposti all’impegno serio e spontaneo. Cosa interessante sarebbe, avviare programmi pilota di formazione
nell’ambito dell’istruzione scolastica coadiuvati con esperienze
pratiche tipo consiglio comunale
dei ragazzi legati ad azioni di cittadinanza attiva. Il collegamento e
l’interattività di questi tre settori e
cioè, senza l’azione formativa nel
campo istruzione, non si creano
le condizioni per capire quello che
deve succedere nel campo istituzionale, e se non collego il settore
istituzionale con sistemi di cittadinanza attiva, non chiudo il cerchio
(sussidiarietà circolare di Giuseppe Cotturri) virtuale che genera la
buona gestione del bene comune.
Istruzione, istituzione e cittadinanza attiva sono vitali alla buona
riuscita del progetto.
[già impiegato aziendale, redazione CuF, Gioia, Bari]
Siamo grati a tutti coloro che ci sostengono con la loro amicizia, con i loro contributi
intellettuali ed economici. In piena autonomia, in un clima di dialogo e nel rispetto delle posizioni di tutti e dei ruoli ricoperti, siamo ben lieti di poter fare tratti di strada
in compagnia di...
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BARBIERI MASINI, Adelina BARTOLOMEI, Rosina BASSO, Vittorio BELLAVITE, Sergio BERNAL RESTREPO, Angela BILANZUOLI, Gina BONASORA, Vito BONASORA,
Giancarlo BREGANTINI, Giuseppe CALEMMA, Lucia CAMPANALE, Liberato CANADA’, Adriano CARICATI, Vincenzo CARICATI, Raffaella CARLONE, Emanuele
CARRIERI, Carole CEOARA, Giuseppe CASALE, Arturo CASIERI, Vito CATALDO,
Sario CHIARELLI, Antonio CIAULA, Luigi CIOTTI, Gherardo COLOMBO, † Imelda
COWDREY, Assunta D’ADDUZIO, Rocco D’AMBROSIO, Raffaele D’AMBROSIO,
Dominica DE LUCA, Francesco DE LUCIA, Nica DE PASCALE, Vincenzo DE PASCALE, Annamaria DI LEO, Saverio DI LISO, Monica DI SISTO, Domingo ELEFANTE, Donato FALCO, Lilly FERRARA, Paola FERRRARA, † Ignazio FRACCALVIERI,
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NATALE, Paola NOCENT, Filippo NOTARNICOLA,† Nicola OCCHIOFINO, Giovanni
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il pluralismo e il dialogo” di Verona, Laboratorio Politico di Conversano (Ba), Associazione “La città che vogliamo” di Taranto, Biblioteca Diocesana di Andria (Bt), Ufficio Pastorale Sociale di Trani (Bt), Associazione Pensare Politicamente di Gravina
(Ba), Circolo ANSPI di Orta Nova (Fg), Fraternità Cappuccina di Bari-Fesca, Consulta
Interparrocchiale di Palo del Colle (Ba), Fair, progetti e campagne per l’economia solidale, Genova-Roma, Associazione Parteciparlando di Palo del Colle (Ba), Associazione I confini del vento di Acquaviva (Ba), parrocchia S. Paolo (Ba), Associazione
Emmaus, Villafranca (Vr), Donne in Corriera (Bari).
La citazione della testata Cercasi un fine è tratta da SCUOLA DI
BARBIANA, Lettera ad una professoressa, LEF, Firenze, 1967
I dati personali sono trattati ai sensi del d.lgs. n. 196/2003; i diritti ed il
copyright © di foto e disegni sono dei rispettivi autori ed editori; la pubPer ulteriori informazioni si veda il nostro sito.
blicazione su questa testata non ne comporta l’uso commerciale.
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