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Novembre-Dicembre - Caritas Diocesana di Palermo

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Novembre-Dicembre - Caritas Diocesana di Palermo
SE OGNUNO
FA QUALCOSA
°
10
anno
informaCaritas Palermo
NOVEMBRE/DICEMBRE 2010
ANNO 10 - NUMERO 6
Spedizione in abbonamento postale - Legge 662/96 - CMP Palermo
www.caritaspalermo.it
Il monito del Cardinale Romeo nel suo messaggio alla città di Palermo
In caduta libera - Rapporto 2010 su povertà ed esclusione sociale in Italia
2011 - Anno del volontariato
Memoria del 100° Anniversario di Ordinazione Sacerdotale
del Card. Ernesto Ruffini
La rubrica volti e storie: la storia di Vincent
Arcidiocesi di Palermo
Caritas Diocesana
90134 Palermo - Via Matteo Bonello, 2
indice
www.caritaspalermo.it
novembre/dicembre 2010
Direttore responsabile:
diac. Pino Grasso
Natale forza di cambiamento per i poveri
Natale e la risposta del silenzio .
. . . . . . . . . . . . . . . .
3
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4
A Ballarò i confrati panettieri insegnano ai giovani disoccupati .
Direttore editoriale:
mons. Benedetto Genualdi
Redazione:
Tommaso Calamia
Giuseppa Calò
Fernanda Di Monte
Sara Gallo
Giuseppe Gianbusso
Salvo Grasso
. .
5
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5
“Il mondo che la gente chiede dipende da quello che la gente fa”
Il monito del cardinale Romeo
nel suo messaggio alla città di Palermo . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6
In caduta libera .
7
Presepe di pane .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
La famiglia in Sicilia in caduta libera .
Famiglie in bilico .
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8
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8
Il senso di possibilità anche “in caduta libera”
L’uomo ed il lavoro al centro .
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10
Una speranza per le nuove generazioni
Progetto grafico e impaginazione:
Tony Aiello
[email protected]
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
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14
Il volontariato si espone .
In-Con-Tra.
Educazione e salute: una ONG Siciliana il CO.P.E.
per lo sviluppo degli emarginati nella periferia di Lima .
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15
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16
Educazione all’ambiente .
Redazione e Amministrazione:
Via M. Bonello, 2 - 90134 Palermo
Tel. 091.6077261 - Fax 091.335437
Stampa:
Officine Tipografiche Aiello & Provenzano
Bagheria (Palermo)
Spedizione in Abbonamento Postale
Etica è legalità
La nuova sede del comitato Addiopizzo
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Una scuola anche per i genitori:
progettare una nuova realtà educativa .
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18
Scuole occupate: una lettura di contesto
Educare in Sicilia: risorse e problemi.
Per dare un tuo contributo:
c.c.p. 11297900 - Palermo
oppure:
C/C BANCARIO S. PAOLO IMI
AG. N. 8 - Via E. Restivo, 85
90041 Palermo
Conto Corrente n. 961
Coord. Banc. ABI 1025 - CAB 4608
Specificare la causale del versamento
19
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
19
Riparazione e Responsabilizzazione:
quali interventi per ri-costruire legami sociali? .
Rigiuto? Risorsa! Baratto!!
Registrazione Tribunale di Palermo,
n. 12 del 2001, decreto 6/12-6-2001
. . . . . . . . . . . . . . . . .
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20
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A cento anni dall’Ordinazione Sacerdotale di Ernesto Ruffini .
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Diritti negati, bisogni scoperti “oggi”: quale sfida per il Sociale? .
I desideri di Ibervillea
.
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24
Festa di Natale in carcere tra divertimento, emozione e speranza
Una cena “rosso Cardinale” .
. .
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26
“Palermo, lo Zen torna al centro della progettazione cittadina”
.
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La storia di Vincent
Luce del mondo .
Lo sportello d’ascolto per le dipendenze patologiche
scende in strada . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Stanno tutti bene
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30
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editoriale
di mons. Benedetto Genualdi
Natale forza di cambiamento per i poveri
l periodo di Natale ogni anno viene
utilizzato dai mass media come
tempo nel quale fare il punto sulla
situazione socio economica della
popolazione, di verifica sulla presenza
dei poveri nei nostri territori. La
domanda cruciale è sempre la stessa:
sono aumentati i poveri quest’anno? A
dir la verità tutto ciò è molto strano, se
si considera che la domanda sulla
povertà è bene che ce la facciamo
anche nel resto dell’anno, che dobbiamo evitare di cadere nel tranello di rimanere alla superficie
del problema che mette in correlazione la crisi dei consumi,
di cui si lamentano i palermitani, e l’aumento della povertà.
Credo che sia opportuno riflettere su due equivoci che impediscono di affrontare efficacemente il tema dello stato di
povertà, se vogliamo che sia
facilitato l’avvio di un nuovo
processo culturale e sociopolitico per superare gli ostacoli
che impediscono lo sbocco in
uno status sociale migliorativo
delle persone e delle famiglie,
che di fatto si trovano escluse
dal produzione e dalla fruizione
della ricchezza. I due nodi problematici sui quali riflettere
sono: da una parte l’equivoco
che tende a identificare la
povertà con la povertà economica, dall’altra parte l’equivoco che tende a fare permanere una
certa confusione tra situazione di
povertà e condizione di impoverimento. Se si fa eccezione dei fenomeni di
povertà conclamata che sono connessi con il barbonismo, dobbiamo considerare soprattutto quelle tipologie di
nuove povertà, che obbligano alcune
categorie di persone a vivere e a rimanere in uno stato di povertà, che deriva proprio dall’esclusione sociale. Le
nuove povertà sono rappresentate
dalla solitudine degli anziani, da
I
quanti vivono uno stato di dipendenza
da alcool, droga, fumo, ma anche a
motivo del ricorso sfrenato al gioco di
azzardo. La condizione poi di quanti
subiscono violenza e sfruttamento
sessuale è certamente da considerare
all’interno del grave problema della
crescita di questi nuovi poveri. L’esclusione poi dal lavoro e dal lavoro
nel proprio paese determina forme
quanto mai preoccupanti di disagio
socio-economico e socio-culturale, di
cui piange le conseguenze il nostro
Sud e la Sicilia in particolare.
Alle promesse e alle proposte della
politica (di tutte le forze politiche)
fatte in fase preelettorale non corrispondono il più delle volte seri programmi strutturali capaci di invertire
la tendenza all’impoverimento. Senza
entrare nel dettaglio di singole promesse e proposte, possiamo dire che
sono nel ricordo di tutti alcuni temi
ribaditi in tutti i dibattiti politici e
nelle sedi più diverse: aumento dei
salari, difesa del potere di acquisto
delle pensioni, superamento dell’emergenza abitativa attraverso un
piano sociale della casa, iniziative a
sostegno della maternità e alla prima
infanzia attraverso l’accesso a bonus,
all’incremento di asili nido e scuole
materne a tempo pieno, assegni sociali in caso di disoccupazione involontaria. Queste ed altre misure, comunque, hanno un valore positivo per
quanti si trovano a rischio di povertà,
ma chiediamoci: quali misure
vengono prese per quanti già
vivono la povertà estrema o che
già sono caduti in una condizione di povertà? Ci poniamo ancora una domanda: quali misure
adottare per quegli italiani che
non hanno una casa propria
(20%)? Quali misure adottare
per chi non ha un lavoro, e non
ce l’ha da anni, e per chi ha un
lavoro precario, e che magari
sente di poterlo perdere per la
crisi in atto?
Gli utenti delle mense della
carità sono in aumento, e non
solo per la presenza degli immigrati. Le richieste di alloggio in
centri di accoglienza sono in
aumento. Solo a Palermo lo
scorso anno si contavano 1072
sfratti, di cui 805 per morosità.
Sono dati che si riferiscono
“alle categorie più disagiate,
che con i loro redditi bassi o
medio-bassi non sono in grado di
assolvere ai pagamenti dovuti, incrementando, pertanto, la fascia di
povertà delle famiglie di questa città.
E allora cosa fare? Il Natale di quest’anno riuscirà ad avere una lunghezza d’onda capace di andare oltre l’effimero? Per la Chiesa il Natale è
memoria dell’Amore di Dio che prende Carne in Gesù di Nazaret, e quindi
dovrebbe avere una forza propulsiva
capace di cambiamento e di rinnovamento. Ce lo auguriamo di cuore.
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
3
natale
di Fernanda Di Monte
Natale e la risposta del silenzio
atale? E’ una parola che si
pronuncia quasi timidamente, perché è ancora
possibile, oggi far capire a tutti cosa è
il Natale?”. Un interrogativo che si
poneva il grande teologo Karl Rahner
(1904-1984) e che si presenta puntualmente ogni anno.
Per i più è una festa in cui si aspettano e si fanno i doni, ci si ritrova coi
familiari, ci si sente più buoni e così
via. Ma al di à di tutto questo cosa c’è?
“Le grandi esperienze di vita”, scrive
Rahner, “sono indubbiamente un dono
di Dio e della sua grazia, ma il più delle
volte vengono concesse solo a colui che
è pronto a riceverle. Altrimenti la stella spunterebbe sulla sua vita senza che
egli possa vederla”. Per i momenti forti
della vita, quindi anche per “le massime solennità della nostra salvezza” è
necessario “preparare tutto l’uomo
corpo ed anima”. La prima cosa importante è prepararsi al Natale. La seconda, forse, potrà sembrare un controsenso, ma non lo è, è di essere capaci
di rimanere soli. “Se ci riuscirai veramente”, sottolinea il teologo, “potrai
“N
sperare di donare a coloro che ti sforzi
di amare un cuore natalizio, ossia
mite, paziente, pronto a tutto, delicato”. Questo è il vero dono da mettere
sotto l’albero, se non si vuol correre il
rischio che tutti gli altri si riducano a
delle spese inutili che si potrebbero
anche rimandare ad altri tempi.
Saper stare da soli con se stessi, incon-
4 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
trarsi con se stessi, per poter veramente essere con gli altri. Attendere in
silenzio che Gesù parli al cuore. “Si
prende coscienza della presenza di
Dio, quando si tace”. Non è facile, bombardati come siamo, dal frastuono
delle parole, delle cose da fare. Se riusciamo a tacere si apre il mondo nuovo
del vero Natale. Allora il silenzio non ci
atterrisce più. Il Gesù che si “fa carne”
si mostra nella sua piccolezza facendoci il dono della pace. E questo è
appunto il messaggio di Natale: “Dio è
veramente vicino a te, là dove sei, purché tu sia aperto a questo infinito”.
Questa esperienza del cuore è l’unica
con cui possiamo comprendere esattamente il messaggio di fede del Natale:
Dio si è fatto uomo. A volte, lo affermiamo senza convinzione, senza percepire la profondità di tale espressione. Che Dio si fa uomo, richiede una
attenzione a riconoscere che Lui si
rivolge ad ognuno personalmente e lo
riconosciamo nella nostra vita e nella
nostra storia come nostra salvezza.
Allora il Natale, il “Gesù con noi” non
è riferibile solo a un giorno dell’anno
ma ad ogni momento del nostro esistere. Natale, ogni giorno, ogni momento
se apriamo il nostro cuore. Questo è il
vero Natale!
natale
di Roberto Clementini
A Ballarò i Confrati panettieri
insegnano ai giovani disoccupati
na grande speranza si concretizza verso i nuovi bisogni del
lavoro che manca. In un quartiere popolare, ricco di moltissime
presenze confraternali, l’antica Confraternita dei Panettieri in S. Isidoro
Agricola, sensibile ai bisogni dei giovani del quartiere, dà il via ai corsi per
diventare fornaio.
Questi confrati, che vivono del loro
lavoro e in cammino con tutte le Confraternite palermitane, alla sequela del
loro Pastore il Cardinale Paolo Romeo,
si mostrano sensibili a venire incontro
ad un grande bisogno di dieci giovani in
un quartiere che vuole vivere la propria
rinascita attraverso il ripristino della
legalità ed il valore del lavoro.
Ma esaminiamo per un momento il fenomeno che porta uomini a condividere
con gli altri la loro esperienza; afferma
spesso il nostro Presidente nazionale
della Confederazione Dott. Francesco
Antonetti che dobbiamo essere capaci
di riproporre, nella nuova società che ci
U
circonda, in chiave moderna, un modo
antico di fare la Carità, che ha reso
grande nei secoli il movimento delle
Confraternite e di rispondere ai nuovi
bisogni della gente. Un progetto che vale
per tutti noi ed oggi anche la stampa
siciliana presenta la notizia con belle
foto dove si vedono alcuni attori principali, espressione della Chiesa palermitana. La confraternita,
sempre sensibile alla guida
del Centro
diocesano per
le Confraternite, aperta
alla collaborazione in Parrocchia con il
Parroco, aperta alla Caritas
diocesana con
il suo Direttore, agli uffici
diocesani dei problemi sociali e del lavoro, della Pastorale giovanile ed ai Centri
sociali di S.Chiara e San Francesco
Saverio tutti insieme a rispondere con i
fatti a ciò che il Vescovo va sollecitando
da sempre, anche con la sua lettera
pastorale, la comunione, il dialogo, l’apertura mentale di fare tutto per il Vangelo, così come ci insegna San Paolo.
PRESEPE DI PANE
di Dino Ceraulo
A
nche quest’anno si rinnova l’antica tradizione del presepe di pane
artistico realizzato dai Maestri Fornai di Palermo. Il presepe è la
testimonianza del cammino di fede “Insieme” delle Confraternite di
Gesù e Maria dei lavoranti fornai e di Maria SS. Addolorata del Venerdi
Santo. Il nostro presepe di pane artistico, che ogni anno riscuote sempre
maggiori consensi, si realizza da circa 20 anni nella suggestiva Chiesa di
S. Isidoro Agricola meglio conosciuta come Chiesa dei Fornai. La Chiesa di
S. Isidoro, costruita nel 1643, appartenne fin dalle origini alla Compagnia
dei lavoratori fornai dove ha sede la Confraternita di “Gesù e Maria” dei
suddetti lavoratori e, in epoca più recente, anche la Confraternita di
Maria SS. Addolorata del Venerdì Santo, fondata nel 1922/23, promotrice di una processione famosa nel quartiere dell’Albergheria di Palermo.
La chiesa è dedicata a S. Isidoro, umile contadino vissuto a Madrid nel sec.
XII e canonizzato nel 1622 da Papa Gregorio XV. S. Isidoro è patrono
della città di Madrid e santo protettore della Famiglia Reale di Spagna e
il suo culto si diffuse in Sicilia negli anni del viceregno spagnolo.
Il suggestivo presepio è interamente realizzato con lo stesso materiale, il
pane, per dar vita ad una espressione concreta di fede. Tutti i personaggi,
forgiati dalle abili mani dei Maestri Fornai della Confraternita di “Gesù e
Maria” dei lavoranti fornai, (e precisamente: Vincenzo Catalano, Giovanni
Catalano, Pietro Lazzara, Franco Gulotta, Salvatore Marino e Salvatore
Lodi), prendono forma e lentamente, il classico panorama del presepio assume uno scenario particolare. I soggetti realizzati prendono poi posto nella
realizzazione scenica curata dai ragazzi della Confraternita di Maria SS.
Addolorata del Venerdi santo e precisamente: Paolo Gulizzi, Alessio Gulizzi,
Filippo Sapienza, Paolo Milazzo e Giovanni Mezzatesta. Pane e vita sono un
binomio presente nell’esperienza quotidiana in questo presepio, tale binomio diventa anche una proposta, visto che Cristo è venuto nel mondo “perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Il presepe è stato inaugurato l’8 dicembre 2010 e rimarrà sino al 6 gennaio 2011 disponibile per
le visite tutti i giorni nelle ore: 9.30 - 12.30 / 16.00 - 19.30. Oltre la realizzazione del presepe, la Confraternita con una punta di orgoglio ci tiene a
far conoscere l’istituzione di un corso per preparare i giovani, del quartiere
e non, alla nobile arte del fornaio, gli stessi ragazzi sono momentaneamente impegnati in alcune borse lavoro della Caritas diocesana e stanno effettuando del tirocinio pratico sul campo in alcuni forni della città.
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
5
arcidiocesi
di Pino Grasso
“Il mondo che la gente chiede dipende da quello che la gente fa”
Il monito del cardinale Romeo nel suo messaggio alla città di Palermo
uardiamo questa nostra
Città. Sì, so bene che è più
facile scorgerne le brutture, specie quelle che saltano subito
all’occhio, i disagi nei quali da sempre
sembra immobilizzata. Ad uno sguardo più attento si riconosce che c’è
troppo poco senso di responsabilità
che soggiace a tante di queste brutture. E questo ad ogni livello, specie
quando il disinteresse e l’egoismo
diventano sostrato culturale che impoverisce le straordinarie potenzialità di
questa nostra Città”.
E’ quanto ha detto nel suo primo messaggio alla Città, da cardinale l’Arcive-
“G
scovo Paolo Romeo, il quale ha invitato i politici, amministratori e semplici
cittadini ai doveri civici. “È certamente evidente lo stallo politico-amministrativo che attanaglia questa “Palermo felicissima”. Risentiamo senza
dubbio di un “effetto a cascata” a partire dalla situazione regionale e nazionale. Ma lo stallo sembra essere anche
quello delle tante coscienze che non
credono più nel cambiamento e che
non si impegnano in una vera responsabilità condivisa. Tutti desideriamo
una Città più pulita. E questo dipende
da una efficiente raccolta dei rifiuti.
Ma c’entra anche la responsabilità dei
6 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
singoli cittadini. Come viviamo gli
ambienti che ci sono stati consegnati
dalla storia? Assumiamo la responsabilità di custodire il creato, e quanto
di bello ci è stato donato? A tutti piacerebbe vivere in una Palermo meno
caotica, più libera dallo smog e dal
traffico. Ed è giusto chiedere all’Amministrazione di provvedere ai controlli e di agevolare la viabilità. Ma
quale senso civico mostriamo per
primi noi cittadini quando circoliamo
per le strade? Siamo responsabili nell’attenerci alle regole, nell’evitare i
disagi con il nostro comportamento,
nel rispettare le esigenze di tutti? Nell’evitare di mettere a repentaglio la
nostra vita e quella degli altri?”
“Ci addolora – ha continuato il cardinale – sapere delle tante famiglie che
fanno grosse difficoltà ad arrivare a
fine mese. Ne condividiamo la sofferenza nel bisogno, così come ci ha
insegnato il Signore Gesù che nacque
povero. La povertà è attorno a noi, è
vicina a noi. Ne avvertiamo l’abbrutimento in cui pian piano fa decadere
l’uomo. La comunità ecclesiale auspica che nella nostra Città strumenti
socio-assistenziali sempre più efficaci
possano provvedere ad interventi puntuali che rispettino la dignità dei poveri. Ma non è questa una grande occasione per fare appello alla responsabilità di tutti? Per scoprire o riscoprire
la solidarietà reciproca e il senso della
comunione fra tutti i figli di Dio? Non
è l’occasione per passare dalla risposta della sobrietà alla risposta della
carità? I poveri non possono sperare
nella manna dal cielo. Ma devono contare sul pane che viene dai fratelli!
Quello sì. È l’“eccomi” della condivisione e del dono. Può farsi concreto
nelle situazioni che conosciamo, ma
anche attraverso le Caritas parrocchiali, gli enti caritativi e di volontariato, le mense che sono presenti nel
nostro territorio cittadino”.
osservatorio
di mons. Benedetto Genualdi
In caduta libera
Rapporto 2010 su povertà ed esclusione sociale in Italia
efficace sodalizio tra Caritas Italiana e Fondazione Zancan
anche quest’anno ha prodotto il
Rapporto sulla povertà, che, quasi in
continuità con il tema che è stato oggetto di studio nell’anno precedente (Famiglie in salita), mette in evidenza come al
centro dell’osservazione continua a
rimanere la famiglia, che viene colta
nella situazione di scivolamento e di
caduta (In caduta libera). I due titoli dei
L’
Rapporti 2009 e 2010 (Famiglie in salita
e In caduta libera) sono bene illustrati
dalle immagini di copertina che simbolizzano gli effetti della crisi che si ripercuote sulla famiglia. Nel Rapporto 2009
l’icona rappresenta un bimbo che fa fatica a salire i gradini di una scala troppo
difficile per le sue forze, nel Rapporto
2010 l’icona rappresenta un bimbo che è
colto nell’atto di avventurarsi nella
discesa di uno scivolo al parco. Sono due
icone che hanno il valore di rappresentare anche simbolicamente dei significati di riferimento: ogni salita comporta
una fatica che richiede una prova per
potere orientare a una successiva fase di
crescita, dopo l’esperienza della caduta
libera è necessario rimettere i piedi
per terra. Il Rapporto 2010 comprende una prima parte, curata
dalla Fondazione Zancan, che si
sofferma sul fenomeno dell’aumento dei poveri in Italia e in Europa
come a “una deriva da contrastare
a partire dalle famiglie”, e una
seconda parte, curata dalla Caritas
italiana, che invita a rivolgere lo
sguardo su “Comunità ecclesiale e
povertà in Italia e in Europa:
riflessione, accompagnamento, animazione”. “Un messaggio chiaro emerge dal presente
rapporto: la famiglia è la principale vittima della povertà e
dell’impoverimento. La lotta
contro la povertà deve partire
dal garantire anzitutto cittadinanza sociale alle famiglie,
superando l’attuale cultura
individualistica e attuando una
serie di politiche integrate, relative
al lavoro, al fisco, alla casa, ai servizi sociali, culturali e sanitari” (Presentazione, pag. 9). La riflessione
sul tema sposta l’attenzione dalla
“povertà” ai “poveri”. E come sempre dietro questa nuova semantica
sta una prospettiva nuova con la
quale si intende fare i conti. I criteri per stabilire i parametri per calcolare lo stato di “povertà assoluta” e di
“povertà relativa”, alla luce della crisi
economica che ha investito la popolazione, ci fa spostare l’attenzione su quella
fascia di famiglie che, appunto, stavano
in bilico, cioè stavano al di sopra della
linea della povertà convenzionale appena del 10% o del 20 % in più, ma che,
proprio a causa della crisi, sono precipitate sotto la soglia della linea di povertà,
cioè i 50 o i 100 euro in più al mese di cui
potevano disporre prima della crisi, e
che non li facevano considerare nella
categoria dei poveri, adesso, venendo a
mancare, li fa precipitare in una condizione di “impoverimento”. È la fascia dei
nuovi poveri, che sono stati vittime di
alcuni “fattori che hanno maggiormente influito nell’indebolire economicamente una parte così consistente della
popolazione” (secondo l’Istat 1 milione
e 762 mila famiglie pari a oltre 3 milioni di persone). I fattori maggiormente
condizionanti sono dovuti all’aumento
della disoccupazione, all’aumento dei
cassintegrati, al calo del potere di
acquisto del denaro, al livello di diseguaglianza dei redditi. Il Rapporto
mette a fuoco come sia la famiglia la
principale vittima della povertà e dell’impoverimento, e come, pertanto
debba essere la stessa famiglia al centro di un piano nazionale contro la
povertà. È necessario rimuovere alcuni
ostacoli attraverso politiche di sostegno
alla famiglia, soprattutto nei confronti
della condizione dei soggetti più fragili,
come quella dei bambini, dei disabili,
degli anziani, del lavoro delle donne e
dei giovani. Una proposta di riforma in
materia fiscale potrebbe essere quella
dell’adozione del “quoziente familiare
pesato”, che consiste nell’adeguare
l’imposizione fiscale al numero dei
componenti del nucleo familiare e dei
loro bisogni secondo l’età e la salute.
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
7
osservatorio
di Sara Gallo
LA FAMIGLIA IN SICILIA IN CADUTA LIBERA
n Sicilia in questi ultimi anni, dal
2003 al 2009, il fenomeno della
povertà relativa è in aumento
rispetto al dato nazionale. Solo nel 2009
rispetto al 2008, il confronto del dato
nazionale con quello regionale, registra
un aumento della povertà (- 4% famiglie
povere in Italia; - 16% famiglie povere in
Sicilia). Il dato del 2009 ci dice che in
Sicilia il 24, 2% è rappresentato dalle
famiglie povere, mentre solo il 10,8 % è
rappresentato da famiglie povere sul
territorio nazionale. Se diamo uno
sguardo sugli indicatori di povertà e
disagio socio-economico (2008), e confrontiamo il dato nazionale con quello
regionale, notiamo che ciò si verifica
I
sempre a svantaggio delle famiglie siciliane. Arrivano a fine mese con molta
difficoltà il 30,2 % delle famiglie in Sicilia a fronte del 17,0 % in Italia, hanno
difficoltà nel pagamento delle bollette
il 20, 1 % di famiglie siciliane (11,9 % in
Italia), hanno difficoltà nel pagamento
del mutuo il 10, 5 % di famiglie in Sicilia (7,1 % in Italia), hanno difficoltà per
il pagamento del riscaldamento il 27, 5
% di famiglie in Sicilia (10, 9 % in Italia), non è in grado di far fronte alle
spese impreviste il 48, 5 % di famiglie
siciliane (31, 9% in Italia), le famiglie
che hanno difficoltà per beni alimentari sono 10, 4% (in Italia 5, 7%), hanno
difficoltà per spese mediche il 25, 2% di
famiglie siciliane (in Italia 11, 2%),
non riescono a provvedere ai vestiti
necessari il 36, 1% di famiglie siciliane
(in Italia 18, 2). Nel 2010 sono stati 41
i nuovi progetti anticrisi economica
attivati in Sicilia, che hanno visto le
Chiese locali farsi carico delle situazioni di povertà economica La spesa
socio-assistenziale stimata necessaria
per eliminare la povertà relativa in
Sicilia è di 117.310,125 euro. I Comuni
siciliani hanno speso per la povertà
(2006) solo 34.661.169 euro. La spesa
sociale complessiva dei Comuni siciliani è stata del 75,28 euro pro capite, a
differenza dei 101,02 euro pro capite
spesi dagli altri Comuni in Italia.
di Giuseppe Giambusso
FAMIGLIE IN BILICO
Dimensione della povertà e domande di welfare
a una decina d’anni stiamo ricominciando ad interrogarci sempre più ansiosamente sul ruolo
della famiglia e sul ruolo che le politiche
sociali possono ricoprire per garantirle
il sostegno. Ciò spesso succede quando
si ha la sensazione che qualcosa stia
finendo e nasca la necessità di operare
un cambiamento. Il 29 novembre
si è svolto presso la Sala Magna di
Palazzo Steri di Piazza Marina a
Palermo, il convegno dal titolo
“Famiglie in bilico. Dimensioni
della povertà e domande di welfare”. L’incontro, realizzato col
patrocinio dell’Università e del
Comune di Palermo, ha presentato la ricerca svolta dall’Isfol (Istituto per lo sviluppo della Formazione professionale dei Lavoratori
) in collaborazione con l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) finalizzata alla creazione di un sistema di
valutazione delle attività per la riduzione della povertà poste in essere dalle
regioni e dagli enti locali. Traendo spunto dai risultati della ricerca condotta
dall’Isfol e dai contributi di autorevoli
relatori, questo confronto è stato un’oc-
D
casione per discutere e analizzare il
fenomeno della povertà e le prospettive
delle politiche di coesione sociale adottate anche nella nostra regione.
Nel corso degli interventi, partendo da
un’analisi del concetto di povertà, è
emersa l’insufficienza o la limitatezza
di definirla solo in base all’assenza di
reddito, pur concordando che esso tuttavia rappresenta comunque una delle
variabili più significative per stabilire
una situazione di deprivazione sociale.
Allargando la prospettiva di analisi, il
povero non è solo chi non ha reddito
ma colui che a causa di diversi fattori,
tra cui quello economico, non è in
grado di partecipare alla vita sociale
8 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
ed è costretto in forme sempre maggiori di marginalità sociale.
Dai dati della ricerca, confermati dagli
interventi dei relatori, bisogna distinguere i fenomeni di povertà e di difficoltà economica, ovvero, per usare termini più statistici, di povertà assoluta
e relativa contrastate con differenti
forme e modalità di intervento;
se per il primo caso le maggiori
cause di povertà vengono indicate nell’assenza di un lavoro, nei
problemi legati all’abitazione e
al contesto socioculturale di
appartenenza, gli interventi di
contrasto e di sostegno non possono che tener conto della soddisfazione “immediata del bisogno” e dunque nell’assistenza;
per la povertà relativa, in aumento in Sicilia, le situazioni di deprivazione possono far capo alla perdita di un
familiare o del posto di lavoro, al
sopraggiungere di una malattia o di
altri fattori improvvisi ed imprevisti
che rischiano di far scivolare la persona e la famiglia in una condizione di
marginalità sociale in cui fanno fatica
ad identificarsi.
osservatorio
di Loredana Brigante
Il senso di possibilità anche “in caduta libera”
un’Italia “in caduta libera”
quella che documenta il X Rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale di Caritas Italiana e Fondazione Zancan. Ed è una povertà in trasformazione quella che tra 8,3 milioni
di individui include la categoria degli
“impoveriti” e dei “non assistibili”,
come in Sicilia.
È
bio di esperienze, vissuti e prassi, ad
un livello locale, regionale e nazionale. Come le provenienze dei relatori:
dal vice-direttore di Caritas Nazionale
Francesco Marsico ad Antonio Purpura, docente di Economia all’Università
di Palermo. Da Mario Calbi, ricercatore JSN, a Emanuele Villa, dirigente
della Regione Siciliana. Da Liliana
zioni sociali e un’autentica proposta
di rete».
Non è uno slogan, così come non vuol
essere retorico il Patto etico a cui si
chiede di aderire. Sottoscrivere che è
“possibile costruire una governance
capace di pianificare strategicamente
il welfare a partire dai bisogni del territorio”, farsi carico di mettere al cen-
A Palermo, una risposta, una sfida,
una speranza è l’itinerario di studio e
di riflessione operativa sul welfare
promosso da Istituto Arrupe, Caritas
diocesana, CeSVoP, MoVI Regionale,
Inventare Insieme-CNCA, Arciragazzi,
Centro Astalli e JSN (Jesuit Social
Network), con il patrocinio dell’Assessorato della Famiglia, delle Politiche
Sociali e del Lavoro della Regione Siciliana.
Un laboratorio che, dal 16 giugno
2009, è diventato uno spazio di confronto tra operatori pubblici e del
Terzo Settore, volontari, psicologi,
ricercatori e assistenti sociali convenuti da più parti dell’Isola.
Di recente, all’Istituto Arrupe, si è
svolta la terza tappa con due seminari e due laboratori di pratiche molto
partecipati, il 15 novembre, il 3 e il 14
dicembre. “Politiche comunitarie a
servizio della programmazione sociale, delle strategie di inclusione sociale e di lotta alla povertà”, “Etica Pubblica: garanzia per un welfare innovativo e di qualità”: questi i titoli e,
soprattutto, gli spunti per uno scam-
Leone, valutatore CEVAS di Roma, a
Salvatore Esposito, di Napoli, presidente della Federazione internazionale Città Sociale. Da M. Rosa Lotti,
delle Onde, ad Angela Martinez, del
Cesie. E, al termine, l’Associazione
Next per “costruire modalità organizzative e strumenti di partecipazione
territoriale”.
L’eco del laboratorio sul welfare made
in Sicily anche a Bologna, al convegno
della Campagna “I diritti alzano la
voce” (25-26 novembre 2010), dove la
coordinatrice Anna Staropoli ha presentato la sintesi dei gruppi di lavoro
animati da vari rappresentanti dell’associazionismo palermitano, oltre
che da esponenti del mondo dell’impresa e dell’Università. «Il fatto che
sia considerato anche a livello nazionale un laboratorio innovativo di
pratiche sociali va al di là delle nostre
stesse aspettative», ha commentato la
Staropoli. L’obiettivo è uno in particolare, come ha detto in apertura p.
Gianfranco Matarazzo, direttore dell’Istituto Arrupe: «fare la differenza
creando un sistema virtuoso di rela-
tro “le fasce deboli della Società e i
contesti territoriali marginali” significa, invece, avere a cuore il bene comune e voler dare forza ad un impegno
assunto nella vita e nel lavoro. È
anche farsi forza a vicenda in un
momento difficile sia per la gente
comune sia per chi opera nel Terzo
Settore. Ed è, infine, un modo per
essere forza, purché si continui a camminare insieme.
Lo ha intuito anche Paolo Pezzana,
presidente fio.PSD di Genova, che nel
primo seminario ha parlato di “Partecipazione come buona prassi: il lavoro di rete in Italia e in Europa”.
Andando via da Palermo, non ha
messo in cima alla lista la spazzatura, il vuoto delle istituzioni, lo scoramento. Né la “caduta libera” di una
città che ha molti problemi. Lui ha
scritto: «Io, oggi, ho visto e respirato
senso di possibilità, quindi futuro,
l’unica energia che può essere rinnovabile solo se lo vogliamo noi. Ridaremo cittadinanza al nostro futuro!
Credo davvero che insieme possiamo
farcela».
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
9
osservatorio
di Toni Costumati
L’UOMO ED IL LAVORO AL CENTRO
La crisi dei Cantieri Navali di Palermo
IAT, ITALTEL, KELLER, FINCANTIERI. L’elenco è appena
accennato e descrive un quadro
desolante ma estremamente preoccupante dello stato di crisi in cui versa il
settore industriale in Sicilia e più in
particolare nella nostra provincia.
Il piano di ridimensionamento dello
stabilimento di via dei cantieri, a sentire i vertici aziendali di Fincantieri,
sembrerebbe legato alla contingente
crisi economica e finanziaria internazionale che ha condizionato e ridotto
notevolmente il numero di commesse
e non ad una chiara e mirata strategia
aziendale tendente a sminuire l’importanza del sito industriale cittadino.
I cantieri navali di Palermo da sempre
rappresentano uno snodo fondamen-
F
di Palermo, cerca di fare la propria
parte per garantire significativi investimenti utili a creare le infrastrutture
necessarie al mantenimento degli
standard ottimali di produzione e per
evitare, chiedendo garanzie in tal
senso, che lo stabilimento venga utilizzato unicamente per attività di manutenzione.
Ma con tutte le rassicurazioni che vengono dall’azienda ed anche dal governo, in questi giorni circa 500 lavoratori dell’indotto sono già in cassa integrazione e forte è il rischio che depotenziando il livello di competitività
dell’impianto palermitano, a pagarne
le conseguenze saranno tutti i 500
lavoratori dell’azienda e più di un
migliaio dell’indotto; 1500 famiglie
tale della cantieristica navale per la
loro posizione al centro del mediterraneo e potrebbero, se rilanciati, rappresentare una occasione straordinaria
per lo sviluppo non solo dei nostri territori ma dell’intera area geografica
che guarda al mare nostrum.
Ed in questa prospettiva alcuni mesi
fa Fincantieri ha annunciato, ai sindacati di categoria, che saranno destinate a Palermo commesse che garantiranno una sufficiente linea di continuità lavorativa. Anche il governo
regionale, con la firma di un protocollo d’intesa per il rilancio dei cantieri
che trepidano e che lottano per difendere il loro sacrosanto diritto al mantenimento del lavoro. Cgil, Cisl e Uil
Palermo, insieme ai sindacati di categoria Fiom, Fim e Uilm, denunciano il
tentativo di esproprio delle officine
meccaniche, dell’eliminazione del
bacino da 19 mila tonnellate, dell’eliminazione di due pontili, tutti progetti inseriti nel Prg del porto ed altresì
dell’esproprio delle aree su cui sorge il
grande magazzino, per la creazione di
un albergo e di un centro polifunzionale, come si prevede nel Prusst presentato da Fintecna, la società pubblica
10 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
controllata dal Ministero del Tesoro,
già approvato dalla commissione edilizia.
A fianco di questi lavoratori e delle
loro famiglie anche organizzazioni del
terzo settore come le Acli di Palermo
convinte che la sfida di creare lavoro
al sud si vince con la crescita economica e con politiche industriali e di
sviluppo adeguate. L’incapacità di
attrarre investimenti in territori come
il nostro è il tema che va affrontato
con urgenza e tiene conto di elementi
determinanti per la programmazione
di piani di sviluppo come quelli industriali, a partire dall’adeguamento
delle reti infrastrutturali di base passando per quello dell’efficienza amministrativa e del rispetto della legalità.
Le Acli chiedono con forza, alle istituzioni ed al mondo politico, che venga
rimesso al centro del dibattito il tema
del lavoro nella più ampia e significativa accezione del termine, ovvero di
un lavoro sicuro sia per la garanzia
della continuità che per la sicurezza
sui luoghi di lavoro, ma anche di un
lavoro dignitosamente retribuito e non
che copra sacche di sfruttamento, ed
ancora, di un lavoro per tutti.
“Desidererei ricordare a tutti, afferma Benedetto XVI, soprattutto ai
governanti impegnati a dare un profilo rinnovato agli assetti economici
e sociali del mondo, che il primo
capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona, nella
sua integrità: l’uomo infatti è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita
economica e sociale.”
osservatorio
di Antonio La Monica
Una speranza per le nuove generazioni
apire e conoscere il progetto
Policoro per i giovani di Palermo è fondamentale per avviare
processi e dinamiche nuovi che stimolino in noi sensazioni e sentimenti di
speranza e di fiducia.
Nel mese di Ottobre del 1989 i vescovi
italiani pubblicano il documento «Sviluppo nella solidarietà», il primo grande passo verso nuove strategie e nuovi
stimoli culturali che permettano di
superare un modello sociale, economico e culturale «incompiuto e distorto»:
come recita uno dei punti chiave della
riflessione della Cei in cui si invita
l’intero Paese ad unire le forze per il
riscatto del Sud.
All’interno di un sistema frammentato
dentro il quale il giovane del sud trova
sempre meno risorse e possibilità, quasi
rassegnato ad un futuro da “emigrato”,
la Chiesa interviene con forza, innanzi
tutto denunciando un sistema che mortifica la dignità della persona, inoltre
proponendosi come attrice del cambiamento culturale necessario ad un rilancio economico e sociale del sud Italia.
Il progetto Policoro si propone in questo contesto come risposta ai molteplici interrogativi dei giovani del sud,
offrendosi loro come momento di speranza e occasione concreta di realizzazione professionale.
Nato dal sogno di don Mario Operti ,
il progetto Policoro è diventato realtà,
germogliando come speranza nei cuori
C
di tanti giovani
del Paese, e proponendosi come
strumento dei giovani per i giovani,
attraverso
una
Chiesa sempre più
attenta al disagio
giovanile e pronta
a investire se stessa per avviare processi di crescita e
di miglioramento
continui che conducano allo sviluppo del territorio. In ogni diocesi il Progetto rappresenta una novità e un’opportunità per
la diocesi stessa, un lavoro di sinergia
fra tre uffici diversi: la Caritas Italiana
, l’Ufficio Nazionale per i problemi
sociali e il lavoro, il Servizio Nazionale
di pastorale giovanile, novità per i territori che sperimentano una Chiesa locale presente nell’ambito del lavoro nella
prospettiva della speranza, del futuro. Il progetto inoltre si arricchisce
della figura di un animatore di comunità che incontra i giovani presso le
parrocchie, lungo le strade, presso il
CAT, a breve attivo presso la Curia Arcivescovile con giorni di ricevimento.
È ora dunque di iniziare insieme ad
operare per quella conversione del
territorio e nel territorio a cui siamo
chiamati, sentendoci parte di una
squadra forte e determinata che con
la cultura dei “piccoli passi” potrà percorrere lunghe strade e raggiungere
traguardi distanti.
Io come animatore di comunità porto
con me tanto entusiasmo e fiducia,
un entusiasmo che, anche se si scontrerà con le difficoltà di ogni giorno,
affidato a Dio porterà sicuramente
dei frutti. Infatti come ci ricordano le
parole di Don Mario Operti, non possiamo affidarci a ricette miracolose o
magie per risolvere il problema del
lavoro, ma dobbiamo operare con
dignità, intelligenza e cuore perseverando con speranza e fiducia nel
domani: “Non esistono formule
magiche per cercare lavoro. Occorre investire nell’intelligenza e nel
cuore delle persone”.
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
11
volontariato
di Nunzio Bruno
Il Volontariato si espone
Due giorni di incontri, animazione e dibattiti a Palermo
l volontariato non vuole risorse, ma strutture. La possibilità, per esempio, di poter
costituire Case del volontariato in
immobili confiscati alla mafia. Oppure
poter avere a disposizione dei locali in
comodato gratuito per creare sedi di
associazioni e luoghi di comunità in
favore dei cittadini». E’ questa la
domanda che il volontariato palermitano rivolge agli amministratori pubblici e, in particolare, al Comune di
Palermo. A dar voce ai volontari è
stato il presidente del CeSVoP Ferdinando Siringo, nella conferenza stampa di presentazione delle Giornate del
Volontariato.
«Una realtà trasparente e positiva
come il volontariato - ha aggiunto
Siringo - non dovrebbe essere trascurata dai politici. Tanto più quando non
chiede finanziamenti, ma solo spazi
adeguati per offrire i propri servizi a
costo zero per la popolazione e per
«I
l’amministrazione comunale. In tal
senso, l’evento che il CeSVoP ha organizzato lo scorso 11e 12 dicembre con
le associazioni è stata la dimostrazione della vitalità del volontariato palermitano e del suo grande valore per la
società cittadina in termini di solidarietà e partecipazione civica».
È iniziata con queste parole l’“avventura” delle Giornate del volontariato
palermitano. Un appuntamento per
certi versi nuovo. Infatti, ogni anno il
CeSVoP organizza in tarda primavera
la Festa del volontariato al Giardino
Inglese. Ma dal 2009, con la concomitanza del sisma in Abruzzo e l’appesantirsi della crisi economica, le associazioni dei volontari non hanno più
ritenuto opportuno celebrare una
festa primaverile, viste le difficili condizioni in cui erano e sono tante persone e famiglie in città. Tuttavia, non si
è rinunciato a creare un momento di
incontro pubblico con la cittadinanza.
12 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
Sia per promuovere la solidarietà, sia
per far conoscere ciò che il volontariato compie per chi ha bisogno. Ecco i
motivi delle Giornate del Volontariato.
Nate nel dicembre dell’anno scorso e
che sono state riproposte pure per il
2010.
Si è trattato, quindi, dell’appuntamento più importante di quest’anno per i
volontari del distretto sociosanitario
di Palermo. L’11 e il 12 dicembre, nell’ex Deposito Locomotive di via Messina Marine, le organizzazioni, con il
supporto del CeSVoP, hanno incontrato la città. Tema/slogan dell’evento, «Il
Volontariato si espone», nel senso del
farsi conoscere, ma anche del mettersi in gioco per trasformare la società.
Protagoniste di questa edizione 60
associazioni che hanno esposto le loro
attività in 6 grandi aree tematiche
(Benessere, Anziani, Famiglia, Minori,
Immigrati, Protezione civile). Il tutto
per un’area di oltre 1.400 mq che com-
prendeva anche uno stand per le
dimostrazioni operative del volontariato di protezione civile e uno spazio
espositivo con: la collettiva di pittura
e poesia «I Voli della Mente», con
opere di artisti affetti da problemi
psichici e allestita dall’associazione
Imago, e gli abiti sulle differenze di
genere, confezionati in un laboratorio
per giovani contro l’omofobia voluto
dall’Agedo.
Il primo giorno, dopo l’apertura degli
stand si è svolto il convegno sul rapporto scuola, volontariato ed educazione. Liliana Rositani dell’Ufficio
scolastico regionale della Sicilia nella
sua introduzione ha sottolineato il
grande valore formativo dell’integrazione tra volontariato e istruzione
scolastica. «La cittadinanza è un valore che si coltiva fra i banchi di scuola
– ha aggiunto il presidente del
CeSVoP, Ferdinando Siringo – e lo
dimostra l’esperienza che da anni si
conduce in Sicilia grazie all’accordo
tra USR e Centri di Servizio per il
Volontariato. Tanti ragazzi a scuola
hanno conosciuto le associazioni e in
molti hanno accolto la proposta di un
impegno gratuito per gli altri. Sono le
prime forme di azione sociale che alimentano nei giovani il senso di comunità e l’etica pubblica». Ciò è stato
confermato dalle numerose esperienze raccontate dalle associazioni
palermitane che hanno lavorato in
vari istituti scolastici della città.
Nel pomeriggio, tante le attività di
animazione per i bambini e per tutti i
visitatori. Poi musica con le band
delle scuole e alle 21 chiusura con il
cabaret di Ernesto Maria Ponte.
L’evento si è concluso domenica 12
dicembre sera con gli spettacoli messi
in scena dalle associazioni (VIP, Avofid, I rabbischi, ‘U Fistitnu, Giovani In,
Santa Chiara, Quelli della Rosa Gialla)
che usano il teatro, la musica e l’arte
per creare inclusione sociale e diffondere la cultura della solidarietà. Nella
mattina si era svolta la colorata
gimkana per ragazzi e ragazze. Poi il
convegno sulle periferie, in cui i percorsi di ricerca dell’Università di
Palermo, le riflessioni di chi opera sul
campo e l’esperienza dei volontari si
sono intrecciati svelando la possibilità
che, nonostante la spinta esasperata
al soggettivismo di oggi, essere cittadini e fare comunità è possibile a partire dalle periferie e dai propri territori.
Il volontariato palermitano, insomma,
si è esposto e ha vissuto un intenso
momento di impegno comune. Non
solo. Tutti gli aspetti della gestione
interna dell’evento (vigilanza, mensa,
pulizia, servizio d’ordine…) sono stati
curati dagli stessi volontari. Mentre il
CeSVoP, nel suo gazebo centrale: ha
dato informazioni a coloro che vorreb-
bero fare volontariato; ha distribuito
gadget e documentazione; ha fatto
conoscere i propri servizi gratuiti per
le organizzazioni dei volontari.
Nel complesso, le Giornate hanno ottenuto un buon risultato. Oltre 2.000 visitatori, molti aspiranti volontari che si
sono avvicinati alle 60 organizzazioni
presenti nell’Ex Deposito Locomotive
di Palermo. Intenso lo scambio di informazioni ed esperienze fra le associazioni. Insomma, per «Il Volontariato si
espone», l’appuntamento invernale che
il CeSVoP organizza da soli due anni, il
bilancio conclusivo è più che buono.
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
13
volontariato
di Mario Sedia
IN-CON-TRA
Servizio Volontariato Caritas Diocesana di Palermo
Dono - Condivisione - Corresponsabilità
N-CON-TRA. In, Con e Tra sono
tre preposizioni semplici. Tre
paroline che servono a mettere in
relazione altre parole tra loro, che servono a dare un senso alle altre parole.
I
Non si può costruire un discorso rinunciando alle preposizioni, perché non si
può rinunciare alle relazioni. Sono proprio le relazioni, infatti, che trasformano un insieme casuale di parole in un
14 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
discorso, in una narrazione.
Come un discorso, come una narrazione, anche la nostra vita si forma e si
modella attraverso una lunga serie di
relazioni, tramite le quali e solo in
virtù delle quali si afferma la nostra
stessa identità, il nostro essere persone chiamate al servizio.
Tre paroline. In, Con e Tra, che messe
insieme ci restituiscono Il senso pieno
di ogni RELAZIONE: L’INCONTRO
NEL SERVIZIO.
L’Incontro nel Servizio si realizza nella
gratuità del DONO, nella CONDIVISIONE, nella CORRESPONSABILITÀ.
DONO. Sempre per tutti e con tutti.
La nostra vita è tutto un dono ricevuto
e da restituire. La scelta della gratuità
dell’azione per l’altro assume oggi un
significato profondamente contro-corrente.
CONDIVISIONE. Solo se condividiamo le nostre vite possiamo condividere il “pane” e tutto ciò che ci è chiesto
di volta in volta, nella logica della reciprocità come valore e come metro per
una vita di relazioni solidali.
CORRESPONSABILITÀ. Rendere
responsabili e partecipi, ad ogni livello, tutti gli attori della vita civile nella
costruzione del Bene Comune.
Tutte le parrocchie e le realtà istituzionali e del privato sociale riceveranno entro la fine dell’anno una
locandina di promozione del volontariato da poter appendere nei luoghi
comuni per la sensibilizzazione delle
singole persone e dei gruppi e una
brochure esplicativa delle diverse
proposte formative e di orientamento
al servizio.
volontariato
di Tiziana Di Gristina
Educazione e salute: una ONG Siciliana il CO.P.E.
per lo sviluppo degli emarginati nella periferia di Lima
atale è tempo di regali. Abbiamo ricercato le persone a cui
offrire i nostri doni. Ma in questa ricerca accurata e minuziosa,
siamo proprio sicuri di non avere
dimenticare qualcuno? Proviamo a
portare il nostro sguardo fuori dal
nostro Paese, in luoghi dove i regali
rappresentano una vera fonte di gioia,
aldilà del valore economico. Questo
salto porta alla periferia sud di Lima,
in Perù: Corona Santa Rosa, 9 de Julio
e Praderas del Sur. In essi vivono circa
2500 persone di cui circa la metà
costituita da bambini al di sotto dei 12
anni. I tre insediamenti sorgono sui
pendii di colline sabbiose e sono
caratterizzate dalla precarietà infrastrutturale, dalle cattive condizioni
igienico-sanitarie e dalla mancanza di
servizi pubblici e di opere di urbanizzazione. La quasi totalità degli adulti è
impegnata in lavori precari e stagionali, le donne come domestiche nei quartieri residenziali di Lima e gli uomini
N
come muratori e operai. Molto diffusi
sono i fenomeni del lavoro nero, dell’evasione scolastica, dell’analfabetismo
(che nel caso delle donne raggiunge
punte del 40%) e delle ragazze madri.
Il risultato è che la maggior parte della
popolazione di questi asentamientos
vive in una situazione di povertà o di
povertà estrema. Proprio per questo il
CO.P.E. (Cooperazione Paesi Emergenti)
decide di avviare un progetto denominato “Educazione e salute: promuovere lo
sviluppo nei quartieri emarginati della
periferia di Lima” in queste zone periferiche, sostenuto dalla Caritas Diocesana di Palermo con una raccolta fondi
presentata l’8 Novembre alle realtà parrocchiali del territorio palermitano e
inserita nelle cartoline per l’avvento di
fraternità. Lo scopo di questo progetto è
poter garantire l’accesso all’istruzione ai
bambini dei 3 insediamenti coinvolti nel
progetto, riducendo il fenomeno dell’evasione scolastica e potenziare e aumentare l’efficacia dei servizi di prevenzione
e cura offerti alla popolazione dal Presidio Sanitario di Corona Santa Rosa. Il
progetto ha l’obiettivo generale di
migliorare le condizioni di vita della
popolazione dei pueblos jovenes di Lima
nell’ambito dell’agenda nazionale di
lotta contro la povertà con l’obiettivo di
promuovere il diritto all’educazione e il
diritto alla salute.
L’Associazione di volontariato “Amici di San Felice”
Educazione all’ambiente
a natura è sempre stata per gli
uomini luogo di conforto e di pace,
un occasione per allontanarsi dal
caos cittadino e immergersi in un mondo
fatto di suoni, odori e colori che spesso ai
nostri sensi passano inosservati. Se la
contestualizziamo, poi, in prospettiva
cristiana, ci renderemo conto di come il
Creato, il dono di Dio agli uomini, è per
noi un bene prezioso che va custodito e
amato. Ai nostri giorni la “questione ecologica” coinvolge tutte le autorità politiche e religiose, ma anche cittadini che
sentono il bisogno di ristabilire un contatto con la natura, nella sua forma più
pura. La Caritas Diocesana si è interrogata sulle possibili azioni da attuare, sui
gesti concreti per la salvaguardia del
Creato, con un’attenzione particolare a
uno di quei luoghi nel territorio palermi-
L
tano che è diventato nel tempo, punto di
riferimento per quanti vogliano vivere
uno o più giorni a stretto contatto con la
natura. Nasce da questo una collaborazione con l’ associazione di volontariato “Amici di San Felice”, che valorizza,
promuove e gestisce l’Eremo di San Felice, una chiesa medievale con canonica,
che è situato al km 18 della strada provinciale Trabia-Ventimiglia (Palermo)
all’interno della R.N.O. di “Pizzo Cane,
Pizzo Trigna e Grotta Mazzamuto”. L’idea è che questa
struttura possa diventare
punto di riferimento per
veri e propri laboratori di
impronta ecologica, di formazione ed educazione
ambientale, un luogo dove
possono venir fuori gesti
concreti di amore e rispetto per la natura, ma anche un luogo che accoglie tutti,
senza alcuna discriminazione. Per questo la Caritas Diocesana ha definito una
partnership con l’Associazione, che la
impegnerà nella piantumazione di circa
100 alberi, cosi come prevede il progetto,
che permetterà alla zona circostante
dell’Eremo di avere una folta flora.
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
15
legalità
di Maddalena Maltese e Roberto Mazzarella
ETICA È LEGALITÀ
Convegno di Banca Etica a Palermo
Palermo una giornata per dimostrare che scelte orientate al
bene comune, vocazione sociale
di aziende e banche, sono un guadagno per tutti, politica e giustizia comprese.
Mi son trovato a coordinare i lavori
della tavola rotonda che ha aperto la
giornata “Etica è legalità” a Palermo
nella sede istituzionale dell’ateneo
palermitano, Palazzo Steri. Il dibattito
é stato animato da docenti universitari: Stefano Zamagni (economista dell’università di Bologna), Franco
Viola e Giacomo Faldetta (giuristi dell’università di Palermo), Gaetano Paci, sostituto procuratore della procura di Palermo in prima
linea nella lotta al racket
delle estorsioni, dal sindacalista Giuseppe Gallo
(segretario nazionale Fisba
Cisl) e da Marco Piccolo (vice
direttore generale di Banca
Etica). Gli onori di casa spettavano a Steni di Piazza, direttore
della filiale palermitana, coordinatore
del pomeriggio, che ha specificato: «la
“è” del titolo, posta tra etica e legalità,
è un verbo, non una congiunzione, e
questo implica agire, fare e soprattutto essere».
Una mattinata, quella dello Steri, che
ha messo in atto diversi percorsi: dalla
giurisprudenza delle virtù, all’economia civile, alla pedagogia della legalità. Insolito che a mettere insieme il
tutto sia stata una banca. Del resto
che mestiere fanno le banche? Fare
soldi? Creare ricchezza? O anche le
banche devono partire dal principio
che bisogna riportare la persona al
centro delle loro azioni e recuperare
la loro vocazione sociale?
Un mosaico – per la diversità di
approcci e di sensibilità – quello del
tavolo dei relatori che si andava pian
piano componendo. Un filo rosso che
metteva insieme la questione della
complessità che fa riconoscere il qua-
A
dro, la visione d’insieme, un percorso.
La Sicilia, peraltro ho ricordato, «non
é un paese per giovani», parafrasando
un famoso film per descrivere la nuova
emigrazione di forze e intelligenze:
una piaga dentro la quale ho invitato i
relatori ad entrare. Volevo scongiurare
il pericolo che i miei figli (al Nord per
lavoro) mi avevano confidato quando
gli avevo annunciato quest’evento:
«Non fare anche tu come tanti che
parlano e scrivono di questi temi, ma poi sono
ininfluenti
al cambiamento della
nostra terra». Nessuno in questo tempo può permettersi di essere
ininfluente! E allora le testimonianze: tante e varie che ci
danno la sensazione di toccare con mano la
terra e la concretezza. C’è quella dell’imprenditore Aldo
Schilirò di Catania,
quella di Donatella
Natoli con la sua biblioteca per bambini e per
ragazzi, sita nel centro
storico di Palermo, in
uno di quei quartieri
etichettati a rischio e
che proprio per questo
rischiano di non godere
neppure di servizi essenziali, come uno spazio di lettura e di
16 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
gioco per i piccoli.
Nel pomeriggio, nella sede dell’assemblea regionale siciliana a Palazzo dei
normanni, sono le storie di Rita Sipala, con la sua cooperativa di turismo
sostenibile, di Gaetano Giunta, della
fondazione di Comunità di Messina, di
Calogero Parisi, dell’associazione
Lavoro e non solo, con sede a Corleone, a dar prova di un amore sconfinato
e concreto alla nostra terra, un amore
a fatti per rispondere alla piaga della
disoccupazione, della criminalità, dell’illegalità diffusa.
Queste iniziative hanno il pregio di
tentare di far saltare il “tappo”
del conformismo e dell’accettazione supina di una realtà
difficile, diffusa in tanti
ambienti e anche al Sud.
Non voglio essere forzatamente ottimista, ma mi sembra che una giornata così
abbia avuto un pregio altamente civile: tutti saremo
interrogati – singoli, famiglie, chiese e società – su questioni fondamentali per le
nostre città: etica, lavoro, legalità,
giustizia, politica. Da questi campi
dobbiamo imparare a ripensare il
nostro futuro.
legalità
di Laura Nocilla
LA NUOVA SEDE DEL COMITATO ADDIOPIZZO
opo essere stato ospite dell’associazione
antiracket
Libero Futuro finalmente il
comitato Addiopizzo ha una nuova
sede: giorno 9 dicembre alla presenza di numerose istituzioni (tra cui il
Prefetto e il Procuratore capo della
Repubblica) sono stati infatti inaugurati i nuovi locali in via Lincoln
131, nel cuore della zona storica
della Kalsa.
L’immobile, bene confiscato alla
mafia un tempo di proprietà del boss
mafioso Masino Spadaro, è stato assegnato nel 2007 dal Comune di Palermo al comitato.
Ci sono voluti tre anni per la ristrutturazione (compreso il reperimento dei
fondi) e per l’adeguamento dell’immobile che al momento della consegna era in forte stato di degrado.
La nuova sede ha poi avuto un primo
contatto con la cittadinanza la sera
del giorno 10 dicembre, quando si è
tenuta una festa di apertura, a cui
hanno partecipato numerosi esponenti della società civile, del mondo accademico, della stampa, oltre che studenti e lavoratori.
D
Negli intenti degli attacchini la nuova
sede è un ulteriore tassello per promuovere la rivoluzione culturale iniziata sei anni fa a Palermo contro il
pizzo e le estorsioni: la sede vuole essere un laboratorio politico-culturale in
cui elaborare progetti e strategie di
lotta nel territorio contro cosa nostra,
anche attraverso la collaborazione di
altre associazioni del terzo settore;
sede che fungerà anche da centro culturale: si terranno mostre, cineforum,
presentazioni di libri e varie iniziative
nell’ambito del progetto Addiopizzo
community (www.addiopizzo.com),
associazione culturale che promuove
la sensibilizzazione collettiva della
mobilitazione antimafia.
Tutte le attività e le iniziative saranno
publicizzate attraverso il sito di community e saranno rese note attraverso
costanti newsletters mandate ai soci.
Il tesseramento annuale è di 10 euro.
Da ultimo la nuova sede da marzo
ospiterà anche i nuovi dodici ragazzi
del servizio civile, che aiuteranno gli
“attacchini” del comitato nelle loro
attività nel mondo delle scuole, di
promozione del consumo critico pizzo
free e dell’ organizzazione di eventi
aperti alla città.
Per qualsiasi contatto, proposta o
informazione è possibile chiamare in
sede che resta aperta ogni giorno dal
lunedi al venerdi (orari e numeri
disponibili sul sito).
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
17
giovani e sfida educativa
di Giuseppa Calò
Una scuola anche per genitori:
progettare una nuova realtà educativa
o scorso due dicembre a Palermo, presso la sede AIMIC ha
preso l’avvio una bella iniziativa
di supporto e di formazione pedagogica rivolta a genitori, docenti ed educatori. Alla prolusione presieduta dal
prof. A. Bellingreri erano presenti
quaranta insegnanti provenienti dalle
L
diverse province della Sicilia. Il corso
di formazione di durata biennale vede
coinvolti a livello organizzativo la cattedra di pedagogia della famiglia, la
Facoltà di Scienze della formazione
primaria di Palermo e l’AIMIC Sicilia.
Responsabile scientifico è il prof.
Antonio Bellingreri che si avvarrà
della collaborazione di docenti esper-
ti in materia. L’idea del progetto
comune scaturisce dal confronto sulle
esigenze formative di una comunità
che manifesta sempre più un senso di
disorientamento e di sopraffazione di
fronte alle numerose problematiche
che la vita familiare comporta. I genitori oggi chiedono aiuto e sono consapevoli di poter
trarre dall’altrui
esperienza indicazioni e suggerimenti
utili
nonostante la
diversità dei contesti. Essi chiedono consigli e
chiarimenti su
possibili strategie
educative
atte a contrastare la funzione errata dei mezzi di
comunicazione spesso troppo presenti e troppo invadenti nella vita dei
propri figli. La preoccupazione è che
essi leggano la realtà attraverso i
media come unica chiave interpretativa omologando le nascenti opinioni
al trend maggiormente diffuso a livello sociale. La percezione di una vita
18 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
svolta come su un palcoscenico non
garantisce la tutela della persona e
dei sentimenti. Ecco allora l’impegno
di chi non vuole arrendersi ad illusori
e spietati individualismi e crede nella
possibilità di una trasmissione di
esperienze e contenuti di valore attraverso il compito educativo, lo scambio
culturale e soprattutto nella comunicazione di intenti. È un piccolo tentativo per iniziare a muovere i primi
passi insieme, la meta è sempre molto
lontana tuttavia il viaggio ci coinvolge
tutti nel rinnovare l’entusiasmo dell’impegno educativo e nel ripensare
l’autorità e la cura genitoriale. Per
questo il corso si propone di favorire
nei partecipanti l’acquisizione di
competenze necessarie a progettare e
gestire in modo del tutto autonomo
una esperienza didattica e di apprendimento rivolta ai genitori. Ci si chiede, sarà utile? La scuola per i genitori
si pone, tuttavia, a fianco di altre
realtà ecclesiali di formazione già esistenti e di sicuro rappresenta un altro
passo verso la realizzazione di alleanze educative preziose e significative
per le nostre comunità e per i nostri
giovani.
giovani e sfida educativa
di Giuseppa Calò
Scuole occupate: una lettura di contesto
ontinua la protesta studentesca e l’occupazione
in qualche scuola della
nostra provincia anche durante
le festività natalizie. Secondo
alcuni i ragazzi non mollano e
sono impegnati ad oltranza in
una protesta lecita e motivata,
secondo altri invece si ripresenta il solito fenomeno di allungamento delle vacanze scolastiche
in prossimità delle feste natalizie. Mi sembra allora utile soffermarsi su qualche elemento che
forse può sfuggire ad una prima
lettura del fenomeno.
Innanzi tutto la difficile situazione economica e politica che grava sulle famiglie e dunque sui giovani italiani privi
di prospettive di spendibilità dei titoli
acquisiti nel settore occupazionale.
Proprio nel comparto scuola, i tagli
dovuti ai movimenti di riforma hanno
dato luogo a movimenti di protesta dei
docenti fin dall’inizio dell’anno scolastico. Ed è per tutti chiaro che in questo settore le risorse non sono incre-
C
mentate anzi, al contrario esse vengono meno quotidianamente, dall’edilizia
scolastica alla qualità dei servizi erogati, il problema investe la comunità di
lavoratori e la comunità degli utenti.
Un problema di tutti insomma.
Si invoca il diritto allo studio contro
chi manifesta pacificamente e non si
tiene conto di quanto esso sia spesso
calpestato nella quotidianità.
Il diritto allo studio è già leso se la
scuola non è in grado di garantire il
successo scolastico e si richiede
ai genitori l’intervento di docenti esterni che possano migliorare “le prestazioni scolastiche
degli alunni”.
È nostro dovere chiederci se
offriamo ai giovani un sereno
ambiente di apprendimento per
tutti (scongiurando l’abbandono)
e ampie possibilità formative atte,
attraverso il prendersi cura e l’accompagnamento, alla crescita di
una vera comunità scolastica.
Se è vero che i nostri ragazzi
sono “superficiali e vacanzieri”
forse potremmo trarre da queste
considerazioni anche qualche indicazione utile per instaurare quelle relazioni di ascolto e di aiuto che necessariamente devono essere presenti in un
processo di educazione e formazione
che prepari l’alunno alla compartecipazione del progresso umano e non
soltanto al superamento di traguardi
scolastici fini a se stessi e alla competizione come unica possibilità di affermazione sociale.
EDUCARE IN SICILIA: RISORSE E PROBLEMI
u questo significativo tema il
Centro Regionale per l’Educazione Cattolica, la cultura, la scuola
e l’università propongono un convegno
regionale che si svolgerà il 28 e 29 gennaio 2011 presso l’Hotel Residence
Torre Artale Trabia (PA).
S
L’incontro, frutto di ampia riflessione
sulle tematiche educative evocate con
forza dal documento per un paese solidale Chiesa italiana e Mezzogiorno
tenta di affrontare i problemi guardando alle risorse educative che sono
presenti in terra di Sicilia.
Presenterà il convegno Sua Eccellenza
Mons. Michele Pennisi Vescovo di
Piazza Armerina e Vescovo delegato
C.E.SI. per l’ufficio Regionale per l’Educazione Cattolica, la scuola e l’università. Diverse le relazioni a tema e
gli interventi programmati.
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
19
giovani e sfida educativa
di Elio Lo Cascio
Riparazione e Responsabilizzazione:
quali interventi per ri-costruire legami sociali?
iovedì 2 Dicembre si è tenutopresso l’aula consiliare del
comune di Palermo - Sala delle
Lapidi - il convegno dal titolo Riparazione e Responsabilizzazione: quali
interventi per ri-costruire legami
sociali? - organizzato dall’Ufficio di
Servizio Sociale per i Minorenni di
Palermo, dall’Istituto Don Calabria e
dall’ass. Inventare Insieme (onlus).
Il convegno ha visto un’ampia partecipazione di illustri esperti che si occupano a vario titolo di devianza minorile e di Giustizia Riparativa: Magistrati
del Tribunale per i Minorenni di Palermo, docenti universitari, operatori
appartenenti ai servizi della Giustizia,
al mondo della Scuola e della Sanità,
rappresentanti di associazioni no profit e del volontariato.
Dopo i saluti iniziali da parte delle
Autorità, il convegno è entrato nel
vivo del tema oggetto di studio, grazie
agli interventi magistrali del prof. Giovanni Fiandaca, esperto di fama internazionale di diritto penale ed attento
studioso, già da diversi anni, di model-
G
li di Giustizia Riparativa, e della
dott.ssa Margherita Spagnuolo Lobb,
psicoterapeuta e direttrice dell’Istituto Gestalt Human CommunicationCenter Italy.
La dott.ssa Salierno - Direttore dell’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Palermo – ha successivamente
approfondito le significative esperienze di Giustizia Riparativa che si stanno
realizzando nel territorio palermitano,
in vista anche della costruzione di un
modello di Giustizia Riparativa che
tenga conto delle peculiarità del tessuto socio-culturale.
A seguire la dott.ssa Liliana Leone –
direttrice del Centro di ricerca CEVAS
– ha presentato i primi risultati del
“Centro di Giustizia Riparativa per
minori in ambito penale” (finanziato
dal comune di Palermo con fondi della
L. 285/97), mettendo in evidenza
anche il rigore scientifico dell’impianto metodologico utilizzato.
Ulteriori approfondimenti sono emersi
attraverso il ricco confronto avvenuto
durante la Tavola Rotonda, che ha visto
20 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
la partecipazione di alcuni esponenti
del Tribunale per i Minorenni di Palermo, del Comune, dell’Ufficio di Mediazione Penale del Comune, dell’Osservatorio sulla dispersione scolastica
“Distretto 13”, del Progetto Telemaco
ASP Palermo, dell’Ufficio Scuola dell’Arcidiocesi e di alcune asociazioni.
Il pomeriggio è proseguito con la realizzazione di un “forum cittadino”
sulla Giustizia Ripartiva che ha raccolto varie testimonianze di operatori
esperti del pubblico e del privato
sociale, coniugando egregiamente il
livello di riflessione teorico con quello
operativo.
Il forum è stato, inoltre, anche una
valida occasione di confronto con
alcuni rappresentanti del mondo politico cittadino, i quali hanno mostrato
vivo interesse verso gli aspetti innovativi introdotti dalla Giustizia Riparativa, sia rispetto alla responsabilizzazione dei minori devianti, sia per l’attenzione ed il sostegno che rivolge
alle vittime dirette ed indirette dei
crimini.
mondialità
di Tiziana Di Gristina
Rifiuto? Risorsa! Baratto!!
Una forma di commercio molto diffusa
nell’antichità, torna alla ribalta
ella società consumistica nella
quale oggi viviamo, fatta di
acquisti sempre più frequenti e
che riguardano tutte le fasce d’età, si
avverte la necessità di riscoprire antichi scambi che non richiedano l’uso
assoluto del denaro e soprattutto che
abbiano un forte senso di equità. Si
torna ancora oggi, nel 2010 a parlare
di BARATTO!
Tra le varie definizioni che riportano
al significato della parola, è il dono
quella che spicca maggiormente. Non
si tratta di elemosinare o di disfarsi di
qualcosa di inutile o sgradito; ebbene,
il donare, il barattare significa incontrare l’altro e condividerne una parte
del nostro vissuto, perché sappiamo
bene che gli oggetti che abbiamo in
casa, in un modo o nell’altro parlano
di noi, di ciò che siamo.
L’idea del baratto, assume oggi un
duplice significato: da un lato, si ha la
possibilità di metter in comune con gli
altri un libro, un cd, un elettrodomestico o un accessorio che in casa viene
dimenticato o mai utilizzato, ma dall’altro diventa un’opportunità di riciclo, di rispetto e cura del Creato.
Quante volte vediamo i cassonetti
della nostra città stracolmi di oggetti,
mobili, abiti? Sembra agli occhi di
molti ormai un’abitudine. Proviamo ad
agire diversamente, a scambiare reciprocamente i nostri beni, a far sì che
l’idea di mio si trasformi in nostro,
nello spirito di condivisione che
dovrebbe animare le nostre azioni nel
quotidiano.
Proprio per questo si è costituito in
città un piccolo gruppo che ha proposto il baratto tra scuole, parrocchie e
associazioni. Da qui l’iniziativa “RIFIUTO, RISORSA? BARATTO”, promossa
dalla Caritas Diocesana di Palermo
(Area Mondialità) e Bi.BI.Gas (Biolo-
N
gico, Biodinamico, Gruppo di Acquisto
Solidale). L’obiettivo primario di queste due realtà è quello di sensibilizzare
tato, al di là del loro valore economico
perché il baratto si basa sul valore di
utilità e non sul valore economico degli
la città a una nuova idea di riutilizzo, a
far sì che il nostro stile di vita tenda
giorno per giorno a migliorare.
Giorno 19 Dicembre si è svolta la
seconda giornata dedicata al baratto
cittadino, che ha visto coinvolte numerose persone, provenienti da parrocchie e associazioni, non solo di Palermo. Anche per questo secondo appuntamento le regole erano molto semplici: ogni partecipante ha portato i propri oggetti da barattare entro un orario
stabilito dagli organizzatori; ogni
oggetto è stato catalogato con il nome
del portatore, per permetterne la restituzione qualora gli oggetti non fossero
stati scelti. Per ogni oggetto il partecipante ha ricevuto una fiche di scambio, avendo diritto a scegliere tanti
oggetti quanti sono quelli che ha por-
oggetti. Alcuni degli oggetti scambiati
sono stati: libri, autoproduzioni, abbigliamento, accessori, piccoli elettrodomestici, bijoutteria, minuteria, piante,
suppellettili, proprie creazioni. Abbiamo inoltre realizzato uno schedario in
cui ciascuno ha trascritto le proprie
competenze e i propri “saper fare” da
condividere e scambiare, come realizzare, per esempio, una crema idratante fatta in casa o un gel per capelli,
tutto con prodotti naturali e con una
spesa davvero minima. Barattare le
cose, invece di buttarle via, riduce la
velocità con cui i rifiuti arrivano in
discarica e, attraverso lo scambio e il
regalo di oggetti in disuso ma riutilizzabili, diamo il nostro contributo per
un maggior rispetto verso l’ambiente,
noi stessi e gli altri.
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
21
cultura
di Rosalba Raya
A cento anni dall’Ordinazione Sacerdotale di Ernesto Ruffini
n coincidenza con l’anno sacerdotale voluto dal Santo Padre Benedetto XVI, la Chiesa di Palermo ha
celebrato i cento anni di sacerdozio
(1910-2010) di uno dei suoi Pastori: il
Card. Ernesto Ruffini, Arcivescovo dal
1946 al 1967.
Sacerdote per il suo popolo, così Egli
si esprimeva all’inizio del suo ministero pastorale: “Mi preme il popolo, il
popolo nelle sue miserie”… e ancora:
“La religione non è soltanto culto, ma
fermento sociale”.
Queste le sue accorate parole, ma
anche il suo vivere, il suo decidere, il
suo operare, orientati da una forte e
soave spiritualità sacerdotale tutta
Paolina: “Caritas Christi urget nos”
(2 Cor 5,14).
Amore di Padre che, per i suoi figli più
poveri è Provvidenza operosa e instancabile, ma pure “viscere di misericordia” che si commuove ed “ha compassione della folla affamata”, sofferente
e calpestata nella sua dignità.
I
Nel corso dell’anno celebrativo, in
memoria del suo sacerdozio, hanno
avuto rilievo due Celebrazioni Eucaristiche, entrambi presiedute dall’Arcivescovo di Palermo, il Card. Paolo
Romeo: una presso il Santuario della
“Madonna dei Rimedi”, l’altra nella
chiesa Cattedrale.
La centralità dei momenti
liturgici ha dato spessore e
significato a due incontri culturali realizzati presso l’Aula
Magna della Facoltà Teologica di Sicilia.
Nel primo incontro, effettuato il 14 Maggio 2010, il Prof.
Giuseppe Dalla Torre, Rettore della LUMSA di Roma,
ha tenuto una relazione
magistrale di sfondo storicogiuridico, sul tema: “L’esperienza dei diritti dell’uomo
dal tempo del Card. Ruffini
ai giorni nostri”. Per il secondo incontro culturale, realizzato il 12 novembre, a coronamento dell’anno celebrativo, è stata promossa una
Tavola Rotonda su: “ La
carità socio-pastorale del
Card. E. Ruffini”. Ne è stato
moderatore Prof. Nino
Casabona, Direttore Generale del Fondo Pensione
Negoziale e Docente all’Università
Cattolica “Gemelli” di Roma. Alla
presenza dell’Arcivescovo di Palermo, Card. Paolo Romeo, del Vescovo
Ausiliare Mons. Carmelo Cuttitta, di
tanti amici, sacerdoti, laici e religiosi
e con la partecipazione della Società
e dell’Associazione di Servizio Sociale
Missionario, sono stati tratteggiati e
approfonditi alcuni lineamenti della
personalità umana, spirituale e
pastorale del Card. Ruffini.
Don Rino La Delfa, Preside della
Facoltà Teologica di Sicilia, nel suo
intervento ha posto nuove e stimolanti basi per un approfondimento
più sistematico della “spiritualità
del Pastore”: il suo rispondere, in
libertà e radicalità, all’amore di Dio
Uno e Trino, che dà vita ad opere di
giustizia e carità; la sua tensione
all’Uno, al Vero, al Buono e al Bello;
la sua “apertura al nuovo” concretamente espressa nella creatività operosa, dove l’amore per Dio e per l’uo-
22 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
mo si fondono e tendono ad esprimersi in una sintesi tra Vangelo e
vita quotidiana, alla maniera di Cristo.
L’Assistente Sociale Missionaria
Maria Jesús Dominguez, Vice
Direttrice della Scuola Universitaria di Servizio Sociale di León in
Spagna, ha sviluppato il tema “ La
carità sociale del Card. Ruffini e le
moderne politiche sociali. Infatti,
essa è stata diretta a promuovere
condizioni di vita più umane e ad
offrire possibilità di sviluppo per
settori e gruppi poveri, emarginati e
dimenticati, favorendo interventi
plurimi per risposte differenziate e
adeguate a bisogni vecchi e a quelli
emergenti. Sotto questo profilo la
carità sociale del Card. Ruffini ha
esercitato un’importante leadership
nell’azione sociale, richiamando
l’attenzione dei responsabili politici
per interventi che esigono giustizia
e rispetto della dignità della persona umana.
cultura
di mons. Vittorio Nozza
La carità socio pastorale nel Card. Ernesto Ruffini
Diritti negati, bisogni scoperti “oggi”:
quale “sfida per il sociale?”
Mons. Vittorio Nozza, in occasione del
100° anniversario di ordinazione
Sacerdotale del Card. Ernesto Ruffini
contribuisce a delineare l’attuale condizione di crisi economica e finanziaria che colpisce il nostro tempo. Pubblichiamo di seguito una parte dell’intervento di Mons. Nozza.
ccenno ad una breve mappa
sulle principali debolezze e sofferenze del nostro tempo che ci
dovremmo preparare ad accompagnare nei prossimi quattro-cinque anni.
Tra queste debolezze c’è il livello di
disoccupazione giovanile (stimato tra
il 28-29%) condizionato da un modello
di sviluppo centrato sui garantiti e
sulla spesa pubblica
che fa stare peggio
tutti coloro che devono entrare dentro il
sistema, cioè i giovani; gli stranieri utilizzati per dare una
risposta alle nostre
esigenze di sviluppo
a basso prezzo e che
involontariamente
contribuiscono allo
sfascio di tutta una
serie di regole anche del mercato del
lavoro e più dei nativi, essi dovranno
sopportare, nell’aggiustamento sociale
che si produrrà, il carico maggiore
delle situazioni di difficoltà. Una terza
debolezza e sofferenza riguarda le persone che non raggiungono gli standard a causa dell’innalzamento del
livello di competizione internazionale
che la globalizzazione porta con sé. La
questione dei minori, a cui si lega il
tema della famiglia, è molto seria. L’Italia ha pochissimi bambini e si calcola che il 25% dei minori appartiene al
gruppo della povertà relativa e che il
A
20% delle famiglie che hanno quattro o
più figli si trovano in questa stessa
categoria; si fanno pochi figli e i pochi
che nascono stanno in una situazione
di disagio e di svantaggio; il numero
di abbandoni scolastici aumenta e
invece le risorse dedicate all’educazione diminuiscono. La quinta ed ultima
debolezza e sofferenza è la questione
del territorio, dello spazio. La distanza tra Nord e Sud aumenterà ancora di
più rispetto a quanto è avvenuto negli
ultimi 15 anni. Abbiamo al riguardo dei
dati impressionanti: al Sud il livello di
povertà assoluta si aggira intorno al
10%. Nel Sud risiede il 35% della popolazione italiana, ma ben il 65% della
popolazione è in situazione di disagio.
La prima proposta è che il nostro
agire deve avere un obiettivo. E l’obiettivo è quello di aiutare il nostro
tempo a correggere e ri-orientare la
propria idea di libertà […]
Una seconda proposta, che riguarda
in pieno le trasformazioni del modello
di sviluppo è questa: noi siamo desiderio, noi siamo volontà di vita – per
usare un’espressione filosofica che
appartiene a Nietzsche. Noi siamo
volontà di potenza, desideriamo ‘sentire’ questa vita. […]
Terza e ultima proposta: il tema del
desiderio infinito. […]
In questo tempo che viviamo, in questo
neo-materialismo così prepotente in cui
la questione è solo produrre e andare più
veloci, in cui non si
pone più la questione della trascendenza, l’idea stessa
di infinito si trasforma, diventa quella di
un tempo che gira
sempre più velocemente, dove il tuo
desiderio si rinnova
continuamente. […]
Un piano efficace
contro la precarietà e la povertà deve assumere
alcune precise caratteristiche: affrontare la precarietà e la povertà nella
sua complessità, adottare una strategia articolata, privilegiare i più deboli
e la territorialità degli interventi. Il
problema della povertà è chiaramente
multidimensionale e chiama in causa
soggetti e responsabilità e diversi
livelli: i Poveri stessi, la Società civile, lo Stato, la Chiesa, la Caritas, il
volontariato, ... In qualche modo,
dalla povertà e dalla situazione di crisi
è possibile uscire, a patto che lo sforzo
sia comune: se ne esce tutti insieme.
La fede unita alla carità
è fuoco che trasforma ed
erompe in molteplici attività
Card. E.Ruffini
E tutto questo in una condizione di
economia meridionale che non riesce
ad entrare nei circuiti positivi della
crescita.
Se la crisi è stata un ‘infarto’, dopo il
superamento della crisi da infartato,
dobbiamo necessariamente cambiare
scelte e stili di vita. Perché la probabilità di avere una recidiva è alta e
quando c’è una ricaduta i rischi sono
maggiori.
Quali proposte mettere in atto alla
luce delle debolezze e delle sofferenze e alla luce dell’esigenza di cambiare le scelte e gli stili di vita?
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
23
lavoro policoro
di Enzo Sanfilippo
I DESIDERI DI IBERVILLEA
È
stata un’ impresa, ora comincia
l’impresa. Si conclude così il
primo dei cartelloni che gli operatori del Vivaio Ibervillea, quasi tutti
utenti dei servizi di salute mentale
hanno voluto esporre all’ingresso della
nuova serra costruita l’estate scorsa
con l’aiuto del progetto “Ortocircuito”
finanziato con i fondi CEI dell’otto per
mille dalla Caritas Diocesana di Palermo. Una serra che tutta la squadra
(molte persone lavorano al Vivaio
ormai da diversi anni) desiderava da
diversi anni. E sì che ormai le piantine
seminate nel 2009 in piccole vaschette
di gelato si erano così infittite da rompere la plastica e reclamare un alloggio più grande. Ma trapiantarle nei
vasetti che con la Cooperativa Solidarietà si rivendono ai mercati rionali o
nelle fiere cittadine, richiedeva uno
spazio di esposizione ben più grande
di quello esistente, costruito nel 1998
dalla Cooperativa con un finanziamento europeo.
Bisognava mettersi all’opera. Chi ha
fatto esperienza di impresa sa bene
che i soldi non bastano mai, specialmente quando le previsioni di entrate
per qualche motivo non si realizzano… Fatto sta che per far quadrare i
conti, nel mese di luglio ci siamo ritrovati, io, Eliana e Caterina (operatori
della ASP) Ada e Riccardo, tutor del
vivaio e Andrea, l’esperto botanico che
ci ha guidato durante tutto l’anno
(viaggiando su e giù da Bologna) a
dover prendere una decisione molto
impegnativa. Si poteva cioè evitare di
chiamare degli operai specializzati,
che avrebbero costruito la serra in
pochissimi giorni, ma con costi molto
alti che avrebbero eroso le voci per
altri importanti acquisti. Si poteva far
tesoro dell’esperienza di Andrea, che
aveva in passato costruito delle serre e
della buona volontà delle persone presenti. Non tutte le persone in quel
momento godevano della borsa-lavoro,
non tutte avevano esperienze significative. E così, con quel pizzico di inco-
24 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
scienza che fa partire le grandi avventure, decidemmo di procedere. Avremmo cioè costruito la serra da soli. È
vero che la fortuna aiuta gli audaci.
Ben presto si aggregarono alla squadra anche Stefano e Silvia Puzzuoli,
amici di Pisa, appassionati di piante
grasse, in quel periodo in Sicilia per
turismo. Saputo della nostra situazione, infatti, hanno deciso lì per lì di
modificare il loro programma dedicando un’intera settimana delle loro ferie
alla nostra impresa:ecco un ottimo
esempio di vacanze solidali! Anche
alcuni operai rumeni che ci avevano
aiutato per la posa dei paletti della
base, sono ritornati nel giorno di
maggiore difficoltà
per darci una
mano, questa volta
senza alcun compenso.
Più di ogni altro
apporto,
quello
che qui va ricordato è l’impegno di
tutta la squadra
palermitana, che,
anche dopo la settimana fatidica in
cui è stata costrui-
ta la struttura portante della serra
(250 metri quadri, con un altezza al
colmo di oltre 5m), ha continuato
nelle operazioni di sistemazione della
base con la posa di tre camion di pietrisco, la cucitura dei teli “pacciamanti” (quelli che evitano la crescita dell’erba all’interno della serra), il riordino dei vecchi bancali della “serra
madre” quella che ci ha visto nascere
come impresa vivaistica. Voglio qui
ricordare Sandro, Alessandro, Giusi,
Sara, Natale A., Antonino, Antonio,
Maurizio, Camillo, Giacomo, Giuseppe, Natale S. tutti insieme protagonisti
della grande avventura.
Dopo questa esperienza tutti ormai
sappiamo che l’impresa sociale va
misurata, oltre che su parametri di produttività economica (che pure costituiranno i nostri obiettivi per il 2011)
anche sulla generosità e la fiducia, che
essa è in grado di generare. Lo stesso
cartellone esposto nel giorno dell’inaugurazione inizia con un’altra frase
significativa: Qualche volta capita che
i sogni si avverino. Il sogno era nella
testa di uno di noi. Poi ha incontrato
un altro con in testa lo stesso sogno…
e il sogno si è tramutato in realtà.
Protocollo d’Intesa tra il Dipartimento di Salute
Mentale della ASP e la Caritas Diocesana
n occasione della “Giornata della
Salute Mentale”, organizzata dal
Dipartimento di Salute Mentale
della Azienda Sanitaria Provinciale di
Palermo, durante la quale è stata
inaugurata la Serra del Vivaio Ibervillea, realizzata nell’ambito del progetto
“Ortocircuito”, è stato siglato un
importante documento che vedrà la
Caritas Diocesana e il Dipartimento di
Salute Mentale della ASP a fianco
nella realizzazione di progetti per il
reinserimento socio-lavorativo di persone con disagio psichico.
Questo accordo, siglato dal Direttore
Generale della ASP Dott. Salvatore
Cirignotta e da Don Benedetto
Genualdi, Direttore della Caritas di
Palermo, alla presenza di S.E. Paolo
Romeo, Cardinale di Palermo, corona
un impegno iniziato alcuni anni fa da
alcuni operatori del Dipartimento di
Salute Mentale fra cui i coordinatori
del Progetto Ortocircuito, il sociologo
Enzo Sanfilippo e la psicologa Eliana
Biamonte. Il proseguimento di questa
I
collaborazione è stato fortemente
voluto dal Dr. Salvatore Varia, delegato
per la guida del Dipartimento di Salute Mentale e dal Direttore Sanitario
della ASP Dr.ssa Maria Rita Mattaliano che si erano incontrati nel mese di
ottobre presso la sede centrale della
Azienda Sanitaria per definire i termini dell’intesa.
Nel documento vengono riconosciuti i
risultati raggiunti con il lavoro fin qui
fatto assieme dai due enti, come quello dell’inserimento di circa 15 persone
nell’ambito delle attività vivaistica e
altre 8 donne utenti del Centro Diurno
di Via dei Cantieri, oggi ospitate presso locali della Parrocchia Stella Maris
per il prosieguo di una attività artigianale consistente nella produzione di
borse che sono già state apprezzate da
alcuni importanti negozi della città.
L’intesa sottolinea che gli Enti Pubblici Territoriali e non, in deroga alla
disciplina in materia di contratti della
Pubblica Amministrazione, possono
stipulare convenzioni con le Coopera-
tive sociali di tipo B, per la fornitura di
servizi diversi da quelli socio sanitari
ed educativi a condizione che tali convenzioni siano finalizzate a creare
opportunità di lavoro per le persone
svantaggiate di cui al comma 1 dell’art. 4 della L.381/91.
L’Azienda Sanitaria Provinciale di
Palermo e la Caritas Diocesana di
Palermo in funzione dei propri compiti istituzionali, al fine di perseguire
l’interesse generale della comunità
alla promozione umana e all’integrazione sociale e al benessere psico-fisico dei cittadini, si impegnano reciprocamente a promuovere progetti tesi a
favorire l’inserimento lavorativo degli
utenti in carico al Dipartimento di
Salute Mentale e ad altri servizi della
ASP di Palermo attraverso il coinvolgimento di cooperative sociali costituite
ai sensi della L 381/91, all’interno di
contesti di comunità che promuovano
una cultura dell’accoglienza e della
valorizzazione delle risorse di ogni
persona.
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
25
carcere
di Fra Carmelo
Festa di Natale in carcere tra divertimento, emozione e speranza
n occasione delle festività natalizie, la Direzione della Casa Circondariale di Termini Imerese,
come ogni anno ed in collaborazione
con i volontari, ha organizzato una
vera e propria festa per i Detenuti e le
loro famiglie: una giornata trascorsa
all’insegna del divertimento e della
gioia, ricordando a ciascuno l’importanza del Natale, che nell’incarnazione del Verbo viene a “visitare tutti”
specialmente chi si trova in una situazione di sofferenza. Nel condurre la
giornata ha collaborato con me Fra
Michele Parisi, che ha intrattenuto i
bambini offrendo loro numerose sculture di palloncini. I volontari Giusy
Divono, Valentina Priolo, Dario Spatafora ed Alessio Sunseri hanno invece
coinvolto personalmente i bambini
I
facendoli ballare e divertire sul palco.
Durante lo spettacolo sono stati offerti numerosi doni ai bambini ed è stato
anche sorteggiato un Bambinello,
donato dal Cappellano del carcere,
Fra Agatino Sicilia, Frate Minore del
Convento di Termini Imerese.
“Dietro le quinte”, per tutta la durata
dello spettacolo sono stati impegnati
altri volontari: Li Vigni Marianna,
Salvà Birbante Maria e Spatafora
Nicasio. Il loro aiuto è stato prezioso
ed ha consentito una buona gestione
ed organizzazione dello spettacolo.
Il tentativo dei volontari, assieme a
tutti gli operatori dell’Istituto, è stato
quello di creare un clima festoso e solidale per le famiglie e soprattutto per i
bambini, che hanno il diritto di vivere
la gioia del Natale con i propri papà.
L’intera riuscita dello spettacolo, gli
addobbi natalizi, palloncini e caramelle, il rinfresco e soprattutto i doni
offerti ai bambini sono stati possibili
grazie ai contributi offerti dalla Caritas Diocesana di Palermo.
Se posso permettermi, vorrei infine
ricordare che i carcerati si possono
visitare in tanti modi, non solo oltrepassando i loro grandi cancelli, ma
anche pregando per loro e donando
anche qualcosa di semplice quali indumenti e detergenti, dove proprio nell’Istituto Penitenziario di Termini Imerese, con l’aiuto dei volontari citati sopra,
abbiamo istituito un “Servizio guardaroba” che settimanalmente fornisce ai
detenuti indigenti beni di prima necessità (bagnoschiuma, shampoo, lamette,
biancheria intima, etc…)
di Concetta Maglio
Una cena “rosso Cardinale”
n prossimità del Natale la Fondazione Antiusura “Ss. Mamiliano e Rosalia” e la Caritas Diocesana hanno
dedicato un tempo alla preghiera ed al
ringraziamento dei volontari, consulenti, in particolare tutors, per il loro impegno nella carità. È stato un sabato di
dicembre nel quale gli invitati tutti,
ignari del grande dono che li aspettava,
vengono accolti dal Rettore del Seminario Arcivescovile Mons. Raffaele Mangano assieme ad alcuni seminaristi. La
serata ha previsto la Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo ausiliare
Sua Ecc. Mons. Carmelo Cuttitta. Siamo
stati onorati della presenza, oltre che
I
del Cardinale Romeo, anche di quella
del Cardinale De Giorgi, presente a
Palermo per impegni di ministero. È
stato offerto ai partecipanti, al cospetto
dell’immagine della Vergine Maria con il
Bambino, un concerto di un duo di voce,
violino e pianoforte sulle note di brani di
musica ora profana ora sacra. L’Ave
Maria di Schubert ha concluso il concerto. La serata è proseguita con la
cena. Dopo il sentito ringraziamento
alle Eminenze presenti e il paterno benvenuto a tutti i commensali da parte di
Mons. Benedetto Genualdi, Direttore
della Caritas diocesana, il dott. Vittorio
Alfisi, Presidente della Fondazione, nel
ringraziare S.E. Cardinale
Paolo Romeo della sua
presenza, coglie l’occasione per porgere gli auguri
da parte di tutti, per il prestigioso riconoscimento
ricevuto da S.S. Benedetto
XVI nell’averlo chiamato
all’impegno cardinalizio.
Gli auguri vengono accompagnati dal dono di una
stampa acquerellata di ini-
26 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
zio ’800 raffigurante la Cattedrale di
Palermo, come augurio per il suo servizio alla nostra Chiesa. S. E. il Cardinale
Romeo, commosso per il dono ricevuto e
per il calore mostratogli, ringrazia e
invita i presenti a sostenerlo nel suo
impegnativo servizio al popolo di Dio;
invita, inoltre, a riflettere sulla problematicità e gravità della situazione socioeconomica della popolazione siciliana
ed in particolare dei cittadini di alcuni
quartieri palermitani che “indotti” dalla
crisi, si rifugiano in guadagni facili ed in
traffici illeciti. A conclusione del suo
discorso, offre in dono ai presenti il volume “ Il Coraggio del Bene-” il viaggio
a Palermo, 3/10/2010, che riporta tutti
gli interventi e le foto dei momenti più
significativi del recente viaggio del
Santo Padre Benedetto XVI.
La serata viene conclusa dall’omaggio
agli intervenuti di un dono, proveniente dalla Cantina Sociale della Cooperativa Interprovinciale Elorina, sorta
dopo un lungo lavorio della Caritas
Diocesana di Noto, a sostegno del
significato sociale e comunitario della
cooperativa.
progetti
di Claudia Casella
“Palermo, lo Zen torna al centro
della progettazione cittadina”
ell’ambito del progetto G.Zen.net
si è svolta in data 12/11/2010 a
Palermo “La Perifièra”, una iniziativa che ha lo scopo di mettere al centro la periferia per farne emergere le
istanze e restituire protagonismo al
quartiere al di là di tutti gli stereotipi
che da sempre l’hanno caratterizzata.
“Vuole essere un’occasione per vivere
il quartiere diventato simbolo della
marginalità e dell’esclusione - dice
Giuseppe Mattina, uno degli organizzatori - come parte integrante del tessuto urbano e creare un ponte tra
centro e periferia. Contro la retorica
che vuole le periferie come non-luoghi privi di socialità, questa manifestazione vuole mostrare come lo Zen
possa essere un centro di iniziative
culturali”.
La manifestazione è stata presentata
all’interno dell’incontro su “Periferie
che crescono: accogliere la città” svoltosi presso la scuola Giovanni Falcone
del San Filippo Neri alias Zen2, durante la mattinata.
“L’obiettivo principale del progetto è
quello di aprire la periferia a tutto il
resto della città – afferma Claudia
Casella, coordinatrice del progetto attraverso delle iniziative che possano
N
coinvolgere tutta la società civile
palermitana”.
“Questa è una manifestazione carica
di simboli che servono a tenere alta la
speranza di continuare a investire su
queste iniziative - sottolinea Rosalba
Salierno, direttrice dell’Ufficio di servizio sociale per i minorenni -. Oggi
impegnarsi vuole dire anche essere
presenti sul territorio, esponendosi
per fare sentire la propria voce”.
“Lo Zen è uno dei quartieri periferici
più studiati al mondo - afferma il sociologo Simone Lucido -. Non si può ragionare sul futuro della periferia se non si
ragiona prima sui problemi dell’amministrazione centrale della città”.
“Essere una periferia vuol dire sentirsi
emarginati rispetto a qualcosa - sostiene il geografo palermitano Marco Picone -. Per diffondere un’idea diversa del
quartiere proviamo a sovvertire lo stereotipo non chiamandola più periferia
e facendola tornare alla sua centralità”. Nel pomeriggio nella piazza Gino
Zappa si è svolta“La PeriFièra”, un’
occasione per presentare al quartiere
il progetto G.Zen.Net, grande l’afflusso
delle gente del quartiere, attirata dai
diversi gruppi musicali, dagli artisti e
dai numerosi stand.
ARCHIVIO STORICO ZEN
Si è tenuta martedì 21 dicembre alle ore
16.00 presso l’Auditorium dell’I.C.S. L.Sciascia in via De Gobbis n. 13, l’inaugurazione
dell’Archivio Storico del quartiere San Filippo
Neri. L’Archivio Storico Zen, nasce come una
delle azioni previste nell’ambito del Progetto “G.ZEN.NET”, promosso dalla rete d’Istituzioni, Enti e Associazioni che da anni operano nel quartiere S.Filippo Neri, coordinato
dalla “Confraternita San Giuseppe dei Falegnami” della Caritas Diocesana con il sostegno della Fondazione per il Sud. L’Archivio
Storico è una delle azioni progettuali più
complesse, in quanto oltre alla ricerca, raccolta ed alla sistemazione di tutta la documentazione esistente sul quartiere vuole
diventare un centro promotore di iniziative
ed eventi formativi per tutta la Comunità.
L’inaugurazione è stata preceduta dal Concerto di Natale dell’Orchestra da Camera “L.
Sciascia”, gli studenti con musiche di Gruber e
Wade arrangiate dal prof. Billitteri, hanno
augurato a tutti un felice Natale ed un Buon
Anno. Al Concerto è seguita una tavola rotonda per sottolineare l’importanza dell’avvenimento. L’archivio storico, dedicato ad Emanuele Piazza giovane vittima di mafia, consentirà a tutti gli operatori, le associazioni e
anche e soprattutto alle Istituzioni di eseguire progettazioni, di rimodulare azioni ed
interventi futuri, sulle base di quanto è stato
già fatto e sul vissuto storico e sociale del territorio. È possibile imparare dal passato per
migliorare l’opera ed è anche possibile recuperare le buone prassi utilizzate e spesso
dimenticate per ridare dignità e dare un volto
al quartiere. A conclusione della tavola rotonda, Mons. Genualdi ha scoperto la targa commemorativa dell’Archivio.
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
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volti e storie
di Benedetto Madonia
“LA STORIA DI VINCENT”
ella Locanda del Samaritano
sono tante le storie, i racconti e
i volti che si incontrano ogni
giorno. Storie di sofferenza ma anche
di speranza, storie di ferite passate ma
anche di riscatto.
Questa che racconteremo è una storia
semplice, una storia che non leggeremo nelle prossime edizioni dei quotidiani, che non vedremo in nessuna trasmissione TV e che non farà “audience”… E’ una storia che, senza far
rumore, tuttavia è capace di aprirci gli
occhi e riscaldarci il cuore imparando
da essa quanta dignità e umanità può
esserci pur nella sofferenza di una
vicenda che sembrerebbe segnata
solo da disillusione e disperazione.
E’ la storia di Vincent (il nome è fittizio), un giovane rumeno poco più che
ventenne, che noi operatori della
Locanda abbiamo conosciuto la scorsa estate quando, presentandosi da
noi, è stato accolto. Ci racconta che è
arrivato a Palermo alcuni mesi prima
per cercare lavoro; che i suoi genitori
lo hanno spinto a lasciare la sua terra
per trovare un’occupazione che gli
permettesse di sostenere la sua famiglia e i suoi fratelli più piccoli. E’ un
giovane pieno di vita e di speranze.
Un giovane con gli occhi puliti ma con
un cuore ferito: il padre è alcolista e
spesso ha avuto dure discussioni con
lui. La madre è stata sempre distante
affettivamente non offrendogli il calore materno che ogni bambino e ragazzo necessita per una crescita serena.
Passano alcuni mesi e Vincent, che
nel frattempo in Locanda si mostra
sempre disponibile, generoso e accogliente con tutti, inizia ad essere particolarmente triste. Ci racconta che
ultimamente i suoi genitori non lo
contattano più telefonicamente, non
si interessano più e che se non fosse
lui a cercarli non avrebbe più notizie
dei suoi che, nel frattempo, si sono
separati.
I suoi occhi tristi raccontano la deso-
N
lazione e la solitudine di vedersi pieno
di aspettative deluse e con il desiderio
forte di alzarsi in piedi, raccontano il
diritto di sognare un futuro migliore e
trovare un lavoro dignitoso che gli permetta di condurre una vita serena e
autonoma come ciascuno di noi desidera. Vincent esce ogni giorno alla
ricerca di un lavoro: contatta commercianti, ricerca annunci di giornale e su
internet, chiede a conoscenti e riceve
tanti superficiali “ti faremo sapere”;
telefona rispondendo a offerte di lavoro ma quando sentono il suo accento
dell’Europa dell’Est subito dicono di
aver trovato il personale richiesto e
28 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
Vincent si scontra con barriere e muri
costruiti sul pregiudizio. Qualche settimana dopo, visibilmente contento, ci
annuncia di aver trovato finalmente un
lavoro: ci dice che si tratterebbe di sorvegliare e provvedere al nutrimento
del bestiame di una stalla nelle campagne di Caltavuturo. Gli chiediamo, un
po’ incerti, se è convinto di accettare e
se è contento di quanto lo pagherebbero ma ci dice subito che la cosa importante per lui adesso non è avere subito
soldi in tasca quanto avere un impegno
lavorativo che lo renda occupato e lo
faccia sentire utile. Vincent prende le
sue cose e ci saluta. Andando via, con
un sorriso sul volto, ci dice: “grazie di
cuore, voi operatori uomini per me
siete stati dei papà, voi operatrici
donne delle mamme!” e ancora: “voi
siete stati e siete la mia famiglia ora
che una famiglia io non ce l’ho più!”.
Le sue parole ci commuovono e ci
fanno riflettere, dopo, sul ruolo imprescindibile ma talvolta dato per scontato di accoglienza che la Locanda del
Samaritano possiede. Al di là di tutte
le possibili prestazioni e “cose” che la
struttura può e vuole offrire, le parole
di Vincent ci portano al cuore della
“mission” della Locanda… che si
rifanno nella sua essenza a quella
locanda del Vangelo che Cristo, con
una parabola, ha individuato come
luogo dell’accoglienza, dell’ascolto, del
“prendersi cura” dell’altro. Locanda è
prima di ogni cosa saper offrire il pro-
prio cuore come rifugio e riparo dalla
fatica, dalle sofferenze, dal sentirsi
rifiutato e non voluto, dalle ferite degli
uomini e delle donne che incontriamo
ogni giorno nel nostro cammino. Al
momento della partenza di Vincent, il
nostro direttore della Caritas, mons.
Genualdi salutandolo ha voluto donargli una somma di denaro che sicuramente gli sarebbe servita per questa
sua nuova esperienza, come segno di
gratitudine per la sua collaborazione e
lavoro finora svolto nel magazzino e
nei trasporti della Caritas ma con fermezza Vincent, pur non avendo nessun
risparmio con sé, non vuole accettarla
dicendo di non aver bisogno di soldi
ma di un lavoro che lo faccia vivere con
dignità. Solo la nostra insistenza ha
fatto in modo che Vincent accettasse
tuttavia quel piccolo regalo. La sera
decidiamo di sentirlo telefonicamente
per sapere come stava e come fosse
andato il viaggio ma, nascondendo il
suo pianto, ci racconta delle condizioni inumane nelle quali si è ritrovato: è
in una stalla accanto alle mucche che
dovrà accudire. Non c’è una stufa, non
c’è un letto ma solo una vecchia rete,
non ha nient’altro per coprirsi se non
degli stracci che trova qui e lì nella
stalla. Questo luogo si trova lontano
ben 20km da Caltavuturo e si trova da
solo in un luogo a lui sconosciuto.
Dinanzi al suo racconto, atterriti e
basiti, lo invitiamo a ritornare da noi e,
con pazienza, attendere e sperare che
ancora qualcosa di bello possa accadere nella sua vita. Lui ci dice: “vi ringrazio ma non voglio più disturbarvi. Voi
siete stati troppo gentili con me!”. Lo
chiamiamo nuovamente l’indomani e
così ritorna alla Locanda, ritorna a
“casa” così come lui definisce questo
luogo.
Oggi Vincent è ancora con noi in
Locanda. Nel suo cammino in passato
ha incontrato gente che lo ha ferito e
gli ha fatto del male ma ha pure incontrato “samaritani” capaci di chinarsi
su di lui, “perdere tempo” con e per
lui, prendersi cura di lui. Cerca ancora un lavoro, qualsiasi lavoro, che
possa svolgere con l’onestà, la serietà
e la puntualità che ha dimostrato a
tutti di possedere.
Ha regalato a ciascuno di noi un messaggio di umanità e dignità: sperare e
lottare anche quando tutto intorno a
noi sembra buio e senza senso; avere
un cuore ricco di gratitudine e riconoscenza per il bene, il calore ricevuto
pur tra tanta sofferenza, solitudine e
indifferenza. Un luogo e degli operatori. Una locanda e delle persone che, su
esempio di quel vero Samaritano che
è Cristo, vogliono imparare ogni giorno di più a saper vedere e osservare, a
sapersi fermare e prendersi cura di
ogni uomo e donna con il cuore ferito
che ogni giorno incontreremo nei
nostri luoghi di lavoro come operatori
Caritas ma soprattutto sul nostro cammino di uomini e donne chiamati ogni
giorno ad essere segno del Volto misericordioso di Dio.
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
29
il libro
di G. C.
Luce del mondo
n ritorno alla riflessione sulle
domande di senso e sulla fede è
l’invito che Peter Seewold rivolge al lettore attraverso le parole del
Santo Padre Benedetto XVI trascritte,
a seguito di una conversazione, nel
volume “LUCE DEL MONDO”.
Il libro affronta in un susseguirsi di
domande e risposte le attuali problematiche sociali e politiche di una
società in crisi e della crisi del vissuto
della fede.
La perdita dei criteri di valore rischia
di far naufragare l’esistenza di ciascuno di noi. Dobbiamo avere solo paure
per il futuro o anche speranza?
Dalle attuali esperienze negative possiamo ripartire fiduciosi, dice il Santo
Padre: «la consapevolezza della
minaccia e della distruzione dell’intera struttura morale della nostra
società dovrebbe essere per noi un
richiamo alla purificazione dobbiamo
tornare a riconoscere che non possiamo vivere come se una cosa volesse
U
l’altra, che libertà non significa indifferenza e che è importante imparare
una libertà che sia responsabilità»
Dal confronto della crisi della Chiesa e
della crisi dovuta al secolarismo emerge
il pericolo di una catastrofe globale se
nella combinazione di “potere” e “conoscenza” manca il punto di vista del bene.
Disporre senza riflettere su ciò fa
venir meno l’aspetto etico della nostra
esistenza e la vocazione alla responsabilità a cui tutti noi siamo chiamati.
Contro le intolleranze e il relativismo
si propone la via della ricerca autentica della fede. Una fede viva e incarnata nell’uomo del nostro tempo che
lotta e che spera e che legge nei segni
di tempi, così drammatici, la necessità
della conversione.
Lo stile semplice e agile restituisce al
lettore parole di conforto e di incoraggiamento a proseguire il difficile cammino esistenziale alla Luce della Parola, della Presenza reale del Cristo nell’Eucaristia e con la preghiera perché,
dice il Papa, «il nostro andare insieme
con Lui ed il lasciarsi cambiare si
intreccino, perché avvenga quel cambiamento dell’uomo che è la più
importante condizione per un cambiamento realmente positivo del mondo.»
giovani e sfida educativa
di Maria Pagano e Edoardo Lembo
Lo sportello d’ascolto per le dipendenze patologiche scende in strada
ontinua il lavoro svolto dallo
sportello d’ascolto per le dipendenze patologiche, sito in piazza S. Chiara a Palermo, all’interno
della struttura della Caritas Diocesana di Palermo. Il centro comincia ad
essere una risorsa per quei soggetti
che decidono di intraprendere, in
accordo con il Ser.T di appartenenza,
un percorso terapeutico e riabilitativo
che permetta loro di superare la
dipendenza dalle droghe, dall’alcool,
dal gioco d’azzardo e non solo.
Il servizio offre colloqui di sostegno e di
orientamento, oltre che ai soggetti con
dipendenze varie, anche alle loro famiglie bisognose di un supporto in quanto si
sentono impotenti davanti ad un proble-
C
ma a volte insormontabile, cercando di
accendere la speranza che qualcosa si
può fare per vincere insieme questa lotta
impari. Occorre prima di tutto spezzare
quel circolo vizioso che crea spesso la
rassegnazione di un nucleo familiare e
affrontare insieme con consapevolezza il
problema, collaborando alla riscoperta
della fiducia nella vita per se stessi e per
i figli, partendo da un atto di umiltà: chiedendo aiuto a chi ha esperienza, competenza e capacità di aiutare per riuscire a
credere e a sperare.
Il centro d’ascolto, inoltre, persegue
questi obiettivi oltre le mura del Centro
Agape, portando attraverso i suoi operatori, i servizi in strada. Un esempio è
stato l’aggancio di un giovane adulto
30 InformaCaritas novembre/dicembre duemiladieci
tossicodipendente avvenuto nel quartiere multiproblematico dello Zen 2 di
Palermo. Spesso le difficoltà dei ragazzi, ad intraprendere un cammino di
cura, nascono dalla disinformazione e
dalla paura che le comunità siano un
luogo in cui internarsi. Invece le comunità terapeutiche sono un luogo di rinascita, dove la libertà e la personalità di
ogni ragazzo sarà riscoperta, valorizzata, aiutata a recuperare il valore della
vita. Lo sportello si avvale della collaborazione dei centri d’ascolto della Caritas Diocesana (immigrati, legale, antiusura) e dei servizi della ASP di Palermo.
Il spotello riceve per appuntamento al
n° 388 85 07 095, il martedì dalle 9:00
alle 13:00.
il film
di Salvo Grasso
Stanno tutti bene
USCITA CINEMA: 12/11/2010
REGIA: Kirk Jones
SCENEGGIATURA: Kirk Jones
ATTORI: Robert De Niro, Drew Barrymore, Kate Beckinsale, Sam
Rockwell, Lucian Maisel, Katherine
Moennig, Damian Young, James
Frain, Melissa Leo, James Murtaugh
el cinema contemporaneo dei
remake capita anche che sia un
film italiano di 20 anni fa ad
essere rifatto ad Hollywood. Stanno
tutti bene è infatti un adattamento del
film omonimo di Giuseppe Tornatore,
che tra l’altro all’epoca fu un discreto
flop dopo i successi e l’Oscar per Nuovo
Cinema Paradiso. Se lì c’era un Marcello Mastroianni anziano e dolente
qui tocca a Robert De Niro che si prende una pausa dai suoi successi comici
ma non dalle sue smorfie, che rimangono la cifra principale di un attore involuto in maniera proporzionale ai successi al botteghino delle sue performance comiche degli ultimi anni.
Ma come detto qui si ride poco, anzi il
film, piuttosto fedele all’originale, è
proprio un caso da manuale di family
movie: costruito per farci commuovere
e coinvolgere dalle vicende di un uomo
anziano, malato e da poco vedovo, che
visto che i figli non lo vengono a trovare decide di partire, via treno e in pullman, e girare gli Stati Uniti per fare
una sorpresa a ciascuno di loro. Scoprirà presto che gli nascondono tutti
qualcosa, che non tutti hanno avuto
così successo nella vita e che la moglie
era stata sempre un filtro che depurava dalle cattive notizie e faceva filtrare
solo quelle buone. Il motivo? Il nostro
protagonista è sempre stato molto esigente e ha inciso profondamente nell’infelicità dei figli.
Ma naturalmente il film non cerca di
scardinare e problematizzare i danni
che può fare un padre nei confronti
dei propri figli, ma cerca invece di
conciliare in maniera prevedibile e
N
retorica ogni contrasto. La regia di
Kirk Jones (suoi Svegliati Ned e il
primo Tata Matilda) è accessoria.
Qui conta De Niro, onnipresente, che
anche tentando di lavorare in sottrazione finisce per giggioneggiare oramai disperatamente ancorato ad una
recitazione facciale quasi involontaria. Il resto del cast è sicuramente di
livello, da Sam Rockwell a Drew
Barrymore, da Kate Beckinsale a
Melissa Leo. Vanno sottolineati i contributi della colonna sonora (alla Morricone) del nostro premio Oscar
Dario Marianelli e una canzone, (I
Want To) Come Home scritta appositamente da Paul McCartney.
Se il protagonista per anni ha rivestito
i fili del telefono, facilitando milioni di
conversazioni, diffondendo notizie
belle o brutte, nella metafora fin trop-
po sbattuta in faccia del film sarà ora
lui in prima persona a mettersi in marcia, a vivere in prima persona una storia, a unire vite e difficoltà, quelle dei
propri figli, per scoprire che ha vissuto per anni dietro un velo di bugie a fin
di bene, cercando di fare i conti con i
propri errori di padre e poter dire
idealmente alla moglie, con un’altra
menzogna, che “stanno tutti bene”.
Intenso e toccante, questo film riesce
ad emozionare senza mai risultare
melenso o patetico. Racconta la semplice e dolorosa realtà della vita: la
storia del distacco inevitabile dei figli
dalla famiglia di origine e della solitudine di chi resta, di chi giovane non è
più e che ha come unici compagni i
ricordi di giorni felici che non torneranno. Ma è anche la storia di un
ricongiungimento che va oltre le parole non dette, le mezze verità e la
distanza fisica e che addirittura la
azzera. Non è mai troppo tardi, per
genitori e figli, per rimediare agli
errori, mai troppo tardi per un padre
per conoscere i propri figli nel profondo e accettare le loro scelte di vita o
per i figli per ritrovare nel proprio
padre un punto di riferimento anche
nella vita adulta, per sentirsi pienamente accettati con tutte le loro
debolezze e i loro “fallimenti”.
L’amarezza e la malinconia che pervadono tutto lo scorrere del film, lasciano anche spazio ad una dolce, tenera e
rassicurante sensazione di calore e di
intima felicità.
novembre/dicembre duemiladieci
InformaCaritas
31
Auguri di Buon Natale dalla Caritas di Abancay in Perù
FELIZ NAVIDAD.
Que el Verbo eterno de Dios llene tu vida.
Dios hecho niño ha tomado nuestra condición
humana y -si le dejamos- nos da nueva vida.
La foto de una campesina y su niño..., de mi tierra natal..., habla de alguna manera la humillación del Hijo de Dios.
SANTOS DOROTEO BORDA LOPEZ, Pbro.
ABANCAY - PERU
O83 983 729750
Auguri a tutti i detenuti e al personale penitenziario
La Caritas Diocesana augura un anno di speranza e di vita nuova a tutti coloro che vivono nella
condizione di detenzione. “Il volto del Cristo detenuto vi accompagni per illuminarvi nel buio dal
quale desideriamo che possiate quanto prima venire fuori”. E con questo augurio che offriamo
a tutti voi che siete nelle carceri della nostra Arcidiocesi, l’immagine che raffigura il Cristo detenuto, opera di fra Danilo, un confratello di fra Carmelo che abita nell’isola di Creta. La grazia
del Sacerdozio di fra Carmelo, nuovo Cappellano dell’Ucciardone, è frutto della sua esperienza
tra i fratelli ristretti. Con la diffusione dell’icona si vuole sensibilizzare alle necessità dei detenuti, attraverso sopratutto la preghiera per coloro che cercano liberazione e pace.
Caritas Diocesana
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