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Sophie Scholl - Centro Ricerche Personaliste

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Sophie Scholl - Centro Ricerche Personaliste
Sophie Scholl
“Le parole sono le nostre armi”
Giulia Paola Di Nicola
Un debito di memoria storica
 Non è bene ricordare del
secolo passato solo Stalin, e
Hitler,
accordando
ai
tiranni un onore che non
meritano e dimenticando i
giusti.
 E’ un dovere nei confronti
della storia far conoscere
figure luminose, che non
hanno temuto di pagare di
persona e continuando a
investire fiducia negli esseri
umani, nella bellezza del
mondo, in Dio.
Busto di Sophie Scholl,
scolpito da Nicolai Tregor,
Università di Monaco.
Il contesto secondo Wittenstein
“Sono fermamente convinto che nessuna persona che viva
negli Stati Uniti possa comprendere appieno che cosa
significhi vivere sotto una dittatura assoluta.... Mai prima si
era avuto un controllo così assoluto, eccetto che nell'Unione
Sovietica, alla quale Hitler in parte si rifece. Il governo - o
meglio il partito - controllava tutto: i mezzi d'informazione,
le armi, la polizia, le forze armate, il sistema giudiziario, i
viaggi, tutti i livelli dell'istruzione, dalla scuola materna
all'università, le istituzioni religiose e culturali.
L'indottrinamento politico iniziava in tenera età per
continuare poi con la “Gioventù Hitleriana”, con l'obiettivo
ultimo di raggiungere un controllo completo della mente”*.
… Nelle scuole i bambini
venivano
esortati
a
denunciare
perfino
i
propri genitori, se questi
pronunciavano
frasi
negative nei confronti di
Hitler o dell'ideologia
nazista Una resistenza
organizzata
era
praticamente impossibile.
Nessuno poteva parlare
apertamente, perfino coi
propri amici più intimi,
perché non si era mai
sicuri che questi non
fossero spie naziste o
collaboratori del regime…
Un controllo
totale
George J. Wittenstein
“Nessuno deve poter dire che
ci sarà per lui un momento in
cui sarà lasciato solo con se
stesso” (Hitler, Mein Kampf)
Il Blockwart (guardiano di caseggiato)
 Il controllo e la sorveglianza da parte del partito erano così
bene organizzati che ogni singolo caseggiato in città aveva
un proprio funzionario di partito con il compito di spiare i
vicini. Ufficialmente il "Blockwart" aveva l'incarico di
garantire il benessere dei residenti… in realtà doveva
sorvegliare, registrare e riferire le attività, le conversazioni e
i commenti di ogni persona, oltre alle sue frequentazioni.
Nemmeno la privacy in casa propria era garantita: era
molto comune coprire il telefono con un copriteiera o un
cuscino, come precauzione contro l'ascolto indebito
mediante "cimici". Non era neppure possibile sapere quale
corrispondenza fosse stata segretamente aperta.
L’impossibile avventura
Ricordo benissimo un evento accaduto in un cinema: qualcuno
che era seduto alcune file davanti a me fu portato via dalla
Gestapo. Pareva che avesse espresso un commento negativo
nei confronti di Hitler… Chiunque l'avesse sentito, per
compiere un dovere patriottico, doveva aver informato la
polizia segreta. Certo, c'erano individui e piccoli gruppi locali
che si opponevano al regime. In effetti oggi sappiamo che ce
n'erano più di 300 ma… era praticamente impossibile
stabilire dei contatti, e ancor più mantenere le
comunicazioni. Pertanto i gruppi erano piccoli, isolati e non
conoscevano l'esistenza gli uni degli altri. L'unica resistenza
che avrebbe potuto avere successo sarebbe stata quella dei
militari. Questi ci provarono, con grande ritardo, quel
famigerato 20 luglio 1944, e fallirono miseramente… Come
fu possibile per un piccolo gruppo di studenti universitari
sfidare questo regime così potente e, con infiniti rischi,
chiamare ad una resistenza aperta?”*
La congiura di Claus von Stauffenberg
Il legame etico-politico-culurale
che caratterizza La Rosa Bianca,
segna la differenza – come ha
sottolineato H. Arendt – rispetto
alla congiura di Claus von
Stauffenberg, il generale ucciso
dalla Gestapo, che per anni era
stato connivente col regime, salvo
poi distaccarsene e tentare di
uccidere Hitler (20.VII.1944).
I ragazzi della Rosa Bianca
conservarono “intatta la capacità
di distinguere il bene dal male” e
decisero di combattere contro la
retorica delle menzogne della
propaganda”.
Von Stauffenberg: «non fu ispirato da
sdegno morale o dal rimorso per le
sofferenze inflitte ad altri esseri umani»,
ma quasi esclusivamente «dalla certezza
che ormai la sconfitta e la rovina della
Germania erano inevitabili». Essi erano
interiormente angosciati per il “problema
dell’alto tradimento e della violazione del
giuramento di fedeltà a Hitler»*
Idee e coraggio
Wittenstein elenca 3 caratteristiche che
consentirono la nascita della Rosa Bianca:
 1. Si trattava di studenti idealisti e ribelli,
attratti
dall’organizzazione
nazionalsocialista, tipo boy scouts, e da
ideali quali autodisciplina, romanticismo
tedesco, adesione ai più alti principi morali
ed etici.
 2. Si trattava di giovani di famiglie
borghesi, con genitori che si opponevano al
nazismo
 3. L’amore per le arti e la cultura, una
significativa sensibilità religiosa li univa e li
rendeva spontaneamente contrari ad azioni
disumane quali la persecuzione degli Ebrei.
un rotolo del Pentateuco:
i primi 5 libri della Bibbia
Tempio di Salomone
Ci fu opposizione al nazismo?
In Germania si registrano segnali di opposizione già nel
1933, con l’ascesa di Hitler al potere, nonostante la
frammentazione dei gruppi
Durante il nazismo il Volksgerichtshof da solo
condannò a morte 5.300 persone.
Si calcolano 3.000.000 di persone che nei 12 anni di
regime passarono nei campi di concentramento (ne
morirono 500.000) e che circa 800.000 mantennero un
comportamento attivo di opposizione*.
Secondo W. Churchill (1946): «In Germania c’è stata
un’opposizione che appartiene alle più grandi e alle più
nobili che siano mai state conosciute nella storia di tutti i
popoli».
La resistenza tedesca
Si calcola che Oskar Schindler,
conosciuto grazie al film di
Spielberg "Schindler's List", abbia
salvato 1200 ebrei dalla morte.
Più volte, la resistenza
tedesca contro Hitler mancò
solo per un pelo la sua
eliminazione fisica. Fallì un
colpo di stato contro di lui.
In diversi paesi d'Europa vi furono persone che
rischiarono la vita per aiutare gli Ebrei.
Banalità del male
 Tra coloro che si opposero, H. Arendt cita
Friedrich Reck-Malleczewen, il filosofo Karl
Jaspers, la vicenda di due contadini di cui non si
conosce il nome e gli autori di un «atto
disperato»: i fratelli Scholl**.
 Il male può essere «terribilmente normale»:
incapacità di pensare, soffocamento della pietà,
fuga nell’immaginazione, brama di potere.
F. Reck-Malleczewen, scrittore tedesco (Prussia
orientale,1884-1945), di famiglia protestante, si
trasferì vicino Monaco dedicandosi alla musica e
alla scrittura. Nel 1933 si convertì al cattolicesimo,
considerato "l'ultimo baluardo contro la barbarie e
la bestialità sempre più virulente". Vedeva nel
nazismo una forma del demonismo moderno. Nel
1937 diede alle stampe un libro sugli anabattisti di
Münster (in rivolta contro il dominio del clero).
L'opera, sequestrata in tipografia dai nazisti e
distrutta, segnò la sua sorte: sospettato di
antinazismo, venne arrestato e avviato nel campo di
concentramento di Dachau, dove morì.
Karl Theodor Jaspers
(1883-1969)
ha dato notevole impulso alla psichiatria, alla
filosofia, alla teologia e alla politica. Con
l’avvento del nazionalsocialismo patì a causa
della moglie ebrea. Gli fu imposto di
scegliere tra divorziare ed emigrare. Non lo
fece, ma dovette vivere da recluso, malato e
tendente al suicidio. L'ordine di arresto arrivò
il 14 aprile 1945, ma il 30 marzo gli Alleati
liberarono
Heidelberg.
Deluso
dalla
ricostruzione espatriò a Basilea, dove morì.
“Habeas animam”
 Dietrich Bonhoeffer, impiccato nel carcere di Flossemberg
nell’aprile 1945, rivendicava l’importanza dell’azione
responsabile e coerente: “Abbiamo imparato un po’ troppo
tardi che l’origine dell’azione non è il pensiero ma la
disponibilità alla responsabilità… Per noi pensare era molte
volte il lusso dello spettatore”.
 Il compito che gli pareva doveroso non era “di cercare grandi
cose, ma di salvare la nostra anima dal caos e vedere in essa
l’unica cosa che possiamo trarre come ‘bottino’ dalla case in
fiamme” (per I. Silone : “Habeas animam”).
 Echeggiano le parole di Geremia “Tu vai cercando grandi cose
per te? Non le cercare! Perché, vedi, io manderò la sventura su
ogni uomo. Ma a te darò la tua anima come bottino,
ovunque tu vada” (Ger 45,4-5).
Edith Stein, Lettera a Pio XI, 12.IV.1933
 “Padre Santo, come figlia del popolo ebraico che per grazia di Dio è
da 11 anni figlia della Chiesa cattolica, ardisco esprimere al Padre
della cristianità ciò che preoccupa milioni di tedeschi… Per anni i
capi del nazionalsocialismo hanno predicato l’odio contro gli Ebrei.
Ora che hanno ottenuto il potere e hanno armato i loro seguaci – tra i
quali ci sono molti elementi criminali – raccolgono il frutto dell’odio
seminato. Questo boicottaggio, che nega alle persone la possibilità di
svolgere attività economiche, la dignità di cittadini e la patria – ha
indotto molti al suicidio… se la responsabilità in gran parte ricade su
coloro che hanno li spinti a tale gesto, essa ricade anche su coloro che
tacciono. Tutto ciò che è accaduto e che accade quotidianamente
viene da un governo che si definisce “cristiano”….Questa guerra di
sterminio contro il sangue ebraico non è un oltraggio alla santissima
umanità del nostro Salvatore, della Beatissima vergine e degli
Apostoli?”*.
I ragazzi della Rosa Bianca
Oggi il simbolo più noto della resistenza tedesca è
quella del gruppetto di giovani, incuranti di sé, senza
ambizioni di potere o di autocelebrazione, chiamati la
“Rosa Bianca”, che sfidarono la tirannia, consapevoli
del reale rischio di perdere la vita
La vicenda divenne così popolare che Carl Orff (il
compositore rimasto in Germania durante la guerra)
sostenne di essere stato uno dei fondatori della Rosa
Bianca e venne rilasciato.
Carl Orff collaborazionista?
Benché
fosse
personalmente in contatto
con il prof. Huber, della
Rosa Bianca, non ci sono
prove che Orff fosse
coinvolto nel movimento.
E’ probabile che fece quella
dichiarazione agli alleati
che lo interrogavano per
fugare
i
sospetti
di
complicità col nazismo e
sfuggire alla carcerazione.
Il compositore Carl Orff (Monaco di
Baviera, 1895-1982) è famoso
principalmente per i Carmina Burana
(1937) e per i "Catulli Carmina”
(1943). Si é occupato anche di
pedagogia e didattica, influenzando
l’educazione musicale attraverso il
cosiddetto Orff-Schulwerk.
I vescovi tedeschi
 Il 23 Agosto 1945, i vescovi nella Lettera pastorale fecero
un bilancio in bianco e nero del comportamento dei
cattolici:
“Popolo cattolico, noi ci rallegriamo che tu ti sia mantenuto
libero, in misura così vasta, dall’idolatria del potere
brutale. Ci rallegriamo che così tanti della nostra fede non
si siano mai e poi mai inginocchiati davanti a Baal. Noi
deploriamo: nel profondo molti tedeschi, anche delle
nostre fila, si sono fatti sedurre dai falsi insegnamenti del
nazionalsocialismo, sono rimasti indifferenti rispetto ai
crimini contro l’umanità libera e la dignità umana, molti
hanno dato sostegno ai crimini con il loro
comportamento, molti sono diventati essi stessi dei
criminali”*.
Cattolici coraggiosi
“Avrò avuto appena sette o otto anni - ha raccontato P.
Josef Cordes - Una Domenica di autunno del 1942 o
forse del 1943… volevamo partecipare alla santa Messa
nel piccolo santuario… dedicato alla Vergine… Il parroco,
Peter Grebe, tenne una predica infiammata, con attacchi
diretti contro i soprusi e i delitti ignominiosi del
nazionalsocialismo; era turbato, adirato e si esprimeva a
voce molto alta. Pensai tra me e me e chiesi poi sulla via
del ritorno: “Ma non ha paura di dire quelle cose? In che
modo verrà punito dal partito?” Quella stessa settimana la
Gestapo venne ad arrestarlo”*.
Dichiarazione Consiglio Chiese evangeliche
Stoccarda, 19. X. 1945
Più critico il bilancio delle Chiese evangeliche:
“Certamente abbiamo combattuto per anni nel
nome di Gesù Cristo contro lo spirito che ha
trovato la sua terribile espressione nel regime
violento
del
nazionalsocialismo;
ma
ci
rimpoveriamo che non ci siamo dichiarati più
coraggiosamente, che non abbiamo pregato più
fedelmente, che non abbiamo creduto più
gioiosamente e che non abbiamo amato in modo
più bruciante”*.
Un popolo strumentalizzato e
oppresso
Per i tedeschi ancora oggi è problematico vivere sotto
il peso delle colpe del nazismo. Benedetto XVI nella
visita ad Auschwitz (28.V.2006) ha detto:
“Sono qui come figlio del popolo tedesco – figlio di
quel popolo sul quale un gruppo di criminali
raggiunse il potere mediante promesse bugiarde in
nome di prospettive di grandezza, di recupero
dell’onore della nazione e della sua rilevanza, con
previsioni di benessere e anche con la forza del
terrore e dell’intimidazione, cosicché il nostro popolo
poté essere usato ed abusato come strumento della
loro smania di distruzione e di dominio”.
Sophie Scholl
 Dagli anni ’70 in poi il gruppo
della
Rosa
Bianca
ha
cominciato ad essere onorato
come eroico nella resistenza
passiva. Al cuore del gruppo:
Sophie Scholl
 Il
9.V.2011
è
stato
il
novantesimo anniversario della
nascita di questa ragazza,
figura luminosa della resistenza
non-violenta contro il Reich.
 Come i suoi amici, Sophie
voleva servire la patria, ma
liberandola dal regime. Si
augurava perciò la sconfitta
della Germania (cf vol. V e VI).
Sophie era la persona più
giovane del gruppo “La Rosa
Bianca”, il cui leader era Hans
Scholl, suo fratello maggiore.
Luogo di nascita
Sophie Magdalena
Scholl nacque a
Forchtenberg, dove il
papà era sindaco, il 9
maggio 1921, e morì a
Monaco di Baviera, il
22 febbraio 1943,a 22
anni.
Sophie
era
la
quarta di sei figli
(la sesta sorellina,
nata nel 1925,
morì a solo un
anno).
Sophie
amava
molto la natura: “I
dintorni
di
Forchtenberg
erano
Forchtenberg incredibilmente
belli…Passavamo
intere giornate in
quei
boschi”
(Inge)
München, Baviera
Fratelli e sorelle
 Inge Aicher-Scholl (1917–
Municipio di Forchtenberg
am Kocher, luogo natale di
Sophie Scholl.
1998)
 Hans (1918–1943)
 Elisabeth Scholl Hartnagel
(nata nel 1920), moglie del
fidanzato di Sophie, Fritz
Hartnagel.
 Sophie Scholl (1921–1943)
 Werner (1922–1944)
 Thilde (1925–1926), morta
per una epidemia di
morbillo.
“La più brava non sono, la più bella non voglio essere, ma la più intelligente sì”
 La storia di Sophie è quella di
tutta la famiglia, che ha difeso
con coraggio la libertà di
pensiero, i valori morali e
civili, l’unità degli affetti
contro
uno
Stato
che
distruggeva le coscienze per
esaltare la patria
 Se Hans e Sophie hanno
potuto dare la vita è perché
avevano imparato in famiglia a
dare importanza a ciò che
conta, ad agire secondo
coscienza e intelligenza
 Se hanno avuto coraggio, virtù
che si radica nel pensiero
greco e attraversa la storia, è
perché credevano fortemente
nei valori da perseguire.
Una famiglia nella storia
Robert e Magdalene con I figli*.
In casa Scholl ciascuno veniva
educato a mantenersi libero da
condizionamenti e a pensare e agire
in modo creativo e coerente.
 Sophie
ha
un'infanzia
spensierata e serena, a
contatto con la natura
 Frequenta la scuola dall'età
di sette anni, segnalandosi
positivamente
 Nel 1930 la famiglia si
trasferisce a Ludwigsburg e
due anni dopo a Ulm, dove
il papà fonda una società di
consulenza
in
materia
fiscale.
La contemplazione della rugiada
sullo stelo delle rose le fa dire: “Tutto
ciò esiste nonostante che l’uomo nel
mezzo dell’intera creazione si
comporti così disumanamente…
Tutto ciò è già una grande grazia”
(Sophie)
Ulm
Ulm è una città del BadenWürttemberg, del distretto
governativo di Tubinga, con
121.648 abitanti.
Ricordo di un testamento
 Sophie cresce custodendo un suo mondo di affetti, valori,
riflessioni.
 Racconta la sorella Inge: “Un giorno Sophie rimase a letto –
noi tre sorelle dormivamo insieme in una grossa camera da
letto – e pensai che non si sentisse bene. Invece stava seduta
appoggiata ai cuscini e scriveva. Le domandai: "Che fai?" Mi
rispose: "Scrivo il mio testamento!" Suonava così buffo,
pensando a quelle che erano allora le nostre ricchezze!
Eppure oggi, quando penso a questo elenco di effetti
personali, penso anche: in fondo si trattava davvero di un
testamento. Poi lo mise in un cassetto del comodino. Oggi
quel foglio non esiste più”*.
L’amore per la natura e la patria
“Come non posso vedere un torrente limpido senza bagnarvi i
piedi, così non posso passare davanti a un prato a Maggio
senza fermarmi. Non c’è niente che mi attiri di più di questa
terra profumata… Senza più pensare a niente altro, mi
arrampico su per la scarpata e mi trovo immersa fino ala
vita nei fili d’erba rigogliosa e nei fiori… Abitanti di ogni
genere mi brulicano intorno, mi si arrampicano sulla fronte
e sul naso, lungo le gambe e la schiena. Oggi lascio fare con
pazienza, anzi, in un certo senso mi sento onorata che mi
prestino la loro attenzione… Se mi giro la mia testa tocca lo
scabro tronco di un melo. Come allarga protettivo i suoi
buoni rami sopra di me! Non avverto forse la linfa che sale
incessante dalle sue radici per provvedere anche alla più
minuscola fogliolina?Non sento forse come un segreto
battito di polso?Premo la faccia contro la sua calda corteccia
e penso: terra mia, patria e provo un sentimento immenso di
riconoscenza in quel momento ”*.
Una ragazza
normale
Sophie non riusciva
ad accettare la
discriminazione. Si
domandava perché
due sue compagne
ebree avessero un
aspetto
decisamente
“ariano” (mentre lei
era bruna) e perché
un professore fosse
sparito
all’improvviso dalla
scuola.
A Ulm c’era un
campo
di
concentramento per
“politici”.
Oltre i legami di sangue
 La famiglia Scholl è stata straordinaria
nell’inculcare nei figli il valore degli
affetti, della cittadinanza e della cultura
 Una fede sincera, luterana, senza
dogmatismi e confessionalismi univa
tutti, rafforzando la convinzione che
non bisognasse anteporre i legami
familiari ai valori più alti né
assoggettarli
alla
patria,
alla
Volksgemeinschaft,
identificata col
partito-tutto.
Il regime nazista si opponeva all’autonomia locale a favore
dell'accentramento dello Stato, iniziato con l'unificazione tedesca.
La deposizione illegale del democratico governo della Prussia nel
1932
aveva spianato la strada ai nazisti, che avevano
immediatamente tolto ogni autonomia ai Länder, prima imponendo
un coordinamento, poi sopprimendoli. Il rifiuto del centralismo dei
ragazzi di Monaco era un rifiuto alla Prussia conforme allo spirito
liberale di Ulm, dove gli Scholl avevano fatto gli studi classici e
che ha ospitato gruppi di resistenza fino al 1944.
Quando
le
elezioni
sancirono il trionfo del
nazismo a Ulm e si
festeggiò
il
nuovo
Reichstag,
Sophie
assistette
alla
parata.
Anche il pastore e il parroco
parlarono di nuova vita e
lodarono il Führer.
L’efficacia della propaganda
 Il nazismo non mostrò subito il suo volto
demoniaco, anzi era particolarmente
attento
all’educazione
di
giovani
entusiasti che poi si ritrovavano
«irreggimentati».
 Il nazismo stornava l’amore per la natura
nella deificazione della Vaterland.
 Papà Robert, con la sua esperienza
politica,
non
si
fidava
delle
organizzazioni “per” i giovani, ma
lasciava che i figli facessero la loro
esperienza e imparassero ad essere
autonomi.
“La mia anima ha fame e nessun libro
potrà più saziarla…è solo la natura che
mi dà nutrimento, il cielo e le stelle e la
terra silenziosa” (Sophie, Diario)
A 12 anni Sophie frequentava la
scuola secondaria per ragazze
quando Hitler andò al potere
La Lega delle ragazze
 Sophie
aderì
ai
gruppi
seguendo la pressione della
propaganda, il fascino della
natura, dello sport, delle
escursioni nonché l’influsso di
Hans, da lei molto ammirato
 Si unì volentieri al
Bund
Deutscher Mädel (Lega delle
ragazze tedesche).
 Dopo la presa del potere (1933)
divenne chiaro che la HJ
voleva “prendere in pugno la
totalità della gioventù, e allo
stesso modo l’intero spazio
vitale del giovane tedesco”.
La Lega faceva perno sull’attrazione
esercitata dall’associazionismo, dalle
divise, dalle marce… Si apprendevano
disciplina e obbedienza e si veniva
trasformati in combattenti.
Com’era Sophie
 Nonostante
l’adesione alla Bund
Deutscher Mädel, in cui divenne
Schaftführerin, Sophie mantenne la
sua personalità.
 Il carattere forte e dolce, la passione per
la natura, gli interessi artistici,
scientifici, teologici ne delineavano il
fascino
 Le foto mostrano un viso piccolo e fiero,
uno sguardo riflessivo, capelli alla
maschietto, una personalità decisa.
 Le organizzazioni pre-naziste venivano
destrutturate, a partire da quelle
ebraiche e socialiste. Quelle cattoliche
furono difese dai vescovi e sopravissero
inizialmente grazie al Concordato.
Nel 1939 la HJ aveva raggiunto la
quasi totalità dei giovani: 8 milioni
e 700 mila su 8 milioni e 870
mila. Molti altri gruppi potevano
vivere solo nella clandestinità.
Andare fino in fondo
 F. J. Müller l’ha descritta così: “Era
piccolina, bruna come un’italiana, era
la sorella più giovane del nostro mito
Hans… Le Chiese non erano più le
istituzioni
che,
come
prima,
garantivano tenuta e protezione, erano
troppo compromesse. Questi esercizi
spirituali Sophie li affrontava con
grande serietà, con acuta intelligenza…
Rendere vera la conoscenza sembra la
chiave per comprendere l’evoluzione
di Sophie, la spinta per il suo agire
nella resistenza… *.
“…Era tipico di Sophie, che non era una persona fredda e calcolatrice, ma
poteva essere traboccante di sentimento, il portare fino in fondo le
conseguenze delle cose”.
“Diventare persone”
“Un senso della vocazione o qualcosa di simile non ce l’ho.
Ma se si vuole diventare artisti si deve pure, prima di ogni
cosa, diventare persone. Venendo su dal profondo. Voglio
cercare di lavorare su di me. E’ molto difficile” (Lettera a
Inge, 8.VII.1938)
La compagna di studi Susanne la descrive così: “scura di
capelli e di occhi, per me era una figura solare. Critica e
curiosa... aveva una intelligenza lucida e un giudizio
coraggioso. Una così era una rarità preziosa… come sua
madre aveva una voce lieve a tratti quasi dolce… sapeva ache
essere sfacciata e sfrenata come un ragazzo… Un mio
compagno di classe disse: ‘Vedrai gli Scholl finiranno sulla
forca’”*.
Dissenso politico
Sophie come
Gradualmente
l’entusiasmo
scemò, cedendo il
posto alla critica,
che la avvicinava
al padre e al
fratello.
Diversi episodi lei aveva 16 annile fecero aprire gli
occhi sul nazismo
membro della
Hitler Jugend,
riuscì anche a
ottenere ruoli
guida, come
quello
di
Führerin
Curiosare tra i libri
Il primo distacco dal nazismo fu
culturale ed estetico. Sophie voleva
essere libera di spaziare con la
mente,
mentre
la
dittatura
guardava con
sospetto ogni
espressione di creatività personale.
Sophie scriveva fiabe, disegnava,
suonava il piano.
“Potrei piangere per come la gente
media è e per come denuncia i suoi
simili, forse per vantaggio personale.
È’ abbastanza per spingere una
persona a scoraggiarsi talvolta.
Desidero spesso vivere su un isola
come Robinson Crusoe”.
Un’appassionata lettrice di autori
come
Stefan
Zweig,
Hans
Carossa, Stefan George, Thomas
Mann – quasi tutti censurati – non
poteva sopportare un regime che
giudicava “degenerati” scrittori per
lei preziosi.
“Di recente ho sognato che ero in una cella del carcere prigioniera per
tutta la guerra. Avevo un grosso anello di ferro intorno al collo, il che era
la cosa più spiacevole del sogno”
Sete di cultura alternativa
 Sophie amava le scienze, ma anche filosofia e teologia, grazie
all’amico Otl Eicher, che la introduceva nella tradizione
cristiano-cattolica; Werner allargava lo sguardo alle altre
religioni (Lao-Tse, Corano, confucianesimo, buddhismo)
 Attenta alle tematiche delle donne, ma non femminista, nella
primavera del 1940 prese il diploma con una tesina sul tema:
“La mano che muove la culla muove il mondo”.
 3 i filoni culturali principali: Nietzsche (individuo, libero
pensiero, amicizia), i russi (Dostoevskij, Berdjiaev del Nuovo
Medioevo), i cattolici con Maritain (terza via e quello che
Aicher definiva “Erotica intellettuale”).
 Comune la critica alle istituzioni ecclesiali, che sembravano
tollerare il nazismo e – come diceva Aicher – “distribuivano
ad ognuno colpa e grazia come fossero tessere alimentari”.
L’esperienza del carcere
Nel Novembre del 1937, nell’ambito di una vasta
operazione contro i gruppi giovanili vietati, furono
arrestati Sophie, Werner e Inge.
 Sophie, inizialmente scambiata per un ragazzino,
a causa della giovane età – 16 anni – fu liberata
qualche ora dopo. I fratelli restarono in carcere 8
giorni
Fortunatamente la madre, sentendo il campanello
che annunciava la Gestapo per la perquisizione,
aveva fatto scomparire libri “compromettenti”.
Successivamente anche Hans venne arrestato e poi
rilasciato.
Un accordo impossibile
 Nel 1939 le fu tolto il titolo di Führerin -come due anni
prima a suo fratello – per aver usato un simbolo non
autorizzato per i gagliardetti.
 Durante una serata di lettura alla Hitler Jugend, Sophie
propose un libro di Heinrich Heine, «quando vide che tutte
le altre ragazze erano rimaste rigide e senza parola, perché
Heine era un poeta ebreo, aveva detto in un sussurro: “Chi
non conosce Heine, non conosce la letteratura tedesca”».
E’ di Heine la frase:
«Laddove si bruciano libri, si bruciano anche esseri umani».
Sophie voleva confrontarsi con i
grandi interlocutori del passato
sui temi esistenziali: Platone,
Socrate (L’apologia di Socrate),
Agostino (Confessioni), Pascal
(Pensieri),
Dostoevskij
(La
Leggenda
del
grande
inquisitore),
i personalisti
francesi e tedeschi: Georges
Bernanos, Emmanuel Mounier,
Etienne
Gilson,
Jacques
Maritain, Paul Claudel, Friedrich
Schiller, Rainer Maria Rilke,
Ernst
Wiechert,
Romano
Guardini.
Il contrasto tra nazismo e
cristianesimo
le
appariva
inconciliabile.
Grandi
interlocutori
Per Sophie l’unica via possibile
era una resistenza attiva non
violenta.
Considerava
irrinunciabile il rispetto della
dignità
di
ogni
persona,
anteposta allo Stato.
Fritz, il ragazzo di Sophie
 Come le altre ragazze, anche Sophie aveva un ragazzo da amare e
che l’amava: Fritz Hartnagel, allievo scuola ufficiali a Potsdam,
orientato politicamente (almeno all’inizio) all’opposto di Sophie
 Lo aveva conosciuto in una festa da ballo in casa di amici nel 1937.
Avevano organizzato piccole fughe all’insaputa dei genitori
 Sophie era stata abituata a non tacere le sue idee e a rispettare quelle
degli altri. Non avrebbe sopportato una relazione superficiale e solo
sentimentale.
 Le lettere dei due ragazzi manifestano un rapporto franco, senza
ipocrisie, arricchito da lucide analisi politiche. Sophie sentiva che
Firtz viveva un dissidio interiore e la condivideva.
“Sogno volentieri, infatti vivo in uno strano mondo, in cui non sono mai
del tutto felice. Non metterti in testa adesso che io sia stravagante e
sentimentale, lo nego con tutte le mie forze, anzi sono addirittura
pesantemente materialista” (Sophie, Lettera del 26.II.’38).
“Ormai non c’è nient’altro che la politica… Probabilmente sorridi e pensi
che sono una ragazza… Ma siamo stati appunto educati politicamente”
Chi era Fritz
Fritz
Fritz
era
un
tenente
della
Wehrmacht, spedito nel 1942 al
fronte russo di Mariopol (città di
Maria).
(Friedrich)
Hartnagel (Ulm 1917Stuttgart 2001) era un
avvocato,
la
cui
corrispondenza
con
Sophie (analizzata da
Gunter Biemer e da Jakob
Knab
nel
giornale,
“Newman Studien”), é
stata pubblicata nel LX
anniversario
dell’esecuzione.
La corrispondenza
 La buona disposizione di
Fritz è attestata dalle
lettere alla fidanzata: “Che
inganno prendere la natura
a nostro modello per le
nostre azioni e descrivere
come ‘grande’ la sua
crudeltà…
Ma
noi
sappiamo da chi siamo
stati creati e che siamo in
un rapporto di obbligo
morale con il nostro
Creatore. La coscienza ci dà
la capacità di distinguere
tra bene e male”.
“Spero di poterti mandare
presto delle foto. Ma anche dai
fotografi i lavori militari hanno la
precedenza”
“Se ti racconto di quanto sono
ancora belli i colori dei fiori in
giardino: tutto questo ti è
terribilmente
lontano,
eh?”
(Sophie a Fritz)
Autocontrollo emotivo
 Il rapporto di affettuosa amicizia con Fritz veniva gestito con
lucidità da Sophie, senza soffocare la sua direttrice di marcia: “Io
posso pensare tranquillamente a te. E sono contenta di poterlo
fare così come voglio, senza alcun obbligo. E’ bello quando due
camminano insieme senza promettersi… Così fanno
semplicemente un tratto insieme e quando succede che le loro
strade si dividono, ognuno prosegue tranquillamente nella
propria direzione”
 L’adolescenza comportava altre turbolenze: Sophie accenna a
Schurik (soprannome di Schmorell) in una pagina del Diario, poi
strappata: “…ma perché devo strapparmelo dal cuore? Voglio
solo pregare Dio che gli assegni il giusto posto qui dentro. Per
questo anche lui deve tornare ad esserci nel Quaderno. E ogni
sera voglio includere lui, come Fritz e tutti gli altri, nella mia
preghiera”.
 Sophie inviò a Fritz al fronte orientale
(1942), due volumi dei sermoni di John
Henry cardinale Newman, nella
traduzione tedesca di Theodor Haecker
 Era un libro da condividere perché
ritenuto particolarmente importante
 Fritz, in trincea, dopo averlo letto, le fu
grato per avergli donato “gocce di vino
prezioso” sul piano spirituale e
filosofico (Newmann era un antidoto a
Nietzsche).
Newmann
John Henry Newman,
ritratto nel 1824
John Henry Newman (1801 –1890), teologo, filosofo,
cardinale, è considerato uno dei più grandi prosatori inglesi
e il più autorevole apologista della fede, apprezzato anche
dai non cattolici. In ambito cattolico, è stato definito uno dei
«padri assenti» del Concilio Vaticano II.
La coscienza
Era stato Theodor Haecker a
far conoscere ai ragazzi
Newman,
perché,
da
credente,
riteneva che la
coscienza, come “voce di
Dio”, fungesse da scudo
contro le dottrine idolatriche
ed atee del regime.
La "teologia della coscienza“,
risulterà centrale nella difesa
di Sophie, stando alle
trascrizioni
degli
interrogatori che portarono
all’esecuzione.
Fritz
Hartnagel
venne
evacuato da Stalingrado nel
Gennaio 1943 e rimpatriato
con l’ultimo volo.
Al ritorno in Germania,
scoprì che Sophie era morta
da poco.
Successivamente sposò la
sorella di Sophie, Elizabeth.
Il risveglio cattolico francese degli
anni Venti aveva provocato in
Germania
“il
ritorno
del
cattolicesimo dall’esilio”.
La
Konvertirten
Generation
comprendeva tra gli altri: M.
Scheler, Gertrud von Le Fort, Th.
Haecker, E. Stein, S. Undset
(premio Nobel Norvegese).
I racconti di Fritz
 Sophie
e i suoi compagni
rimasero sconvolti dai racconti
di Fritz circa il comportamento
dei tedeschi sul fronte orientale:
soldati sovietici uccisi a colpi di
fucile in un pozzo, ebrei
sfruttati, oppressi e uccisi
impunemente…
 Sophie temeva che in Fritz e in
lei stessa si spegnesse la fame di
giustizia: un’esistenza insipida
le
pareva
equivalente
all’inferno.
 Nel contempo tra gli studenti
cresceva il malcontento.
Volontari della divisione SS Galizien marciano a Sanok,, Maggio 1943
“Così come scrive Sophie nel suo Diario: ‘Meglio un dolore insopportabile che
un apatico vegetare. Meglio una sete bruciante, preferisco chiedere dolore,
dolore, che sentire un vuoto’. Ma allora non è forse anche il dolore un dono i
Dio?” (Fritz Hartnagel)
Non diventare indifferenti!
 Si legge in una lettera di Sophie al fidanzato: “Basta che tu
non diventi un tenente arrogante e indifferente (Scusami!).
Ma il pericolo di diventare indifferenti è grande. E se potessi,
continuerei sempre più a pungolarti contro l’indifferenza che
potrebbe assalirti, e vorrei che i pensieri rivolti a me fossero
una spina costante contro l’indifferenza”.
 Come i suoi amici della R. B. cercava una soluzione alla
tragedia del suo tempo, ma non voleva perdere i valori
spirituali e culturali. Hans disse dopo la condanna: “Non c’è
odio in me. Mi sono lasciato tutto, tutto dietro le spalle”.
 Erano giovani che si erano preparati a lungo, avevano
consapevolezza del destino che li attendeva e non volevano
fuggire. Sentivano il dovere di combattere il male e tutto ciò
che inquina la coscienza.
Divieti insensati
Hans
aveva avuto dalla prima infanzia una
particolare influenza su Sophie, affettiva, culturale e
politica. Il loro rapporto si rafforzò col tempo.
Fu significativa per Sophie l’esperienza del fratello
Hans. Questi, caposquadra di una sezione della
Hitler Jugend, mal sopportava imposizioni
insensate, come la proibizione di cantare canzoni
popolari
russe
e
norvegesi.
Aveva
riso
pubblicamente di questo divieto ed era stato
minacciato di punizione.
L’intera famiglia Scholl, sia pure con modalità
diverse, dissentiva dal nazionalsocialismo.
Dalla parte di Hans
 Nella H.J., la bandiera era consacrata al Führer e i ragazzi
le giuravano fedeltà.
 Come capo drappello, Hans confezionò una bandiera
diversa per il suo gruppetto, con un simbolo di grosso
animale leggendario.
 Una sera un gerarca ne pretese la consegna, sostenendo
che occorreva attenersi alla bandiera prescritta per tutti.
 Hans non fu più capo drappello perché reagì con uno
schiaffo al gerarca.
 Un altro giorno, uno dei comandanti tolse di mano ad Hans
il libro “proibito” del suo autore preferito, ebreo, Stefan
Zweig (Ore siderali dell’umanità).
1937: “Una famiglia sospetta”
 Come
portabandiera al Congresso del partito a
Norimberga, nel 1935, Hans fu contrariato dal fatto che
«non v’erano state che esercitazioni e un’uniformità che si
estendeva anche alla vita privata”.
 L’omosessualità, la promiscuità diffusa (con circa 900
ragazze della Lega che rimasero incinte), nonostante le
organizzazioni fossero separate, turbarono Hans, che
cominciò a frequentare un gruppo alternativo, “dj.1.11”, più
attento alle dimensioni interiori della coscienza. Era un
andersdenken.
 Nel 1942 nella cassetta della posta di casa Scholl venne trovata
copia della predica del vescovo di Münster Clemens August,
conte di Galen, detto “il leone”, a difesa dei diritti dell’uomo
contro il nazionalsocialismo. Hans esclamò: “Finalmente uno che
ha il coraggio di parlare. Serve subito una macchina da scrivere!”
Un servizio obbligatorio
 Nel 1940 Sophie, che amava i bambini, trovò lavoro come maestra d'asilo
al Fröbel Institute di Ulm (inizio alle 7 e termine alle 21,30 con le pulizie).
 Con ciò sperava di evitare il periodo di servizio obbligatorio cui tutti i
giovani erano obbligati: il Reichsarbeitsdienst, condizione indispensabile
per iscriversi all’Università.
 Non fu così: proprio per la sua esperienza con i bambini, nel 1941 fu
impiegata come ausiliaria di guerra per sei mesi nella scuola materna
statale di Blumberg.
 Il regime militare di quell’istituto rafforzò la sua critica
politica.
Scrivendo ad Hans si firmava “la tua sorella duramente provata”.
 Non mancavano momenti di trasgressione: con l’amica Gisela usciva la
sera dal campo di Krauchenwies per andare a suonare a 4 mani le fughe
di Haendel e Bach sull’organo della parrocchia (il parroco le aveva dato le
chiavi).
“Trovavo il servizio noioso e sbagliato da un punto di vista pedagogico,
quindi brutto e ingiusto, perché mortificava l’individualità personale”*
“A costo della vita”
 Papà Robert conobbe il carcere per 4 mesi nel 1942,
denunciato da una collaboratrice per aver definito Hitler
“un flagello di Dio per l’Europa”. Venne rilasciato, ma il
fascicolo su di lui restò aperto.
 La mamma stilò la domanda di grazia e chiese anche a
Hans e Werner di redigerne una.
 Hans appuntò sul Diario: “…non lo farò. Non chiederò la
grazia. So distinguere il falso orgoglio da quello vero…”.
 Hans ha raccontato di aver sognato una valle con un ponte
altissimo e pericoloso da attraversare: “All’improvviso mi è
stato chiaro: devi attraversare questo ponte, a costo della
tua vita…”.
Una ragazza granitica
A fronte di una società cieca e addormentata, Sophie amava la
solitudine. Senza trascurare le amicizie selezionate e lo sport
(montagna, sci, nuoto), cominciò a privilegiare l’impegno
cultural-politico.
Le doti di natura, la fedeltà agli ideali e agli amici ne facevano
una ragazza insieme dolce e granitica, cui era insopportabile il
modello di donna presentato dal regime.
Sapeva che come donna doveva dare una dimostrazione
aggiuntiva di capacitò. Lo si capisce dal giudizio dato sulla la
pittrice Paula Modersohn-Becker, conosciuta nel mare del
Nord: “Per essere una donna ha lavorato in modo
mostruosamente indipendente, nei suoi quadri non si è
ispirata a nessuno”.
La musica
“La musica è la cosa
migliore per risvegliare il
tumulto del mio cuore
ottuso”
“La musica ammorbidisce il cuore; mette in ordine la sua confusione,
scioglie la sua rigidità e crea così la condizione per l’azione dello Spirito
nell’anima, lo Spirito che prima ha bussato invano al suo portone
sprangato. Sì, silenziosamente e senza violenza, la musica apre le porte
dell’anima. Ora sono aperte! Ora è pronta ad accogliere. Questo alla fine
l’effetto che esercita su di me la musica, che me la rende indispensabile in
questa vita. E così come non mi lavo le mani a beneficio dell’acqua, ma
perché mi serve, così non ascolto la musica per la musica in sé”*.
La passione per la giustizia
 Quando il Reich la trasferì a Krauchenwies, nell’Alto
Danubio, per l’ennesimo periodo di lavoro (RAD)
necessario per l’Università, Sophie era ormai decisa alla
resistenza.
 Rifletteva sulle insidie del nazionalismo: in una lettera a
Fritz di quei mesi sostiene che un padre non dovrebbe
prendere sempre e comunque le difese del figlio punito
dall’insegnante e fa il parallelo con il patriottismo: «Allo
stesso modo trovo ingiusto che un tedesco o un francese, o
un qualunque altro, difendano il proprio popolo solo perché
è il loro. [...] Io credo che la giustizia venga sempre per
prima, prima anche dei valori affettivi»*.
 I pensieri affidati al Diario ci
dicono di meditazioni profonde.
 «La sera, quando le altre
scherzano tra loro, io leggo S.
Agostino.
Devo
leggere
lentamente, faccio molta fatica a
concentrarmi. Ma continuo a
leggere. Anche quando non ho
abbastanza luce. Stamattina ho
letto
anche La montagna
incantata di Th. Mann»**
Una “stanza” per sé*
Agostino, Simone Martini
“Poiché
siamo inseriti in questo mondo
contraddittorio, dobbiamo ubbidire alle sue leggi. E
paradossalmente, questo modo ben poco cristiano di
vedre le cose si ritrova proprio spesso nei cosiddetti
?cristiani? Come ci si può aspettare allora, che il
destino conceda una vittoria a una causa giusta,
quando nessuno è pronto a sacrificarsi pienamente
per essa?... Esistono ancora uomini che non si
stancano mai di dedicare il proprio pensiero e la
propria volontà ad un’unica causa?
“Io non voglio mettermi dalla parte di tutto ciò che è banale”***
Nel
Maggio 1942 finalmente
Sophie
poté
iscriversi
all'Università di Monaco, a
biologia e filosofia e raggiungere
il fratello Hans, studente di
medicina.
Aveva
scritto ad un’amica:
“Diventerò vecchia prima di poter
cominciare a studiare. Ma non
abbandono così in fretta la
battaglia.
Piuttosto
mangio
veleno”
I familiari si sarebbero aspettati
che scegliesse l'Accademia delle
Belle Arti, ma lei sostenne:
"L'arte non è una cosa che si può
imparare. Mi iscrivo a Biologia“*.
1942: Università!
Il 5.VI.1942, Pasqua, Sophie scrive
all’amica Lise di aver partecipato
alla liturgia cattolica e averla
preferita
alle
conferenze
evangeliche, ma di non essere
ancora capace di aderire.
Monaco
Monaco era una città ideale
per gli amanti della cultura.
Sophie
incontrò artisti,
scrittori e filosofi che
influirono decisamente sul
suo orientamento
Voleva capire quale dovesse
essere il comportamento del
cristiano in un regime
dittatoriale.
Era l’anno in cui il papà
venne
arrestato
e
condannato ad un breve
periodo di detenzione.
Atrio
dell'Università
Ludwig
Maximilian
di
Monaco,
nella
"Geschwister-Scholl-Platz"
(piazza
fratelli Scholl).
Sempre sotto tiro
L’università
di Monaco era
completamente assoggettata al
regime. Il rettore aveva la divisa
delle SS. Studenti e professori
erano sotto osservazione. Vi si
studiava “Teoria della razza”.
Wittenstein racconta: “FritzJoachin von Rintelen era un
professore di filosofia molto
popolare, le cui lezioni venivano
seguite da studenti di discipline
diverse. Un giorno non si
presentò
per
la
lezione
programmata e cominciarono a
circolare voci che gli fosse stato
revocato il diritto di docenza…
Willi Graf, cattolico della R. B.,
scrisse dalla prigione ai famigliari
(1943): “non dovremmo essere lieti di
portare in questo mondo una croce…
che a volte sembra superare
qualsiasi misura umana? In un certo
senso è sequela “letterale” di
Cristo… Per noi la morte non è la
fine, ma un passaggio, l’ingresso
nella vita vera. Io cerco di diventare
sempre più cosciente di questo e
chiedo la forza e la benedizione
perché accada”.
L’insofferenza degli studenti
…Concordammo di incontrarci di nuovo per la lezione
successiva, la settimana seguente. Quando von Rintelen non
comparve, l'intera classe si recò nell'ufficio del Rettore
dell'Università per domandare spiegazioni. Dopo un po', il
Rettore, pallido ed evidentemente scosso, socchiuse la porta e
disse: "Non intendo fornire alcuna informazione", e richiuse la
porta sbattendola.
Capeggiati da un pittore amico mio, Remigius Netzer, e da me,
decidemmo allora di recarci all'appartamento del professor
von Rintelen per una dimostrazione di solidarietà. E fu così
che nel pieno della guerra, alla luce del giorno, un'ottantina e
più di studenti, alcuni perfino in uniforme, marciarono lungo
il viale principale di Monaco, sotto gli occhi assolutamente
increduli dei passanti...
Innere Emigration
…Certamente tutti avevamo le medesime convinzioni
politiche, contrarie a Hitler e al regime nazista. Ma, come
era tipico di milioni di tedeschi all’epoca, ci rifugiavamo
nella nostra sfera privata, nel nostro caso le arti, la
filosofia, il nostro circolo di amici.
Questo percorso fu intrapreso da molti di coloro che non
poterono emigrare e fu propriamente denominato Innere
Emigration (emigrazione interiore). Tuttavia, man mano
che le atrocità naziste divenivano più evidenti... il nostro
distacco cedette il passo alla certezza che non bastava più
tenere per sé le proprie convinzioni e i propri standard etici,
ma che era venuto il momento di agire»*.
I volantini:
Rendere edotto il popolo
Le Università sono sempre focolaio di ribellione, così
fu Monaco. Hans, incapace ormai di sopportare,
cercava consensi
“Il malcontento studentesco ribolliva… - scrive
Wittenstein - Il capo dell'organizzazione studentesca
nazista dello Stato di Baviera ci convocò per
informarci che ci era stato ordinato di impiegare le
nostre vacanze nel lavoro agricolo, altrimenti non ci
sarebbe stato permesso di iscriverci al semestre
autunnale. Ci furono dimostrazioni; gli studenti della
facoltà di chimica esplosero bombe puzzolenti e fu
chiamata la Gestapo”.
Gli amici di Hans
In
quell’ambiente
effervescente per Sophie
cominciava una nuova vita,
impegnata,
interessante,
densa di avvenimenti.
Hans la introdusse nel
circuito
degli
studenti
appassionati
di
arte
(concerti, mostre, teatro),
letteratura,
filosofia
e
teologia, ma stette bene
attento a non rivelarle i
progetti politici, volendola
proteggere.
Hans Scholl
Nasce un gruppo
 Contemporaneamente Hans radunava gli amici
più
sensibili politicamente in quella che chiamò “Rosa
Bianca”, costruendo legami di solidarietà reciproca
nell’intento di progettare alternative al regime.
 Erano d’accordo nell’incitare il popolo al rifiuto del
nazismo e alla diserzione e cercavano una via d’azione
che potesse sfuggire al controllo della Gestapo.
 Concordarono sul metodo di volantini anonimi, che
rendessero edotti degli orrori che si stavano consumando
ai danni della Germania e degli Ebrei e annunciassero
realisticamente la inevitabile sconfitta militare.
I componenti del gruppo:
Christof Probst (1919-1943)
 “Christl” è l’autore del VII volantino trovato nella tasca di Hans
 Era figlio di un cultore di religioni orientali e un appassionato di arte
(amico di Klee), con un talento per la letteratura e l’astronomia.
Frequentava Medicina.
 La seconda moglie del padre era una “mezza ebrea”, il che gli aveva fatto
sperimentare forme di antisemitismo
 A 21 anni si era sposato con Herta, figlia di un intellettuale avverso al
regime, che sarà fucilato con il cognato.
 Conobbe Hans grazie a Schmorell (compagno di ginnasio) e stabilì con
lui un’intensa sintonia politica, culturale, sportiva.
 Venne arrestato a Innsbruck, un giorno dopo Hans, mentre ritirava la
licenza per far visita alla moglie malata, dopo il parto del terzo figlio.
 Christof venne ghigliottinato insieme a Sophie e Hans il 25 Aprile 1945,
poche ore prima della capitolazione della Germania
 Chiese di farsi battezzare dal cappellano cattolico del carcere.
 Gli amici che raccolsero fondi per la vedova e il figlio di Christl, vennero
condannati con pene tra i 6 mesi e i 10 anni.
Alexander Schmorell
Alex viene così descritto da
Wittenstein: „Era un giovane
di molti talenti, uno scultore
molto dotato, con un profondo
interesse per la musica e la
letteratura; era nato in Russia
da padre tedesco (un medico) e
madre russa. Presto scoprimmo
le nostre tendenze politiche
affini e diventammo intimi
amici…. Alex Schmorell mi
disse indicandomi la porta della
nostra caserma: „Forse, fra
dieci anni, ci sarà una targa su
quella porta, con la scritta: „Da
qui ebbe inizio la rivoluzione“„.
apprese
dell’arresto degli amici in
tram, mentre si recava
all'università e cambiò rotta.
Alex
Schmorell
Alex
 Quando Alex saprà dell’arresto degli amici, si darà alla fuga,
ma non avrà fortuna.
 Infatti la notizia si era diffusa rapidamente e allora con uno
stratagemma l’amico Wittenstein aveva lasciato la caserma
dove si trovava dopo gli arresti per andare ad incontrare il
padre di Alex nel suo ufficio e suggerirgli di nascondere il
figlio nella casa di campagna per poi contrabbandarlo in
Svizzera.
 Così fu fatto, ma Alex dovette arrendersi per la durezza del
percorso verso la Svizzera. Esausto di stenti, freddo e neve
tornò indietro, verso Monaco, ma la città era sotto un raid
aereo.
 Alex cercò riparo in un rifugio e vi trovò l'ex fidanzata cui
chiese invano aiuto.
Aicher Otl (1922-1991)
 Era l’amico cattolico di Werner, il primo dei fratelli Scholl a lasciare le H.J.
Proprio per solidarietà a Otl, che in quanto non iscritto alla HJ era stato
escluso dagli esami di maturità.
 Rispetto alla cultura liberale di papà Robert e al luteranesimo di
Magdalene, Otl faceva conoscere ai fratelli Scholl il cattolicesimo
antinazista e faceva leggere i grandi autori cattolici
 I ragazzi notavano la differenza: mentre tra nazisti e Chiesa evangelica
vigeva una tregua, la Chiesa cattolica era in guerra. Il parroco F. Weiss
progettava una organizzazione clandestina di preti, ma nel ’39 fu
condannato al carcere e bandito dalla diocesi.
 Otl, che pure sperimentò il carcere, partecipava al gruppo Quickborn
(sorgente di vita, con R. Guardini). Tale gruppo aveva 3 parole chiave:
“Gioventù, libertà, gioia”.
 Sappiamo che Sophie trascorse con lui un fine settimana a Münster, per
parlare di tutto, condividendo la stanza matrimoniale in spirito fraterno.
 Chiamato alle armi nel 1941, Otl si rifiutò di intraprendere la carriera e
nell’estate del ’44 disertò avventurosamente.
 Dopo la morte di Hans e Sophie, Otl si prese cura dei loro genitori e sposò
Inge (1952 ).
“In mezzo ai flutti della Braune Weltanschaung noi stavamo su una roccia” (Otl)
Jürgen Wittenstein
 Jürgen Wittenstein, di Tübingen,
tra i sopravvissuti del gruppo dei
fondatori, presentò Hans Scholl a
Schmorell, di cui era compagno di
studi. Fu compagno di Graf e Scholl
sul fronte russo. Scrisse slogan antiHitler sui muri dell’università e
collaborò alla revisione del III e IV
volantino
 Non fu arrestato. Emigrò negli Stati
Uniti dopo la fine della guerra.
Insegnò
alla
University
of
California a Los Angeles ed esercitò
la professione di cardiochirurgo.
Jurgen Wittenstein a Monaco nel 1943
Ha raccontato: «Quella che oggi è nota come la “Rosa Bianca”, nacque
dall’amicizia personale, sempre più profonda, tra giovani che condividevano
un grandissimo interesse per la medicina e altri campi…”*
Un professore amico
Nato in Svizzera da genitori
tedeschi, si laureò a Monaco, dove
divenne prof. di Filosofia e
musicologia (studioso di canti
popolari tradizionali e amico del
compositore Carl Orff)
E’ stato uno dei pochi prof. a
prendere
posizione contro
il
nazismo, nonostante inizialmente
fosse iscritto al Partito.
Hans e Sophie seguivano le sue
frequentate lezioni, fino a diventare
amici e condividere le azioni della
Rosa Bianca.
Kurt Huber (1893-1943)
Un docente emarginato
 Facendo
lezione sul filosofo ebreo Leibniz, Huber
contrapponeva il concetto antiassolutista di Stato dei filosofi
al nazionalsocialismo.
 Huber non fu promosso a docente di ruolo, nonostante il suo
impegno didattico e la sua produzione scientifica come
filosofo e musicologo. Una delle ragioni fu:
"... Noi possiamo avere solo professori che possano anche agire
come ufficiali ...".
 Riusciva a stento a mantenere la famiglia di quattro persone
con 300 marchi al mese.
 Dopo aver a lungo esitato, Kurt si coinvolse con la Rosa
Bianca. Scrisse la bozza del V volantino e fu estensore del VI,
l’ultimo.
 Fu condannato a morte nel II processo e decapitato il 13
Luglio 1943. Lasciò la moglie Clara, privata della pensione, e
due bambini: Birgit e Wolf.
 Nella cella lavorò fino all’ultimo al suo libro su Leibniz.
Hans Leipelt
Hans Leipelt, (1921-1945).
Dopo la condanna di Huber,
Leipelt e l’amica Marie-Luise
Jahn organizzarono
una
colletta per aiutare la famiglia
del prof. ridotta in miseria.
Ciò provocò l’arresto dei due
giovani. Anche la madre e la
sorella vennero arrestate.
Hans venne condannato a
morte e ghigliottinato nel
carcere di Monaco il 29
gennaio 1945. Marie-Luise
venne condannata a dodici
anni di prigione.
Suo padre era ingegnere e sua madre era laureata in
chimica. Benché di fede protestante, sua madre
proveniva da una famiglia ebraica progressista. Nel
1935 con le leggi di Norimberga sua madre venne
discriminata come “ebrea privilegiata” in quanto moglie
di un ariano. Hans da parte sua venne dichiarato
“Mischlinge” (“mezzo ebreo”).
Nel 1938, quando l’Austria venne annessa al Reich, i suoi
nonni fuggirono in Cecoslovacchia, mentre suo zio si
suicidò. I genitori allora presero con loro la nonna e si
trasferirono ad Amburgo. Qui Hans subì l’umiliazione
di vedere sua madre con la stella gialla cucita sul petto.
Nel 1941 venne espulso dall’Università a causa delle sue
origini e si trasferì a Monaco. Sua nonna venne
deportata nel campo di concentramento di
Theresienstadt e uccisa. Nello stesso anno morì il padre
e la madre fu inviata in un campo di concentramento.
Hans si avvicinò alla"Rosa Bianca" e, dopo l’arresto di
Hans e Sophie, distribuì il VI volantino ad Amburgo e
Monaco.
 Chiusa la facoltà di medicina di
Bonn, Willi si trasferì a Monaco,
dove frequentava le lezioni di Huber.
 Conobbe dapprima Probst, che gli
presentò Hans e Schmorell.
 Nel ’38 fu accusato di attività vietate,
ma si salvò con l’amnistia dovuta
all’annessione dell’Austria (di cui
beneficò anche Hans)
 Fece esperienza di servizio sanitario
in vari paesi e poi, nell’estate del
1942 in Russia, insieme a Hans e
Schmorell. Al ritorno, si coinvolse
con la Rosa Bianca
 Fu arrestato insieme alla sorella
Annelise, poche ore dopo la cattura
di Hans e Sophie e, dopo essere
restato sei mesi
in carcere, fu
condannato a morte insieme a
Schmorell e Huber, senza rivelare
alla Gestapo altri nomi.
 Fu ghigliottinato il 12 ott. 1943.
Willi Graf
(1918-1943)
“Ogni singolo
porta l’intera
responsabilità”
Willi era il componente cattolico
della rosa Bianca. Cresciuto a
Saarbrucken, era stato membro
dei gruppi “Neue Deutschland” e
“Grauen Orden”, orientati contro
la cultura nazionalsocialista.
Il ruolo di Sophie
 Il
gruppo ha avuto come leader
informale Hans
 Inizialmente Hans prese tutte le
precauzioni per proteggere la sorellina
dai rischi dell’attività clandestina
 Sophie però, che condivideva le idee
politiche del fratello, nell'estate del
1942, scoprì la Rosa Bianca e non si
rassegnò al suo ruolo “femminile”.
 E’ sua la frase: “Se adesso qui mi
venisse incontro Hitler e avessi una
pistola, lo ucciderei. Se non lo fanno gli
uomini, allora deve farlo una donna”*.
Monumento
dedicato
al
gruppo della Rosa Bianca
nell'Università
Ludwig
Maximilian di Monaco.
Sophie è vissuta in un’epoca di
cultura
nazista
fortemente
discriminante per le donne e ha
lottato contro i pregiudizi.
Donna combattente
Wittenstein ci
racconta che
quando Sophie si rese conto
che Hans stava svolgendo
attività
segrete,
dovette
pregarlo insistentemente di
includerla nel gruppo
Infine Hans cedette e Sophie
divenne a tutti gli effetti una
cospiratrice attiva e preziosa,
dato che poteva muoversi a
rischio più contenuto come
donna,
essendo
meno
controllata
dalle
SS.
Uguaglianza delle razze
I
concetti
di
partecipazione e di
responsabilità
erano
radicati nella coscienza
di questi ragazzi.
 L’eguaglianza
delle
razze umane, la pace
come
scopo
della
politica
erano
continuamente
calpestati nei libri
banditi dal regime.
Willi Graf e Hans
Scholl (a sinistra)
nella divisa per il
"Frontbewaerung".
Frontbewaerung
Nell'estate del 1942 le autorità si trovarono ad
affrontare un dilemma: cosa fare di migliaia di
studenti di medicina in uniforme durante le vacanze
estive?
Inventarono il concetto della "Frontbewaerung":
inviare tutti gli studenti di medicina sul fronte russo
per un periodo di tre mesi, per fare esperienza di cure
mediche sotto il fuoco e lavorare come assistenti
medici negli ospedali da campo.
In Russia si ritrovarono Hans, Alex, J. Wittenstein e
Willi Graf.
Una volta tornati a Monaco, il gruppo era nato.
Varsavia
 L'esperienza del lungo viaggio e dei tre mesi in Russia lasciò
su tutti una profonda impressione.
 Sulla via del fronte, videro Varsavia che, benché dichiarata
città aperta dal governo polacco, in spregio della
Convenzione di Ginevra, fu parzialmente distrutta dai
bombardamenti.
 L’esperienza del ghetto, con i diversi isolati circondati da
mura e sorvegliati da soldati ucraini, fu impressionante: per
un pacchetto di sigarette, quegli ucraini avrebbero sparato
per divertimento a chiunque si fosse affacciato a una
finestra.
 Constatarono che le SS picchiavano alcuni ebrei con dei
frustini da cavallo senza essere stati provocati.
Russia nemica, Russia amica
 Alex, che parlava correntemente il russo, stabiliva diretti
contatti con i contadini russi e passava con gli amici delle belle
serate di canti e danze in spirito di amicizia.
 Quando Alex rimproverò una guardia che aveva picchiato a
sangue un lavoratore russo per poco non subì la corte marziale.
 Hans diede la sua intera razione di tabacco, un bene di
grandissimo valore, a un ebreo in una colonna di lavoratori
forzati.
 Wittenstein: “In Russia maturammo la convinzione che
bisognava fare qualcosa e arrivammo a comprendere la terribile
verità che la Germania si poteva salvare soltanto perdendo la
guerra: una conclusione estremamente dolorosa per qualcuno
che ami il proprio Paese, la propria patria - e noi di certo
l'amavamo”.
Sembrava venuto il tempo
“Era nostra convinzione – scrisse Sophie dopo la sconfitta di
Stalingrado e i bombardamenti – che la guerra per la Germania
fosse perduta e che ogni vita umana offerta per questa guerra
perduta fosse sacrificata invano. In particolare, le vittime di
Stalingrado ci hanno indotto a intraprendere qualcosa contro
questo spargimento di sangue, a nostro parere insensato”
La situazione oggettiva induceva questi ragazzi a pensare che
l'umore della gente fosse cambiato e che fosse possibile agire
In quel periodo al gruppo si unì Huber, 50 anni. Sembrava
zoppicare e non era sempre comprensibile, ma le sue lezioni
trascinavano. Gli studenti intuivano nei commenti sarcastici la
sua distanza dal nazismo.
Huber era di tendenze conservatrici e cominciò col contestare la
bozza del V volantino scritto da Hans, "troppo comunista“.
Hans e Sophie Scholl, francobollo
della Germania dell’Est, 1961
Studenti e
rivoluzioni
Hans in bici
Sonno e responsabilità
 Avvertivano il dovere di dire la verità, per riscattare
l’onore dell’intera nazione ed erano convinti della
possibilità di raccogliere attorno alla Rosa Bianca quanti
rifiutavano il sonno complice ed erano disposti a
costruire un nuovo progetto: «Tutti vorrebbero liberarsi
da questa complicità, ciascuno cerca di farlo, ma poi
ricade nel sonno con la più grande tranquillità di
coscienza. Ma non è possibile scagionarsi: ciascuno è
colpevole, colpevole, colpevole!».
 Bisognava prendere coscienza della corresponsablità di
ciascuno rispetto alla dittatura
«Non dimenticate che ogni popolo merita il governo che tollera!».
Bellezza e cattiveria
Sophie vedeva tutta la cattiveria del regime e tuttavia
conservava un animo poetico: “Nonostante l’orrore, tutto
è così bello”
L’esperienza della bellezza provocava in Sophie il
desiderio di proteggerla dal male e - per contrasto – di
valorizzare il “canto” del creato:
Lo stupore per la bellezza si trova costantemente nel
diario e nelle lettere, fino all’ultima, indirizzata all’amica
Lisa Remppis, datata 17 febbraio ’43.
“Le creature, create e incolpevoli lodano con la loro
bellezza. Solo la cattiveria dell’uomo col rombo dei
cannoni può distogliere da questo canto di lode”.
Unirsi al canto di lode del creato
 Un giorno, prima di essere arrestata, cinque prima di essere
decapitata, Sophie indugia sulle impressioni ricevute
dall’ascolto del “Quintetto della trota” di F. Schubert. «Non
è anche questo un mistero, che tutto sia così bello?
Nonostante l’orrore, continua ad essere così. Nel mio godere
della bellezza si è inserito un elemento sconosciuto, un
presagio del Creatore, che ogni creatura innocente loda la
sua bellezza. Per questo soltanto l’uomo è capace di essere
veramente crudele, perché è libero di dissociarsi da questo
canto di lode. E adesso si potrebbe spesso pensare che lo
faccia, coprendo questo canto col rumore di cannoni, di
maledizioni e di bestemmie. Ma il canto di lode ha il
sopravvento… ed io voglio fare tutto quello che è possibile
per associarmi alla sua vittoria» Sophie.
“Entartete Kunst”
Dotata di talento per il disegno
e la pittura, Sophie amava
frequentare artisti e mostre di
arte anche se catalogata come
degenerata
(in
tedesco
entartete Kunst, il contrario di
evoluta)
Tale arte - l'Espressionismo era
la corrente più presente - era
bollata come ebraica o
bolscevica. Gli artisti erano
soggetti a sanzioni.
Nel 1937 le autorità epurarono
i musei dall'arte "degenerata”,
da cui selezionarono 650 opere
che esposero in una speciale
mostra itinerante.
Adolf Hitler and Adolf Ziegler visitano la
mostra “Entartete Kunst”, 1937. Nella
Germania nazista si indicavano quelle forme
d'arte che riflettevano valori o estetiche
contrarie alle concezioni naziste, le quali si
opponevano a molte forme di arte
contemporanea, nell'intento di conservare i
valori creduti tipici della razza ariana e della
sua tradizione culturale.
Non solo studenti
 Tra il 1940-41 a Monaco, Hans,
sebbene
luterano,
aveva
incontrato e ammirato due letterati
cattolici, Carl Muth e Theodor
Haecker, che influirono sul suo
desiderio
irrealizzato
di
convertirsi al cattolicesimo e che
impressero un nuovo indirizzo
alla sua vita, al punto che Hans
incominciò a trascurare la
medicina per immergersi nella
religione e nella filosofia.
Theodor
Haecker (1879,
Eberbach - 1945
Ustersbach)
era
scrittore,
traduttore
e
critico. Ha tradotto
Kierkegaard e gli
scritti del card.
Newmann.
Carl Borromäus Johann Baptist Muth (1867, Worms –1944, Bad Reichenhall)
era uno scrittore noto per aver fondato la rivista di cultura e religione Hochland. Il
primo contatto epistolare fu preso da Otl, che gli spedì un saggio sui Sonetti di
Michelangelo.
Tra Hans (23 anni) e Muth (74) si
Carl Borromäus
instaurò una solida amicizia, nutrita di
infinite discussioni e numerose letture Johann Baptist Muth
(Platone, Claudel, Bernanos). Hans
catalogò e ordinò i libri della biblioteca di
Muth. Anche le sorelle Inge e Sophie
partecipavano
agli incontri e si
prendevano cura di lui, portandogli del
cibo e tenendogli compagnia. Sophie
vedeva negli incontri con C. Muth e Th.
Haecker la possibilità di un’altra
Germania, quella migliore, fondata sul
cristianesimo. Interrogato dopo l’arresto
della “Rosa Bianca”, Muth riuscì a
sfuggire all’imputazione.
Con la sua rivista “Hochland”, fondata nel 1903 Muth rappresentava la
voce del progressismo cattolico, messa al bando dai nazisti nel 1941.
Studiando soggetti storici come l’antica Grecia, il Medioevo, l’Illuminismo,
Muth muoveva attacchi indiretti al regime.
Grazie all’incontro con Muth e dopo aver visto la Sindone di Torino, Hans
scrisse nel Diario:”La fame dell’anima si placa solo in Dio”.
Theodor Haecker
Haecker era apprezzato dai
ragazzi della Rosa bianca per il
saggio Was ist der Mensch? in
cui analizzava il rapporto tra
cristianesimo, potere e politica.
Faceva una apologia dell’Europa
cristiana.
Theodor
Haecker
(18791945), amico di C. Muth ed ex
collaboratore di “Hochland”, è
stato uno dei primi studiosi di
Kierkegaard, noto per il saggio
Il concetto di verità in Søren
Kierkegaard.
Poche
settimane
dopo
l’ascesa
al
potere
nazionalsocialista, nel 1933,
Haecker
fu
arrestato
e
condannato a sei mesi di
carcere, che evitò grazie
all’intercessione
del
suo
editore.
Nel 1935 gli fu imposta la
censura totale e nel 1938 il
divieto di pubblicazione.
Con Sophie e alcuni amici, Hans diede
inizio alle "Lesenabende" (serate di
lettura), durante le quali si leggevano
testi di letteratura moderna e classica. I
contenuti venivano discussi fino a tarda
notte, senza toccare direttamente
l'argomento politico. Si approfondiva la
conoscenza di ogni genere di arte, di
musica e di filosofia. Si assisteva spesso a “Lesenabende”
concerti e spettacoli teatrali.
 La Rosa Bianca non era
un'organizzazione
sul
modello della Resistenza
italiana
(diffusa,
strutturata,
con
collegamenti
internazionali);
non
implicava l’adesione ad
un'ideologia politica; era
la reazione spontanea e
irrinunciabile di ragazzi
incapaci di piegarsi alla
menzogna, disposti a
sacrificare
la
loro
giovinezza per difendere i
principi umani e cristiani
di fratellanza e giustizia.
Quale
organizzazione
La Rosa Bianca è da considerare un
fenomeno atipico nella storia della
lotta ai totalitarismi del '900.
Resistenza passiva
Si formava una rete di amici legati da ideali condivisi e
dall’uso di un linguaggio, che suonava diverso dalla
retorica del regime, il quale aveva persino ideato un
“gergo” (Sprachregelung) per gli addetti alla “questione
ebraica” (i “depositari di segreti”).
Come notò Hannah Arendt, un tale linguaggio “fu di
enorme utilità per mantenere l’ordine e l’equilibrio negli
innumerevoli servizi in cui la collaborazione era
essenziale”*
Con il gruppo Hans scelse il nome “La Rosa bianca”, che
evoca spiriti integri, contrari alle guerre, capaci di non
cedere al demoniaco del potere**.
La sintonia con R. Guardini
 Con tutta probabilità Sophie e i suoi amici conoscevano le
riflessioni sull’importanza della parola in politica di uno dei
“loro” scrittori: Romano Guardini*.
 La parola – secondo Guardini - crea la comunicazione e fonda
la politica, che è legata alla virtù della veracità.
 La politica autentica (al contrario di quella inautentica) è
fondata sulla parola autentica, che si afferma quando una
persona sostiene ciò di cui è convinta e se ne fa interiormente
garante.
 Far politica significa dunque «ridare valore alle parole, essere
fedeli alle parole, rispettare la verità delle cose e delle persone,
sentire dentro di sé l’autorità della coscienza»*
 Si
comprende come i giovani
volessero
rispondere
alla
propaganda con parole vere
affidate a dei semplici volantini che
dovevano lasciare il segno nei
cuori e nelle intelligenze.
 Occorreva informare il popolo
«chiuso in una prigione spirituale
mediante una violenza lenta,
ingannatrice e sistematica» (vol. I)
del fatto che ogni parola che usciva
dalla bocca di Hitler era menzogna:
 «Quando egli parla di pace, pensa
alla guerra, quando egli in modo
blasfemo pronuncia il nome
dell’Onnipotente, si riferisce invece
alla potenza del Male» (vol. IV).
Guerra di parole
Romano Guardini (Verona 1885Monaco 1968), 1920
Sacerdote cattolico, filosofo e
teologo
 Sophie e i suoi compagni
erano consci dei rischi che
correvano
ma
decisero
all’unanimità di stampare e
divulgare volantini contrari al
regime. Erano ragazzi dalla
coscienza integra, che non
voleva
cedere
ai
compromessi.
 Sentivano di avere quasi una
“missione” in nome della
libertà: «La libertà è il più
prezioso
tesoro
che
abbiamo».
«Si deve agire da uomini di pensiero
e pensare da uomini d’azione»
Missione
Hans Scholl (a sinistra), Sophie (al
centro), e Christoph Probst (destra),
leaders di “La Rosa Bianca” Monaco,
1942
Volontà di potenza
 I volantini suscitarono nei lettori curiosità e paura; non solo
per la presenza di parole critiche verso il regime, ma anche
per lo stile sobrio e per la scelta di termini desueti.
 Già il primo volantino rivelava un vero e proprio
rovesciamento dei termini: il sacrificio dei giovani tedeschi in
guerra e le città distrutte erano viste come la conseguenza
della Hybris del Führer, designato come Untermenschen,
termine utilizzato da Hitler per gli Ebrei e i Polacchi.
 Nel secondo volantino si indica come Untermenschtum –
“sottospecie umana”– il regime nazionalsocialista*.
 La cosa più difficile era trovare persone disponibili a collaborare e
rischiare.
Riappropriarsi dei significati
Il nazionalsocialismo aveva supportato il suo potere stravolgendo il
significato delle parole e creandone di nuove.
Per riappropriarsi del significato vero occorrevano riflessione,
discernimento, coraggio.
«Libertà e onore! Per dieci lunghi anni Hitler e i suoi seguaci hanno
spremuto fino alla nausea queste due magnifiche parole tedesche, le
hanno svuotate, alterate come possono fare soltanto i dilettanti che
gettano ai porci i più alti valori di una nazione».
Huber ha confermato dinanzi al Tribunale del popolo, prima di
essere condannato a morte, che il gruppo mirava al «risveglio degli
ambienti studenteschi… attraverso semplici parole, per provocare
non un gesto di violenza, ma la comprensione morale dei gravi mali
presenti della vita politica»*.
Falsificazioni verbali
 Durante la guerra
il regime utilizzò lo slogan “Lotta
fatale” (der Schicksalskampf des deutschen Volkes) per
incitare e unire la nazione tedesca.
 Come notò Hannah Arendt, non solo convinse le persone
che «la guerra non era guerra» o che «la guerra era
venuta dal destino e non dalla Germania», ma anche che
«era una questione di vita o di morte: o annientare i
nemici o essere annientati»*
 Il concetto della Heldentod – “morte eroica” con cui il
partito identificava i caduti in battaglia– fu modificato
dai ragazzi sin dal primo volantino, a favore di coloro che,
avendo compreso “la rovina incombente”, pagavano con
la morte “i loro eroici ammonimenti” (heroisches
Mahnen).
“Non solo compassione per gli Ebrei”
 La Rosa Bianca decise di non tacere sullo
sterminio degli Ebrei:
 «Anche gli Ebrei sono creature umane! [...] Si
tocca qui una questione che ci riguarda tutti
profondamente, e che deve dare da riflettere a
tutti. [...] E (i tedeschi) non devono solo
provare compassione per questo dolore, ma
molto di più: devono sentirsi corresponsabili
[...] Ciascuno è colpevole, colpevole,
colpevole!» (Vol. II)*.
Una
donna
anziana
ed
alcuni bambini
avviati
alle
camere a gas
ad Auschwitz
Volantino Rosa Bianca
Una lotta pacifica
 I 5 amici riuscirono ad acquistare un ciclostile e una
macchina da scrivere, e a munirsi di carta, buste e
francobolli, raccogliendo i soldi a loro disposizione
 Tra il 27 giugno e il 12 luglio 1942 i giovani distribuirono,
in centinaia di copie, 4 fogli scritti a macchina spedendoli
a indirizzi scelti a caso dagli elenchi telefonici, lasciandoli
in luoghi frequentati: nelle fermate degli autobus, nei
cinema, gettandoli dai tram di notte o abbandonandoli
nelle cabine telefoniche.
 Con tutta probabilità non fu Sophie a stilare i volantini,
ma unanime è il riconoscimento determinazione nello
scegliere e appoggiare questo metodo di “guerra”, il suo
contributo alla preparazione e soprattutto alla
distribuzione.
“Appello ai tedeschi!”
I volantini facevano un’analisi spietata del baratro verso
cui il nazismo conduceva la Germania, invitavano al rifiuto
del militarismo e alla resistenza passiva, lanciavano idee
per politiche future (Germania federale, Europa unita,
conciliazione tra diritti dei lavoratori e civiltà liberal
democratica), riportavano citazioni della Bibbia e dei libri
preferiti, davano una testimonianza cristiana
di
opposizione al regime e di obbedienza alla coscienza.
Il metodo pacifico di lotta richiedeva un investimento di
fiducia nella comunicazione: dire la verità.
Fu Sophie a prendere la decisione di salire in cima alle
scale dell'atrio dell’università e lanciare da lì gli ultimi
volantini
Controcorrente
 Il grido della Rosa bianca fu una cascata di parole
definite da Thomas Mann nel 1943 - in diretta
radiofonica alla BBC – «positive»*, poiché affermavano il
valore della persona sulla massa, della coscienza sul
fanatismo, della fede in Dio sul paganesimo nazista, della
bellezza sulla crudeltà, della amicizia e della fraternità
sugli assemblamenti costrittivi, razzisti, gerarchici e
burocratici.
 La libertà personale era ritenuta «il bene più prezioso dei
tedeschi»**, in un periodo in cui occorrevano persone
capaci di disobbedire alla dittatura, per supportare i
valori personalistici e comunitari.
La voce della cattiva coscienza
I ragazzi della Rosa Bianca si premuravano di
avvisare i lettori che la loro azione voleva incidere
sullo “spirito”, Geist, e dunque agire dall’interno,
non cercare alleanze straniere:
«La Rosa Bianca non è al soldo di nessuna potenza
straniera.
Pur
sapendo
che
il
potere
nazionalsocialista
deve
essere
spezzato
militarmente, noi cerchiamo un rinnovamento
dall’interno dello spirito tedesco, così gravemente
ferito».
«Noi non taceremo, noi siamo la voce della vostra
cattiva coscienza; la Rosa Bianca non vi darà pace».
Widerstand
 Una parola fondamentale per i giovani della Rosa bianca –
citata ripetutamente nei volantini – fu “resistenza”:
Widerstand (maschile), parola formata da due suffissi: Wider
– che significa contro – e Stand – stare in piedi. Widerstand è
dunque ergersi. Si adatta bene quanti hanno saputo restare
diritti in mezzo ai tanti che piegavano la schiena e il capo.
 Come ha notato M. Nicoletti: “Per ogni Creonte c’è un
Antigone, per ogni Enrico VIII c’è un Tommaso Moro, per ogni
Hitler c’è una Sophie Scholl e molti altri. Non c’è tirannide che
non sia stata sconfitta da una coscienza in piedi”*.
«Il regime di Hitler prima di crollare sotto i colpi delle
armate alleate, era qui spiritualmente crollato»*.
Libertà
La
libertà, come è intesa dal personalismo
comunitario, non poteva allignare in un regime in cui
– come affermò Sophie durante il processo – «La
libertà spirituale dell’uomo viene limitata in un modo
che contrasta con il mio essere interiore».
Freiheit (libertà) fu la parola finale della vita dei due
fratelli, scritta da Sophie sul retro dell’atto di
imputazione qualche minuto prima di essere
condotta a morte e gridata da Hans non appena ebbe
appoggiato il capo sul ceppo della ghigliottina.
 Nel
Gennaio 1943, usando un
ciclostile, il gruppo duplicò tra
6.000 e 9.000 copie del V
volantino, “Appello ai tedeschi!”.
 Si rendeva più esplicito il progetto
politico della Rosa Bianca: «Libertà
di parola, libertà di fede, difesa dei
singoli cittadini dall’arbitrio di stati
criminali fondati sulla violenza:
queste sono le basi della nuova
Europa».
 Il volantino si concludeva con un
appello: «In nome della gioventù
tedesca esigiamo dallo Stato di
Adolf Hitler la restituzione della
libertà personale, il bene più
prezioso dei tedeschi che egli ci ha
tolto nel modo più spregevole».
Restituiteci la
libertà
Destinatari scelti a caso
 Tutti i volantini venivano inviati a destinatari scelti a caso
dall’elenco telefonico e anche ai membri della "Rosa Bianca",
in modo da poter controllare se venivano intercettati. Dei
primi 100 volantini, 35 furono consegnati alla Gestapo.
 Copie dei volantini apparvero a Stuttgart, Cologne, Vienna,
Freiburg, Chemnitz, Hamburg e Berlin. Huber aveva scritto i
due volantini finali.
 “Chi si scopriva destinatario di materiale tanto pericoloso, –
scrive Wittenstein - temeva con ragione di essere sulla lista del
mittente e, se il materiale fosse stato intercettato dalla polizia
segreta, lo avrebbe messo in gravissimo pericolo. Consegnando
i volantini alla polizia segreta, si sperava di distogliere da sé
ogni sospetto.
Viaggi rischiosi
“Qualcuno avrebbe perfino potuto pensare… che i volantini
potessero essere stati prodotti e spediti dalla stessa
Gestapo, per mettere alla prova la sua fedeltà…Produrre e
distribuire questi volantini oggi può sembrare semplice, ma
in realtà… era estremamente pericoloso. La carta era
scarsa, come pure le buste, e se qualcuno ne acquistava in
grandi quantità, o comperava più di qualche francobollo,
immediatamente diveniva sospetto. Portare i volantini in
un'altra città comportava grossi rischi, perché i treni erano
costantemente pattugliati… Alcuni di noi viaggiavano in
abiti civili, sperando per il meglio; altri con documenti di
viaggio falsi. Anch'io ho viaggiato con una carta d'identità
falsa (quella di mio cugino, col quale avevo una certa
somiglianza). Lasciavamo le cartelle con i volantini in uno
scompartimento diverso, in quanto i bagagli venivano
regolarmente perquisiti. Ma la maggior parte dei volantini
veniva trasportata da studentesse, le quali non erano
sottoposte a tali controlli”*.
Cristo fratello
 Ha
scritto la sorella
maggiore degli Scholl, Inge,
ricordando la paura e la
solitudine:
 “Cristo divenne per essi in
quel periodo il singolare
fratello maggiore che era
sempre vicino, ancor più
vicino della morte: la via
che non consentiva ritorno,
la verità che dava una
risposta a tante domande e
la vita, vita piena!”*
“Dittatura del maligno”
 Non è il caso di sopravvalutare o sottovalutare la
funzione di controinformazione dei volantini. Essi hanno
fatto conoscere dati – non sempre esatti – circa l’eccidio
ebraico in Polonia, i soldati morti a Stalingrado, i campi
di concentramento
 Dubbi, curiosità, timori venivano raccolti dai più
avveduti, ma la maggioranza prendeva le distanze –
almeno pubblicamente - da scritti che osavano definire il
regime «dittatura del Maligno» basato su «l’inganno del
cittadino», ossia l’opposto della civitas Dei, cui i ragazzi
facevano riferimento.
Federalismo europeo
La Rosa Bianca non aveva un progetto di chiara
rifondazione politica, ma voleva affermare alcuni
principi guida di un nuovo assetto europeo
Al nazionalismo che idolatrava l’Heimat veniva
opposto l’ideale di un’Europa federalista, sostenuta
dalla «collaborazione di molti uomini convinti e
attivi», che sentissero innanzitutto come un
«dovere
morale»
rovesciare
il
sistema,
distinguendosi dalla «massa vile e ottusa».
Un improvvido Gauleiter
 Il 13.I.1943, un dirigente nazista, il
“Gauleiter” della Baviera, presso il
Museo
Tedesco
di Monaco,
sostenne
che le studentesse
sprecavano tempo e denaro
studiando, mentre sarebbe stato
loro dovere dare un figlio al
Führer. Giunse ad offrire alle
ragazze non abbastanza attraenti
degli stalloni tra i suoi dipendenti.
 Non
poche
studentesse
protestarono e tentarono di
abbandonare l'aula.
 Il Gauleiter ne ordinò l’arresto, ma
gli studenti assaltarono il podio e
presero in ostaggio il leader
studentesco, fino a quando tutte le
donne non furono rilasciate.
Fritz
Wächtler,
Gauleiter, Baviera
La notizia dell'accaduto si sparse
per tutta Monaco e rafforzò la
convinzione che i tempi fossero
maturi per azioni trasgressive cui
il popolo si sarebbe unito.
Slogan sui muri
Quasi contemporaneamente fu scritto e distribuito il quinto
volantino, con una tiratura di 5000-6000 copie.
Stranamente, né Hans né Alex, che volevano verificare se la
corrispondenza venisse intercettata, presero atto che le copie
che si erano autospediti non erano arrivate a destinazione.
Progettarono allora un’azioni più incisiva: nelle notti del 4, 8
e 15 febbraio, scrissero slogan sui muri, lungo la strada
principale di Monaco, in 29 punti, tra cui l'università,
consapevoli del rischio per la presenza di pattuglie della
polizia,
Gli abitanti poterono leggere: "Libertà", "Abbasso Hitler" e
videro molte svastiche cancellate col catrame.
 Scritto
prevalentemente da
Hans col supporto di Huber, il
V
volantino avvertiva che
Hitler stava portando la
Germania verso una terribile,
certa sconfitta.
 Il lettore veniva invitato a
supportare il movimento di
resistenza e a lottare per
ottenere: “libertà di parola,
libertà
di
religione,
protezione della cittadinanza
individuale rispetto all’azione
arbitraria di Stati criminali e
dittatori ".
 Erano i principi base per la
fondazione
della
“nuova
Europa”.
V volantino
Il professore Kurt Huber, antinazista
benché conservatore e ammiratore
della Prussia
“Hitler conduce alla rovina”
Nel
V volantino si legge: «Con sicurezza
matematica Hitler conduce il popolo tedesco alla
rovina. Hitler non può vincere la guerra, può
soltanto prolungarla! La sua colpa e quella dei
suoi collaboratori hanno superato ogni limite».
Il volantino usa la parola Schuld, colpa,
sconosciuta al nazionalsocialismo, poiché – come
affermò Adolf Eichmann - «dove tutti o quasi tutti
sono colpevoli, nessuno lo è»*.
Un’azione ad alto rischio
 Hans e Sophie decisero di alzare il tiro. Frequentando gli
ambienti dell’opposizione e dopo gli eventi dell’Università,
pensarono di diffondere proprio all’interno dell’Università –
dove i controlli della Gestapo si erano notevolmente
accentuati - e in pieno giorno, durante l’ora di lezione, quello
che sarebbe stato il loro ultimo volantino su cui era scritto
senza mezzi termini o giri di parole:
 Pensavano che fosse finalmente giunto il momento favorevole
alla rivolta studentesca. Si sbagliavano.
«Ogni parola che esce dalla bocca di Hitler è una menzogna…».
L’ultimo volantino
 Il VI volantino fu l’ultimo
 Il
18 febbraio, Hans
e
Sophie
arrivarono
all'università con una valigia
piena di volantini, e ne
lasciarono delle pile fuori da
ogni aula.
 Mentre stavano lasciando
l'edificio, si accorsero che
nella valigia erano rimasti
molti volantini. Risalirono le
scale
fino
all'ultimo
pianerottolo sopra il cortile.
Sophie rovesciò il contenuto
della valigia.
 I due fratelli furono notati.
La svolta nella guerra, con la caduta
di Stalingrado nel febbraio 1943,
convinse il professor Huber, su
richiesta di Hans, a scrivere un nuovo
volantino, approvato dal gruppo con
qualche piccola modifica
 Il bidello Jakob Schmid
chiamò la polizia.
 La brutta copia del VII
volantino,
scritta
da
Probst, fu trovata nelle
tasche di Hans il quale
cercò
inutilmente
di
ingoiarla. La Gestapo la
distrusse.
 Sophie fu sottoposta per 4
giorni a interrogatorio da
parte
della
Gestapo,
riconosciuta colpevole di
tradimento e processata
insieme a Hans e Probst.
Un bidello allineato
Sophie Scholl insisté nel descrivere
alla Gestapo gli altri ragazzi della
Rosa
bianca
come
persone
impolitiche, unicamente dedite all’arte
e alla cultura, sperando, invano, di
proteggere gli amici del circolo.
Non salvarsi singolarmente
Durante l’interrogatorio, dapprima Sophie cercò di negare, ma, una
volta capito che la Gestapo aveva trovato in casa le prove, ammise
e si prese in toto la responsabilità.
Sophie rifiutò di salvarsi singolarmente, di tradire gli ideali e gli
amici. Fece il possibile anche per difendere il padre, sostenendo
che non li aveva mai esortati ad uscire dalle associazioni hitleriane.
Il funzionario della Gestapo, insistendo sui finanziatori, cercava di
offrirle qualche via di uscita. Nella sua visione maschilista, non si
irrigidiva se si trattava di ragazze, considerate di per sé indifferenti
alla politica e “sedotte” da maschi.
Nel processo successivo, contro Huber, tre compagne meno coinvolte,
furono condannate ad un solo anno di reclusione in onore del
compleanno del Führer, che cadeva il giorno seguente. Una di esse
era tipicamente “ariana” (occhi azzurri e capelli biondi).
Il VI volantino
Interrogatorio di Sophie Scholl I
 I documenti (verbali della polizia, testimonianze) attestano
il coraggio di Sophie nell’affermare le sue ragioni.
 Robert Mohr: Mi chiedo come mai vostro padre vi abbia
permesso di entrare nella Lega delle Ragazze Tedesche.
Sophie Scholl: Lui non ha mai influenzato le nostre
scelte.
 Robert Mohr: [Ridendo] Tipico dei democratici... Ma voi
perché vi siete iscritta?
 Sophie Scholl: Dicevano che Hitler avrebbe donato alla
Patria gloria, fortuna e benessere, e che avrebbe assicurato
a tutti un lavoro e del cibo perché fossero liberi e felici…
“La libertà spirituale dell’uomo viene limitata in un modo che
contrasta con il mio essere interiore”.
Interrogatorio di Sophie Scholl II
 Robert Mohr: Allora signorina, secondo i nostri calcoli la
cosiddetta Rosa Bianca sarebbe riuscita a procurarsi ben
diecimila fogli e duemila buste da lettera soltanto nel mese di
Gennaio: chi se ne occupava?
 Sophie: Io e mio fratello.
 Robert Mohr: Potrebbe anche essere vero. Dei primi
quattro volantini c'erano solo cento copie. Ma mi saprebbe
spiegare com'è possibile che voi e vostro fratello siate riusciti
a stampare migliaia di copie dell'ultimo e poi a distribuirle
ovunque?
 Sophie: Abbiamo lavorato giorno e notte.
 Robert Mohr: I miei complimenti. Dopo le lezioni che
frequentavate assiduamente?
 Sophie: Sì. Dovevamo far credere che la resistenza avesse
delle ampie basi.
Interrogatorio di Sophie Scholl III
Mohr: A cosa dovrei affidarmi se non alla legge?
Sophie: Alla coscienza.
Sophie “Per quanto riguarda la mia persona non
voglio avere nulla a che fare con il
nazionalsocialismo”.
Sophie: “Ritenevamo che gli studenti fossero
rivoluzionari e propensi all’entusiasmo”.
Non era così: circa un migliaio di studenti, la sera della
esecuzione, si radunò nell’Aula magna dell’università per
festeggiare il bidello che li aveva fatti arrestare.
“Non rinnego nulla”
 L’ufficiale, che alternava intransigenza e umanità, le avrebbe
offerto una via d’uscita se avese tradito o anche solo se avesse
detto che non si rendeva conto di ciò che faceva, che era plagiata
dal fratello….
«Non rinnego nulla. Sono convinta di aver agito nell’interesse del mio
popolo. Non mi pento e ne accetterò tutte le conseguenze» (Sophie).
 Di fronte ad un uomo di potere, che avrebbe fatto paura a
chiunque, Sophie ripeteva: «Ripeterei quello che ho fatto, perché
non io, ma lei ha una falsa visione del mondo».
 Così aveva scritto nel Diario: «Meglio un dolore insopportabile
che un apatico vegetare. Meglio una sete bruciante, preferisco
chiedere dolore, dolore, che sentire un vuoto. Non è forse anche il
dolore un dono di Dio?».
"Mi aggrapperò alla corda che Dio ha gettato a me in Gesù Cristo,
anche quando le mie mani intorbidite non riusciranno più a sentirla”.
Sophie fu torturata?
 Secondo F. J. Müller: “La Gestapo torturò Sophie per quattro giorni,
dal 18 al 21 febbraio 1943. Sophie era la persona più forte all'interno
del gruppo della Weisse Rose, la più determinata, la più sincera e la
più attiva. […] Il cappellano del carcere che la vide poco prima
dell'esecuzione testimonia che era calma”.
 Roland Freisler le chiese alla fine:
"Signorina Scholl, non si rammarica, non trova
spaventoso e non si sente colpevole di aver diffuso questi
scritti e aiutato la Resistenza, mentre i nostri soldati
combattevano a Stalingrado? Non prova dispiacere per
questo?",
"No, al contrario ! Credo di aver fatto la miglior cosa per
il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla
e assumo la pena!"».
Sophie durante il processo
 I fratelli Scholl e Probst
furono i primi ad affrontare
il processo, il 22 febbraio
1943
presso
il
Volksgerichtshof
(«Tribunale del Popolo»),
un
tribunale
politico
speciale, presieduto da
Roland Freisler.
 Sophie e Hans si assunsero
immediatamente la piena
responsabilità dei volantini
e
destarono
grande
ammirazione nei funzionari
della Gestapo
 La Gestapo iniziò la ricerca
di tutti i collaboratori.
Un tribunale
speciale
Christoph Probst con il figlio Michael e la
moglie Herta
Un’azione fatale per il gruppo
Nel giro di pochi giorni
più di 80 persone furono
arrestate.
Ci si domanda:
• Hans e Sophie erano coscienti del fatto che la Gestapo era già sulle loro
tracce?
• Avevano ragioni sufficienti per credere di poter suscitare una rivolta tra gli
studenti?
• Perché decisero questa azione non programmata senza rendere partecipi
gli amici?
Sentenza annunciata
 Si
ritiene che Hitler in
persona abbia scelto il
famigerato Roland Freisler
come giudice per i processi
ai ragazzi della Rosa bianca,
e che Heinrich Himmler
abbia deciso la modalità
della loro esecuzione.
 In tal caso emerge appieno
la debolezza intrinseca di un
regime che temeva pochi
ragazzi.
Il giudice Roland Freisler fu il
presidente del Tribunale del Popolo
che condannò a morte i resistenti
della "Rosa Bianca".
 La reazione di Hitler fu
crudele e fulminea, per la
fretta di schiacciare una
rivolta che considerava una
minaccia seria.
 Solo quattro giorni dopo
l’arresto, fu convocata la
Corte Popolare. Al termine
del processo durato solo
quattro ore, i due fratelli
vennero
condannati
a
morte per decapitazione.
Stroncare la Rosa
Bianca
Wittenstein seppe dell’arresto e riuscì a chiamare
i genitori Scholl, che arrivarono da Ulm, mentre il
processo era già in corso. I tre furono giustiziati il
pomeriggio stesso.
Darsi per una giusta causa
 In attesa del processo, mentre
camminava nella cella, Sophie
sussurrò
alla
compagna
detenuta con lei: «Una
giornata di sole così bella, e io
me ne devo andare».
 Lo sconforto lasciò poi il posto
alla risolutezza: «Ma quanti
sono quelli che anche oggi
muoiono
sul
campo
di
battaglia... Non mi importa
di morire se le nostre
azioni saranno servite a
scuotere e risvegliare gli
uomini”*
“Che importanza ha la mia morte, se attraverso noi migliaia di persone si
risvegliano e sono coinvolte ad agire?”
Motivazioni della sentenza
 Nel corso di un breve dibattimento, durato
cinque ore, i tre furono reputati colpevoli
di Alto tradimento e ghigliottinati il
giorno stesso. Queste le motivazioni:
 «Gli accusati hanno, in tempo di guerra e
per mezzo di volantini, incitato al
sabotaggio dello sforzo bellico e degli
armamenti, e al rovesciamento dello stile
di vita nazionalsocialista del nostro
popolo,
hanno
propagandato
idee
disfattiste e hanno diffamato il Führer in
modo assai volgare, prestando così aiuto al
nemico del Reich e indebolendo la
sicurezza armata della nazione. Per questi
motivi essi devono essere puniti con la
morte».
“Alto tradimento”
 Il 22 febbraio 1943, Sophie Hans e Christoph vennero
decapitati dal boia Johann Reichhart, nelle carceri di
Monaco (Stadelheim) poche ore dopo la sentenza, alle 17:00,
sotto la supervisione del Dott. Walter Roemer.
 Gli addetti hanno descritto la scena, dando risalto alla
dignità dei tre e al coraggio con cui Sophie camminava verso
il luogo della esecuzione.
 Pochi passi prima di giungere alla ghigliottina, Christof
disse: "Ci rivedremo tra pochi minuti", Hans gridò: "Viva la
Libertà!“.
 Nessuna notizia dell'evento fu fatta filtrare fino ad
esecuzioni avvenute.
 Anche dopo, i comunicati furono scarni e di parte.
Legami oltre la morte
 La prima reazione del papà fu: “Non sarebbe meglio che ci
tagliassimo tutti le vene? Che ci unissimo anche noi a loro?”*. I
legami familiari erano forti, ma la famiglia condivideva valori
in grado di resistere al dolore
 Dopo l’uccisione di Sophie, “la nostra piccola”, e di Hans, tutta
la famiglia ebbe a soffrire per la Sippenhaft (carcerazione
preventiva, senza processo, dei familiari dei condannati).
Ormai gli “amici” avevano tolto loro il saluto.
 5 giorni dopo la sepoltura di Sophie e Hans, anche Robert
Magdalene, Inge e Elisabeth furono presi. Si salvò Werner, che
vestiva l’uniforme dell’esercito
 Dato che Robert era stato trasferito altrove “per reati
radiofonici” (ascolto radio alleati), i familiari, con la complicità
dei carcerieri, si scambiavano bigliettini (kassber) pieni di
tenerezza e forza.
Il secondo processo
Il 19 aprile si svolse il secondo processo, durante il quale
Schmorell, Graf e Huber vennero condannati a morte, mentre
altri amici ebbero una pena inferiore: lavori forzati.
Gli appelli alla clemenza furono vani e i condannati dovettero
attendere un tempo sfibrante
Schmorell e Huber vennero giustiziati il 13 luglio 1944; Willi
Graf (dal quale la Gestapo sperava di ottenere altre
informazioni) dovette attendere il 12 ottobre.
Nella lettera che Huber scrisse dalla prigione a suo figlio di
quattro anni per spiegargli che suo padre non era un traditore
si legge:"... Io sono morto per la Libertà della Germania, per
la Verità e per l'Onore. Fedelmente ho servito queste tre cose
fino all'ultimo palpito del mio cuore...".
L’autodifesa di Huber
Nel discorso pubblico di autodifesa, Huber proclamò
le ragioni del suo comportamento:
“Mio obiettivo era il risveglio degli ambienti
studenteschi, servendomi non di una organizzazione,
ma di semplici parole… Il ritorno a principi chiari,
morali, allo stato di diritto, alla fiducia reciproca,
non è un atto illegale, ma, al contrario, il ripristino
della legalità… Io ho agito come se fossi chiamato a
farlo da una voce interiore”
"... Io chiedo la restituzione della libertà al popolo
tedesco .. " e, citando Fichte: "... voi dovete agire
come se l'intero destino della Germania dipendesse
da voi e dalle vostre azioni e la responsabilità fosse
vostra e vostra soltanto..."*.
 La signora Clara Huber si vide recapitare
una fattura di 600 marchi per "usura della
ghigliottina". Quando rispose all'ufficiale
che non disponeva di una tale somma,
che corrispondeva al doppio dello
stipendio del marito, l'ufficiale le rispose:
"Forse
potremmo
farle
uno
sconto\quantità... Dopotutto ne abbiamo
talmente tanti in questi giorni...".
 Ci furono altri arresti e altre esecuzioni di
persone anche solo lontanamente
collegate alla "Rosa Bianca". A Monaco
e Amburgo furono condannate e tradotte
in carcere 38 persone appartenenti al
gruppo e 15 furono condannate a morte. I
carcerati alla fine della guerra furono
liberati dalle truppe americane.
Pagare per la
ghigliottina
Modello di ghigliottina
tedesca
Con la ghigliottina si concluse
l'avventura del gruppo portante
de “La Rosa Bianca“ (Sophie e
Hans
Scholl,
Christopher
Probst, Alexander Schmorell e
Wilhelm Graf, più il prof.
Huber)
Sophie era la più giovane e
l’unica donna del gruppo.
Si era conquistata la stima e
l’amicizia dei suoi compagni e
ne era divenuta quasi l’anima.
Ghigliottinati
Christof Probst
Hans Scholl
“Una fine nel terrore è preferibile Secondo quanto ci è dato di
conoscere, Hans scrisse il I e il IV
a un terrore senza fine”
“Non è stato tutto inutile” (Else)
volantino,
mentre
Schmorell
partecipò alla redazione del II e
del III e Wittenstein fece la
revisione del III e del IV.
Wittenstein si salvò
 Wittenstein si salvò, nonostante la Gestapo lo sospettasse
fin dall'inizio e sorvegliasse il suo comportamento.
 Il comandante della sua compagnia venne sottoposto a
interrogatorio a suo riguardo ma, benché sospettasse di
Wittenstein,
depistò la Gestapo, forse per ragioni
umanitarie o perché egli stesso era oppositore del regime, o
infine perché non sopportava che l'autorità militare venisse
continuamente sottoposta ai capricci del Partito.
 Diede al ragazzo persino il permesso di usare l'arma in
dotazione, se la Gestapo avesse tentato il suo arresto (ciò
sarebbe stato un suicidio).
 Wittenstein pensò bene di chiedere il trasferimento al
fronte, dove rimase ferito sul fronte italiano.
“Il manifesto degli studenti”
Dopo la morte di Sophie, attraverso la Scandinavia,
una copia del sesto volantino venne introdotta di
contrabbando nel Regno Unito dall’avvocato Helmuth
James Graf von Moltke e utilizzato dalle forze alleate.
Verso la metà del 1943, sulla Germania caddero
milioni di copie di propaganda del volantino,
ribattezzato
“Il manifesto degli studenti di Monaco di Baviera”
Era un documento di dissenso e di anticonformismo che
si diffondeva oltre il gruppo e la nazione tedesca.
Non diventare indifferenti!
I ragazzi della Rosa Bianca si erano preparati a lungo,
consapevoli della possibile sorte, non avevano pensato a
fuggire
Avevano cercato una soluzione possibile alla tragedia che
stavano vivendo.
Sono riusciti a mantenere la pace dell’anima. Hans, dopo la
condanna: “Non c’è odio in me. Mi sono lasciato tutto, tutto
dietro le spalle”.
Sophie al fidanzato: “Basta che tu non diventi un tenente
arrogante e indifferente (Scusami!). Ma il pericolo di
diventare indifferenti è grande. E se potessi, continuerei
sempre più a pungolarti contro l’indifferenza che potrebbe
assalirti, e vorrei che i pensieri rivolti a me fossero una spina
costante
contro
“Alzati per
ciòl’indifferenza.”
che credi, anche se sei il solo ad alzarti”
La
notte prima della sua
esecuzione Sophie fa un sogno:
sta portando un bambino a
battesimo, si sente sprofondare,
ma lo mette in salvo, mentre lei
cade nel baratro. Ella stessa dà
un’interpretazione: «Il bambino
simboleggia le nostre idee…
trionferanno dopo la nostra
morte».
Se
inizialmente
Sophie
è
influenzata dal fratello, man mano
assume una sua propria fisionomia
Quando
è sola di fronte
all’ufficiale è ormai una donna
matura,
consapevole
delle
conseguenze delle sue scelte,
coraggiosa e serena.
«Le leggi cambiano, la coscienza resta»
Il bambino
Sophie è stata più volte accostata
ad Antigone, a Socrate, e agli altri
eroi della coscienza.
Nuova Antigone
 Come Antigone, Sophie rifiuta
di tradire suo fratello non solo
per solidarietà familiare e di
sangue*.
 Non accetta un potere statale
che vuole recidere ogni legame
considerato
di
per
sé
sovversivo e pretende di legare
a sé l’individuo in modo
assoluto.
“Anche se non capisco molto di politica, e non ho nemmeno l’ambizione di
capirla, tuttavia possiedo un pochino il senso di cosa è giusto e di che cosa
è ingiusto, perché questo non ha nulla a che fare con la politica e la
nazionalità. E mi viene da piangere, per come sono crudeli gli uomini nella
grande politica, come tradiscono i loro fratelli solo per averne un
vantaggio”.
La sete universale di giustizia
 Come Antigone Sophie
svela la natura demoniaca del
potere, che pretende di essere al di sopra di ogni giustizia
 Creonte: “Colui che la città si è scelto per guida, lui bisogna
ascoltare, anche nelle cose di minor conto, e in ciò che è
giusto e che giusto non è (..perché) non esiste danno più
grande dell’anarchia.”
 Antigone: “Le leggi di Ade sono uguali per tutti“
 Creonte: “Il nemico non è un amico, neppure da morto”.
 Antigone: “Io non credevo che i tuoi divieti fossero tanto
forti da permettere a un mortale di sovvertire le leggi non
scritte, inalterabili, fisse degli dei: quelle che non da oggi,
non da ieri vivono, ma eterne”.
“Io sono nata per l’amore, non per l’odio”.
Fede e politica
 Per i ragazzi della Rosa Bianca, Sophie in primis, la
resistenza al nazismo era un atto intenzionalmente politico,
ma inestricabilmente intrecciato con la fede.
 Il quarto volantino infatti recita: «Vi è forse, chiedo a te che
sei cristiano, in questa lotta per mantenere i tuoi beni più
preziosi, una possibilità di esitare, di trastullarsi con
intrighi, di rimandare la decisione in attesa che altri
prendano le armi per difenderti? Non ti ha forse Dio stesso
dato la forza e il coraggio per combattere?».
 Considerano il cristianesimo l’antitesi della pace stagnante:
«Noi non taceremo. Noi siamo la voce della vostra cattiva
coscienza. La Rosa Bianca non vi darà pace» (Vol. IV).
 Il diario di Sophie riporta
evocazioni
religiose
che
attestano
un
progressivo
approfondimento del rapporto
con Dio, sulla scia di S.
Agostino e di Pascal.
 Anche le lettere contengono
spesso riflessioni metafisiche e
riflettono
un
faticoso
momento esistenziale: «Mi
sento così impotente, e certo
lo sono. Non posso pregare
per niente altro che di essere
capace di pregare»
Invocazioni
Più i ragazzi approfondivano il
cristianesimo, più vedevano il
contrasto con il socialismo
nazionalista e sentivano l’urgenza
di azioni coraggiose.
Rendere conto a Dio
La riflessione su cosa significhi essere cristiani assorbì per
lungo tempo Sophie e i suoi amici; Gesù appariva loro una
figura assolutamente inconciliabile con l’antisemitismo e il
paganesimo nazista.
 Sophie era convinta che fosse inderogabile dovere morale di
ogni uomo - e in particolare di un cristiano, che sa di dover
rispondere a Dio – impegnarsi nella lotta. «L’uomo – si
domandò nella sua ultima estate –, qualunque sia l’epoca in
cui vive, non deve forse tenere sempre presente che Dio gli
può chiedere conto delle sue azioni nell’istante
successivo?»*.
 La meditazione sulla natura e sul Creatore la convinse che la
libertà è un dono da difendere ad ogni costo, fedeli alla
massima adottata dalla lettura di Maritain:
«Uno spirito inflessibile e un cuore tenero»**
Ecumenismo
 La
Rosa
Bianca
era
ecumenica
di
fatto,
rispettosa
delle
diverse
culture religiose e delle
scelte di ciascuno: Hans e
Sophie erano evangelici,
Willi Graf cattolico, Alex
Schmorell
ortodosso
e
Christopher Probst non
aveva
ricevuto
un’educazione religiosa, ma
la conquistò sino a farsi
battezzare
nella
chiesa
cattolica prima di morire.
Alex Schmorell
Christoph Probst
L’influsso dei cattolici
 Benchè Sophie e Hans fossero
luterani,
essi
erano
aperti
all’universalismo
religioso
e
stavano maturando un progressivo
avvicinamento al cattolicesimo.
 E’ noto che la Rosa Bianca venne
fondata dopo aver letto il sermone
anti-Nazi del cardinale Clemens
August Graf von Galen, vescovo
cattolico di Münster (il “Leone di
Münster).
 Gli studiosi concordano nel ritenere
che Hans e Sophie, sotto l’influsso di
Aicher, Muth e Haeker, subivano il
fascino del cattolicesimo.
Il fascino del cattolicesimo
E’ opinione comune che
la ghigliottina troncò il cammino
verso il cattolicesimo, cui avevano intenzione di aderire (come
fece la sorella Inge nel 1945).
Dal Diario di Sophie (Venerdì Santo): “Andrei molto volentieri in
Chiesa, ma non in quella evangelica, dove ascolto criticamente le
parole del pastore. Ma nell’altra, dove soffro ogni cosa, devo solo
essere aperta e accogliere. Ma sarà la strada giusta?”
Hans e Sophie avrebbero voluto un prete cattolico in punto di
morte, per non averne uno “nazi”, ma si confessarono e celebrarono
la Santa Cena con un cappellano evangelico, perché - disse Hans “non c’era più tempo per la conversione” e del resto Battesimo
evangelico valeva anche per la Chiesa cattolica.
Non ebbero il tempo di approfondire questa esigenza dell’anima,
cosa che invece poté fare Inge, nella primavera del 1945*.
Hans chiese al prete di leggere il Salmo 89 “Rendici la gioia per i
giorni di afflizione, per gli anni in cui abbiamo visto la sventura” e
il passo della Lettera ai Corinzi sulla carità.
Frasi memorabili - Sophie
 “Il vento ha i nostri sogni”
 “Io non rinnego nulla, siete voi che vedete il mondo in modo
sbagliato” (a Mohr)
 “Il sole è meraviglioso”
 “Forti nello spirito, teneri nel cuore”, diceva mio fratello*
 “Il bambino simboleggia le nostre idee, è sopravvissuto”.
 “Il popolo vorrebbe Dio, conoscenza, compassione”
 “Mi sforzo di mantenermi il più possibile intatta dagli influssi del
momento. Non da quelli ideologici e politici, che certo non mi
fanno più effetto, ma anche dagli influssi di umore. Il faut avoir
un esprit dur e le cœur tendre »
 Ripeteva spesso le parole di Goethe ”A dispetto di ogni violenza
resistiamo” e lavorava su di sé per corazzare lo spirito.
Frasi memorabili - Sophie
“So che la vita è una porta per l’eternità, eppure il mio cuore si
perde ancora così spesso nelle piccole ansie. Dimentica la
grande strada verso casa che le sta davanti”
"Il danno reale è fatto da quei milioni che vogliono sopravvivere.
Gli uomini onesti che vogliono solo essere lasciati in pace.
Coloro che vogliono che le loro piccole vite non siano intralciate
da qualche cosa di più grande… Quelli per i quali la libertà,
l’onore, la verità ed i principi sono soltanto letteratura… È
l’approccio riduzionista alla vita: se rimani piccolo riesci a
tenere le cose sotto controllo… Ma è tutta un'illusione… La vita è
sempre sul bordo della morte… una piccola candela brucia
esattamente come una torcia ardente. Scelgo da me il modo di
bruciare”.
"Molta gente pensa al nostro tempo come l'ultimo prima della fine del mondo.
L'evidenza dell’orrore intorno lo fa sembrare possibile. Ma non é un'idea di
importanza secondaria? Ogni essere umano, non importa in che epoca viva, non
deve sempre dare conto come essere responsabile di fronte a Dio in qualsiasi
momento? Posso sapere se domani mattina sarò viva? Una bomba potrebbe
distruggerci tutti stasera. Ed allora la mia colpa non sarebbe niente affatto
inferiore che se perissi insieme alla terra e alle stelle”.
Un’isola contro la massa
“…Mi viene da piangere per come sono crudeli gli uomini
nella grande politica, per come tradiscono i loro fratelli solo
per averne un vantaggio… Spesso non mi auguro nient’altro
che di vivere in un’isola da Robinson Crusoe. A volte sono
tentata di considerare l’umanità come una malattia della
pelle della terra. Ma solo qualche volta, quando sono molto
stanca, e mi vedo davanti uomini così grandi che sono
peggiori delle bestie. In fondo però si tratta solo di tener
duro, di resistere, nella massa che non tende a null’altro che
al proprio tornaconto. Per loro, per raggiungere questo
obiettivo, ogni mezzo è giusto. Questa massa è così
travolgente, che si deve essere già cattivi semplicemente per
restare in vita. Probabilmente solo un uomo finora è riuscito
a percorrere tutta la strada, dritto fino a Dio. Ma chi la cerca
ancora, oggi?”*.
Pronti al sacrificio
Come poterono dei ragazzi trovare
il coraggio di opporsi ad una
simile dittatura?
 Secondo K. Rahner «la pura
passione politica della Rosa
Bianca
è
nata
dall’amara
esperienza della vita quotidiana e
al contempo dalla familiarità con
le più illustri menti della storia»*
L’impegno politico era un dovere
morale per Sophie: “Come ci si
può aspettare che il destino
conceda vittoria ad una causa
giusta, quando nessuno è pronto a
sacrificarsi
pienamente
per
essa?»**.
Alex Schmorell e Hans Scholl
“Inseriti
in
questo
mondo
contraddittorio
dovremmo
adattarci. Stranamente proprio
presso i cosiddetti cristiani si
riscontra spesso questo modo
ben poco cristiano di vedere le
cose…” (Sophie a Fritz)
“Qualcuno doveva pur iniziare”
 Di fronte al Tribunale del
popolo e al
giudice
Roland Freisler, il 21
febbraio 1943, Sophie
disse :
 “Qualcuno, dopo tutto,
doveva pur iniziare. Ciò
che abbiamo scritto e
detto del resto è condiviso
da molti altri. Solo che
essi non osano esprimersi
come abbiamo fatto noi”.
Tomba di Hans Scholl, Sophie
Scholl e Christoph Probst, a
Perlacher Friedhof, vicino alle
carceri di Monaco.
“Il sole splende ancora”
Riconoscimenti tardivi
 Al gruppo della Weiße Rose,
alla loro pacifica e attiva
opposizione al nazismo e al
loro amico professore che
teneva pericolose lezioni su
Leibniz, oggi aumenta il
numero di coloro che
riconoscono il merito del
coraggio, l’eccellenza di
spiriti liberi a fronte di una
maggioranza silenziosa e
connivente, complice della
follia hitleriana*.
Una Fondazione
 La fondazione "Weisse Rose" è
stata costituita nel 1986 a
Monaco
da
componenti
superstiti e parenti del gruppo,
con lo scopo di promuovere la
conoscenza del movimento di
resistenza antinazista.
 Il nome è stato utilizzato da
diversi movimenti culturali e
politici.
 Alla Rosa Bianca è intitolato
l'istituto di istruzione superiore
di Cavalese in Trentino-Alto
Adige.
L'aula dello Justizpalast dove ebbe
luogo il processo.
Onore
Francobollo tedesco, 1944
Tomba di Christoph Probst, Sophie
e Hans Scholl a Friedhof am
Perlacher Forst (Monaco)
Una piazza per Scholl
Geschwister-Scholl-Platz,
Monaco
Tra i “Giusti” della storia
Il 7 Aprile è la giornata che Milano dedica ai giusti
di tutto il mondo, a coloro che hanno denunciato i
genocidi. Ricorda: Romeo Dallaire, Jan Karski,
Sophie Scholl, Alexandr Soljenicyn, Armin T.
Wegner
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L’Università non dimentica
E’ in corso l’impegno
per rinominare la
Ludwig Maximilians
University di Monaco
come
"Geschwister
Scholl University of
Munich"
("Scholl
Siblings University")
ad opera del Comitato
studentesco.
Monaco (1826-1945)
 Il nuovo re Ludwig I tra i suoi
primi atti portò l’Università a
Monaco nel 1826. Nel 1840 fu
collocata nell’edificio disegnato
dall’architetto
Friedrich
von
Gärtner
Per ricordare
 Negli ultimi decenni molte scuole e vie sono state intestate a
Sophie, “La Giovanna D’Arco tedesca” e a suo fratello.
 Nel 2003, è stato organizzato un concorso nazionale dalla
televisione ZDF per scegliere i dieci tedeschi ritenuti più
importanti di ogni tempo.
 Gli elettori sotto i 40 anni hanno posto Sophie e Hans al
quarto posto, prima di Bach, Goethe, Gutenberg, Bismarck,
W. Brandt ed A. Einstein. Con i voti dei soli giovani, Sophie
e Hans sarebbero risultati primi.
 Nel 2000 i lettori di “Brigitte”, una delle riviste femminili
principali, hanno votato Sophie come la donna più
significativa del XX secolo, anteponendola a Marie Curie,
Simone de Beauvoir, Madeleine Albright, Madonna…
Sophie
ha un busto nel
Walhalla temple, che ospita
eminenti tedeschi. E’ in stile
neo-classico, sul Danubio.
E’
chiamato
così
per
recuperare
la
mitologia
tedesca del Valhalla. E’ stato
realizzato
nel
1807
dal
principe Ludwig, asceso al
trono di Baviera (re Ludwig I).
Il tempio espone 65 targhe e
130 busti che coprono 2,000
anni di storia.
La prima persona é Arminius
(18/17 BC- 21 A. D.), vittorioso
contro i Romani nella battaglia
“Teutoburg Forest”.
Onore a Sophie
Febbraio 2003. Il busto di
Sophie Scholl è stato posto
dal governo della Baviera
nel Walhalla temple.
Il film di Rothmund
 Alla storia della Rosa Bianca è dedicato il film: La rosa bianca (2005).
 Non è il primo film tedesco sul tema, ma è il primo che ha potuto
servirsi dei verbali degli interrogatori trascritti e rimasti nascosi nella
Germania dell’Est fino al 1990.
 Il processo risulta chiaramente una farsa, dominata dalla figura
arcigna del giudice Roland Freisler, inquisitore hitleriano omologo a
quelli staliniani.
 La Germania ha designato il film all’Oscar nella categoria del miglior
film straniero. Il regista Marc Rothemund, nato nel ’68, si è fortemente
impegnato in quest’opera e l’ha presentata in giro per il mondo,
ottenendo il riconoscimento come miglior film in lingua straniera nel
gennaio 2006.
 L’attrice Jentsch ha vinto il premio come migliore attrice al German
Film Awards, all’European Film Awards e l’Orso d’argento al Berlin
Film Festival. Ha considerato un onore poter recitare quel ruolo.
Un film accurato
Sophie Scholl - Die
letzten
Tage
di Marc Rothemund
Deutschland
2005
(in lingua tedesca)
La rosa bianca - Sophie Scholl
Titolo originale: Sophie Scholl - Die letzten Tage, 2005. Regia: Marc Rothemund
Il risveglio degli anni Ottanta
Ha spiegato Rothemund: «Negli anni del dopoguerra i tedeschi
avevano poco interesse a ricordare, erano occupati dalla
ricostruzione. E anche quando sono stati realizzati quei film, il
governo era ancora contrario a rivangare il passato, mentre le ferite
cominciavano a rimarginarsi. Bisogna sapere che le sentenze del
“tribunale del popolo” nazista sono state dichiarate illegali e
criminali, soltanto nel 1985. Dopodiché è arrivata la riunificazione,
qualcosa che di nuovo ci ha distratti dalla conoscenza e dalla
riflessione sul passato. Ora invece c’è una generazione che è
interessata alla nostra storia, che ha pienamente superato la
coscienza sporca e i sensi di colpa che facevano tacere i nostri
nonni, e al contempo la mia è l’ultima generazione che ha la
possibilità di porre domande dirette ai testimoni ancora in vita. E
sentiamo di avere una responsabilità».
 Non mancano le discussioni
sul
film:
non
poche
testimonianze raccontano che
Sophie venne torturata per
quattro giorni, che tra l'altro le
venne rotta una gamba e si
presentò al processo ed alla
successiva
esecuzione
reggendosi sulle stampelle,
mentre
nel
film
non
compaiono
maltrattamenti,
Sophie indossa i propri abiti,
sta in una cella a due letti,
riceve la visita dei genitori,
quella di un pastore, le
vengono offerte sigarette e
caffè, ….
Come fu trattata
Sophie?
Alexander Schmorell
Il risveglio degli anni Ottanta
Agli inizi degli anni
‘80
sono
stati
prodotti altri due
film: Die Weisse
Rose di Michael
Verhoeven e Gli
ultimi cinque giorni
di Percy Adlon.
Die Weiße Rose
di Michael
Verhoeven
Germania, 1982
(lingua tedesca)
Dittatura e svuotamento delle anime
 Le dittature sono tuttora in atto in vari punti della terra e
ovunque sono ancora possibili regressi della storia.
 Chi crede che l’incubo del nazionalsocialismo sia stato
sconfitto dopo quei dodici duri anni e che si siano ormai
sviluppati gli anticorpi, sottovaluta la realtà e manifesta una
concezione ingenua del progresso umano.
 C’è un legame ricorrente tra l’affermarsi dello Stato
totalitario e lo svuotamento delle anime e – come nota M.
Nicoletti * –, oggi, che non abbiamo uno Stato totalitario,
nondimeno siamo soggetti a rischi.
 Dobbiamo affrontare e resistere ad un’opera sottile e
penetrante di svuotamento delle anime.
“Alle forze contrarie..sempre resistere” (da un Lied di Goethe)
“Il totalitarsimo che viene dal di dentro”
Nel 1958, Guardini all’Università di Monaco, commemorando la R.
B., sostenne: «C’è un totalitarismo che viene dall’alto, ma anche un
totalitarismo che viene dal di dentro», contro il quale bisogna
lottare. Nel confronto con le situazioni date e nelle risposte
personali, ciascuno gioca il proprio destino.
Anche oggi la persona nella società totale non è libera, ma sottosta
alle necessità dell’«apparato della cultura tecnologica» – che essa
stessa ha creato –, il quale mina la vita «così apparentemente
libera» delle democrazie, attraverso una forma di coercizione più o
meno indiretta.
«Se non vogliamo scivolare fuori dalla storia, dobbiamo impegnarci
ad analizzare ciò che accade con rettitudine e coraggio. Da questa
analisi il futuro uscirà più puro e più giusto»**.
Lo splendore
 “E vorrei dirti di alzare gli
occhi e guardare la felicità
di Sophie e Hans, insieme ai
quali anche noi dobbiamo
essere felici se vogliamo
amarli. Perché credo che lo
splendore dei loro volti
nell’ora della morte, non
fosse altro che l’inizio e il
riflesso
della
grande
beatitudine in cui vivono
adesso” (Inge)
Bad Cannstatt, 22.1.1938
Mia cara mamma,
grazie per la tua lettera! Sento il dovere di
risponderti. La tua fiamma silenziosa, questo calore
sicuro, è quanto di più prezioso si possa sperimentare
nella propria vita. Io sono ancora giovane, e non voglio
fare il saggio né l'uomo vissuto; ma sulle fiamme
tremanti di un animo giovane a volte mi capita di
percepire il soffio perpetuo di un qualcosa di
infinitamente grande e di silenzioso. Dio. Il destino.
Quanto la tua lettera mi parla di questo rifugio sicuro!
Non credo che mai lascerò cadere queste parole in
me. Ciò che ci dice una madre ci rimane attaccato
per sempre, che lo si voglia oppure no. Saluti
“Sophie e Hans sono sempre con noi” (Inge)
“La vie, c’est une grande aventure vers la lumière” (Paul Claudel)
Il tuo Hans
Micro e macro storia. Cronologia I*
 6 aprile 1941: inizio della campagna contro Jugoslavia e Grecia. Vi partecipa
anche Graf, che poi sarà destinato al fronte orientale.
 Fine maggio: in casa di A1exander Schmorell, Huns Scholl fa la conoscenza di
Christoph Probst.
 31 luglio: Heydrich è incaricato di definire i preparativi per una soluzione finale
della questione ebraica in Europa.
 19 settembre: imposizione della stella di David per gli ebrei che risiedono nel
territorio del Reich.
 Autunno 1941: Hans legge le coraggiose prediche del vescovo di Münster,
Clemens August von Galen, contro lo sterminio dei "Nichtmenschen": zingari,
handicappati, malati. Il testo era arrivato con la posta, nella casa di Ulm. Inge
ricorda che Hans disse: “Bisognerebbe avere un ciclostile".
 Sempre nell'autunno 1941, Scholl comincia a frequentare la casa di Carl Muth e
la sua biblioteca cattolica
 11 dicembre: la Germania dichiara guerra agli Stati Uniti d'America.
Cronologia II
 21 gennaio 1942: controffensiva di Hömmel in Libia
 3 Giugno 1942: Hans e Sophie Scholl, Probst e Schmorell parlano
a lungo con il prof. Huber, in una serata presso la signora Martens.
Nello stesso mese Graf incontra Scholl e Schmorell nella
Studentenkompanie di Monaco e a fine giugno viene diffuso il
primo volantino, seguito - fino al 12 luglio - dagli altri tre, in una
tiratura molto limitata: circa 100 copie per ogni volantino
 23 Luglio: partenza di Scholl, Graf e Schmorell per il fronte russo.
 20 Agosto: la Wehrmacht raggiunge il Volga e Dubovka e tocca le
difese esterne di Stalingrado.
 30 ottobre: Scholl, Graf e Schmorell tornano dal fronte russo; si
intensificano gli incontri e i progetti.
Cronologia III
 XI Novembre: le truppe tedesche occupano il territorio francese controllato dal
governo di Vichy.
 23 novembre: accerchiamento della sesta armata tedesca a Stalingrado.
 Fine novembre: Scholl e Schmorell vanno a Stoccarda, da Eugen Grimminger, un
commercialista amico del padre di Scholl, per procurarsi del danaro
 17 dicembre: Huber decide di collaborare ai testi
 I gennaio 1943: Hitler si rivolge alla nazione: «Popolo tedesco,
nazionalsocialisti, nazionalsocialiste, compagni di partito! Per la quarta volta il
destino mi obbliga a rivolgere l'appello del nuovo anno al popolo tedesco in uno
stato di guerra. In questi quattro anni è però diventato chiaro che ... si tratta
davvero di essere o non essere. Noi siamo decisi, dopo che la guerra non é più
evitabile, a condurla con tutto il fanatismo di cui noi nazionalsocialisti siamo
capaci... Il singolo deve passare e come sempre passerà, solo il popolo deve
rimanere».
 Vacanze di Natale 1942-1943: Graf a Saarbriickcn, i fratelli Scholl a Ulm,
cercano compagni per la causa.
Cronologia IV
 4 Gennaio 1943: Göbbels chiede alla stampa di sostenere il morale
della popolazione.
 6 Gennaio: il comandante delle SS Himmler invia una circolare sulle
modalità di esecuzione capitale nei campi di concentramento.
 7 Gennaio: comincia la diffusione del quinto volantino a Monaco,
Ulm, Stoccarda, Augsburg. Centinaia di copie partono da Salisburgo,
Vienna e Linz, indirizzate a persone di Francoforte. Alcuni esemplari
vengono portati anche a Berlino.
 13 Gennaio: con decreto del Führer, sull'impiego di tutti gli uomini e
le donne, comincia la "mobilitazione totale" del popolo tedesco.
 13 Gennaio: tumulti al Deutsches Museum per il discorso
maschilista del Gauleiter. Anneliese Graf ne riferisce al fratello
Willi, agli Scholl e agli amici: il gruppo decide di accelerare
approfittando delle prime, apparenti crepe nel consenso al regime.
 Nella notte 17-18 gennaio, bombardieri tedeschi attaccano Londra.
Cronologia V
 20 Gennaio: prime deportazioni dal ghetto di Terezin al campo di Auschwitz.
 3 febbraio: annuncio della disfatta di Stalingrado.
 Nella notte tra il 3 -4 febbraio, Scholl e Schmorell scrivono con vernice al catrame
sui muri del centro di Monaco, a caratteri cubitali, slogan antiregime
 5 Febbraio: a Berlino, conferenza di tutti i quadri del partito nazionalsocialista in
vista della mobilitazione totale del popolo.
 La notte tra l'8 e il 9 Febbraio, ancora slogan sui muri
 XI Febbraio: arruolamento degli studenti di 15 anni come aiutanti contraerea.
 12-15 febbraio: produzione e diffusione del sesto volantino, redatto da Huber.
 16 febbraio: nuovo '‘raid'' notturno di Scholl, Graf e Schmorell
 18 febbraio: Joseph Gobbels al pubblico di spettatori entusiasti pone dieci
domande. La prima suona: “Credete con il Führer e con noi alla definitiva, totale
vittoria del popolo tedesco?” Una ovazione accompagna le risposte. Nel Diario,
Göbbels annoterà: «Quell'ora di idiozia. Se io avessi detto loro che dovevano
buttarsi dal terzo piano della Columbus Haus, l'avrebbero fatto”,
 18 febbraio: distribuzione del VI volantino e arresto dei fratelli Scholl.
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