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Gentilissimo Signor Spallicci, sto leggendo per la prima volta “La
Gentilissimo Signor Spallicci,
sto leggendo per la prima volta “La Madunê”
di cui finora conoscevo poco più che il titolo. Ritrovo in essa veramente “e’ cor dla
zenta rumagnola” schietto e intero. In voi le cose parlano con la loro stessa voce. So
che avete altre raccolte di poesie romagnole, e vi sarò grato se vorrete indicarmene i
titoli e gli editori.
Laureato in legge da un paio d’anni, mi sono provato, saltuariamente, a
scrivere versi anch’io, e il dialetto mi attrae più dell’italiano. Mi permetto di
mandarvi le prove più recenti e migliori, che vorrete accogliere come segno della
mia devozione.
Vostro Cino Pedrelli
Cesena 13.2.1942 XX
Allegati: 1. La fugarena
2. La galaverna
3. La camisa de prit
4. Torn’ a e’ tu lett
Milano 19.2.1942
Caro Dott. Cino Pedrelli,
la sua lettera e le sue composizioni poetiche mi sono giunte molto gradite, sia perché
vedo un giovane della mia terra che tiene in qualche pregio la modesta opera mia,
sia perché vedo ancora in onore il nostro linguaggio materno.
Lei ne fa tutte di genere diverso in questo saggio che mi ha mandato e
constato con piacere che le riesce il comico come il patetico, il descrittivo come il
così detto canterino. Non si perda d’animo e coltivi questa sua vena.
Dopo la Madunê sono usciti vari volumi miei, da la Ciuzzetta (Ed.
Treves) a Fior ‘d Radecc (Ed. Zanelli – Forlì) a Stardacc (Ed. Lega – Faenza). Le
farò avere un mio Vella Glöri perché ne ho qualche copia in libreria.
Cordiali grazie dei saluti che ricambio di cuore.
Suo Aldo Spallicci.
Milano 25 Febbraio 1942
Caro Cino,
se Chino non mi avesse scritto che lei reclama l’indirizzo del Dott. Spallicci,
non mi sarei più ricordata di mandarglielo.
Le chiedo scusa e cerco di rimediare mandandoglielo subito.
Spero che la sua salute andrà sempre migliorando e mi duole saperlo ancora
obbligato in casa dal persistere della cattiva stagione.
Porti pazienza perché oramai la primavera non dovrebbe essere lontana e
allora vedrà che tutto andrà per il meglio.
La zia come sta? la saluti per parte mia e mi ricordi alla cara e simpaticissima
Giuliana.
A lei rinnovo le mie scuse per aver lasciato passare tanto tempo prima di
scriverle e invio cordialità.
Maria
DOTT. ALDO SPALLICCI= Via Monforte 26
Lettera di Maria Ceccarelli, moglie di Francesco (Chino) Dall’Olio cugino di Cino
Pedrelli da parte di madre.
Cesena, 28 febbraio 1942
Gentilissimo Signor Spallicci,
vi sono grato della cordiale accoglienza di cui avete voluto onorare la mia lettera e
le mie prove poetiche.
Ho ricevuto “Vella Glöri” – e anche per questa, e per la dedica, vi
ringrazio vivamente. Ho ammirato il poemetto, che narra i fatti con l’onesta efficace
sobrietà di chi li ha veramente vissuti; senza ombra di retorica, come è di tutto
quello che conosco di vostro. La poesia è nelle cose stesse. La commozione più
intensa mi è stata data dai versi “Musetig e’ dulora… - cumpagna intorna a un Sant”.
La sola cosa che non mi è piaciuta (posso?) è invece l’immagine seguente, della
notte che sembra “si ponga in ginocchio accanto ai nostri morti”: immagine che ho
trovato bella per se stessa, ma troppo bella nella narrazione del reduce.
Grazie ancora delle indicazioni librarie che gentilmente mi avete dato.
Mi permetto di inviarvi un altro saggio di miei versi elaborati nel frattempo.
Vostro Cino Pedrelli
Allegati: 1. A e’ campsent
2. (Bengasi) Una passeda
3. (In caleda) La cascheda
4. (In caleda) L’oca
Milano 10.3.42
Caro Dott. Pedrelli,
il sonetto A e’ campsent mi ha ricordato quei mirabili canti illirici
che erano illuminati tutti da un concetto o da una frase oltremodo felice.
Ho fatto bene ad incoraggiarla.
E grazie delle osservazioni alla mia Vella Glöri.
Continui adunque collo stesso respiro.
Suo Aldo Spallicci
Milano 22 Marzo 1942
Via Monforte 26
Caro Dottor Pedrelli,
questa sua simpatica e scapigliata compagnia di pedalatori sull’otto
volante delle colline romagnole, passa festosa ne’ suoi limpidi sonetti.
L’ultimo, il migliore, ha una sua sottile vena di tristezza e di nostalgia
cui la terzina finale dà come un sigillo e un brivido di commozione.
La ringrazio cordialmente
suo Aldo Spallicci
Cesena 16 aprile 1942
Gentilissimo Signor Spallicci,
a Bologna ho trovato “La ciuzzetta” e mi sono tuffato nella lettura di
essa come in un rivo di freschissima vena. “La festa de partigher” ha la giovane
forza di un rito pagano. “Balusa” e “I gobb i n’ pò avdé lùn” intrecciano con la più
genuina naturalezza il doppio filo della gioia e del rimorso. “E’ zéja” ha una
risonanza mitica. Una misteriosa unità lega fra loro i vari momenti della “Barlê de
Ronch”- tutti così vivi nella loro onda un po’ leggendaria; formidabile fra le altre la
figura del birocciaio, che compare improvvisa in distanza col suono delle sue
imprecazioni malcoperto dallo sfrascare degli alberi. In “Rinêld” l’azione precipita
con la rapidità delle cose vere – inscindibile l’elemento drammatico dall’elemento
comico. Più vivamente di tutte mi ha colpito la poesia “Campo 57. Giardino 354.
Musocco.”. E a proposito di questa – il cui largo tratteggio lascia molta parte
all’intuizione del lettore – vorrei essere certo di avere inteso tutto esattamente. Io
avrei inteso così:
È morta la Madre, e il figlio segue il trasporto della salma. Nell’animo
percosso passano rade le immagini e le sensazioni che vengono dal mondo esterno:
l’aria di primavera che ha trovato sulla soglia di casa, il carro funebre che si avvia,
la lunghezza della strada, il monte Rosa in fondo, sempre così lontano, il fresco del
vento attorno al capo scoperto, di nuovo la presenza della primavera. Il dolore
affiora alla coscienza come un richiamo degli altri Morti lontani. Il trasporto si è
compiuto. Ora egli ritorna, coi suoi tre figli. Torna al quotidiano travaglio che non
consente tristezze e soste. Il dolore urge, gli occhi sono pieni di lacrime; ma i figli
non devono sapere, egli stesso deve ignorare: non è pianto, è il sole che lo abbacina.
Ma il dolore sormonta, ha il senso improvviso di un nero di morte; reagisce
bruscamente, all’esterno, rompendo il silenzio, riprendendo il più giovane dei figli,
che gli cammina accanto raccolto nella sua tristezza, perché cammini dritto.
Gradirei, se non chiedo troppo, un cenno sulla rispondenza
dell’interpretazione.
Sono lieto che i sonetti “In caleda” non vi siano dispiaciuti. Non osavo
sperarlo, data l’esiguità dell’argomento.
Unisco altri versi augurandomi di non rendermi importuno.
Vostro Cino P.
Alleg.: Ori e ori
La burrasca ad San Jusef
I botta zo al do pioppi d. C.
L’à da nassar un babin [Deve nascere un bambino]
Milano 24.IV.42
Caro Pedrelli,
chi ha amore per gli alberi –
mi son detto dopo aver letto la sua elegia in morte dei pioppi - ha il
senso della poesia nel cuore. E lei ne ha già date varie prove. Questo senso
d’eternità opprimente del maltempo col corteo delle gocce che stillano dai fili
elettrici dopo essersi rincorse ad una ad una e la santa commiserazione per tutti i
combattenti ed i caduti.
La ninna-nanna mi piace più nella versione italiana che non in dialetto;
parrebbe quasi concepita in italiano e tradotta in romagnolo.
Sono ben lieto di vedere poi che lei abbia sottolineato alcune mie
composizioni preferite della “Ciuzzetta”. Ha compreso perfettamente poi tutta la
tristezza del funerale della mamma.
Grazie per questo e per il dono della sua poesia.
Suo Aldo Spallicci
C’è costì al XII Fanteria, non so se soldato semplice o sottufficiale o magari
ufficiale il dott. Ivo Pini di Forlì, neo laureato in lettere. Se per caso avesse ad
imbattersi in lui avrei caro me lo salutasse cordialmente.
Grazie ancora
Cesena, 8 maggio 1942
Gentilissimo Signor Spallicci,
ho integrato in questi giorni la lettura della “Madunê” con quella della “Caveja dagli
anell” e della “Zarladora”, di cui ho trovato copia nella nostra Biblioteca Comunale.
Quante cose degne anche fra le composizioni non accolte nella “Madunê”. Quanti
temi e motivi ricchi di poesia, e bei versi e belle immagini! Due cose in particolare
mi è dispiaciuto siano andate come perdute: l’immagine del bracciante che cadde nel
solco come una semente (nel secondo dei sonetti “A Roma”), e l’intero sonetto
“Cma la mitiv?”.
Grazie dell’assenso dato all’interpretazione della poesia “Campo 57…”. E di
quanto avete voluto dirmi sui miei versi. Per la ninna nanna accadde esattamente
così; pensata e scritta in italiano, volli in seguito provarmi a renderla in dialetto.
Tra le poesie qui unite noterete la saffica. Vogliate accoglierla benevolmente,
come un atto di fede qualunque possa esserne il valore letterario.
Vostro Cino Pedrelli
Me a voi avnì cun te.
Notta bienca. E’ dondla e’ gren
La mi cumetta rossa
Non ho avuto ancora occasione di salutare Ivo Pini- in questi giorni assente per una
breve licenza. Nel frattempo ho appreso quale argomento avrebbe avuto il suo
lavoro di laurea. Mi sarà doppiamente grato incontrarlo.
Milano 14 MAG. 1942
Caro dott. Pedrelli,
un commosso grazie per la lirica devozione alla nostra terra, al
nostro parlare casalingo e alla modesta opera mia.
Sono molto lieto che questo senso panico della nostra campagna
pervada anche lei e le ispiri versi come quelli che dipingono il mareggiare del grano
come cosa viva.
Pieno di cielo e di vento il canto dell’aquilone e della giovanile
spensieratezza.
In notte bianca il batticuore è giocondamente soverchiato dalla
gioia dell’innamorato corrisposto.
Vedo con piacere che la collana si accresce.
Con viva cordialità
Aldo Spallicci
Cesena 6 giugno 1942
Gentilissimo Signor Spallicci,
ora con “Fior ‘d radecc” credo di avere tutti i volumi vostri attualmente
reperibili. Le cante della “fasulëra” e della “majê” sono pubblicate in qualche
modo?
A “Fior ‘d radecc” nuoce sensibilmente la veste tipografica, che, a
differenza degli altri volumi, non consente l’immediatezza del contatto fra lettore e
poeta. Ed è un peccato, perché il volume contiene cose freschissime al pari de “La
Madunê” e de “La ciuzzetta”. Freschissime le due favolette di animali; freschissima
“La peógna”, di un’allegrezza fanciullesca.
In “Al sirenn” c’è tutto il silenzio della villa ancora chiusa e tutto il rigoglio del
verde già folto.
Originalissima l’inquadratura delle immagini in “La muraja chêlda”. Pieno di
commossa nostalgia e pervaso da un senso di mistico simbolismo “E’ Dban”. L’urlo
dentro le inferriate d’ “E’ palazz ‘d e’ marches” – con la “voce spaventata” che corre
per tutti i corridoi sembra ricordo di ?. Quanto interesse e quanto mistero intorno al
cespo di trifoglio che solo si travede dalle fessure d’“agli ess de srai”, e come noto
l’odore delle assi bagnate dalla pioggia! Quanto familiare la scena “Sotta e’ porgat
d’San Bis”! E quanto viva ogni immagine di “In tinëla”! “La canta ad S-ciavani” è
vibrante di popolana fierezza. Aria di fantasmi nel “gorgh ad Pataveccia” – dove è
così bella la falce di luna - che “si scarboja” nell’ acqua. Giustamente poi Ivo Pini ha
sottolineato “la morta de bioigh” – che dice ancora una volta l’empito d’amore alla
operosa vita dei campi e al canto di nostra gente. La sepoltura nel campo, la
fenditura da cui traspaia ancora il colore del cielo e una festuca di paglia, il nuovo
biolco che passa cantando alla sua maniera coi buoi dell’antico, sono cose che non si
ascoltano senza una commozione profonda. E possa la buona semente da voi gettata
crescere a messe rigogliosa nella nostra terra, come io ho ferma fede.
Pini è stato particolarmente lieto di vedersi ricordato. E io sono molto lieto di
aver conosciuto Pini. Ora è di nuovo in licenza per motivi di salute; ma abbiamo già
fatto e faremo lunghe chiacchierate sui comuni argomenti che ci appassionano. Ho
letto la sua tesi di laurea: mi è sembrata un lavoro di ottima intuizione psicologica,
mosso dal più fervido e intelligente amore per la nostra “razza starpegna”, per il
nostro dialetto, per l’opera vostra.
Mi prendo la libertà di inviarvi altri versi, e tiratemi pure gli orecchi quando
“non va”.
Vostro C. P.
1. Al lozzli
2. La nëva bienca
3. E donca sicchedonca
4. A Trilussa
Milano 11 Giu. 1942
Caro Pedrelli,
che lei abbia conosciuto Ivo Pini ed abbia goduto della sua
conversazione, mi fa molto piacere. Ho trovato anch’io ben riuscita quella sua tesi di
laurea. Le cante della majê e della fasulera erano in un canzoniere dei canterini
romagnoli che finì in un auto – da fè sulla piazza di Forlì sulla fine del 1926. Io ne
ho un esemplare soltanto. Lei ha ragione di lagnarsi della disadorna, anzi sciatta
veste tipografica di “Fior ‘d radecc”, quel tal editore forlivese curava le sue
pubblicazioni come la carta del salumaio. Lei ha voluto sostare quasi pagina per
pagina e riferirmi le sue benevoli impressioni. E mi accorgo che nota ciò che a me
pure sembra discretamente riuscito. “La morta de’ bioigh, per esempio”.
E grazie dell’augurio che mi fa, d’una buona messe. Ma l’augurio è già realtà perché
ora leggo i suoi versi.
Nella lucciole il ritornello popolare e certe ripetizioni a ninna-nanna, rappresentano
con felicità quell’alterno fluttuare dei lumi sul grano. Ma nella nave bianca c’è, tra il
fresco del mare e il bianco delle fascie una viva e dolorante umanità che è fatta di
tormento e di nostalgia. Pare che lasci strie sanguigne nella sua scia. Qui la poesia è
tutt’uno col dolore, col cuore bambino che invoca la mamma, cogli occhi allucinati
che cercano volti amici.
Delle puntate sarcastiche è felice quell’anti trilussiana.
Vede dunque che non ho ragione di tirarle gli orecchi.
Ma di ringraziarla invece.
Suo
Aldo Spallicci
Cesena 10 luglio 1942
Gent.mo Sig. Spallicci,
l’apprezzamento che avete voluto esprimere intorno ai miei versi mi ha fatto
grandemente lieto, e mi ha anche confuso. Vorrei solo meritarlo, come il premio a
cui più ambisco.
Ho trovato “la majê” e “la fasulera” nelle annate del “Plaustro” e della “Piê” che si
conservano nella nostra Biblioteca Comunale. Il “Canzoniere” raccoglieva i versi
soli o anche le musiche?
Leggevo qualche tempo fa il saggio di Renato Serra su A. Beltramelli, e
ammiravo in particolare le piacevolissime pagine sulla Romagna beltramelliana.
Che peccato che Serra non abbia potuto conoscere la Romagna spallicciana, e
parlarci di tutta l’opera vostra!
Vogliate gradire il nuovo saggio di versi, e il mio devoto saluto.
Vostro Cino Pedrelli
Le opere del Mussafia e dello Schürr sui dialetti romagoli hanno avuto traduzioni
italiane?
1. La stradlina
2. Oasi
3. Gren ad guerra
4. Vizilia ad San Zvann
Milano 16 Lug. 1942
Caro Pedrelli.
Quella sua stradina per i campi, che accompagna l’occhio del
viaggiatore
così rapita nel verde delle siepi e dei campi, è una strofe di poemetto georgico. Basta
un accenno per risentire in noi tutto il resto, tutta la corsa verso nuovi scenari fra
canape e messi.
Anche quel dindonare accorato delle vigilie tra veli di lutto e
sospensioni è riuscita.
Visioni di luce (nell’oasi) e di umana solidarietà nella comune
sofferenza della guerra (grano di guerra), pennellata di colore l’una, tocco felice
l’altra.
Bene adunque!
Con cordiali saluti e auguri di bene.
Aldo Spallicci
Cesena 8 agosto 1942
Gent.mo Sig. Spallicci,
fra le poesie che prediligo della “Ciuzzetta” sono anche le tre cante dei
volontari. È in tutte la stessa forza di commozione – sebbene “Cucarden” sia più
ricca e tormentata di intimi contrasti, e pittoresca per il vivissimo ritornello. Donde
venga quella forza di commozione è meno facile a dirsi. Nessuna parola che parli di
Patria, o adombri minimamente la Patria: in apparenza, ci sono solo tre soldati che
muoiono pensando alla vita, alla mamma, al paese lontano, e un poeta che si
commuove allo strazio di tre giovani vite; eppure, al di sopra delle parole, la Patria
“si sente” come presenza oscura ma necessaria. Nessuna idealizzazione apparente
dei tre soldati, che conservano la loro piena umanità, viva e umile e grande, come
nella realtà delle cose, colta come è stata colta nelle sue linee essenziali. Quasi si ha
la sensazione di trovarsi non di fronte alla finzione dell’arte, così inadeguata e
ingrata in presenza di ciò che è troppo vivo e vissuto, ma davanti alla vita vera, al
dolore vero, alla guerra vera, all’eroismo vero, che non cessa di essere tale perché
frammisto alle immagini e ai pensieri di tutti i giorni.
Io credo che se i Morti potessero conoscere ciò che noi facciamo a loro esaltazione,
sarebbero contenti di questa arte che li glorifica e li fa cari e santi rispettandone
l’umanità, più che di un’altra che li trasfigura idealizzandoli fino a renderli
irriconoscibili e identici l’uno all’altro.
Per continuare con le cante (a proposito, anche Olo-lolò” e la “Barlê de
Ronch” sono cante? e tutte sono state musicate?). “E’cazzador” definisce la
categoria con garbatissimo umorismo. Similmente “La smalvida”, dove l’innesto del
ritornello popolare è così felice, e così felici sono le battute della “guazza” e della
“bona schena”, questa benissimo ripresa dalla successiva. “Sota e’ pont ‘d Vanina”
fonde in una sola singolare atmosfera i due motivi brigantesco e amatorio.
“La bona nota ad Zofoli” no potrebbe essere più drammatica nella rapidissima
notazione del ritornello; fortemente detta la passione liberale. Specie nell’ultima
strofe. – “I fiur dla favarëla” devono conseguire un effetto speciale con una musica
appropriata, per il ritmo incalzante del ritornello; di un comico grottesco la
immagine dell’inverno, e singolari le strofe, così varie nel contenuto.
Fra i versi che unisco questa volta, noterete l’epigramma “A Nettore Neri”.
Ho letto recentemente “Bligh trigh e smaréj” e dato un’occhiata a “Blén e schlén”.
Ho riportato un’impressione di simpatia cordiale per massima parte della sua
produzione. Il suo entusiasmo un po’ bacchico (“un po’ spatarnon” diremmo noi),
ma sano e giocondo, trasporta il lettore; i suoi improvvisi accoramenti
commuovono; in entrambi gli atteggiamenti si sente infatti un abbandono così
spontaneo e totale… Peccato che l’ispirazione sia limitata, e troppi componimenti si
richiamino fra loro; oltre l’abuso degli “arvultai” nello stesso componimento. –
L’epigramma vuole colpire e l’atteggiamento più propriamente “faunesco” cui N.
indulge con qualche frequenza.
Gradite un saluto dal vostro C. P.
1. L’è nassù 7 pulsinin
2. Nostalgia
3. E’ pinaren sott’ala luna
4. A m’ svegg ch’e’ piov
5. A Papini
6. A N. Neri
Sestola (Modena) (C.Umberto I n° 1)
18.8.42.
Caro Pedrelli.
Grazie dell’ultima sua che ricevo con po’di ritardo quassù
nell’appennino Modenese ove son venuto a trascorrere l’agosto. E grazie dell’offerta
lirica.
Buona questa fresca ingenuità della nascita dei pulcini in cui la vita pulsa così
fragile e delicata!
L’accoramento della patria lontana è reso con robusta efficacia in “Nostalgia” ove
incombe come una condanna il peso del sangue.
I due quadretti del “pinarello” e della bicicletta che traballa sul selciato bagnato di
pioggia, sono di bella immediatezza.
Buona la stoccata contro il padre Zappata e l’epigramma a Neri. Le spiace se lo farò
vedere a Neri?
Di qui a Vignola non è lungo il cammino, e Nettore è a Vignola ove fa il
giudice. Penso fra giorni d’andarlo a trovare.
Le tre cante dei volontari sono state musicate dal maestro Cesare Martuzzi
e, nel coro, hanno accenti di vera commozione. Sono lieto che questa si sia
trasmessa a lei anche dalle sole parole.
Le altre “Ololò” e “La barlê de Ronch” non sono state né armonizzate né musicate
ma potrebbero esserlo.
Peccato che Martuzzi, angustiato dalla incomprensione dei nostri
concittadini, si sia disanimato ed abbia sciolto il gruppo canterino forlivese che era il
più intonato e il più fuso nelle voci.
Grazie ancora e affettuosi saluti
suo Aldo Spallicci
Vignola 25.8.42
Dott. Cino Pedrelli
Via Albertelli 4
(Forlì) Cesena
La ricordiamo con simpatia
Aldo Spallicci
Nettore Neri
(cartolina illustrata da Vignola – Castello Boncompagni e ponte Muratori)
Cesena 25 agosto 1942
Gent.mo Sig. Spallicci,
già mi figuravo che la mia precedente fosse capitata “in chi quends dé”- solo
che vi pensavo “ins l’Eip”.
Grazie delle informazioni intorno alle cante, e delle impressioni sui miei
versi. In “nostalgia” la terra senza memorie e senza genti è sempre e ancora la
Patria, che il cuore cerca, ma la mente non ravvisa nello smarrimento dell’ora.
Sono contento che Neri veda l’epigramma. Glielo avrei mandato io stesso,
chiedendogli se non gli dispiaceva di vederlo pubblicato nella mia prima raccolta di
versi- quando che sia. Potete darmi il suo indirizzo, così che possa scrivergli ora?
L’altro ieri sono stato in campagna – a Pievesestina. Che senso di generosità
inesausta viene dalla nostra terra! Così folte e alte le coltivazioni, così amorosa e
possente l’opera dell’uomo! Ho visto un cantiere arato di fresco, con la terra
sconvolta così profondamente, a blocchi così massicci, da far pensare a un lavoro di
giganti.
Dappertutto immagini già note, e citazioni: da “E’ stradon” – che se non
sbaglio dev’essere quello – con la siepe bianca di polvere, al panicastrello nato fra
un raccolto e una semina; da “E’vidlin” – mansueto, questo – rossiccio accanto alla
grande massa bianca della madre, alla pannocchia coi capelli delle tre bambine
scampate alla caccia del lupo; alle maciulle che intonano nel silenzio di una capanna
il canto largo della “gramadora”.
Una buona fine d’agosto, e un devoto affettuoso saluto.
Vostro C. P.
E’ laghett
La chenta ad Giordano
Int la pgneda
La cursa ad San Marten
(Modena)
Sestola 31 agosto 1942
Caro Pedrelli con Neri le abbiamo mandato un saluto da Vignola. Egli è
giudice là e tanto s’è innamorato di quel luogo che, alle porte della Romagna, ne
reca tutta l’opulenza del frutto della terra, che non vuole andarsene ancorché
promosso a grado superiore. Gli è piaciuto il giudizio sull’opera sua e l’epigramma.
Per scrivergli basta “avv. Nettore Neri – giudice” Vignola (Modena) –
Ho piacere che la canta abbia sedotto anche lei e l’abbia portato alla
celebrazione di un caduto con felici richiami alla realtà della guerra e alla santità
degli affetti per cui sempre il corpo combatte e il cuore è sul focolare. Vedo che non
le riesce male neanche la canzone ridanciana e bernesca (nella cursa ‘d San Marten).
Bene anche quel suo dare volto alle cose, nel trasalire degli innamorati nel
plenilunio, che vedono tutti occhi a spiare il loro passo furtivo. C’è a Cesena chi
saprà vestirli di note?
“Int la pgneda” la vedo preferire le cattedrali naturali a quelle murali ed è
certo che l’anima comunica con Dio meglio in quelle solitudini e sotto la volta del
cielo.
Sto per lasciare questo paese a cui mi ha attratto non tanto l’altezza (poco
oltre i mille metri) quanto la difficoltà di trovare, per la famiglia, quell’alimento che
mi negavano le alpi predilette.
Pieve Sestina? Confinava colla condotta del mio babbo ed è certo uno dei
cari ricordi della mia adolescenza. Grazie di avervi accennato con sì delicato tocco.
Con viva cordialità suo
Aldo Spallicci
Cesena 14 sett. 42
Gent.mo Sig. Spallicci,
grazie della lettera che avete voluto inviarmi prima di lasciare Sestola, e
dell’indirizzo di Neri. Gli scrissi in quei giorni e ieri ho avuto la sua risposta; molto
cordiale. Mi ha dato il suo consenso per l’epigramma, mi ha inviato una poesia con
dedica, e mi ha pregato di mandargli qualche mia poesia. Sapete che sta per entrare
in una casa di cura a Bologna per una grave operazione chirurgica?
Nel frattempo ho ampliato la conoscenza della sua produzione con la lettura
di “Acsé Rudel” e di “Blen e Schlen”: lettura che, onestamente, ha aggiunto ben
poco di nuovo a quanto già conoscevo…
Ho avuto, da Pini, per qualche giorno, una copia che egli ha la fortuna di possedere
del “canzoniere dei canterini romagnoli”. Con quanto amore curata, anche questa
piccola cosa! Non conoscevo “a la carira” – che è simpaticissima: in quell’ingresso
così deciso, in quel frustare della sciarpa rossa e dello scialle turchino, in quei due
bacioni “gagliott” che si sentono schioccare a un miglio di distanza, quanto impeto
di vita! e quanto vero e nostro questo tipo di spavaldo! Nemmeno conoscevo “pr’
e’ cheld” dove la nota sensuale è tutt’uno con la serena purezza della campagna
feconda e assolata.
Avrei pensato di intitolare “la galaverna” la mia prima raccolta – facendo
precedere la sestina che unisco, tratta dal sonetto omonimo che sopprimerei (era fra
le prime cose che vi mandai).
Ho accorciato, (modificando anche qualche verso) la poesia che già conoscete
“Me a voi avnì cun te” – nell’intento di snellirla non senza rimpianto per molti
aspetti…
Unisco altri versi.
E il mio saluto.
Vostro Cino Pedrelli
La spirea
Madonna da Furlè
Da e’ casell de tren
Rosa rossa
La galaverna
Me a voi avnì cun te
Se c’è a Cesena qualcuno che possa vestire di note le mie cante? Nessuno, ch’io
sappia. Anzi avevo pensato di scrivere a Pratella per chiedergli di indicarmi qualche
nome fra i giovani che coltivano il genere – se ce ne sono.
Milano 21.IX.42
Tanti affettuosi auguri, caro Pedrelli, per l’operazione che dovrà subire a Bologna.
Di cosa si tratta? In una casa di salute a Bologna è pure ricoverato Nettore Neri. So
che è in simpatica corrispondenza con lei. Il titolo che vuol dare alla raccolta de’
suoi versi è bello, quando si pensi alla smagliante veste di diaccioli che indossa la
campagna invernale, ma è un po’ in contrasto coll’ardore della sua gioventù. Nella
poesia dedicatoria quel diadema è forse troppo del lessico letterario, e preferirei la
zemma che è passata da tempo nel parlare del nostro contado. E grazie della lirica
che coglie spunti dalla mia Cavêia e dalla Madunê come invito alla libera vita dei
campi. La rosa rossa rivestita di note dovrebbe dare un brivido di vera commozione.
Penso che la sua raccolta incontrerà senza dubbio il favore del nostro
pubblico. Gli e lo auguro di gran cuore.
Suo
Aldo Spallicci
- La Madonna da Furlè – è, col richiamo quasi trovadorico, piena di quella
spavalderia nostra e di impeto.
- Da e’ casell de’ tren – svagata e appassionata piena di aria e di vento.
Cesena 29.9.42
Gent.mo Sig. Spallicci
forse m’è sfuggito un lapsus calami di notevoli dimensioni, nella mia
precedente: l’operazione chirurgica di cui mi permettevo farvi cenno riguardava
sempre Nettore Neri! Io non…ho in vista alcunché del genere!
Di Neri ho avuto notizia in data 23 per mano di un suo amico da Bologna. Mi
informava di aver già subito con buon esito un primo intervento, e di accingersi ad
un secondo e più grave. Ma certamente già lo sapete. Speriamo che a quest’ora sia
libero da ogni preoccupazione.
Prima di lasciare Vignola, egli mi inviò in dono una copia di “Ruscaja” e
“Arsoj” – dei quali gli avevo segnalato la mancanza nella nostra Biblioteca
Comunale. Vorrei comunicargli ora le mie impressioni sui due volumi, che non sono
troppo favorevoli (“Blen e Schlen” già mi era apparso ricco di ripetizioni: i 4 volumi
successivi perpetuano il gioco degli specchi): ma attenderò per farlo un più
opportuno momento.
Grazie delle osservazioni intorno al titolo per la mia raccolta. Era mia
intenzione simboleggiare nella “galaverna” (e la sestina voleva esprimere questo), la
Poesia, che magicamente trasfigura le cose di ogni giorno in immagini di bellezza.
Già ma neppur a me sembrava il titolo più conveniente. Avevo pensato anche a “E’
gallet” come a simbolo della Romagna ancora non sfruttato in questo campo (?). Ma
appunto per questo mi sembrava meno adatto a contrassegnare i miei versi dove la
Romagna è rappresentata così poco, per non dire affatto. Ci ripenserò.
Non voglio aver fretta, benché mi sia sentito recentemente una certa “fevra d’andé
fura”. La raccolta mi propongo di accrescerla quantitativamente e rafforzarla
qualitativamente, modificando varie cose e altre sopprimendo.
Ho notato ciò che mi dite intorno al vocabolo “diadema”.Nel nostro dialetto
cittadino c’è, preso naturalmente dalla lingua e mi sembra già sentito con
naturalezza. Lo stesso non posso dire invece della parola “spirea”, che ho usato in
altra poesia inviata con la mia precedente: è questo il nome italiano di una pianta da
giardino, che il popolo non conosce, a quel che so. Che si fa in questi casi? In cui si
abbia un “soggetto” sentito poeticamente, e dialettalmente; e solo manchi il nome
dialettale della cosa?
Grazie delle impressioni sui versi inviati. Devoti saluti.
Vostro C. P.
Pr’ e’ viel – La luna la m’ ven dria
Cenzino
Fasulen
A un arzdor – A un pittor mudéran
Codi ad luserta {E’ zinganin – La serena – La streda ad Roma
Milano 9 ottobre 1942
V. Monforte 26
Caro Pedrelli,
quando non esiste in romagnolo il vocabolo è giusto che si prenda di
sana pianta dall’italiano. Certo di spirea non si troverebbe il corrispondente nel
nostro parlare.
Per diadema sarà verissimo quanto m’assicura per quanto il cittadino è tratto da noi
a recare voci e modi di dire della lingua nel vernacolo.
Sono lieto che la salute sua sia ottima (avevo davvero frainteso). Per il
titolo della sua raccolta neanche “e’ galett” mi par giusto.
La sua poesia rinfresca la parlata romagnola con una vena di modernità
e con una immediatezza di impressione tutta originale. In quel bianco e nero lunare
c’è una tavolozza viva e vivace. Così nella corsa in bicicletta lungo il viale!
Le puntate e stoccate le riescono bene. (al pittore p.es).
Le sue code di lucertola guizzano via come quelle tagliate dai monelli
al margine dei fossi.
Vedo che è già a buon punto per il libro e non ho che ripeter che il mio:
bene.
Un giorno (vedo da una sua lettera di tempo fa) mi chiese se i lavori del
Mussafia e dello Schürr erano stati tradotti in italiano ed ora posso risponderle che
no. Schürr ha fatto di recente una conferenza in italiano e me l’ha spedita. Vi parla
dei dialetti italici e del romagnolo pure.
Cordialissimi saluti suo
Aldo Spallicci
Milano 29 ottobre 1942
Via Monforte 26
Caro Pedrelli,
Valzer va bene, c’è l’onda. Buona la comicità della Cà di Tintiniga.
I zirasul hanno il sapore di un frammento greco. L’annuncio del temporale, è pure
felice.
La stagnola, un “per finire” che ha un movimento rapido. Nel canto A R. Serra c’è
un buon inizio e una buona chiusa, ma (specie la 3ª e la 4ª strofe) nel resto più che
dall’estro si lascia trasportare da un impeto polemico, c’è insomma più invettiva che
poesia.
L’incursione, di una violenza superiore alle precedenti, ci ha buttato a
terra un po’di vetri ma ci ha lasciati completamente illesi. Non abbiamo avuto i
tormenti del fuoco né dei crolli. Il maggior dolore sarebbe per me la perdita della
libreria e quando vedo sul marciapiede dei cumuli di volumi anneriti dal fuoco, mi si
stringe il cuore.
Grazie del cortese interessamento.
Non c’era poi bisogno dei francobolli. Succede anche a me talvolta una distrazione
simile.
Ancora grazie e cordialità
Aldo Spallicci
Cesena 30 dicembre 1942
Gent.mo Sig. Spallicci,
grazie della vostra natalizia, e del costante benevolo incoraggiamento.
Mi vengono mossi degli appunti per la grafia. Ai lettori
cesenati fa l’effetto di leggere un dialetto piuttosto forlivese perché scrivo spen,
camen, campsent, anziché spain (spein), camain (camein), campsaint (campseint),
come è la nostra pronuncia che ha un suono fra l’ai e l’ei. Ma perché marcarlo e
accentuarlo con la grafia un suono già così poco musicale per se stesso?
Mi è caro inviare a voi e alla vostra famiglia un cordiale e vivo augurio
per l’anno nuovo.
Vostro C. P.
La mi poesia – Fa’ de ben
E’ vent
Insogni – Gozzli int e’ gren
Cesena 10.11.42
Gent.mo Sig. Spallicci,
venerdì scorso ebbi occasione di andare a Bologna e feci una
scappata a Villa Torri a trovare e conoscere Neri. Mi incaricò di darvi sue notizie
dato che egli non si sente ancora in grado di scrivere: ha subito verso il 20 ottobre il
secondo e ultimo intervento che ha avuto buon esito. Conta di lasciare il letto e la
clinica alla fin del mese. Mi è apparso alquanto spossato, ma di sereno animo.
Fra giorni mi permetterò di scrivervi più a lungo.
Gradite frattanto un devoto saluto.
Vostro C.P.
Cesena 25 ottobre 1942
Gent.mo Sig. Spallicci,
ho appreso ora dell’incursione su Milano. Gradirò vostre notizie.
Grazie dell’ultima lettera e di ciò che mi dite intorno al punto del lessico: devo
effettivamente vigilarmi, nella parola e nella frase, per essere più fedele al dialetto, e
al mio dialetto.
Grazie anche delle impressioni sui miei versi. L’immediatezza che cerco fa
capo alla “Madunê”: guardo a “E’ bagn d’igniascost” come a un modello di tecnica
degli effetti.
Potreste prestarmi la conferenza dello Schürr? Ve la ritornerei subito.
Gradite il mio saluto
vostro Cino Pedrelli
A Renato Serra
Valzer
La cà di Tintiniga
La stagnola
I zirasul
E’ ven e’ temporel
Cesena 9.12.1942
Gent.mo Sig. Spallicci,
grazie delle impressioni sui versi, che vi mandai coll’ultima mia.
Nettore Neri è già tornato a Vignola da una ventina di giorni. Gli è stata
proposta la pretura di Cesena, e non esclude di venire.
Mi dite la tristezza delle librerie distrutte. Triste anche pensare all’ultima
copia di un libro, distrutta. Chi ha speso la sua vita per lasciare di sé una traccia di
bontà e di bellezza, allora è come fosse vissuto invano. Non avrebbe più premio
dagli uomini.
Vi mando qualche altro componimento.
Presso i librai di Cesena vedo in questi tempi molte copie della “Ciuzzetta”.
Gradite un devoto saluto.
Vostro C. P.
1. Chènta d’autonn
2. E’ passa un urganen
3. La cavalletta
4. Lun d’ luna
5. Galleni bagnedi
(Corso Monforte 26) Milano 24 Dic. 1942
Caro Pedrelli,
vorrei che le giungesse il mio saluto nel giorno di Natale assieme a
queste mie parole sulle ultime sue liriche.
La canta autunnale fra il bacchico e il tono elegiaco si rinfresca tutta in
quella peluria verde del grano bambino. Continuità della vita nei campi, dal
tramonto delle foglie delle viti al nascere degli steli del frumento e, sopra, un pizzico
di epicureismo romagnolo.
La malinconia del canto che tanto piace e di cui tanto si compiace
l’anima popolare è bene espressa nell’aspirazione alle lontananze ad occhi
socchiusi. (“un fiom ch’ u n’ j ved al rivi” – “a un mer ch’ u n’ s’ved la fen”).
Le impressioni a chiusa epigrammatica sono ad effetto e confermano il
suo spirito vivo d’osservazione.
Grazie quindi del dono.
Da Neri ho avuto notizie recenti – sta benino.
Cordialissimi auguri di buon anno anche
Aldo Spallicci
Milano Corso Monforte 26
14.1.43.
Caro Pedrelli,
io sono del parere che la grafia romagnola debba essere più semplice
che si possa e quindi approvo il suo scrivere spen in luogo di spain perché la voce
dittongata darebbe l’impressione d’un dialetto vocalico mentre il nostro è
essenzialmente consonantico.
Mi diceva Schürr che certe vocali quando sono pure testimoniano
dell’originalità della voce, mentre, quando degenerano prendono suono dittongato o
raddoppiato e mi portava l’esempio di paes voce pura e paieis voce impura.
Il vento è pieno di luce e d’aria. La sestina epigrammatica è pure di rara
efficacia. Nella sua Poesia c’è l’eco del carducciano: era una (…) del poema eterno
e picciol verso or è.
Cordialissimi dal
suo Aldo Spallicci
Cesena 7 febbr. 1943
Gent.mo Sig. Spallicci,
vorrei dirvi anche di alcune cose che meno mi sembrano riuscite.
“Par la strê di Batù” sviluppa il suo nucleo epigrammatico interamente
nelle due terzine. “L’è un zovan fat ben” resta incerto fra il serio e il comico. In “La
morta dl’arzipress” si sente un po’ la tesi. “Cal povar biedul…” chiude con minore
efficacia un quadretto dipinto con bravura.
Grazie di quanto mi consigliate per la grafia, e delle impressioni sui versi. Ne
unisco altri
Gradite un saluto cordiale.
Vostro Cino Pedrelli
Milano 18 febbraio 1943
Caro Pedrelli.
Le scrivo qui dalla mia casa un po’sossopra, squassata da una bomba
caduta in giardino che ha spaccato la porta malgrado fosse chiusa a tre mandate di
chiave, divelte le finestre dai cardini e spazzati via tutti i vetri. L’incendio si è
arrestato poi alla soglia del mio appartamento, sotto un uragano di acqua scatenato
dai pompieri, che ci ha lasciato un’umidità e un sentore di muffa insopportabile
nelle stanze.
Ora siamo in balia del tempo. Se piove siamo senza tetto e chissà per
quanto tempo.
Emigreremo quindi. Vedremo dove.
In questa atmosfera di guerra s’intonano le sue liriche d’oltre mare.
Profondamente umana e viva quella della ferita e la visione
commovente della madre in ospedale. Piena di luce abbacinante l’apparizione di
Bengasi tra le palme e la chiarità plenilunare sull’oasi.
Quelle ali di cirri nel cielo del tramonto danno una tenerezza ingenua a
quel paesaggio di sogno.
Meno riusciti i versi che seguono ai primi cinque di questa stessa lirica.
Altrettanto debbo dirle della chiusa d’ e’ prem colp in cui di buon
effetto musicale v’è invece la costellazione dei colpi attorno all’aeroplano e l’urlio
delle batterie.
Grazie delle sempre benevole disamine de’ miei lavori e delle
espressioni critiche bene appropriate.
Perché scrive um s’apiga e non invece u m’ s’apiga – ch’ l’am è passeda
– in luogo di ch’ la m’è passeda?
Mi pare sia logico tener presente l’analogia coll’italiano parlato popolarmente dai
toscani che dicono – e mi si piega i ginocchi – che la m’è passata – per cui è bene
differenziare il pronome da quell’ e toscano ed u romagnolo che per molti è
pleonastico e per altri vuol dire: (…)1
Cordialissimi saluti – Suo
Aldo Spallicci
Cesena, 9 marzo 1943
Gent.mo Sig. Spallicci,
con tristezza ho letto della vostra casa semidistrutta. Vorrei che questa
mia vi trovasse già via da Milano: rimanervi sarebbe ormai imprudente.
Ho gradito le osservazioni sulla grafia.
“L’am’ è passeda” in luogo di “la m’è passeda” è dovuto ad un errore di
distrazione. “Um s’apiga” in luogo di “u m’s’apiga” è invece intenzionale e a questo
riguardo mi permetto di esprimervi il mio punto di vista: penso che si debba, per
quanto possibile, semplificare il sistema di scrittura del nostro dialetto, che riesce
arduo da leggere, a prima vista, anche alle persone colte.
Una più sensibile difficoltà offrono le successioni di parole monogrammatiche: e
queste, trovo sia opportuno raggrupparle (anche a scapito della logica e della
analogia) unendo le pleonastiche u e a alla negazione n’, al locativo i , ai
pronominali l’ t’ m’ z’ v’ s’ i che seguano e s’ u n’ u m’ à (e se non mi ha) e s’ un um
à; u j è (c’è)= uj è; e s’a j ò l’imstir (e se ho il mestiere)= e s’aj ò l’imstir; e s’ a
1 Quattro parole illeggibili.
n’t’l’ò dett (e se non te l’ho detto)= e s’an t’l’ò dett; e s’t’ a n’ l’è (e se non l’hai)= e
s’t’an l’è.
Ancora grazie per le impressioni sui versi. Ne unisco altri.
In attesa di vostre migliori nuove.
Vostro Cino Pedrelli
1. Dorma
2. E’ calichentus
3. E’ caplin
4. Un anzul ad Melozzo
Milano 28.3.43
(Corso Monforte 26)
Caro Pedrelli.
Sono ancora milanese per una settimana. Non tanto le incursioni
quanto gli sfollamenti mi hanno costretto a cercare lavoro fuori di qua. Vengo in
Romagna per ora, a Cervia. Non è quindi improbabile che ci si possa vedere.
Delle liriche che mi ha mandato preferisco queste in cui non affiora vena
ironica o comica, cioè il calicantus in cui la calma estatica riposa in un giardino
fatato e “dorma” in cui la ninna-nanna è riboccante di candore innamorato.
Per le regole grafiche non andiamo d’accordo. O vogliamo introdurre una
grammatica o ci accontentiamo di fare tutto ad orecchio. Ogni accento sta ad
indicare una consonante o una vocale caduta come ogni consonante o vocale isolata
fa l’ufficio di un prenome o di un pronome.
Cosa si direbbe se, nel comune parlar toscano, scrivessimo quell’e pleonastico
che precede il verbo unito a questo? E mi si piegan le ginocchia = è il nostro = u m’
s’apiga al znòcc. Il romagnolo soffia via le vocali lasciando in vece loro un accento
e riduce la frase tipicamente consonantica.
Quando questo venga spiegato in un breve proemio, ogni lettore medio ne ha
abbastanza. Così si dà ragione d’una grafia che a prima vista può parergli
cervellotica.
So che i non romagnoli leggono la versione dei versi nostri e poi si rifanno
sull’originale trovandovi lo scheletro della grafia d’una parlata del cinquecento
toscano.
Credo poi che convenga, fissata una regola, seguirla tutti.
Cordialissimi saluti dal suo
Aldo Spallicci
24.4.43
Cervia – Milano Marittima –
Viale Ravenna 9
Caro Pedrelli,
sono adunque nel caro bosco sul mare e qua ho ricevuta, rispeditami da
Milano, la sua del 4 u. s. con le sue nuove liriche primaverili. Quel fiore di pesco è
stato il primo saluto al ritorno in Romagna e me lo trovo qui più romantico e gentile
nella camicina rosa del suo verso. Odor di cielo e di prode negli endecasillabi
marzolini e in quelli estatici alle acque correnti.
Non conosco il nome dialettale del Myosotis e l’ho chiesto al nostro
Zangheri, il naturalista di Forlì. Ma intanto debbo dirle che l’attendo e presto e,
magari, assieme a Pini.
Suo Aldo Spallicci
Cesena 26.4.43
Gent.mo Sig. Spallicci,
la posta è molto più rapida, da Milano M.!
Ieri ho avuto la vostra del 24, e l’invito.
Il 29 mi sposo, e mi assento per una settimana.
Appena torno, vengo.
Frattanto vi ringrazio, e vi mando il mio saluto.
Vostro Cino P.
Prof. Aldo Spallicci
Malattie dei Bambini
CERVIA – MILANO MARITTIMA
Viale Ravenna, 5
29.4.43.
Caro Pedrelli,
proprio oggi mi giunge il fausto annuncio ed io temo di non
arrivare a tempo a portarle il mio ramicello di fiori. Il cavaliero sul cavallo nero è
dunque trascorso oltre la fiorita dei peschi con la sua bella addormentata e sta per
riprendere il volo scordando tra i rami un lembo della camicina rosa.
La segua il mio più affettuoso augurio!
Suo aff.mo
Aldo Spallicci
Cervia 9.6.43
Caro Pedrelli,
il ricordo della sua graditissima visita è ancora vivo in me e tale
da farmi sperare un non lontano ritorno. A quando una corsa con Ivo Pini?
Vedo che lo spirito suo attento e vigile si accompagna sempre ad
un promettente fervore creativo. Le auguro di completare presto la raccolta che
destinerà alla stampa.
Queste sue liriche che mi ha lasciato sul tavolo, sono vive di
primaverile freschezza.
Nuvole, lampi, verzieri, cantate di capodanno, sono colori intrisi
di cielo, note di quella indistinta sinfonia che si rivela agli iniziati dell’arte. Quando
si possono disporre in bell’ordine questi suoi quadretti d’impressione, come farebbe
un pittore in una sua mostra personale, si può dire a se stessi: io andrò fin là.
Quando si è presi dal tormento creativo si brucia della passione
degli innamorati. Lei lo sente.
Non si fermi adunque.
Affettuosamente suo
Aldo Spallicci
19.6.43
Gent.mo Sig. Spallicci,
toccava a me scrivere per primo e, mi avete preceduto. Ancora devo ringraziarvi
della cordiale ospitalità, e del tempo che mi avete dedicato, e scusarmi se ne ho
abusato. Ma tante cose ancora vorrei chiedervi e dirvi. Ora Pini è in licenza per
esami, fra non molto penso che verremo insieme.
Dimenticai di dirvi quali fossero le poesie vostre lette da Graziani nella
conferenza. Eccole: Tribulen, A la butega, A gramadora, L’arcota, Don Luvis, La
piê, Decio Raggi, Ch’ la scriva, Mama!, Rumagnola!
Vi mando la poesia di cui vi feci cenno, assieme a qualche altra.
Grazie del rinnovato incoraggiamento che mi onora; ma “più in là”
dubito di saper andare anche poi.
Gradite un saluto devoto.
Vostro C. P.
Allego: A Spaldo – Bolerita - E’ fradell dl’artesta – A un amigh dalmata
La poesia è stata scritta pochi giorni prima di apprendere della vs venuta in
Romagna.
Avevo lasciato: Nuvli rosa – E’ zeja - Premavera – Notta dl’ann – Un quedar ad G.
E. Conti
senza data ma posteriore al 25 luglio ‘43
Gent.mo Sig. Spallicci,
avevo sentito la triste nuova, ed ho esultato quando ho saputo della avvenuta
liberazione.
Ora non posso non affrettare col desiderio il ritorno della “Piê” e la
ripresa fra noi dell’opera vostra interrotta. Siete a Cervia o a Milano?
In attesa di vs. notizie, invio un saluto cordiale.
Cervia 26.8.43
Caro Pedrelli,
sono ritornato qua da quasi un mese, salvo una breve parentesi
milanese di un po’ di giorni appena a tempo a vedere per l’ultima volta il mio
bell’ambulatorio che giace ora sepolto sotto le rovine dell’ultima incursione aerea.
Avevo troppo fidato nell’incolumità di quella zona così centrale. Ed ora a rifare tutta
quella preziosa suppellettile chissà quanto ci vorrà.
Qui, dopo l’ultima mia cattività, ho trovato il suo affettuoso saluto
lirico e avrei voluto scriverle subito se non mi fossi sentito quasi estraneo a’ miei
libri e alle mie carte manomesse e profanate dalle sudice mani degli sbirri dell’Ovra.
Il mio commosso ringraziamento adunque e l’augurio di rivederla presto con Ivo
Pini qui.
Suo Aldo Spallicci
Cervia 17.XI.43
Caro Pedrelli,
davvero che il momento non pare propizio alle pubblicazioni di
liriche e confidiamo che non tardi troppo a divenirlo. Che ella non sia contento di
qualche cosa è segno superiore all’età sua portata all’entusiasmo e all’ottimismo, ma
non credo d’altra parte che ella debba essere troppo severo con l’opera sua
veramente sentita e vivamente espressa.
Questa sua paternità in fieri ne è un documento. Aurora
intravvista nella notte, bocciolo di rosa che attende la sua primavera e già se ne
presente il profumo.
La gazzella è viva non solo perché la si vede stagliata come una
statuetta nella notte lunare ma per l’occhio manso e per il cuore innamorato di chi la
disseta.
Riuscito anche nel dialetto il rapimento estatico della musica nel
rito nuziale, con ondate d’armonia e di fatata allucinazione.
Graziani mi ha scritto una nobile lettera in cui mi narra le vicende
della sua giovinezza prima e delle sue crisi.
Non comprendo perché non le sia garbata la critica al trebbo e
avrò caro sentirne le ragioni.
Tanti saluti a Pini e auguri a lei per la futura paternità.
Suo Aldo Spallicci
Cesena 21.11.43
Caro Professore, ebbi giorni fa una lettera da Nettore Neri, coi saluti per voi.
Credo che non goda buona salute, da quando subì l’operazione: appare assai triste e
sfiduciato.
Ho chiarito a me stesso un pensiero intorno alla poesia spallicciana. L’opera
di un poeta che piace, fa ammirare ed amare l’opera stessa, e in essa l’autore.
Volentieri si torna a leggere, e a comunicare con lo spirito dell’artista. L’opera vostra
fa qualcosa di più: fa amare la vita in tutto ciò che offre di più sano, e forte, e lieto;
fa guardare al mondo con occhi più limpidi e cuore più aperto.
Pini non è più qui. Gli ho scritto oggi, e gli ho trasmesso i vostri saluti.
Grazie dell’augurio, e grazie delle impressioni. Vi mando ora “la fola dal
foli”.
Gradite un saluto affettuoso, con la vostra famiglia.
Vostro Cino Pedrelli
Cervia v. Colombo 4
S. Silvestro del 43
Caro Pedrelli – le giunga almeno un augurio per il prossimo anno dopo così mio
lungo silenzio. Stiamo per fare un altro San Michele (ora sospeso) e tornare forse
verso la pineta. Vivace il colore delle bolle di sapone e (…)2 iridescenza. Come va la
paternità? Auguri per il nascituro.
E anche auguri di lavoro!
Suo Aldo Spallicci
Cervia (Ravenna)
(cartolina postale)
[Cesena, senza data ma fine febbraio 44]
Gent.mo Professore, l’erede sta per arrivare, lo attendiamo fra giorni.
Ho saputo ieri che il Trebbo, quando già aveva superato il difficile vaglio dei
periodici (con altri 200 su 700), è stato soppresso.
Si stava preparando un numero dedicato alla poesia romagnola che doveva
esser cosa notevole. Avrebbe presentato gli autori più noti, con qualche inedito di
ciascuno.
Se la rivista potrà riprendere, come non disperiamo che sia, vi manderò in
visione la presentazione vostra che avevo avuto incarico di fare, e che avevo già
affrontata secondo le mie possibilità.
Vi mando intanto qualche nuovo componimento, non senza chiedermi se è
lecito occuparsi di poesia, ora.
Gradite un affettuoso saluto.
Vostro Cino Pedrelli
I caplett – Acqua cera – E’mi viulen – A Renato Serra
Milano 4.3.44.
Caro Pedrelli,
sono lontano dalla Romagna e dai miei in questo
agitatissimo periodo che ci auguriamo preluda ad una pace ricostruttiva.
Qua ho ricevuto la sua cara lettera con l’annuncio dell’imminenza del
2 Parola illeggbile.
nascituro e può immaginare con quanti affettuosi auguri io circondi la prossima sua
culla e le sue più recenti composizioni poetiche. Di queste mi è parso che i versi a
Renato Serra scolpiscano quel suo volto arguto e pensoso in cui l’ala dell’artista è
volta a volta trattenuta dallo spirito acuto del critico.
Ho veduto sul Trebbo la pagina dedicata alla poesia sua e me ne sono
compiaciuto. Natalino Graziani che ha rivelato un coraggio insospettato si è visto
frantumare fra le mani le sue creature, dal Trebbo al Pensiero Romagnolo. Forse
l’eresia di questo ha nuociuto all’altro, per quanto l’articolo su A. Saffi fosse di per
sé fuori dell’usato nella rivista.
Mi spiace della soppressione. Avrei veduto con piacere la presentazione alle cose
mie che lei ha steso tanto cortesemente. Mi saluti Graziani, e Pini (se e quando li
vedrà) e si abbia i miei saluti augurali più fervidi. Suo
Aldo Spallicci
Scriva solo a Cervia ai miei perché io sto per lasciare Milano.
Cesena 11.3.44
Caro professore,
l’erede è nato oggi, ed è un maschio. È costato molto dolore a sua mamma, ma
adesso stanno bene tutti e due. Lo chiamiamo Marco. E Marco vi saluta, e vi
ringrazia con noi degli affettuosi auguri che abbiamo ricevuti oggi stesso, con la
vostra lettera da Milano.
Natalino Graziani è fiducioso di poter resuscitare presto il
“Trebbo”, magari cedendo la direzione della Rivista. Ad ogni buon conto vi mando
ora copia, che potete tenere, della “presentazione” che avrei preparata. (Avete avuto
la lettera di Pini che vi chiedeva qualche inedito?)
Inutile che vi dica che gradirei un cenno che mi dicesse se “va”.
Ho conosciuto in questi giorni a Forlì, in casa di Pini, Ugo
Piazza, ora stabilitosi di nuovo a Faenza, (prima stava a Roma), e che si può
considerare ormai agganciato alla famiglia del Trebbo. Ci ha fatto conoscere un
poemetto in ottava rima “Santa Umiltè” che narra la vita di una santa Rosanese da
Faenza, e che mi sembra buono; inoltre una traduzione in sonetto della “Scoperta
dell’America” di Pascarella, che nulla ha da invidiare all’originale quanto a
spontaneità e sapore, e supera notevolmente l’altra che conoscete di Giuseppe
Maraldi. Anche Piazza collaborerà al numero dialettale.
Così pure Nettore Neri, che ha già mandato il suo contributo, da
scegliere fra 90 nuovi componimenti (formerebbero la raccolta “La mi tèra”: li ho
esaminati non senza un rinnovato disagio per la interminabile iterazione dei motivi,
certi versi impronunciabili, l’accentuata tendenza scurrile).
Pini e Graziani, che hanno ideato il numero dialettale, hanno
pensato di presentare anche inediti di Gino Cerè, Luigi Orsini, Soprani. Si potrebbe
aggiungere Aspromonte Neri. Manca qualcuno fra i migliori viventi?
Gradite vive cordialità e un affettuoso augurio.
Vostro Cino Pedrelli
la voce di Romagna
settimanale d’informazione della regione
Ravenna, 24.4.46
Caro Pedrelli
la spesa per la colazione è un poco alta ma in compenso la colazione è
piuttosto sostanziosa. È composta così:
=Antipasto
=Tagliatelle verdi incassate
=Piatto di carne con contorno
=Formaggio
=Frutta
=Mezzo litro di vino
=Caffè
=Pane e piada
Lire 330 (trecento trenta)
L’amico Pecci non è riuscito a far di meglio. Crede lei che siano prezzi che ci
allontanino le modeste borse di molti piadaioli?
Penso che il problema più difficile da risolvere sia il mezzo di trasporto.
Anche da Faenza mi dicono di non saperlo risolvere. La SITA qui chiede un
centinaio di lire per chilometro. Da Ravenna, andata e ritorno, ci sono un 150 Km
che equivalgono a 15mila lire. Quaranta passeggeri spendono un 340 lire a testa. La
giornata verrebbe a costare quindi su per giù un 700 lire; cifra che non è per tutti.
Ora sto cercando un autocarro coperto da allestire con panche o con sedie.
Ci vedremo lunedì a Forlì?
Cordialissimi dal suo
Aldo Spallicci
(Corso Italia, 37) Milano 26.V.44
Caro Pedrelli,
vedo con molto piacere che la paternità è stimolo all’ispirazione
altrettanto come l’amore. Sono tutte intrise di questo palpito d’umanità queste sue
ultime liriche. La poesia va di pari passo colla vita, consolazione e ragione stessa
d’essere. Così la pagina raccoglie il verso che è stato vissuto.
Viva quella danza degli ulivi!
Per il Trebbo non ho mai avuto speranze di resurrezione. Almeno per ora.
Chissà che non possa presto ritornare alla nostra campagna e
rivedere il suo nato. Tanti auguri e felicitazioni anche alla sua compagna.
Affmo
Aldo Spallicci
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
10.7.46
Caro Pedrelli,
grazie della relazione che mi ha trasmesso per il trebbo. Quelle due
cartelline che ho buttato giù io serviranno per le pagine delle visioni di Romagna in
cui riproduciamo il piccolo corteo che reca la corona ai caduti.
Guardi fra i giornali che ha in casa se rintraccia quel Corriere della Sera
coll’articolo di Valgimigli su R. Serra. Io non lo trovo più. Non so se lunedì verrò a
Forlì. Temo di dovere essere a Roma. Cordialissimi suo Aldo Spallicci
(cartolina postale)
46 o 47
Caro professore,
una Maria Maraldi di Cesena – nipote del Fafin d’Arvarsèn che anche Lei
conosce – si rivolge a me perché la interessi del suo caso. Ed io mi faccio latore:
vedrà Lei se può fare qualcosa, ed in quale forma, per aiutare l’interessata.
La quale – com’è detto nel foglietto allegato – ha fatto domanda di
beneficiare, come in passato così anche quest’anno, - di certe cure termali che si
fanno ad Acqui in Piemonte (gratuite o semigratuite), e delle quali necessita.
L’accoglimento della sua domanda è di competenza della Prefettura di Alessandria.
Da un po’ di tempo ho meno frequenti occasioni di capitare a Forlì; e in avvenire ne
avrò ancor meno, poiché sto lasciando la Sepral per rientrare al Comune. Dovrò
tuttavia venire a trovarla fra non molto per parlare del convegno di poesia
romagnola che ho proposto al Comitato della Settimana Cesenate, e di cui credo
averle già fatto un qualche cenno.
Sto pensando ad una recensione di “Bisett”, che vorrei pubblicare da qualche parte.
Senza fretta, come è purtroppo nel mio costume.
La saluto caramente.
Suo C. P.
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
1 del 47 da Cervia
Caro Pedrelli, speravo di vederla a Forlì lo scorso lunedì ma lei s’è dato bandito. Le
unisco la lettera di Garzanti che arriva in ritardo dopo la comunicazione che io già le
feci al riguardo. La passeranno agli archivi ad ogni modo. Per la signora Ugonia,
anzi per il fratello di lei mi sono occupato. Il dott. Bechetta (?) che è a Cervia farà
dichiarazione in favore del Mignini.
Il m° Angelo Liverani del C.L.N. e anche del P.R.I. di Brisighella mi assicura che
non esiste nulla nel carteggio a carico del M. Credo quindi che tutto si appianerà. Le
vorrei dare in ora una piccola seccatura. Conosce lei oppure ha modo di far parlare
al Preside dell’Istituto Agrario di costì? Si chiama Prof. Ciro Quagliotti. Un allievo
dell’ultimo anno, tal Secondo Fabbri di Cervia, ripetente e già ammogliato non si
trova in condizioni economiche tali da abbandonare la famiglia per stabilirsi a
Cesena e frequentare i corsi. Chiede se potrà farlo venendo costì una volta alla
settimana. Chi potrebbe influire sull’animo del Preside che (mi dice il Fabbri) era
fascista repubblichino e come tale è stato molto indulgente coi suoi compagnucci,
sempre a quanto m’assicura il suo allievo. Guardi se può interessarsene. Auguri per
il 47.
Suo Aldo Spallici
ASSEMBLEA COSTITUENTE
Roma 28.4.47
Caro Pedrelli,
per domenica p.v. 4 maggio lei sa che faremo il nostro Trebbo a
Casola Valsenio. Non manchi e porti con sé altri amici cesenati. Mi raccomando! La
Piê esce con tanto ritardo che non è possibile avvisare i piadaioli.
In attesa di rivederla lassù la saluto con affetto.
Suo Aldo Spallicci
ASSEMBLEA COSTITUENTE
Roma 5.6.47.
Caro Pedrelli
non so se il dottor Carloni le abbia riferito del mio desiderio di avere
dall’Arrigoni di Cesena un mastelletto di 5 Kg. di marmellata.
Io abuso della sua cortesia e vorrà perdonarmene. Non ho da tempo più avuto
occasione di vederla. Spero che la sua famiglia sia in ottima salute. Io continuo a
fare l’Ashvero, errante pur non essendo ebreo. Vogliamo pensare a un trebbo che ci
raccolga in molti. Con Pasquini avevamo messo l’occhio alla Perticara verso la metà
o alla fine d’agosto. Ha un luogo fresco da consigliare lei? Dovremo fare i
preparativi a tempo.
Sabato e domenica prossima sarò a Cervia. Cordialissimi saluti
dal suo Aldo Spallicci
Vuol essere così cortese da farmi sapere l’importo della spesa, a Cervia?
Cesena 13 giugno 1947
Caro professore,
spero di essere, lunedì prossimo, più fortunato di lunedì scorso, incontrandola
a Forlì. Ma nell’eventualità che questo non fosse possibile, mi permetto di scriverle
a Roma per guadagnare tempo.
Sono ancora in debito con Lei da quando ricevetti la sua lettera che mi
pregava di organizzare il gruppo piadajolo cesenate per il trebbo di Casola Valsenio.
Non mi riuscì, perché più d’uno mancava da Cesena o dai dintorni, qualche altro
aveva già degli impegni. D’altra parte, il preventivo per il trasporto in autobus da
Forlì a Casola e ritorno era elevato (£. 500), e non ne feci nulla neppure
personalmente. Speriamo meglio per il trebbo autunnale – in particolare se verrà
preannunciato con un certo respiro di tempo.
Ho avuto la sua. Domani mi occuperò della marmellata, ancora non ho potuto
farlo perché in questi giorni sono mancato da Cesena.
Frattanto debbo parlarle di un argomento che non mancherà di interessarla,
qualunque siano per essere gli sviluppi della cosa. Il Comune di Cesena sta
studiando – attraverso un comitato ad hoc, di cui non faccio parte, ma del quale fa
parte il Bibliotecario della Malatestiana che mi ha invitato a collaborare come Le
dirò in appresso – la possibilità di organizzare per questo settembre una “Settimana
cesenate”, sulla falsariga di quella che si faceva anni fa, e nella quale entrava un po’
di tutto: dalla stagione lirica (al Comunale) alle corse al trotto, dalla mostra di tori e
torelli alla mostra di ortofrutticoltura; non senza qualche manifestazione culturale
(mostra di fotografia, di pittura e scultura, ecc.): insomma una rassegna non
cittadina soltanto ma quasi regionale di agricoltura, industria, artigianato, arte, e
altro.
Il prof. Vantadori, appunto Bibliotecario alla Malatestiana, a cui è stata
affidata la parte culturale delle manifestazioni, avrebbe pensato, fra l’altro, alle
seguenti iniziative per cui la redazione della PIÊ è chiamata in causa direttamente o
indirettamente:
I) una mostra storica della “Piê”: numeri della rivista, vecchia e nuova; clichés
di xilografie; autografi di romagnoli illustri che hanno collaborato; carteggi relativi
alla persecuzione politica; ecc. (ne ho già parlato, in sua assenza, con De Nardis: il
quale non ha escluso che la cosa si possa fare, pur essendo andato distrutto molto del
materiale d’archivio);
2) una mostra del libro dialettale romagnolo (dal “Pulon Matt” a Stecchetti a
Spallicci a Guerra); mater. Bibliot. Piancastelli Forlì
3) una mostra folcloristica romagnola (con materiale da richiedere
eventualmente al Museo Etnografico di Forlì, e in parte da raccogliere localmente:
arredamento della casa, abbigliamento, attrezzi e veicoli agricoli, ecc.); musiche di
Zaclain, dischi di cante;
4) un concerto di canterini, se possibile (Martuzzi, interpellato da me, ha
dichiarato che non potrà intervenire con la sua Polifonica, che malgrado il suo
nuovo interessamento e la promessa dei partiti di mandare elementi nuovi, continua
ad avere lo stesso numero di aderenti, insufficiente a formare un complesso corale);
Lugo
5) una manifestazione di poetica dialettale romagnola (il Prof. Vantadori ha
parlato addirittura di Concorso di Poesia Dialettale, ma gli ho subito detto che i
concorsi non godono la Sua simpatia), che potrebbe essere anche una dizione di
versi da parte di autori e cultori, che non mancherebbero certo, fra anziani e giovani;
6) ed ultimo: lo stesso Bibliotecario suggerirebbe di tenere a Cesena il trebbo
autunnale della Piê (ma Carloni mi dice che già Bertinoro lo ha reclamato, e il
cipresso di Francesca).
Che ne pensa di tutto questo? Certo, la cornice nel suo complesso sa un poco
di fiera. Ma questo non impedisce che talune iniziative possano rivestire una loro
dignità. Gli anni scorsi, la affluenza alla “Settimana cesenate” era notevole, da tutta
la regione. In particolare la mostra della “Piê” gioverebbe, io penso, alla diffusione
della rivista.
Lunedì prossimo sarò a Forlì senz’altro, e spero, come dicevo, di vederla. In
caso contrario, resto in attesa di una Sua risposta, anche di massima, per poterla
riferire al predetto Comitato.
La saluto caramente.
Suo (Cino Pedrelli)
ASSEMBLEA COSTITUENTE
Roma 18.6.47
Caro Pedrelli
avevo appena imbustato quando mi è arrivata la sua ultima del 16.
Sta benissimo per i vasetti.
Regolerò appena se ne conoscerà il prezzo. Preferisco il sapore dell’albicocca
ma se le varietà sono quelle indicate da lei ne metta un po’ d’ogni sorta.
Garzanti attende ancora le dichiarazioni degli autori.
Vorrebbe che si sbrigassero.
Cordialissimi
suo Aldo Spallicci
ASSEMBLEA COSTITUENTE
Roma 24.7.47
Caro Pedrelli,
potremo contare sull’intervento degli Escursionisti Cesenati per il
Trebbo al Simoncello sulla Carpegna?
Sarebbe per il 31 agosto. Mi sconsigliano alcuni quella località perché
troppo eccentrica ma questa sarebbe la ragione per preferirla. A che fare solo i trebbi
nei luoghi che tutti conoscono? Gli escursionisti poi dovrebbero essere lieti di mete
che non sono a portata di mano. Colazione al sacco adunque. Mi dicono che alla
Cantoniera della Carpegna non si trova neanche l’acqua. Berremo del vino in caso.
A Pennabilli riunione verso le 10.30 e poi su per quei tre o quattro Km. fino al bosco
del Simoncello. Veda di interessare più gente che può.
Cordialissimi dal suo
Aldo Spallicci
ASSEMBLEA COSTITUENTE
Cervia 26.8.47
Caro Pedrelli,
non ci vediamo più da qualche lunedì onde io non so ancora
quale sia il mio debito per le marmellate, se lei sia riuscito a mettere insieme una
comitiva per il nostro trebbo di domenica prossima al Simoncello sulla Carpegna, e
infine se ha pronta la recensione de “I scarabocc” di Guerra.
Io sarò a Forlì giovedì p.v. nel pomeriggio. Ad ogni modo mi scriva se lei non potrà
esserci.
Mi auguro che i suoi piccoli siano in ottima salute come pure spero per lei e per sua
moglie.
Cordialissimi dal suo
Aldo Spallicci
Da Forlì parte un autocarro attrezzato con sedie che porterà su una trentina di
persone compresi i vecchi canterini. Da Ravenna pure partirà un camion. Anche
Rimini ha promesso il suo intervento.
ASSEMBLEA COSTITUENTE
Roma 1.X.47
Caro Pedrelli
colla mia solita sbadataggine io avevo dimenticato il mio debito.
E pensare che ier l’altro a Bertinoro siamo stati insieme per assai più tempo delle
volte scorse.
Di Garzanti cos’hanno saputo?
Da Carloni (che non è riuscito a intervenire per un improvviso
malore della moglie) avrà avuto informazioni sulla ragione del ritardo della rivista.
La linotype guastatasi e l’impossibilità di comporre le correzioni. C’è sempre
qualche coda del diavolo per noi.
Lunedì p.v. 6 c.m. sarò a Forlì, spero di rivederla.
Molti cari auguri di bene a lei, a sua moglie e baci a’
suoi bambini.
Suo Aldo Spallicci
SENATO DELLA REPUBBLICA
Roma 8.XII.48
Caro Pedrelli,
le sarei molto grato se volesse sollecitare l’invio dell’articolo sul
Trebbo a Lizzano. Ieri l’altro a Forlì Carloni mi diceva che tutto era pronto per il
fasc. natalizio.
Aveva spedito le 3 fotografie carducciane. Io ho mandato l’articolo e l’altra
relazione sul Trebbo a Casalborsetti.
Sarebbe una gran bella cosa se potessimo uscire entro il mese.
Ho risposto all’invito dei cesenati per la comm. del 41° al
comunale di costì per la sera del 26 c.m.
Cordialissimi dal
suo
Aldo Spallicci
Cesena, 5.3.1949
Caro Professore,
mi permetto di presentarle il sig. Flaminio Balestra di Longiano, babbo del
Tito che anche Lei conosce, che vuol farle conoscere un suo brevetto. Si tratta di un
tipo di finestra con zanzariera apribile e toglibile (sostituibile col doppio vetro
l’inverno), che potrebbe trovare applicazione nelle zone malariche.
Io non sono più venuto a trovarla a Forlì perché da Capodanno in qua la salute
mia e dei miei familiari mi ha trattenuto qui. Niente di serio, ed ora tutto passato. Mi
vedrà quindi fra non molto.
Cordialmente la saluto.
Suo (C.P.)
SENATO DELLA REPUBBLICA
Roma 9.6.50
Caro Pedrelli,
giorni sono a Livorno Alfredo Grilli mi assicurava che una
recensione, o come che sia una pagina di esame sui versi di R. Serra giaceva nel suo
cassetto. È vero? Io penso che l’intenzione lei l’abbia e la possibilità ancor meglio,
ma non ne abbia trovata ancora l’occasione propizia. La cerchi e la trovi.
Così la Piê potrebbe pubblicarla nel prossimo numero.
Cordialissimi
dal suo
Spallicci
Avv. Cino Pedrelli
Via Pola 5
(Forlì) Cesena
Saluti dalla patria di
Giachino da Fiore
Spallicci
24.8.50
(cartolina illustrata: S. Giovanni in Fiore –Sila , sbarramento fiume Tacina)
SENATO DELLA REPUBBLICA
Roma 28.11.50
Caro Pedrelli,
Carloni che ho veduto ieri a Forlì mi ha detto di essere in attesa
della sua relazione sul Congresso riminese di Studi Romagnoli. Ha avuto la
recensione serriana ma le chiede anche quest’altra fatica.
Mi raccomando anch’io.
Suo Spallicci
Presidenza Del Consiglio Dei Ministri
21.12.50
Caro Pedrelli,
mando subito la bella recensione (più che recensione guida
attraverso la poesia di R. Serra) a Carloni perché l’inserisca nel fasc. natalizio.
Vorrei un favore. Potrebbe chiedere al libraio di Cesena quante
copie del mio Biset ha venduto?
Vorrei controllare i dati di Garzanti.
Cordiali grazie
Suo Spallicci
Vedo nel Tempo riv. di Milano del 25. XI una bella fotografia di R. Serra.
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
L’ALTO COMMISSARIO AGGIUNTO
PER L’IGIENE E LA SANITÀ PUBBLICA
Roma 12.1.51
Grazie, caro Pedrelli, delle riuscitissime fotografie di Lizzano.
Ora vorrei chiederle un favore. Ho qui un articolo di un tal Piraccini su
Agostino Ceccaroni latinista. Pagine apologetiche anzi enfatiche che non
concludono, a chi potrei rivolgermi per avere un breve profilo dell’autore del
Lexicon?
Molti cordiali saluti dal suo
Aldo Spallicci
29.4.51
Dott. Cino Pedrelli
Via Pola 5
Cesena (Forlì)
Caro Pedrelli,
il titolo del libro non deve essere quello indicatomi.
Così non lo trovo nella mia libreria.
Lascio il letto dopo lo stupido incidente occorsomi 20 giorni fa e
che m’ha costato la frattura di due apofisi trasverse alle vertebre lombari.
Non so se l’abbia ringraziata del fascicolo di versi di Bruchin.
Scusi se lo faccio ora soltanto. Con affetto
Suo Spallicci
(Cartolina Postale da Cervia)
Pedrelli
Via Pola 5
(Forlì) Cesena
Italia
Saluti da Lovanio
Spallicci
16.V.51
(cartolina illustrata da Bruxelles, Lovanio – Hotel de Ville)
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
L’ALTO COMMISSARIO AGGIUNTO
PER L’IGIENE E LA SANITÀ PUBBLICA
Roma 4.VI.52
Caro Pedrelli
il giorno 15 p.v. faremo all’Alfero sopra S. Piero in Bagno il
Trebbo della Piê.
Spero che non vorrà mancare. Sarà possibile che lei organizzi anche una comitiva di
cesenati?
Cordialissimi
dal suo Spallicci
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
L’ALTO COMMISSARIO AGGIUNTO
PER L’IGIENE E LA SANITÀ PUBBLICA
s:z
Roma 18 dicembre 1952
Caro Pedrelli,
ho pensato che sia opportuno, dato lo sviluppo della letteratura
vernacola nostra, compilare un dizionario dialettale romagnolo. È un lavoro che non
può essere fatto da una persona sola ma dai rappresentanti delle varie città di
Romagna che lavorino sotto un’unica direzione. Ogni voce dovrebbe contenere le
varianti locali e dovrebbe essere corredata da frasi e da modi di dire. Ogni variante
dovrebbe avere il contrassegno convenzionale che faccia riferimento alla località.
Dovrebbe uscirne un dizionario veramente romagnolo, cioè di
tutta la regione. All’uopo ho pensato a formare una specie di Comitato che
comprenda gli uomini più rappresentativi nelle singole città.
Ecco l’elenco:
- Gino Cerè – Imola
- Proff.ssa Zanetti – Castelbolognese
- Prof. Pietro Zama – Faenza
- Pietro Zangheri – Forlì
- Antonio Mambelli – Forlì
- Prof. G. Menghi – Savignano
- Prof. Alfredo Sancisi – Rimini
- Dott. Giuseppe Pecci – Verucchio
- Ermenegildo Lotti – Rocca S. Casciano
- Avv. Paolo Poletti – Ravenna
Lugo??
A ognuno è inviato il presente invito unitamente alla preghiera di dare
l’adesione e di suggerire altri nomi di cooperatori sia nella città ove risiede il
designato sia altrove.
Caro Pedrelli veda se si sente di sobbarcarsi a tale fatica per la città di
Cesena.
Sarà opportuno redigere delle schede e fare, a periodi determinati, delle
riunioni.
Per la pubblicazione vedremo se convenga rivolgersi ad un editore o
interessare le provincie di Ravenna e di Forlì e i comuni per un contributo.
Si potrebbe, in tal caso, creare un’amministrazione autonoma e bandire
degli abbonamenti facendo uscire il vocabolario a dispense.
Attendo anche per questo il Suo parere.
Cordialissimi dal Suo
(Sen. Aldo Spallicci)
Cesena, 1 Gennaio 1953
Caro Senatore,
scrivo a Lei la prima lettera dell’anno nuovo.
L’iniziativa di un “Vocabolario romagnolo” che si potrebbe e dovrebbe
fare, mi interessa molto. Le dirò anzi che tre anni fa mi ero avviato anch’io per la
stessa strada e mi ero fatto già qualche migliaio di schede (che ho ancora),
comprensive di proverbi, modi di dire, frasi, per il dialetto cesenate: con la mira
però di fondere, quando che fosse, il mio lavoro con quello degli altri che avrebbero
dovuto fare lo stesso per le altre zone romagnole.
Tralasciai ad un certo momento (ma non con l’intenzione) perché,
cambiando ufficio (dalla Sepral al Comune) mi era venuto a mancare il tempo
necessario per questa attività, piuttosto impegnativa. Strada facendo, poi, mi ero
venuto prospettando le molteplici difficoltà che l’impresa completa (individuale e
collettiva) avrebbe comportato. A parte le difficoltà di ordine pratico (finanziamento
della stampa, collaboratori capaci, disinteressati e di buona lena, mezzo di trasporto
per esplorare linguisticamente l’intero territorio comunale), mi preoccupava la
necessità della guida e coordinamento del lavoro da parte di un tecnico (un
glottologo e vocabolarista): e ciò per non costruire (scientificamente parlando) sulla
sabbia. La stessa preoccupazione avrei ora riprendendo il lavoro.
Quando crederà di fare una prima riunione, sarò lieto di esserci, e di
chiarire meglio il mio pensiero sull’argomento.
Di nominativi da proporre in aggiunta ai suoi avrei quelli del Prof.
Virgilio Pini, via Cesare Hercolani, 2, Forlì, e quello del Prof. Angelo Fabi, viale
Principe Amedeo n. 2, Rimini.
La saluto frattanto cordialmente, bene augurando per il 1953 a Lei e ai
Suoi.
[C.P.]
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
L’ALTO COMMISSARIO AGGIUNTO
PER L’IGIENE E LA SANITÀ PUBBLICA
Roma 25 giugno 1953
V:Z
Dott. Cino Pedrelli
Via Pola 5
Cesena
Ho vivamente gradite le felicitazioni che Lei mi ha espresso per la mia
rielezione a Senatore: e La ringrazio con fervida cordialità.
Affettuosamente Suo
(Sen. Aldo Spallicci)
La avviserò per la prima riunione dei vocabolaristi.
SENATO DELLA REPUBBLICA
Roma 19.8.53
Caro Pedrelli
Carloni mi diceva ier l’altro a Forlì di avermi consegnato una sua lirica
che doveva comparire sulla Piê ma io, scusi sa, ma non me la trovo più. Le dispiace
ricopiarla e mandarmela di nuovo?
Non stia assente al Trebbo di Tredozio (sopra Modigliana) per il giorno
30 p.v.
Il direttore della Martinella mi chiede dei componimenti poetici dei
quattro migliori poeti di Romagna. Mi mandi lei edito o inedito che sia, un suo
lavoro, colla relativa traduzione. Ho scritto a Neri a Vignola e scriverò ai due Guerra
(Enzo è sempre a Viareggio?).
Cordialissimi
dal Suo
Spallicci
SENATO DELLA REPUBBLICA
Cervia 13 nov. 1953
Caro Pedrelli
ci siamo trovati oggi col prof. Foschi ed abbiamo pensato di
accelerare un po’ i tempi per il lavoro del nostro dizionario.
Se troverà un poco di tempo a sua disposizione le saremmo molto
grati se ci mettesse giù il verbale dell’ultima adunanza a Savignano.
Anche perché io ne dovrò far battere a macchina una quarantina
di copie.
Molti cordiali ringraziamenti e saluti.
Suo
Aldo Spallicci
[Cesena]
13 ottobre [1953]
Sen. Prof. Aldo Spallici
Milano Marittima (Cervia)
Caro Senatore,
Le mando una poesia mia , e una di Antonio Guerra, per la
“Martinella”; rinnovandole un grazie per il cortese e memore interessamento.
Non ho ancora trovato un po’ di tempo per sviluppare il verbale della Iª
riunione dei vocabolaristi. Conto di farlo in questi giorni, nei quali ho un po’ più di
respiro.
La saluto cordialmente
Suo (Cino Pedrelli)
SENATO DELLA REPUBBLICA
Roma, 11 dic. 1955?
Caro Dott. Pedrelli,
con riferimento all’appunto rimessomi riguardante la
richiesta di trasferimento del Sig. GIUSEPPE PERITORE, Le rimetto, acclusa, la
risposta inviatami dal Sottosegretario alle Finanze nella quale mi viene assicurato
che la richiesta del suddetto verrà esaminata con ogni possibile attenzione.
Riservandomi di darLe ulteriori notizie al riguardo,
cordialmente La saluto.
(Sen. Prof. Aldo Spallicci)
1 all.
Dott. CINO PEDRELLI
Via Pola 5
CESENA
Cesena, 7 maggio 1956
Sen. Prof. Aldo SPALLICCI
Senato della Repubblica
ROMA
Caro Senatore,
ho avuto, e Le mando, qualche fotografia della Maestra Ester
Comandini, presa negli ultimi anni. Nessuna è molto bella, ma non si è trovato di
meglio. Io preferirei la posa e scarterei le istantanee, che in un cliché non credo
possano riuscire molto chiare. Ma vedrà Lei.
Il personale di Lizzano, da cui le ho avute, gradirebbe ricevere poi di
ritorno almeno quelle non prescelte per la riproduzione.
La saluto cordialmente
Suo
SOCIETÀ DI STUDI ROMAGNOLI
Cesena, 23 sett. 1956
Via Pola 5
Caro Senatore,
Le sarei grato se volesse far mandare alla Direzione del Preventorio di Lizzano
(Cesena) una copia del numero della “Piê” in cui è comparsa la notizia della morte
della Maestra Ester Comandini (da me stesa a suo tempo per Suo incarico). È il
numero 5-6, di maggio-giugno. Nel contempo, mi permetto di ricordarLe che la
stessa Direzione attende in restituzione le tre fotografie che le furono da me inviate
allora per la scelta di quella da riprodurre. Il Preventorio infatti non ne possiede altra
copia.
Un’altra preghiera devo farLe: nell’ultimo n. della Piê ho trovato uno
stelloncino riguardante Renato Serra, e più precisamente una recensione di E. F.
(Enrico Falqui) al volume di Michele Abbate, Prodromi di una crisi ecc. Mi sono
procurato il volume, e volevo procurarmi il n. del quotidiano, perché il n. del 20
giugno de “Il Tempo” di Roma contiene sì uno scritto di E. Falqui ma non quello.
Penso che la data sulla Piê sia sbagliata: Le chiederei di farmi avere quella esatta, se
non Le è di troppo incomodo il riscontro.
Avrà saputo della crisi che ha colpito la nostra Amministrazione Comunale a
un mese dalla sua costituzione: crisi che appare non sufficientemente giustificata
agli occhi di molti (se non di tutti), e che può solo danneggiare la democrazia e il
P.R.I. in sede locale. Si ha l’impressione di un annebbiamento nelle idee dei
dirigenti di qui…
Scusi il disturbo molteplice, e gradisca un saluto affettuoso.
Suo [c.p.]
da Pisa
Aldo Spallicci
7.X.56
(Cartolina illustrata: Pisa – Il Prato dei miracoli)
CONSEIL DE L’EUROPE
ASSEMBLÉE CONSULTATIVE
STRASBOURG
17.X.56
Caro Pedrelli,
le manderò ben volentieri altre pellicole (se mai le rintraccerò)
dell’esumazione di R. Serra. Grazie intanto dell’ingrandimento. Io ho un album
dove ho raccolto tutte le fotografie di quel Museo di guerra e ivi sono le piccole
positive di tutte le fasi dell’esumazione.
Lei mi chiede cosa siano quelle macchie bianche sul telo da tenda
che ricopre la salma. Macchie di calce che unitamente a secchi di creolina dovemmo
rovesciare su quei miseri resti, credo per rassicurare il Comando del Reggimento
che erano state prese tutte le precauzioni per evitare possibili (ma veramente
impossibili) contagi.
Chi sono i due soldati accanto a Ferruccio? Uno, quello curvo sulla salma, era un
mio portaferiti un toscano di cui non rammento il nome. L’altro un cesenate che mi
rammarico molto di non ricordare come si chiami. Le auguro di avere
l’assegnazione a Casola Valsenio, di tutto cuore. Per lei e per noi.
Con Marino Moretti, ier l’altro a Milano abbiamo a lungo parlato
di lei e della poesia sua.
Molti affettuosi saluti a lei e a sua moglie dal suo
Aldo Spallicci
Cesena, 27 nov. 1956
Via Pola 5
Caro Senatore,
vorrei unirmi, se pure con ritardo, alle felicitazioni, all’augurio e al
ringraziamento che Le hanno espresso recentemente i romagnoli di Bologna.
Soprattutto al ringraziamento: per tutto quello che lei ha fatto e fa per il patrimonio
morale della nostra Romagna; per la serenità che i suoi versi ci hanno donato e ci
donano, per l’amore alle cose che hanno saputo comunicarci: più importante ancora,
io credo, che l’amore alle immagini e alle parole; perché allora veramente si chiude
il “circuito”.
Le scrissi di Peritore. L’interessato mi ricorda ora che della Sua pratica
ebbe ad occuparsi, tempo fa, il Dott. Gilberto Bernabei, segretario personale
dell’On. Andreotti, Ministro delle Finanze. Da lui, forse meglio che da altri,
potremmo sapere se vi sono novità.
Alla prima occasione che avrò di vederLa a Cesena, Le mostrerò un
altro cimelio che si afferma serriano. Si tratta della corda colla quale il portaferiti
Valzania di Pievesestina avrebbe ricuperata, tra le linee, la sua salma, qualche giorno
dopo la morte. (Ho citato a memoria, ma ritroverò l’appunto). Desidererei da Lei
avere conferma se effettivamente corde di quel tipo erano in dotazione ai portaferiti
nella vecchia guerra.
A proposito della fotografia da Lei inviatami recentemente: ho chiesto a
Ferruccio se riconosceva i due soldati presenti con lui accanto alla salma: non ne
conosce i nomi. Erano, dice, due soldati della Sanità venuti con Lei alla pietosa
bisogna. Lei ricorda la data anche approssimativa, alla quale ebbe luogo la
traslazione della salma da una cassa all’altra?
Ho avuto, direttamente da Enrico Falqui, le precisazioni che mi
premevano sullo stelloncino comparso sul “Tempo” di Roma a sua sigla, riguardante
la morte di Serra. Ho così potuto procurarmi il numero del giornale. La data era
esatta, ma si trattava di un’edizione anziché di un’altra.
Non ho ancora saputo nulla di ufficiale sul mio trasferimento alla sede
notarile di Casola Valsenio. Pare però che io sia stato il solo concorrente, che il
decreto di assegnazione sia già pronto, ma che il ministro Moro sia stato e sia
assente, per cui la firma ritarda.
È poi uscito il numero che il “Belli” doveva dedicare ai dialettali
romagnoli? Da Dell’Arco non ho saputo più nulla.
La saluto affettuosamente
Suo [C.P.]
Cesena, 22. dic. 1956
Via Pola 5
Caro Senatore,
così il mio ricongiungimento – di diritto e di fatto – alla Romagna e ai miei è
cosa ormai compiuta. Ricordandolo in futuro, vi troverò sempre accanto il Suo
nome: e questo me lo fa anche più caro.
Pare che il Ministro sia stato qualche mese senza firmare decreti di
trasferimento, e anche ora si sarebbe indotto a firmarne solo pochissimi fra quelli
che non possono dar luogo a contestazione. Io ero per fortuna il solo concorrente per
Casola Valsenio, ma senza il Suo interessamento avrei dovuto penare ancora chissà
quanto.
Adesso tocca a me. Mi avvio alla nuova professione non senza qualche
sospensione d’animo: da oltre un anno non sto bene e non riesco a rimettermi. La
mia resistenza al lavoro intellettuale è ridotta a un quinto, forse, del mio normale:
mentre ora più che mai avrei bisogno di larghe riserve. Dovrò proprio decidermi ad
andare a Bologna da qualche bravo clinico.
Ho provveduto ad inoltrare a Peritore la risposta del sottosegretario alle
Finanze. Anche di questo suo interessamento La ringrazio, a nome di Peritore e mio.
Domani La vedrò a Forlì, ma solo al pomeriggio: al mattino ho infatti una
riunione a Faenza.
Ancora cordialità e auguri cordiali a Lei e ai Suoi cari, per le prossime
festività e per il ’57.
Suo [C.P.]
Sen. Prof. Aldo Spallicci
Villa Giugni – Rotonda Don Minzoni
Milano Marittima (Cervia – Ra)
CINO PEDRELLI
Via Pola, 5
Cesena (Fo)
Cesena 20.1.1957
Caro Senatore,
da fonte che potrò precisarle a voce alla prima occasione, mi viene
detto che Africo Serra avrebbe voluto affidare a Lei l’incarico di curare la
pubblicazione di un epistolario amoroso di Renato, rimasto inedito e in sua mano
dal 1915; ma che Lei avrebbe declinato l’incarico.
Potrebbe dirmi se la notizia corrisponde al vero? La cosa mi interessa
perché penso di andar a trovare (anzi: a conoscere, praticamente) Africo, appena
possibile, e fra le altre cose serriane di cui vorrei parlargli c’è anche questa. Ma
vorrei farlo senza mettere il piede su qualche mina: so infatti che questo degli
epistolari amorosi ( ce n’è un altro, pure in mano di Africo, e tuttora inedito) è un
terreno quanto mai delicato… - Inoltre, non vorrei interferire in alcun modo con
iniziative che interessassero Lei.
Mi scusi ancora una volta, e gradisca un saluto affettuoso.
Suo
Cino Pedrelli
SENATO DELLA REPUBBLICA
Gennaio –Febbraio ?
1957
Le sarei grato se volesse trascrivere le lettere che A. Murri scrisse a Severino o
Severo Bianchini. Anzi, siccome Grilli mi annuncia da Livorno un articolo per la
“Piê” su Pascoli e Bianchini, mi piacerebbe potere pubblicare una fotografia del
medico romagnolo. Già pubblicammo in zincotipo una cartolina di P. in dialetto
romagnolo al suo medico. Grazie!
Sen. Aldo Spallicci
Milano Marittima
Cesena, 6.febb. 1957
Caro Senatore,
eccoLe dunque il ritratto di Severo Bianchini, riprodotto dal fascicolo
commemorativo. Non è gran che, come vede: ma non si è trovato di meglio.
Speriamo che un cliché si possa ricavare.
Il fascicolo si intitola COMMEMORAZIONE DI SEVERO BIANCHINI, e
uscì come Bollettino della Società “Medica Lucchese”, anno I, n. 1 (pubblicato il 2
novembre 1928), Lucca, Scuola Tipografica Artigianelli. La commemorazione fu
tenuta dal Dott. Alberto Vedrani, è bella e illustra una bellissima figura di medico.
Lo stesso fascicolo contiene i due pezzi di Murri che le avevo preannunciato.
Ma il primo è un brano di lettera, non una lettera intera. E il secondo è una dedica
evidentemente di fotografia.
Il brano di lettera è il seguente:
“Ho veduto che a Palermo ella riferì di due punture cerebrali fatte nella nostra
Clinica. Siccome sto stampando qualcosa rispetto al Neisser, vorrei infiltrarci anche
quelle. Ma ho bisogno che lei mi scriva per lungo e per largo come andarono le
cose, specialmente la tecnica, le indicazioni, gli esiti. Aspetto.
Riverisca la signora e mi abbia sempre per
suo aff.mo
A. Murri
Bologna 21.XI.07”
La dedica è del 1901, l’anno in cui S. Bianchini lasciò, dopo sei anni e mezzo,
la clinica medica di Bologna e Murri per andare primario all’Ospedale di Lucca.
Eccone il testo:
“Al suo (?) carissimo, più che collega, amico, da cui mi separo con dolore,
della cui cooperazione mi son tanto giovato, a cui auguro un compenso materiale
non troppo inadeguato al suo raro valore, non troppo inferiore all’intima
compiacenza ch’egli deve sentire di se stesso.
Augusto Murri
20 settembre 1901 in Bologna”
Forse la lettera intera di cui al primo punto si può ancora rintracciare presso la
figlia adottiva che credo risieda a Bologna. Ne chiederò domani l’indirizzo alla
signorina Adelaide, sorella di Severo.
Intanto La saluto affettuosamente.
Suo [C.P.]
Sen. Spallicci M.M.
CINO PEDRELLI
Via Pola 5
CESENA (FO)
Cesena 8.2.57
Caro Senatore,
il prof. Bianchini lasciò moglie e figlia adottiva. La moglie è morta; la figlia
adottiva andò sposa a un Dott. Davini di Lucca, ma ora si è stabilita all’estero col
marito e non è più in contatto con la zia Adelaide, che quindi ne ignora l’indirizzo.
Perciò non ho la possibilità di farle prendere contatto con chi, presumibilmente, ha
conservato la lettera intera di Murri. O le lettere, perché potevano essercene altre.
La sig.na Bianchini gradirebbe avere una copia della Piê in cui uscirà
l’articolo di Grilli che parla di suo fratello. Può fargliela avere? L’indirizzo è: m.a
Adelaide Bianchini, v. Leonida Montanari 1.
La saluto caramente. Suo
[C.P.]
Cesena, 9 febb. 1957
Caro Senatore,
La ringrazio della cortese comunicazione che ha voluto inoltrarmi, e che
riguarda il trasferimento di Peritore. Proprio in questi giorni l’interessato mi ha
scritto per informare che la sede di Rimini è già vacante, e che dovrebbe essere
assegnata entro il mese corrente. Crede di non essere il solo ad aspirarvi, e pertanto
mi prega di farLe note queste novità perché Lei sia al corrente e possa meglio
seguire gli sviluppi della cosa.
Lo stesso Peritore ha curato recentemente un fascicolo della rivista
“GALLERIA”, che si pubblica a Palermo, dedicato al poeta siciliano ALESSIO DI
GIOVANNI. Mi informa che ne farà spedire copia anche a Lei.
La saluto caramente, con rinnovati ringraziamenti.
Suo [C.P.]
Aldo Spallicci – M.M.
Cesena, 17 febb. 1957
Caro Senatore,
la signorina Bianchini, sorella di Severo, ha ritrovato un altro ritratto di suo fratello,
pubblicato in una cartolina in occasione di onoranze resegli nella nativa Longiano.
Deve trattarsi della fotografia stessa da cui fu tratta l’altra che compare
nell’opuscolo commemorativo, di cui le ho inviato copia. Ma forse da questa si
potrà ricavare una riproduzione più nitida. Se siamo ancora in tempo.
Vorrà poi ritornarmi la cartolina per la restituzione alla proprietaria.
L’interrogativo da me inserito nella dedica murriana che Le mandai voleva soltanto
sottolineare il passaggio dal discorso in terza persona al discorso in prima.
Venuta a meno la possibilità di avere l’indirizzo della figlia adottiva di Severo
Bianchini, si potrebbe tentare di avere il testo completo della lettera di Murri
scrivendo alla Società Medica Lucchese, che pubblicò l’opuscolo commemorativo
di cui Le ho già fornito gli estremi, oppure, attraverso di essa, al dott. Alberto
Vedrani, se ancora vivo, che tenne la commemorazione.
La ringrazio delle precisazioni che ha voluto darmi circa quelle lettere
d’amore di Renato Serra. Mi aveva fatto il Suo nome, come della persona a cui si
era rivolto Nino Serra perché ne curasse la pubblicazione, la stessa destinataria, che
ho voluto conoscere recentemente a Bologna, avendone l’indirizzo attraverso Sergio
Zavoli fin da quando venne trasmesso quel documentario radiofonico dedicato a
Serra ed al quale anche Lei collaborò. Già allora sapevo della esistenza del carteggio
e delle difficoltà nate fra Nino e la signora per la pubblicazione.
Non Le nascondo (ma Le raccomando ogni discrezione sulla notizia) che la
destinataria di quelle lettere è indignatissima nei confronti di Nino, che dal 1915 né
le restituisce gli originali ripetutamente chiesti né realizza la pubblicazione, mentre
essa avrebbe voluto e tutt’ora vorrebbe entrambe le cose.
Grazie anche di quanto mi dice del Belli. Sarà possibile procurarsi a
pagamento alcune copie del numero dedicato ai poeti romagnoli?
Se sono ancora in tempo, vorrei rettificare un punto che riguarda Peritore. La
sede di Rimini non è vacante ancora, ma lo sarà fra breve. Credo che il nuovo
titolare verrà nominato a brevissima distanza dal trasferimento dell’attuale.
A quale trebbo sarà presente Marino Moretti? Spero non sia quello di oggi a
Rimini, al quale non avrei potuto essere presente in nessun caso.
La saluto affettuosamente. Anche mia moglie desidera salutarLa.
Suo [C.P.]
SENATO DELLA REPUBBLICA
Roma 26 Febbraio 1957
Caro Pedrelli
grazie del nuovo ritratto di Severo Bianchini, ma ormai abbiamo
stampato già l’altro.
Il “Belli” gli e lo farò avere io appena uscito.
A Serra riparlerò della cosa appena avrò sistemato la sua posizione di pensionato
dell’INAIL. Intercedo in suo favore presso il Presidente On. Morelli.
Naturalmente non farò cenno di quanto lei mi ha confidato a proposito della signora
“che protesta”.
Moretti spero di poterlo trainare al Trebbo di Montefiore Conca che faremo al 14 di
Aprile. Gli e lo confermerò.
Le unisco un indirizzo di un fotografo cesenate che, una quindicina di giorni fa, ha
fatto una fotografia di un “rastello” degli sposi, come si usa ancora in certe nostre
campagne o montagne. L’ha scattata verso Monte Codruzzo. Se ha un minuto di
tempo, vuole avere la cortesia di chiedergli se ne ha disponibile una copia che vorrei
riprodurre ne “La Piê” (sempre che sia ben riuscita).
Il fotografo era accompagnato in quel giorno da un autista di Cervia (tale Manzelli).
Grazie molte. Mi dirà cosa sarà la spesa della fotografia.
Con molti cordiali saluti suo
Aldo Spallicci
[P.S.] Le rispedirò poi la cartolina e l’altro ritratto di Bianchini. Mi informerò a
Lucca per Vedrani.
Peritore mi ha inviato un bel numero di “Galleria” dedicato a G.D’Alessio. Gli ho
risposto a Fidenza senza mettere “Ufficio Imposte Dirette”. L’avrà ricevuta?
Cesena, 18 marzo 1957
Caro Senatore,
grazie della nuova comunicazione relativa a Peritore ed al suo possibile
trasferimento. Ho già provveduto a inoltrarla all’interessato.
Ho avuto occasione di incontrare di nuovo la signora destinataria di quelle
lettere d’amore serriane. Ho potuto così tranquillizzarla un po’ circa gli originali
delle lettere, confermandole che Africo aveva effettivamente affidato a Lei l’incarico
di curarne la pubblicazione, e informandola essere Suo intendimento di riprendere
l’argomento con Serra appena possibile. Bisognerebbe però che la cosa non si
protraesse più troppo tempo, tenuto conto anche del fatto che la signora ha ormai
(detto qui tra noi) 76 anni. È bensì vero che appare tutt’ora piena di vita e di salute,
ma è sempre una età rispettabile. Quindi, se desidera come desidera, rileggersi, in
questo suo tramonto, ciò che Renato le scriveva 50 anni fa, non si può
contendergliene il diritto… questo Le dico perché Lei veda, per parte Sua, di
accelerare le decisioni di Africo al riguardo, in quanto possibile.
Sento d’altra parte da Alfredo Grilli che Africo e Le Monnier sono ora in
cattivi rapporti, per cui, se in un primo tempo la pubblicazione dell’epistolario
d’amore di Renato doveva aver luogo presso Le Monnier, ora la cosa si presenterà
meno semplice. Nell’eventualità, tenga presente che la pubblicazione potrebbe aver
luogo anche presso la nostra Società di Studi Romagnoli – sempreché Africo e Lei
lo reputassero opportuno.
Mi permetto ricordarLe di far mandare una copia de “La Piê” con l’articolo di
Grilli Minuzie pascoliane alla sorella del prof. Severo Bianchini, Sig.na M.a
ADELAIDE BIANCHINI, Cesena, Via Leonida Montanari 13.
La saluto caramente.
Suo
On. Sen. Prof. Aldo Spallicci
Milano Marittima
SENATO DELLA REPUBBLICA
Cervia 6 Marzo 1957
Caro Pedrelli
il fotografo, gentilissimo, è venuto a portare fino a casa
mia le fotografie che desideravo. Peccato che abbia fatto un gruppo statico come in
un gabinetto di posa.
La fotografia del prof. Severo Bianchini (vedrà su “La Piê”) è venuta
discretamente. La sua (che le rimando) mi è arrivata quando la rivista era già in
macchina.
Ho trovato ora il recapito del Dr. Peritore a Fidenza (Piazza Garibaldi 39).
Però dal momento che non mi è stata respinta la lettera si vede che l’avrà ricevuta lo
stesso.
Cordiali saluti dal suo
Aldo Spallicci
11.4.57
Caro Senatore,
ho avuto la pagina commemorativa di G. Maraldi stilata dal figlio. Non mi
sembra facile metterci le mani: penserei di limitarmi a qualche integrazione, poi
firmando con uno pseudonimo fittizio.
Eccole ora i dati biografici che Ella mi chiede per il “Belli”. Sono nato
a Cesena il 4 gennaio 1913. Ho compiuto gli studi universitari a Pavia, alunno del
Collegio Ghislieri; ed ivi mi sono laureato in giurisprudenza il 29 novembre 1939,
dopo essere stato 5 anni fuori corso. Ho collaborato al “Trebbo” di Natalino
Graziani, collaboro alla “Piê” e agli “Studi Romagnoli” con poesie dialettali,
recensioni e pagine di critica letteraria. Ho in corso vari lavori intesi a illustrare
particolari aspetti dell’opera e della personalità di Renato Serra. Ho collaborato alla
pubblicazione delle voluminose memorie dello statista cesenate Gaspare Finali
(1955).
Non ho bisogno di dirLe che può scartare liberamente le notizie che non
rientrano nello schema di questo genere di presentazioni.
Domenica 14 il Comitato Carducciano locale avrebbe gradito molto la
Sua presenza a Cesena, Lizzano e Polenta, con l’occasione del congresso
carducciano di Bologna che si chiuderà qui. Ma col trebbo di Montefiore Conca,
penso che non Le riuscirà possibile. Le unisco comunque un invito – programma,
relativo alla mattinata, a Lizzano e Polenta si andrà nel pomeriggio.
Non so se riuscirò a sganciarmi dalla manifestazione per venire a
Montefiore (è per me l’ennesima interferenza fra trebbi e altre cose). Verrei
volentieri, anche perché vorrei riprendere con Lei l’argomento dell’epistolario
amoroso di Renato Serra.
La saluto cordialmente
Suo
Anch’io ho saputo del trasferimento di Peritore, e anch’io Le sono grato di
aver condotto la cosa a maturazione in così breve tempo.
SENATO DELLA REPUBBLICA
Roma 9 Aprile 1957
Caro Pedrelli
mi occorrono i dati biografici suoi per il numero imminente del
“Belli”. La data di nascita, della sua laurea, e le note della sua attività letteraria.
Oltre a “La Cumetta” ha nessun’altra pubblicazione lirica?
Se verrà a Montefiore me li consegnerà lassù.
Ma ne ho bisogno con grande urgenza.
Peritore mi scrive che è stato destinato a Imola e dimostra di
esserne contento.
Cordialissimi dal suo Spallicci
Giorni sono le ho mandato degli appunti su Fafìn d’Arvarsèn. Li ha avuti?
Dal Trebbo di Montefiore
14.4.57
Aldo Spallicci
(cartolina illustrata: Montefiore Conca – Santuario di Bonora - interno)
SENATO DELLA REPUBBLICA
Roma 23 Maggio 1957
Caro Pedrelli
ha avuto il fascicoletto del “Belli” da Dell’Arco? Se non l’ha
ricevuto gli e lo spedisco io.
Per il prossimo numero della “Piê” mi rabberci il necrologio per Fafìn
d’Arvarsèn. Il figliolo insiste per la pubblicazione. Metteremo magari un
pseudonimo.
Il giorno 9 giugno faremo un Trebbo insolito: a San Sepolcro e ad
Arezzo “sulla scia di Piero della Francesca”. L’avremo dei nostri?
Mi mandi in assegno quel volume recente edito dalla Soc. Studi
Romagnoli.
Affettuosi saluti dal suo
(Aldo Spallicci)
1) Ci vorrebbe una fotografia discreta.
SENATO DELLA REPUBBLICA
Cervia 26 Maggio 1957
Caro Pedrelli
Peritore deve avere fatto uno studio su Dino Campana (credo
sugli Studi Romagnoli o mi sbaglio?). Perché non lo prega di farcene uno sulla
“Piê”? Invece di uno studio basterebbe un articolo. Se poi lo avesse pubblicato in un
volume degli S.R. lo si potrebbe ripubblicare sulla “Voce Repubblicana”.
Ho qui con me il Prof. Contini che è stato suo compagno di scuola a Pavia. Lo
saluta cordialmente. Ha letto la sua poesia “agunìa” e l’ha trovata bellissima. Ha
ricevuto il “Belli”?
Molti affettuosi saluti
Spallicci
SENATO DELLA REPUBBLICA
Roma 31 Maggio 1957
Caro Pedrelli
ebbi l’invito per la sua conferenza serriana ma stavo per ripartire per
qui e me ne spiacque molto. Mi faccia sapere qualcosa per il Notiziario della “Piê”.
Verrà a San Sepolcro e ad Arezzo per domenica prossima 9
giugno? Vorrei sperarlo.
Suo cordialmente
(Aldo Spallicci)
SENATO DELLA REPUBBLICA
Cervia 15 Giugno 1957
Caro Pedrelli
l’articoletto-necrologio su Maraldi mi farebbe un piacere se me lo
mandasse in tipografia a Forlì. Aggiunga o tolga quello che più le aggrada. Poi mi
mandi due righe della sua conferenza serriana per il Notiziario.
Cordialissimi
A. Spallicci
Cesena, 28 giugno 1957
Caro Senatore,
mi ha risposto Peritore per quanto riguarda Dino Campana. Le trascrivo il
brano:
“Mi fa piacere che il Sen. Spallicci si sia ricordato del mio vecchio articolo su
Campana. Non mi so decidere a rifarlo per adattarlo ad un quotidiano, perché ora
sono occupato con un saggio su Borgese per l’editore Marzorati ecc. È appunto
passato il 25° della morte di Campana (1° marzo 1932) e perciò l’articolo verrebbe
in ritardo. Forse si potrebbe riprodurre il saggio degli “Studi Romagnoli” nella
“Piê”. Ma non abbandono del tutto l’idea dell’articolo su “Voce Repubblicana”
purché mi si dia tempo: tanto, il 1° marzo è già passato”.
Io mi permetterei di suggerire per intanto di riprodurre sulla “Piê” le Premesse
per un saggio su Dino Campana che Peritore pubblicò in “Studi Romagnoli” I
(1950), pp. 281-89. E in un secondo tempo l’articolo che lo stesso P. preannuncia
per la “Voce Rep”.
Nella stessa lettera Peritore mi dice: “Quest’estate spero di fare con lei una
visita a Spallicci a Cervia”. Io sarei ben contento di accompagnarlo. Penso che più
facilmente Peritore potrebbe venire in un giorno festivo, di pomeriggio. Può Lei
stesso dirmi quando sarebbe comodo di riceverci? Tenga presente, nel caso, di
comunicarmelo con qualche anticipo, cosicché io possa avvertirlo in tempo e darLe
conferma.
Vorrei che Peritore vedesse il numero del “Belli” dedicato ai romagnoli. Lei
potrebbe mandarne copia anche a lui? L’attuale indirizzo è: G. A. PERITORE – Via
Baroncini 6/II – Imola.
Ho mandato, per posta aerea, a Valentini nel Messico, le bozze della sua
commemorazione pascoliana. Gli ho anche raccomandato di ritornarLe al più presto
con lo stesso mezzo. Le attenderemo fino al momento di andare in macchina col
volume.
La saluto caramente
Suo
[C.P.]
Forlì, 28 giugno 1957
Il Sen. Spallicci sin da lunedì scorso ci ha comunicato che Lei ci aveva
spedito in espresso un manoscritto su Maraldi.
A tutt’oggi esso non ci è ancora pervenuto.
Poiché abbiamo bisogno di impaginare esso ci necessita con la massima cortese
sollecitudine. Saremmo a pregarLa vivamente quindi di farcelo pervenire quanto
prima.
Gradisca cordiali saluti.
SOC. TIP. FORLIVESE
(cartolina postale)
SENATO DELLA REPUBBLICA
Roma 6 luglio 1957
Caro Pedrelli
le trascrivo la lettera che ricevo ora dal ministero della P.I.
“On. Senatore,
mi è gradito comunicarle che al Prof. PIERO ZAMA, dir della
Bibl. Com. di Faenza, il Presidente della Repubblica ha conferito, con deliberazione
in data 2 Giugno u.s. il Diploma di medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della
Cultura e dell’Arte.
fir. Guido Arcamone”
È un giusto riconoscimento delle tante benemerenze del nostro caro Zama.
Molti cordiali saluti
dal suo
A. Spallicci
SENATO DELLA REPUBBLICA
Roma 10 luglio 1957
Caro Pedrelli
ho mandato a Peritore “il Belli” a Imola. Vedrò molto volentieri
tanto lei quanto lui a Cervia. Le scriverò quale domenica sarò a casa. Qui si
minaccia di arrivare sino a fine mese!
L’articolo di Peritore, già comparso negli “Studi Romagnoli”, non posso
ripubblicarlo su “La Piê”. Molti dei lettori miei sono pure degli “Studi”.
Per la “Voce Repubblicana” sarebbe andato bene, ma l’autore osserva
che per un quotidiano si dovrebbe modificarlo; e allora non so cosa dire.
Ha fatto bene a fare fretta a Valentini perché è un po’ tiratardi come si dice a Milano.
Molti cordiali saluti dal suo
A. Spallicci
SENATO DELLA REPUBBLICA
Cervia 7 Agosto 1957
Caro Pedrelli
il profilo di Maraldi lei me lo fece avere qui a Cervia tempo addietro ed
io lo portai a Forlì in tipografia dove ora non lo rintracciano più. Ne
sono desolato. Vorrebbe lei avere la compiacenza di
riscrivermelo? Mi
scusi e non mi mandi al diavolo!
Cordiali saluti e ringraziamenti dal suo
Aldo Spallicci
13 ottobre 1957
Caro Senatore,
aveva ragione Lei: non so come, ecco che arrivo con un mese di ritardo a
mandarLe la poesia che lessi a Riolo. Applico anche a me la bellissima parola che
dicono a Milano e che Lei ha adoperato per Valentini: un “tiratardi”.
Ancora grazie del riconoscimento che ha voluto attribuirmi – con Moretti e
Sancisi – per le poesie che non dico ai trebbi. Non dico e non scrivo, da troppo
tempo ormai. Né so se questo dipenda solo dalle troppe faccende in cui sono
affaccendato, e dalla salute da qualche anno incerta; o anche, e più, dalla vena che si
è seccata: perché potrebbe essere anche quest’ ultima cosa.
Mi permetto di ricordarLe la visita che dovevamo farLe a Milano Marittima,
una qualche domenica che Ella fosse comodo, con Peritore.
Niente di nuovo sul fronte “lettere d’amore di Renato Serra”? Vorrei poter
dare qualche novella lieta, in proposito, alla destinataria che Lei sa. La rivedrò a
Bologna alla fine di novembre; ed anche nel frattempo avrò occasione di scriverLe.
Sto macchinando di diventare mezzo cervese…Vedrò se ci riesco, e la terrò
informata.
Intanto La saluto cordialmente. Saluti per me la signora e Sua figlia.
Suo [C.P.]
Illustre Senatore
Prof. Aldo Spallicci
Villa “Buscarola” – Rotonda Don Minzoni
M.M.
CONSEIL DE L’EUROPE
ASSEMBLÉE CONSULTATIVE
STRASBOURG 23 OTTOBRE 1957
Caro Pedrelli
a Rimini qualcuno mi ha riferito di una indisposizione di sua
moglie; voglio sperare che ormai sia superata e che la tranquillità regni di nuovo
nella sua casa.
Le unisco la “motivazione” della Raganella. Le è stato recapitato il
diploma?
Molti affettuosi auguri dal suo
Aldo Spallicci
COMITATO DE “LA FAMIGLIA ROMAGNOLA” A ROMA
IL PRESIDENTE
Sen. Aldo Spallicci
Palazzo Madama
A CINO PEDRELLI che alla poesia in volgare di Romagna ha conferito una
sua grazia particolare dalla raccolta “La Cumetta” alle ultime liriche comparsesu
“La Piê” ove una sua ingenua freschezza si accoppia ad una commossa vivacità
degli affetti familiari ed ove affiora anche una garbata urbanitas satirica, si
conferisce la
RAGANELLA D’ARGENTO
per la poesia vernacola dell’anno 1957.
Riolo Terme
15 settembre 1957
dal Trebbo de “La Piê”
*Lettera firmata da: Alfredo Sancisi
Aldo Spallicci
Marino Moretti
SENATO DELLA REPUBBLICA
Roma 10. XII 57
Caro Pedrelli
da Città del Messico Valentini mi chiede reiteratamente notizie sul
volume pascoliano e sul suo estratto.
Cosa posso rispondergli? Quando sarà pronto Lega?
Nino Serra mi scrive che le lettere d’amore di Renato sono conservate
in una cassa e non ne usciranno, dice, perché così ha disposto lui.
Ha cambiato idea, come vede.
Cordialissimi dal suo
Spallicci
SENATO DELLA REPUBBLICA
Roma 12 Marzo 1958
Caro Pedrelli
m’ero rivolto a Zama per avere notizie sul volume pascoliano, ma Zama mi
scrive d’essere dimissionario dalla presidenza della Società degli Studi Romagnoli.
Ne sa qualcosa lei?
Se ha occasione di passare da Cervia faccia una scappata alla “Buscarola”. Io
ci sono il sabato e talvolta (quando non sono costretto ad andare in giro a
concionare) anche la domenica.
Con affettuosi saluti
suo
Aldo Spallicci
Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini
“G. Garibaldi”
Pancrazio –
IL PRESIDENTE
Cervia 21 Luglio 1958
Caro Pedrelli
Roma
Arco della Porta S.
da qualche tempo non abbiamo occasione di incontrarci e quindi
affido alla carta quanto avrei avuto in animo di dirle a voce. Che ne è della Società
degli Studi Romagnoli? Ha superato la crisi provocata dalle dimissioni di Zama?
Domenica p.v. 27 faremo il nostro Trebbo a Marina Romea, alla
sinistra di Porto Corsini, avremo la fortuna di vederla?
Cordialissimi dal suo
Aldo Spallicci
SAVIGNANO SUL RUBICONE
Cervia 19 Settembre 1958
Caro Pedrelli
verrà domenica a Savignano alla commemorazione di Gaetano
Ballardini che terrà Zama? O è impegnato a Meldola per il centenario orsiniano?
Mi mandi uno stelloncino (o un articolo se lei crederà meglio) sulla
mostra alla Malatestiana.
Grazie e cordiali saluti. Alle sorgenti della Sorgara (sopra Castrocaro)
faremo l’ultimo Trebbo della stagione. Possiamo avere la speranza di vederlo?
Suo aff.mo
Aldo Spallicci
LA PIÊ
RIVISTA DI ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia 7 Novembre 1958
Caro Pedrelli
da un gran pezzo non ho sue notizie. Eppure so che viene a Cervia per ragioni del
suo ufficio.
Desidererei pregarla di mandarci i suoi appunti sul vocabolarioromagnolo perché
nel ’59 vorremmo dar fuori l’A.
Poi un’informazione. Lei raccoglie ricordi e cimeli di Renato Serra e forse è in
grado di dirmi se il Nostro avesse in animo di fare uno studio su di un’opera di
Platone (Fedone o Timeo?) di cui una parte introduttiva avrebbe dovuto rinvenirsi
nello zainetto che aveva seco in trincea. Io ne sentii parlare dalla madre, ma non
ricordo se si trattasse dell’una o dell’altra opera di Platone. Certo le ricerche fatte
allora non dettero nessun buon risultato.
Siccome in questi giorni sentivo da un amico di Trento (il Prof.Beppino
Disertori) l’intenzione sua di accingersi ad uno studio sul Timeo, m’è venuto in
mente l’illustre suo predecessore.
Si faccia vivo se trova un momento libero dalle sue occupazioni.
Molti affettuosi saluti anche da parte dei miei
Aldo Spallicci
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia 14 Ottobre 1960
Caro Pedrelli
non la vedo più da molto tempo. Lei è in tutt’altre faccende
affaccendato e non lo si vede più ai nostri Trebbi. La professione la assorbe molto
forse.
Volevo chiederle qualche notizia sulle tradizioni cesenati, per esempio
feste religiose (Madonna del Monte) e altre, fiere, sopravvivenze di costumanze
nelle campagne (per es. “il 25 sett. quale ricorrenza dei contratti per i garzoni dei
mezzadri” la cosiddetta Madonna dei garzoni). Debbo preparare il materiale per
un’Enciclopedia del costume.
Grazie e cordiali saluti a lei e a tutta la sua famiglia
Spallicci
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia 17 luglio 1962
Caro Pedrelli
potrebbe lei in un pomeriggio della prossima settimana (o il 24 o
il 25 o il 26 p.v.) venire a Cervia per redigere un atto notarile per un Concorso
Letterario? Della Giuria saremmo Marino Moretti ed io, assieme all’Organizzatore
del Concorso Prof. Tabanelli, chirurgo primario a Chiari. La vedremmo molto
volentieri.
Moretti che era qui da me ora, si augura di averla fra noi.
Le sarei grato di una cortese sollecita risposta.
Con molti cordiali saluti
Spallicci
In caso lei fosse impossibilitato nel modo più assoluto, chi mi consiglierebbe?
Ma io spero che venga lei.
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia 1 Febbraio 1964
Caro Pedrelli
il prof. Fritz Schürr che possiede già il suo libro di poesie “La
cumetta”, sta raccogliendo un’antologia di versi romagnoli. Vorrebbe
fargli avere quel fascicolo di poesie di Bruchìn? Schürr sta a Konstanz, Jakobstrasse,
56.
Stanghellini mi informò delle difficoltà che erano insorte per il Trebbo
a Cesena, che avevamo in animo di tenere il 16 di questo mese. Lo faremo a Imola il
1° marzo.
Verrà lei? Vorrei sperarlo.
Molti cordiali saluti
Spallicci
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia, 9 Giugno 1965
Caro Pedrelli
ier l’altro a Caprera il V. Comandante della Maddalena, Caimmi
mi ha parlato di lei con vivissima simpatia. Gli ho promesso di inviarle un saluto.
Cordialmente suo
Spallicci
RUBICONIA ACCADEMIA DEI FILOPATRIDI
SAVIGNANO SUL RUBICONE
IL PRESIDENTE
Cervia, 5 settembre 1965
Caro Pedrelli
vorrebbe lei, nella serie delle conferenze dantesche indette dalla nostra
Accademia nelle varie città di Romagna, parlare di Cesena al tempo di Dante?
Gli e ne sarei molto grato.
La conferenza dovrebbe essere tenuta a Cesena in questo mese.
Non mi dica di no.
Molti cari saluti e auguri!
Suo
Spallicci
Aldo Spallicci e fam.
ringraziano commossi per la compartecipazione al loro grande dolore.
8.V.67
(Ravenna)
(Cervia)
(biglietto intestato)
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
ricambio cordialissimi gli auguri pasquali
Aldo Spallicci e fam.
Cervia 22.3.67
(cartolina postale)
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia, 6 Dicembre 1966
Caro Pedrelli
sto mettendo insieme una raccolta di proverbi romagnoli per l’editore
Aldo Martello di Milano.
Mi occorrerebbero delle stampe popolari come illustrazioni.
Che ve ne siano nella Biblioteca di Cesena? Da riprodurre in fotocopia.
L’editore rifonde tutte le spese e lei mi farebbe un grande regalo se me ne
rintracciasse qualcuna. Io le manderei subito la somma.
Mi farebbe un vero e grande regalo.
Molti cordiali saluti
suo
Aldo Spallicci
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 48015= 7 marzo 1968
Caro Pedrelli
molto mi spiacque non averla veduta al nostro Trebbo di domenica
scorsa, e più ancora di saperla ricoverata in clinica.
Spero e voglio augurarle di essere ritornato a casa ed in ottima
convalescenza.
Me lo confermi.
Cordialissimi saluti
suo
Aldo Spallicci
Cesena, 25.3.1968
Senatore Prof. ALDO SPALICCI
Villa “La Buscarola”
Rotonda don Minzoni
MILANO MARITTIMA (Cervia)
Caro Senatore,
La ringrazio della affettuosa lettera con cui ha voluto chiedermi notizie
della mia salute.
Mi dispiacque di mancare al Trebbo di Cesena. Ero a Ramiola per esami
all’apparato digerente e ghiandole connesse, che da un po’ di tempo mi danno
notevoli noie. Niente di grave a quel che sembra, ma qualche disfunzione da seguire.
Ieri sera, ospite di un circolo locale, ho riferito sulla Sua poesia. Le farò
avere, appena ribattuta, copia della mia chiacchierata.
Ora vorrei farLe una richiesta: se fosse disposto a fare, con un gruppo di
amici, una puntata al Podgora per identificare, con la maggiore esattezza possibile
oggi, due luoghi serriani: quello della morte, e quello della prima sepoltura. Fra
l’altro, manca, credo in entrambi i luoghi, un ricordo, che potrebbe essere collocato
a cura del Comune di Cesena.
Ma dovremmo andare quando la boscaglia che riveste oggi il Podgora è
priva di foglie. Quindi, o all’inizio della primavera, o in autunno. Verrebbe con noi
qualche reduce dell’11°, e Claudio Marabini. Pensiamo di invitare, anche,
naturalmente, l’avv. Ugolini, il Col. Manucci, e il Gen. Palotta.
La saluto con viva cordialità insieme alla signorina Anna.
Suo
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 28 Marzo 1968
Caro Pedrelli
mi spiace molto di non averla al Motta=Grill Bevano fra i
commensali.
Leggerò molto volentieri il suo dattiloscritto sulle cose mie.
Le auguro buona salute.
Per la corsa sul Podgora sarà dunque al prossimo autunno.
Verrò ben volentieri sperando di orizzontarmi nel volto del dopo guerra.
Le ricambio molto cordialmente i saluti unitamente alla mia Anna.
Suo
Aldo Spallicci
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Forlì Osp. Morgagni
4 Aprile 1969
Caro Pedrelli
desideravo sapere quando verrà pubblicato, il suo saggio sulla mia produzione
poetica nella collana degli Studi Romagnoli. Io sto per uscire da questo ospedale
dopo una ventina di giorni di degenza per una forte emorragia intestinale e ulcera
duodenale. Molti cari auguri pasquali
Suo Aldo Spallicci
(cartolina postale)
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 10 Aprile 1968
Caro Pedrelli
spero di saperla in ottime condizioni di salute e di attività.
Ho atteso sino ad oggi il testo della conferenza che mi aveva promesso ma
inutilmente. Non se ne dimentichi.
Molti cordiali auguri
Suo
Aldo Spallicci
La vedremo al Trebbo di Marradi al 21 di questo mese?
Cesena, 11.4.1968
Caro Senatore,
avrò – spero – domani le ultime cartelle dattiloscritte della mia conversazione
sulla Sua poesia.
Potrò quindi spedirLe il fascicolo, appena lo avrò riordinato e collazionato, fra
qualche giorno.
Intanto auguro a Lei e alla Signorina Anna la migliore festività
pasquale.
[C.P.]
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 13 Aprile 1968
Caro Pedrelli
grazie del magnifico saggio che mi sono letto come un ghiotto
boccone.
Troppe lodi che debbo alla sua bontà e alla sua cara amicizia.
Se lo pubblicherà mi farà avvisato.
E grazie anche per la tanto gradita visita. Auguri a lei e alla gentile Signora Sua.
Suo
Aldo Spallicci
Sovrattutto la ringrazio perché non mi ha dipinto come un “pascoliano”, un
volgare imitatore di Pascoli.
Cesena, 17.4.1968
Senatore
Prof. ALDO SPALLICCI
Via Vasari, 9
MILANO MARITTIMA – CERVIA
(Ravenna)
Caro Senatore,
sono contento che la mia chiacchierata non le sia dispiaciuta.
Ora vorrei che Lei mi tranquillizzasse circa l’interpretazione da me data a due
Suoi testi, per i quali non mi sento del tutto sicuro.
1) Rumagna marzulena: non sono del tutto certo se, nel paesaggio che Lei
traccia, il volto di Serenella sia presente fisicamente o solo come evocazione,
memoria;
2) stessa poesia: c’è di mezzo, o no, un rifiuto d’amore?
3) Cun la prema stela, ai versi “E’ passa e’ vent e e’ conta / tot quel ch’l’è stê a
scultê”. Io ho interpretato, come avrà visto: il vento riporta a noi le nostre parole,
quelle che ci dicemmo in passato. È esatto? O le cose che il vento ha ascoltato, e che
ora ci porta, sono da intendere in senso più lato, non legato cioè alla persona e alla
storia dei due innamorati?
Spero di poter venire a Marradi, e intanto rinnovo a Lei e alla Sua figliola il
saluto più cordiale, mio e di mia moglie.
[C.P.]
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 20 Aprile 1968
Caro Pedrelli
rispondo subito ai suoi interrogativi:
1) sì; presente fisicamente
2) c’è un rifiuto d’amore
3) “tot quel ch’ l’è stê a scultê” tutti i segreti che si son detti gli uomini.
Spero di vederla a Marradi domani.
Ricambio con affetto il saluto a lei e alla Signora Sua
Suo
Aldo Spallicci
Cesena, 24.5.1968
Senatore Prof. ALDO SPALLICCI
MILANO MARITTIMA (Cervia-Ravenna)
Caro Senatore,
come Sua figlia Anna Le avrà riferito, ripeterò in pubblico ad Alfonsine, la sera del
14 giugno prossimo, la mia chiacchierata sulla Sua poesia. La lettura avrà luogo nel
quadro del Convegno di studi romagnoli di quest’anno.
Penserei di animare la conferenza affidando a qualche dicitore dialettale
la lettura dei componimenti che ho riprodotto nel testo. E a tal fine, è venuto per me
al pettine il nodo della pronuncia esatta da dare ai Suoi versi. Devo quindi
chiederLe: il Suo dialetto, come pronuncia è quello di S. Maria Nuova? o quello di
Forlì? o quale altro?
E giacché siamo in argomento: anche i vocaboli sono sempre della
stessa zona? o qualche volta Lei raccoglie vocaboli di altre località romagnole?
(Nel vidlin, p. es., c’è un “burghê” che mi sembra più ravennate che –
grosso modo – forlivese).
Mi scusi ancora della “persecuzione”. (Non è poi detto che i dicitori io
riesca a trovarli.)
Care cose a Lei e a Sua figlia.
[C.P.]
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia=27 Maggio 1968
Caro Pedrelli
speravo di vederla al Trebbo di Coriano ieri. L’avevo veduta elencata
fra i recitatori di poesie. Ma forse lei è rimasto bloccato dalla corsa ciclistica.
Il mio dialetto è forlivese quasi del tutto, dico quasi, perché qualche
vocabolo ho raccolto qua e là in altre parti di Romagna.
Un buon dicitore di poesia potrebbe essere il geom. Ubaldo Galli di
Castelbolognese che recita molto bene nei nostri Trebbi.
Molti cari saluti
suo
Aldo Spallicci
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 15 Giugno 1968
Caro Pedrelli
sento con piacere del felice successo della serata di ieri e le rinnovo i
miei più vivi ringraziamenti. La conferenza verrà pubblicata come edizione degli
“Studi Romagnoli”?
Scriverò anche al caro Galli.
Molti cordiali saluti
suo
Aldo Spallicci
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia=21 Giugno 1968
Caro Pedrelli
se dovesse tenere una seconda conferenza sulle mie cosette, mi
piacerebbe che potesse sfogliare il mio nuovo libro (che ho intitolato “Cùdal” =
zolle). Un altro centinaio di poesie.
Avrei voluto che l’edizione la curasse Garzanti, ma mi sono guastato un po’
con quelli là. Cercherò un altro editore.
Rileggerò in estratto la Sua conferenza di Alfonsine, estratto che le auguro
veda presto la luce.
Molti cari saluti
suo
Spallicci
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Forlì 22 luglio 1968
Caro Pedrelli
ho pensato a quanto lei mi ha detto a proposito degli svarioni contenuti
nel mio grosso volume garzantiano. Vorrebbe farmene un elenco che io farei
stampare in un’ Errata–Corrige e inserire nelle rimanenti copie?
Io uscirò di qui mercoledì p.v. 25 c.m.
Molti affettuosi ringraziamenti e saluti
Suo
Aldo Spallicci
Avv. CINO PEDRELLI
Via Roverella 1
47023= Cesena
(Fo)
Molveno (Trento)
2 Agosto 1969
Molti cordiali saluti
e auguri di bene
Aldo Spalllicci
Anna
(cartolina illustrata: Molveno, m. 864 col Lago – Trentino- Veduta
con la Seggiovia del Pradè e le Dolomiti di Brenta)
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 18 Sett. 1968
Caro Pedrelli
col titolo di “Romagna Nostra” pubblico un periodico mensile
che si propone di far riconoscere la Romagna come regione a sé. Vuol mandarmi
una paginetta? Il n° primo sta per uscire. Conto sulla sua collaborazione.
Molti vivi ringraziamenti e saluti cordialissimi
Aldo Spallicci
On.le Senatore
Prof. ALDO SPALLICCI
Via Vasari 9
MILANO MARITTIMA (Cervia)
Cesena, 5.10.1968
Caro Senatore,
ebbi il Suo invito a mandarLe qualcosa per “Romagna Nostra”.
Plaudo all’iniziativa, ma non saprei cosa mandarLe: uno scritto che
riguardi il problema della regione romagnola? (Se così fosse, non credo che avrei
nulla di interessante da dire.) O altro?
Attendo un Suo cenno, e intanto La saluto caramente.
Mi ricordi alla Signorina Anna.
Suo
[C.P.]
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 10 Ottobre 1968
Caro Pedrelli
anche poche righe per accentuare la diversità che corre fra Emilia e
Romagna. I due torrenti, a Nord il Sillaro e a Sud il Tavollo come limiti.
Geograficamente ed anche etnicamente.
Grazie e cordialissimi saluti
suo
Aldo Spallicci
Premilcuore (Fo) Natale ‘68
Caro Pedrelli
ho ricevuto la sua lettera prima di partire per quassù. Sono venuto a
passare il Natale in casa della mia figliola maggiore, Ada. Le scrivo su di un foglio
che reca in calce il suo nome. La ringrazio delle notizie che mi dà della
pubblicazione del suo saggio. Nel contempo è uscito quello del prof. Ciotti (Ed.
Longo- Ravenna “Scrittori e critici contemporanei”).
In un capitolo di “appunti per un saggio critico” parla di “miti” di poesia nel
volgare di Romagna. Se non l’ha gli e lo faccio avere. È il testo di una conferenza
tenuta un anno fa a Faenza. Sono una trentina di pagine.
Le ricambio i saluti e gli auguri per il nuovo anno assieme alla mia Anna.
Affettuosamente Suo
Aldo Spalllicci
Sen. Prof. ALDO SPALLICCI
Ospedale Morgagni
FORLÌ
Cesena, 11.4.1969
Caro Senatore,
apprendo con vivo rammarico la notizia del Suo nuovo ricovero al Morgagni. Con
tutto il mio affetto, Le auguro la più rapida e completa guarigione.
Speravo di poter mandare in tipografia, da pubblicare come estratto
anticipato, il mio articolo sulla Sua poesia. Ma troppe altre cose mi hanno trattenuto
finora.
Fra una settimana, superato un gravoso impegno professionale, riprenderò il
dattiloscritto per gli ultimi ritocchi, e lo passerò alla stampa.
Con rinnovati auguri, cui si associano tutti i miei familiari, La saluto
caramente.
[C.P.]
RUBICONIA ACCADEMIA DEI FILOPATRIDI
SAVIGNANO SUL RUBICONE
IL PRESIDENTE
Cervia = 10 Maggio 1969
Caro Pedrelli
potrei avere una fotografia di Maurizio Bufalini? Tolta da un busto o
magari da una stampa.
Mi occorre per una raccolta di biografie che sto per passare all’editore.
Le sarò grato se potrà procurarmele
Cordialissimi dal suo
Aldo Spallicci
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia (Ra) 20 Maggio 1969
Caro Pedrelli
è riuscito a procurarsi una riproduzione fotografica di un busto di
Maurizio Bufalini (busto o quadro o ritratto come che sia?).
Mi farebbe un vero piacere se potesse farmela avere.
Molti cordiali ringraziamenti e saluti
suo
Aldo Spallicci
Senatore Prof. ALDO SPALLICCI
Via Vasari, 9
MILANO MARITTIMA (Cervia)
Cesena, 22 maggio 1969
Caro Senatore,
può attendere qualche altro giorno per il ritratto di Maurizio Bufalini? In Biblioteca
non ho trovato niente di buono. Un discreto ritratto esiste in casa di un amico, l’Avv.
Ermete Nori, deceduto improvvisamente nella mattinata di domenica, poche ore
dopo che io gli avevo parlato della cosa.
Vedrò di farmi prestare tale ritratto per una riproduzione fotografica,
appena i familiari avranno superato queste ore difficili.
Ho anche messo a punto definitivamente la mia conferenza sulla Sua
poesia dialettale, e ora ne stiamo facendo la copia dattiloscritta, che inoltrerò alla
Tipografia Lega nei prossimi giorni.
La saluto caramente.
[C.P.]
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 24 Maggio 1969
Caro Pedrelli
la prof. Francesca Guerra De Bellis, che prepara un saggio sulla
mia produzione poetica per la “Nuova Antologia” mi ha portato via il dattiloscritto
del suo lavoro. Vorrebbe citarlo ma ora mi scrive che le è venuto uno scrupolo,
potrà, mi scrive, fare citazioni di un saggio ancora inedito? Chiede se le può esserle
concesso di dire che ha avuto occasione di consultare le bozze del lavoro in
tipografia.
Trova che vi sono giudizi così incisivi ed acuti a cui non vorrebbe
rinunciare.
Mi dica lei se non ha nulla in contrario.
Molti cari saluti
suo
Aldo Spallicci
Sen. Prof. ALDO SPALLICCI
Via Vasari, 9
MILANO MARITTIMA
Cesena, 27.5.1969
Caro Senatore,
nulla in contrario che la Signora Francesca Guerra De Bellis mi citi dal
dattiloscritto. Però preferirei lo facesse sul dattiloscritto definitivo in corso di
copiatura e che potrei mandarLe fra una settimana.
La saluto frattanto cordialmente
[C.P.]
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 16 Giugno 1969
Caro Pedrelli
ho indirizzato a lei uno studente della Scuola di Agraria di costì
che, all’esame di licenza che deve sostenere ai primi di luglio, intende portare la mia
poesia. L’ha veduto?
Le sarei molto grato se potesse farmi avere la riproduzione fotografica del
quadro di M. Bufalini. Mi manca solo questo ritratto e poi spedirò tutto il materiale
del mio libro sugli “Uomini di Romagna” all’editore.
Molti vivi ringraziamenti e cordiali saluti
suo
Aldo Spallicci
Sen. Prof.
ALDO SPALLICCI
Via Vasari, 9
Milano Marittima
CERVIA (Ra)
Cesena, 16.6.1969
Caro Senatore,
ho potuto avere oggi il ritratto di Maurizio Bufalini, e l’ho già affidato al fotografo
per la riproduzione. Potrò spedirLe la copia desiderata entro sabato 21 corrente.
Pure oggi ho portato a Faenza, ai fratelli Lega, il dattiloscritto della mia
conferenza Tematica spallicciana, per trarne l’estratto anticipato che Lei sa, dal
volume XIX degli “Studi Romagnoli”. In settimana, conto di avere le prime bozze, e
fra 15 giorni gli opuscoli stampati.
Per potermi regolare nella tiratura, gradirei sapere fin d’ora da lei se Le
interessa ricevere più copie dell’estratto, e quante.
Accolga il mio saluto più cordiale, unitamente alla signorina Anna.
Suo
[C.P.]
LA PIÊ
Cervia 18 Giugno 1969
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Caro Pedrelli
grazie! Mi dica quanto ha dovuto spendere per la riproduzione
fotografica.
Così attendo di sapere quanto le dovrò per gli estratti.
Molti vivi ringraziamenti e cordiali saluti
suo
Aldo Spallicci
(cartolina postale)
Sen. Prof.
ALDO SPALLICCI
Via Vasari, 9
MILANO MARITTIMA (Cervia- Ravenna)
Cesena, 20.6.1969
Caro Senatore,
eccoLe qualche copia del ritratto di Maurizio Bufalini, riprodotta da un quadro in
possesso degli eredi dell’Avv. Ermete Nori di Cesena, recentemente scomparso.
Care cose
[C.P.]
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 21 Giugno 1969
Caro Pedrelli
la prof. De Bellis mi prega di farLe sapere che ha ricevuto il suo
dattiloscritto che le rinvierà appena se ne sarà servita. La ringrazia moltissimo. Io la
ringrazio ancora per la fotografia di Bufalini e sono sempre in attesa di conoscere
quanto le debbo per la spesa sostenuta.
Molti cari saluti
dal suo
Aldo Spallicci
(cartolina postale)
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 24 Giugno 1969
Caro Pedrelli
riuscitissime le fotografie! Chi è l’autore del dipinto?
Sono sempre in attesa di conoscere il mio debito.
Molti cordiali saluti
suo
Aldo Spallicci
Cesena 28.6.1969
On. Sen. Prof. ALDO SPALLICCI
Via Vasari, 9
MILANO MARITTIMA (Cervia- Ra)
Caro Senatore,
sono lieto che il ritratto di Bufalini Le sia riuscito gradito. Purtroppo neanche
l’originale reca la firma dell’artista.
Nessun debito Suo per così poca cosa.
Sto correggendo la 2° bozza del mio articolo sulla Sua poesia. Se ha piacere
che, stampato l’estratto, ne spedisca io qualche copia a persone cui può interessare,
me ne faccia avere gli indirizzi, e provvederò.
Care cose a Lei e alla Signorina Anna.
Suo
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia =4 Luglio 1969
Caro Pedrelli
approfitto, della sua gentilezza e le trascrivo i recapiti delle persone a
cui gradirei lei mandasse il suo estratto.
1) Dott. Giovanni Spadolini = Direttore del “Corriere della Sera”. Milano.
2) Dott. Mario Dell’Arco = Via dei Gozzadini 38 = Roma = C.P. 00165
3) Comm. Antonio Stanghellini = Forlì Via Firenze, 48. C.P. 47100
4) Dott. Giovanni Titta Rosa = Milano Via Spiga 3= C.P. 20121
5) Prof. Sergio Zanotti = Forlì= Via Panciatichi 2 = 47100
6) Prof. Urio Clades= Massa Carrara=Via Francesco Petrarca 1= 54100
7) Avv. Bruno Angeletti= Forlì, Via Bruni= 19=47100
Per gli estratti che vorrei io (un 5 o 6) resto sempre in attesa del prezzo quale le
indicherà il tipografo.
Molti cordiali ringraziamenti e saluti suo Aldo Spallicci
8) Prof. Guerra De Bellis – Via Giulio Petroni, 5° traversa, n° 50 Bari
spedite il 19.7.1969
Cesena, 6.7.1968
Sen. Prof. ALDO SPALLICCI
Via Vasari 9
CERVIA-MILANO MARITTIMA
Caro Senatore,
penserei di venire a trovarLa – previa telefonata – in un pomeriggio della
corrente settimana. Così parleremo de I cùdal, e ci metteremo d’accordo sul come
potrò leggerli.
La saluto caramente, insieme a Sua figlia Anna.
Suo
[C.P.]
LA PIÊ
Cervia = 15 Luglio 1969
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Caro Pedrelli
dall’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Pisa, mi scrive il Prof. Carlo
Ragghianti chiedendomi notizie della produzione di G. Malmerendi anteriore al
1915.
Potrebbe fornirle la famiglia del pittore?
Grazie e cordiali saluti
Aldo Spallicci
On.le Senatore
Prof. ALDO SPALLICCI
Viale Vasari, 9
MILANO MARITTIMA-CERVIA (Ra)
Cesena, 19.7.1969
Caro Senatore,
ricevo il Suo biglietto in data 15.
Per ogni notizia riguardante l’attività pittorica del povero Giannetto
Malmerendi credo che la cosa migliore sia prendere contatto col figlio Dr. Francesco
Malmerendi, che abita a Ravenna in Via Oriani, tel. 23.1.36.
A Cesena è rimasta la vedova, che essendo una seconda moglie e di levatura
culturale assai modesta non credo sia in grado di essere molto utile a Lei e al Prof.
Ragghianti nel senso voluto.
Le ho spedito ieri alcune copie del mio estratto, e oggi spedirò alle persone da
Lei indicatemi (Spadolini, Dell’Arco, Stanghellini, Titta Rosa, Zanotti, Clades,
Angeletti, cui aggiungo la prof. Guerra De Bellis).
I più cari saluti a Lei e alla Signorina Anna.
[C.P.]
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 23 Luglio 1969
Caro Pedrelli
elegantissimo il fascicolo estratto! Resto sempre in attesa di conoscere
il mio debito.
Ier l’altro le scrissi per avere, se possibile, notizie di Malmerendi futurista. Ha
potuto attingerne presso alla famiglia?
Sempre grato le invio i più cordiali saluti
suo
Aldo Spallicci
(cartolina postale)
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 16 Novembre 1969
Caro Pedrelli
nel pomeriggio del giorno 13 dicembre p.v. sotto gli auspici de
“La Pié” ho indetto un convegno a Ravenna alla Classense per trattare il tema
“l’unità culturale della Romagna”. Lei dovrebbe intervenire e prendere la parola su
un argomento di sua scelta. Dovrebbe essere, questo convegno, un appello ai
romagnoli, nell’imminenza del dibattito parlamentare sulle regioni, a che non si
facciano incorporare nell’Emilia.
Mi dia il titolo della sua relazione. Ci conto.
Molti cordiali saluti
dal suo
Aldo Spallicci
Sen. Prof. ALDO SPALLICCI
Via Vasari, 9
MILANO MARITTIMA - CERVIA
Cesena, 18.11.1969
Caro Senatore,
ricevo il Suo invito a riferire il 13/12 p.v., a Ravenna, su qualche tema attinente
all’unità culturale della Romagna: tema del più vivo interesse, come è della più viva
attualità il problema della istituzione della regione Romagna. Purtroppo, per quel
che mi riguarda, fatto un rapido esame di coscienza, non mi trovo preparato a
riferire su nessun argomento che possa rientrare nel giro. È stato invitato il prof.
Schürr a riferire sulla fondamentale unicità del dialetto romagnolo?
Anche Claudio Marabini – nonostante la polemichetta che vidi tempo fa su
Imola – potrebbe riferire positivamente (come ha già fatto in altra sede) sul tema
“letteratura romagnola e romagnolità”, o qualcosa di simile.
La saluto cordialmente, bene augurando per il miglior successo dell’iniziativa,
e per l’avvento della regione.
Suo
[C.P.]
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 28 Novembre 1969
Caro Pedrelli
tanti auguri per la sollecita guarigione di sua moglie e per la sua salute.
Ho sentito (riferitomi dalla mia figliola) al telefono, che ai primi della settimana
prossima mi farà avere il foglio del “Pulon Matt”. Grazie!
Scrissi subito a Claudio Marabini come suggeritomi da lei, ma non ho avuto
nessuna risposta. Mi serberà rancore per l’articolo di “Romagna Nostra”.
Molti cordiali saluti
suo
Aldo Spallicci
On. Senatore
Prof. ALDO SPALLICCI
Via Vasari, 9
MILANO MARITTIMA-CERVIA (Ra)
Cesena, 17.4.1970
Caro Senatore,
si tratta della torre di Roversano, unico resto oggi del castello omonimo.
Può trovare notizie storiche sul castello alle pagg. 214-15 del volume di
FAUSTO MANCINI e WALTER VICHI: Castelli, rocche e torri di Romagna,
Bologna Ed. Alpe, 1955.
Mentre era Signore di Cesena Malatesta Novello, il
castello di Roversano fu certamente fra le dimore estive della di lui moglie Violante
di Montefeltro. In appendice allo studio di GINO FRANCESCHINI: Violante
Montefeltro Malatesti Signora di Cesena, pubblicato in Studi Romagnoli I, c’è
infatti una importante lettera di Violante datata Roversano 29 giugno 1457.
Roversano fu Comune fin verso il 1925-26 (se Le interessa la data esatta potrò
procurarGliela), periodo in cui fu aggregato al Comune di Cesena, di cui ora è
frazione.
Dall’aprile 1807 al maggio 1808 il Comune di Roversano ebbe a segretario
comunale Pietro Giordani, nel contempo insegnante di scienze nel Ginnasio di
Cesena (v. N. TROVANELLI, Cesena dal 1796 al 1859, Tomo I (1796-1831),
Cesena, 1906, pp. 108-109).
Spero di avere assolto in qualche modo al mio compito, e La saluto caramente
insieme alla Signorina Anna.
[C.P.]
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Caro Pedrelli
Cervia = 18 Marzo 1970
vorrei pubblicare nel fascicolo di marzo=aprile una fotografia di un
torrione che sorge su di un’ altura a 1 Km. a monte di Borello; ma non ne conosco la
denominazione. Potrebbe lei informarsene? Ed anche procurarmi qualche riga di
carattere storico (un breve cenno). Deve essere l’avanzo di un castello medievale.
Grazie! Molti cari auguri pasquali.
Suo
Aldo Spallicci
On. Senatore
ALDO SPALLICCI
Via Vasari, 9
MILANO MARITTIMA (Cervia-Ra)
Cesena, 4.4.1970
Caro Senatore,
ho interpellato qualche abitante di Borello, fra cui un geometra, per (prima di tutto)
identificare il torrione che Le interessa.
Ma le indicazioni da Lei datemi (“che sorge su di un’altura a 1 Km. a monte
di Borello”) non sono bastate all’individuazione del monumento. “A monte di
Borello” in quale direzione? Lungo la statale Umbro-Casentinese? oppure su
qualcuna delle colline circostanti, e in tal caso quale il punto cardinale rispetto al
centro abitato di B.? E la distanza di 1 Km. da B. come Le risulta? Il torrione si vede
dalla nazionale, o dalla provinciale Borello-Ranchio?
Se può essermi più preciso, ritenterò la ricerca.
Ricambio ora gli auguri più fervidi per tutto il restante arco dell’anno a Lei e
ai Suoi.
Suo [C.P.]
P.S.- La mia recensione sui Cùdal uscirà entro il mese, e non mancherò di farGliene
avere copia.
Cosa posso rispondere a Lugaresi circa l’altra recensione dei Cùdal?
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia = 21 Aprile 1970
Caro Pedrelli
grazie delle preziose informazioni sul castello di Roversano. Ho
controllato le note nel libro di Mancini e Vichi. La torre è più vicina a Cesena che
non a Borello?
Molti rinnovati ringraziamenti e cordialissimi saluti
suo
Aldo Spallicci
On. Senatore
Prof. ALDO SPALLICCI
Via Vasari, 9
Cesena, 5. 5.1970
MILANO MARITTIMA (Cervia)
Caro Senatore,
mi scusi se solo ora rispondo alla Sua ultima richiesta in ordine alla borgata di
Roversano. Roversano dista circa 7 Km. da Cesena e 6 da Borello. Però è sulla riva
destra del Savio, mentre Borello è sulla sinistra.
La saluto caramente, e con Lei la Signorina Anna.
[C.P.]
LA PIÊ
Cervia = 3 Giugno 1970
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Caro Pedrelli
molto grato le sono della tanto benevola recensione del mio
“Cùdal” nel “Lettore di provincia”.
Le mando due inedite per la sua nuova rivista.
Le mandai a suo tempo quel mio “Volto della fauna”? Se non l’ha avuto gli e
lo manderei e sarei molto lieto se volesse accennarne nella nuova rassegna.
Un abbraccio dal suo
Aldo Spallicci
Cesena, 10.6.1970
On. Senatore
Prof. ALDO SPALLICCI
Viale Vasari, N. 9
MILANO MARITTIMA (Cervia)
Caro Senatore,
si tiene quest’anno per la 5° volta a Cesena, sotto gli auspici del Comitato della
Settimana Cesenate e della Pro Cesena, un concorso per canzoni dialettali
romagnole: una species che non ha una vera e propria tradizione, che sa di essere
solo una sorella minore della canta, e che gli organizzatori vorrebbero sviluppare e
incanalare, fin dove possibile, in una direzione non di consumo ma d’arte, in
parallelo, diciamo, alla canzone napoletana. Qualche buon risultato in questo senso
credo si sia già conseguito nelle precedenti edizioni di questo particolare Festival,
che si intitola alla nostra torre civica, “E’ Campanon”.
Per affiancare e aiutare l’impresa, si è costituita lo scorso anno una
Associazione Amici della Canzone Dialettale Romagnola, con sede a Cesena: la
quale, fra l’altro, vorrebbe dare inizio fra breve alla pubblicazione di un Notiziario
(che uscirebbe un tre volte all’anno) nel quale convogliare notizie, proposte,
cronache, recensioni, memorie, relative in primo luogo a questo particolare settore
artistico, appunto quello della canzone romagnola, ma anche a quello del ballabile
romagnolo in genere, nonché a quello delle cante e relative incisioni discografiche,
concerti, ecc.
Dopo questa premessa un po’ lunga, e comunque nel quadro di cose che ho
cercato di tracciarLe, avrei da sottoporLe due richieste, e cioè queste:
1) se potesse autorizzarci, e farci autorizzare dall’Editore, a riprodurre nel predetto
Notiziario le due poesie da Lei dedicate al pioniere – ormai leggendario – del
ballabile romagnolo, Zaclèn: e precisamente le poesie I bala e E’ valzer de’ Zaclèn,
ora raccolte nelle Poesie in volgare di Romagna, pp. 8 e 449.
2) Se potesse darci un suo libero ricordo in prosa (2-3 cartelle) della figura di
Zaclèn, così come Lei l’avrà vista in qualche festa da ballo, o sentita ricordare e
giudicare sul piano artistico e affettivo da esperti e da gente del popolo.
Più oltre, se crede, potrebbe darci qualche altro ricordo in prosa sul mondo
delle cante, sulla miracolosa rinascita di questo genere, sul modo e i tempi in cui
ebbe luogo, e così via.
Attendo un Suo riscontro di massima, e nel frattempo La saluto cordialmente.
Suo
[C.P.]
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia 15 Giugno 1970
Caro Pedrelli
attendo dalla Casa Garzanti il nulla osta per la pubblicazione nel suo
Notiziario dei due miei sonetti (come da suo desiderio).
Ho trascritto, e in parte riprodotto in fotocopia, un articolo su Zaclèn che
scrissi quasi sessanta anni fa sul “Plaustro” quando avevo davanti agli occhi il
popolarissimo violinista che sapeva travolgere nella vertigine del ballo le
“cameraccie” (ritrovi politici d’allora). Potrebbe andar bene con una nota che
giustifichi il passaggio dal 1912 ad oggi.
Molti cordiali saluti
Aldo Spallicci
Cesena, 22.6.1970
On. Senatore
Prof. ALDO SPALLICCI
Viale Vasari, N. 9
CERVIA - MILANO MARITTIMA
Caro Senatore,
La ringrazio vivissimamente, anche a nome degli amici della canzone e del ballabile
romagnolo, del bell’articolo su Zaclèn, che per essere stato steso lui vivente, ha tutta
la freschezza, la forza e la precisione di notizie che solo la memorialistica
contemporanea può dare.
Grazie anche della autorizzazione richiesta a Garzanti per la riproduzione
delle due poesie: autorizzazione di cui restiamo, con Lei, in attesa. Ovviamente,
qualora ci venga concessa, citeremo la fonte bibliografica nel modo più completo.
Ritrovo ora, nella Sua del 3 corrente, una domanda: se io abbia a suo tempo
ricevuto il Suo Volto della fauna. Non l’ho avuto, e Le sarò grato se me lo farà
avere, anche per darne cenno nel “Lettore di provincia”.
Care cose a Lei e alla Sig.na Anna:
Suo (Cino Pedrelli)
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia (Ra) 25 Giugno 1970
Caro Pedrelli
eccole il nulla osta di Garzanti.
Sarà bene poi mandare copia della sua pubblicazione all’editore.
Riceverà dall’ed. Maggioli di S.Arcangelo il “Volto della fauna”. Le sarò
grato se vorrà recensirlo.
Molti cordiali saluti
suo
Aldo Spallicci
Pinzolo 5.8.70
Dall’ Alpe garibaldina
un caro saluto
Aldo Spallicci
(Cartolina illustrata da Pinzolo-Tn)
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Cervia Pineta / 31 Dicembre 1970
ricambio gli auguri più cordiali.
Aldo Spallicci
Sen. Prof. ALDO SPALLICCI
Via Vasari, 9
MILANO MARITTIMA
Cesena, 7. 4.1971
Caro Senatore,
ho la Sua del 3 corrente. Perché Sua figlia Anna possa diventare
comproprietaria dell’appartamento da Lei posseduto in Roma occorre fare un atto
pubblico (cioè notarile) di compravendita o di donazione. La convenienza fiscale per
l’una forma o per l’altra può variare a seconda del valore che verrà definito
(dall’Ufficio Registro o dalle Commissioni tributarie in caso di ricorso) per la quota
di proprietà in trasferimento.
A sua disposizione per ogni altra informazione in mio possesso che potesse
occorrerLe, La saluto caramente, con i più vivi auguri pasquali a Lei e alla Signorina
Anna.
[C.P.]
Sen. Prof. ALDO SPALLICCI
Via Vasari, 9
MILANO MARITTIMA
Cesena, 30.10.1971
Caro Senatore,
ho ricevuto la Sua lettera del 20. Confermo
l’autorizzazione a riprodurre, nell’antologia che sta curando Gregor Douglas, il mio
Amàndul.
Provvedo a ricercare le notizie da Lei richieste su Pietro Comandini e gli altri.
Richiederanno un po’ di tempo, e Gliele inoltrerò appena in possesso. Posso
solo anticiparLe che Zanotti e Bargamèn, se sono bene informato, non sono più tra i
vivi.
La saluto caramente.
Suo
[C.P.]
Sen. Prof. ALDO SPALLICCI
Via G. Vasari, 9
Cesena, 16.2.1972
48016 – CERVIA PINETA (RA)
Caro Senatore,
Le sono molto grato del cenno di gradimento e approvazione con cui ha
voluto accogliere il mio articolo su Serra e l’intervento. E mi associo con tutto il
cuore a un Suo aforisma, che vale per Croce e per tanti altri.
Mi dovrà scusare per le notizie richieste dal Prof. Gregor Douglas, e non
ancora fornite. Ne avevo procurato qualcuna, poi ero stato distratto da troppe altre
faccende. Provvedo oggi stesso a completare l’indagine, scrivendo a Ravenna,
Vignola e Alfonsine. Speriamo bene, appena esaurito il giro della corrispondenza,
scriverò sia a Douglas che a Lei per discarico.
Ho ricevuto Pampna, che leggerò appena libero da altri impegni arretrati.
Grazie anche dell’estratto della Guerra De Bellis (nel frattempo scomparsa?).
La saluto caramente. Mi ricordi a Sua figlia.
Suo (Cino Pedrelli)
LA PIÊ
RIVISTA D’ILLUSTRAZIONE
ROMAGNOLA
Premilcuore (Fo) 19 Genn. 1973
Caro Pedrelli
vorrei presentare ne “La Piè” una fotografia di Manara Valgimigli; ce
l’ha lei in archivio? Gli e la rinvierò subito dopo.
Grazie e cordialissimi
Aldo Spallicci
Cesena, 14.2.73
Senatore
Prof. ALDO SPALLICCI
Via Roma, 37
PREMILCUORE (Fo)
Caro Senatore,
di Valgimigli ho trovato soltanto questa foto. È del 1952. Sta parlando a
Cesena nel quadro della Celebrazione del V Centenario della Biblioteca
Malatestiana.
Non so se possa esserLe utile, o se Le sia ancora utile. Ho perso un po’ di
tempo a rintracciarla, e altro tempo mi ha fatto perdere il fotografo per la
riproduzione.
Vorrei tanto venirLa a trovare.
La abbraccio.
[C.P.]
Aldo Spallicci (Santa Maria Nuova di Bertinoro, 22 novembre 1886 – Premilcuore, 14 marzo 1973)
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