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“Bombardare”, con le armi della demo

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“Bombardare”, con le armi della demo
“Bombardare”, con
le armi della democrazia, il quartier
generale.
“Bombardare”
le
stanze in cui si sono
acquartierati abusivamente gli stati maggiori dei poteri che
contano in Calabria e
in Italia.
Mirare soprattutto
alle porte blindate,
per sfondarle e far
entrare il popolo calabrese ostinatamente
tenuto fuori da usurpatori vecchi e nuovi.
A Reggio è stato firmato il patto per la
Calabria.
continua a pagina 8
LA CONTROCOPERTINA
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DOMENICA 15 MAGGIO
3
EMERGENZA CRIMINALITÀ GIOVANILE: COLPA DELLE SERIETV?
Tempesta nella Locride
Il video delle rapine a Siderno ci mostra una degenerazione criminale ed epocale
Le nuove generazioni non s’ispirano più ai pezzi da novanta della‘ndrangheta:
puntano su stalloni dopati e non più su vecchi muli da basto
ERCOLE MACRÌ
on Vito e i figli Mike e
Sonny, non contano più niente. Fredo, il fratello maggiore, non contava da un pezzo:
fimmaneglia. Ormai padrini e
santisti sono dinosauri; gli
sgarristi, streptococchi da
tenere a distanza. Gli adolescenti ammirano
il Libanese, il Freddo, il Bufalo, un po’
anche Dandi; puntano su stalloni dopati,
non su muli da basto.
Da Roma in giù, il Libanese della serie tv
Romanzo Criminale vale il pibe de oro, un
top player anche rispetto ai macellai di
Gomorra, l’altra serie contagiosa che viaggia su Sky a tavoletta. Le nuove generazioni
non parlano d’altro. Roberto Saviano che
avrebbe voluto denunciare la bestia, l’ha
resa più immonda e sensuale. Solo Anime
Nere no. Se la letteratura è anche messaggio, oltre che piacere, Gioacchino Criaco,
che la bestia l’ha mostrata brutta e per nulla
esemplare, che ha fatto sentire ai suoi lettori il puzzo stomachevole della ‘ndrangheta,
a più riprese e con continue zaffate, andrebbe premiato con carati massicci.
Ma volete mettere il Dandi della Magliana
con il fido Clemenza del Padrino? Sul gentil
D
sesso, per esempio? Clemenza, ciccia e
miele: Se tu non vieni, mi fa suffrì/se non ti
sentu suffrì, mi fa morì. Dandi, capelli ondulati e lunghi come Mohawk di St. Regis,
naso da boxeur: Problemi di donne Fre? Se
vuoi essere sereno nella vita, le donne te le
devi comprà.
Non c’è partita per le nuove generazioni: le
donne te le devi comprà, vince per distacco
biblico. Il concetto del Dandi sulle donne
acchiappa una cifra su un 16enne italiano.
I tichitì/tichitità non attraggono più, oggi
contano i reati con cellule d’acciaio e sottofondo rap.
Don Mico da Rosarno con coppola e lambade, Zu Binnu di Corleone con sofismi e pizzini, don Rafé con il suo cremoso caffé a
Poggioreale, sono pezzi da museo archeologico di tipo artigianale.
Anche quando c’è il figlio di Totò Riina a
Porta a Porta, un bravo figlio di mamma,
roba da museo:“Amo mio padre e mia
madre. Giudico ciò che mi hanno trasmesso: il bene e il rispetto”.
Urgenza insulina. Cambiare canale.
Gli adolescenti adorano il Bufalo… o la va
o la spacca: «A Libané… vivo o morto so
dettagli, al limite te famo il funerale».
Le nuove generazioni non s’ispirano più ai
pezzi da novanta, gonfiati dai loro padri per
decenni, e, ormai, paragonabili ai fumetti da
parrocchia, nonostante i tanti arresti. Si
diluiranno presto e del tutto.
Il video delle rapine a Siderno ci mostra una
degenerazione criminale ed epocale, aggettivo che piace tanto a Gratteri. Anche qui i
giovani circolano con il bagaglio della macchinina ricolmo d’armi, senza appartenere
alla ‘ndrangheta.
Hanno il cuore nero, anche quando non
hanno bisogno di pesetas. Grovetown,
Texas: adolescenti razzisti con il colpo in
canna e il motto di Hitler: «…Noi siamo
barbari e barbari vogliamo rimanere. Ci fa
onore…».
La Locride deve stare molto attenta: se in
un territorio in forte crisi culturale, radicalmente mafioso, innesti la criminalità giovanile, la mezzanotte sarà molto nera e i locali di ‘ndrangheta molto bande della
Magliana: sti cazzi.
Da assessore faccio un plauso ai carabinieri.
C’eravamo già incontrati a Locri ad agosto,
dopo un mio articolo di denuncia dal titolo
profetico, ahimé: «Le Mosche di Belzebù
minacciano il futuro della nostra città». Ci
siamo confrontati con il comandante, condividendo un aspetto cruciale: fare di tutto
affinché una tempesta giovanile non degeneri in un uragano criminale.
RIVIERA
ATTUALITÀ
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DOMENICA 15 MAGGIO 4
GIUDIZIARIA
NelladichiarazionediFemiadobbiamoleggereunafrecciatinaall’attualeamministrazione?
Rosy Canale,
la sentenza
La mia città poteva essere
la regina della Locride
stata depositata nei giorni scorsi la motivazione
della sentenza del tribunale di Locri che, lo scorso gennaio, ha condannato a 4 anni di reclusione Rosa “Rosy” Canale, ex presidente del
“Movimento donne di San Luca”. Di seguito si
riporta una sintesi dei motivi della decisione,
contro la quale l’imputata potrà ricorrere in
appello. Scrivono i giudici: “In linea generale, può affermarsi che le intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno
offerto materiale probatorio adeguato e sufficiente che, da
solo o intersecato con la documentazione acquisita, dà fondamento e sostrato giustificativo alla decisione assunta da
questo tribunale in ordine alla responsabilità dell’imputata”.
Prosegue l’estensore: “Gli indizi raccolti nel corso dell’attività captativa costituiscono, infatti, fonte diretta di prova
della colpevolezza dell’imputata attesa la loro gravità, precisione e in equivoca concordanza. In particolare, il monitoraggio cui è stata sottoposta l’imputata Canale Rosa ha consentito di disvelare e ricostruire un’illecita attività fraudolenta e di malversazione posta in essere dall’imputata mediante lo sfruttamento della posizione acquisita quale esponente di rilievo dell’attività di contrasto alla ‘ndrangheta e di
riscatto per la realtà disagiata del paese di San Luca”.
“L’imputata – si legge ancora oltre – ha infatti indotto in
errore gli Enti erogatori dei contributi finalizzati alla realizzazione del Progetto “Isola Rosa” – segnatamente la
Fondazione Enel Cuore e il Ministero della Gioventù – strumentalizzando le iniziative di utilità sociale alle quali i contributi dovevano essere destinati per finalità privatistiche, al
fine di trarne un indebito profitto personale”.
Secondo i giudici del tribunale di Locri: “Gli artifici posti in
essere, infatti, hanno consentito all’imputata, inducendo in
errore i soggetti erogatori di ingenti finanziamenti, di utilizzare i proventi dell’attività finanziata per il soddisfacimento
di interessi personali, comunque estranei agli scopi dell’associazione che la stessa rappresentava. La Canale, infatti,
nella qualità di Presidente del Movimento Donne di San
Luca, ha utilizzato, per interessi personali, le risorse che
avrebbero dovuto essere impiegate per le finalità dell’associazione, distraendo fondi e contributi a proprio vantaggio”.
“Le risultanze probatorie - scrivono i magistrati – hanno
dimostrato come la Fondazione Enel Cuore – che ha elargito a fondo perduto il contributo per la realizzazione del progetto “Isola Rosa” alla Associazione Movimento Donne di
San Luca – sia stata raggirata al pari dell’Ufficio Territoriale
del Governo – indotto ad assegnare alla stessa associazione
beni confiscati da destinare al perseguimento di finalità di
promozione sociale e di legalità – atteso che le paventate iniziative sono state attuate solo in minima parte”.
In sentenza di legge ancora: “L’imputata, ad avviso del
Tribunale, ha posto in essere, con assoluta disinvoltura, il
programma criminoso avente ad oggetto l’attrazione di
finanziamenti e contributi per finalità di promozione sociale con la consapevolezza, maturata ad origine, che solo in
piccola parte le somme erogate sarebbero state effettivamente utilizzate per il conseguimento dello scopo predetto”.
Ancora oltre si evidenzia: “Le risultanze probatorie hanno,
inoltre, dimostrato come l’Ufficio Territoriale di Governo di
Reggio Calabria sia stato parimenti raggirato ed indotto in
errore in ordine al progetto denominato “Le Botteghe degli
antichi mestieri”, avente ad oggetto la promozione di attività
artigianali quali la lavorazione del telaio antico e la manifattura del sapone, progetto per il quale veniva stanziato ed
erogato un contributo di 40.000,00 euro, atteso che le attività in questione non sono mai state concretamente realizzate”.
È
ono passati ormai più di otto anni
Il carcere, il dolore,
dal giorno in cui Rocco Femia
indossò per la prima volta la fasle sofferenze, la stessa
cia da sindaco di Marina di
Gioiosa Jonica, dal giorno in cui
vita politica rimpianta,
il professore di educazione fisica
realizzò il suo sogno politico,
scompaiono, guidare la sua
città.La sua speranza di riuscire a rendere Marina il fiore all’occhiello
mentre posa per noi con della Locride, di renderla quel polo turistico
quella Città del Sorriso, che
la sua famiglia d’eccellenza,
profetizzava già durante la campagna elet-
S
torale, si infrange però a soli tre anni di distanza, quando viene indicato dai giudici come
«partecipe consapevole»
di tutte le dinamiche
della cosca Mazzaferro e
successivamente condannato, sia in primo grado,
che in appello, a dieci
anni di reclusione.
Oggi 13 maggio 2016,
dopo cinque anni e nove
giorni di carcere, viene
accettata l’istanza di
scarcerazione del suo
legale, Eugenio Minniti,
volta a rimarcare la linea
difensiva,
peraltro
sostenuta fin dal primo
giorno, della completa
inesistenza di un qualsivoglia legame tra la
cosca Mazzaferro e la
lista Femia.
Siamo andati a trovare il
professor Femia a casa
sua, nel suo primo giorno
da uomo libero, con
tante domande in mente e la voglia di
conoscere le sensazioni, le emozioni, il modo
in cui un uomo, che per cinque anni non ha
mai smesso di professarsi innocente, si sia
sentito durante il calvario della detenzione.
Ci ha parlato del suo quotidiano nel carcere,
delle condizioni di vita pessime in alcuni
degli istituti di detenzione nei quali è stato
negli anni dislocato, del sovraffollamento,
delle sue lotte per difendere i diritti dei
carcerati ad avere una condizione di vita
migliore, rispettosa della dignità umana. Poi
la sua memoria ha iniziato a vagare, forse lo
faceva anche in carcere per evadere
metaforicamente dalla sua cella, è tornata al
sogno politico, a quella Marina che ama profondamente e che si rammarica di non avere
potuto continuare a servire come sindaco,
come sindaco che in tre anni, ci dice, aveva
già reso un forte centro d’attrazione turistica
della Locride, “con i fatti non nelle parole”
precisa, quasi rammaricato, chissà magari
lanciando una piccola frecciatina all’attuale
amministrazione.
Poi tutto svanisce, nei suoi occhi tristi brilla
un nuovo barlume di gioia: il carcere, il
dolore, le sofferenze, la stessa vita politica
rimpianta, scompaiono, mentre posa per noi
con la sua famiglia, mentre riassapora quel
calore, quella vicinanza dei propri affetti
dopo tanto tempo. Lo stesso tempo malvagio, immobile della detenzione, ora si ferma
benevolo a fissare l’espressione di una
famiglia che si ricongiunge , di un amore mai
scalfito dalle difficoltà, in un clima di intimità emozionale talmente palpabile da farci
sentire di troppo.
Noi andiamo via, Rocco invece è finalmente
tornato a casa.
Vincenzo Larosa
La Camelot reggina liberata dalla“Fata Morgana”
Nella mattinata di giovedì 10 maggio la GdF di
Reggio Calabria, su disposizione della DDA, ha
eseguito 7 provvedimenti di fermo nei confronti di
esponenti di spicco della vita politico-economica
della provincia insieme a una serie di perquisizioni
e sequestri di beni per un ammontare totale di
34.000.000,00 di euro.
L’operazione, denominata “Fata Morgana”, ha
portato allo scoperto, e colpito duramente, una
vera e propria loggia massonico-ndranghetistica al
cui vertice si trovava la figura, già condannata in
passato, per associazione esterna di stampo
mafioso e per i suoi legami con il clan De Stefano,
dell’avvocato Paolo Romeo.
Un uomo di potere il Romeo, così viene definito
dai magistrati, che era riuscito a condizionare l’intero appalto edilizio di riapertura del centro commerciale “La Perla dello Stretto” e le stesse asseg-
nazioni dei negozi ai commercianti, attraverso l’uso
di tecniche di stampo mafioso che vanno dal ricatto, alle intimidazioni. Le infiltrazioni della loggia nel settore
pubblico invece erano totalmente
concentrate sul nuovo apparato
amministrativo che trasformerà
Reggio Calabria in città metropolitana e sulla conseguente
ripartizione e gestione dei fondi
previsti che ne sarebbe derivata,
parliamo dei 133 milioni del Patto
per il Sud, firmato dal premier
Matteo Renzi e dal sindaco
Giuseppe Falcomatà.
Intorno all’avvocato ruotava
un’associazione segreta, formata da una ragnatela
eterogenea di colletti bianchi e figure imprendito-
riali, capaci di gestire, a favore della criminalità
organizzata, come una sorta di piccolo Bilderberg,
la vita politico-economica del reggino.
Tra le personalità più in vista collegate alla loggia: Saraceno
Natale, Chirico Giuseppe, Marra
Antonio, Frascati Emilio Angelo,
Idone Antonio, Marcianò
Domenico. Ancora più scalpore
suscitano i nomi di Giuseppe
Tuccio, magistrato nonché vera e
propria icona mediatica della
lotta alla mafia, di Don Pino
Strangio, canonico del santuario
di Polsi e di Giuseppe Raffa, presidente della provincia e indagato per corruzione.
Vincenzo Larosa
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Politica
a cura di Jacopo Giuca
Sonogiàstateresenotelelisteeicandidatiasindacodituttiicomunichiamatialle
urneilprossimo5giugno.Ma per chi votare? Per rendere un po’più chiare le idee agli
elettori, a partire da questa settimana il nostro giornale farà una panoramica dei programmi
elettorali di ogni candidato a sindaco nei sei paesi della Locride che potranno esprimere una
preferenza (è già noto il rinnovo della gestione prefettizia ad Africo e San Luca).
Liste civiche,la cucuzza
e tutto il cucuzzaro
Giuseppe Cusato - Svolta in Comune
Vuole cambiare direzione Svolta in Comune, evoluzione del gruppo consiliare di cui Giuseppe
Cusato è stato leader negli ultimi anni. Osservando l’operato di Varacalli, Cusato ne ha notato i
difetti raccogliendo tra i cittadini idee su come migliorare il borgo.
Facendo della legalità, della trasparenza e della solidarietà il suo
cavallo di battaglia, punta ad implementare la capacità turistica e
l’economia del borgo e al riconoscimento del marchio IGP per l’olio di Gerace. L’ente sarà dotato di sportelli per l’orientamento, il
sostegno sanitario, scolastico e occupazionale e di un front office in
cui avanzare idee e proposte. Sarà disponibile una rete Wi-Fi gratuita e un codice da rispettare per la tutela e il recupero dei beni
infrastrutturali. Cusato promette inoltre di risolvere la questione dei
rifiuti rendendo nuovamente operativa l’isola ecologica di Barbàra,
l’individuazione di un sito in cui edificare una scola primaria e la
collaborazione con una consulta giovanile per amministrare.
MARIA GIOVANNA COGLIANDRO
n principio nacquero perché avevano smesso
di credere al verbo dei Partiti. Le liste civiche
non ci stavano più alle logiche di quei mammut imbalsamati e con gli occhi rivolti a un
passato che solo loro credevano glorioso.
Era necessario spalancarsi a una grande
libertà, a una grande democrazia, a una grande solidarietà, mettendo da parte il proprio
esibizionismo per tornare a occuparsi di quella che
una volta si chiamava gente. L'intento delle liste
civiche non era certo liquidare la politica: il loro era
un attacco ai partiti che non rappresentavano più la
politica. Perchè si è provato in tutti i modi a mandarla a quel paese la Politica ma lei, testona, non
molla l'osso: è troppo innamorata di noi e continua
a emanare quella debole fosforescenza che ci convince a riaccoglierla stringendoci nelle spalle.
A un certo punto, però, le liste civiche hanno perso
il controllo. Hanno iniziato a moltiplicarsi a dismisura, soprattutto a livello locale. Il ruolo dell'ideologia e dell'identità che nei partiti di massa si era già
ridotto notevolmente, nelle liste civiche è scomparso del tutto. Il rischio è che le liste civiche non siano
più espressione di pluralismo politico, culturale,
civico ma una ributtante sommatoria. Oggi le liste
civiche esprimono candidati partiticizzati che
hanno caratteristiche e obiettivi simili ai partiti se
non addirittura concordati con essi. In pratica si è
smesso di cambiare nomi ai partiti per non essere
tacciati di trasformismo e ci si è aggrappati al canotto delle liste civiche che alla fine ha condotto alla
stessa baia.
L'obiettivo delle liste civiche ha finito per identificarsi e ridursi alla ricerca del più alto consenso possibile. Mi viene in mente una vignetta dei Peanuts
in cui Charlie Brown si adopera per formare la sua
squadretta di baseball e alla fine si sente dire: "Ma
non vale nulla". Al che risponde: "Chi se ne frega, io
ho bisogno di tutti gli amici possibili".
E di tutti gli amici possibili sembrano aver bisogno
anche i candidati alle prossime elezioni amministrative nella Locride. A quanto pare, infatti, il 5
giugno concorreranno solo ed esclusivamente liste
civiche. Ma cosa sta succedendo, nessuno crede più
nei partiti? Nessuno li considera più collettori di
energie libere? O quella delle liste civiche è una furbata radical-chic per rimanere nell' "anonimato"
così da non essere accusati di aver cambiato casacca per una poltrona? Scusate ma questa storia delle
liste civiche inizia a puzzarmi di tradimento, di
struttura gregaria che fa leva su vantaggi falsamente reciproci e sulla convinzione che i locridei abbiano ancora l'anello al naso.
A cosa stanno giocando i finti "non politici" della
Locride? All'asso pigliatutto? O al gioco della
cucuzza? Signori furbescamente non partitici, puntate a tutto il cucuzzaro? State molto attenti, però,
che nella confusione del gioco potrebbe rispondere
la cucuzza sbagliata o, peggio ancora, potreste aver
formato una squadra di cucuzze vuote. E così quel
mondo da voi sontuosamente orchestrato potrebbe
risolversi nel nulla.
DOMENICA 15 MAGGIO 6
I
Giuseppe Pezzimenti Rinnovamento Democratico
GERACE:
Tre Giuseppe si
Trattando con riguardo i giovani elettori, Rinnovamento
Democratico, di Giuseppe Pezzimenti, pubblica il programma elettorale “a puntate” su Facebook. Grande importanza, come dimostrato dal fatto che sia il
primo punto trattato, viene data alle politiche
sociali, base di un’amministrazione che vuole
puntare su cultura, sport, associazionismo e
lavoro come strumenti di promozione sociale.
Di pari passo si vogliono implementare le politiche giovanili senza per questo mettere da
parte il settore rurale (sulla quale il borgo deve
puntare per lo sviluppo economico) e il turismo (che troverà beneficio nella realizzazione
di un Parcheggio Meccanizzato in località
Mergolo, nella riqualificazione del Castello
Normanno e in una collaborazione con il Parco Nazionale
Aspromonte). Ultimo punto, ma non per importanza, la realizzazione di un parco fotovoltaico che riduca le emissioni di CO2, contribuisca alla realizzazione di energia pulita per il territorio e all’affrancamento dalla dipendenza energetica.
contendono la gestione
del borgo più bello
IL SINDACO USCENTE DOVRÀ VEDERSELA CON
L’EX PRIMO CITTADINO PEZZIMENTI E
L’ESPONENTE DI MINORANZA CUSATO,
AVVERSARI ANCHE DELLA TORNATA ELETTORALE
DEL 2011. TUTTI PUNTANO ALL’ECONOMIA E
ALL’ULTERIORE VALORIZZAZIONE DEL BORGO, MA
I PERCORSI PER RAGGIUNGERE QUESTI OBIETTIVI
SONO ASSAI DIVERSI TRA LORO.
Stefano Raschellà
Avanti con
Mammola nel cuore
Avanti con Mammola nel Cuore punta alla continuità con
l’amministrazione Longo. Vantando i buoni risultati ottenuti
come vicesindaco, Stefano Raschellà cerca un dialogo privilegiato soprattutto con i giovani, i commercianti e gli imprenditori. Facendo leva sul buono sfruttamento dei finanziamenti ottenuti dalla precedente amministrazione, Raschellà
vuole ottenere un secondo stralcio per la messa in sicurezza
delle strade e per il recupero del Santuario di San Nicodemo
al Bosco. Vorrebbe la costituzione di un vero e
proprio welfare di comunità che sfrutti le occasioni di sviluppo offerte dall’Unione dei
Comuni della Valle del Torbido e guarda con un
occhio di riguardo alle famiglie con bambini e
alle persone disabili. Spazio anche alle opportunità lavorative, ai centri aggregativi come il centro polifunzionale che progetta di far sorgere
nel plesso di via Mulino e al turismo, da implementare attraverso l’impiego delle nuove tecnologie e infopoint distribuiti sull’intera superficie
comunale.
Giuseppe Varacalli - Uniti per Gerace
La lista Uniti per Gerace, emanazione dell’amministrazione uscente guidata da Giuseppe
Varacalli, promette di continuare a gestire il borgo seguendo la
strada percorsa nei cinque anni appena trascorsi. Forte del suo
operato e dell’esperienza al Parlamento Europeo, Varacalli vuole
sfruttare i POR 2014/2020 per implementare artigianato, agroalimentare, commercio, turismo e cultura, rafforzando l’impegno
dimostrato nella tutela del territorio e delle infrastrutture. Il primo
cittadino si impegna a migliorare i collegamenti con gli aeroporti,
ad attivare un area parcheggio e a mettere a disposizione di cittadini e visitatori biciclette e auto elettriche per visitare il borgo.
Realizzazione di una rete museale e la trasformazione di Palazzo
Sant’Anna in polo culturale saranno ciliegie su una torta che
garantirà il mantenimento dello status di patrimonio
dell’UNESCO. A questo si aggiungono nuovi servizi per la comunità e il proseguimento della lotta per il ripristino dell’ospedale di Largo Piana.
Mammola
Cuore e progresso
si sfidano per ridare
luce al paese
PUNTA SULL’AMORE PER LA PROPRIA CITTÀ,
SULLA FEDELTÀ NELL’IDEOLOGIA DI ANTONIO
LONGO E SULLA COLLABORAZIONE CON LA
VALLATA DEL TORBIDO IL VICESINDACO USCENTE
STEFANO RASCHELLÀ, CUI SI OPPONE
UN’AGGUERRITISSIMA NENSI SPATARI, CHE
PROMETTE RIQUALIFICAZIONE, INIZIATIVE
SOCIOCULTURALI E MASSIMA TRASPARENZA.
Nensi Spatari
Tradizione e Progresso
La lista Tradizione e Progresso si presenta come un
progetto di ampio respiro, che fa della trasparenza e
dell’efficacia amministrativa il suo punto di forza. La
volontà di concretizzare le promesse elettorali passa
attraverso una maggiore efficacia della macchina
amministrativa, che vuole tagliare gli sprechi e dare ai
cittadini potere decisionale. Valorizzazione del centro
urbano ed edificazione di un centro culturale polivalente laddove sorge oggi l’inutilizzata area del mercato coperto sono i cavalli di battaglia della Spatari, che
promette anche un bypass della
Limina, la dislocazione del depuratore
comunale e una completa revisione
della viabilità. Manutenzione dei cimiteri, riqualificazione degli edifici storici,
valorizzazione dell’area del Parco
Nazionale, nuove iniziative socioculturali e nuova illuminazione costituiranno invece la solida base per un implemento del turismo e della vivibilità del
paese, con un occhio di riguardo per la
tutela dell’ambiente e le politiche agricole.
POLITICA
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DOMENICA 15 MAGGIO
08
Quanti doni ha avuto la Calabria nell’ultimo secolo!Quanti Re Magi
hanno visitato la nostra Terra. Tuttavia la distanza tra Calabria e il resto d’Italia
è andata aumentando sino a farci diventare l’ultima regione d’Europa.
ILARIO AMMENDOLIA
“Bombardare”, con le armi della democrazia, il
quartier generale.
“Bombardare” le stanze in cui si sono acquartierati abusivamente gli stati maggiori dei poteri che contano in Calabria e in Italia.
Mirare soprattutto alle porte blindate, per sfondarle e far entrare il popolo calabrese ostinatamente tenuto fuori da usurpatori vecchi e
nuovi.
A Reggio è stato firmato il patto per la
Calabria.
Il popolo calabrese è stato assente e ignaro
come fosse stato un mendicante nell’atto di
ricevere l’elemosina. E, ovviamente, non mi
riferisco all’assenza fisica ma al fatto che una
parte del “quartier generale”, ancora una volta,
ha deciso in nostro nome.
Non è questa la democrazia rappresentativa
delineata dai Padri Costituenti. Manca la linfa
vitale che dal basso sale verso l’alto e viceversa.
A Reggio, c’è stato consegnato un pacchetto
confezionato come fosse un dono. E quanti
doni abbiamo avuto nell’ultimo secolo! Quanti
Re Magi hanno visitato la nostra Terra.
Tuttavia la distanza tra Calabria e il resto
d’Italia è andata aumentando sino a farci diventare l’ultima regione d’Europa.
Verrebbe da gridare: basta doni. Non è questo
che vogliamo! Sono cambiati e cambieranno i
governi nazionali e regionali, si alterneranno i
partiti, si rinnoveranno le deputazioni parlamentari ma non cambieranno le sorti della
Calabria.
Noi non abbiamo bisogno di qualche euro in
più. Noi abbiamo la necessità che all’interno
dello Stato si rompano vecchi equilibri di potere che si reggono sull’emarginazione dei territori deboli, e sul sacrificio degli emarginati – del
Nord e del Sud – sull’altare del profitto e in
nome del “libero mercato” e dell’alta finanza.
La Calabria ha bisogno di avere un suo ruolo
all’interno di un Progetto nazionale. In una
logica di integrazione con l’Europa e di dialogo
con i paesi del Mediterraneo.
Tenetevi i vostri doni, dateci un progetto strategico di sviluppo e di giustizia sociale che poggi
sull’entusiasmo, sul protagonismo, sulla consapevole adesione dei calabresi.
Una vera classe dirigente
avrebbe progettato di
partire dagli“ultimi”
approvando un progetto
straordinario e innovativo
che invece di gettare
nuovo cemento alla
rinfusa avrebbe potuto
dare un segnale di
cambiamento.
Un popolo non rinasce per decisione altrui ma
deve costruire con le proprie mani il proprio
futuro.
La lebbra che in questi lunghi anni ci ha avvolto consiste proprio nell’esproprio di sovranità.
Nell’impossibilità di partecipare alle scelte strategiche che ci toccano da vicino.
Certo noi calabresi non siamo immuni da colpe.
Lo stesso giorno della firma del finto “patto”, si
è messo in moto l’avvio della città metropolitana. Nel peggiore dei modi. Lo dimostra, al di là
di ogni ragionevole dubbio, la gestione dei 132
milioni di euro destinati al “decollo” della
“metropoli” e che invece sono serviti a consegnare una patente di inadeguatezza alla classe
dirigente. Così come si è concretizzata a
Reggio, la città metropolitana rischia di essere
solo un mostriciattolo voluto dal ceto politico
per allontanare sempre più il popolo calabrese
dalle istituzioni democratiche.
Parlavamo di 132 milioni di euro distribuiti
senza alcun criterio.
Una vera classe dirigente avrebbe progettato,
ad esempio, di partire dagli “ultimi” approvando un progetto straordinario e innovativo che
invece di gettare nuovo cemento alla rinfusa
avrebbe potuto dare un segnale di cambiamento. Penso a un disegno simile a quello delineato
dalla città di New York per recuperare Haarlem
o dal Comune di Marsiglia per intervenire nei
quartieri più degradati.
Oppure a Bologna e al disegno di quel
Municipio teso a “rimescolare” le classi sociali
impedendone la ghettizzazione dei più poveri.
A Reggio si è progettato il nulla. La prima
prova di “città metropolitana” è fallita clamorosamente! Infatti, i fondi saranno spesi secondo
un assurdo e astruso assemblaggio di schede
senza capo né coda. Nel momento in cui si
Bombardare
il quartier generale!
Il“Patto per il Sud”è
l’ennesimo finto dono. Il
giorno della firma è stata
avviata la città
metropolitana.Ma così
come si è concretizzata a
Reggio, rischia di essere
solo un mostriciattolo
voluto dal ceto politico per
allontanare sempre più il
popolo calabrese dalle
istituzioni democratiche.
vuole inserire nello Statuto della città metropolitana il “diritto alla felicità” si lasciano gli
infelici al loro destino.
Il silenzio di quasi tutti sindaci dell’intera provincia vale più di un trattato sulla degenerazione della politica in atto.
Potremmo continuare parlando delle linee
guida sulla sanità.
Un altro progetto che dal “palazzo” si catapulta sui territori. Senza un cronoprogramma,
senza tempi certi, senza risolvere “qui e ora” i
bisogni drammatici degli ammalati e i problemi della prevenzione. Anche in questo caso è
forte il rischio che tutto si risolva in nuove colate di cemento.
Chi ci può “salvare”?
Non c’è Santo protettore, né Angelo vendicatore.
La salvezza non verrà mai da fuori e non maturerà all’interno del “quartiere generale”.
Gli inviati, i commissari, i magistrati, i marescialli, i questori, gli uomini di ferro e di acciaio,
quasi sempre sono, politicamente parlando,
una cura peggiore del male. Lo dimostrano i
commissariamenti a catena che hanno sconvolto la democrazia calabrese e hanno dato pessimi risultati.
Faccio un solo esempio.
Qual è il paese decisamente più sporco della
Locride? Senza alcun dubbio: Bovalino. Il
paese è retto da quasi due anni da una triade
antimafia. Francamente ignoro se costoro non
si possono occupare dell’immondizia perché
impegnati a scovare i mafiosi negli anfratti più
bui dell’Aspromonte o negli angoli più oscuri
del paese. Non c’è dubbio alcuno però che, con
un minimo di impegno, avrebbero potuto raggiungere risultati che i sindaci più pigri hanno
raggiunto da tempo. In genere, i commissari
antimafia hanno lasciato nei paesi loro affidati
solo brutti ricordi, rovine e spese inutili.
Il nostro popolo deve scegliere.
Ai nostri padri è stato chiesto di combattere in
armi per conquistare la democrazia e la libertà.
Noi non possiamo essere lamentosi e inconcludenti.
Quando all’inizio, ho invitato a un assalto di
massa al quartier generale, la proposta voleva
essere una provocazione. Non più di tanto!
Infatti non possiamo ignorare che esiste una
germinazione delle oligarchie tesa alla progressiva occupazione dello Stato.
Un’occupazione che si regge su pulsioni autoritarie delle classi dominanti, fidando sul disimpegno, o peggio, sulla possibilità di manovrare
le frange più sprovvedute e ignoranti della
popolazione.
Non è tempo di delega. Non ci possiamo prestare al loro gioco.
La democrazia, conquistata da generazioni di
combattenti, ci esenta dall’uso di qualsiasi tipo
di violenza. Non ci può esentare dal “pensare”
e dall’impegno attivo e democratico per
costruire una nuova Calabria in una Italia più
giusta.
ATTUALITÀ
DOMENICA 15 MAGGIO 10
www.rivieraweb.it
L’OPINIONE
Ospedali
da incubo
Ferruzzano:
Grande successo
del convegno
sugli antichi
mestieri
Grande partecipazione, alla biblioteca
comunale di Ferruzzano per la manifestazione culturale atta alla valorizzazione
degli antichi mestieri. L’evento, voluto dal
Sindaco Maria Romeo, ha posto in evidenza alcuni degli aspetti fondamentali
della cultura nostrana, evidenziando,
altresì, il grande ruolo delle professioni
antiche nella nostra società. Alla manifestazione hanno preso parte alcuni ospiti
qualificati, che nel settore della
bachicoltura, hanno avuto modo di operare in maniera decisa e diversa.
L
Trento, Premio SAT 2016
a Giuseppe Bombino
Il Presidente dell’Ente Parco Nazionale
dell’Aspromonte Bombino è stato insignito del
Premio “Società Alpinisti Tridentini 2016 - categoria
sociale”. Il Premio è stato consegnato a Trento nell’ambito della 64° edizione del Trento Film Festival
della Montagna. La Giuria ha deciso di assegnare il
Premio a Bombino “per l'impegno intelligente, per la
passione civile, per la convinta azione volta alla promozione della cultura naturalistica, dei valori del territorio e alla affermazione della legalità”.
“L’Azienda è un’organizzazione che persegue anche
finalità sociali prima che economiche e produttive”:
questo il valore portante per l’iniziativa che la concessionaria Ford “York Auto Vumbaca Spa” nell’ambito delle proprie attività sociali, ha deciso di
comunicare con una giornata formativa lo scorso 5
maggio agli Studenti
dell’Istituto di Istruzione
Superiore “G. Marconi”,
investendo in un evento
di formazione gratuito
inerente tematiche “cruciali” per il loro sviluppo
professionale e personale.
Il mercato del lavoro più vicino agli
studenti grazie a YorkAutoVumbaca
A Reggio
Calabria Forza
Italia deve fare
da sola
Con il deposito delle liste per le elezioni
amministrative si conclude una fase assai
gravosa per Forza Italia.In Calabria, da
Cosenza a Crotone, si sono spesi i partiti
provinciale e regionale ed ora la fiducia
degli elettori si misurera' sui programmi e
sui nomi dei candidati indicati. Anche in
altri centri si è fatto uno sforzo, come partito e con alleanze civiche, per conquistare
i municipi e far vincere la buona amministrazione.In prospettiva, una fase così difficile di riorganizzazione di Forza Italia
non sopporterebbe scelte dei dirigenti
fatte per obiettivi personali, che non tengono conto di conseguenze negative per il
partito e per la sua credibilita'. Siamo per
questo certi che si tiene conto delle conseguenze di ogni iniziativa e che si opererà
secondo il principio della responsabilità.
Lo sottolineamo per sgomberare il campo
da voci ed interpretazioni sbagliate che
vorrebbero il gruppo dirigente di Forza
Italia o parte di esso in Calabria operare in
maniera strumentale guardando alle candidature per le elezioni nazionali. Questi
comportamenti, che condizionerebbero il
percorso organizzativo del partito, non si
intravedono,anche perché, se saremo in
grado di far vincere il "no" al referendum
di ottobre e bocciare la brutta e squilibrata riforma istituzionale, determineremo
anche la scelta di un sistema elettorale
diverso dell'Italicum. Non possiamo cucire
un abito istituzionale sbagliato - tanto sbagliato da provocare reazioni molto preoccupate anche sul terreno dell'agibilita'
democratica - ad una Nazione che vive gia'
una seria e perdurante crisi politica, economica e sociale.Con il documento consegnato a Jole Santelli a meta' aprile (e inviato al coordinamento regionale) abbiamo
fatto una lunga ed articolata analisi della
difficile realta' che bisogna fronteggiare e
dell'attuale fase politica . Nella provincia
di Reggio Calabria, bisogna investire di
responsabilita' dirette il gruppo dirigente
locale, il periodo di commissariamento di
Jole Santelli, che era stato giudicato obiettivamente necessario, ha dato maggiori
elementi di consapevolezza circa i percorsi organizzatiivi che dobbiamo seguire.
'inchiesta che ha riguardato alcuni
reparti degli Ospedali Riuniti di
Reggio Calabria ha suscitato forti
reazioni. Investigatori e magistrati,
già in occasione della prima conferenza stampa, hanno scelto parole
pesanti per comunicare il risultato delle indagini. I media, troppo spesso alla ricerca dello
scoop-spettacolo, hanno rincarato la dose con
la conseguenza che, ancora una volta, è sembrato si parlasse di condanne definitive quando, invece, il processo deve ancora iniziare. Gli
"orrori" del Riuniti su mamme e bambini sono
veramente avvenuti? I sanitari coinvolti nell'inchiesta sono incompetenti, cinici e pronti a
violare qualunque regola pur di proteggere il
loro sconsiderato comportamento in corsia?
Vogliamo sperare che una corte dopo un giusto processo, in tempi accettabili, possa fare
piena luce. Senza entrare nel merito di questa
inchiesta, ci chiediamo: è verosimile che possano avvenire fatti come quelli contestati?
Tutti abbiamo fatto, in modo diretto o indiretto, l'esperienza dei servizi della sanità calabrese: in ogni reparto o struttura ci sono professionisti che si impegnano con tutte le loro
forze e competenze, andando ben oltre il
dovere professionale che, di per sé, include
anche un'etica. Forse, se la situazione della
nostra sanità non è ancor più disastrata, è grazie al sacrificio di tanti singoli che, a dispetto
della gestione manageriale e del clima non
sempre ottimale che si vive nell'ambiente di
lavoro, proseguono nell'impegno secondo
scienza e coscienza. I casi di malasanità accertati sono tanti: statistiche ufficiali ci informano
che il problema è presente in tutte le realtà
dove il fenomeno è considerato, anche se la
nostra regione ha un triste primato che si unisce, peraltro, a quello dell'emigrazione sanitaria: realtà che indirizza verso altre regioni una
parte del già esiguo bilancio destinato alla
salute dei cittadini. I casi di malasanità generano, giustamente, indignazione e si rischia di
generalizzare come ha sottolineato l'Ordine
dei Medici di Reggio che ha prodotto una convinta difesa della categoria, ma a ben guardare la realtà dei fatti e la nostra storia recente c'è
poco da meravigliarsi. Oggi siamo a un punto
di arrivo di un percorso che ha inizio, come
causa più prossima, con la regionalizzazione:
ricordate i "comitati di gestione" che, secondo
una scelta ideologica e quindi sbagliata, doveva legare i servizi sanitari al territorio? Grazie
a questa buona intenzione, carente di realismo, una pletora di famelici amministratori ha
visto spalancarsi un'occasione d'oro per fare
clientelismo e affari. In una regione povera
come la Calabria, i servizi sanitari fanno girare grosse cifre: nel corso di pochi anni, come
ha evidenziato Pino Arlacchi, si è sviluppata
una imprenditoria malavitosa che, inserita nell'economia legale, ha gestito appalti e potere
secondo la propria mentalità che non contempla né il valore del bene comune né si preoccupa della qualità del lavoro svolto. L'avvento
dei manager ha cambiato ben poco: i nuovi
plenipotenziari, responsabili dei risultati,
erano espressione della medesima politica dei
famosi "comitati". E mentre in Calabria si
amministrava, quando ciò avveniva, come si
poteva e senza particolari attenzioni per le
finalità stesse della sanità, le cose nel resto del
Paese non andavano meglio: dalle opere pubbliche alla gestione degli altri servizi regnava lo
spreco, l'approssimazione, la corruzione.
Quante opere pubbliche consegnate nei tempi
stabiliti e senza aumento di costi?
Probabilmente nessuna! La Calabria non è
un'eccezione tra le regioni della nazione: è una
questione, grave, di quantità e non di qualità
dei problemi. Ma la radice della crisi che segna
tutti i servizi rimane di tipo morale: l'indebolimento dei valori tradizionali e l'affermarsi di
nuovi valori e nuovi "diritti" ha generato arroganza ed egoismo con le conseguenze che
vediamo. Un numero considerevole di giovani medici, anziché cercare di imparare dai colleghi più anziani di professione, si considerano, appena giunti in reparto, dei luminari della
medicina e trattano con sufficienza, se non in
modo scorretto, tutti gli altri colleghi. È questo
il nuovo stile di vita che, ovviamente, interessa
tutti i settori del lavoro e molti studenti, con le
conseguenze che si possono immaginare,
visto che l'arroganza impedisce l'apprendimento. Peraltro, è chiaro a tutti che la carriera
di un dipendente pubblico quasi mai è legata
allo studio o alla bravura: la logica che porta
alle promozioni è altra. Ma il cinismo non è
reato e dimostrare l'imperizia non è cosa facile, soprattutto a distanza di anni: anche il contesto determina le possibilità del medico: la
responsabilità è di certo condivisa con altre
figure. È corretto affermare che le "colpe"
sono anche degli amministratori, assessori,
presidenti, ministri che si sono avvicendati nei
decenni, ma se la responsabilità è così parcellizzata diviene arduo individuare precise
colpe.
Giuseppe Giarmoleo
Gerenza
Registrata al Tribunale
di Locri (RC) N° 1/14
Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di
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STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce
EDITORE - No così srl - via D.Correale, 5 89048 Siderno
rIceVIaMo e puBBLIchIaMo
“Sindaco Fuda,
mi aiuti a dare
una degna
sepoltura alla mia
cara mamma”
Gentilissimo Sindaco Fuda,
quando ho deciso di votare per la sua amministrazione e in particolare per lei, io mi sono
affidato all’uomo che era e che è, un uomo
di altri tempi, un politico appassionato e
dedito al suo lavoro.
Appunto, per la stima che nutro in lei, la
voglio far partecipe di una situazione che si
riveste sia di umano che di amministrativo e,
nonostante sia passata sotto l’amministrazione commissariale non ha mai trovato
soluzione oh meglio dire POSTO LIBERO.
In breve cerco di riassumerle la vicenda. Io
sono Antonio Fimognari, un modesto infermiere che presta servizio nella cittadina della
quale lei è Sindaco.
Nel 2002 quindi circa 14anni fa, feci richiesta
all’ufficio preposto del Comune di un fazzoletto di terra per costruire una cappella allo
scopo di seppellire i miei cari. All’inizio non
insistetti sui tempi visto la non urgenza, ma
sventuratamente, 2 anni orsono, sorella
morte bussa di nuovo alla porta di casa mia
portando via la cosa che c’è di più caro al
mondo MIA MADRE è dico MAMMA con
la M maiuscola non perché era MIA
MADRE, perché nonostante la vita sia stata
per lei sempre piena di sacrifici e di dolori, ci
ha cresciuti da sola senza un padre, in modo
dignitoso e decoroso.
Da allora il calvario. Innanzitutto le premetto che per gentile concessione di alcuni
parenti ho riposto presso il loro loculo le
spoglie della mia cara e adorata MAMMA,
sepoltura temporanea. Infatti da allora
molte e frequenti continuano ad essere le
pressioni per trasportarle altrove e non solo!
Non ci è stato permesso di poter attaccare al
marmo una foto, ma solo un’immagine
stampata su di un pannello, non abbiamo
potuto avere un portafiori e altro perchè si
sarebbe dovuto bucare il marmo NON
NOSTRO e lasciarlo danneggiato, e le assicuro, SINDACO che è una cosa molto umiliante per un figlio NON POTER GARANTIRE UNA DEGNA SEPOLTURA alla PROPRIA MADRE.
Dal giorno della dipartita dicevo, il calvario
burocratico che ad oggi non ha trovato alcuna soluzione.
Molte le richieste per corrispondenza non
ultima quella in cui l’ufficio comunale preposto mi riferisce che occorre procedere ad
espropriazioni di terreni e successivamente
ad assegnazione.
Il mio vuole essere un appello con il cuore in
mano, poiché se ai parenti (come so) dovesse necessitare il posto che attualmente è
occupato dalle spoglie di MIA MADRE,
sarò costretto a lasciarlo, rimanendo così
impantanato in un vortice dal quale non
vedo via d’uscita facile.
Ho interpellato in passato persino la
Prefettura e il Ministro dell’Interno ma
senza sortire alcun effetto, per cui con questo breve scritto mi appello a lei, Sig. Sindaco
alla sua umanità e sensibilità, al suo buon
cuore, glielo chiedo come un figlio, IN QUESTO GIORNO CHE TUTTI RICORDIAMO LA FESTA DELLE MAMME, affinchè possa prendere in mano la mia pratica e
vedere se è possibile fare qualcosa. Non
chiedo molto, un piccolo spazio un fazzoletto di terra per dare degna sepoltura a colei
che mi ha cresciuto... MIA MADRE!!
Nella speranza di essere ascoltato Antonio
Bovalino
dopo due anni
di commissariamento
Immondizia. Immondizia. Immondizia. Questo quanto è possibile non ammirare per le strade di Bovalino. Rifiuti disseminati vergognosamente in ogni dove. Il comune è retto da quasi
due anni da una triade commissariale antimafia che, probabilmente, essendo impegnata a stanare i delinquenti, non trova il
tempo di dare una veste dignitosa al paese.
Le nostre scuole nelle finali
dei Giochi Sportivi Studenteschi
Martedì scorso, presso il Raciti di Siderno,
Chiara Crupi e Federica Vumbaca, studentesse dello scientifico Zaleuco e Mattia
Gulloni, dello Zanotti Bianco, hanno vinto la
finale regionale di atletica leggera nell’ambito
dei Giochi Sportivi Studenteschi, durante i
quali rappresenteranno la Calabria alle Fasi
Nazionali che si disputeranno a Roma dal 30
Maggio al 2 giugno. Non possiamo che fare i
complimenti a questi ragazzi che porteranno
alto il nostro nome nelle categorie del salto
in alto e in lungo.
IlSidernosiGiocaaVibolapromozione
Dopo lo splendido risultato conseguito la scorsa domenica allo stadio comunale di Siderno, l’ASD Città
di Siderno 1911 è ormai pronta ad affrontare la finalissima dei playoff di questo pomeriggio, che inizierà
alle ore 15:30 al Luigi Razza di Vibo Valentia e, dopo lo scontro con la Luzzese, decreterà il definitivo passaggio in Eccellenza della squadra della nostra città. Intanto, alle 13:30, due autobus gratuiti partiranno
da Piazza Portosalvo per portare i tifosi a vedere la partita. Forza ragazzi!
La poeSIa
Mamma:
Sfiancata in quel lettino d’ospedale,
lo scherno a travisar la sofferenza.
T’arrovellavi nell’abbattere quel
male,
viceversa t’ha annientato l’esistenza.
Amabile la tua sbirciata e dolce il
viso,
con gli occhi ossigenavi speranza.
Da sola dava bagliore al tuo sorriso,
da sola rendeva luce a quella stanza.
Ed ora che la luce ormai si è spenta,
tale figura governa nella mente!
Di “Mamma” che un angelo diventa.
E si alza in cielo, oltre terre e mari
e in paradiso rimane eternamente,
“Con lo sguardo rivolto ai propri
cari”.
Giuseppe Lupis
costo€15,00amodulo
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doMenIca 15 MaGGIo 15
Lacalabriadeifuoriclasse,
quandopalancaeStrangioil
Goleadorgonfiavanolarete
È IL 13 MaGGIo 1979. IL catanzaro VInce In caSa IL torIno 2-1. SeMpre In caLaBrIa,
a GIoIa tauro, LE PRIME CLASSIFICATE DEL GIRONE DELLA SECONDA CATEGORIA LOCALE, SaLIne
e San Luca, SI GIocano La proMozIone In prIMa.
ROSARIO ROCCA
MaSSIMo
paLanca
Per la stagione ‘78/’79, la terza in serie A nella storia del Catanzaro, era
approdato in Calabria, per raggiungere l’obiettivo della salvezza dei giallorossi, un personaggio particolare. Er Sor Carletto, un romano de Roma.
Carlo Mazzone, uno che, nella sua non esaltante carriera di calciatore,
combattuta, da mediano puro, nei campi delle serie cadette degli anni
Sessanta, i colori giallorossi, della sua squadra e della sua città, li aveva
sempre tenuti stretti tra i denti. Partita dopo partita, stagione dopo stagione. Testa, cuore e polmoni giallorossi. Era il 1979, precisamente il
13 di maggio, l’ultima di campionato. Forte dei 26 punti già incassati, il Catanzaro di Ranieri e Palanca è già salvo. I padroni di casa
ospitano il Torino di Gigi Radice, già qualificato per la Coppa
Uefa dell’anno venturo, ma in corsa per il terzo posto conteso con
la Juve di Zoff, Tardelli e Bettega. La matematica ha già incoronato il Milan di Leadhom campione d’Italia e, a sole tre lunghezze
(quando la vittoria valeva due punti!), secondo, il sorprendente
Perugia di Castagner. Dalla curva ovest, gli Ultras Catanzaro ’73,
accompagnano i giallorossi alla vittoria. Dopo due autoreti, una per
parte, sarà il gol del centrocampista Orazi a regalare ai calabresi i due punti e un ottimo nono posto in classifica.
Mentre i granata chiuderanno il campionato quarti
insieme all’Inter, due punti dietro la Juventus che
chiude un deludente campionato in terza posizione.
Ma tutta Catanzaro, dietro lo storico Presidente
Nicola Ceravolo è già con la testa alla doppia sfida
della semifinale di Coppa Italia che doveva tenersi
nelle prossime due settimane di maggio contro la
Signora d’Italia. In quegli anni, il Catanzaro era la
squadra della Calabria e dei suoi emigrati. Anche
dai centri della Locride si partiva, ogni domenica,
per raggiungere il capoluogo. Un po’ per sostenere i calabresi, un po’ per tifare per i propri idoli
Tardelli, Giordano o Rivera che, con i rispettivi
club, scendevano in Calabria per la trasferta
ostica contro una provinciale più che dignitosa.
Tra le mura domestiche, così come al bar o dal
barbiere si aspettava con ansia la partita della
domenica, tra chi sosteneva i colori del cuore
bianconeri, nerazzurri o rossoneri che fossero, e
chi tifava per il Catanzaro. Queste curiose rivalità familiari vennero persino stornellate dal
popolare cantante folk Maurizio Scuncia, in arte
Micu ‘u Pulici, che nella sua canzone W Juve, W
Catanzaro ci racconta di una donna disperata per
le liti tra il marito tifoso del Catanzaro e il figlio
juventino: “Sta casa è ‘nu misteru, c’è nu tifu paru
paru, me’ figghiu è biancuneru, me’ maritu è
Catanzaru, a dominica è ‘na guerra, ‘nta casa esti ‘na
sciarra, patri e fighju chi s’afferra, ognunu da sa
squatra parra…”. Ma torniamo a quel 13 maggio.
Sempre in Calabria, ma in provincia di Reggio, a
Gioia Tauro, si disputa un altro spareggio. Le prime
classificate del girone della Seconda Categoria locale,
Saline e San Luca, si giocano la promozione in Prima. I
giallorossi del San Luca sognano una piccola impresa.
Come il Catanzaro del bomber Palanca, o come il terzino sinistro Claudio
Ranieri che, trentasette anni più tardi, avrebbe realizzato il sogno dei
sogni. Quello più noto di questi tempi. La grande impresa del suo
Leicester. Ma quella è un’altra storia. Lontana e neppure immaginabile
quel giorno caldo di maggio a Gioia Tauro. Era il San Luca guidato
dall’Ingegnere Ferrò che, insieme al compianto Sebastiano Pelle, il
Geometra, riuscì, quell’anno, a mettere in piedi una squadra molto competitiva. Giocavano i due Strangio, Mora e il Goleador, il centrocampista
Giampaolo, detto Rubino, e l’imprevedibile e rapida ala destra
Agresta che, da allenatore, coadiuvato dal Professore Pizzata,
circa dieci anni dopo, alla fine degli anni Ottanta, portò il San
Luca in Promozione vincendo lo storico spareggio con la
Bovalinese, disputato al San Vito di Cosenza. Quando
l’Ingegnere Pelle era il Presidente e, tra gli altri, giocavano
Favasuli detto Timogna, il portiere Pullano e Rossi. Di quella
appassionata partita ne abbiamo già parlato, ma è bene ricordare
che a San Luca la passione per il pallone è così contagiosa che
anche il parroco del paese, Don Pino Strangio, qualche anno addietro, mettendo insieme un gruppo di ragazzi, con gli appassionati di
sempre Saverio Giorgi, detto Amarildo, e Peppe Trimboli, portano la squadra dalla terza categoria alla Promozione. Il 13 maggio 1979, dicevamo, al comunale di Gioia Tauro si disputa uno spareggio importante. Pochi giorni prima,
Margaret Thatcher, in Gran Bretagna stravince le
elezioni amministrative, mentre il Presidente degli
Stati Uniti, Jimmy Carter, e quello dell’Unione
Sovietica, Leonid Breznev, si preparano per il trattato “Salt 2” del 18 giugno a Vienna, dove sarà
accordata una limitazione significativa degli armamenti strategici. Siamo in piena Guerra Fredda,
quando, nelle radio di casa nostra, gira il tormentone di quell’estate “Tu sei l’unica donna per me”
di Alan Sorrenti. A Gioia Tauro il Saline avrà la
meglio sul San Luca con una vittoria di misura,
uno a zero. Ma i giallorossi saranno ugualmente
ripescati per il prossimo campionato di Prima
Categoria. Mentre il Catanzaro dopo il pareggio casalingo, uno a uno, contro la Juve, perderà a Torino per quattro a due venendo eliminato dalla Coppa Italia dai bianconeri che, alla
fine, la vinceranno dopo una soffertissima finale contro il Palermo. Oggi, a San Luca, non c’è
una squadra di calcio. Mi dice il Ragioniere
Alvaro, dirigente di una delle due scuole calcio
presenti, che farà di tutto perché il calcio a San
Luca non muoia definitivamente. “E siamo certi
- aggiunge Saverio, Amarildo - che torneremo a
vincere …” e magari a sognare, come ai tempi di
Agresta, Mora e Pipicella. Anche il Catanzaro è,
ormai da troppo tempo, fuori dal calcio che
conta. Ma in fondo non così lontano da quella
Crotone rossoblu che, oggi, festeggia la serie A
cantando “Ma il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano,
che questi versi, lì componeva proprio nei magici anni
Settanta. Quando Palanca gonfiava la rete e la Calabria
gridava GOL!
cLaudIo
ranIerI
Oggi che il Museo Nazionale della Magna Grecia ha spalancato le
sue porte ai visitatori, la Calabria finisce ancora una volta nella
nona bolgia dell'inferno, quella dei seminatori di scandali.
L'opinione condivisa da buona parte della stampa nazionale è
che il nostro museo è costato troppo. E non ce lo meritiamo.
CULTURA
“
Il Museo di Reggio Calabria è costato
33 milioni di euro... e li vale tutti!
DENTRO CI TROVI UN
PATRIMONIO PAZZESCO:
OLTRE I BRONZI, PREZIOSE
COLLEZIONI DAL
PALEOLITICO FINO ALLA
TARDA ETÀ ROMANA, UN
SUGGESTIVO SPAZIO
DEDICATO
ALL'ARCHEOLOGIA
SUBACQUEA E, DULCIS IN
FUNDO, PARTE DELLA
NECROPOLI DELL'ANTICA
RHEGION.
MARIA GIOVANNA COGLIANDRO
rano state aperte solo le sale al
piano terra e già erano stati occupati tutti i primi posti della
baraonda mediatica. Era il luglio
scorso. Gian Antonio Stella non
perse occasione di esibirsi nel suo
balletto di idiozie. Lui che al
Museo di Reggio Calabria non ci
aveva nemmeno messo piede, scrisse per sentito dire. Offese, per sentito dire. C'erano dei
post-it con le descrizioni dei reperti. Sul
Corriere della Sera, Stella li definì "pizzini".
Senza una ragione precisa. Chiamarli così
faceva folklore, secondo lui. Nel frattempo
veniva scaricata l'ennesima camionata di
fango sui calabresi. Continuò, poi, con la solita menata della Calabria incapace di soddisfare il turista. "Non ha la più pallida idea di queste cose - scrisse - o se ne frega". Quella del
luglio scorso in realtà era solo un'apertura parziale del museo. Pare che la scelta di dare un
E
primo assaggio di quella Magna Grecia rimasta incellophanata per troppo tempo fosse
finalizzata a pungolare chi lavorava al riallestimento del museo affinchè accelerasse i tempi
di consegna.
Sì, è vero il museo avrebbe dovuto essere
pronto nel 2011 ma ha dovuto far fronte ad
anni di ricorsi al Tar, a fermate forzate, all'alternarsi di ben quattro soprintendenti Annalisa Zarattini, Pier Giovanni Guzzo,
Caterina Greco e Simonetta Bonomi - a colpi
bassi come quello sferzato dal fotografo francese Gerald Bruneau, incaricato, da non si sa
chi, di orchestrare una "porcata" - come la
definì la Bonomi - che screditasse lei e in fila
indiana tutta la Calabria. Bruneau è famoso
per le sue fotografie di Paolina Bonaparte
avvolta in un tulle rosso fiammante, per questo la Bonomi aveva dato il suo permesso di
regalare un'altra manciata di fama ai nostri
Bronzi. Lui le aveva mostrato una foto con
solamente il velo e a lei era piaciuta. Il boa e il
perizoma leopardato non erano previsti.
“
MENTRE C'È CHI RITIENE
CHE 33 MILIONI PER IL MUSEO
REGGINO SIANO TROPPI, A
NOVARA PER IL BROLETTO SONO
STATI SPESI 12 MILIONI. LA
SUPERFICIE DELL'INTERVENTO
ERA DI 1.869 MQ, SEI VOLTE
INFERIORE A QUELLA DEL
NOSTRO MUSEO. LA COLLEZIONE
ESPOSTA ASSAI POVERA.
Bruneau li aggiunse dopo. L'intento era mettere la Bonomi in cattiva luce, come emerse in
un'intervista a firma di Giuseppe Baldassarro
pubblicata su Repubblica. Lei aveva detto no
a Sgarbi e all'Expo e questa porcata le sarebbe
servita da lezione. Poco importa se in questa
boiata fu coinvolta tutta la Calabria, immeritevole secondo i più di un patrimonio così
straordinario.
Oggi che il Museo Nazionale della Magna
Grecia ha spalancato le sue porte ai visitatori,
la Calabria ci è finita di nuovo nella nona bolgia dell'inferno, quella dei seminatori di scandali. "La Calabria impiega 10 anni per consegnare i lavori e fa lievitare i costi dell'intervento da 10 a 35 milioni di euro". Questo quanto
si limita a dichiarare buona parte della stampa
nazionale sul nostro meraviglioso museo.
Beh, tanto per cominciare, l'intervento risale
al 2009 e fa parte di quel piano d’azione per le
celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità
d’Italia, varato con d.P.C.M. del 24 aprile 2007.
Quindi, se la matematica non mi inganna,
sono trascorsi 7 anni. Inoltre, non si è mai parlato di 10 milioni di euro: il progetto preliminare ne prevedeva 13, in fase esecutiva si giunse a 22 milioni; 17,2 furono stanziati dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2 milioni e 400 mila li sborsò il MiBACT e altri 2
milioni e 400 mila arrivarono dalla Regione
Calabria. Nel 2010 la Presidenza del Consiglio
dei Ministri mise a disposizione altri 6 milioni
e 600 mila per lavori aggiuntivi, dal MiBACT
arrivarano 500 mila euro di fondi straordinari
che servirono a trasferire i Bronzi dal museo a
Palazzo Campanella, oltre, ovviamente, all'adeguamento degli uffici trasformati in laboratorio di restauro. Nel 2013 il MiBACT stanzia
300 mila euro per far rientrare i Bronzi a casa
e realizzare per loro una sala di pre-filtro per
"docciare" i visitatori all'ingresso con un getto
di aria fredda, eliminando così le particelle di
smog, e una sala di filtro provvista di un particolare sistema di controllo del clima che consente di salvaguardare le statue da fenomeni
di corrosione. I 300 mila euro sono serviti
anche a dotare i Bronzi di due basi che li salvino in caso di terremoto, realizzate da un'azienda leader in Europa per applicazione di
sistemi antisismici. Sempre nel 2013 dalla
Regione Calabria arrivano 4 milioni di fondi
POR per i lavori di allestimento museologico
e museografico e di impiantistica speciale.
Con questi fondi sono state realizzate le 230
vetrine affiancate da testi esplicativi e supporti multimediali interattivi - e non pizzini disposti lungo l'intero percorso che si articola
su quattro piani. L'ultimo storno di fondi è del
2015 quando il MiBACT stanzia 300 mila
euro per lavori urgenti e indispensabili alla
messa in sicurezza dei depositi e dell'area
espositiva. Quindi facendo la somma si arriva
a circa 33 milioni di euro e non 35, come qualcuno ha scritto. E quei 33 milioni il Museo di
Reggio Calabria li vale fino all'ultimo centesimo. Dentro ci trovi un patrimonio pazzesco:
preziose collezioni dal paleolitico fino alla
tarda età romana comprendenti gioielli in oro
e argento, monete, antiche epigrafi, tavolette
votive, anfore magnifiche. Al piano terra, oltre
ai Bronzi, è possibile ammirare un mosaico
mozzafiato di tre metri per cinque del II-III
secolo a.C, un suggestivo spazio dedicato
all'archeologia subacquea e, dulcis in fundo, le
catacombe di epoca ellenistica, perchè proprio lì appiccicata al museo un tempo sorgeva
la necropoli dell'antica Rhegion.
Quei 33 milioni, oltre che per il restauro di
spettacolari reperti e a quanto ricordato
sopra, sono serviti per il consolidamento strutturale di tutto l'edificio, per restaurare le facciate esterne e interne, ripristinare tutte le facciate murate in passato, ristrutturare i tre piani
espositivi; per la radicale ristrutturazione del
3° piano adibito agli uffici della
Soprintendenza, per il rifacimento delle pavimentazioni e la sostituzione degli infissi. I
piani seminterrato e interrato sono stati adibiti a depositi, laboratori e archivi. Inoltre, al
piano seminterrato è stata realizzata una
nuova corte d'ingresso di altezza pari al totale
dell'edificio da adibire a nucleo espositivo di
reperti di notevole altezza. È stato, poi, realizzato un terrazzo da cui è possibile ammirare lo
Stretto oltre che l'intera città, dotato di un
ampio spazio dedicato alla ristorazione e alla
sosta che si sviluppa attorno a un pavimento in
vetro dal quale si può osservare la corte interna del museo per la totalità della sua altezza.
33 milioni per un intervento che ha interessato una superficie di 11.000 mq.
Andiamo adesso a considerare il complesso
museale del Broletto di Novara, inserito insieme al museo reggino tra i Luoghi della
Memoria da restaurare in occasione del 150°
anniversario dell'Unità d'Italia. In questo caso
la superficie dell'intervento era di 1.869 mq,
sei volte inferiore a quella del nostro museo. Il
costo? 12 milioni di euro. Per cosa?
Rifacimento delle facciate, risistemazione dell'edificio ex abitazione del custode, realizzazione di un ascensore, un elevatore a pantografo e apposite rampe, pulizia e restauro dei
soffitti lignei, riqualificazione degli spazi
museali, restauro delle opere, redazione dei
testi di supporto per le esposizioni, sussidi
audiovisivi, aree di sosta (con sedute di dubbio
gusto). Chiedo al mio amico Jacopo di Novara
se vale la pena visitare il museo del Broletto.
La sua risposta: "Ma perchè il Broletto è un
museo? Qualche tempo fa nel cortile centrale
venivano proiettati film perchè non lo frequentava più nessuno". Dal 2011, in seguito ai
restauri, il Broletto non ospita più i "musei
civici" della città che sono stati trasferiti al
Castello di Novara - dal 2007 in restauro (anzi
in ricostruzione, e che ricostruzione! secondo
i novaresi la torre sembrerebbe la ciminiera di
un lager) e consegnato lo scorso gennaio - non
ospita più il Museo di Storia Naturale ma solo
una collezione di arte moderna che nel 1930
fu donata alla città da Alfredo Giannoni, collezionista e mecenate novarese. Oggi il
Broletto viene per lo più utilizzato come location di cerimonie pubbliche e, di tanto in
tanto, per esposizioni d'arte.
Quindi fammi capire, Gian Antonio, tu che
sei una penna attenta, come hai fatto a non
accorgerti che anche Novara "non ha la più
pallida idea di queste cose"? Mentre ti arrovelli per fornirci una risposta valida, ti informiamo, Stella del giornalismo anti-terroni, che
quaggiù a Incapacilandia sono stati strappati
9027 biglietti nei primi due giorni d'apertura
del nostro Museo e poi una media di 600 nei
giorni successivi.
Il museo di Palazzo Piacentini torna a essere
uno dei poli dell'archeologia europea ed è
pronto a riprendersi il ruolo che merita nel circuito dei grandi musei internazionali. E che
nessuno si azzardi a dire che non ce lo meritiamo.
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DOMENICA 15 MAGGIO 17
ECONOMIA
Ilcapitalismocheuccideilcapitale
Alcuni imprenditori della Locride, in forma anonima, ci raccontano le loro esperienze, il loro“non rapporto”
con le banche. Abbiamo ascoltato un campione di 10 aziende e questa settimana ve ne raccontiamo due che
conducono alla stessa, identica conclusione…la loro banca è indifferente.
VINCENZO LAROSA
ul solco di quanto delineato nello
scorso numero di Riviera, quando
abbiamo presentato e dato il via alla
nostra inchiesta “la mia banca è indifferente”, continuiamo ad occuparci,
cercando di entrare un po' più nello
specifico, del rapporto banca-azien-
S
da.
Durante questa settimana abbiamo avuto l’opportunità di parlare con un campione di 10
aziende, alcune contattate da noi, altre invece, ci
hanno contattato rispondendo al nostro appello,
ubicate nella Locride e operanti, o esclusivamente nello stretto circondario, o attive a livello
nazionale e internazionale.
Diamo qualche riferimento statistico, così da
levarci subito l’incombenza numerica; 8 imprenditori su 10, alla nostra domanda quale tipo di
rapporto esiste tra voi e le banche locali, hanno
risposto: “Nessuno”, mentre la totalità del campione esaminato ha posto come condizione sine
qua non, per raccontarci le sue vicissitudini, di
rimanere anonima.
Ci teniamo a mettere subito in risalto questi due
elementi perché vi ravvisiamo i due estremi di un
malessere profondo, di una situazione limite dinnanzi alla quale si trovano alcune tra le aziende
più importanti della nostra zona.
Se da un lato vi è la voglia degli imprenditori di
raccontare, di denunciare, di far emergere tutto
il disaggio e l’incapacità di relazionarsi e di collaborare con le banche, dall’altro vi è la volontà di
non essere menzionati, di non collegare direttamente le loro storie a una faccia, un nome, un’attività riconoscibile, per u'atavica paura di peggiorare ulteriormente quel rapporto, peraltro già
nullo, con gli istituti di credito, per un serpeggiante timore di incorrere in ritorsioni che potrebbero ledere ulteriormente la loro, già difficile, capacità produttiva.
Esaminiamo qualcuna delle loro storie, iniziando da un’impresa operante nel settore gastronomico.
L’imprenditore Dioniso, nome di fantasia come
tutti gli altri che seguiranno, dato per comodità e
per adeguarci a quella moda di Yankee di dare
uno pseudonimo ad ogni cosa, ci racconta un
sogno.
Il sogno di un’azienda che, mettendo la sua base
nel territorio della Locride, vuole operare a livello globale, muovendosi tra la distribuzione classica e le enormi potenzialità del commercio online. Un sogno da più di due milioni di euro di
investimento personale, mai supportato dalle
banche nei quali i fondi risiedevano. Dioniso
lamenta in particolare la completa mancanza di
interesse delle società bancarie nei confronti dell’azienda creata. Nessun sopralluogo per verificarne le potenzialità, nessuna concessione di un
fido agevolato e coerente con i capitali investiti e
con il giro d’affari che ne scaturisce, nessuna
volontà di investire su un’economia reale, tangibile e radicata nel territorio, capace di produrre
benessere per il suo proprietario e per i dipen-
denti che vi operano.
Passiamo al settore dell’edilizia.
Efesto lavora da oltre 30 anni con una sola
banca, situazione strana per un imprenditore che
dirige una grossa azienda, capace di dare lavoro
a 100 dipendenti e con un fatturato annuo che ad
oggi supera i dieci milioni di euro. Questo rapporto di esclusività nasce dalla personalità di
Efesto che ha sempre considerato, almeno fino
al 2008, il rapporto con la sua banca come un
rapporto di amicizia, nato e cresciuto come un
galante sodale vecchio stampo tra gentleman,
che collaborano con reciproca stima e rispetto, in
modo da tutelare e far crescere vicendevolmente i propri profitti.
Nessun problema, tutto bene, almeno fino alla
grande crisi.
Un mancato pagamento di parte dell’Iva, e la
conseguente richiesta di rateizzazione dell’importo, così da poter superare quella globale sofferenza, nella quale sono piombate quasi tutte le
aziende nazionali e internazionali, senza rifarsi
sui suoi dipendenti, senza dover licenziare quegli
uomini che conosce uno per uno, quei padri e
quelle madri di famiglia, per cui anche solo il
ritardo nel pagamento di un singolo stipendio,
avrebbe generato una difficoltà quasi insormontabile da inizio a un vero e proprio calvario.
La banca cede la pratica a Equitalia; gli importi
dovuti raddoppiano; vengono ipotecati gli
immobili a garanzia della cifra dovuta, cifra inferiore al 5% del valore immobiliare ipotecato.
L’impresa, pur ricominciando a realizzare profitti consistenti, in breve tempo viene considerata in
sofferenza e le vengono negati fidi e garanzie
sulle obbligazioni. L’amico fedele, il socio stimato
da Efesto si trasforma in carnefice, il loro reciproco rapporto involve.
Ancora oggi la banca di Efesto è il semplice contenitore, necessario per legge, del suo capitale
aziendale, un ufficio che non garantisce più nessuna obbligazione, non concede più alcun fido,
ma si limita a gestire le transazioni con i clienti e
i pagamenti, necessariamente in saldo attivo, dei
fornitori.
A sentire queste storie sembra che nella Locride
per fare impresa, per resistere senza aiuti bancari e dovendo accettare forme contrattuali avvolte
del tutto svantaggiose, nella più completa e totale indifferenza sociale degli istituti di credito nei
confronti delle aziende locali, non bastino uomini comuni, non siano sufficienti imprenditori
valenti e capaci, ma siano necessarie figure quasi
mitologiche.
Ecco perché, giocando un po' con gli pseudonimi, nel rispetto del sacrosanto diritto delle nostre
fonti di rimanere anonime, abbiamo voluto dare
agli imprenditori intervistati dei nomi fittizi derivati dai miti pagani e riconducibili, o almeno
avvicinabili, ai macro-settori economici nei quali
operano.
La prossima settimana vedremo che aria si respira nel settore dei rifornimenti all'ingrosso di beni
di consumo e in quello ludico-ricreativo.
CULTURA
LE“INFIORATE”DI
MONASTERACE
Anche quest’anno il comune di
Monasterace tornerà ad essere teatro di una
delle manifestazioni più affascinanti e coinvolgenti dell’intera Locride.
Il 29 maggio si terrà la XI edizione della tradizionale Infiorata; un evento che, nel corso
degli anni, è diventato un punto di riferimento imprescindibile del turismo religioso.
Una manifestazione, organizzata dalla Pro
Loco Monasterace, che vedrà diversi angoli
del paese ricoprirsi di fiori e di colori: le strade e i vicoli saranno impreziositi dalle meravigliose composizioni floreali sapientemente realizzate dagli infioratori monasteracesi.
Sarà un momento, coincidente con il
Corpus Domini, magico, dove sacralità,
fede, arte e natura s’incontrano piacevolmente disegnando nelle strade pitture con i
fiori e i semi. Un mix di sentimenti e di
voglia di fare che ogni anno ripete il miracolo dei tappeti di fiori.
È un momento di gioia, di aggregazione, che
rende le Infiorate luogo di verifica del tessuto della comunità locale, sia per la comunanza e collaborazione che si creano nelle
notti precedenti alla processione del Corpus
Domini, sia per i rapporti che si intessono
tra i gruppi partecipanti e il resto della città
nei giorni di preparazione. E in effetti è tutto
un collaborare: dal Comune alle
Associazioni, dalla Pro Loco ad ogni singolo cittadino.
Il lavoro vero e proprio di allestimento
comincia venerdì pomeriggio, quando vengono posizionati i bozzetti lungo le vie da
infiorare e i gruppi di Infioratori cominciano
a prepararsi. Poi, come in un mosaico, ogni
fiore, ogni seme va a collocarsi al suo posto.
Si infiora per due notti di seguito, senza sentire la stanchezza, consci del risultato che
stupirà tutti.
I soggetti sono rigorosamente di ispirazione
religiosa: l’edizione di quest’anno è ispirata
al tema della Misericordia di Dio per il
Giubileo Straordinario indetto dal Santo
Padre.
Intense e indescrivibili le emozioni negli
anni di attività che corrono dal Giubileo del
2000 a quello del 2016.
L’evento è reso possibile grazie alla generosità delle aziende florovivaistiche, dei cittadini, dei fedeli e dei soci della pro Loco IL
TEMPIO, che da diversi anni operano con
spirito di dedizione e sacrificio trasformando la manifestazione in un momento di
grande attrazione e forte coinvolgimento.
L’Oratorio Don Bosco ormai da anni affianca la Pro Loco nei momenti dell’organizzazione. Numerosi i gruppi organizzati: dalle
associazioni ai volontari di tutte le età che
ogni anno vogliono vivere puntualmente il
rito dell’Infiorata a Monasterace: evento
unico, atto di amore collettivo, rapporto
speciale con fiori, colori, profumi, magia di
ritrovarsi insieme.
Ai lavori parteciperanno anche gruppi di
ragazzi immigrati provenienti dai Paesi africani, segno che questo evento vuole dare un
messaggio concreto di integrazione e solidarietà.
Tutta la collettività è coinvolta: prima nella
raccolta dei fiori, poi nella fase dello speluccamento, infine nella “infioratura dei quadri” durante le due “notti dei fiori”, fase che
terminerà la domenica mattina quando i
capolavori d’arte potranno essere ammirati
nel loro splendore.
L’Infiorata a Monasterace è una forma di
cammino spirituale, omaggio di fede collegata alla celebrazione Cristiana del Corpus
Domini con la processione del S.S.
Sacramento dove emerge chiaramente lo
spirito religioso. L’aspetto di maggior rilievo
di tale iniziativa è quello della sincera collaborazione tra centinaia di persone che per
un certo periodo si trovano a lavorare insieme con spirito di sacrificio, altruismo e sincerità d’animo: è in questi momenti che
Monasterace si riscopre comunità.
Per l’edizione 2016 la Presidenza della
Regione Calabria, considerato il meritevole
apprezzamento dello scopo culturale, artistico della manifestazione e in coerenza con
le finalità istituzionali della Regione
Calabria e con i principi di crescita sociale e
culturale della comunità calabrese, ha concesso il Patrocinio gratuito con l’autorizzazione all’utilizzo del logo istituzionale della
Regione Calabria.
IL MONDO VISTO DA SOTTO
Walter Pedullà racconta gli scrittori calabresi del‘900
Ponendo termine a una discussione forse fin troppo a
lungo trascinata, Pedullà chiarisce che non esiste una
“letteratura calabrese”. Quella, al massimo, definisce
un magma di scrittori che nascono e muoiono mediocri e locali. Questo forse uno dei punti più interessanti
della presentazione del saggio Rubbettino “Il mondo
visto da sotto”, che Pedullà scrive in una fase ultima
della sua carriera, durante la quale si tirano le somme
di mezzo secolo di letteratura scritta da calabresi.
Cinque opere in corso, Pedullà non abdica al suo ruolo
di maestro, anzi, con freschezza quasi fanciullesca si fa
trascinare in aneddoti e opinioni, finalmente rivelabili,
al microfono della Saletta Rossa della libreria Calliope
di Siderno, delicatamente ricamati da Maria Teresa
D’Agostino, come sempre fluida nel tenere il fil rouge
di discorsi impegnativi e soggetti a digressioni. Non si
può che concordare con una visione della letteratura
che taglia fuori ciò che non è veramente elevato, una
visione forse elitaria, ma di certo più volta all’ “ardua
sentenza” dei posteri, che non alle misure larghe di un
mercato locale o indulgente verso la massificazione letteraria. Secondo Pedullà il successo di uno scrittore è
coniare un termine che porti il suo nome, ad esempio
“pirandelliano”, “alvariano” :quando soggetto diventa
universo. Come un botanico che individua una nuova
specie di pianta e le assegna il proprio nome, così uno
scrittore conquista uno “stile”, unico, personale, originale. Anche Claudio Magris spiegò –con una icastica
immagine- che il vero scrittore è colui che i sé lascia
vedere una minima parte, come un iceberg, che affonda in acque gelate tutta la sua massa. In questo senso la
letteratura, quella vera, deve parlare a tutti: calabresi,
veneti, americani, cinesi. Perché, come Arte, non è
altro che l’esplorazione delle infinite pieghe
dell’Umanità.
L. Z.
Il 5 giugno Siderno acquista
valore con il fitwalking
L'A.S.D Calabria Fitwalking, insieme con l'associazione YMCA Siderno,
organizza, per Domenica 5 giugno, dalle ore 16:00 alle ore 20:00 il 1°
Siderno Fitwalking, evento ideato per proporre delle nuove attività e restituire dinamismo al lungomare e alla Città di Siderno garantendo l’afflusso
di numerosi partecipanti ad apertura della stagione estiva. La MISSION è
di avvicinare il più possibile i giovani alla pratica del fitwalking e sensibilizzarli per la realizzazione di progetti con scopi sociali.
Oggi al
Polifunzionale di
Siderno una
mostra felina fuori
dagli schemi
Si terrà oggi domenica 15 c.m. alle ore 17,00
presso il Centro Polifinzionale di Siderno
una mostra unica in tutto il territorio calabrese, che si discosta nettamente dalle classiche esposizioni feline con gatti di razza,
tenuti per giorni in teche di vetro al solo
scopo di far conoscere razze sempre più
selezionate. Questo genere di esposizioni
nasconde delle subdole forme di sfruttamento, dove i gatti vengono mercificati,
esposti e giudicati e, a seconda del loro piazzamento, guadagnano una valutazione
come riproduttori, andando ad alimentare
l'ignobile mercato di essere viventi.
Una giuria qualificata e composta da esperti giudicherà tre categorie di Gatti: cuccioli,
meticci (oggi detti europei) e di razza.
Questo al fine di non pregiudicare i gatti
meticci nei confronti dei cucciolotti e di
quelli di razza. Si ricorda invece che il fine
dell'Associazione O.L.A. è di informare le
persone che gli animali devono essere trattati come esseri senzienti e che non andrebbero comprati, fatti accoppiare selezionando la razza per poi venderne i cuccioli, ma
andrebbero solo adottati tra quelli che han
bisogno di una casa. A tal fine, all'interno
della mostra, vi sarà uno spazio dedicato
alle adozioni, sia di privati che di gattini
abbandonati presso la Prima colonia felina
della locride censita presso il Comune di
Siderno. Le iscrizioni inizieranno alle ore
15,00 presso il Centro polifunzionale, ma si
consiglia ai partecipanti la preiscrizione
presso i negozi pet presenti sul territorio per
evitare di far restare a lungo il micio all'interno del trasportino. Naturalmente sarà
un'ottima occasione per tutta la famiglia,
per trascorrere un pomeriggio assieme con
i nostri amici a quattrozampe e la serata
sarà allietata da buona musica del duo
Chitarra "Gulino e Locanto" e ascoltare
interessantissime relazioni del dr. Franco
Romeo, ginecologo dirigente ASP, del dr.
Valerio Bianchini, responsabile veterinario
area sud Trainer, della dr. Debora Gattuso,
veterinaria e del dr. Salvatore Benvenuto e
dell'assessore alla cultura del comune
Ercole Macrì. A tutti i partecipanti verrà
consegnato un omaggio Trainer.
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Lo scorso fine settimana si è svolta a Stignano la Fiera dell’opportunità,
un’evento che ha messo a confronto cittadini e istituzioni riscuotendo il senso
civico della comunità. Enza Beltrone, una delle organizzatrici, ci ha spiegato
in che cosa l’evento consista e quali speranze può dare alla Locride.
SOCIETÀ
“
DOMENICA 15 MAGGIO 19
Fiera dell’opportunità: crescere è
una questione di consapevolezza
Per instaurare
un confronto,
la fiera è stata
suddivisa in
Tavoli Aperti di
Discussione
che hanno
toccato temi
civico-sociali
interessanti
per i cittadini.
li scorsi 6, 7 e 8 maggio si è
svolta a Stignano la 1ª Fiera
dell’opportunità, un’evento
organizzato dall’associazione
Alia Nova con la collaborazione degli assessori di
Siderno Ercole Macrì e
Bianca Gerace, dell’editore Franco
Pancallo, di Antonio Rinaldi e dell’assessore
regionale Federica Roccisano.
Ma che cos’è, in concreto, una fiera dell’opportunità? L’abbiamo chiesto ad Enza
Beltrone, stignanese ed esponente dell’associazione promotrice dell’evento.
«Come sarà facile intuire non si tratta di una
fiera nel senso stretto del termine - ci ha
spiegato - ma piuttosto di un evento al centro del quale viene posto l’individuo promuovendo la sua coscienza critica e riavvicinando, lui e l’intera comunità, agli interessi
che dovrebbero essere propri di una società
civile. Mi riferisco all’informazione e alla formazione del cittadino eseguita attraverso un
confronto a giro stretto con politica, imprese
e organi di stampa, attori che dovrebbero
garantire la civiltà di una società ma che,
oggi, tendono più che altro a renderla
“schiava”.
«Proprio per cercare di instaurare nuovamente questo confronto, comunque, la fiera
dell’opportunità è stata suddivisa in TAD,
Tavoli Aperti di Discussione, che hanno toccato temi civico-sociali differenti e che
hanno catturato, con nostra grande soddisfazione, l’attenzione di una buona fetta
della popolazione locridea».
La Fiera dell’opportunità, benché abbia
avuto un patrocino gratuito da parte del
Comune di Stignano, che ha ospitato con
sapiente lungimiranza l’evento e offerto i
buffet, non ha trovato appoggio istituzionale, fatto salvo quello degli sparuti amministratori che si sono resi disponibili a collaborare in prima persona con Enza e l’associa-
G
zione Alia Nova. Lo stesso evento, ci è stato
raccontato, ha una storia travagliata, che
trova origine diversi anni fa, quando la
cere Stignano a proporre questa Fiera in
occasione del bicentenario del paese. Con il
senno di poi, però, mi sono resa conto che i
La fiera coinvolge le parti, crea un ambiente
difestaeavvicinalepersoneimponendoinmaniera
“gentile”, la discussione sulle tematiche sociali.
Beltrone cercava di convincere il proprio
paese a costruire una rete con i vicini
Placanica e Riace attraverso una serie di
eventi e iniziative che stimolassero gli interessi sociali e culturali dormienti dei propri
concittadini.
«Comprendendo di non poter fare tutto da
sola - ha continuato Enza - ho coinvolto nel
progetto Lidia Paolillo cercando di convin-
tempi non erano ancora maturi e, vista la
poca ricettività in merito alle ricadute positive che un evento del genere potesse avere
sulla nostra terra da parte delle istituzioni,
che l’organizzazione andava perfezionata.
Per questo ho ideato la fiera: è un evento che
coinvolge le parti, crea un ambiente di festa
e avvicina le persone stimolandole anche in
un ambiente dove tutto è apparentemente
Piazza Cavone, il belvedere
di Siderno Superiore
Nata da una necessità strutturale,
quella di eliminare un terreno malamente utilizzato e di ampliare la
strada provinciale adiacente, piazza
Cavone è stata inaugurata qualche
giorno fa sotto gli auspici della rinnovata amministrazione comunale
di Siderno. Già da anni era in pectore l’idea di ammodernare e abbellire
l’ingresso di Siderno Superiore, centro storico del Comune, ma solo nel
2008 viene definito il progetto esecutivo, grazie all’impegno del prof.
Aldo Caccamo, a cui è assegnata la
delega alle problematiche di
Siderno Superiore. Da segnalare già
nel 2005 una solida partecipazione
della Provincia, presieduta dall’oggi
sindaco Pietro Fuda.
Piazza Cavone è ancora in divenire,
sarà arricchita da piante e vegetazione, oltre che adeguatamente illuminata. Una richiesta esaudita per i
cittadini di Siderno Superiore, che
hanno un ulteriore punto di aggregazione, in prossimità del belvedere
che affaccia sul bellissimo panorama
che abbraccia parte della costa dal
morto. Infatti, ed è l’aspetto più importante,
impone, anche se in maniera “gentile”, la
discussione sulle tematiche sociali».
Il sogno di Enza sarebbe stato quello di coinvolgere tutti i paesi della Locride nella Fiera
dell’opportunità ma, constatando fin da
subito una certa resistenza a instaurare questo tipo di collaborazione tra comuni, si è
accontentata di coinvolgere solo il proprio
paese nella speranza che il successo di questa prima edizione possa, in futuro, attirare
gli interessi degli altri.
«Anche tra gli stessi stignanesi c’è stato
molto scetticismo in merito all’evento - ha
detto la Beltrone - Solo nell’ultima giornata
abbiamo visto più gente del luogo avvicinarsi ai TAD che, invece, hanno riscosso moltissimo successo tra i giovanissimi.
Particolarmente interessante, ad esempio, è
stato il confronto con il sindaco di Riace
Mimmo Lucano, con il quale adesso vorremmo far partire una collaborazione che
permetta di rilanciare l’associazionismo
sportivo del nostro territorio, oggi limitato a
porto di Roccella fino alla marina di
Siderno. La voce corrente è che la
vista sarebbe stata ancor più bella se
la diga fosse stata piena, ma date le
attuali condizioni dell’opera, non si
sa se questo sarà possibile o meno.
In piazza Cavone avrà una importante funzione l’acqua, che è potabile, e che verrà indirizzata presso la
fontanella cosiddetta “di Nettuno”,
che è stata trasportata dalla zona
della chiesa di San Carlo, dove in
molti andavano a far scorta, con un
certo disagio per la viabilità. A que-
sto problema si è posto rimedio, grazie anche all’impegno materiale da
parte del comune, alleggerendo un
punto trafficato del Centro Storico.
Piazza Cavone è già divenuta un
punto di incontro per giovani e
anziani, e con il tempo diverrà certamente uno dei punti più frequentati
della città, un piccolo “landmark”,
nonché il suo più bel biglietto da
visita.
La Redazione
pochissime discipline e mai veramente formativo. Ma anche il confronto con l’onorevole Cova, con il quale i ragazzi hanno potuto parlare a tu per tu, è certamente stata
un’esperienza senza eguali, che ha contribuito a generare quel clima di entusiasmo che
non ci fa vedere l’ora di organizzare la prossima edizione!»
Jacopo Giuca
Staiano riceve il Jazzit
Awards 2015
Al sesto posto del premio Jazzit Awards
2015, che viene assegnato ai migliori direttori artistici di jazz, si è classificato
Vincenzo Staiano del Festival Jazz di
Roccella. Il direttore Staiano condividerà
questo importante riconoscimento con la
direttrice Paola Pinchera.
Salvatore Crinò di nuovo
ai giochi matematici
dell’Università Bocconi
Salvatore Crinò, per il terzo anno consecutivo, approda alle finali nazionali di giochi
matematici dell’Università Bocconi di
Milano. Migliorando
di anno in anno,
Salvatore è approdato anche questa volta
alla fase finale dei
Giochi, durante i
quali dovrà vedersela
con studenti provenienti da tutto il
mondo. Non possiamo che fare i nostri
migliori auguri al piccolo Salvatore, figlio del
sindaco di Casignana Antonio.
CULTURA
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DOMENICA 15 MAGGIO
21
RICORDANDO
IL PROSSIMO 19 MAGGIO
AVREBBE COMPIUTO
92 ANNI
ono passati cinque anni dalla
morte di Rocco Ritorto. Era
il 14 agosto 2011. Era nato a
Caulonia nel 1924 ed è vissuto per molti anni a Siderno,
paese della madre. È stato
insegnante, poeta, scrittore,
saggista, giornalista, politico.
Un giornalista di grande caratura, che
aveva dato lustro negli anni sessanta e settanta al radio giornale e al telegiornale di
RAI Calabria. Piero Ardenti, direttore del
Giornale di Calabria, lo volle nella sua
squadra, apprezzando sempre i suoi interventi, specie quelli, proverbiali, sulla inderogabilità di una guerra a tappeto, totale,
alla ‘ndrangheta, a 360 gradi.
Fu anche una delle firme più apprezzate
del settimanale “La Riviera”, che ospitò
molti suoi saggi letterari che spaziavano
dalla storia alla poesia, dalle biografie dei
nostri uomini illustri, alla Massoneria (di
cui fu studioso tra i più profondi e stimati
in Italia), e da cui si scagliò con i suoi j’accuse contro le consorterie politico-affaristiche che sviliscono e offendono, ieri come
oggi, il concetto di societas in questo lembo
d’Italia.
Anche la politica lo vide protagonista.
Era socialista, un socialista d’antan, di
quelli che si rifacevano
al socialismo utopistico
di fine ottocento, avendo la sua militanza
come fine la giustizia
sociale, come mezzo la
socializzazione delle
risorse economiche e
come sistema di vita la
collaborazione, la fratellanza, l’amore tra gli
uomini, declinanate in
tutte le loro accezioni.
Nei suoi scritti traspare
sempre una grande
delusione verso quel
mondo politico nazionale, ma soprattutto
locale, che, oscurando tre millenni di storia
e di civiltà, a volte percorsi con fatica, ma
sempre esaltanti, ha relegato ogni giorno
di più la Calabria, la “sua” Calabria, e i
calabresi, ai margini del vivere civile.
Parlare di tutta la produzione di Rocco
Ritorto sarebbe per noi velleitario, richiederebbe altri scenari e, soprattutto, altri
critici, molto più dotati di noi, che oltretutto critici non siamo.
Per questo motivo cercheremo di evidenziare soltanto qualche aspetto della sua ars
poetica dialettale, anzi vernacolare (poi
cercheremo di spiegare il perché di questa
distinzione).
La questione del dialetto, ovvero l’idioma
parlato in zone ristrette di determinate
comunità nazionali, fu particolarmente
sentita dai greci, i primi, nel periodo alessandrino, ad avvertire il bisogno di una lingua comune, κοινὴ διάλεκτος (comune
perché si tratta della prima forma di greco
indifferenziata,
contrapposta alla
frammentazione
dialettale dell'età
classica), conseguenza
dell'espansione della
civiltà greca ad
opera
di
Alessandro
Magno che portò
questa lingua nei
territori conquistati, che fosse in
grado di ricondurre a un unico
codice comunicativo la molteplicità dei linguaggi
parlati.
A fronte della lingua letteraria scritta, ufficiale e ricca di una
tradizione largamente consolidata, si è
sempre contrapposto un uso del linguaggio parlato, il dialetto appunto, che, espressione delle varie zone di appartenenza, è
sempre stato visto come un idioma limitato, inferiore, d’uso quotidiano, del tutto
marginale, insomma, rispetto alla lingua
ufficiale. Invece di riconoscere l’indipendenza dei dialetti dalla lingua comune e la
loro intrinseca poeticità si è spesso preferito sottolinearne la poca correttezza formale, l’irregolarità e la povertà espressiva.
Ebbene, su tali pregiudizi si fonda l’opinione, ancor oggi abbastanza condivisa, della
subalternità del dialetto.
No!, scriveva Rocco, l’uso del dialetto va
non solo recuperato e salvaguardato, ma
incentivato.
La valorizzazione di poeti straordinari
come Ritorto, Trichilo, Pelle, Coniglio,
S
mino” di riscoperta delle “radici”, rappresentate sia dal ”ricordo”, che è trasfigurazione fantastica e, quindi, patrimonio del
sentimento, sia dalla “memoria”, che è
patrimonio della storia, se si vuole dare un
futuro alla identità sociale e culturale di
una regione che sta perdendo molte delle
sue specificità.
Scriveva Rocco Ritorto: Credo che oggi, il
patrimonio vernacolare calabrese risenta
anche della disattenzione da parte di coloro che dispongono degli strumenti giusti
per farlo contare nel mondo culturale per
ciò che veramente vale, valore che non
trova la funzione e il merito nei concorsi
indetti in occasione di feste e manifestazioni varie estive che non sottovaluto, ma che
di rado vanno oltre i confini del folklore,
mentre dovrebbe altrimenti essere vivificato.
Non a caso il poeta parla di vernacolo.
Molto spesso, continua Ritorto, usiamo i
termini dialetto e vernacolo come se l’uno
valesse l’altro, mentre che non è così, considerando che la loro semantica non è
identica, intendendosi per dialetto la lingua parlata dai residenti di una regione o
area geografica e, per vernacolo, quella
propria di un paese che si differenzia dal
dialetto comune. E in Calabria, eredità
delle poleis magnogreche, in ogni paese,
anche se piccolo e
magari conurbato con
altri paesi, la parlata è
completamente diversa
da quella dei paesi viciniori (vedi, per esempio,
la differenza, a volte
molto profonda, tra le
parlate
di
Locri,
Siderno, Gioiosa e
Roccella).
Nel difficile processo di
salvaguardare il nostro
passato è necessario,
innanzitutto, il recupero della memoria. Il
nostro presente non è che la sintesi, nel
bene e nel male, di tutta la nostra storia. Il
passato deve, quindi, essere conservato e
integrato nel presente e costituisce la base
per la costruzione del futuro. Per queste
ragioni la civiltà contadina non va rimossa
come retaggio antistorico, ma va recuperata e trasformata in linfa vitale, capace di
dare nuove motivazioni alle nuove generazioni.
A noi oggi si presentano tante opportunità
di interagire con mondi diversi dal nostro,
ma spesso non lo facciamo, per pigrizia
mentale, per superficialità, perché stiamo
smarrendo le coordinate del vivere civile,
da cives siamo diventati subiecti, passivi,
inerti, e quindi non riusciamo ad orientarci ed integrarci in un mondo divenuto complesso e complicato, percepito il più delle
volte come estraneo.
Questo distendersi all’indietro per potersi
tuffare in avanti abbisogna del coraggio
della memoria. Gli antichi odori, i sapori, i
suoni, le onomatopee,
le sensazioni, gli stati
d’animo, rappresentano
un microcosmo che, se
recuperato e rivissuto,
potrà rappresentare il
lievito e insieme il collante che dà significato
al presente consentendoci di ritornare ad
essere protagonisti e, da
protagonisti, affrontare
il futuro, sicuri di poterlo vivere con dignità.
Il passato, ricostruito e
cantato da tanta nostra
poesia dialettale è dolce
nella memoria come
ogni autentica poesia
lirica; è scomodo, però, per chi non ha il
coraggio, la forza, la voglia e la capacità di
ricordare. Certo la nostra civiltà contadina
non va certo mitizzata, resta, però, ancora
indispensabile all’uomo d’oggi per contribuire alla costruzione di una società planetaria non omologata e trasformata in una
pura forma logica, in un semplice guscio,
per dirla con Pirandello. Se riusciremo a
capire il nostro passato conservandone
quella parte che merita di essere trasmessa, se sapremo percorrere, senza smarrirci,
i viottoli ed i sentieri intricati che dai mondi
particolari portano verso una cultura sempre più universale, conservando la nostra
identità, potremo difenderci dai processi di
omogeneizzazione in atto che sono sotto i
nostri occhi, per entrare dalla strada principale, da attori e non da comprimari, nel villaggio globale della Nuova Storia.
Franco Pancallo
ROCCO RITORTO,
UN PROTAGONISTA
Mazzaferro, Filocamo, solo per citarne
alcuni, possono contribuire a risvegliare le
coscienze calabresi perché si riapproprino
della loro dignità sopita ma mai perduta,
perché abbiano gli occhi rivolti al presente
e al futuro, che sarà il presente dei nostri
figli, ma le orecchie attente al passato, ad
ascoltare, anzi a “sentire”, i cunti delle
nostre nonne, i valori dei nostri pappù, il
vociare nelle rughe nei nostri paesi, il crepitìo dei vecchi focolari domestici, intorno
a cui spesso si scioglieva la musa dei nostri
poeti; una musa campagnola, agreste, esaltarice dell’amore, della famiglia, dell’onestà, del lavoro, del rispetto dell’altro.
Con questo non vogliamo rappresentare il
nostro passato quasi come un regno di
Bengodi, popolato da Calandrini che
vanno in cerca dell’elitropia, sereno, bucolico, quasi fiabesco, ma solo evidenziare
che, pur con le riserve che debbono essere
tenute in conto per tutte le difficoltà e le
contraddizioni che lo hanno attraversato, il
nostro passato si è
“nutrito” anche e
soprattutto
di
valori autentici,
addolcendo i travagli di una esistenza
spesso
stentata, ma certamente più “idilliaca” di quella del
mondo d’oggi;
dove
termini
come “omogeneizzazione” e
“omologazione”
sono gli imperativi categorici che
informano
la
nostra vita. Dove
il concetto liberale
che la mia libertà
finisce là dove comincia la tua, è oscurato
dalla prevaricazione dei potentati economici planetari, dalla pervasività del “grande fratello”, e poi, a cascata, del grande
cugino e di tutti gli altri parenti…
Scriveva Saverio Strati, nella presentazione
dell’opera di Ritorto “A hjaratta”: «Un
motivo che accomuna i poeti dialettali
calabresi, è l’inno che essi intonano, come
in un coro, alla bellezza impareggiabile
della Calabria che ha il mare più stupendo,
l’aria più fine, le montagne più verdi e più
aspre, insomma tutto è ‘na pojsìa’. Questa
componente va sentita come atteggiamento emozionale e affettivo, come attaccamento forte alla propria terra che è poi la
nostra madre.
E allora ad metalla calabresi, sembra incitarci Rocco Ritorto, salvaguardiamola
veramente questa terra, la sua lingua, le
sue tradizioni millenarie, i suoi valori di
Nei suoi scritti
traspare una grande
delusione verso quel
mondo politico
che ha relegato ogni
giorno di più la
Calabria,
la“sua”Calabria, e i
calabresi, ai margini
del vivere civile.
civiltà.
Abbandoniamo finalmente il nostro malnato “jus murmurandi et borbottandi”.
Liberiamoci di quei macigni che ci opprimono, di quei lacci e lacciuoli, di quelle
catene che sono le ‘ndrine (dalla ‘ndrangheta per così dire ormai “istituzionale”, a
quelle collaterali, informi, grigie, silenziose,
pervasive, senza lupara e senza “coppole
storte”, anzi in cravatta e doppiopetto
scuro).
Ritorto il ieri e l’oggi li mette a confronto
anche per gusto di polemica, per tirare fendenti contro gli artefici dei mali che affliggono la nostra società, per debellarli, come
diceva Campanella, di cui Ritorto è stato
un grande esegeta, per troncarli alla radice.
Ma è solo l’incipit del suo tessuto poetico,
che sottende un altro tutt’altro che secondario intento: una voglia irresistibile di
riprendersi il passato, rifugiarvisi per ritrovare il tesoro sentimentale che nessuno e
tanto meno il poeta è disposto a ritenere
definitivamente cancellato dallo scorrere
del tempo, per ricrearsi e rinnovarsi e da
cui attingere nuove energie vitali.
Non c’è però, nella poetica di Rocco, rimpianto del tempo passato che si vorrebbe
ancora presente, (… quod perisse vides,
perditum ducas), perché la storia non si
ripete mai, si ripropone e sempre con connotazioni diverse. C’è il lui nostalgia, dolore del ritorno, disìo dantesco (era già l’ora
che volge il disìo ai naviganti, e ‘ntenerisce
il core lo dì c’han detto ai dolci amici
addio), saudade lusitana, cioè ricordo
nostalgico di un bene assente che si ha
forte il desiderio di rivivere.
Perché la storia di ognuno di noi è bello
farla rivivere nella nostalgia dolce del ricordo, mai nel rimpianto, in una dimensione
quasi mistica, come accettazione del passato e fede nel futuro.
La sua poesia crea una pressione emotiva
toccante; penetra lieve nell’animo, si adagia, rapita, sull’osservazione della realtà,
ascolta la memoria, il sentire del corpo, i
ricordi quasi subliminali che il passato, col
suo saluto di addio malinconico ad ogni
tramontar del sole, gli trasmette ogni giorno, nel “suo” dialetto, dando un’interiorità
sanguigna a questa nostalgia.
Questa è la fonte da cui sgorga quel suo
senso romantico della critica, della provocazione, della polemica, dell’amore che
connota i suoi versi a volte scanzonati, sornioni, spesso burberi, qualche volta irriverenti, ma sempre, comunque, dolcemente
schietti e attuali.
Tutto questo lo fa, Ritorto, con una esuberante e scattante freschezza di versi, col
cuore colmo di sentimento che non tracima mai nel sentimentalismo, con uno
stampo narrativo sciolto e incalzante. Tutto
lo interessa e lo coinvolge. Spazia dai piccoli avvenimenti della vita sociale, ai problemi della famiglia, alla vita politica paesana; parla di ”gnuri”, di “patruni”, degli
emigranti, della vita e della morte, del
“mundu puttanu”, dove un calciatore è
ceduto per cinque miliardi mentre il contadino il suo porco a stento lo ha venduto
“mancu a milli liri ‘u chilu”. Da qui l’imprecazione: “Mundu pputtanu, ‘ngrassa ed
arricchi cu’ non faci nenti, e cu’ lavura resta
‘nu pezzenti!”, mettendo in evidenza la
disparità
sociale e la
furbizia dei
soliti sfruttatori
ai
danni della
gente umile,
onesta
e
laboriosa.
Ieri come
oggi!!!
È l’eterno
ritorno dell’identico,
che ci obbliga alla fatica
del concetto, come
avrebbe
d e t t o
Hegel, cioè
fare i conti con la realtà, per combatterla e
cambiarla quando è necessario.
Quanta amara attualità nelle sue parole!
Dai piccoli ai grandi accadimenti di ogni
giorno, da episodi in apparenza trascurabili, egli sa trarre, con la sua vis pungente e
raffinata, quadretti di vita quotidiana che
spesso fanno si, sorridere, ma castigant,
ridendo, mores.
La sua poesia è vicina agli umili perché
viene dal cuore e parla al cuore…
Rileggere, studiare, far conoscere i versi di
poeti come Ritorto, questa sarebbe una
straordinaria operazione culturale per l’apprendimento di valori semplici ma immensi, che i giovani forse ancora non conoscono e che i meno giovani hanno colpevolmente dimenticato. Sappiamo quanto è
tortuoso, lungo e disseminato di difficoltà il
percorso da compiere, ma è assolutamente necessario intraprendere questo “cam-
A chi sosteneva la
subalternità e la
povertà espressiva
del dialetto,
Rocco rispondeva che
l’uso del dialetto va
non solo recuperato
e salvaguardato, ma
incentivato.
RIVIERA
Cavalluccio Marino
(Ippocampo)
La foto rappresenta
un esemplare immortalato durante un’immersione notturna
nei pressi di Siderno.
Si tratta di un maschio
ma durante l’esplorazione a pochi metri ho
fotografato anche la
femmina. Speriamo in
un accoppiamento ai
fini di incrementare
questa specie diventata ormai rara nei
nostri mari!
Carlo Codispoti
Pettine Artistico
Fatta la gavetta in quel di
Siderno, Marco Minnella si
prepara alle fashion week
milanesi improvvisando un
salone da parrucchiere all’aperto in quel di piazza
Duomo.
I protagonisti
siamo noi!
Il creatore di storie
Anton Milicia sorride sornione al
nostro obiettivo
già pensando al
modo in cui ucciderci nel suo prossimo thriller.
Pipe al porto
Maurizio Mesiti e Pasquale Vozzo
sfoggiano la loro elegantissima pipa
in una splendida giornata di metà
primavera al porto di Roccella
Jonica.
Calciatori d’altri tempi
Poeticamente seduti su un muretto, Franco
Martino, Rocco Loccisano, Gaetano
Mazzone, Luigi Zannino e Vincenzo Denaro
osservano serenamente il nostro fotografo.
Il tempo, inclemente con i corpi, non ha
mutato l’animo di questi eterni ragazzi.
Forti di agrumi
Luigi Rubino posa in compagnia del
presidente di Coldiretti Calabria Pietro
Molinaro. Due menti eccelse si incontrano per dare una svolta all’agricoltura della Locride e della Regione.
Le due Zeta dell’agricoltura
Il professore Zappia e Stefano Zirilli parlano di agricoltura in attesa del discorso
del ministro Martina a Catanzaro.
Fine pena mai!
Nuove leggi sui
procedimenti
penali. Tra poco
rimanere invischiati in una
causa sarà peggio che subire la
condanna!
Luce e colori
Vincenzo Lizzi e Diego Tamburrini,l’allievo e il
maestro, posano con le rispettive compagne in
questa assolata foto!
Libri che passione!!!
Santino Salerno e Luigi Franco vivono a pane e libri ma, per nostra fortuna, anche di eventi mondani, altrimenti sarebbe ‘na tragedia incontrarli!
Nipote d’arte
L’omonimo nipotino di
Ilario Ammendolia si
mette in posa in questa
bella foto in cui sa come
mostrare il suo stile!
SETTIMANALE
www.larivieraonline.com
Due sogni is megli
che one!
Aldo Caccamo tasta
con piede il suo sogno:
una piazza Cavone
restituita in tutto il suo
austero splendore alla
cittadinanza di Siderno
Superiore. Per quanto
potesse sognare in
grande, tuttavia, mai
avrebbe pensato di
trovarsi
lì
con
Giuseppe Figliomeni!
Sinistre opposte
Il segretario Regionale del PD Sebi Romeo
inganna l’attesa in vista di un importante convegno grazie alla compagnia del consigliere
regionale ed esponente di SEL Gianni Nucera.
Confronti rivieraschi
Walter Pedullà discute animatamente con alcuni
amici tenendo ben stretta la
sua personalissima copia
giornale.
nostro
del
Speriamo che la sua lettura
non riscaldi ulteriormente
gli animi!
DOMENICA15 MAGGIO 23
Pittore d’arte
sacra
In questa meravigliosa foto
d’epoca osserviamo lo storico
artista sidernese
Remo Argirò
durante la realizzazione della
Madonna per la
Chiesa di
Portosalvo. In
posa plastica, il
maestro aveva
già in mente
tutti i particolare del suo capolavoro!
Profumo di Gelsomino
Aldo De Leo e Bernardo Polverari posano
sorridenti dopo aver ottenuto il gradito
riconoscimento del Gelsomino d’oro lo
scorso 6 maggio.
Calabria presente!
A Roma è satata costituita una bellissima
associazione di calabresi fuori sede dal
significativo nome di Calabria è. Lunga
vita a questo bellissimo gruppo!
Negramaro
Un bellissimo scatto di fine concerto
per i Negramaro
durante il recente
concerto di Reggio
Calabria.
Chiacchiere e saluti
Giuseppe Belligerante
incontra
a
Roma
Lamberto Dini, senatore
della Repubblica fino al
2013 che ha accettato di
fare una foto con lui. Tra
una chiacchiera e l’altra,
ci sono scappati pure i
saluti per il sindaco Fuda!
Il Fitwalking arriva a Riace
Franco Candia, Mimmo Lucano e Fausto
Certomà posano al termine della manifestazione che ha portato il fitwalking
anche tra le strade del borgo dell’accoglienza!
Piazza Cavone
Al termine dell’inaugurazione di
Piazza Cavone, il DJ Anthony Voice
diffonde la sua bella musica per le
vie del borgo.
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