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molto forte, incredibilmente vicino - pdf

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molto forte, incredibilmente vicino - pdf
Federazione
[email protected]
Italiana
Cinema
d’Essai
Fuori concorso al
Festival di Berlino,
Candidato agli Oscar
per Miglior Film e
Attore Protagonista,
2012
[email protected]
wwww.spettacoloveneto.it
Associazione
Generale
Italiana
dello Spettacolo
di Stephen Daldry
PRESENTAZIONE E CRITICA
A dispetto della creatività sbalorditiva del romanzo di Foer, Stephen Daldry
sceglie una via più sicura, eppure questo non penalizza la fruizione di una
storia che trova la sua forza nei legami profondi che si instaurano tra i
personaggi. Oskar Schell ha 9 anni quando suo padre Thomas muore nel
crollo delle Torri Gemelle. Da quel giorno la vita del ragazzino cambia
repentinamente. Senza la presenza dell'adorato papà, con cui si divertiva a
risolvere complessi rompicapo, il peso del mondo sembra ricadere tutto sulle
sue spalle e nulla possono fare la madre Linda e la nonna, che pur non fanno
mancare il loro amore a quel bambino singolare che legge Stephen Hawking,
inventa arnesi prodigiosi ed è angustiato da mille fobie. L'unico modo che
Oskar ha per dare un senso al dolore è pensare che faccia parte di un grande
gioco organizzato da Thomas in persona per sfidarlo a trovare un prezioso
tesoro. L'occasione arriva un anno dopo la scomparsa del padre, quando il
piccolo scopre nell'armadio del genitore un vaso blu contenente una
misteriosa chiave, nascosta in una bustina gialla. Sopra c'è scritto un nome,
Black. Se quella chiave esiste, allora esiste anche la sua serratura, un piccolo
pezzo di ferro che una volta aperto potrebbe rivelare qualcosa di speciale.
Con la testardaggine dei coraggiosi, Oskar decide di incontrare tutti i 472
signori Black di New York per aiutarlo a risolvere il mistero. Suo compagno di
avventure sarà l'uomo che da qualche tempo vive in affitto in una stanza della
casa di sua nonna, un anziano tedesco che si esprime solo scrivendo su dei
foglietti di carta. Daldry sceglie di dare spazio ai volti dei suoi attori,
soffermandosi sui loro occhi, scrutati con dettagliati primi piani, e li inserisce in una città sempre splendente
nonostante le ferite della recente storia, regalandoci degli scorci se non proprio inediti, almeno molto
particolari, con angoli di ripresa a volte temerari. Deve essere per forza speciale il palcoscenico in cui si
avvicendano Oskar e i suoi compagni di viaggio, un gruppo di persone che finisce per diventare un'unica
grande famiglia; sensazione che forse è difficile comprendere se non si è vissuta appieno quella grande
catastrofe collettiva che è stata l'Undici Settembre, una tragedia talmente epocale da far diventare tutti i
newyorchesi parte di una stessa collettività, a dispetto di ogni differenza sociale o etnica. Il peregrinare di
Oskar, l'intenso Thomas Horn, tra i 5 distretti della Grande Mela svela un mondo sconosciuto che ha il gusto
dolce della fiaba, un luogo che vive delle migliaia di storie dei suoi abitanti, familiare e scomodo allo stesso
tempo. E se il piccolo va in cerca di un segno che gli faccia capire che suo padre è ancora lì da qualche
parte, il suo sodale muto, l'eccezionale Max Von Sydow, candidato all'Oscar per questo ruolo, aspira a
ritrovare un figlio che ha avuto paura di conoscere. I due sanno quindi di essere più vicini di quanto pensino,
come testimonia la bellissima sequenza della guerra degli ossimori nella metropolitana. A dispetto della
creatività sbalorditiva di Foer, Daldry sceglie una via più sicura, linguisticamente più canonica, meno
sconvolgente di quanto siano invece le pagine del libro, dominate dai pensieri ossessivi di Oskar, eppure
questo non penalizza la fruizione di una storia che trova la sua forza nelle architetture affettive, nei legami
profondi che si instaurano tra i personaggi, nella mescolanza di sentimenti che si affastellano nella mente del
protagonista (rabbia, speranza, paura, dolore, senso di colpa), nella minuziosa ricostruzione di un mistero
che tale non è. Ogni pedina ha un valore, da quelle fondamentali per la risoluzione dell'enigma, come la
coppia dei coniugi interpretati da Viola Davis e Jeffrey Wright, a quelle 'innocue'; così come un valore
profondo hanno le cose, reperti di vite passate, conforto nei momenti di sofferenza. Ci troviamo di fronte ad
un film che non si distacca da certi canoni spettacolari, ma che riesce a mantenere intatto il cuore del
romanzo, un toccante apologo sulla separazione, senza però proporre un calco arido dell'opera letteraria. Ed
è un grande merito che va dato al regista inglese, ottimo amministratore di un materiale tanto articolato e
ricco.
(www.movieplayer.it)
INTERPRETI:
Tom Hanks, Thomas
Horn, Sandra Bullock,
Zoe Caldwell, Max von
Sydow, Dennis Hearn
SCENEGGIATURA:
Eric Roth
FOTOGRAFIA:
Chris Menges
MUSICHE:
Alexandre Desplat
MONTAGGIO:
Claire Simpson
SCENOGRAFIA:
Eric Roth
DISTRIBUZIONE:
Warner Bros. Pictures
Italia
NAZIONALITA’:
USA, 2011
DURATA: 129 min.
Se il sole dovesse esplodere, non ci accorgeremmo di nulla per 8 minuti, perché tanto serve alla luce per
viaggiare fino a noi. 8 minuti di sospensione, dove il tempo non si muove tra passato, presente e futuro. Non
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di Stephen Daldry
ci sono azioni consequenziali, ma solo piani paralleli, tra vita e distruzione. Corrispondenze che sfrecciano
l'una accanto all'altra fino a incrociarsi. Molto forte, incredibilmente vicino è il nuovo adattamento
cinematografico del regista Stephen Daldry, che predilige animare visivamente romanzi best seller, come ha
fatto per The Hours e The Reader. Il film è tratto dal libro di Jonathan Safran Foer, che racconta il viaggio
interiore, e fra i distretti di New York, di un bambino che ha perso il padre nel crollo delle torri l'11 Settembre.
La materia, delicatissima, è affrontata non politicamente, ma nell'esperienza della perdita improvvisa di una
persona amata. Che finisce per dilagare nell'emozione sociale, e quindi nella storia. Non la morte naturale, il
ciclo della vecchiaia, ma lo stordimento del non senso assoluto che ti piomba sulla testa. Oskar è un super
bambino, con grandi pregi e grandi mancanze. Lente di ingrandimento sui particolari, conoscitore di
sentimenti come pochi adulti lo sono, esploratore ad oltranza nella ricerca di causa ed effetto. Ma proprio per
questa sua precocità rara, è anche rigido, nevrotico, ossessivo, e mancante di quel sorriso infinito che
troviamo nei bambini che giocano sulle altalene: il mondo è l'altalena. Ma i difetti, che sembrano rallentarci
nella vita, possono essere fondamentali per superare ostacoli inimmaginabili. Alla ricerca disperata di una
serratura che coincida con la chiave misteriosa, trovata tra gli oggetti del padre, Oskar conoscerà la vastità
eterogenea del carattere umano, il peso delle vite delle persone, l'inafferrabilità del loro corso, le paure, le
debolezze e la capacità di perdonarsi. Non esiste solo la chiave nella serratura, ma anche la distanza tra
esse: un percorso. Non può essere tutto perfetto. E quando il telefono suona, e la segreteria registra l'ultimo
messaggio di quella mattina infernale, Oskar non ha il coraggio di alzare il telefono per parlare col padre
un’ultima volta. L'intuizione in diretta dell'imminente morte del padre è troppo. Il rimorso lo spingerà a farsi
del male, ma anche a cercare sempre e comunque, sbagliando direzione, sino a capire che si può
sopravvivere alla morte. Scoprendosi nuovi di fronte al dolore, per imparare la felicità nella malinconia,
grazie all'amore infinito e reciproco fra un padre e figlio, che non si esaurirà mai. Le immagini dei voli delle
persone dalle torri l'11 Settembre sono qualcosa di impronunciabile. E il rischio del film è di spingere la
carica emotiva alla lacrima facile. Ma è anche vero che l'attimo prima di morire è, nella mente di chi resta,
visionato e revisionato mille volte, nella ricerca di un senso. Magistrale la prova di tutti gli attori, e questo è il
talento di Daldry, tirare fuori il massimo dalla recitazione: Tom Hanks è di una bravura inverosimile, Sandra
Bullock una madre articolata e perfetta, il piccolo Thomas Horn superbo, Max von Sydow non parla, ma dal
suo volto, dalle sue mani non vorremmo staccarci mai. E se il sole di ognuno dovesse esplodere, avremmo
conosciuto la crudeltà della vita, e il coraggio di affrontare l'impossibile.
(http://www.moviesushi.it)
Dall’omonimo libro di Jonathan Safran Foer, Stephen Daldry (regista) ed Eric Roth (sceneggiatore)
realizzano un film basato sul lutto e sull’incapacità, per chi lo ha subito, di affrontare nuovamente il futuro
lasciandosi il passato alle spalle. Era uno dei temi portanti anche del libro, ma non il principale dove
parallelamente si scavava nel senso e negli effetti delle tragedie collettive, le Torri Gemelle come il
bombardamento degli alleati su Dresda nel febbraio del 1945 (episodio raccontato in alcuni capitoli dalla
voce narrante del nonno del protagonista). Qui la New York devastata dall’Undici Settembre è mostrata più e
più volte, ma ben presto si perde quell’atmosfera di paura, tragedia appena passata e solidarietà collettiva a
favore di un discorso più generale sul fatto che "ogni persona nella propria vita ha perso qualcuno o
qualcosa". Che MOLTO FORTE E INCREDIBILMENTE VICINO commuova è fuori di dubbio. Si insiste
molto sulla disperazione sia del ragazzino che della madre (per non parlare del malinconico nonno muto
interpretato da Max Von Sydov, candidato all’Oscar per questa interpretazione), quasi mai li si vede in
contesti "leggeri" e l’abuso del flashback con cui si ritorna a quel tragico giorno che tutto cambiò Daldry e
Roth hanno voluto semplificare molti dei passaggi concettuali del testo. Il pubblico cinematografico non è lo
stesso che legge i libri e alcune sensazioni e riflessioni devono per forza di cose essere accompagnate da
"un’azione" che ne mostri la compiutezza. L’intero cast regge bene il tono drammatico della pellicola: Tom
Hanks, Sandra Bullock e Max Von Sydow compongono una splendida cornice di interpretazioni intorno al
piccolo Thomas Horn. Facile dire che i bambini recitano sempre bene, ma in questo caso non si può
neanche sostenere il contrario. Carino e spigliato, questo quattordicenne americano di origini croate sembra
avere tutte le carte in regola per continuare a far brillare la propria stella anche negli anni a venire.
(http://filmup.leonardo.it)
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