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Se il senso d`appartenenza si indossa come una maglia

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Se il senso d`appartenenza si indossa come una maglia
41
IL CAFFÈ 12 gennaio 2014
‘
TRA
VIRGOLETTE
2014
2014
Xherdan Shaqiri (a destra),
anima multiculturale della
nazionale. Sullo slancio dei
successi degli ultimi anni, il
rossocrociato si vende bene.
In Ticino domina Valon Behrami.
Inti Pestoni (a sinistra), uno dei
più grandi talenti dell’hockey. I
bambini indossano la sua
maglia, come a Lugano mettono
quella di Fazzini o Kostner.
LA SPERANZA BRASILIANA
IL FUTURO È NELLE SUE MANI
l’evoluzione
CALCIO
l’evoluzione
HOCKEY
Simboli
La storia e lo sport
2004
UN EURO SFORTUNATO
In Portogallo la Svizzera
va male. Vince la
sorpresa Grecia, di cui
tutti cercano la casacca.
Bruttarella e presto
dimenticata quella
elvetica.
Se il senso d’appartenenza
si indossa come una maglia
2006
L’ULTIMO TITOLO
A Lugano si festeggia il
sesto alloro nazionale.
Quella maglia è ancora
oggi portata da molti
tifosi bianconeri della
Resega.
Da feticcio a mania, così si celebra la casacca dei campioni
OMAR RAVANI
1996
L’ENTUSIASMO
Si va in Inghilterra per
l’Europeo. Türkyilmaz
segna a Wembley contro
i padroni di casa. La sua
casacca con sfumature
bianche fa furore.
U
n feticcio, una mania. Un oggetto
da conservare come una reliquia. Si celebra così, la maglia
della squadra del cuore e il senso
identitario della tifoseria. Meglio
se “vintage”, meglio ancora se usata, intrisa
del sacro sudore dell’idolo di turno. Allora
ecco che, ad esempio, la numero 10 indossata
dal leggendario Pelé, giudicato uno dei più
grandi calciatori di tutti i tempi, è stata battuta da Christie’s nel marzo 2002 per la cifra record di 157’750 sterline (circa 236’000 franchi). Rara. Da collezionisti, come altre numero 10. O come quelle riportate nel volumetto
“Football type” di Rick Banks, un designer inglese che ha fatto uno studio addirittura sui
caratteri tipografici dei numeri di maglia. Il
saggio, stampato solo in 1000 copie numerate, è andato a ruba. In Italia, invece, l’editore
Codice Atlantico ha pubblicato “Le maglie
dei campioni” e “Maglie della serie A”, di Giorgio Welter.
Tornando ai prezzi, in Nordamerica si rasenta addirittura la follia. La maglia più cara mai
venduta è quella di Paul Henderson, autore
della rete decisiva in una sfida di disco su
ghiaccio in 8 incontri che si svolse tra Canada
e Urss nel 1972: 1,3 milioni di dollari il suo
prezzo. Perché una casacca è un simbolo distintivo, un emblema di appartenenza. “I
drappi, le iconografie, tutto quello che è riconducibile ad un gruppo - spiega Pippo
Russo, sociologo dello sport - ne sono la rappresentazione e il fondamento dell’identità.
Ne impersonano la continuità storica, con il
trasmettersi delle memorie e del senso di appartenenza ad una comunità. I colori di una
casacca sono fondamentali per la storia di
una società: senza di essi verrebbe a mancare
un pilastro dell’identità delle società stesse”.
Alle maglie di gioco non va però assegnato un
ruolo nei casi di violenza. “La casacca - aggiunge Russo - è solo un simbolo. Sarebbe
come dire che una strada uccide. Stringersi
attorno ad un simbolo è un concetto positivo.
Le deviazioni che si riscontrano non possono
essere in nessun caso imputate alla simbologia”. In Nord America nel nome della fede
sportiva si verificano meno violenze. “Quella
nordamericana - spiega il sociologo - è una
società più giovane, e in quanto tale non ha
storicamente vissuto, ad esempio, la formazione dei Comuni e le lotte per il mantenimento del territorio. Inoltre il processo di
identificazione con una squadra è differente.
In Canada e negli Usa non si parla infatti di
club sportivi, ma di franchigie. Gli eventuali
declassamenti non sono legati ai risultati,
bensì a criteri economici”.
Maglie e passione, ma tra gli sportivi ticinesi
c’è chi teme di vedere sparire il simbolo delle
battaglie di una vita. È il caso di Stelio Mondini leader storico dei tifosi del FcLocarno che
a casa ha decine di “bianche casacche” e ricordi indelebili. “Quando vedo e tocco queste
maglie - dice Mondini - sento di toccare un
pezzo della mia identità. Non sono semplici
pezzi di stoffa, sono il simbolo stesso della città nella quale sono nato e cresciuto. Il Locarno potrebbe sparire per essere sacrificato
sull’altare del fantomatico Fc Ticino. Noi lotteremo fino all’ultimo perché questo non accada, la maglia del Fc Locarno dovrà continuare ad esistere, anche se solo nelle leghe
inferiori”.
[email protected]
Q@OmarRavani
1999
CAMPIONI D’EUROPA
L’Ambrì s’impone nella
finale di Supercoppa
contro il Magnitogorsk.
Una casacca dal sudore
internazionale e vicente.
Una rarità in Svizzera.
1981
MOMENTI BUI
1985
Non è un bel momento
per i rossocrociati, ma le
maglie sono bellissime.
Qui Claudio Sulser dopo
una vittoria contro gli
inglesi per 2-1.
È stato uno dei più
grandi giocatori della
storia dell’Ambrì. Il suo
numero15 è stato ritirato
e svetta sotto le volte
della Valascia.
DALE MCCOURT
FINE PARTITA
Una singolare
foto, durante
l’Euro 2004,
con sei tifosi
inglesi che
indossano
la casacca
di Beckham
in un’insolita
location
1971
1986
ANNI RUGGENTI
Karl Odermatt con il
mitico Bobby Moore a
Basilea. Spartana, quella
divisa è ancora una fra le
più belle della storia
elvetica.
IL PRIMO TRIONFO
SULGHIACCIO
C’è chi sogna la polisportiva, chi rivendica l’unicità. Parlano i tifosi
Ambrì e Lugano, due colori, due filosofie
B
Ti-Press
1905
LA PRIMA ASSOLUTA
Parigi fu il teatro della
prima sfida ufficiale.
Contro la Francia finì 1-0
per i transalpini con una
casacca ultracentenaria
dal valore inestimabile.
NON SOLO COLORI
C’è il bianco in
comune, ma la
differenza la fa il
“modus vivendi”
iancoblù di qua, bianconeri di là. In rigoroso
ordine alfabetico, per non scontentare nessuno. Alzi la mano chi non si è sentito porre almeno una volta la fatidica domanda: “Ambrì o Lugano”? La risposta presuppone una scelta di campo, in
quello che è il dualismo hockeystico più sentito, appassionatamente, in Ticino.
Per Mauro “Mamo” Medolago, storico tifoso bianconero, che conserva nel suo armadio la casacca del
suo eroe del “grande Lugano”, la maglia ha una sua
sacralità: “Quando la vedo non posso fare a meno di
ricordare il ciclo vittorioso degli anni Ottanta, quando dominavamo la scena nazionale. Fu proprio per
identificarmi di più con la squadra che indossai la
maglia di Giovanni Conte che per me incarnava di
più lo spirito vincente di quel Lugano”. Spirito che va
vieppiù sparendo. “È vero purtroppo, sulle maglie
negli ultimi anni - aggiunge Medolago - è scomparso
lo stemma della città. Mi piacerebbe che tornasse,
per riaffermare le radici della squadra. Purtroppo è il
business che vuole questo. Idealmente vorrei che a
Lugano nascesse una polisportiva, che giocasse con
gli stessi colori. Ma mi rendo conto di fare un ragionamento che va contro il progresso”.
E chi contro il progresso lotta da una vita è Filippo
Moor, attaccatissimo ai colori biancoblù di cui il padre Bruno è stato presidente dal 1992 al 1994. “Il mio
ricordo più intenso è legato ad una casacca di Dale
McCourt, colui che ai miei occhi rappresenta tuttora
il miglior esempio di fedeltà alla maglia”. Strano per
qualcuno che viene dal Canada. “Per nulla. Partito
dal Nordamerica e dal suo caos, giunse in Leventina
e vi rimase per 6 anni. Amò profondamente la valle e
sposò totalmente la filosofia che sta alla base del
club. L’Ambrì è un miracolo che si perpetua da anni e
solo chi vi è realmente attaccato può capirne le peculiarità. Quella che vediamo girare per la Svizzera non
è solo una combinazione di colori è il simbolo della
lotta del piccolo contro il grande. Chi sceglie di tifare
biancoblù sceglie una filosofia, ossia quella del villaggio che deve combattere per sopravvivere”.
o.r.
La maglia del primo titolo
della storia del Lugano:
un oggetto da
conservare come una
reliquia, a testimonianza
di un exploit memorabile.
1955
LA FORZA DELLA STORIA
Ancora lontano dai trionfi
nazionali, il Lugano viene
promosso in Prima Lega.
Le casacche sono
spesso fatte a mano in
esemplari unici.
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