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Il rapporto infermiere e oss

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Il rapporto infermiere e oss
Il rapporto infermiere e oss:
responsabilita' e competenze
delle due categorie
professionali
a cura di
Dr.ssa Michela Mussi
Il rapporto infermiere e oss:
responsabilita' e competenze
delle due categorie
professionali
a cura di
Dr.ssa Michela Mussi
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Indice dei contenuti
capitolo 01 La figura professionale dell'infermiere
La figura professionale dell'infermiere
Gli attributi di una professione
Il corpo sistematico di teoria
L'autorita' professionale
La sanzione della comunita'
Il codice etico
La disciplina infermieristica
Il concetto di bisogno
I quattro concetti fondamentali della Disciplina Infermieristica
La Disciplina Infermieristica e' una scienza
I due elementi principali che caratterizzano il Modello delle Prestazioni
Infermieristiche
Il bisogno di assistenza infermieristica
La Prestazione Infermieristica
Continuum autonomia-dipendenza
La figura dell'infermiere attraverso i secoli
Il concetto di assistenza nelle prime civilta'
Il concetto di assistenza con l'avvento del cristianesimo
Il concetto di assistenza nel medioevo
Il concetto di assistenza dopo l'anno Mille
Il concetto di assistenza nel sedicesimo secolo
San Giovanni di Dio
S. Camillo De Lellis
San Vincenzo De Paoli
Il concetto di assistenza nel diciottesimo secolo
La nascita dell'assistenza infermieristica con Florance Nightingale
La partecipazione di Florence Nightingale alla guerra di Crimea
La Nightingale Training School for Nurses
Storia della formazione e legislazione infermieristica
La normativa sulla formazione prima degli accordi di Strasburgo
Anna Fraentzel Celli
La riforma fatta da Anna Fraentzel Celli
Il Reggio Decreto Legge del 15 agosto 1925
Il rifiuto del modello anglosassone
La legislazione negli anni trenta
Il Regio Decreto Legge n 1310
La nascita di un panorama piu' unitario
Il Collegio Infermieri Professionali, Assistenti Sanitarie Visitatrici e
Vigilatrici d'Infanzia
Gli accordi di Strasburgo
La formazione infermieristica in Italia negli anni settanta
L'entrata in universita' della formazione infermieristica
La riforma sanitaria del 1992
L'abrogazione del mansionario
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La riforma universitaria
La formazione continua in medicina e i crediti E.C.M.
Dal mansionario al profilo professionale dell'infermiere
Il mansionario
Responsabilita' e funzioni dell'infermiere
Esercizio professionale e sistema professionale
La situazione attuale: ordini e collegi
Funzioni fondamentali degli ordini e collegi
L'evoluzione associazionistica
capitolo 02 La figura dell'Operatore Socio Sanitario
La figura dell'Operatore Socio Sanitario
le figure professionali prima della nascita dell'Operatore Socio Sanitario
Storia dell'OSS
Compiti e responsabilita' dell'OSS
Contesti operativi
Il contesto relazionale
Responsabilita' e autonomia dell'OSS
capitolo 03 La normativa OSS
La normativa OSS
Normativa nazionale e regionale di riferimento
Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI a
Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI b
Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI c
Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI d
Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI e
capitolo 04 Infermiere e OSS a confronto
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Infermiere e OSS a confronto
L'OSS come figura di supporto
L'inserimento del personale di supporto
L'OSS, l'infermiere e il paziente
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capitolo 05 Problematiche tra le due figure
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Problematiche tra le due figure
Esempio pratico di abuso di professione
Come gestire le problematiche tra le due figure
Le colpe dell'infermiere
Il lavoro d'equipe
Conclusione del corso
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capitolo 01 La figura professionale dell'infermiere
La figura professionale dell'infermiere
Nel novecento le professioni sono sempre piu' diffuse al punto che anche la sociologia, in quanto
scienza che studia i fenomeni sociali, si interessa a tale fenomeno dando origine alla sociologia delle
professioni.
Si vengono ad evidenziare tre filoni che studiano il fenomeno delle professioni:
lapproccio classico, lapproccio funzionalista e lapproccio per attributi.
Per tutto il capitolo 1:
Riferimento bibliografico "La natura educativa dell'Assistenza
Infermieristica", Libreria CUEM Scientifica, Segrate (Mi), 1995.
Gli attributi di una professione
Negli anni sessanta si sviluppa lapproccio per attributi, promosso dal sociologo Greenwood. Egli
sostiene che vi sia una netta distinzione fra una occupazione ed una professione e definisce i cinque
attributi distintivi di una professione:
1 - il corpo sistematico di teoria,
2 - l' autorita' professionale,
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3 - la sanzione della comunita',
4 - il codice etico,
5 - la cultura professionale.
Il corpo sistematico di teoria
Il corpo sistematico di teoria e' linsieme delle conoscenze apprese con una formazione formale in sede
accademica, ma tale formazione non si conclude con la fine degli studi accademici, vi deve essere una
sorta di manutenzione e aggiornamento delle proprie conoscenze, poiche' le discipline cambiano e si
evolvono nel tempo.
Ogni professione ha un ambito disciplinare specifico applicato poi con la prassi.
Anche la professione infermieristica ha un corpo sistematico di conoscenze teoriche applicate in un
contesto pratico ben definito.
L'autorita' professionale
Lautorita' professionale deve essere intesa come autorevolezza professionale, ovvero il professionista
possiede una competenza specifica teorico pratica in un determinato campo del sapere e grazie a cio'
acquista stima e fiducia da parte del cliente.
La sanzione della comunita'
La sanzione della comunita' significa sostanzialmente avere il riconoscimento della propria utilita'
sociale e cio' permette di ottenere anche la legittimazione istituzionale.
Il codice etico
Il codice etico promuove la tutela dellideale di servizio e la salvaguardia del cliente: in esso, infatti,
sono scritte delle precise regole di comportamento morale che un vero professionista deve seguire.
Nel 1999 viene, invece, pubblicato l'attuale CODICE DEONTOLOGICO, diviso in due parti: nella prima vi
e' il Patto Infermiere-Cittadino e nella seconda il vero Codice con cinque articoli.
La disciplina infermieristica
La professione infermieristica viene definita come unoccupazione che applica un corpo sistematico di
conoscenze teoriche rivolte essenzialmente a problemi pratici.
Da questa definizione si estrapolano i due elementi essenziali per rispettare i requisiti propri di una
professione: le conoscenze teoriche applicate a problemi pratici.
Il metodo utilizzato dalla Disciplina Infermieristica e' un metodo scientifico ed e' definito processo di
assistenza infermieristica e il mezzo con il quale si realizza e' il piano di assistenza infermieristica.
Allinterno della Disciplina Infermieristica si sono poi sviluppati vari modelli concettuali e nei paragrafi
successivi verranno trattati gli elementi fondamentali della Disciplina Infermieristica secondo uno di
questi modelli: il Modello delle Prestazioni Infermieristiche di Marisa Cantarelli.
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Il concetto di bisogno
Il nucleo centrale ruota attorno al concetto di bisogno: ogni uomo e' portatore di una serie di bisogni,
che tenta di soddisfare autonomamente. In alcune circostanze della vita ha, pero', bisogno dellaiuto di
altre persone, che, grazie ad una azione di assistenza, contribuiscono nel provvedere alle sue
necessita'. Questa competenza puo' essere definita culturale e non deriva da conoscenze specifiche.
Nel momento in cui si rendono necessarie conoscenze disciplinari infermieristiche, si parla di Bisogno
di Assistenza Infermieristica, a cui solo il professionista infermiere e' in grado di rispondere.
I quattro concetti fondamentali della Disciplina Infermieristica
La Comunita' Scientifica internazionale ha individuato i quattro concetti fondamentali della Disciplina
Infermieristica, quali:
- l' uomo-persona
- la salute-malattia
- l' ambiente-societa'
- l' assistenza infermieristica.
Essi devono essere comuni a tutti i modelli concettuali che si sviluppano attorno alla Disciplina
Infermieristica. Per poter definire il bisogno specifico di assistenza infermieristica nel modello delle
prestazioni infermieristiche vengono prima sviluppati tali concetti. Lassistenza infermieristica e' una
disciplina, ovvero e' l' insieme delle conoscenze, delle metodologie e degli strumenti tipici
dellinfermiere. Si puo' parlare di disciplina, poiche' anche l' assistenza infermieristica ha raggiunto la
maturita' accademica, entrando appieno nel dibattito scientifico universitario. Il suo sapere non e' piu'
solo culturale, ma anche disciplinare.
La Disciplina Infermieristica e' una scienza
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Ogni disciplina e' una scienza, poiche' e' materia di studio e di insegnamento. Da tale affermazione ne
consegue che linfermiere sia un professionista che ha conoscenze teoriche e capacita' pratiche in uno
specifico ambito del sapere scientifico. Ogni disciplina puo' essere caratterizzata da diversi modelli
concettuali, utilizzati nelle diverse comunita' scientifiche e che costituiscono limpalcatura teorica delle
stesse. Quindi la Disciplina Infermieristica e' una, ma possono essere numerosi i modelli concettuali
che la definiscono. Essi, pero', rispettano le comuni regole disciplinari.
[Approfondimento L'assistenza infermieristica una vera disciplina]
I due elementi principali che caratterizzano il Modello delle
Prestazioni Infermieristiche
Allinterno del Modello delle Prestazioni Infermieristiche due sono gli elementi fondamentali che
permettono di organizzare e sviluppare anche su un piano pratico le conoscenze disciplinari: il
bisogno specifico di assistenza infermieristica e la Prestazione Infermieristica.
Il bisogno di assistenza infermieristica
Il bisogno specifico di assistenza infermieristica esprime la necessita', lesigenza da parte delluomo di
ricevere assistenza infermieristica, qualora vi siano particolari condizioni fisiche o psichiche che lo
richiedano. Esso puo' essere soddisfatto unicamente dal professionista infermiere, poiche' possiede
conoscenze, competenza tecnica e indirizzo deontologico.
Tale bisogno e' manifesto, quando si
tramuta immediatamente in domanda di assistenza infermieristica, ma puo' anche essere non
conosciuto.
In questultima situazione e' compito specifico dellinfermiere trasformarlo in bisogno
manifesto.
La Prestazione Infermieristica
'Le azioni di assistenza infermieristica sono definite prestazioni, cioe' i risultati conseguiti mediante lo
svolgimento di un complesso di azioni fra loro coordinate, per risolvere un bisogno specifico in un
cittadino malato' Riferimento bibliografico "Modello delle Prestazioni Infermieristiche"
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Masson, Milano, 1997, p. 109
Tale definizione, data da Marisa Cantarelli, contiene i tre elementi principali del concetto di
Prestazione Infermieristica:
1 - risolve un bisogno specifico;
2 - e' un complesso di azioni coordinate;
3 - e' un risultato.
La Prestazione Infermieristica risolve il bisogno specifico di assistenza infermieristica, che solo il
professionista infermiere e' in grado di soddisfare, grazie alle sue conoscenze e competenze tecniche.
Ogni prestazione e' un complesso di azioni coordinate e queste a loro volta sono linsieme di piu' atti
fisici, verbali e mentali che vengono svolti secondo una successione logica.
Continuum autonomia-dipendenza
La risposta ad un bisogno di una persona puo' essere portata a termine, usando azioni fra loro diverse,
che linfermiere sceglie in base alla valutazione del caso. Il processo decisionale presuppone la scelta
di azioni finalizzate ad un unico risultato e la totale responsabilita' del professionista su tutto il
processo. Per ogni bisogno di assistenza infermieristica vi sono Prestazioni Infermieristiche differenti
in base al grado di autonomia-dipendenza che ha il cittadino malato. Marisa Cantarelli ha creato il
continuum autonomia-dipendenza che permette allinfermiere la considerazione della persona rispetto
al soddisfacimento dei bisogni di assistenza infermieristica.
Linfermiere e' responsabile del modo in cui conduce unazione, del tipo di azione scelta per intervenire,
ma, soprattutto, dei risultati conseguiti.
[Approfondimento Tipi di prestazioni infermieristiche]
La figura dell'infermiere attraverso i secoli
Il concetto di assistenza nelle prime civilta'
L' uomo e' un animale sociale e per vivere ha bisogno di altri esseri umani: il concetto di assistenza
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nasce, infatti, con luomo stesso.
Nelle civilta' monumentali, pero', le funzioni assistenziali, ritenute attivita' poco nobili, sono delegate
agli schiavi e alle schiave, mentre la malattia, diffusamente ritenuta una punizione inflitta alluomo da
entita' sovrannaturali, e' curata spiritualmente. Nella cultura ebraica, invece, Dio assiste luomo nella
sua unitarieta' (unione tra anima e corpo) e la malattia non e' piu' inviata dalla divinita' come punizione.
La cultura greca, al contrario, ritiene che la donna sia inferiore all' uomo, e a lei quindi spetta
lassistenza ai malati. Ciononostante, proprio in Grecia, nasce la figura dellostetrica che e' il primo
incarico socialmente rilevante riconosciuto alle donne.
Il concetto di assistenza con l'avvento del cristianesimo
Con l' avvento del cristianesimo nel mondo latino cambia il concetto di assistenza: assistere i malati e i
bisognosi diventa, infatti, un dovere di tutti, quale comportamento necessario ai fini della salvezza;
quindi anche l' uomo, non piu' solo la donna deve dedicarsi a tale attivita' e scompare rapidamente il
fenomeno della delega dellassistenza agli schiavi.
Il cristianesimo chiama allassistenza tutti: uomini e donne, ricchi e poveri.
L' opera della prima chiesa apostolica e' organizzata in diaconie: vere e proprie strutture della chiesa
destinate allaccoglienza e in esse gli operatori sono i diaconi e le diaconesse.
Queste ultime ricevono una particolare consacrazione e devono essere nubili o vedove. Accanto alle
donne consacrate, anche quelle laiche possono occuparsi di assistenza; ed e' proprio Fabiola, una
matrona romana, a fondare nel 390 d.C. il primo ospedale occidentale detto nosoconium.
Il concetto di assistenza nel medioevo
Nel medioevo si assiste poi al diffondersi del monachesimo e lassistenza ai poveri ammalati diventa
parte integrante della vita dei monasteri.
Accanto alla struttura del monastero si creano, infatti, altre due strutture:
un infirmarius dove ci si prende cura dei monaci malati e un hospitalarius per tutti coloro che hanno
necessita' assistenziale.
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Il concetto di assistenza dopo l'anno Mille
Dopo l' anno Mille i veri attori dellassistenza sono luomo e la donna consacrata: purtroppo, infatti, le
donne laiche, specialmente se assistono al parto, vengono accusate di stregoneria e sono definite
esseri demoniaci.
La Chiesa stessa tende a dimenticare la perfetta uguaglianza tra uomo e donna, stabilita nei testi
evangelici.
Attorno al 1300 il pauperismo diventa un vero e proprio problema sociale: si diffondono sempre piu'
rapidamente carestie ed epidemie ed e' in questo contesto che tra il 1347 e il 1352 irrompe la peste nera
che spopola l' Europa.
Di fondamentale importanza in questo scenario tragico sono gli ordini maschili che si dedicano
allassistenza, poiche', con la Bolla Papale Periculoso del 1298, il Papa Bonifacio VIII vieta alle donne
consacrate di prestare assistenza agli infermi e sostiene che lunica forma consacrata per le donne e' la
clausura, inoltre egli vieta alle donne laiche di curarsi degli ammalati, poiche' la Chiesa non puo' avere
un diretto controllo su tali persone.
E solamente con il Concilio di Trento (1545-1563) che si ha una definitiva ripresa del cattolicesimo e
con esso anche una notevole evoluzione del concetto di assistenza: i vescovi vigilano ancora sugli
ospedali, ma la loro amministrazione passa a persone laiche.
Il concetto di assistenza nel sedicesimo secolo
Il sedicesimo secolo e' caratterizzato dallopera dei riformatori dell' assistenza che intraprendono la
loro attivita' a seguito di esperienze personali negli ospedali del tempo: 'I santi riformatori
dellassistenza sono i primi a credere che lassistenza, cosi' come concepita, non basti piu'. A tratti ce'
bisogno di una specificazione nello stare vicino alla vita delluomo, serve una assistenza specifica:
lassistenza infermieristica'. Riferimento bibliografico Manzoni E., "Storia e filosofia dellassistenza
infermieristica" Masson, Milano, 1997, p. 59
San Giovanni di Dio
Il primo riformatore e' San Giovanni di Dio (1495 - 1550) un ex soldato di ventura, un giocatore, un
vagabondo, che dopo aver trascorso buona parte della sua vita in modo disordinato e senza regole,
decide di dedicare il resto della sua esistenza alla vita spirituale e dopo essere stato ricoverato in un
nosocomio, inizia la sua attivita' di assistenza ai malati.
Egli fonda la Congregazione dei Fatebenefratelli e detta nuove regole per gli ospedali: stabilisce una
dieta appropriata per i malati, sostiene che i reparti vanno divisi e ogni persona deve avere un suo
letto, inoltre con lui inizia lisolamento di alcuni malati infetti.
Istituisce il quarto voto per i Fatebenefratelli: l' ospitalita' e l' assistenza degli infermi.
La sua figura e' ricordata, soprattutto, per aver rivoluzionato il modo di erogare assistenza, basato
sulla dolcezza, e per aver sostenuto limportanza dellistruzione del personale di assistenza.
S. Camillo De Lellis
L' opera di S. Camillo De Lellis (1550 - 1614) ha inizio nella seconda meta' del sedicesimo secolo:
anche egli ha un passato da giocatore, avventuriero, ma dopo un breve ricovero in un ospedale del
tempo, nasce in lui l' idea di fondare una congregazione chiamata Ministri degli Infermi, dedita
allassistenza dei malati.
Tale congregazione nel 1586 diviene un vero e proprio ordine e il fondatore afferma che €œgli infermieri
devono assistere gli infermi come una madre potrebbe assistere il proprio figlio ammalato' Riferimento
bibliografico Manzoni E., "Storia e filosofia dellassistenza infermieristica" - Masson, Milano,
1997, p. 59
Egli per primo usa il termine infermieri e da' una concezione femminile allassistenza.
Anche nel suo ordine vengono dettate regole per gli infermieri, specialmente per migliorare la tecnica
nellassistere: egli, infatti, dice che bisogna tenere la testa al malato mentre mangia e da' anche
indicazioni su come spostare e medicare i malati.
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San Vincenzo De Paoli
l terzo riformatore e' San Vincenzo De Paoli (1581 - 1660), la cui opera nasce in Francia alla fine del
sedicesimo secolo ma si diffonde rapidamente anche in Italia.
Nel 1617 egli fonda la Confraternita della Carita': un' associazione per aiutare i poveri costituita da
donne sposate, vedove o nubili, chiamate le serve dei poveri.
L' attivita' di queste donne si svolge soprattutto al domicilio, San Vincenzo, infatti, introduce e
promuove l' assistenza domiciliare; inoltre istituisce un periodo di formazione detto seminario per le
donne impegnate nellassistenza.
Oltre ai tre riformatori anche il pensiero illuministico da' un contributo decisivo alla storia
dellassistenza: la salute, infatti, viene intesa come diritto-dovere delluomo nella sua evoluzione sociale
e cio' contribuisce fortemente alla nascita dellassistenza infermieristica.
Il concetto di assistenza nel diciottesimo secolo
Il ruolo della donna pero', nel diciottesimo secolo, continua a risentire dellimmagine di donna
subordinata alla figura maschile: le infermiere vengono considerate essenzialmente delle domestiche,
sono di solito analfabete e di umile estrazione sociale. La storia dell' assistenza, fino ad ora descritta,
e' spesso una storia di miseria e di poverta', ma a livello sociale si sta verificando un cambiamento
lento ed inesorabile: lassistenza viene, infatti, considerata un diritto-dovere dellumanita' intera.
Addirittura si puo' affermare che non e' possibile pensare un' umanita' senza assistenza e assistere,
diventa un fenomeno sociale e culturale. I fatti storici, di cui ho parlato fino ad ora, dimostrano come,
alla fine del 1700, i tempi siano maturi per una visione piu' specializzata e differenziata dellassistenza.
La nascita dell'assistenza infermieristica con Florance Nightingale
L' assistenza infermieristica nasce agli inizi del 1800 grazie alla figura di Florence Nightingale.
Florence Nightingale nasce a Firenze nel 1820 e appartiene ad un ceto elevato, motivo per cui riceve
una buona educazione.
Fin da giovane si interessa di assistenza e grazie anche alla sua
intraprendenza, si reca in Germania e a Parigi per osservare come viene erogata lassistenza in tali
luoghi. Ella e' sostenuta anche da una solida fede, 'la forte connotazione religiosa della Nightingale la
porta alla convinzione che il modo migliore per servire Dio e' dedicarsi al servizio
dellumanita''.Riferimento bibliografico Manzoni E. "Storia e filosofia dellassistenza
infermieristica" - Masson, Milano, 1997, p. 112
La partecipazione di Florence Nightingale alla guerra di Crimea
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Sicuramente l' avvenimento che risulta essere decisivo per la nascita dellassistenza infermieristica, e'
la partecipazione di Florance Nightingale alla guerra di Crimea nel 1854 con l' obiettivo di assistere e
curare i feriti di guerra.
Con la guerra di Crimea l' opinione pubblica cambia nei confronti dellinfermiera che diviene simbolo di
forza, misericordia, padronanza di se' di fronte al dolore, altruismo e solidarieta'. Florence Nightingale
fonda la moderna concezione di assistenza infermieristica e da' anche una prima definizione di
assistenza infermieristica: 'l' assistenza infermieristica e' luso adeguato dellaria fresca, della luce, della
pulizia, del calore, della tranquillita' e della giusta scelta nella somministrazione della dieta, il tutto con
la minor spesa di energia da parte del malato'.Riferimento bibliografico Manzoni E. "Storia e
filosofia dell'assistenza infermieristica" - Masson, Milano, 1997, p. 114
Le parole della Nightingale esprimono un concetto semplice ma innovativo: si inizia, infatti, a guardare
ai bisogni del malato; inoltre ella attribuisce moltissima importanza alla formazione delle infermiere.
[Approfondimento I principi di Florence Nightingale]
La Nightingale Training School for Nurses
Nel 1859 fonda cosi' la Nightingale Training School for Nurses, la prima scuola per infermiere
riconosciuta che si basa su due concetti fondamentali: la formazione del carattere e le conoscenze
tecnico scientifiche. L' impostazione formativa utilizzata dalla Nightingale verra' esportata in tutto il
mondo e saranno proprio le sue infermiere a recarsi in Scozia, Germania, Norvegia, Svezia, Canada,
Stati Uniti, Sud Africa, India, Australia, Giappone e Italia per fondare nuove scuole e formare infermiere.
Alla fine del diciannovesimo secolo anche in Italia percio' si inizia a parlare di formazione
infermieristica.
Storia della formazione e legislazione infermieristica
In Italia la seconda meta' dell' Ottocento e' caratterizzata dalla nascita di un organismo essenziale alla
comprensione di tutta lassistenza infermieristica successiva: la Croce Rossa Italiana, ad opera di
Henry Dunant, ricco banchiere svizzero.
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La Croce Rossa Italiana e' il motore dellevoluzione professionale di fine Ottocento.
L' Italia, pero', e' lontana culturalmente dal mondo anglosassone, cosi' agli inizi del Novecento
lassistenza infermieristica attraversa fasi critiche cosi' come la formazione degli infermieri; e' solo con
gli accordi di Strasburgo che anche nel nostro paese si assiste ad una decisiva svolta per quanto
riguarda la figura dell'infermiera che acquista maggior dignita', professione e preparazione teorica e
pratica.
Prima, pero', di analizzare la situazione italiana dopo gli accordi di Strasburgo focalizzero' la mia
attenzione sulla assistenza infermieristica e sulla formazione degli infermieri del periodo precedente a
tale accordo.
La normativa sulla formazione prima degli accordi di Strasburgo
Alla fine dell' Ottocento in Italia nascono le prime scuole per infermiere: nel 1896 a Napoli, nel 1906 a
Roma e nel 1912 a Milano.
Sono scuole molto severe, di matrice privata, non riconosciute dallo Stato ed in esse insegnano le
prime infermiere diplomate alla Nightingale Training School for Nurses.
Agli inizi del Novecento in Italia, pero', la situazione negli ospedali e' molto precaria e le condizioni
igieniche sono spesso scadenti, si assiste inoltre ad un notevole decadimento dellassistenza
infermieristica e di conseguenza anche della formazione degli infermieri.
Anna Fraentzel Celli
In questo panorama difficile, specialmente per la figura dell'infermiere e per la sua formazione, si viene
a delineare lopera di Anna Fraentzel Celli, che agli inizi del ventesimo secolo conduce unanalisi
sullassistenza infermieristica nel nostro paese. E' moglie di un famoso medico igienista, Angelo Celli,
ed e' un' infermiera di origini tedesche. Vivendo in Italia si rende conto di come la situazione
assistenziale sia precaria e scadente e decide cosi' di effettuare unindagine collaterale al primo
censimento della popolazione italiana del 1901.
I risultati ottenuti dimostrano che la cultura del
personale impegnato nei servizi infermieristici e' insufficiente e che le funzioni direttive negli ospedali
sono ancora delegate a persone consacrate.
Anna Celli si rende conto che il personale religioso costa sicuramente meno di quello laico, ma le
suore, da buone econome, tendono a privilegiare gli interessi dellamministrazione rispetto a quelli del
personale. Inoltre, ritiene che la modalita' di reclutamento del personale risulta sbagliata, poiche' non
si tiene conto del carattere. Infine, sostiene che le infermiere devono essere solamente donne, perche'
di sicuro sono piu' dolci e materne, devono appartenere ad un ceto medio-borghese e devono essere
nubili.
La riforma fatta da Anna Fraentzel Celli
Nel 1908 conduce un' ulteriore indagine grazie alla quale riscontra un miglioramento delle posizioni
economiche delle infermiere, ma non vi e' ancora alcun cambiamento dal punto di vista professionale e
formativo.
Al termine di tale analisi propone, percio', che il vecchio personale negli ospedali sia separato dalle
nuove infermiere, poiche' ne offusca limmagine e ne impedisce le innovazioni, inoltre suggerisce che il
lavoro infermieristico sia differenziato da quello di facchino e che il personale laico sia diviso da quello
religioso che dovrebbe lavorare nelle cucine e nei guardaroba.
Afferma anche che al posto di sorveglianti uomini sono necessarie direttrici e caposala laiche e che
deve essere garantito il riposo settimanale e annuale a tutte le infermiere. Infine sostiene che e'
necessaria una scuola preparatoria per le aspiranti infermiere.
Il Reggio Decreto Legge del 15 agosto 1925
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Agli inizi del ventesimo secolo, pero', in Italia non vi e' ancora una legislazione riguardante la
formazione infermieristica; e' solo con il Regio Decreto legge del 15 agosto 1925 che lo Stato riconosce
legalmente le scuole per infermiere, esclusivamente femminili.
Riferimento bibliografico Regio Decreto Legge 15 agosto 1925 n. 1832 Tale Regio Decreto sostiene
la facolta' di istituire le scuole, quindi non vi e' ancora l' obbligo; allinterno di tali scuole, pero',
linternato e' obbligatorio e si stabilisce una formazione di tipo militaresco, molto rigida della durata di
due anni: le allieve sono inserite in un programma educativo anche durante il tempo libero, per
formarne il carattere.
Le scuole convitto preparano al mondo del lavoro solo le donne, scompare, infatti, la figura maschile
laica dellassistenza.
Solo nei manicomi e' ancora richiesta la presenza di uomini, perche' e' necessaria molta forza fisica:
viene, quindi, istituito nel 1909 linfermiere manicomiale. Agli inizi del secolo percio', la scuola per
infermiere e' biennale e la sua direzione e' affidata alle allieve della Nightingale che tentano di dare
autonomia alle figure infermieristiche.
Il rifiuto del modello anglosassone
In Italia, pero', il modello anglosassone viene fortemente ostacolato e vengono addirittura emanate
delle norme per estromettere le direttrici inglesi dalle scuole per infermieri.
La direzione e' quindi affidata ai dottori che danno una visione medicalizzata della professione
infermieristica.
In Italia risulta lungo e difficile il percorso verso lautonomia e il riconoscimento della professione
infermieristica.
Ad ostacolare ulteriormente la crescita culturale e professionale dellinfermiere e' anche la
disomogeneita' dei programmi formativi nelle scuole biennali.
La legislazione negli anni trenta
E solo nel 1938, durante il periodo fascista, che vengono emanati programmi ministeriali per le scuole
infermieri.
Durante gli anni trenta inizia il processo di professionalizzazione dellassistenza infermieristica e si
puo' iniziare a parlare di un corpus di conoscenze specifiche del professionista infermiere.
Nel 1934 vi e' un ulteriore passo decisivo: il Regio Decreto Legge del 27/7/1934 n. 1265 che prevede l'
obbligatorieta' del Diploma per poter esercitare la professione infermieristica.
Nel frattempo nel 1927 e' introdotta la figura dellinfermiere e dell'infermiera generica e cio' permette
anche agli uomini di tornare a lavorare nel campo dellassistenza sanitaria.
Il Regio Decreto Legge n 1310
Il 2/5/1940 viene emanato il Regio Decreto Legge n. 1310 che delinea le mansioni dellinfermiera
professionale e degli infermieri generici: tale legge se da una parte distingue e diversifica queste due
figure, dall' altra limita molto il campo dazione dellinfermiera professionale che deve attenersi
rigorosamente al mansionario e non puo' mostrare spirito di iniziativa e autonomia lavorativa.
Nello stesso anno viene promulgata unaltra legge che definisce l' assistenza infermieristica un' arte
ausiliaria.
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Riferimento bibliografico Legge 19 luglio 1940, n. 1098
La nascita di un panorama piu' unitario
E solo nel 1954 che le scuole vengono riconosciute ministerialmente e con questa legge vengono
istituiti anche i corsi, della durata di un anno, per infermieri generici, a cui possono accedere anche gli
uomini. Riferimento bibliografico Legge 29 ottobre 1954, n. 1046
Ormai a livello nazionale si va delineando un panorama sicuramente piu' unitario e addirittura si inizia
a sostenere l' ipotesi che l'assistenza infermieristica possa essere ritenuta una vera disciplina
caratterizzata da uno specifico sapere scientifico.
Il Collegio Infermieri Professionali, Assistenti Sanitarie Visitatrici e
Vigilatrici d'Infanzia
Un passaggio fondamentale risulta sicuramente essere la nascita del Collegio Infermieri Professionali,
Assistenti Sanitarie Visitatrici e Vigilatrici dInfanzia.
La nascita dellordine professionale rappresenta un momento fondamentale nel cammino di
professionalizzazione: vi e', infatti, il riconoscimento dellassistenza infermieristica quale professione
intellettuale e il Collegio serve a proteggere il corpo professionale e a promuoverlo culturalmente.
Bisogna, pero', attendere gli accordi di Strasburgo nel 1967, perche' si possa assistere ad una
decisiva svolta nella formazione infermieristica.
Gli accordi di Strasburgo
Negli anni Sessanta, in Italia, si vanno delineando moltissime specializzazioni mediche e il tecnicismo
in campo sanitario diviene quasi esasperato, anche l' assistenza infermieristica rischia di specializzarsi
troppo, diventando solamente un corollario della medicina.
Grazie, pero', agli accordi di Strasburgo del 1967 si definisce, a livello europeo, una linea comune nel
campo della formazione infermieristica. Riferimento bibliografico Gli accordi di Strasburgo
L' accordo prevede che i corsi siano della durata di tre anni per un totale di 4600 ore e nei programmi
di insegnamento devono prevalere le materie infermieristiche rispetto a quelle mediche.
Grazie agli accordi di Strasburgo il tirocinio pratico diventa un momento formativo e l' allievo deve
essere sempre affiancato da un infermiere esperto.
La formazione infermieristica in Italia negli anni settanta
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Agli inizi degli anni Settanta, in Italia si inizia a parlare di formazione post base anche per gli infermieri
e la formazione infermieristica inizia un lento, ma continuo avvicinamento al mondo universitario:
viene, infatti, istituita la Scuola Universitaria di Discipline Infermieristiche, con cui si ottiene il titolo di
Infermiere Insegnante Dirigente.
Riferimento bibliografico D.P.R. 31 ottobre 1974, n. 876
Gli anni Settanta sono caratterizzati da una continua ricerca di modelli teorici di riferimento che
delineino e definiscano la Disciplina Infermieristica: un quadro concettuale di riferimento, infatti, si
rende ormai necessario perche' l' assistenza infermieristica possa, a pieno titolo, essere definita una
disciplina.
Nel 1971 anche il personale maschile puo' accedere ai corsi per diventare infermiere professionale e le
scuole convitto non sono piu' obbligatorie ma solamente facoltative. Riferimento bibliografico Legge
25 febbraio 1971, n. 124
Ormai in Italia si viene a delineare la volonta' di migliorare sempre di piu' la cultura infermieristica e l'
ingresso in universita' della formazione infermieristica e' sempre piu' vicino.
L'entrata in universita' della formazione infermieristica
La formazione infermieristica post base ha fatto il suo ingresso in universita' gia' a partire dagli anni
Sessanta, al contrario quella di base deve attendere gli anni Novanta per entrare nel mondo
accademico. L' evoluzione della formazione infermieristica si realizza grazie alla riforma degli
ordinamenti didattici universitari nel 1990 che stabilisce quattro livelli formativi:
- Diploma Universitario;
- Diploma di laurea;
- Diploma di Specializzazione;
- Dottorato di ricerca
Riferimento bibliografico Legge 19 novembre 1990, n. 341
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Grazie a questa legge anche la scuola per infermieri fa il suo ingresso in universita': l' anno
successivo, infatti, viene istituito il Diploma Universitario in Scienze Infermieristiche. Riferimento
bibliografico Decreto Ministeriale 2 dicembre 1991 Purtroppo questo primo corso universitario mostra
subito alcune mancanze: il titolo acquisito, infatti, non abilita immediatamente allesercizio della
professione e la tabella XXXIX-ter, che riguarda lordinamento didattico del Diploma Universitario in
Scienze Infermieristiche, non e' in linea con gli accordi di Strasburgo, poiche' prevede fin dallinizio tre
specializzazioni per gli infermieri, mentre le decisioni europee riguardano una preparazione generica.
La riforma sanitaria del 1992
Nella riforma sanitaria del 1992, pero', si danno indicazioni sulla formazione degli infermieri: le scuole
regionali vengono soppresse e l' universita' deve preparare il professionista ad unassistenza
infermieristica generale.
Riferimento bibliografico Decreto Legislativo 30 dicembre 1992, n. 502
Grazie a questa riforma il titolo universitario abilita immediatamente allesercizio della professione.
Nellanno accademico 1992/93 partono cosi' i primi corsi universitari per infermieri a Brescia, Pavia e
Varese.
Nel frattempo si inizia a discutere attorno ai profili professionali delle professioni sanitarie e nel 1994
viene emanato il Profilo Professionale dellInfermiere.
Riferimento bibliografico Decreto Ministeriale 14 settembre 1994, n. 739
L'abrogazione del mansionario
Bisogna, pero', attendere il 1999 perche' venga abrogato il mansionario. Il campo di attivita' proprio
dellinfermiere viene cosi' definito da:
- il Profilo Professionale;
- il Codice Deontologico;
- Ordinamento Didattico. Riferimento bibliografico Legge 26 febbraio 1999, n. 42 Riferimento
bibliografico Cavana E., "Considerazioni sulla legge 42/99", Rivista di Diritto delle
Professioni Sanitarie, n. 1/99 Riferimento bibliografico Carli E., "Il Parlamento cancella il
mansionario", L'infermiere, n. 1, 1999
Nel 1996 viene emanata la tabella XVIII-ter che regolamenta tutti i diplomi universitari dellarea
sanitaria. Riferimento bibliografico Decreto Murst 24 luglio 1996 Il Diploma Universitario in Scienze
Infermieristiche e' ridefinito Diploma Universitario per Infermiere: non esistono piu' i tre indirizzi di
specializzazione, ma si rilascia un unico titolo abilitante per l' assistenza generale infermieristica.
La riforma universitaria
Nel 1999 vi e' un ulteriore riforma universitaria che ridefinisce i vari livelli formativi Riferimento
bibliografico Decreto Murst 3 novembre 1999, n. 509:
LAUREA 3 anni, 180 cfu - MASTER I livello, 60 cfu LAUREA SPECIALISTICA - MASTER II livello, 60
cfu 2 anni, 120 cfu DIPLOMA DI SPECIALIZZAZIONE DOTTORATO DI RICERCA
Tale riforma prevede lattribuzione del Credito Formativo Universitario (cfu), che viene definito come l'
unita' di misura del carico di lavoro globale dello studente. Il Diploma Universitario per Infermiere
diviene cosi' laurea di tre anni. Grazie poi alla legge n. 251 del 10 agosto 2001 vengono definiti meglio i
corsi universitari dellarea sanitaria e allart. 1 si parla in maniera esplicita di autonomia professionale
dellinfermiere. Riferimento bibliografico Legge 10 agosto 2001, n. 251
Riferimento bibliografico Comitato Centrale Federazione IPASVI, (a cura del), "Universita', si
cambia", L'infermiere, n. 3, 2000 Riferimento bibliografico Martino R., "Laurea: il cerchio si
chiude", L' infermiere, n. 3, 1999 Riferimento bibliografico Sironi C., "Quale laurea oggi per
gli infermieri in Italia?", Nursing Oggi, n. 3, 1997
La formazione continua in medicina e i crediti E.C.M.
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Gia' la legge 833 del 1978, che riguarda la prima riforma sanitaria, sottolinea limportanza della
formazione continua dellinfermiere e addirittura, con il D.P.R. n. 761 del 1979, vengono previste
penalizzazioni per chi non partecipa a corsi di formazione per piu' di 5 anni consecutivi.
Il programma E.C.M. (Educazione Continua in Medicina) viene, pero', istituzionalizzato in Italia dal
Dlgs 30 dicembre 1992 n. 502, integrato dal Dlgs 19 giugno 1999 n. 229 e reso obbligatorio nel 2001.
Con larticolo 16-ter si istituisce la Commissione Nazionale per la Formazione Continua, da rinnovarsi
ogni cinque anni. E' presieduta dal Ministro della Sanita' e stabilisce la tipologia degli eventi formativi,
la quantita' di crediti che devono essere complessivamente maturati dagli operatori in un determinato
arco di tempo e i requisiti che i provider, ovvero le agenzie che propongono i corsi, devono avere.
E' obbligatorio ottenere i crediti E.C.M. ai fini dell' esercizio professionale e si vanno delineando due
modalita' per acquisire tali crediti:
- attivita' formative residenziali;
- attivita' formative a distanza.
Grazie allaggiornamento continuo si riescono a mantenere e migliorare la professionalita'
dellinfermiere, le sue conoscenze, competenze e anche le sue abilita' pratiche.
Riferimento bibliografico De Carolis S., "Crediti per guadagnare", L'infermiere, n. 1, 1998
Dal mansionario al profilo professionale dell'infermiere
Solo alla fine degli anni '90 il mansionario viene abrogato e gli infermieri possono, a pieno titolo,
essere considerati dei professionisti; tale passaggio coincide anche con l' ingresso in universita' della
formazione infermieristica; grazie a cui la professione infermieristica acquista sempre maggior dignita'.
Il primo mansionario risale al 1940 e una successiva modifica si ha con il D.P.R. 14 marzo 1974, n. 225.
Riferimento bibliografico R.D. 2 maggio 1940, n. 1310
Il mansionario
Il mansionario altro non e' che un elenco di mansioni che l' infermiere puo' svolgere nelle sue ore
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lavorative, e difficilmente ha la possibilita' di prendere decisioni autonome. L' infermiere dipende
quindi nel suo agire dal medico e la responsabilita' infermieristica e' limitata esclusivamente alla
realizzazione dellatto assistenziale. A fronte di questa limitazione della responsabilita', a partire dagli
anni ottanta, vi e', pero', il grosso problema di tutta lattivita' infermieristica che non trova collocazione
all' interno di questo rigido regolamento e che pertanto e' vietata.
Nel corso degli anni si sono, percio', rese necessarie alcune deroghe normative allattivita'
infermieristica.
Tali deroghe riguardano esclusivamente le procedure diagnostiche e terapeutiche che linfermiere e'
tenuto ad eseguire ed applicare a fronte di una prescrizione medica; si sottolinea cosi' lambito di
condivisione della responsabilita', insito in queste due prestazioni infermieristiche, dove medico e
infermiere devono avere chiarezza sui propri campi di attivita' che discendono dai rispettivi percorsi
formativi e dagli indirizzi deontologici.
L' introduzione di elementi normativi, che derogano allattivita' infermieristica, ci permette di capire
come il mansionario sia un documento obsoleto e poco garante delle responsabilita' infermieristiche,
se non per quelle codificate all' interno delle mansioni previste. Bisogna, pero', attendere il 1994
perche' venga emanato il profilo professionale dellinfermiere, con cui si delinea sempre piu'
chiaramente linfermiere come una figura professionale autonoma con un ambito di intervento proprio;
ed e' solo nel 1999 che viene abrogato il mansionario.
Responsabilita' e funzioni dell'infermiere
Il 'Regolamento concernente l' individuazione della figura e del relativo profilo professionale
dellinfermiere' , piu' noto come il profilo professionale dellinfermiere, entra in scena nellestate del
1994, ma al momento della sua adozione da parte del Ministero della Sanita', non vi sono ancora tutti
gli elementi normativi e professionali necessari per assumerlo quale orientamento per lesercizio
professionale. Riferimento bibliografico Decreto Ministeriale 14 settembre 1994, n. 739 Il mansionario
e', infatti, ancora in vigore ed e' solo con la legge 42 del 1999 che viene abrogato ed il profilo
professionale dellinfermiere puo' finalmente orientare lesercizio professionale. Il D.M. 739/94 affida
allinfermiere una responsabilita' totale per quanto riguarda lassistenza generale infermieristica.
Questo significa assumere la responsabilita' dell' intero processo assistenziale (art. 1 comma 2-3):
dalla raccolta dei dati, allidentificazione dei bisogni di assistenza infermieristica, alla pianificazione,
gestione e valutazione dellintervento assistenziale infermieristico. In secondo luogo, sancisce l' utilizzo
di una metodologia scientifica validata: il processo di assistenza infermieristica.
Nel comma 3 dellart. 1 si parla inoltre di responsabilita' condivisa con altre professioni, dove ogni
professionista risponde per il suo ambito professionale peculiare.
L'art. 3 contiene unaltra legittimazione professionale: il riconoscimento dellimportanza, per una
professione intellettuale, della formazione e dell' aggiornamento continuo, della ricerca e della
formazione complementare e specialistica, finalizzate ad erogare un servizio qualitativamente elevato.
Oltre al profilo professionale dellinfermiere e alla legge 42 del 1999, fondamentale per la professione
infermieristica e' la legge 10 agosto 2000 n. 251 che istituisce la dirigenza infermieristica. Riferimento
bibliografico "Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione,
della prevenzione nonche' della professione ostetrica""
Esercizio professionale e sistema professionale
In Italia le prime leggi istitutive di Ordini e Collegi, intesi come enti pubblici volti alla tutela di interessi
pubblici, risalgono al 1870 (costituzione del nuovo Stato italiano).
Il regio decreto 103/24, che doveva portare alla costituzione di Ordini e Collegi per tutte le classi
professionali, non precedentemente normate, non vide, pero', mai la realizzazione per l' avvento della
dittatura fascista.
Bisogna quindi attendere la fine del ventennio fascista per vedere la ricostituzione di Ordini e Collegi,
in particolar modo quelli relativi allarea sanitaria.
La situazione attuale: ordini e collegi
Il d. lgs. C.p.S. 13 settembre 1946, n. 233 'ricostituzione degli ordini delle professioni sanitarie e per la
disciplina dellesercizio delle professioni stesse', ricostituisce, in ogni provincia, dopo il ventennio dei
sindacati fascisti, i Collegi delle ostetriche, oltre agli altri Ordini professionali; l' art. 27 rimanda ad un
separato provvedimento l' emanazione di norme relative alla disciplina professionale dellattivita'
infermieristica.
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Con la legge 29 ottobre 1954 n. 1049, infatti, vengono istituiti in ogni provincia i Collegi delle
infermiere professionali, delle assistenti sanitarie e delle vigilatrici dinfanzia, ai quali vengono estese le
norme, contenute nel d.lgs. C.p.S. 13 settembre 1946, n. 233, che viene utilizzato come riferimento per
descrivere organi e funzioni dei Collegi provinciali, delle Federazioni nazionali e della Commissione
centrale per gli esercenti le professioni sanitarie.
Funzioni fondamentali degli ordini e collegi
Funzioni fondamentali di ordini e collegi sono la tutela del decoro e dellindipendenza professionale, il
mantenimento di un alto livello di professionalita', la definizione di un tariffario non concorrenziale e
lesercizio del potere disciplinare sugli iscritti, sia che essi prestino la loro opera in regime dipendente,
pubblico o privato, oppure autonomo. Gli ordini e i collegi tutelano quindi sia i professionisti, sia gli
utenti che ricevono l' assistenza infermieristica.
L' iscrizione allAlbo professionale e' obbligatoria per poter esercitare la professione di infermiere ed
il possesso del titolo di infermiere e' un elemento indispensabile per liscrizione allo stesso.
Per alto livello di professionalita' si intende possedere un elevato grado di competenza professionale
e rispettare le norme deontologiche proprie della professione.
Accanto agli ordini e ai collegi professionali, sono nate negli anni numerose associazioni
professionali, con lo scopo di promuovere culturalmente una professione.
L'evoluzione associazionistica
Le associazioni professionali sono enti di natura completamente diversa dai Collegi, definiti
associazioni di tipo governativo.
Le associazioni professionali libere, non governative, costituitesi per volonta' di singole persone, con
atto costitutivo pubblico, che contiene statuto e regolamento, non hanno carattere sindacale e politico,
ma perseguono fini esclusivamente culturali, morali e professionali.
In Italia la storia dellassociazionismo tra infermieri inizia nel 1919, con la nascita dellA.N.I.T.I.
(Associazione Nazionale Italiana tra Infermiere), su iniziativa del Comitato Nazionale Donne Italiane
aderente al 'Conseil International des Femmes'.
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capitolo 02 La figura dell'Operatore Socio Sanitario
La figura dell'Operatore Socio Sanitario
Riferimento bibliografico Benci L., "Approvata la figura dell'operatore socio-sanitario
specializzato", Rivista di Diritto delle Professioni Sanitarie, n. 1, 2003 Riferimento bibliografico
Benci L., "OSS con formazione complementare: autonomia, dipendenza funzionale e
responsabilita' giuridica", Rivista di Diritto delle Professioni Sanitarie, n. 2, 2003
le figure professionali prima della nascita dell'Operatore Socio
Sanitario
Per meglio comprendere la nascita della figura dellOSS e' necessario riassumere brevemente quaranta
anni di storia degli operatori di supporto nei settori sanitari e sociali:
- Anni '60 - 'Ausiliario' (portantino) istituito con il Dpr n. 128/69: la figura Ausiliario-portantino e'
storicamente presente negli ospedali ed ha sempre svolto mansioni esecutive e semplici.
Prevalentemente: pulizia ambienti - trasporto materiale - prestazioni manuali.
- Anni '70 - 'Ausiliario socio sanitario' previsto dal Ccnl 1979: il Ccnl del 1979 introduce la figura di
ausiliario socio sanitario 'addetto esclusivamente alle mansioni di pulizia' inquadrata al 1 livello
retributivo.
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- Anni '80 - 'Ausiliario socio-sanitario specializzato' istituito con Dpr n. 348/83 - Dm n. 1984 con un
corso di aggiornamento sono ampliate le competenze dell ausiliario socio sanitario inquadrandolo al 3
livello retributivo.
- Anni '90 - 'Operatore tecnico addetto allassistenza' (Ota) istituito con Dpr 384/90 €“ Dm n. 295/91 Lintroduzione di una meccanizzazione del sistema di pulizia, colloca tale ausiliario a mansioni per lo
piu' rivolte a mantenere il confort alberghiero.
Inoltre, vanno citati:
[Approfondimento Ausiliario Socio-Assistenziale]
[Approfondimento Infermiere generico]
Come si puo' intuire, vi e' l'esigenza di operatori che collaborino con le professioni sanitarie e sociali
che, nel loro percorso di crescita professionale, devono poter assegnare ad altri attivita' quali quelle
alberghiere, l' igiene e la mobilizzazione dei pazienti, le attivita' sanitarie fisse e riproducibili.
Lo scopo e lesigenza fondamentali erano e sono, percio', quelli di formare adeguatamente operatori in
grado di fornire, nellambito suddetto, unadeguata risposta di qualita' ai bisogni di servizi dei cittadini
senza ricreare una figura infermieristica vicaria o di livello non universitario.
In particolare vi e' stata lesigenza di creare una figura che riunisse le funzioni dellOTA e dellASA in
modo da divenire flessibile ed essere inserita tanto nel comparto ospedaliero quanto in quello sociale e
in particolare in tutte quelle strutture dove il connubio fra queste due realta' e' molto stretto (case di
cura per anziani, istituti protetti, lungodegenze, ecc.)
Storia dell'OSS
Operatore Socio-Sanitario istituito con Provvedimento Conferenza Stato - Regioni del 22 Febbraio 2001
Dopo un lungo dibattito e' stato formalizzato l'accordo tra Ministro della Salute, Ministro per la
solidarieta' sociale, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano che individua figura e profilo
professionale delloperatore socio sanitario, con la definizione dell'ordinamento didattico dei relativi
corsi di formazione.
L' accordo e' sancito con termini di urgenza, tanto che vi si legge:
'...e' ...necessario ed urgente attivare i corsi di formazione per operatore socio sanitario poiche' 'e'
ritenuta non piu' differibile la istituzione di una figura di operatore socio sanitario che svolga attivita'
indirizzata a soddisfare i bisogni primari della persona, nellambito delle proprie aree di competenza€'
Allart. 2 del provvedimento e' demandata la formazione di queste figure alle rispettive Regioni di
appartenenza. La Regione Lombardia recepisce lOSS con la delibera n. VII/5428 del 6 luglio 2001.
Di fatto la nuova professione di Operatore Socio Sanitario (OSS) sostituisce loperatore Socio
Assistenziale (OSA, ASA, ect€.) e loperatore tecnico addetto all'assistenza (OTA). Lobiettivo e' formare
un nuovo operatore socio sanitario piu' qualificato e versatile in grado di muoversi nei contesti sia
sociale e sia sanitario.
Pertanto l' OSS nasce per dare una risposta qualificata sia in ambito sanitario sia in ambito socioassistenziale, poiche' puo' svolgere attivita' indirizzate a soddisfare i bisogni primari delle persone,
nellambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario, e favorire il
benessere e lautonomia della persona. In particolare, per quanto riguarda lintegrazione socio sanitaria
a livello domiciliare, molti interventi €œsociali assistenziali' non necessitano espressamente di una
competenza infermieristica, ma sono rivolti a migliorare lassistenza alla persona non autosufficiente
nelle attivita' di vita quotidiana. Coadiuvato da queste figure socio-sanitarie, linfermiere che lavora a
domicilio puo' ottimizzare il tempo di lavoro per pianificare e organizzare i vari interventi assistenziali,
con personalizzazione e miglioramento della qualita' dell' assistenza stessa.
[Approfondimento OSS:iter formativo]
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Compiti e responsabilita' dell'OSS
La figura delloperatore socioۥsanitario, a seguito dellattestato di qualifica conseguito al termine di
specifica formazione professionale, svolge attivita' indirizzata a:
- SODDISFARE I BISOGNI PRIMARI DELLA PERSONA nellambito delle proprie aree di competenza, in
un contesto sia sociale che sanitario;
- FAVORIRE IL BENESSERE E L' AUTONOMIA DELL' UTENTE
Negli ambiti delle attivita' e delle competenze individuate, lOSS:
- Opera in quanto agisce in autonomia rispetto a precisi circoscritti interventi
- Coopera in quanto svolge solo delle attivita' alle quali concorre con altri professionisti
- Collabora in quanto svolge attivita' su precise indicazioni dei professionisti
LOSS svolge quindi:
[Approfondimento Assistenza diretta alle persone e aiuto domestico di tipo alberghiero]
[Approfondimento Interventi igienico sanitario di carattere sociale]
[Approfondimento Attivita' di supporto e integrazione nel contesto dei servizi e di collaborazione con il
personale dellequipe]
[Approfondimento Le competenze tecniche dell'OSS]
Contesti operativi
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Il contesto relazionale
L' operatore socio-sanitario svolge la sua attivita' in COLLABORAZIONE con gli altri operatori
professionali preposti all' assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multi
professionale. Le figure di riferimento principali:
L' infermiere (e' il professionista responsabile dellassistenza generale infermieristica - profilo
dellinfermiere D.M. 739/94, codice deontologico)
- L' ostetrica
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- L' assistente sociale (ambito sociale)
In ambito socio-sanitario l'infermiere e' l'unico responsabile dellassistenza infermieristica e
rappresenta il principale interlocutore che lOSS deve avere.
In particolare l'OSS su indicazione
dellinfermiere o personale preposto:
- Aiuta per la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo della apparecchiature
medicali
- Aiuta nella preparazione alle prestazioni sanitarie
- Attua interventi di primo soccorso (BLS)
- Conosce i principali sintomi e segni di allarme che l' utente puo' presentare
- Effettua piccole medicazioni semplici
- Controlla e assiste alla somministrazione di diete
- Collabora al recupero funzionale psico-fisico
- Svolge attivita' di informazione sullaccesso ai servizi sanitari.
[Approfondimento Competenze relazionali dell'OSS]
Responsabilita' e autonomia dell'OSS
Le attivita' di assistenza indiretta sono completamente attribuibili alloperatore OSS
Le attivita' di assistenza diretta (variabili: contesto operativo, e'quipe) possono essere ritenute
€œpotenzialmente attribuibili' previa valutazione da parte del responsabile dellassistenza infermieristica.
La responsabilita' dellOSS e' relativa alla responsabilita' soggettiva degli atti tecnici posti in essere.
La responsabilita' professionale complessiva e' delloperatore professionale responsabile dellintero
processo assistenziale.(infermiere, ostetrica, assistente sociale; a seconda dei diversi ambiti
lavorativi.) Per una corretta attribuzione delle attivita' allOSS vi sono quattro fattori che devono essere
tenuti in considerazione:
[Approfondimento Contesto organizzativo ]
- Conoscenze e abilita' specifiche, senso di responsabilita' e capacita' relazionali dell'OSS
[Approfondimento Conoscenza della persona assistita]
[Approfondimento Attivita' da svolgere nelle diverse situazioni ]
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capitolo 03 La normativa OSS
La normativa OSS
Riferimento bibliografico Benci L., "Approvata la figura dell'operatore
specializzato", Rivista di Diritto delle Professioni Sanitarie, n. 1, 2003
socio-sanitario
Normativa nazionale e regionale di riferimento
La CONFERENZA STATO REGIONI Seduta del 22 febbraio 2001 e' un accordo tra il Ministro della
sanita', il Ministro per la solidarieta' sociale e le regioni e province autonome di Trento e Bolzano, per
la individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell' operatore socio sanitario e per la
definizione dell'ordinamento didattico dei corsi di formazione.
Di seguito riporto gli articoli previsti dalla CONFERENZA STATO-REGIONI.
Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI a
Art. 1. Figura e profilo
E' individuata la figura dell' operatore socio sanitario.
L' operatore socio sanitario e' l'operatore che, a seguito dell'attestato di qualifica conseguito al
termine di specifica formazione professionale, svolge attivita' indirizzata a:
soddisfare i bisogni primari della persona, nell' ambito delle proprie aree di competenza, in un
contesto sia sociale che sanitario.
favorire il benessere e l'autonomia dell'utente.
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Art. 2. La formazione
- La formazione dell' operatore socio sanitario e' di competenza delle regioni e province autonome,
che provvedono alla organizzazione dei corsi e delle relative attivita' didattiche, nel rispetto delle
disposizioni del presente decreto.
- Le regioni e le province autonome, sulla base del proprio fabbisogno annualmente determinato,
accreditano le aziende UU.SS.LL. e ospedaliere e le istituzioni pubbliche e private, che rispondono ai
requisiti minimi specificati dal Ministero della sanita' e dal dipartimento degli affari sociali con apposite
linee guida, alla effettuazione dei corsi di formazione.
Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI b
Art. 3. Contesti operativi
- L'operatore socio sanitario svolge la sua attivita' sia nel settore sociale che in quello sanitario in
servizi di tipo socio - assistenziale e socio - sanitario, residenziali o semiresidenziali, in ambiente
ospedaliero e al domicilio dell'utente.
Art. 4. Contesto relazionale
- L' operatore socio sanitario svolge la sua attivita' in collaborazione con gli altri operatori
professionali preposti all'assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro
multiprofessionale.
Art. 5. Attivita'
[Approfondimento Elenco delle principali attivita' previste per l'OSS]
- Le attivita' dell' operatore socio sanitario sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita:
- a) assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero;
b) intervento igienico - sanitario e di carattere sociale;
c) supporto gestionale, organizzativo e formativo.
Art. 6. Competenze
[Approfondimento Competenze dell'OSS]
Art. 7. Requisiti di accesso
- Per l'accesso ai corsi di formazione dell' operatore socio sanitario e' richiesto il diploma di scuola
dell'obbligo ed il compimento del diciassettesimo anno di eta' alla data di iscrizione al corso.
Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI c
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Art. 8. Organizzazione didattica
1. La didattica e' strutturata per moduli e per aree disciplinari. Ogni corso comprende i seguenti
moduli didattici:
a) un modulo di base;
b) un modulo professionalizzante.
2. I corsi di formazione per operatore socio sanitario avranno durata annuale, per un numero di ore
non inferiore a 1000, articolate secondo i seguenti moduli didattici:
- modulo di base: tipo di formazione teorica, numero minimo di ore 200 motivazione orientamento e
conoscenze di base.
- modulo professionalizzante: tipo di formazione teorica, numero minimo di ore 250;
- esercitazioni e stages, numero minimo di ore 100;
- tirocinio, numero minimo di ore 450.
3. Le regioni e provincie autonome, data l'ampia possibilita' di utilizzo dell' operatore socio sanitario,
possono prevedere, per un piu' congruo inserimento nei servizi, moduli didattici riferiti a tematiche
specifiche sia mirate all'utenza (ospedalizzata, anziana, portatrice di handicap, psichiatrica, con
dipendenze patologiche ecc..) sia alla struttura di riferimento (residenza assistita, domicilio, casa di
riposo, comunita', ecc.).
4. Oltre al corso di qualificazione di base sono previsti moduli di formazione integrativa, per un
massimo di 200 ore di cui 100 di tirocinio; i moduli sono mirati a specifiche utenze e specifici contesti
operativi, quali utenti anziani, portatori di handicap, utenti psichiatrici, malati terminali, contesto
residenziale, ospedaliero, casa alloggio, RSA, centro diurno, domicilio, ecc. Modulo tematico: tipo di
formazione teorica, numero minimo di ore 50.
Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI d
Art. 9. Moduli didattici integrativi post-base
1. Sono previste misure compensative in tutti i casi in cui la formazione pregressa risulti
insufficiente, per la parte sanitaria o per quella sociale.
Art. 10. Materie di insegnamento 1. Le materie di insegnamento, relative ai moduli didattici di cui all'
art. 8, sono articolate nelle seguenti aree disciplinari:
a) area socio culturale, istituzionale e
legislativa;
b) area psicologica e sociale;
c) area igienico sanitaria;
d) area tecnico operativa.
Art. 11. Tirocinio
1. Tutti i corsi comprendono un tirocinio guidato, presso le strutture ed i servizi nel cui ambito la
figura professionale dell' operatore socio sanitario e' prevista.
Articoli della CONFERENZA STATO-REGIONI e
Art. 12. Esame finale e rilascio dell'attestato 1. La frequenza ai corsi e' obbligatoria e non possono
essere ammessi alle prove di valutazione finale coloro che abbiano superato il tetto massimo di
assenze indicato dalla regione o provincia autonoma nel provvedimento istitutivo dei corsi, e
comunque non superiore al 10% delle ore complessive.
2. Al termine del corso gli allievi sono sottoposti ad una prova teorica e ad una prova pratica da parte
di una apposita commissione d'esame, la cui composizione e' individuata dal citato provvedimento
regionale e della quale fa parte un esperto designato dall'assessorato regionale alla sanita' ed uno
dall'assessorato regionale alle politiche sociali.
3. In caso di assenze superiori al 10% delle ore complessive, il corso si considera interrotto e la sua
eventuale ripresa nel corso successivo avverra' secondo modalita' stabilite dalla struttura didattica.
4. All' allievo che supera le prove, e' rilasciato dalle regioni e provincie autonome un attestato di
qualifica valido su tutto il territorio nazionale, nelle strutture, attivita' e servizi sanitari, socio sanitari e
socio assistenziali.
Art. 13. Titoli pregressi
1. Spetta alle regioni e province autonome, nel contesto del proprio sistema della formazione,
quantificare il credito formativo da attribuirsi a titoli e servizi pregressi, in relazione all'acquisizione
dell'attestato di qualifica relativo alla figura professionale di operatore socio sanitario prevedendo
misure compensative in tutti i casi in cui la formazione pregressa risulti insufficiente, per la parte
sanitaria o per quella sociale rispetto a quella prevista dal presente decreto.
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capitolo 04 Infermiere e OSS a confronto
Infermiere e OSS a confronto
Con la soppressione dei corsi di formazione per infermieri generici e la nascita di nuove figure di
supporto come quella delloperatore socio sanitario, diventa sempre piu' importante per gli infermieri,
capire il ruolo di questi colleghi, per potere assicurare unassistenza di e'quipe rivolta alle esigenze
dellassistito, sia in ospedale, che sul territorio. Non e', infatti, possibile ottenere un corretto
inserimento di tali operatori, se gli infermieri non hanno prima chiaro chi sono e le attivita' che
possono eseguire.
Se l' evoluzione di queste figure di supporto non e' accompagnata ad uninformazione corretta rivolta
al personale infermieristico, rischiamo che questi operatori vengano utilizzati per svolgere compiti
inferiori e non adeguati al livello della formazione ricevuta e quindi uno spreco di risorse, utili anche
per liberare tempo agli infermieri e permettere a questi di dedicarsi ad assicurare unassistenza olistica
al paziente, basata anche sulla relazione e sulleducazione sanitaria, oltre che su una corretta
pianificazione e supervisione.
Per il capitolo 4:
Riferimento bibliografico Benci L., "Manuale giuridico professionale per l' esercizio del
nursing", Mc Graw-Hill, Milano, II edizione, 2001 Riferimento bibliografico Lusignani M.,
Mangiacavalli B., Casati M., "Infermieristica generale e organizzazione della professione.
Deontologia infermieristica, legislazione professionale, competenze specialistiche", Masson,
Milano, 2000 Riferimento bibliografico Saiani L., Franceschini M., "Il dibattito negli USA sulla
delega delle attivita' assistenziali", Assistenza infermieristica e ricerca, anno 19, n. 2, 2000
Riferimento bibliografico Silvestro A., "Le attivita' delegabili ad altre figure: la percezione degli
infermieri", Assistenza infermieristica e ricerca, anno 19, n. 2, 2000
L'OSS come figura di supporto
L' operatore socio sanitario e' una figura di supporto e svolge attivita' indirizzate a soddisfare i bisogni
primari della persona secondo le proprie competenze e aiuta l' infermiere ad assicurare unassistenza
infermieristica qualificata. Le figure di supporto lavorano in servizi residenziali o semiresidenziali, in
ambiente ospedaliero o al domicilio dellutente.
Bisogna considerare che, in base al profilo professionale dellinfermiere, linfermiere e' l' unico
responsabile dellassistenza infermieristica che viene erogata ai cittadini.
Deve essere quindi egli stesso, che in base ad ogni situazione, valuta se effettuare direttamente gli
interventi o se demandarli agli operatori di supporto, mantenendo comunque la pianificazione, la
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supervisione e la verifica di quanto effettuato da altri. Linfermiere deve dunque sapere, saper essere,
saper fare, ma anche saper far fare.
Agli infermieri rimane la responsabilita' di non demandare a figure di supporto l' autorita' decisionale,
la regia del processo assistenziale, la sua personalizzazione allutente, lidentificazione critica dei
bisogni, la valutazione delle condizioni psicologiche, sociali e cliniche della persona, la formulazione
della diagnosi infermieristica, lo sviluppo del piano assistenziale ed educativo, la valutazione delle
risposte dellassistito alle cure. La formazione del personale di supporto, se pur di buona qualita', non
prevede un approfondimento delle conoscenze e dei metodi ad un livello tale da formare al pensiero
critico: la capacita' di leggere ed interpretare i problemi dellutente allinterno di un contesto e' una
peculiarita' del nursing.
L' operatore socio sanitario risulta quindi solo responsabile della corretta esecuzione delle mansioni
svolte e/o attribuite.
L'inserimento del personale di supporto
Atri aspetti certamente non delegabili riguardano quelle attivita' assistenziali che richiedono per la loro
esecuzione 'sicure ed efficaci' conoscenze specialistiche ed abilita' particolari, come pure tutte quelle
attivita' relative al coordinamento del gruppo e dei processi di lavoro. L'operatore socio sanitario puo'
quindi eseguire solo interventi caratterizzati da bassa discrezionalita' ed alta riproducibilita' della
tecnica usata; in genere, piu' sono stabili le condizioni del paziente, piu' e' possibile attribuire parte
della assistenza infermieristica. Il cosa, quanto e come far fare a queste figure dipende, come sempre
nella realta', dalle regole, ma anche dalle singole situazioni e dalle valutazioni delle capacita'.
Per l' inserimento corretto del personale di supporto, e' quindi necessario che l' infermiere si avvalga
di strumenti che lo aiutino a svolgere al meglio questo difficile compito, quali i modelli organizzativi,
una documentazione infermieristica coerente, completa e piu' semplice possibile, come per esempio l'
utilizzo della cartella infermieristica o integrata o l' uso di protocolli e procedure, alla cui tenuta sia
possibile fare partecipare anche loperatore sanitario, per quanto di sua competenza, secondo quanto
specificato dal suo profilo. Il gruppo professionale deve saper scegliere gli strumenti piu' idonei, in
base alle evidenze scientifiche (EBN), in modo che le'quipe possa lavorare in modo standardizzato e
che i singoli professionisti possano garantire il risultato.
In sostanza, dopo aver valutato il paziente e pianificato la sua assistenza, linfermiere identifica quali
compiti possono essere compiuti da qualcun altro in possesso delle competenze necessarie, li
assegna, li valuta e supervisiona lesecuzione di questi compiti nell' implementazione del piano di
assistenza ed infine, valuta se il compito e' stato svolto in modo appropriato e se e' stato raggiunto l'
esito pianificato per il paziente.
L' infermiere deve sempre tener presente che l' operatore socio
sanitario e' formato per supportare linfermiere, non per sostituirlo. Puo' avvalersi di lui per alcuni atti di
natura sanitaria solo se ritiene che siano salvaguardate le condizioni di sicurezza per il paziente.
L'OSS, l'infermiere e il paziente
Comunque sia, l' attribuzione di attivita' infermieristiche agli operatori di supporto, non deve privare l'
infermiere del contatto con il paziente: egli deve concentrare lattenzione sulle risposte dell' assistito,
non sulle tecniche ed imparare a conoscere ed interpretare gli indizi e i segni clinici attraverso le
risposte, gli occhi e le orecchie di un altro operatore.
L' inserimento delloperatore socio sanitario non puo' avvenire in tutti i reparti ugualmente, perche' in
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alcuni settori, come larea critica, si richiede una presa di responsabilita' tale, che l' assistenza deve
essere erogata principalmente dallinfermiere, mentre risulta ottimale nelle unita' operative di degenza
non specialistiche o nelle RSA.
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capitolo 05 Problematiche tra le due figure
Problematiche tra le due figure
Riferimento bibliografico Benci L., "Manuale giuridico professionale per l' esercizio del
nursing", Mc Graw-Hill, Milano, II edizione, 2001 Riferimento bibliografico Lusignani M.,
Mangiacavalli B., Casati M., "Infermieristica generale e organizzazione della professione.
Deontologia infermieristica, legislazione professionale, competenze specialistiche", Masson,
Milano,
2000
Riferimento
bibliografico
"La
natura
educativa
dell'Assistenza
Infermieristica", Libreria CUEM Scientifica, Segrate (Mi), 1995. Riferimento bibliografico Silvestro
A., "Le attivita' delegabili ad altre figure: la percezione degli infermieri", Assistenza
infermieristica e ricerca, anno 19, n. 2, 2000
Esempio pratico di abuso di professione
La definizione dei rapporti che intercorrono tra infermiere e operatore di supporto ha rivestito in questi
ultimi anni unimportanza crescente, specie in riferimento a quei momenti in cui tali figure oltre a
incontrarsi, devono piu' specificatamente integrarsi. A tale proposito e' interessante leggere anche
larticolo dedicato al commento di una sentenza della Cassazione Penale, riguardante un operatore di
supporto condannato in primo grado per esercizio abusivo di professione infermieristica, per aver
somministrato un farmaco (fenobarbitale) e per aver falsificato la firma di uninfermiera sul relativo
registro di carico e scarico. Tale articolo si trova pubblicato sulla rivista' L'Infermiere' n 3, 2011.
Come gestire le problematiche tra le due figure
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Le attribuzioni dellOSS sono quindi sottoposte allattivita' di indirizzo, direzione e verifica del personale
infermieristico; linfermiere ha la responsabilita' di una serie di funzioni (D.M. 739/94 I) :
Pianificazione; -Organizzazione; -Formazione; -Direzione;
-Controllo. Linfermiere deve pertanto
esercitare un duplice controllo: -verifica dei requisiti di idoneita' tecnica; -verifica della rispondenza
dellattivita' svolta ai contenuti dellattribuzione (supervisione). Dal principio della divisione del lavoro
consegue che colui il quale riveste una posizione gerarchicamente sovraordinata e' titolare dellobbligo
di scegliere con avvedutezza i propri collaboratori, di istruirli e di controllarne loperato.
[Approfondimento Responsabilita' delle due figure]
Le colpe dell'infermiere
Allinfermiere si possono attribuire una serie di colpe nella gestione del suo rapporto con loss:
-CULPA IN ELIGENDO
Linfermiere affida alloperatore di supporto compiti che dovra' svolgere sotto la sua supervisione
Dovra' selezionare i compiti che ritenga di poter assegnare alloperatore di supporto.
Dovra' scegliere tra gli operatori di supporto quelli che ritenga in grado di svolgere tali compiti
adeguatamente.
La colpa in eligendo e' la colpa consistente nella cattiva scelta del soggetto a cui
affidare/assegnare/attribuire i compiti.
Se dal comportamento delloperatore di supporto dovesse derivare un eventuale danno al paziente,
allinfermiere potra' essere mosso un addebito di colpa per aver errato nella scelta della persona
affidataria dellincarico.
-CULPA IN VIGILANDO
Linfermiere potra' essere in colpa se omette di esercitare quelle verifiche doverose che sarebbero
risultate idonee a impedire il verificarsi di eventi dannosi per il paziente.
Il lavoro d'equipe
Nel lavoro d' equipe €“ secondo il principio dellaffidamento - ciascun membro puo' fare affidamento sul
fatto che ognuno degli altri eseguira' in modo corretto i propri compiti.
Di norma, ognuno rispondera' del proprio operato ma non di quello degli altri. Ogni componente
dellequipe deve rispondere solo del corretto adempimento dei doveri di diligenza o di perizia inerenti
allattivita' che deve svolgere, perche' solo in questo modo ciascun membro del gruppo e' lasciato
libero, nellinteresse del paziente, di adempiere alle proprie incombenze.
La logica che deve guidare lazione del sanitario e' un sistematico affidamento nel corretto e
appropriato adempimento dei compiti di quanti partecipano allattivita' sanitaria.
L' infermiere, in assenza di pregresse esperienze negative circa il personale di supporto, ha motivo di
ometterne il controllo, fidandosi circa l' abilita' e la capacita' del personale ausiliario. Tuttavia, cio' vale
solo quando il controllo consisterebbe nel ripetere pedissequamente lesecuzione dellatto affidato.
L' infermiere e' il programmatore, il gestore e il valutatore dellassistenza infermieristica
ALL' INFERMIERE SPETTA LA REGIA DEL PROCESSO ASSISTENZIALE
Linserimento degli OSS nelle organizzazioni sanitarie e' da vedersi come una importante
opportunita', anche come ricaduta positiva per lutente dei servizi infermieristici in quanto si tratta di un
operatore qualificato in grado di dare un valido contributo allinterno dellequipe, dove i ruoli devono
essere ben precisi.
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Conclusione del corso
Il corso si conclude qui.
CONCLUSIVO'.
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Ora puoi dare l'esame per i crediti ECM facendo clic sul menu 'TEST
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