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SEGHE GIAPPONESI RazoRSaw Gyokucho

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SEGHE GIAPPONESI RazoRSaw Gyokucho
I M PR E SS I O N I D ’USO
Le due conformazioni di dente tipiche delle seghe giapponesi. Sopra, il modello per tagli traversovena.
Sotto, l’aggressiva lama per tagli lungovena.
seghe giapponesi
RazorSaw Gyokucho
Orientarsi nel vasto panorama delle seghe giapponesi non è facile. Le loro particolarità, a partire dal fatto che lavorano
in trazione anzichè a spinta, conducono
molti a rinunciare all’acquisto perchè, tra
i numerosi modelli proposti, sono disorientati nella scelta. Facendo seguito alle
numerose richieste giunte in redazione,
abbiamo setacciato il web alla ricerca
di un prodotto con un buon rapporto
qualità/prezzo che potesse avvicinare i
più a questo affascinante modo di lavorare. Abbiamo scelto un kit composto
da tre seghe prodotte dalla Gyokucho,
probabilmente la più nota industria del
settore, in vendita sul sito della Ferramenta Trifiletti di Torino (www.ferramentatrifiletti.com). Si tratta di modelli dotati
di una lama lunga 180 mm e vengono
denominati Ryoba, Atuba e Usuba. Tra
l’una e l’altra vi è un certo margine di
sovrapponibilità ma, come vedremo
più avanti, ognuna di queste lame ha
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delle proprie peculiarità. Iniziamo dagli
elementi che le accomunano. In primo
luogo i manici. Tutti e tre sono realizzati
in plastica dura di colore nero rivestita
in un particolare elastomero con rilievi e
fori per l’areazione. In effetti durante l’uso non si avvertono sensazioni di disagio
e la presa è sempre salda e confortevole.
Merito anche della particolare forma
ovale, tipica delle seghe giapponesi.
Le lame del set
sono disponibili
come ricambi.
Questo sistema
offre la possibilità
di avere sempre
lame affilate al
momento del
bisogno.
Il fatto che il manico non sia troppo lungo (circa 20 cm) non incide sulla manovrabilità. Lo spazio per una buona presa
è comunque garantito, e lavorare con la
mano molto vicina alla lama consente
maggior precisione nell’uso. Seconda
caratteristica comune è la durezza dei
denti. La casa produttrice vanta una tecnologia all’avanguardia che le consente,
tramite la cosidetta tempra a impulsi, di
ottenere lame flessibili seppur dotate
di taglienti durissimi. Non c’è molto da
stupirsi di ciò, perchè questa filosofia
sottende alla costruzione di molti utensili
giapponesi (basti pensare alle laminazioni con cui vengono prodotti da secoli
scalpelli e pialle). Questa lavorazione, pur
rendendo le lame davvero molto durevoli nel tempo, rende però impossibile
la loro riaffilatura. Le lame sono tuttavia
sostituibili e in genere i rivenditori le
hanno sempre pronte a magazzino. Le
vecchie lame possono essere riutilizzate
in numerosi modi, primo tra tutti la realizzazione di rasiere e raschietti sagomati.
La possibilità di separare manici e lame
(ognuna provvista di custodia in PVC
trasparente con chiusura a zip) consente
inoltre di riporre e trasportare questi
utensili anche nelle più piccole borse per
gli attrezzi.
Veniamo ora alle prove sul campo. Come
abbiamo detto, vi è una parziale sovrapponibilità d’uso dovuta al fatto che tutte
e tre le seghe hanno lame affilate per
il taglio traversovena. Il dente ha una
forma particolare, un trapezio con la
base superiore molto stretta e inclinata
che lo rende alquanto robusto. È affilato
quindi su tre lati e, variando alcuni fattori
(numero dei denti, loro altezza, angoli di
affilatura), si ottengono lame più o meno
performanti a seconda del campo di
applicazione.
Ryoba: È la più nota delle seghe giapponesi e si distingue dalle altre per essere
affilata su due lati: uno per il taglio lungovena ed uno per il taglio traversovena.
Questa caratteristica la rende un utensile
semi universale con relativi pregi e limiti.
Nel taglio lungovena la lama ha un’efficacia strordinaria che ci ha portato a
completare senza sforzi eccessivi un incastro mortasa e tenone su due stecche
di castagno larghe ben 6 cm.
I denti hanno un angolo di spoglia molto
aggressivo che, unitamente al discreto
spessore della lama (6/10 di mm), la rendono inarrestabile. Il prezzo da pagare
sta nella difficoltà di iniziare il taglio. Per
ovviare a questo problema i denti sono
intagliati con geometria crescente. Quelli
più vicini al manico sono più piccoli e
meno profondi così da poterli utilizzare
nelle fasi di impostazione del taglio,
ovvero quando si richiede la maggior
precisione. Il secondo lato è affilato per il
taglio lungovena. Anche in questo caso
la sega fa il suo dovere. Il risultato del ta-
n.60 anno 2014
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I M PR E SS I O N I D ’USO
La lama per tagli lungovena
ha una straordinario potere
di penetrazione dovuto a
un angolo di spoglia molto
aggressivo. Ciò rende
difficile il taglio in partenza
per cui i denti vicino al
manico hanno una sezione
minore così da “impuntare”
di meno a inizio taglio.
glio è buono anche se, tra la stradatura e
il forte spessore della lama (nel caso delle
lame giapponesi uno spessore di 0,8 mm
è molto!), non è certo da considerarsi di
estrema precisione.
Usuba: È una sega a un solo filo per
taglio traversovena dotata di una lunga
costola di rinforzo che la fa assomigliare
al classico saracco occidentale. La lama
ha una stradatura minima ed è spessa
solo 0,3 mm. Le istruzioni della casa la
consigliano per svariati usi: dal taglio
del massello, al multistrato e al bamboo.
Dalle prove effettuate, per manovrabilità
e pulizia del lavoro, si è dimostrata il
complemento ideale alla Ryoba. I tagli
sono precisi e netti e, se si è ben seguita
la tracciatura, non vi è alcun bisogno di
rifinitura. Nonostante l’estrema sottigliezza, l’abbinamento con la costolatura la
rende molto robusta e anche anche su
spessori ragguardevoli (rovere da 5 cm),
riesce a scaricare il truciolo con facilità.
Atuba: La potremmo definire una sega
ibrida. Il taglio è ancora sul modello
controvena, ma stavolta i denti sono più
pronunciati e la stradatura è piuttosto
abbondante. Sebbene la spaziatura tra
le punte dei denti sia identica alle due di
cui sopra, i lati del trapezio sono affilati
con un angolo più acuto che genera
più aria tra un tagliente e l’altro. Queste
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Un confronto tra il taglio
traversovena ottenuto con la Ryoba
(a sinistra) e la Usuba (a destra). Per
entrambi la lavorazione è avvenuta
senza sforzo, ma è evidente come il
tratto della seconda sia più sottile e
netto rispetto all’altro.
Il modello
Atuba si è
mostrato
un buono
strumento per
la lavorazione
del multistrato.
I tagli sono
risultati
veloci e puliti
a qualsiasi
angolatura.
Una volta presa confidenza con la sega per tagli lungovena, si riesce a
ottenere tagli molto accurati che non necessitano di ulteriori rifiniture.
caratteristiche la rendono piuttosto
comoda nel taglio dei materiali molto
“sporchi” come i multistrati e truciolati
che durante la lavorazione tendono a
impastare. Inoltre, la punta della lama è
stondata in punta e reca una fila di denti
che le consente di effettuare tagli all’interno di pannelli. Caratteristica questa
che condivide con la Usuba.
Possiamo concludere dicendo che il
set qui illustrato è senz’altro una buona
chiave per entrare a conoscere il mondo
delle seghe giapponesi e dotarsi nel
contempo di un’attrezzatura base per la
realizzazione di incastri. Non solo per gli
appassionati ma anche per professionisti
che, con pochi strumenti, contenibili in
uno spazio ridotto, possono trovare un
valido aiuto per tutte le operazioni all’interno e all’esterno dei loro laboratori.
Prezzo di mercato (su www.ferramentatrifiletti.com): Set da tre pezzi €
60,55 - Set da tre pezzi con tre lame di
ricambio € 100,92.
La Usuba si è mostrata molto valida
nella realizzazione di incastri precisi.
Qui la vediamo impegnata nel taglio
delle spalle della parte femmina di una
coda di rondine scorrevole.
Un’opzione molto
comoda offerta
dai modelli
Atuba e Usuba
è la possibilità
di utilizzare la
punta della sega,
arrotondata e
fornita di denti,
per iniziare i tagli
al centro dei
pannelli.
n.60 anno 2014
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