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Azione Esterna
FOCUS N. 22
18 gennaio 2014
L’Emirato del Caucaso
Il terrorismo islamico che spaventa la Russia
La minaccia del terrorismo di matrice islamica
spaventa la Russia in
vista delle Olimpiadi
invernali di Soci.
Il grande nemico del
Cremlino è Doku
Hamatovic Umarov,
leader della più grande
organizzazione terroristica attiva nella regione
caucasica: l’Emirato del
Caucaso.
L’Emirato è riconosciuto
come organizzazione
terroristica anche da USA
e Consiglio di Sicurezza
dell’ONU. L’obiettivo dei
terroristi islamici è realizzare uno Stato islamico, governato dalla legge
islamica, nelle regioni del
Caucaso settentrionale,
dal Daghestan alla Cecenia all’Inguscezia.
Gli attentati terroristici
contro cittadini russi (ma
non solo) sono ripresi
dopo la tregua degli ultimi anni e le Olimpiadi
invernali che si disputeranno in Russia sono un
obiettivo molto sensibile.
Vladimir Putin dispiegherà ingenti mezzi di polizia, forze speciali e apparecchiature tecnologiche
per evitare gli attacchi.
La guerra al terrorismo,
in Russia, è più attiva che
mai.
“L
di Mauro Loi
e Olimpiadi di Soči saranno una danza sulle ossa dei nostri antenati, dei musulmani morti per la loro terra”. È questo l’anatema lanciato nel giugno 2013 da Doku Hamatovič, detto
“Dokka”, Umarov contro i giochi invernali che dal 7 al 23 febbraio si terranno a Soci, citta sul Mar Nero, nel Krasnodarskij Kraj, in Russia. Parole preoccupanti, perche provenienti dal leader della maggiore organizzazione terroristica della zona, l’Emirato del Caucaso, che rivendica la
creazione di uno Stato islamico nel Caucaso settentrionale.
Un’organizzazione molto radicata: l’autorita di Umarov
e riconosciuta da una buona
parte dei gruppi terroristici
locali legati al fondamentalismo islamico. Tra questi,
dopo la risoluzione di alcune
vicissitudini interne nel
2010, la Shariat Jamaat
(principale organizzazione
terrorista del Daghestan), la
Inguš Jamaat (organizzazione terrorista dell’Inguscezia), la Jarmut Jamaat
(organizzazione terrorista della Cabardino-Balcaria) e numerose altre cellule
terroriste con base nel Caucaso russo (Ossezia del Nord, Karacaj-Circassia,
Stavropol’skij Kraj e Krasnodarskij Kraj), ma pare anche in Azerbaijan.
La “giurisdizione” dell’Èmirato si estende, quindi, su un territorio vastissimo
ed eterogeneo, sia dal punto di vista etnico che religioso. Varia e infatti la
composizione etnica: si va
dall’omogeneita della Cecenia (soprattutto dopo la
guerra) e dell’Inguscezia,
abitate quasi interamente da
ceceni ed ingusci (popoli con
radici comuni, chiamato dei
Vainakh), all’eterogeneita del
Daghestan, dove convivono
almeno 12 etnie, e delle altre
repubbliche. Non c’e neanche
uniformita dal punto di vista
religioso: Cecenia, Daghestan
e Inguscezia sono infatti quasi interamente musulmane,
mentre in Cabardino Balcaria e nel Karačaj-Circassia i musulmani sono
rispettivamente il 55 e 48% e nel Krasnodarskij Kraj (dove si trova Soci),
sono appena l’1%. Anche l’Ossezia e prevalentemente ortodossa.
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L’Emirato del Caucaso: il terrorismo islamico che spaventa la Russia
FOCUS N. 22
Umarov e riuscito pero a creare un'organizzazione terroristica - che nel nome si ispira all'Imamato del
Caucaso, entita che nell'800, guidata dall'Imam Samil', resistette ai russi -, strutturata territorialmente
in vilayet, province, e gerarchicamente con dei naib (vice-emiri) dipendenti da Umarov, un braccio armato
(Fronte del Caucaso), un organo consultivo (Majlis al Shura, formato proprio da 9 naib) e un Tribunale
Supremo della shari'a, presieduto da un qadi. L'Emirato, definito un'organizzazione terrorista non solo
dalla Russia, ma anche da Stati Uniti, che hanno posto una taglia su Umarov, e Consiglio di Sicurezza
dell'ONU, che lo ha inserito tra i gruppi strettamente legati ad al-Qaeda, e riuscito a dare un filo conduttore alle azioni terroriste dei gruppi locali, cui e in un modo o nell'altro legata la maggior parte dei recenti
attentati, inclusi probabilmente quelli di Volgograd.
L'ascesa di Dokka Umarov e del suo "panislamismo caucasico" e legata essenzialmente a due fattori: da
una parte il crescente fascino che il fondamentalismo islamico esercita su alcune frange della popolazione
locale, soprattutto sui giovani, dall'altra le vicende storiche della sua terra d'origine, la Cecenia, e della
secessionista Repubblica cecena di Ickeria. Durante la prima guerra cecena (1994-96) infatti, iniziata
come una guerra di secessione senza particolari motivazioni religiose (se non quelle dettate dalla volonta
di esasperare le differenze tra russi-ortodossi e ceceni-musulmani), il leader separatista Džohar Dudaev
e il mufti da lui nominato, Ahmad Kadyrov, chiamo i musulmani al jihad contro Mosca. In nome di questa
chiamata, arrivarono in Cecenia numerosi guerriglieri dall'estero.
Tra questi anche il saudita Ibn al-Khattab (gia reduce da combattimenti in Afghanistan e Balcani), che
unitosi ad uno dei signori della guerra locali, il salafita Šamil' Basaev, fondo la Brigata Islamica Internazionale. La guerriglia cecena, sostenuta dalle milizie islamiche, riuscì a respingere l'offensiva di Mosca
e la guerra si concluse con l'accordo di Hasavjurt nel 1997 e con l'elezione di Aslan Mashadov (leader
dopo la morte di Dudaev) alla presidenza della Repubblica cecena di Ickeria. Mashadov non riuscì tuttavia
a mantenere piu di tanto il controllo del Paese, dove continuarono a spadroneggiare i signori della guerra,
soprattutto quelli legati a Basaev e Ibn al-Khattab, che lo spinsero anche ad introdurre la shari'a.
Il ruolo di Basaev e Ibn al-Khattab fu fondamentale anche nel provocare la seconda guerra cecena, allorquando tentarono di intervenire con la Brigata Islamica in Daghestan. Decisione fallimentare (i guerriglieri furono respinti) che pero portò Putin alla decisione di re-invadere la Cecenia, stavolta con successo.
La capitale Groznyj fu pressoche rasa al suolo e Ahmad Kadyrov (l'ex guida religiosa che, probabilmente
preoccupato per la deriva islamista, assunse posizioni filo-russe) divenne con l'appoggio di Mosca prima
governatore della Cecenia e poi Presidente.
Il governo separatista della Repubblica di Ickeria (Mashadov quindi, ma anche Basaev) fu invece costretto
a fuggire sulle montagne, da cui guidera la guerriglia, che comincera ad agire anche al di fuori della Cecenia (stragi e rapimenti del teatro Dubrovka, della metropolitana di Mosca, di Beslan, Nal'cik, Nazran' ed
altri). Nel 2006 alla guida dei separatisti ceceni arrivò proprio Dokka Umarov, che nel 2007 dara
luogo ad un'altra svolta, elevandosi da leader della secessionista Repubblica cecena di Ickeria ad Èmiro
del Caucaso. Decisione costatagli l'appoggio di parte degli indipendentisti ceceni, che lo hanno accusato di
aver tradito la causa dell'indipendentismo ceceno in nome del panislamismo caucasico.
La svolta di Umarov verso il panislamismo caucasico e stata resa possibile anche da una progressiva diffusione dell'Islam radicale nella zona, dove si e registrata, soprattutto nei giovani, una notevole crescita nel
numero di affiliati ai gruppi ed alle idee dei wahhabiti e salafiti. Successo relativamente recente, in
una zona dove invece e diffuso il sufismo, dottrina sincretica moderata e sfavorevole all'introduzione della
shari'a. I dettami morali poi, soprattutto in Cecenia, piu che dalla religione sono stati influenzati dall'adat,
antico codice locale, e dall'appartenenza ai taip, i clan. Anche nel Daghestan, la piu grande delle repubbliche, quella dove il wahhabismo crea maggiori preoccupazioni, i fondamentalisti rimangono comunque
una minoranza in contrasto, anche violento, con la scuola sufista locale.
Le motivazioni del nuovo fascino esercitato dai fondamentalismi sono da ricercare nella crisi economica
e nella disoccupazione, la corruzione dei governi locali sostenuti da Mosca, l'assenza di punti di riferimento nelle locali societa, che spinge quindi un numero sempre maggiore di giovani verso l'Islam radicale, assimilato nelle idee all'unico vero movimento rivoluzionario in grado di cambiare la situazione. Complici dell'ascesa anche le politiche di Mosca il cui interesse, piu che rivolto a risolvere le problematiche economiche e sociali della popolazione, e stato di tipo securitario. Interesse quindi a non compromettere l'estrazione (pozzi petroliferi del Dagestan e della Cecenia) ed il transito (oleodotto BakuNovossirsk) degli idrocarburi.
Con questo intento, Mosca ha tollerato l'ascesa di plenipotenziari, talvolta ex-signori della guerra, che
gestiscono l'ordine tramite milizie locali e basano la loro autorita sul terrore, interessati piu ai loro
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privilegi (e ad appropriarsi delle risorse destinate dal governo federale alla ricostruzione e lo sviluppo) che
ai bisogni della popolazione. Classico esempio e il ceceno Ramzan Kadyrov (figlio del sopraccitato Ahmad)
che ha addirittura un esercito privato, la Kadyrovstky.
Detto delle origini dell'Èmirato del Caucaso, fondamentale e un cenno al suo obiettivo: la creazione di uno
Stato islamico nel Caucaso, regolato dalla shari'a. Obiettivo da raggiungere attraverso una strategia del
terrore, che spinga la Russia a ritirarsi dalla zona. Nell'ambito di questa strategia, i nemici individuati da
Umarov sono ovviamente la Russia, e quindi tutte le strutture di governo russe, ma anche Israele e l'Occidente, nemici dell'Islam. Posizione non condivisa da parte di alcuni dei suoi naib, per esempio il leader della Shariat Jamaat, che in occasione dell'attentato compiuto a Boston dai fratelli Carnaev (provenienti
proprio dal Daghestan) aveva smentito qualsiasi coinvolgimento, "Il nostro unico nemico e la Russia".
Controversa anche la posizione in merito agli attacchi contro la popolazione civile. Inizialmente Umarov
aveva indicato come potenziali obiettivi, per i combattenti in nome dell'Islam, tutti i cittadini russi. Posizione da lui stesso attenuata nel 2012 quando, compiaciuto dalle numerose manifestazioni di piazza contro il
governo russo, Umarov ordinò di cessare gli attacchi contro i cittadini. Tregua durata fino allo scorso
giugno ed al suo proclama contro le Olimpiadi Invernali.
Un proclama che Mosca, soprattutto dopo gli attentati di Volgograd ed i dati sugli attentati del terrorismo
di matrice islamica nel 2013 (ben 33 attentati e 139 persone uccise) ha deciso di prendere sul serio. Durante le Olimpiadi il Cremlino impiegherà circa 50 mila tra agenti di polizia, dei servizi segreti e soldati
delle forze speciali. Previsto anche l'utilizzo di droni per sorvegliare la zona e di sistemi S-400 in grado di
abbattere eventuali velivoli non autorizzati. In attesa di intervenire sulle cause del terrorismo, se mai decidera seriamente di farlo, Mosca e decisa almeno a limitarne gli effetti. La guerra al terrore è già cominciata.∎
I precedenti Focus di Europae
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FOCUS N. 2 - L’Europa e i diritti delle coppie gay, di Paolo Enrico Giacalone (05/04/13)
FOCUS N. 3 - L’unione bancaria: spezzare il circolo vizioso tra banche e debito sovrano,
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FOCUS N. 4 - Una base industriale solida per una politica estera credibile, di Enrico Iacovizzi (30/04/13)
FOCUS N. 5 - Il pungolo norvegese alla politica estera e di sicurezza europea, di Tullia penna (13/05/13)
FOCUS N. 6 - Dalla crisi economica alla crisi di legittimità: ridiamo voce ai cittadini, di Enrico Iacovizzi (20/05/13)
FOCUS N. 7 - La caduta degli austeri, di Andrea Sorbello (27/05/13)
FOCUS N. 8 - Se la troika si spezza. Superare l’austerità, quali ricette?, di Antonio Scarazzini (10/06/13)
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FOCUS N. 12 - Lo strano caso dell’Eurofighter Typhoon: il futuro dei velivoli da combattimento in Europa?,
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FOCUS N. 14 - Più concorrenza ed efficienza per il settore europeo della difesa, di Enrico Iacovizzi (17/10/13)
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A cura del Consiglio di Redazione di Europae
Direttore: Antonio Scarazzini
Caporedattore: Davide D’Urso
Vice-Direttori: Luca Barana, Valentina Ferrara
Responsabili di Redazione: Riccardo Barbotti, Simone Belladonna, Stefania Bonacini, Fabio Cassanelli,
Shannon Little, Mauro Loi, Tullia Penna.
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