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LE LAGUNE DEL DELTA DEL PO

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LE LAGUNE DEL DELTA DEL PO
LE LAGUNE DEL DELTA DEL PO
A CURA DEL CONSORZIO DI BONIFICA DELTA DEL PO
IL DELTA DEL PO E
L’OFFICIOSITÀ IDRAULICA
DI RAMI E BOCCHE A
MARE: STATO DELL’ARTE
DEGLI STUDI E DELLE
CONOSCENZE
MONITORAGGIO DELLA
QUALITÀ DELLE ACQUE
NELLE LAGUNE
DEL DELTA DEL PO:
ANALISI DEI PARAMETRI
CHIMICO-FISICI MISURATI
NEL QINQUENNIO
2005-2010
MOLLUSCHICOLTURA
NELLE LAGUNE DEL
DELTA DEL PO VENETO:
ASPETTI SOCIO-ECONOMICI
ELEMENTI DI INGEGNERIA
NATURALISTICA
NELLA STABILIZZAZIONE
DELLO SCANNO DI
SACCA SCARDOVARI
OTTOBRE - 2013
1
LE LAGUNE DEL DELTA DEL PO
A CURA DEL CONSORZIO DI BONIFICA DELTA DEL PO
2
Presentazione
PREFAZIONE
di Maurizio Conte (Regione del Veneto)
3
CONOSCERE E GESTIRE IL DELTA DEL PO
di Fabrizio Ferro (Consorzio di Bonifica Delta del Po)
4
IL DELTA DEL PO E L’OFFICIOSITÀ IDRAULICA DI RAMI E BOCCHE A MARE:
Studi e ricerche
STATO DELL’ARTE DEGLI STUDI E DELLE CONOSCENZE
di Marco Zasso e Italo Saccardo (ARPAV Belluno), Giancarlo Mantovani (Consorzio di Bonifica Delta
del Po), Bruno Matticchio (IPROS Padova), Alberto Agnetti e Silvano Pecora (ARPAEM Parma),
Tommaso Settin (ARPAV Belluno, AIPO Rovigo)
22
MONITORAGGIO DELLA QUALITÀ DELLE ACQUE NELLE LAGUNE
DEL DELTA DEL PO: ANALISI DEI PARAMETRI CHIMICO-FISICI MISURATI
NEL QINQUENNIO 2005-2010
di Pietro Traverso e Angelo Rubino (Università Ca’ Foscari di Venezia), Davide Zanchettin (Max
Planck Institute for Meteorology)
40
MOLLUSCHICOLTURA NELLE LAGUNE DEL DELTA DEL PO VENETO:
ASPETTI SOCIO-ECONOMICI
di Francesco Donati (Libero docente di Economia e Politica Agraria) e Elena Fabbro (Università di Udine)
58
ELEMENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA NELLA STABILIZZAZIONE
DELLO SCANNO DI SACCA SCARDOVARI
di Andrea Bonometto (Ingegnere Ambientale), Lorenzo Bonometto (Società Veneziana
di Scienze Naturali), Pippo Gianoni (Iuav Venezia e Dionea Sa Locarno)
84
Attività varie
PROGETTO VIETNAM
di Lino Tosini (Fondazione Ca’ Vendramin), Massimo Sarti (Capo Consulente Tecnico per il Progetto
IMOLA), Bruno Matticchio (IPROS Padova)
88
ATTIVITÀ DELL’ASSOCIAZIONE DELTAMED NEL BIENNIO 2011-2012
di Lino Tosini (Fondazione Ca’ Vendramin)
90
INDAGINE SULLA DISPERSIONE INTERMAREALE NELLA LAGUNA
DI VALLONA (DELTA DEL PO)
Andrea Defina (Università degli Studi di Padova), Laureanda Alice Sgarabottolo
92
INTRUSIONE SALINA NEL DELTA DEL PO: PROBLEMA O OPPORTUNITÀ
PER IL TERRITORIO? PROPOSTE DI ADATTAMENTO PER UN’AREA
INTERREGIONALE
Pippo Gianoni (Iuav Venezia), Laureanda Stefania Girardi
1
Segnalazione tesi di laurea
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
PREFAZIONE
MAURIZIO CONTE
Assessore all’Ambiente
della Regione del Veneto
C’è un elemento comune che caratterizza il territorio del delta del Po che, più di
ogni altra area, è ricco di acque superficiali; questo elemento è tanto esteso e importante da poter essere chiamato “luogo”. È un luogo presente sia nelle terre coltivate
che nelle valli e nelle lagune litoranee ed è costituito dall’ambito di relazione tra la
terra e l’acqua. Negli estesi coltivi l’ambito di relazione tra terra e acqua è presente
dove i canali e le fossature delimitano con disegno ritmato, gli appezzamenti che costituiscono le aziende agricole, mentre nelle valli e nelle lagune è presente lungo le sottili
fasce di terra che delimitano gli specchi acquei vallivi o separano le lagune dal mare.
Chi da tempo opera nell’ambiente del delta del Po sa che, qualunque sia l’ambito, il
punto più delicato dell’intervento di carattere idraulico e/o di vivificazione è da individuare nel luogo dove la terra e l’acqua si incontrano, per condizionarsi reciprocamente; infatti, nel Delta si interviene sulla terra per agire sull’acqua e sull’acqua per modificare la terra. È nello stretto rapporto tra l’acqua irrigua e il terreno agrario che trova
espressione la fertilità dei seminativi del Delta; parimenti, è nel legame tra l’acqua
salmastra e salata con i fondali lagunari, che trova successo la mitilicoltura deltizia.
Il futuro ci propone per l’area del delta del Po anche un altro luogo di relazione
altrettanto importante. È un luogo immateriale di relazione, dove dovranno venir condivise le scelte per la gestione e la manutenzione del territorio deltizio e, soprattutto, individuate le linee guida per gestire il cambiamento che le attività produttive e
i mutamenti climatici dell’ampio bacino idrografico del Po imporranno nei prossimi
anni a questo delicato ambiente. Questo nuovo luogo di relazione, che trae origine
dall’ordinamento comunitario così come recepito dalla legislazione nazionale, ha trovato espressione nel Contratto di foce, dove agiranno “gli attori che governano, usano
e vivono le acque dei fiumi, della rete idrografica minore, delle valli, delle lagune e del
mare, con l’obiettivo di arrivare a costituire dei progetti locali condivisi e verificati nella
loro fattibilità ambientale ed economico-finanziaria”.
Già alla fine degli anni ’80 si è riconosciuto al delta veneto il ruolo di laboratorio
per gli interventi nelle aree lagunari, istituendo a tale fine una apposita Commissione Interdisciplinare con funzione di indirizzo delle numerose attività di progettazione,
monitoraggio e realizzazione di interventi, con la consapevolezza che ci si trovava ad
agire in un territorio difficile, poco prevedibile nelle sue trasformazioni e adattamenti,
che sono provocate dalle mareggiate e dalle piene del Po.
Con la attivazione del Contratto di foce per il territorio deltizio, l’originario intervento attuato attraverso la Commissione Interdisciplinare verrà sostituito dall’adozione di
un sistema di regole condivise per la gestione integrata, la valorizzazione del territorio
e la gestione delle risorse idriche. Il Programma di Azione del Contratto di foce costituirà il riferimento per tutte le azioni previste che saranno esito di accordi volontari e
dovranno rispondere a criteri di sostenibilità ambientale. Con vivo entusiasmo si deve
accogliere questo nuovo istituto che riproduce in termini istituzionali l’importanza della relazione tra sistemi diversi, ai quali la natura ricorre con frequenza, che consente
a chi ha la fortuna di frequentare il delta veneto di apprezzarne l’unicità, la ricchezza
e la bellezza dei luoghi.
2
CONOSCERE E GESTIRE
IL DELTA DEL PO
FABRIZIO FERRO
Presidente del Consorzio di Bonifica
Delta del Po
Le precedenti pubblicazioni del Consorzio di Bonifica Delta del Po, relativamente
alle aree umide, hanno trovato riscontri positivi per i contenuti scientifici degli argomenti trattati che riguardano soprattutto gli studi eseguiti e le attività di monitoraggio
funzionali alla Gestione delle Lagune del Delta del Po di cui il Consorzio di Bonifica
Delta del Po si occupa da oltre 25 anni.
Pur essendo la edizione cartacea di ottima qualità, ben impostata e facilmente
consultabile, il Comitato Tecnico Scientifico che affianca il Consorzio nelle attività di
vivificazione delle lagune ha suggerito una nuova forma di divulgazione, non più cartacea ma diffusa in rete e scaricabile dai siti istituzionali del Consorzio di Bonifica
Delta del Po e della Fondazione Ca’ Vendramin nonché dal sito appositamente creato dal Consorzio per la diffusione del Sistema Informativo Territoriale sulle lagune
(http://sil.deltapo.it). Il motivo di tale scelta è da ricercarsi nella possibilità di maggior
divulgazione del prodotto raggiungendo enti, studiosi dell’argomento, esperti, studenti
che utilizzano il web come archivio di informazioni.
In questa pubblicazione vengono descritti importanti studi realizzati dal Consorzio
con particolare riguardo alla Sacca degli Scardovari dove gli approfondimenti riguardano l’adeguamento del modello matematico che simula l’idrodinamica della Sacca al
fine di verificare le conseguenze e l’efficacia degli interventi realizzati e di progetto,
l’analisi degli aspetti economici connessi e conseguenti alla realizzazione degli interventi ed una descrizione degli interventi realizzati sullo scanno finalizzati al recupero
ambientale dello stesso con operazioni di ingegneria ambientale e piantumazione di
specie pioniere.
In aree lagunari sensibili alle portate dei rami del Po, le cui foci sono ubicate a poche centinaia di metri dalle bocche lagunari, era necessario conoscere le condizioni al
contorno e quindi le portate scaricate da ogni foce; per tale motivo sono state realizzate misure di ripartizione della portata alla sezione di Pontelagoscuro sui vari rami in
diverse condizioni idrauliche del fiume.
Un ulteriore argomento è relativo alla sintesi dei risultati di anni di monitoraggio
della qualità delle acque lagunari effettuata in sinergia con ARPAV. Tale monitoraggio
in tempo reale, è funzionale alla previsione dei fenomeni di anossia e di eutrofizzazione allo studio dei fenomeni di ingressione in laguna di eccessi di acquadolce e al
monitoraggio del “respiro” della laguna.
È importante proseguire nell’impegno finalizzato allo studio delle aree umide del
Delta del Po, territorio splendido da un punto di vista naturalistico e fonte di reddito
per gli abitanti del territorio.
3
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Il Delta del Po e l’officiosità idraulica di rami
e bocche a mare: stato dell’arte degli studi e
delle conoscenze
_STUDI E RICERCHE
IL DELTA DEL PO E
L’OFFICIOSITÀ IDRAULICA
DI RAMI E BOCCHE A MARE:
STATO DELL’ARTE DEGLI
STUDI E DELLE CONOSCENZE
MARCO ZASSO
Agenzia Regionale per la Prevenzione
e Protezione Ambientale del Veneto,
dip. Sicurezza per il Territorio, Belluno
Premessa
governano infatti, insieme alle maree, i
processi di mescolamento tra acque dol-
La disponibilità e l’acquisizione di
ci e salate, e sono perciò tra i principali
informazioni utili alla caratterizzazione
fattori che controllano il delicato equi-
idrologica del Delta del fiume Po rivesto-
librio degli ecosistemi acquatici di tran-
no un ruolo cardine per poter migliorare
sizione influenzando, di conseguenza,
e integrare il quadro conoscitivo di un
le numerose attività antropiche (pesca,
GIANCARLO MANTOVANI
Consorzio di Bonifica Delta del Po, Taglio di Po
sistema così complesso e mutevole nel
acquacoltura, turismo) che gravitano at-
tempo. Numerosi sono infatti i fattori
torno a questi ambiti unici e fortemente
BRUNO MATTICCHIO
IPROS Ingegneria Ambientale, Padova
coinvolti nel processo evolutivo della
vulnerabili. Proprio in tali contesti sono
piana deltizia, dove sono fortemente in-
perciò evidenti le rilevanti implicazioni
ALBERTO AGNETTI
Agenzia Regionale per la Prevenzione
e Protezione Ambientale dell’Emilia Romagna,
Servizio Idro-Meteo-Clima, Parma
terconnessi processi geomorfologici le-
che un’approfondita conoscenza riveste
gati alla dinamica fluviale e fattori legati
nell’ottica di una ottimale pianificazione
alla subsidenza, ai regimi tidali e al moto
e progettazione degli interventi struttu-
ondoso, nonché agli interventi struttu-
rali sia sull’asta di Po che lungo il tratto
rali realizzati nel corso degli anni a cura
costiero ed in ambito lagunare.
ITALO SACCARDO
Agenzia Regionale per la Prevenzione
e Protezione Ambientale del Veneto,
dip. Sicurezza per il Territorio, Belluno
SILVANO PECORA
Agenzia Regionale per la Prevenzione
e Protezione Ambientale dell’Emilia Romagna,
Servizio Idro-Meteo-Clima, Parma
TOMMASO SETTIN
Agenzia Regionale per la Prevenzione
e Protezione Ambientale del Veneto,
dip. Sicurezza per il Territorio, Belluno;
Agenzia Interregionale per il fiume Po, Rovigo
delle strutture deputate alla manutenzione del corso d’acqua e delle opere ad
Al fine di aggiornare il quadro conoscitivo e approfondire la conoscenza dei
esso interconnesse.
fenomeni che regolano la dinamica ed il
Un’adeguata conoscenza del regi-
comportamento del fiume Po nella sua
me idrodinamico del tratto terminale
porzione terminale costituente il Delta,
del fiume Po nelle differenti condizioni
ARPA Veneto, ARPA Emilia Romagna ed
idrometriche
certamente
il Consorzio di Bonifica Delta del Po han-
un elemento basilare per la definizio-
no intrapreso una collaborazione per l’e-
ne e la progettazione degli interventi
secuzione di rilievi idrologici consistenti
strutturali atti a garantire da un lato la
in misure di portata liquida e torbida
sicurezza idraulica del territorio circo-
lungo i diversi rami che compongono il
stante dall’altro, in regimi di magra, la
Delta. Il presente lavoro, sulla scorta dei
previsione e la prevenzione dei fenome-
dati disponibili in letteratura (raccolti
ni di intrusione del cuneo salino lungo le
dagli anni ‘30 del secolo scorso fino al
aste fluviali. Va inoltre osservato come
1989 dall’Ufficio Idrografico del fiume
tali studi rivestano particolare rilievo ai
PO, di seguito UIPO, e da ENEL) e sulla
fini dell’analisi del regime idrodinamico e
base delle nuove informazioni idrologi-
morfologico costiero anche in relazione
che acquisite dal 2002 al 2011, intende
alle dinamiche di ecosistemi intrinseca-
fornire un contributo alla quantificazio-
mente fragili quali le Lagune del Delta
ne dell’efficienza idraulica dei diversi
del Po. L’officiosità idraulica dei singoli
rami del Delta del Po, mediante la valu-
rami, nonché delle varie bocche a mare,
tazione della ripartizione delle portate
è infatti strettamente interconnessa con
liquide lungo i vari rami.
costituisce
le modalità di trasporto di sedimenti lungo l’asta del fiume e con la conseguente
Campagne di misura 2002–2011
ripartizione dei sedimenti stessi lungo
l’arco costiero, e riveste perciò un ruo-
Le campagne di misura recentemen-
lo primario sulle dinamiche evolutive
te condotte hanno permesso di aggior-
della costa deltizia e delle bocche lagu-
nare la conoscenza sulla ripartizione
nari. Gli apporti fluviali dei rami deltizi
delle portate nei diversi rami deltizi. Due
4
Sezioni di misura della portata 2002-2011
Località principali
0
campagne di monitoraggio sono state
tata media in transito lungo i rami deltizi
svolte ad hoc nel settembre 2002 e no-
presso alcune sezioni monitorate anche
vembre 2007 dal Consorzio di Bonifica
nel corso delle altre campagne. Ulteriori
Delta del Po. La campagna di settembre
due campagne sono state condotte nel
2002 ha interessato i principali rami del
2010 (giugno e novembre). Queste han-
Delta e le bocche di sfocio in mare del Po
no visto la proficua collaborazione tra
di Pila, mentre quella di novembre 2007
ARPA Veneto, ARPA Emilia Romagna e
ha indagato anche la ripartizione delle
Consorzio di Bonifica Delta del Po.
bocche del Po di Tolle. La portata media registrata a Pontelagoscuro durante
Le misure hanno indagato il feno-
le attività di monitoraggio è risultata è
meno della ripartizione durante la fase
prossima ai 2300 m3/s. Una campagna
di esaurimento di piena, come verrà di
di misura è stata effettuata nel maggio
seguito meglio dettagliato, monitorando
2007 con la partecipazione di ARPA
valori elevati di portata mai precedente-
Emilia-Romagna, ARPA Veneto, ARNI,
mente misurati. In concomitanza con le
Provincia di Ferrara, Consorzio di Bonifi-
misure di portata nel corso delle campa-
ca Delta del Po e Consorzio I° Circonda-
gne del 2010 sono stati fatti anche cam-
rio Polesine di Ferrara ed ha riguardato
pionamenti finalizzati alla quantificazio-
il monitoraggio di deflussi di magra del
ne del trasporto solido in sospensione.
fiume Po (Q media a Pontelagoscuro
Infine un’ulteriore campagna di misura
pari a 657 m3/s). Le misure condotte
ha interessato la ripartizione del Po
durante un emiciclo di marea (12 ore)
Grande tra Po di Goro e Po di Venezia nel
hanno permesso di determinare la por-
novembre 2011 in concomitanza del pas-
5
2,5
5 Km
Figura 1: inquadramento
delle sezioni di misura
ubicate sui principali rami
del Delta.
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Il Delta del Po e l’officiosità idraulica di rami
e bocche a mare: stato dell’arte degli studi e
delle conoscenze
Figura 2a:
misuratore
ADCP trainato
da imbarcazione
utilizzato per
l’esecuzione delle
misure di portata.
teressate dalle attività di misura della
portata liquida e torbida dei vari rami
del Delta per le campagne condotte dal
2002 al 2011. Sempre in Figura 1 sono localizzate le sezioni fluviali strumentate
con asta idrometrica o mediante stazioni idrometriche automatiche. Si tratta di
stazioni dotate di idrometri ad ultrasuoni facenti parte della rete in tempo reale
della Regione del Veneto. Purtroppo per
problemi di carattere tecnico non tutti
gli idrometri erano funzionanti durante l’esecuzione delle misure. Oltre agli
idrometri di Figura 1 sono disponibili i
Figura 2b:
panoramica
dell’installazione
per il monitoraggio
idrometrico (asta
idrometrica e
teleidrometro)
sul Po di Gnocca.
Idrometro a ultrasuoni
dati idrometrici di Polesella (RO), e Pontelagoscuro (FE), per quest’ultima sezione, come già detto in precedenza, è
disponibile la scala di deflusso. I dati di
tali stazioni sono utili quale riferimento
delle portate in transito alle sezioni di
monte e dei relativi tempi di propagazione delle variazioni idrometriche lungo
l’asta fluviale.
Per l’esecuzione delle misure di portata sono stati utilizzati misuratori di velocità ad effetto Doppler montati su tri-
Asta idrometrica
marano, trainato da natante lungo una
sezione il più possibile ortogonale alla
direzione di deflusso. Nel dettaglio per
le misure effettuate nella fase di esauri-
saggio di una piena con portata al colmo
tali misure in condizioni il più possibil-
mento di piena (2010 e 2011), si è utilizza-
a Pontelagoscuro di circa 5900 m3/s.
mente sincrone, anche in riferimento ai
to un sensore ad ultrasuoni ADCP (Figu-
differenti tempi di propagazione delle
ra 2a, Figura 2b) con quattro trasduttori
La campagna di misura è stata con-
pertubazioni idrometriche lungo le varie
che operano con due diverse frequenze
dotta da ARPA Veneto con la collabo-
aste fluviali. In tal modo è stato possibi-
di funzionamento per la determinazione
razione di AIPO. Con l’eccezione della
le fotografare una situazione che il più
della velocità lungo il profilo verticale, e
campagna di monitoraggio condotta nel
possibile si approssimasse a condizioni
di un trasduttore dedicato al rilievo ba-
maggio 2007, tutte le altre hanno inda-
omogenee lungo i vari tratti.
timetrico.
gato il fiume in condizioni idrologiche
caratterizzate da una rilevante disponi-
Si osserva inoltre come tale criterio
La strumentazione utilizzata è dotata
bilità idrica (Q media a Pontelagoscuro
di indagine sia perfettamente coerente
inoltre di due ricevitori GPS funzionanti
comprese tra 2300 e 5900 m3/s). In tali
con le metodologie operative adottate
in modalità RTK: una “base” a terra ed
circostanze le misure sono state condot-
nel corso delle campagne storiche e re-
un “rover” alloggiato sul trimarano, che
te monitorando istantaneamente le por-
lativamente alle quali, nel seguito, verrà
permettono di definire la posizione e ge-
tate in transito lungo i vari rami cercan-
proposto un confronto delle risultanze.
oriferire gli spostamenti dello strumento
do tuttavia di programmare ed eseguire
In Figura 1 sono indicate le sezioni in-
lungo la sezione d’alveo indagata.
6
Profondità (m)
Distanza Nord (m)
Modulo della velocità (m/s)
Lunghezza (m)
Fondo alveo
Limite Q superficie
Distanza Est (m)
Limite Q fondo
traccia ADCP
velocità media
2000 m/s
Questo accorgimento tecnologico
verse campagne e le distribuzioni per-
consente di eliminare le incertezze nel-
centuale nei vari rami del Delta (Po di
la stima della batimetria e delle velocità
Goro, Venezia, Gnocca, Maistra, Tolle
in presenza di condizioni di fondo mo-
e Pila) rispetto alla portata totale (ot-
bile. Per le misure condotte nel 2002 e
tenuta come sommatoria delle portate
nel 2007 la strumentazione ADCP utiliz-
monitorate lungo i singolo rami) sono
zata non era dotata di tecnologia GPS.
riassunte in Tabella 1. I valori in corsivo
Va sottolineato che, alla luce delle ri-
sono stati determinati per differenza
dotte portate rilevate in queste cam-
mentre in ultima colonna si riporta il
pagne di misura, le minori velocità che
valore di portata media giornaliera a
si realizzano rendono meno marcati gli
Pontelagoscuro quale valore di riferi-
effetti del movimento del fondo nella
mento del regime idrologico specifico
stima della batimetria e delle velocità.
nel corso della campagna di monito-
Le misure di portata eseguite nelle di-
raggio.
Data del rilievo
Po di Goro
(S0)
Po di Venezia
(S1)
m3/s
%
Po di Gnocca
(S2)
m3/s
%
Po di Maistra
(S3)
m3/s
%
Figura 3: misura
effettuata con ADCP
sulla sezione S4-b
(Po di Pila) il giorno
06/11/2010 dalle ore
10.57 alle 11.02: a
destra è riportato il
percorso eseguito e
a sinistra il grafico
di distribuzione delle
velocità.
Po di Tolle
(S4)
m3/s
%
Po di Pila
(S4b)
m3/s
%
Po a
Pontelagoscuro
m3/s
%
m3/s (media gg)
14 set 2002
542
23.5
1782
76.5
338
14.7
77
3.3
390
16.9
954
40.5
2300
30 mag 2007
34
5.2
623
94.8
74
11.2
9
1.4
103
15.7
437
66.6
657
27 nov 2007
282
11.6
2140
88.4
387
15.9
102
4.2
492
20.3
1158
47.8
2422
22 giu 2010
668
13.8
4093
84.4
743
15.3
208
4.3
1037
21.4
2193
45.2
4936
6 nov 2010
655
13.6
4139
86.3
789
16.45
215
4.5
993
20.7
2141
44.7
5102
11 nov 2011*
748
13.5
4785
86.5
-
-
-
-
-
-
-
-
5803
Tabella 1: misure di portata eseguite lungo i diversi rami del Po e valori percentuali di portata in ogni singola sezione rispetto alla portata
complessiva ottenuta come sommatoria delle portate monitorate lungo i vari rami (Goro, Gnocca, Maistra, Tolle, Pila) (in corsivo valore dedotto
per differenza). * Le misure sono state effettuate a Serravalle, monitorando in un ridotto arco temporale la portata del Po Grande, del Po di Venezia
e del Po di Goro. La bontà dei dati acquisiti è confermata dalle ridotte differenze percentuali in termini di bilancio: lo scarto tra la somma dei due
rami (Goro e Venezia) e la portata misurata sul Po Grande sempre a Serravalle è dell’1.1%.
7
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Il Delta del Po e l’officiosità idraulica di rami
e bocche a mare: stato dell’arte degli studi e
delle conoscenze
Data del rilievo
Busa di
Tramontana
Busa di
Levante
Busa di
Scirocco
Busa del
Bastimento
Busa
Storiona
Bocca Po
di Tolle
m3/s
%
m3/s
%
m3/s
%
m3/s
%
m3/s
%
m3/s
%
14 set 2002
247
25.9
623
65.3
84
8.8
-
-
-
-
-
-
27 nov 2007
263
22.7
809
69.9
86
7.4
27
6.7
322
76.2
73
17.2
22 giu 2010
671
31.1
1215
56.2
275
12.5
-
-
-
-
-
-
6 nov 2010
661
28.9
1337
58.5
286
12.5
48
4.4
845
77.7
194
17.8
Tabella 2: misure di portata eseguite lungo le diverse bocche di sfocio in mare del Po. Per quanto riguarda le bocche del Po di Pila le percentuali
sono riferite alla portata complessiva ottenuta come somma delle singole misure. Relativamente alle bocche del Po di Tolle le percentuali sono
riferite alla portata totale del Po di Tolle misurata a Scordovari (S4c) (in corsivo misura dedotta per differenza).
Analoga presentazione è offerta in
ro compresa tra 1000 m3/s e 3000 m3/s)
Tabella 2 per le tre bocche di sfocio in
ed “acque alte” (portata a Pontelago-
mare del Po di Pila (Busa di Scirocco,
scuro superiore a 3000 m3/s), così come
Tramontana e Dritta o di Levante) e per
proposto da Visentini e successivamen-
le tre bocche che ripartiscono in mare la
te adottato nel corso di tutte le analisi
portata del Po di Tolle (Busa del Basti-
storiche condotte. In Figura 4, relativa-
mento, Storiona e Bocca del Po di Tolle).
mente ai vari rami del Delta del Po sono
Nel seguito sono proposti i risultati delle
raffrontati i dati relativi alla percentuale
analisi condotte sui campioni di dati di-
di ripartizione di portata rispetto al va-
sponibili con lo scopo di confrontare le
lore complessivo stimato a Pontelago-
percentuali delle portate attualmente
scuro.
assorbite dai singoli rami del Delta con
quelle storicamente acquisite. L’analisi è
I dati storici disponibili fino alla fine
stata condotta separatamente per i sei
degli anni ’60 (UIPO e Canali) eviden-
rami principali del Delta (Po di Goro, Po
ziano un’ottima coerenza e stabilità nel
Venezia, Po di Maistra, Po di Tolle, Po di
tempo dell’officiosità idraulica del Po di
Gnocca e Po di Pila) per le bocche di Po
Goro (Figura 4). Le poche misure rela-
di Pila (Busa Dritta, Busa di Tramontana
tive al periodo 1970-1990 (fonte ENEL)
e Busa di Scirocco) e per le tre bocche
mostrano un apparente disaccordo ri-
del Po di Tolle (Busa del Bastimento,
spetto al comportamento tradizionale di
Busa Storiona e Bocca del Po di Tolle).
tale ramo con un’accresciuta efficienza
in relazione ai regimi di acque basse/me-
Ripartizione delle portate lungo
i rami principali del Delta
die. L’unico dato recente disponibile (relativo ad un regime di acque basse) tende molto più marcatamente a riallinearsi
Nello studio condotto, per ciascun
al comportamento storico evidenziando
ramo principale, vengono riproposte
tuttavia una tendenza all’incremento
tutte le misure disponibili raffrontan-
dell’officiosità di tale ramo. Tale compor-
do la percentuale di portata di cia-
tamento risulta ancora più marcato in
scun ramo in funzione della portata
relazione al regime di “acque alte” dove i
media giornaliera a Pontelagoscuro.
dati storici tendevano ad evidenziare un
A livello qualitativo viene riproposta la
comportamento tendenzialmente asin-
distinzione tra “acque basse” (portata a
totico per cui, per alti valori di portata,
Pontelagoscuro inferiore a 1000 m3/s),
il Po di Goro risultava in grado di smal-
“acque medie” (portata a Pontelagoscu-
tire una percentuale prossima al 10%
8
Figura 4:
percentuale di
portata in transito
sui vari rami del Po
rispetto alla portata
complessiva del Po
a Pontelagoscuro,
confronto dei dati
storici disponibili.
9
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Il Delta del Po e l’officiosità idraulica di rami
e bocche a mare: stato dell’arte degli studi e
delle conoscenze
Figura 5: la tendenza
evolutiva del Po
Grande evidenzia
una progressiva
diminuzione
di efficienza a
vantaggio, in misura
differente, di tutti
i rami laterali. Tale
comportamento
risulta in antitesi
rispetto all’effetto
atteso in seguito
alla realizzazione
dei grandi interventi
di sistemazione
dagli anni ‘80 ad
oggi (drizzagli
ed allargamenti
d’alveo). A destra:
nuova inalveazione
della doppia ansa di
Corbola e Bottrighe.
A sinistra: drizzagno
realizzato in
corrispondenza
dell’ansa di Volta
Vaccari.
dei deflussi complessivi del fiume Po.
nel complesso, un trend evolutivo di tale
ramo del Delta che tende ad acquisire
Le ultime campagne del 2010 e 2011
maggior peso e rilevanza nel deflusso a
evidenziano invece la capacità di tale
mare degli apporti idrici complessivi del
ramo di far defluire circa il 13-14% dei
fiume Po.
deflussi complessivi del fiume Po. Tale
tendenza è stata evidenziata anche dal-
La progressiva tendenza ad un au-
lo studio di Fiorotto (2002) basato su
mento dell’efficienza del ramo di Goro
modello fisico del nodo idraulico Po di
è confermata anche dalle stime appros-
Venezia – Po di Goro, che stima valori
simative riportate dal Canali nel 1959
percentuali medi di efficienza del ramo
secondo le quali ad inizio del 1900 la
di Goro che vanno dal 10.8% per por-
percentuale di portata in transito in tale
tate in arrivo di 3000 m3/s fino a valori
ramo in regime di “acque alte” si atte-
prossimi al 14 % oltre gli 8000 m3/s. Si
stava al 7%, tale valore è accresciuto al
osservi infine come nel corso delle due
9,3% nel periodo 1926-1939, mantenuto-
campagne del 2002 e 2007 relative al
si poi pressoché costante nel ventennio
regime di “acque medie” questo ramo
successivo (9,9% nel periodo 1958-1959)
del Po non sia stato oggetto di misura
mentre oggi si osservano percentuali
diretta. Tutto ciò suggerisce comunque,
prossime al doppio di quelle stimate ad
10
periodo 1988-1989, allorché si sono ef-
attraverso tale ramo si mantenga
fettuati del controlli (da parte di ENEL)
percentualmente
Il comportamento idraulico del Po di
della scala di deflusso in tale sezione”
bile a fronte delle significative va-
Venezia (a valle della diramazione del
(Grego, 1990). In merito alla ripartizio-
riazioni delle portate in Po. Tale
ramo di Goro) risulta ovviamente specu-
ne tra i rami di Goro e di Venezia, si
percentuale si attesta mediamente
lare rispetto al comportamento appena
sottolinea l’importanza di proseguire il
su valori compresi tra il 10 e 15%.
descritto relativamente al Po di Goro.
monitoraggio diretto delle portate (in
I dati storici inoltre evidenziano come
Risulta quindi evidente, sulla base dei
particolare per il regime idrometrico
vi sia stato nel corso del tempo un in-
dati riportati in Figura 4, una diminu-
di acque medie per il quale non sono
cremento dell’officiosità di tale ramo,
zione dell’efficienza di tale ramo in
disponibili dati recenti) mediante l’ese-
tale variazione si è riscontrata nel
tutti i regimi indagati. D’altro canto si
cuzione di misure simultanee all’incile
ventennio 1939-1959 rispetto al pe-
evidenzia come anche i dati ricavati da
dei due rami, onde ridurre al minimo le
riodo precedente, come per altro evi-
ENEL tra il 1970 ed il 1990 mettesse-
possibili fonti di incertezza dovute ai
denziato dal Canali (1959). Negli anni
ro in luce una profonda difformità con
fenomeni di propagazione lungo l’asta
successivi e fino ai giorni nostri non
quanto storicamente monitorato, no-
fluviale.
risultano altresì evidenti significative
inizio del secolo scorso.
abbastanza
sta-
variazioni dell’efficienza di tale ramo.
nostante tale comportamento risultasse esaltato da una “sovrastima delle
Per quanto concerne il Po di Gnoc-
portate alla sezione di Pontelagoscuro,
ca risulta evidente come la quota
Il Po di Maistra, tra tutti i rami prin-
come si è avuto modo di verificare nel
parte dei deflussi scaricati a mare
cipali, rappresenta certamente il meno
11
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Il Delta del Po e l’officiosità idraulica di rami
e bocche a mare: stato dell’arte degli studi e
delle conoscenze
significativo in termini di apporti per-
il comportamento soprattutto in regime
invece, si osserva come i moderni mezzi
centuali a mare dei deflussi complessivi
di “acque basse”.
d’opera abbiano permesso di eseguire
monitoraggi in un “range” di portata
del fiume Po. Nella relazione del Canali
(1959) si sottolineava come, sulla base
Il ramo di Tolle ha evidenziato un
molto più elevato rispetto a quello che
dell’esperienza secolare, fosse evidente
comportamento variabile nel corso del
storicamente si è stati in grado di misu-
come le bocche del Po orientate verso
tempo, infatti, ad un primo periodo ad
rare. Non sono pertanto disponibili in
Scirocco diminuissero con il tempo la
inizio del secolo scorso (1926-1938) ca-
tale intervallo misure pregresse utili per
loro attività, a favore di quelle orientate
ratterizzato da una capacità di deflusso
un raffronto omogeneo.Per elevati valo-
verso il quadrante di Bora. Questo feno-
prossima al 15% del totale è seguita una
ri di portata, così come evidenziato dai
meno sarebbe comune a tutti i fiumi con
diminuzione dell’efficienza idraulica nel
dati in Figura 4, risulta tuttavia chiaro
notevole trasporto solido sfocianti sul
periodo 1939-1959.
come l’officiosità di tale ramo in condizioni di piena risulti certamente superio-
litorale padano-veneto, i quali tenderebbero a deviare la loro foce nel quadrante
Tale variazione era già stata segnala-
re al passato e consenta di recapitare a
compreso tra N ed E. La causa preva-
ta da Canali (1959) confermando la ten-
mare circa il 20% della portata comples-
lente di tale tendenza, indicata dal Cial-
denza evolutiva del Delta caratterizzata
siva del fiume Po.
di (Canali, 1959), risiederebbe nei venti
da una “graduale diminuzione nel tempo
regnanti e nel flutto corrente, elementi
dei rami meridionali per effetto, come
Il ramo del Po di Pila ha visto progres-
che governano gli insabbiamenti in pros-
precedentemente accennato, dei venti,
sivamente decrescere, anche in modo
simità della foce.
e quindi del moto ondoso, nonché delle
significativo, la sua officiosità nel corso
correnti marine”. A seguito degli inter-
dell’ultimo secolo.
Il comportamento idraulico del Po di
venti di progettazione e realizzazione
Maistra risulta in linea con tale tenden-
della centrale di Polesine Camerini tale
Sulla base dei dati diagrammati in Fi-
za: risulta infatti evidente, sulla base
ramo è stato soggetto a monitoraggi
gura 4 si può infatti osservare come, a
dei dati diagrammati in Figura 4, come
più spinti ed intensivi nel periodo 1970-
fronte di una sostanziale invarianza di
l’officiosità idraulica di tale ramo sia
1990 da parte di ENEL. Dato lo specifi-
comportamento registrata fino alla fine
andata
crescendo
co interesse di indagine degli effetti di
degli anni ’50 (anche se come indicato
nei differenti periodi di monitoraggio.
tale opera sul fiume Po in condizioni di
dal Canali già si intravedevano i segna-
Le seppur esigue misure recentemente
scarsa disponibilità idrica, i monitoraggi
li di una certa diminuzione di efficienza
eseguite in regime di “acque medie” ed
si sono concentrati prevalentemente sui
per gli stati di “acque medie”), il venten-
“acque alte” suggeriscono nuovamente
regimi di “acque basse” e “medie”.
nio successivo sia stato caratterizzato
significativamente
da una significativa penalizzazione rela-
un incremento di efficienza di tale ramo
rispetto a quanto suggerito dalle ultime
In tale ambito è stato possibile evi-
tivamente a tutti i regimi. Va sottolinea-
misure sistematiche relative al periodo
denziare un netto incremento dell’offi-
to come l’intenso programma di monito-
1939-1959 (Canali). In tali regimi la per-
ciosità di tale ramo riportandosi addi-
raggio del Po di Pila intrapreso a partire
centuale di portata in transito attraver-
rittura a valori leggermente superiori
dagli anni ’70 (misure UIPO 1970-1971
so il Po di Maistra si attesterebbe tra il
al periodo 1926-1938 (18-20%) relativa-
e ENEL 1970-1990) prevedesse misu-
3% ed il 4%. Per quanto concerne il re-
mente al regime di “acque medie” e net-
re mirate solo su questo ramo deltizio.
gime di acque basse, così come nel caso
tamente superiori al 20% (alcuni valori
In conseguenza di questo le incertezze
del Po di Goro, le misure svolte da ENEL
prossimi addirittura al 25%) in regime di
della scala di deflusso a Pontelagoscuro,
(1970-1990) risultano in disaccordo con
“acque basse”. Tale tendenza ed analo-
che forniva la portata di riferimento, si
il comportamento osservato nell’uni-
ghi valori percentuali sono confermati
sono propagate alla valutazione dell’ef-
ca campagna recentemente eseguita.
anche dalle recenti campagne di moni-
I dati relativi al maggio 2007 evidenzia-
toraggio (anche se un unico valore re-
no infatti un deflusso assai limitato at-
lativamente al regime di “acque basse”
traverso tale ramo. Risulta chiara anche
non risulta sufficiente a trarre alcuna
in tale contesto la necessità di ulteriori
conclusione di carattere definitivo). Per
indagini strumentali per approfondirne
quanto concerne i regimi di “acque alte”,
12
Figura 6: rilevazioni
storiche. Pontone
di misura ancorato
(in alto). Molinelli
su asta rigida (in
basso). ENEL, 1973.
13
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Il Delta del Po e l’officiosità idraulica di rami
e bocche a mare: stato dell’arte degli studi e
delle conoscenze
ficienza idraulica del Po di Pila. Grego
definire in modo univoco il comporta-
na l’analisi dei dati relativi a tutti i rami
(1990) evidenziava come la riduzione
mento idraulico di tale ramo ma ne sug-
sino ad ora considerati puntualmente.
dell’officiosità del ramo di Pila fosse in
geriscano unicamente il possibile trend
In tutti i grafici proposti risulta eviden-
realtà amplificata dalla sovrastima del-
evolutivo. Risulta d’altro canto palese
te una forte dispersione dei dati con
le portate a Pontelagoscuro, fenomeno
come, nel corso di circa 100 anni l’offi-
riferimento al regime di “acque bas-
messo in luce da verifiche sulla scala di
ciosità di tale ramo, che rimane comun-
se”, tale comportamento è collegabile
deflusso eseguite negli anni 1988-1989.
que il principale adduttore dei deflussi
alla difficoltà di monitorare sistema-
Le ultime due misure disponibili, soprat-
a mare, sia decrementata di oltre il 10%
ticamente ed in condizioni omogenee
tutto relativamente al regime di “acque
con picchi prossimi al 15% in condizioni
(durante un intero ciclo di marea) tutti
medie” suggeriscono una possibile ul-
di “acque alte”. Tale comportamento,
i rami del Po in stati idrometrici marca-
teriore diminuzione di officiosità di tale
come evidenziato in precedenza, è sta-
tamente dominati dall’effetto di marea.
ramo che pare invece rimanere inaltera-
to controbilanciato da un progressivo
In tali condizioni risulta pertanto diffi-
ta relativamente ai due regimi estremi di
incremento dell’efficienza idraulica di
cile individuare una funzione in grado
“acque basse” e “acque alte”. Risulta al-
tutti gli altri rami.
di riassumere in modo univoco il comportamento di tali rami mentre risulta
tresì chiaro come le relativamente scarse misure disponibili non permettano di
Una considerazione finale accumu-
certamente più agevole valutare una
“efficienza media” degli stessi.
Figura 7a:
percentuale della
portata media
giornaliera a
Pontelagoscuro
convogliata in
mare dalla Busa
di Tramontana.
Confronto grafico
tra le misure recenti
e i dati storici
disponibili.
Ripartizione nelle bocche di
sfocio in mare
L’efficienza idraulica delle bocche di
sfocio in mare dei rami di Pila e di Tolle
è stata indagata con minor continuità
nel corso dell’ultimo secolo (Figura 7)
rispetto ai rilievi condotti per la stima
della ripartizione delle portate lungo i
rami principali. Si sono reperiti in letteratura i dati delle misure condotte
dal 1927 al 1938 sulle tre Bocche del
Po di Pila (UIPO, 1940), quelli resi disponibili da ENEL (1990, 1991) relativi
alle misure effettuate dal 1972 al 1991
sulle Bocche del Po di Pila e di Tolle.
Figura 7b: valori
percentuali della
portata convogliata
dalla Busa di
Tramontana
rispetto alla portata
complessiva del Po
di Pila. Andamento
della relazione
ricavata interpolano
i dati disponibili
dal 1970 al 2010.
Viene indicata come
QPILA la portata
ottenuta dalla
somma dei valori
misurati nelle tre
bocche.
14
ARPA Veneto, ARPA Emilia Romagna
e Consorzio di Bonifica Delta del Po
hanno portato a termine dal 2002 ad
oggi quattro campagne di misura per
valutare la ripartizione delle portate
di questi due rami deltizi.
La ripartizione del Po di Tolle (Bocca di Tolle, Busa Storiona e Busa del
Bastimento) è stata oggetto di indagine solamente nel corso delle campagne del 2007 e del novembre 2010
(Tabella 2).
Bocche del Po di Pila: Busa di
misurati sulla Busa di Tramontana con
gura 8) mostra una marcata riduzione
Tramontana, Busa di Levante
la portata del Po di Pila (Figura 7b). La
nel tempo dell’efficienza idraulica della
e Busa di Scirocco
ridotta dispersione dei dati disponibili
Busa, che, rispetto alla portata media
relativi alle misure eseguite negli ultimi
giornaliera a Pontelagoscuro, si attesta
Dall’insieme dei dati disponibili per
40 anni permette in tale caso di espri-
oggi su valori compresi tra 20 e 30%.
la Busa di Tramontana (Figura 7) si può
mere la percentuale di portata convo-
Negli anni ’20-’30 la Busa di Levante era
notare come ad eccezione di alcune
gliata dalla Busa di Tramontana rispet-
in grado in smaltire fino al 50-60% del-
misure eseguite in regime fluviale di
to al Po di Pila mediante una relazione
la portata totale del fiume Po. Le misu-
acque basse nel periodo a cavallo degli
di potenza, il cui andamento è illustrato
re condotte da ENEL negli anni ’70-’90
anni trenta da UIPO, che manifestano
in Figura 7b.
avevano già messo in luce una significativa diminuzione di officiosità rispetto
una maggior dispersione, sussista un
trend crescente tra la portata a Ponte-
La Busa di Levante o Dritta è la foce
ai valori dedotti dalle precedenti cam-
lagoscuro e l’efficienza idraulica della
centrale del Po di Pila e convoglia in
pagne, principalmente per portate a
Busa di Tramontana. Questa tendenza,
mare la maggior parte delle portate
Pontelagoscuro inferiori a 2000 m3/s.
sulla base dei dati storici disponibili,
in arrivo da questo ramo. Il confronto
risulta più marcata per portate a Pon-
tra le misure recenti e i dati storici (Fi-
Una così marcata riduzione dell’ef-
telagoscuro minori di 1800 m3/s. Per
deflussi maggiori e fino a 5000 m 3/s,
si assiste ad una riduzione del tasso
di incremento dell’efficienza idraulica
Figura 8a:
percentuale della
portata media
giornaliera a
Pontelagoscuro
convogliata in mare
dalla Busa di di
Levante. Confronto
grafico tra le misure
recenti e i dati
storici disponibili.
della Busa di Tramontana (confermata
anche dalle più recenti indagini), che
tende ad attestarsi su valori compresi
tra il 10 e il 13% della portata a Pontelagoscuro.
La maggior dispersione dei dati rilevati
con portate a Pontelagoscuro minori
a 1000 m3/s (i dati sperimentali sembrerebbero indicare una significativa
riduzione dell’efficienza idraulica dal
1940 al 1990 nello stato di acque basse) può in parte trovare una ragione
nelle difficoltà intrinseche di esecuzione delle misure di portata in sezioni flu-
Figura 8b: valori
percentuali della
portata convogliata
dalla Busa di
Levante rispetto
alla portata
complessiva del Po
di Pila. Andamento
della relazione
ricavata interpolano
i dati disponibili
dal 1970 al 2010.
Viene indicata come
QPILA la portata
ottenuta dalla
somma dei valori
misurati nelle tre
bocche.
viali soggette a regime di marea e nelle
frequenti modificazioni che gli alvei
subiscono in prossimità della foce. Va
sottolineato come l’efficienza idraulica
della Busa di Tramontana, espressa in
percentuale rispetto alla portata media
a Pontelagoscuro, sia condizionata anche dai cambiamenti morfologici e dalla
variazione dell’officiosità idraulica del
ramo del Po di Pila nel suo complesso.
È possibile escludere in parte tali effetti se si confrontano i valori di portata
15
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Il Delta del Po e l’officiosità idraulica di rami
e bocche a mare: stato dell’arte degli studi e
delle conoscenze
ficienza della Busa di Levante rispetto
Analizzando i dati più recenti (misu-
deboli variazioni in relazione al regime
alla portata a Pontelagoscuro è in parte
re 1970-2010) si può notare una certa
idrometrico del fiume Po (Figura 9).
collegata alla riduzione dell’efficienza
stazionarietà della capacità di deflusso
complessiva del ramo di Pila. Confron-
della Busa di Levante in tutti gli stati
Più dettagliatamente, sempre da Fi-
tando i valori di portata misurati sulla
idrometrici del fiume, con una leggera
gura 9, si evince come un tempo, sulla
Busa Dritta con la portata complessiva
tendenza alla diminuzione delle portate
base dei dati storici, l’officiosità del-
delle tre bocche si evince come dagli
convogliate all’aumentare della portata
la Busa di Scirocco fosse maggiore al
anni ’20 fino ad oggi l’attività idraulica
complessiva del Po di Pila (Figura 8).
3% per gli stati di acque basse, mentre
per condizioni idrometriche di acque
della Busa di Levante sia in generale
diminuita, eccezion fatta per condizio-
La Busa di Scirocco è la bocca del Po
medie e alte presentava un’efficienza
ni idrometriche di magra (con portate
di Pila caratterizzata dalla minore capa-
minore al 3%. Oggi tali rapporti sono
complessive minori di 500-600 m /s)
cità idraulica. La sua efficienza, in gene-
leggermente variati poiché si riscon-
nelle quali i dati raccolti da ENEL sem-
rale, copre percentualmente una quota
tra una tendenza ad un aumento di
brano invece evidenziare un incremen-
compresa tra 1 e 6% rispetto alla por-
efficienza nel regime di “acque alte”.
to dell’officiosità idraulica della bocca,
tata a Pontelagoscuro, e può ritenersi
Se viene analizzata la distribuzio-
rispetto ai dati storici del Visentini.
abbastanza stazionaria nel tempo e con
ne dei valori di portata misurata sul-
3
la Busa di Scirocco rispetto al valore
complessivo delle tre bocche del Po
di Pila, l’efficienza di questo ramo delFigura 9a:
percentuale della
portata media
giornaliera a
Pontelagoscuro
convogliata in
mare dalla Busa di
Scirocco. Confronto
grafico tra le misure
recenti e i dati
storici disponibili.
tizio appare incrementata nel tempo.
Il valore medio del periodo 1927-1939
è pari a 5.2%, mentre il valore medio
del periodo 1970-2010 (escluse le due
misure eseguite da ENEL in condizioni
di magra eccezionale) è pari a 8.5%.
Le
ultime
(2002-2010)
campagne
sembrano
di
misura
confermare
il leggero incremento dell’efficienza
del ramo di Scirocco con valori superiori ai dati storici per portate sul
ramo di Pila superiori a 900 m3/s. Invece, per portate complessive minori
Figura 9b: valori
percentuali della
portata convogliata
dalla Busa di
Scirocco rispetto
alla portata
complessiva
del Po di Pila.
Andamento della
relazione ricavata
analiticamente sulla
base delle relazioni
proposte per le altre
bocche del Po di
Pila. Viene indicata
come QPILA
la portata ottenuta
dalla somma dei
valori misurati nelle
tre bocche.
16
di 500 m 3/s si rileverebbe un repentino
aumento
dell’attività
idraulica
di questo ramo deltizio (in rapporto
al comportamento idraulico delle tre
bocche a mare del Po di Pila), anche
se la marcata azione delle maree, ancor più significativa nel caso di portate
estremamente ridotte, non sempre permette una agevole e corretta valutazione simultanea delle portate transitanti.
Avendo già fornito le relazioni che
legano la percentuale di portata convogliata rispettivamente dalla Busa di Tra-
montana e di Levante, rispetto alla portata totale delle bocche del Po di Pila,
è possibile risalire analiticamente alla
relazione che esprime, sempre in termini percentuali, la portata scaricata in
mare dalla Busa di Scirocco. La Figura
9 evidenzia il buon adattamento della
relazione ottenuta ai dati sperimentali.
Bocche del Po di Tolle: Busa
Storiona, Busa del Bastimento e
Bocca del Po di Tolle
Sulle bocche del Po di Tolle sono
state condotte recentemente (2007 e
2010) due campagne di misura (Tabella
2). Le misure storiche reperite in letteratura si rifanno a due studi condotti da
ENEL nel 1991 e nel 1992. Le misure recenti non sono facilmente confrontabili
con le osservazioni storiche disponibili,
in conseguenza delle diverse modalità
di acquisizione dei dati e delle significative variazioni morfologiche che
hanno interessato la Sacca dei Bonelli
nell’ultimo quarantennio. Più dettagliatamente le misure condotte nel 2010
sono state eseguite per valori di portata del Po di Tolle a Scardovari pari
a circa 1100 m3/s, quelle del 2007 con
deflussi a Scardovari di circa 400 m3/s
mentre le misure ENEL hanno indagato
la ripartizione per portate a Scardovari
comprese tra 70 e 450 m3/s.
Il confronto dei dati di ripartizione
Figura 10: tendenza
evolutiva del
Po Grande ad
una progressiva
diminuzione
di efficienza a
vantaggio di tutti
i rami laterali.
Possibile effetto
di crescenti depositi
di sedimenti sempre
più evidenti in
numerosi tratti
dell’asta principale
di Po (nell’intero
tratto Veneto).
relativi alle ultime due campagne non
ha evidenziato particolari variazioni
nell’efficienza idraulica delle bocche
del Po di Tolle, mentre si osserva una
certa discordanza con i valori raccolti
da ENEL. Nel novembre 2010 la Sacca
dei Bonelli risultava completamente allagata, questo ha impedito l’esecuzione di una misura diretta della portata
convogliata della Busa del Bastimento
che è stata determinata per differenza ri-
17
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Il Delta del Po e l’officiosità idraulica di rami
e bocche a mare: stato dell’arte degli studi e
delle conoscenze
spetto al totale del Po di Tolle: ne è risultata una capacità idraulica pari al 4.4%
della portata del Po di Tolle, contro un
Confronto tra misure di campo
e modellazione idraulica degli
eventi del 2010
modelli idraulici. Il primo è il modello
unidimensionale Sobek della DELFTHydraulics implementato da ARPA Emilia
Romagna per conto di AIPO (nell’ambito
valore medio delle misure condotte nel
2007 pari a 5.7%, seppur in un differen-
Un’ulteriore fase dell’indagine ha ri-
delle implementazioni modellistiche per
te regime idrometrico. La media dei dati
guardato il confronto tra le misure di
la previsione di piena lungo l’asta di Po),
ENEL rilevati a 1,5 km a monte della foce
portata effettuate durante gli eventi di
il secondo è il modello bidimensionale
della Busa del Bastimento, dal 1972 al
morbida/piena di giugno e novembre
agli elementi finti del Consorzio Delta Po
1976 è invece pari al 20.3% della portata
2010 e gli idrogrammi di output ottenu-
(D’Alpaos e Defina, 1993, D’Alpaos et al.,
complessiva del Po di Tolle.
ti dalle simulazioni effettuate con due
1994, Consorzio Delta Po Adige, 2006)
Tale variazione di comportamento
risulta spiegabile con gli interventi eseguiti alla fine degli anni ’80 – inizio anni
‘90 e relativi alla riapertura del collegamento con la laguna in corrispondenza
della biforcazione della Busa di Bastimento. Tale intervento è stato realizza-
Figura 11: confronto
tra risultati delle
applicazioni
modellistiche e dati
acquisiti in campo
relativamente
all’evento di giugno
2010.
to, nell’ambito dei lavori di sistemazione
dell’ansa di Volta Vaccari (Figura 5), con
lo scopo di mantenere inalterate le percentuali di ripartizione tra i due rami di
Pila e Tolle.
Nel rapporto steso da UIPO nel 1940
si riporta come, secondo alcune misure
eseguite negli anni 1938 e 1939, la portata del Po di Tolle si distribuisse fra le due
bocche di Tolle e del Bastimento rispettivamente nella misura del 27.3% e del
72.2%. L’adeguamento della foce del Po
di Tolle mediante la realizzazione della
Busa Storiona, per facilitare lo smaltimento in mare dei deflussi di piena non
era ancora stato realizzato.
La Bocca di Tolle durante le misure
del 2007 e 2010 convogliava rispettivamente il 17.2 e il 17.8% della portata del
Po di Tolle misurata a Scardovari, valore
prossimo a quello misurato da ENEL nel
1992 (12.5%). La Busa Storiona mostra
attualmente (sulla base delle campagne
del 2007 e 2010) un notevole grado di
efficienza idraulica, facendo defluire in
mare circa il 77% della portata totale in
arrivo.
18
implementato da Ipros Ingegneria Am-
da circa 3.5 km a monte dell’incile del Po
Entrambi i modelli sembrano ben rap-
bientale per la zona del Delta.
di Goro (località Berra circa 45 km a valle
presentare le portate in transito sul Po
dalla sezione di Pontelagoscuro) fino al
di Venezia con scarto percentuale mas-
Il modello Sobek usa come condizioni
mare. La condizione al contorno di monte
simo del 6%. La portata del Po di Goro
al contorno di valle i dati di marea del mo-
è rappresentata dall’idrogramma prodot-
viene invece sovrastimata da entram-
dello ADRIA-ROMS, che, in simulazioni
to dal modello Sobek di ARPAER.
bi i modelli di un valore compreso tra
10 e 13%. Il modello bidimensiona-
precedenti, aveva fornito buoni riscontri
con i punti di osservazione disponibili. Il
In merito all’evento di giugno, sono
le del Consorzio di Bonifica utilizza
modello 2D del Consorzio è stato appli-
riportate a titolo esemplificativo in
come condizione al contorno di mon-
cato ad un tratto fluviale che si estende
Figura
te le portate calcolate con il modello
11
le
simulazioni
effettuate.
19
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Il Delta del Po e l’officiosità idraulica di rami
e bocche a mare: stato dell’arte degli studi e
delle conoscenze
Sobek, di conseguenza una possibile so-
Busa di Scirocco. Da segnalare la buona
vrastima dei deflussi in ingresso da par-
capacità predittiva del modello 2D relati-
te di quest’ultimo, potrebbe influenzare
vamente al comportamento delle bocche
i risultati della successiva modellazione.
della foce del Po di Tolle. Sulla base dei
Per quanto riguarda gli altri rami deltizi
dati presentati si può pertanto osserva-
principali, sembra affermarsi una mag-
re come soprattutto il modello 2D del
giore accuratezza del modello bidimen-
Consorzio Delta Po si possa configurare
sionale, con scarti compresi tra il 4 e il
come un utile strumento di analisi, uti-
12%. In particolare il Sobek sovrastima
lizzabile anche in fase predittiva, con le
significativamente l’efficienza idraulica
opportune accortezze suggerite dagli
del Po di Maistra e sottostima le portate
scostamenti puntuali tra dati osservati
in transito sul Po di Tolle. Da segnalare
e previsioni del modello. D’altro canto le
una sottostima da parte del modello 2D
osservazioni acquisite possono rappre-
di circa il 20% delle portate smaltite in
sentare un ulteriore elemento utile all’af-
mare dalla Busa di Scirocco.
finamento del modello.
Per quanto riguarda la campagna di
Conclusioni
misura di novembre 2010 i risultati della
modellistica si delineano meno accura-
Le recenti campagne di misura effet-
ti rispetto all’analogo confronto svolto
tuate in diversi regimi idrologici (acque
sui dati di giugno. D’altra parte anche le
basse, medie, alte) sui rami del Delta del Po
misure di portata risentono di una certa
hanno in primo luogo messo in evidenza le
incongruenza poiché sono evidenziati
notevoli potenzialità delle nuove tecnolo-
degli scompensi nel bilancio dei deflussi
gie disponibili, che consentono di acquisire
misurati. In particolare tra il Po di Vene-
dati correntometrici e di portata utilizzan-
zia e la somma dei deflussi monitorati
do sistemi più accurati e meno dispendio-
negli altri rami si riscontra una “perdita”
si rispetto al passato. D’altra parte esse
apparente di circa 700 m /s. Anche per
hanno evidenziato la concreta possibilità
questo evento sia il modello bidimensio-
di recuperare e aggiornare la rilevante
nale che il Sobek approssimano in ma-
base conoscitiva disponibile, costituita dal
niera soddisfacente la portata misurata
gran numero di rilievi effettuati tra il 1920
sul Po di Venezia. Viene invece confer-
e il 1990, per costruire delle linee di ten-
mata la sovrastima di entrambi i modelli
denza che descrivano il funzionamento
delle portate del Po di Goro.
idraulico dei diversi rami in chiave evo-
3
lutiva. Le indicazioni fornite dagli studi
Per i rami di Gnocca, Maistra, Pila e
condotti hanno permesso inoltre di iden-
Tolle si riscontra una generalizzata so-
tificare specifiche esigenze di approfondi-
vrastima con errori dal 15 al 26% per
mento del comportamento di alcuni rami
il modello 2D, mentre gli scostamenti
in differenti regimi idrometrici. L’esperien-
sono assai più importanti per il modello
za acquisita risulta perciò basilare per la
Sobek e mantengono lo stessa tendenza
pianificazione e l’esecuzione di ulteriori
manifestata nelle simulazioni dell’even-
campagne di misura volte a meglio defi-
to di giugno: sovrastima per Gnocca,
nire il quadro conoscitivo qui solo parzial-
Maistra e Pila e sottostima dei deflussi
mente aggiornato.
del Po di Tolle. Permane per il modello
del Consorzio di Bonifica una sottostima prossima al 20% delle portate sulla
20
Bibliografia
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deflusso; Giornale del Genio Civile, v 97, no. 12, 19 pp, 1959.
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21
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Monitoraggio della qualità delle acque nelle
lagune del Delta del Po: analisi dei parametri
chimico-fisici misurati nel qinquennio
2005-2010
_STUDI E RICERCHE
MONITORAGGIO DELLA
QUALITÀ DELLE ACQUE
NELLE LAGUNE DEL DELTA
DEL PO: ANALISI DEI
PARAMETRI CHIMICO-FISICI
MISURATI NEL QINQUENNIO
2005-2010
A partire dal 2005, le campagne di
Conoscere un sistema implica in-
monitoraggio condotte nelle lagune del
nanzitutto la disposizione di dati (spe-
PIETRO TRAVERSO
Università Ca’ Foscari di Venezia
Delta del Po al fine di determinare la
rimentali, ma anche dati simulati tra-
qualità delle loro acque hanno permes-
mite modelli numerici) ad esso relativi.
DR. DAVIDE ZANCHETTIN
Max Planck Institute for Meteorology
so di misurare ad intervalli regolari, e
L’ambiente naturale, in particolare, è un
soprattutto durante il semestre estivo,
sistema dinamico: le variabili e i parame-
diversi parametri chimico-fisici (tra cui
tri che lo caratterizzano sono quindi in
temperatura,
ANGELO RUBINO
Università Ca’ Foscari di Venezia
e
continua evoluzione ad opera di molte-
concentrazione di ossigeno disciolto) in
plici forzanti, alcune delle quali agiscono
un numero di lagune via via crescente
localmente, mentre altre da remoto (si
nel corso degli anni. Le misure raccolte
pensi, ad esempio, alle teleconnessioni
costituiscono oggi un’importante ban-
atmosferiche e oceaniche). Questo sta-
ca dati della qualità delle acque deltizie
to del sistema pone problemi di natura
e, dopo la rianalisi che ha preceduto la
sia teorica, sia più propriamente tecnica,
loro pubblicazione, sono a disposizione
che riguardano in primis la fase di cam-
anche per attività di ricerca scientifica.
pionamento del dato. Problemi di natura
conducibilità/salinità
teorica sono particolarmente accentuati
Questo contributo è dunque motiva-
nel caso di ambienti grandemente dina-
to da un lato dalla volontà di ampliare
mici e variegati, come lo sono, in genere,
le nostre conoscenze circa le dinamiche
gli ecotoni lagunari.
fisiche, chimico-fisiche e biologiche nelle
lagune del Delta, dall’altro di qualificare
Qui, l’uso preferenziale di stazioni
ulteriormente l’impegno profuso per la
fisse fa infatti sorgere inevitabilmente
creazione di questa banca dati, dimo-
problemi di rappresentatività del dato. È
strando l’importanza di un attento lavo-
noto infatti che in queste zone “di tran-
ro di misura e d’interpretazione per una
sizione”, anche all’interno di estensioni
serie di utilizzatori.
spaziali relativamente limitate possono
sussistere condizioni chimico-fisiche e
Figura 1:
posizione dei siti
di monitoraggio
utilizzati nelle
campagne
2005-2010.
Dalle analisi eseguite emerge partico-
biologiche alquanto differenti e rapida-
larmente la complessità delle interazio-
mente variabili. Dal punto di vista dell’in-
ni fra diversi parametri fisici all’interno
terpretazione dei dati, del loro inquadra-
delle lagune del Delta del Po, l’esistenza
mento cioè all’interno di una costruzione
di risposte marcate a forzanti esterne e
teorica ben definita, la fonte maggiore di
la multiformità di fenomeni che da tali
difficoltà si riferisce dunque soprattutto
interazioni e da tali forzanti hanno ori-
alla loro natura puntuale. Questo impli-
gine. Poter continuare a disporre di in-
ca uno sforzo notevole, logistico e quin-
formazioni sull’andamento nello spazio
di anche economico, nell’attivazione del
e nel tempo dei parametri succitati nel-
numero più elevato possibile di siti di
le lagune del Delta del Po risulta quindi
monitoraggio in grado di campionare ad
imprescindibile, in un contesto così alta-
una frequenza sufficiente (e per un tem-
mente dinamico e reattivo a perturba-
po sufficiente) a cogliere le dinamiche di
zioni esterne, sia per una comprensione
interesse e la loro variabilità.
profonda della variabilità del sistema,
sia nella prospettiva di fruibilità di un
Il complesso sistema di lagune e sac-
sempre maggiore flusso di informazioni
che che caratterizza l’area del Delta del
quantitative al servizio della gestione di
Po fornisce diversi esempi (vedi in par-
un’area così altamente significativa.
ticolare modo la Sacca del Canarin e la
22
Valle
Capitania
Valle
Veniera
Valle
Sagreda
Collettore
Padano
Polesano
Po di
Maistra
Po
Po Della
Pila
Po di
Venezia
Po Delle
Tolle
Po Di
Gnocca
Sacca Degli
Scardovari
Po Di
Goro
1.
Scardovari Interno
2. Scardovari Mare
3. Canarin
4. Basson
5. Vallona
6. Marinetta
23
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Monitoraggio della qualità delle acque nelle
lagune del Delta del Po: analisi dei parametri
chimico-fisici misurati nel qinquennio
2005-2010
Sacca degli Scardovari) emblematici
versi anni, in particolare evidenziando i
dell’etrogeneità e della estrema varia-
due principali metodi di campionamen-
bilità che caratterizzano gli ambienti di
to utilizzati: 1) sonda multiparametrica
transizione, sia dal punto di vista bio-
con centralina su palo, con immersione
chimico, sia da quello ecologico. Nelle
costante dei sensori nel mezzo da cam-
diverse porzioni di ciascuna laguna, infatti, l’evoluzione delle caratteristiche
Stazione
2005
2006
2007
2008
2009
2010
chimico-fisiche e del grado di vivifica-
Scardovari Interno
B*
B*
B
B
B*
B*
zione è legata inestricabilmente all’idro-
Scardovari Mare
B
B
B
B
B*
B*
dinamica, a sua volta influenzata dalla
Canarin
-
B
B
B
B
B
circolazione atmosferica, dal respiro
Vallona
-
B*
B
B
B
B
mareale, dall’afflusso locale di acque
Basson
-
-
-
P
P
P
dolci proveniente dai diversi rami del Po
Marinetta
-
-
-
P
P
P
e dalle idrovore, dalla morfologia/batimetria, eccetera.
pionare a quota fissa dal fondo; 2) sonda
L’idrodinamica contribuisce dunque
multiparametrica con centralina su boa,
anche alla differente propensione delle
dotata di sistema idraulico di prelievo/
diverse lagune (e loro sottoinsiemi) a
lavaggio e campionamento a profondità
sperimentare prolungati periodi di note-
fissa dal pelo dell’acqua.
vole ristagno, o, d’altro canto, alla loro
differente esposizione all’ingressione di
Nella tabella, e generalmente in que-
acque dolci di origine fluviale durante
sto contributo, ci si riferisce ai diversi
fenomeni di piena del Po. In particolare
siti di campionamento con la seguente
sono proprio le deviazioni dalla funzio-
notazione:
nalità naturale del sistema legate a que-
1. Scardovari Interno per il sito di
sti fattori a destare maggior interesse,
monitoraggio su boa nella porzione più
dato che ad essi sono attribuibili eventi
interna della Sacca degli Scardovari, nei
preoccupanti di anossia, come occorso
pressi dello stabulario;
ad esempio durante l’estate 2009 nella
2. Scardovari Mare per il sito di mo-
porzione piu interna della Sacca degli
nitoraggio su boa nella porzione più
Scardovari. Allo scopo di fornire un qua-
esterna della Sacca degli Scardovari, nei
dro sempre piu completo delle condizio-
pressi della bocca a mare, a pochi metri
ni ambientali nelle lagune del Delta del
dal margine orientale della sacca;
Po, il sistema di monitoraggio dei para-
3. Canarin per il sito di monitorag-
metri chimico-fisici si è dunque evoluto,
gio su boa nella porzione centrale della
nel corso degli anni, dalle due stazioni
Sacca del Canarin, a nord della bocca a
messe inizialmente in opera nella Sacca
mare settentrionale, a pochi metri dalla
degli Scardovari (campagna 2005) fino
lingua di terra che separa il canale artifi-
alle sei stazioni attive nella Sacca degli
ciale occidentale dalla laguna;
Scardovari, nella Sacca del Canarin, e
4. Basson per il sito di monitoraggio
nelle lagune di Marinetta, Basson e Val-
su palo nella porzione centrale della Sac-
lona durante le campagne 2008, 2009
ca del Basson, qualche centinaio di metri
e 2010.
a nord della bocca a mare meridionale;
5. Vallona per il sito di monitoraggio
La Tabella 1 riassume le caratteristiche del sistema di monitoraggio nei di-
su boa nella porzione centrale della Laguna di Vallona, a nord del gomito;
24
Tabella 1 : siti attivi
nel corso delle
diverse campagne di
monitoraggio.
B: sito su boa;
B*: sito su boa
con prelievo a più
profondità;
P: sito su palo.
6. Marinetta per il sito di monitorag-
dati a disposizione utilizzando soprat-
dettagliata dei sistemi di monitoraggio
gio su palo nella porzione centrale della
tutto metodi statistici volti ad individua-
o della fase di validazione precedente la
Laguna di Marinetta.
re correlazioni fra le diverse variabili
pubblicazione dei dati, per cui si fa riferi-
misurate e fra queste e altre variabili,
mento a quanto riportato nelle relazioni
La posizione approssimativa dei siti di
locali o rappresentative di contesti più
tecniche prodotte al termine delle attivi-
monitoraggio è riportata nella Figura 1.
ampi, a disposizione. Con ciò si rende
tà di ciascuna campagna.
I dati descritti e analizzati in questo con-
possibile una contestualizzazione della
tributo si riferiscono ai seguenti para-
variabilità misurata nella qualità e nel-
La Figura 2 confronta i dati misura-
metri: temperatura, salinità e ossigeno
le caratteristiche delle acque lagunari
ti nella Sacca del Canarin, disponibili
disciolto, campionati a cadenza trioraria
con dinamiche meteo-climatiche locali
per le campagne condotte nel 2007,
o inferiore.
e di larga scala. In quest’ottica, questo
nel 2008 e nel 2009. Per quanto at-
studio si concentra sull’analisi di valo-
tiene alla temperatura dell’acqua, l’e-
Partendo dalle basi delineate pre-
ri medi giornalieri, considerati come
voluzione è caratterizzata nei diversi
cedentemente e al fine di minimizzare,
rilevanti se calcolati sulla base di un
anni da una sostanziale somiglianza,
o quantomeno ridurre grandemente gli
numero di misure disponibili nell’arco
determinata dalla prevalenza del ciclo
inevitabili margini di incertezza legati
della giornata non inferiore a cinque.
stagionale sulle altre fonti di variabilità: a cavallo tra agosto e settembre,
alla limitatezza spaziale e temporale
dei campionamenti, abbiamo scelto di
Si sorvola, invece, su aspetti più pret-
per esempio, le temperature possono
concentrarci su un’analisi globale dei
tamente tecnici, quali la descrizione
essere mediamente superiori anche di
Confronto tra i dati di temperatura (temp), salinità (sal) e ossigeno disciolto (OD)
sal (permille)
10
M
G
L
A
S
O
40
20
0
M
G
L
A
S
O
N
OD (mg/L)
OD (mg/L)
G
L
A
S
O
N
G
L
A
S
O
N
G
L
A
S
mese dell’anno
O
N
40
30
20
10
M
20
20
10
0
M
2006
2007
2008
2009
2010
20
0
M
N
sal (permille)
temp (°C)
30
20
Vallona
40
temp (°C)
2006
2007
2008
2009
2010
Canarin
40
G
Figura 2: confronto
tra i dati misurati
nel sito di Canarin
nel corso delle
campagne di
monitoraggio
2006-2010.
L
A
S
mese dell’anno
O
N
10
0
M
Figura 3: confronto
tra i dati misurati
nel sito di Vallona
nel corso delle
campagne di
monitoraggio
2006-2010.
25
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Monitoraggio della qualità delle acque nelle
lagune del Delta del Po: analisi dei parametri
chimico-fisici misurati nel qinquennio
2005-2010
10°C a quelle osservate all’inizio della
può essere spesso monitorata anche
temperatura simili a quelli riscontrati in
primavera e in autunno inoltrato. Come
con l’aiuto di metodi di telerilevamento,
Canarin, seppur di minore intensità. La
vedremo, questa caratteristica di netta
in primis radar, che misurano appunto
salinità mostra variazioni marcate tra i
predominanza del segnale stagionale
modulazioni delle onde di piccola scala
diversi anni di monitoraggio, soprattut-
nei dati di temperatura è una caratteri-
associate alla presenza di sostanze su-
to nel mese di luglio. Nei valori relativi,
stica comune a tutte le lagune del Delta
perficiali o di un campo di velocitá varia-
i dati di salinità sono consistenti con
monitorate. Le temperature si attestano
bile.
quelli misurati in Canarin: le acque sono
marcatamente più salate nel luglio 2007
coerentemente su valori intorno o supe-
e meno salate nel luglio 2009.
riori ai 25°C nel periodo che va dalla fine
I dati di ossigeno disciolto mostrano
di giugno al tardo agosto, eccedendo
una sostanziale coerenza di comporta-
solo sporadicamente la soglia dei 30°C
mento nel corso delle diverse campagne
Come in Canarin, i dati di ossigeno
(ad eccezione del 2006 e 2010, quando
di monitoraggio, caratterizzata da mini-
disciolto mostrano una sostanziale coe-
si riscontrano diversi giorni consecutivi
me variazioni stagionali (i dati restano,
renza di comportamento nel corso delle
di temperature oltre tale soglia). In ge-
nel corso dell’anno, generalmente in-
diverse campagne di monitoraggio, ca-
nere, l’autunno è caratterizzato da rapi-
torno a 7-8 mg/l) e da una tendenza a
ratterizzata da minime variazioni sta-
de diminuzioni della temperatura (fino a
produrre valori minimi (circa 5 mg/l, co-
gionali (i dati restano, nel corso dell’an-
quasi 10°C nell’arco di un paio di setti-
munque superiori a livelli preoccupanti
no, generalmente intorno a 7-8 mg/l). È
mane), alternate ad apparenti fasi di sta-
per quanto concerne fenomeni di anos-
interessante notare come i dati raccolti
zionarietà, meno evidenti nel 2010.
sia) a cavallo tra luglio ed agosto. Va co-
nel periodo tardo-primaverile siano ca-
munque ribadito che l’ossigeno disciolto
ratterizzati, nel 2008, da una progres-
La salinità mostra variazioni marca-
è campionato, come gli altri parametri,
siva diminuzione dell’ossigeno disciol-
te tra i diversi anni di monitoraggio so-
presso la superficie dell’acqua e in una
to, con la presenza di marcati picchi ad
prattutto nel periodo luglio-agosto e nel
zona comunque esposta al flusso/riflus-
evidenziare probabili episodi di fioritura
periodo autunnale, quando lo scarto tra
so mareale. Zone più interne e strati più
algale. Va comunque sempre ribadito
i singoli anni raggiunge valori superiori
profondi nella sacca del Canarin posso-
che l’ossigeno disciolto è campionato,
a 10 permille. Tale variabilità è in parte
no aver sperimentato, nel corso del pe-
come gli altri parametri, presso la super-
attribuibile alla variabilità nell’afflusso di
riodo monitorato, periodi in cui i valori
ficie dell’acqua. Zone più interne e strati
acque dolci dal fiume Po, in parte ricon-
di ossigeno disciolto sono scesi ben al di
più profondi nella laguna possono aver
ducibile a sua volta alla posizione della
sotto di quelli monitorati.
sperimentato, nel corso del quinquennio
boa nei pressi del fronte tra acque inter-
2006-2010, periodi in cui i valori di ossi-
ne ed esterne originato dal respiro mare-
La Figura 3 confronta i dati misurati
ale. Rilievi in situ hanno infatti mostrato
nella laguna di Vallona, disponibili per le
come in quell’area, nell’intorno di pochi
campagne 2006-2010. Considerazioni
metri siano possibili variazioni superfi-
circa la variabilità interannuale osserva-
La Figura 4 confronta i dati misurati
ciali di salinità (il campionamento è effet-
ta sono simili a quelle fatte per la Sac-
nel sito Scardovari Interno, disponibili
tuato ad una profondità di 0.5 m) anche
ca del Canarin. Per quanto attiene alla
per le campagne 2005-2010. Per quan-
dell’ordine della decina di permille.
temperatura dell’acqua, l’evoluzione è
to attiene alla temperatura dell’acqua,
caratterizzata nei diversi siti da una so-
l’evoluzione è dominata, nei diversi anni,
Questa situazione di grande variabi-
stanziale dominanza del ciclo stagionale
dalla tipica prevalenza del ciclo stagio-
lità frontale è comune a molte località
sulle altre fonti di variabilità. Nei cinque
nale sulle altre fonti di variabilità. A dif-
presso foci o estuari fluviali. Poiché il
anni di monitoraggio, le temperature
ferenza delle lagune precedentemente
fronte tra acqua marina e acqua fluvia-
si attestano coerentemente su valori
esaminate, va notata qui la presenza di
le, a volte nettissimo, è legato in gene-
in genere sopra i 25°C nel periodo che
una maggiore variabilità durante il pe-
rale anche a fenomeni di convergenza
va dalla fine di giugno al tardo agosto,
riodo caldo, con variazioni termiche che
del campo di velocità superficiale e/o
eccedendo solo sporadicamente la so-
raggiungono, nel tardo giugno e ad ago-
ad accumulo di materiali galleggianti in
glia dei 30°C. L’autunno è caratterizza-
sto, 7-8°C. Inoltre, sono evidenti episodi,
superficie, tale regione di discontinuità
to da eventi di rapida diminuzione della
della durata di più giorni, in cui la tempe-
26
geno disciolto sono scesi ben al di sotto
di quelli monitorati.
ratura eccede la soglia dei 30°C, occorsi
dro. Va ribadito che l’ossigeno disciolto
vari anni. Questo fatto può essere spie-
una o più volte l’anno (come nel 2005)
riportato è quello campionato, come
gato con la considerazione che il perio-
ma, nei vari anni, in periodi diversi (ad
gli altri parametri, presso la superficie
do autunnale corrisponde ad una fase
esempio, a cavallo tra giugno e luglio nel
dell’acqua. L’autunno è caratterizzato
di grande mescolamento delle acque,
2008, nella seconda metà di agosto nel
da eventi di rapida diminuzione della
causato soprattutto dal vento. Si assi-
2009).
temperatura simili a quelli riscontrati in
ste quindi all’instaurarsi di condizioni di
Canarin e Vallona. Questi episodi posso-
quasi omogeneità verticale, con valori
Ciò indica una maggiore suscettibilità
no essere ricondotti a brusche intrusioni
probabilmente determinati dal bilancio
di questa porzione di laguna ad eventi
di aria più fredda portate dalle perturba-
medio dei flussi di acqua sulla regione
meteorologici estremi, quali ad esempio
zioni tipiche del periodo autunnale.
(Precipitazione – Evaporazione + apporto esterno) che mostra, in genere, una
periodi prolungati di caldo o assenza
variabilità interannuale minore.
di vento (condizioni di bonaccia). Que-
La salinità mostra variazioni marcate
sta porzione della laguna è infatti solo
tra i diversi anni di monitoraggio fino al
marginalmente influenzata dal respiro
mese di agosto. Ad eccezione del 2010,
Come in Canarin e Vallona, i dati di sa-
mareale e si trasforma in una pozza ri-
nel periodo autunnale sembra stabilir-
linità indicano acque marcatamente più
stagnante durante episodi di bonaccia. I
si una fase di variabilità interannuale
salate nel 2007, con valori comparabili
dati di ossigeno disciolto, in particolare
estremamente ridotta, con valori che si
nel luglio 2005-2006. Il confronto tra i
l’evento di anossia verificatosi nel tardo
attestano sui 28-29 permille, con varia-
dati del 2008 e quelli del 2009 indicano
agosto 2009, confermano questo qua-
zioni entro poche unità di permille per i
in luglio andamenti tendenziali opposti:
Confronto tra i dati di temperatura (temp), salinità (sal) e ossigeno disciolto (OD)
20
sal (permille)
10
M
G
L
A
S
O
40
20
0
M
G
L
A
S
O
N
OD (mg/L)
OD (mg/L)
G
L
A
S
O
N
G
L
A
S
O
N
G
L
A
S
mese dell’anno
O
N
60
40
20
0
M
15
15
10
5
0
M
30
20
10
M
N
sal (permille)
temp (°C)
30
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Scardovari Mare, sup
40
temp (°C)
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Scardovari Interno
40
G
Figura 4:
confronto tra i
dati misurati nel
sito di Scardovari
Interno nel corso
delle campagne di
monitoraggio
2005-2010.
L
A
S
mese dell’anno
O
N
10
5
0
M
Figure 5: confronto
tra i dati misurati
nel sito di Scardovari
Mare nel corso
delle campagne di
monitoraggio
2005-2010.
27
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Monitoraggio della qualità delle acque nelle
lagune del Delta del Po: analisi dei parametri
chimico-fisici misurati nel qinquennio
2005-2010
si ha infatti una diminuzione nel 2009
La Figura 5 confronta i dati misurati
que in un contesto di variabilità inte-
e un aumento nel 2008. È interessante
nel sito Scardovari Mare, disponibili per
rannuale che prevede differenze fino a
notare i valori di salinità decisamente su
le campagne 2005-2010. Pur mostran-
3-4°C tra i valori misurati nei singoli anni.
livelli bassi misurati all’inizio della cam-
do tratti simili a quelli misurati nella
A differenza della porzione interna della
pagna del 2009 (in concomitanza con
porzione più interna della Sacca (Figu-
laguna, e similmente alle sacche di Cana-
valori elevati di ossigeno disciolto), che
ra 4), sostanziali differenze emergono
rin e Vallona, i massimi di temperatura
possono essere riconducibili sia ad un
a sottolineare le diverse dinamiche ca-
non eccedono la soglia dei 30°C, se non
inverno (quello del 2008-09) particolar-
ratterizzanti le due porzioni di laguna.
sporadicamente.
mente piovoso, sia ad una ricircolazione
L’evoluzione della temperatura è carat-
accentuata delle acque indotta artificial-
terizzata dalla tipica dominanza del ciclo
L’autunno è caratterizzato dai tipici
mente durante quel periodo. A differen-
stagionale sulle altre fonti di variabilità.
eventi di rapida diminuzione della tem-
za della sacca del Canarin e della laguna
È interessante notare come il 2005 sia
peratura riscontrati nelle altre lagune.
di Vallona, i dati di ossigeno disciolto
caratterizzato da quella che potrebbe
L’andamento della salinità mostra varia-
mostrano una certa stagionalità, con
essere descritta come una anticipazione
zioni marcate tra i diversi anni di moni-
una tendenza dei valori minimi ad ac-
del ciclo stagionale, con valori superio-
toraggio fino al mese di agosto. Come
cumularsi nel periodo più caldo (luglio-
ri (inferiori) a quelli misurati negli altri
nella porzione più interna, nel periodo
agosto). A tale periodo di accumulo fa
anni in giugno (agosto).
autunnale sembra stabilirsi una fase di
variabilità interannuale estremamente
seguito una fase di crescita (dell’ordine
ridotta, con valori che si attestano sui
Questa peculiarità si colloca comun-
di diversi mg/l) in settembre.
Confronto tra i dati di temperatura (temp), salinità (sal) e ossigeno disciolto (OD)
2008
2009
2010
sal (permille)
10
M
G
L
A
S
O
40
20
0
M
G
L
A
S
O
N
20
G
L
A
S
O
N
G
L
A
S
O
N
G
L
A
S
mese dell’anno
O
N
40
20
0
M
20
OD (mg/L)
OD (mg/L)
10
5
0
M
2008
2009
2010
30
10
M
N
sal (permille)
temp (°C)
20
Basson
40
temp (°C)
Marinetta
30
G
L
A
S
mese dell’anno
O
N
10
0
M
Figura 7: confronto
tra i dati misurati
nel sito di Basson
nel corso delle
campagne di
monitoraggio
2008-2010.
Figura 6: confronto
tra i dati misurati
nel sito di Marinetta
nel corso delle
campagne di
monitoraggio
2008-2010.
28
Salinità
Proiezione delle variabili nel piano dei fattori (PC1xPC2)
Ossigeno disciolto
Proiezione delle variabili nel piano dei fattori (PC1xPC2)
27-30 permille. Anche in questo caso, il
quelli osservati, nello stesso periodo,
2010 sembra un’eccezione rispetto agli
negli altri anni.
anni precedenti: i valori di salinità sono
tendenzialmente piu bassi. Come in Ca-
La Figura 6 confronta i dati misurati
narin e Vallona, i dati di salinità indica-
nella laguna di Marinetta, disponibili per
no acque marcatamente più salate nel
le sole campagne 2008-2010. L’evolu-
2007, con valori comparabili nel luglio
zione della temperatura è caratterizzata
2005 e 2006 e, per un breve periodo,
dalla tipica prevalenza del ciclo stagio-
anche nel luglio 2010.
nale sulle altre fonti di variabilità. Come
confermato anche dai dati del 2008,
I dati di salinità indicano pure acque
l’autunno è generalmente caratterizza-
leggermente più salate nel luglio-agosto
to da eventi di rapida diminuzione della
2009 rispetto allo stesso periodo del
temperatura simili a quelli riscontrati
2008. I valori di salinità bassi misurati
nelle altre lagune. La salinità non mo-
all’inizio della campagna 2009 avva-
stra in genere variazioni marcate tra i
lorano l’ipotesi di un inverno 2008-09
tre anni di monitoraggio, attestando-
particolarmente piovoso. Come per la
si nel periodo luglio-ottobre su valori
porzione più interna della Sacca, i dati
pari a 27-30 permille. I dati per il 2009
di ossigeno disciolto mostrano una certa
e il 2010 indicano che valori di salinità
stagionalità. In particolare, è da notare
estremamente bassi possono essere
il progressivo depauperamento dell’os-
misurati durante la primavera, in forma
sigeno misurato nel 2009, culminante
sia episodica (come nel 2010), sia di più
a fine agosto, quando si raggiungono
lungo termine (come nel 2009). Questa
valori minimi inferiori di quasi 5 mg/l a
laguna è infatti tra le più esposte all’i-
29
Figura 8: proiezione
delle variabili (in
questo caso le
diverse stazioni
di monitoraggio)
nel piano definito
dalla prima e
dalla seconda
componente
principale (PC1 e
PC2) estratte dai
dati di Salinità e
Ossigeno disciolto.
La posizione (x,y) di
ciascuna variabile
nel piano dei fattori
è una misura della
sua correlazione con
PC1 (coordinata x)
e PC2 (coordinata
y). Il punto “PO”
indica la posizione
della variabile
“portata media
giornaliera del Po a
Pontelagoscuro” nel
piano dei fattori.
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Monitoraggio della qualità delle acque nelle
lagune del Delta del Po: analisi dei parametri
chimico-fisici misurati nel qinquennio
2005-2010
Portata (M^3/S)
Figura 9: portate
medie giornaliere
del fiume Po a
Pontelagoscuro per
il periodo gennaio
2005 – ottobre
2010.
Data (mese/giorno/anno)
nondazione da parte delle acque del
verile e l’inizio dell’estate, per cui sono
riabile multipla considerata in modo da
fiume Po, soprattutto dal Po di Levante,
disponibili dati per i soli 2009 e 2010,
riuscire a semplificare l’interpretazione
che è il collettore del bacino del Fissero,
sono caratterizzati da una crescita ten-
del sistema nel suo complesso. L’anali-
Tartaro e Canalbianco. I dati di ossigeno
denziale della salinità, cui si sovrappon-
si delle componenti principali (o PCA),
disciolto mostrano una certa staziona-
gono comunque ampie fluttuazioni con
in particolare, è una tecnica statistica
rietà nell’arco dell’anno, con valori ge-
frequenze circa settimanali e bisetti-
volta alla semplificazione di un insieme
neralmente nell’intorno di 6-7 mg/l.
manali. I valori di salinità estremamen-
di dati multivariato. Essa consente di
te bassi misurati in giugno confermano
estrarre dall’insieme originale di dati un
La Figura 7 confronta i dati misura-
l’ipotesi di una profonda influenza del
insieme di nuove variabili “latenti” (det-
ti nella laguna di Basson, disponibili,
carattere particolarmente piovoso delle
te componenti principali) attraverso una
come per la stazione in Marinetta, per
primavere 2009 e 2010 sulle dinamiche
trasformazione lineare. Il pregio della
le sole campagne 2008-2010. L’evolu-
lagunari. Questa sacca è infatti tra le più
tecnica consiste nel fatto che le variabili
zione della temperatura presenta i trat-
esposte all’inondazione da parte delle
latenti sono tra loro ortogonali, ovvero
ti tipici riscontrati nelle altre lagune. In
acque del Po, essendo confinante con
descrivono porzioni di variabilità linear-
particolare, le temperature si stabiliz-
il ramo di Pila. I dati di ossigeno disciol-
mente indipendenti, e sono ordinate in
zano sopra i 25°C in luglio ed agosto,
to mostrano una marcata stazionarietà
ordine decrescente di varianza spiegata.
senza mai eccedere (salvo un episodio
nell’arco dell’anno, con valori general-
nel 2010) la soglia dei 30°C. L’autunno
mente nell’intorno di 5-10 mg/l.
Focalizzando l’analisi sulla prima (o
sulle prime) variabili estratte è possi-
è caratterizzato, specialmente nel 2008
e nel 2009, dai tipici eventi di rapida di-
Nel suo insieme, per l’area del Delta
bile dunque ridurre la complessità del
minuzione della temperatura riscontrati
del Po esistono dunque molteplici dati di
fenomeno descritto dai dati di parten-
nelle altre lagune. Il numero limitato di
temperatura, salinità e ossigeno disciol-
za, trascurando contributi minori alla
campagne di nitoraggio disponibili non
to disponibili “simultaneamente” per le
variabilità totale (ovvero le componenti
consente una valutazione chiara della
diverse lagune. Tecniche statistiche di
principali estratte di grado superiore).
variabilità interannuale della salinità.
analisi multivariata consentono di ana-
In questo contributo, si presenta un’a-
Sul lungo termine, si nota una sostanzia-
lizzare, appunto simultaneamente, que-
nalisi PCA condotta, separatamente
le stazionarietà tra agosto e ottobre, a
sti molteplici caratteri, tra loro spesso
per ciascun parametro, sui dati medi
cui si sovrappongono diverse anomalie
interrelati o interagenti, spesso con lo
giornalieri di temperatura, salinità e os-
positive e negative. Il periodo prima-
scopo di ridurre le dimensioni della va-
sigeno disciolto relativi alla campagna
30
Portate del Po (M^3/S)
Confronto Sal - portate del Po: 2008
Sal i ni tà (Pe r mille)
Figura 10: confronto
tra andamento delle
portate del Po a
Pontelagoscuro e
salinità misurata
nelle lagune del
Delta del Po
nel periodo di
monitoraggio del
2008, nel 2009 e
nel 2010. La scala
della salinità è
invertita (asse delle
ordinate a sinistra).
Giorni dell’anno
Portate del Po (M^3/S)
Confronto Sal - portate del Po: 2009
Sa l i n i tà (Per mi l l e)
LEGENDA :
Giorni dell’anno
Sal i ni t à ( Pe r m i l l e)
Portate del Po (M^3/S)
Confronto Sal - portate del Po: 2010
Giorni dell’anno
31
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Monitoraggio della qualità delle acque nelle
lagune del Delta del Po: analisi dei parametri
chimico-fisici misurati nel qinquennio
2005-2010
di monitoraggio 2009. Durante questa
dovari Interno e Marinetta. Ciò implica
sola campagna sono infatti stati raccol-
maggiore variabilità in questo parame-
ti dati in tutte le lagune per un periodo
tro nei valori espressi simultaneamente
sufficientemente lungo (nei diversi para-
nelle diverse lagune. Ciò si traduce in
metri sempre superiore ai tre mesi) da
una prima componente principale (PC1)
rendere l’analisi robusta. In ogni caso,
in grado di spiegare circa il 60% della va-
si discuteranno, ove necessario, anche
riabilità totale della salinità nelle lagune
i risultati dell’analisi PCA condotta sui
del Delta ed associata alla tendenza, co-
dati 2010.
mune a tutte le lagune, ad avere valori di
salinità più bassi nel periodo primaverile
Per la temperatura sono stati consi-
e più elevati nel periodo estivo (Figura 8).
derati nell’analisi i dati misurati durante
i 141 giorni in cui essi sono disponibili per
Tale variabilità si identifica, come
tutte le lagune. I dati sono caratterizzati
la temperatura, con il ciclo stagionale,
da una fortissima correlazione, a confer-
portato
ma di una netta predominanza del ciclo
dal ciclo stagionale degli apporti fluvia-
stagionale e di differenze molto conte-
li e della differenza tra precipitazione
nute, in termini di variazioni relative,
ed evaporazione. Questa ipotesi è av-
nell’evoluzione della temperatura nelle
valorata dalla posizione delle portate
diverse lagune. Questi elevati valori di
medie giornaliere del Po1 nel piano dei
correlazione si traducono nel compu-
fattori, in buona correlazione con PC1 e
to di una prima componente principale
anticorrelazione con i dati di salinità. La
(PC1) largamente dominante la variabili-
seconda componente principale estratta
tà totale, di cui essa spiega il 98.2%. PC1
(PC2) spiega circa il 21% della varianza
descrive la tendenza, comune in tutte le
totale, descrivendo dunque, al contrario
lagune, ad avere temperature al diso-
di quanto osservato per la temperatura,
pra o al di sotto della media (per questo
una parte importante di variabilità del
essa si identifica, in buona parte con il
sistema.
nell’area
fondamentalmente
ciclo stagionale di temperatura). La seconda componente principale estratta
Essa evidenzia l’esistenza di due
(PC2) spiega lo 0.81% della variabilità
comportamenti distinti, l’uno espresso
totale. Essa evidenzia l’esistenza di due
da Vallona e Marinetta, l’altro dalle re-
comportamenti opposti, l’uno espresso
stanti lagune, con Scardovari Interno
da Vallona e Scardovari Interno, l’altro
particolarmente “isolata” rispetto alle
dalle restanti lagune. Date le caratteri-
altre stazioni e in evidente anticorrela-
stiche dei gruppi di stazioni così ottenu-
zione rispetto a Vallona e Marinetta (Fi-
ti, è ipotizzabile che questa componente
gura 8). Date le caratteristiche dei grup-
colga la distinzione tra stazioni vicine e
pi di stazioni così ottenuti, è ipotizzabile
stazioni lontane dal mare.
che questa componente colga la comune dipendenza di Vallona e Marinetta dal
1
I dati di portata media giornaliera del Po sono
forniti da ARPA-Emilia Romagna, Servizio Idrometeorologico. I dati si riferiscono alla sezione di
Pontelagoscuro (FE), che è situata circa 90 chilometri a monte del delta del fiume ed è l’ultimo
sito di misura non affetto dalla marea (per una
descrizione introduttiva ai dati di portata del Po
a Pontelagoscuro vedasi, ad esempio, Zanchettin et al. 2008).
Per la salinità sono stati considerati
regime del Po di Levante. È ipotizzabile
nell’analisi i dati misurati durante i 131
che PC2 descriva anche la risposta delle
giorni in cui essi sono disponibili per tut-
lagune alla direzione predominante del
te le lagune. In questo caso, le correla-
vento durante gli episodi di elevata por-
zioni tra i dati delle diverse stazioni sono
tata fluviale.
anche prossime allo zero, come nel caso
della correlazione tra la salinità in Scar-
32
Per l’ossigeno disciolto sono stati
Confronto OD - portate del Po: 2008
Portate Del Po (M^3/S)
Ossigeno Disciolto (mg/L)
Figura 11: confronto
tra andamento delle
portate del Po a
Pontelagoscuro e
ossigeno disciolto
misurato nelle
lagune del Delta
del Po nel periodo
di monitoraggio
del 2008 (pannello
superiore), nel 2009
(pannello in mezzo)
e nel 2010 (pannello
inferiore).
Giorni dell’anno
Confronto OD - portate del Po: 2009
Portate Del Po (M^3/S)
Ossi g en o D i sci ol to (mg /L)
LEGENDA :
Giorni dell’anno
Portate Del Po (M^3/S)
Ossigeno Disciolto (mg/L)
Confronto OD - portate del Po: 2010
Giorni dell’anno
33
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Monitoraggio della qualità delle acque nelle
lagune del Delta del Po: analisi dei parametri
chimico-fisici misurati nel qinquennio
2005-2010
considerati nell’analisi i dati misurati du-
quella descritta da PC1.
valori di salinità in Basson inferiori al 5
permille.
rante i 126 giorni in cui essi sono disponibili per tutte le lagune. Come per la sa-
L’analisi multivariata ha messo in evi-
linità, i dati afferenti alle diversi stazioni
denza diverse possibili importanti impli-
L’ossigeno disciolto non mostra in
di monitoraggio sono caratterizzati da
cazioni che gli afflussi di acque dolci pro-
genere un chiaro legame con le portate
correlazioni a volte anche molto basse.
venienti dal fiume Po comportano per la
del Po, salvo una sovrapposizione degli
È questo il caso, per esempio, della cor-
variabilità chimico-fisica nelle lagune
andamenti tendenziali nel periodo estivo
relazione tra l’ossigeno disciolto in Ma-
del Delta. I dati di portata del Po misura-
(giugno-agosto) (Figura 11). Il contenuto
rinetta e Basson. Ciò implica una note-
ti nell’arco del periodo 2005-2010 sono
di ossigeno disciolto è infatti fortemente
vole variabilità di questo parametro nei
illustrati in Figura 9. Anche ad una prima
condizionato dalla competizione tra atti-
valori espressi simultaneamente nelle
analisi visiva risulta evidente la tenden-
vità biologica locale, legata fortemente
diverse lagune.
za verso valori di portata progressiva-
alla temperatura, e ventilazione, legata
mente più elevati, con valori massimi
alla circolazione delle acque, a sua vol-
nel 2009 sia per quanto attiene i minimi
ta determinata dagli effetti combinati di
stagionali, sia agli eventi di piena.
marea e vento. Va notato che nel caso
È altresì interessante notare come
la correlazione tra le due stazioni nella
di eventi di piena importante, come quel-
Sacca degli Scardovari indichi che gli
andamenti di ossigeno disciolto nelle
Il minimo assoluto registrato nel pe-
lo nella primavera del 2009, le acque di
porzioni più esterna e più interna con-
riodo 2005-2010 è pari a 168 m3/s, misu-
origine fluviale sono in genere poco ossi-
dividano, linearmente, solo circa il 25%
rati il 22 luglio 2006; il massimo assoluto
genate a causa della notevole turbolen-
della variabilità. Questi valori di correla-
è pari a 7403 m /s, misurati il 2 maggio
za, che le rende torbide, caricandole di
zione si traducono in una prima compo-
2009. È interessante notare altresì che
sedimento e sfavorendo i processi foto-
nente principale (PC1) in grado di spie-
l’inverno/primavera 2008/09 sono sta-
sintetici.
gare circa il 45% della variabilità totale
ti caratterizzati da diversi, importanti
dell’ossigeno disciolto nelle lagune (vedi
eventi di piena del Po con picchi supe-
La loro propagazione nelle lagune,
Figura 8) ed associata alla tendenza, co-
riori a 4000 m3/s. Al contrario, la pri-
che pur può contribuire alla ricircolazio-
mune a tutte le lagune, a mostrare livelli
mavera 2005 è stata caratterizzata da
ne delle acque soprattutto negli strati
di ossigeno disciolto più bassi nel perio-
portate praticamente sempre inferiori a
più superficiali, può essere associata a
do estivo.
2000 m /s, a sottolineare precipitazioni
livelli di ossigeno relativamente bassi
sul bacino sotto la media del periodo.
(come osservato nella primavera 2009
3
3
in Marinetta e Canarin). I risultati dell’a-
La seconda componente principale
estratta (PC2) spiega circa il 20% del-
Le figure 10 e 11 propongono, a tito-
nalisi di lag-correlazione tra portate del
la varianza totale, descrivendo dunque,
lo di esempio, un paragone tra gli an-
Po e salinità e ossigeno disciolto nelle
come per la salinità, una parte impor-
damenti delle portate del Po negli anni
varie lagune del Delta limitatamente al
tante di variabilità del sistema. Essa evi-
2008, 2009 e 2010 e gli andamenti di
periodo aprile-maggio 2009 (non ripor-
denzia l’esistenza di due comportamenti
salinità e ossigeno disciolto misurati ne-
tata qui), caratterizzato dall’evento di
praticamente opposti, l’uno espresso da
gli stessi anni nelle diverse lagune mo-
piena del fiume Po più importante del
Basson e Scardovari, l’altro da Marinetta
nitorate. Le serie storiche di salinità si
periodo di studio, consentono di fare
e Vallona (Figura 8). Date le caratteristi-
sovrappongono, una volta invertita la
luce sulle dinamiche di propagazione
che dei gruppi di stazioni così ottenuti,
scala, agli andamenti delle portata del
delle anomalie aline e di ossigeno di-
è ipotizzabile che, come per la salinità,
Po (Figura 10), ad indicare che periodi di
sciolto nelle diverse lagune.
questa componente colga la forte dipen-
elevata portata coincidono generalmen-
denza di Vallona e Marinetta dal regime
te con una diminuzione della salinità nel-
Per quanto attiene l’ossigeno disciol-
del Po di Levante. La posizione delle
le acque lagunari. Ciò è particolarmente
to, in alcuni casi (Scardovari e, special-
portate medie giornaliere del Po nel pia-
evidente nel caso delle piene tardo-pri-
mente, Basson) si osserva una tendenza
no dei fattori indica che esse giocano un
maverili (aprile-maggio), soprattutto nel
a correlazioni positive quando si impone
ruolo potenzialmente importante nella
2009, quando la piena eccezionale del
un ritardo di qualche giorno ai dati di
variabilità descritta da PC2, ma non in
Po (oltre i 7000 m3/s) ha coinciso con
portata, il che suggerisce che in dette
34
48°N
36°N
36°N
24°N
24°N
.5
36°N
24°N
24°N
Figura 12:
correlazione tra
prima e seconda
componente
principale (PC1 e
PC2) estratte dai
dati giornalieri di
Temp per il 2009
e temperatura
dell’aria al suolo
(pannelli in alto)
per il settore
Euro-Atlantico.
75°W
50°W
25°E
.5
1
1
-1
-0.5
Pannelli inferiori:
come pannelli
superiori, ma per
dati detrendizzati,
ovvero a cui è
stata rimossa
la componente
di variazione di
lungo termine
determinata, nello
specifico, dal
polinomio di secondo
grado di best fit.
35
00
corr coeff
25°E
36°N
00
corr coeff
.5
0°
48°N
25°W
48°N
0°
60°N
25°W
60°N
75°W
72°N
-0.5
00
corr coeff
Correlazione tra Temp PC2 e temperatura dell’aria
(dati detrendizzati)
72°N
-1
-0.5
-1
Correlazione tra Temp PC2 e temperatura dell’aria
(dati detrendizzati)
50°W
75°W
1
50°W
00
corr coeff
25°E
50°W
-0.5
-1
25°E
48°N
0°
60°N
0°
60°N
25°W
72°N
75°W
72°N
25°W
Correlazione tra Temp PC2 e temperatura dell’aria
Correlazione tra Temp PC1 e temperatura dell’aria
.5
1
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
salinita’ (permille)
temperatura (gradi centigradi)
Figura 13: confronto
tra dati medi mensili
di temperatura
dell’acqua, salinità
e ossigeno disciolto
per il mese di luglio
misurati nella stazione
di Scardovari Interno
presso la superficie,
e dati medi mensili
per il mese di luglio
per una selezione di
indici di circolazione
atmosferica di larga
scala (pannello di
sinistra).
ossigeno disciolto (mg/l)
Monitoraggio della qualità delle acque nelle
lagune del Delta del Po: analisi dei parametri
chimico-fisici misurati nel qinquennio
2005-2010
an n o
anno
anno
anno
lagune l’ingresso di acque dolci possa
per la variabilità e l’eterogeneità delle
questo caso, per facilitare ulteriormente
contribuire, nel medio termine, a dina-
variabili considerate nell’area deltizia.
la lettura delle strutture spaziali di cor-
micizzare la circolazione.
Bisogna notare che la meteorologia lo-
relazione, PC1, che era inversamente
cale (temperatura, precipitazioni, venti,
correlata con i dati originali (Figura 8),
Va comunque notato anche il caso
eccetera) è intrinsecamente legata alle
è stata invertita prima dell’analisi di
di Canarin, dove la piena del Po sembra
dinamiche meteorologiche di più larga
correlazione. L’analisi è effettuata con-
essere associata piuttosto ad una ridu-
scala (vedi, ad esempio: Zanchettin at
siderando tutti i giorni per cui PC1 e PC2
zione ritardata del tenore di ossigeno
al., 2009).
sono state calcolate.
disciolto.
È interessante, a titolo di esempio,
Le strutture spaziali (pattern) di cor-
Ciò conferma la complessità delle
confrontare i dati di temperatura dell’ac-
relazione della temperatura in Figura 12
possibili interazioni tra portate del Po e
qua misurati nelle lagune del Delta del
(pannelli superiori) indicano che PC1 è
le singole lagune, determinata non solo
Po nell’arco dell’anno 2009 con i dati
ben correlata, come peraltro intuibile,
dall’influenza delle acque fluviali sull’i-
dell’aria al suolo disponibili su griglia per
con la temperatura nell’area Mediterra-
drodinamica locale, ma anche da altri
il settore Euro-Atlantico. I dati climatici
nea (specialmente il bacino occidentale)
importanti parametri di qualità quali, ad
sono i dati medi giornalieri di rianalisi
e dell’Europa centrale. PC1 è anche ben
esempio, la torbidità. Per quanto attie-
‘NCEP/NCAR reanalysis 1’ (Kalnay at al.,
correlata con la temperatura osservata
ne la salinità, nonostante le correlazio-
1996) per il periodo dal 01/01/2009 al
lungo la costa orientale nordamericana,
ni risultino significative nel solo caso di
31/12/2009. I dati sono forniti da NOAA/
fino alla porzione più interna del Mare
Marinetta, si può affermare che la piena
OAR/ESRL
Colorado,
del Labrador. Il pattern di correlazione
del Po in esame ha contribuito ad una
USA, e sono accessibili presso il sito:
si estende lungo le coste della Groenlan-
generale riduzione della salinità nelle
www.esrl.noaa.gov/psd.
dia, ma correlazioni prossime allo zero
PSD,
Boulder,
sono riscontrate sopra l’Atlantico tropi-
diverse lagune.
Al fine di facilitare la descrizione delle
cale e nord-orientale, che risulta invece
fortemente correlato con PC2.
L’analisi di lag indica che le variazioni
relazioni fra le due variabili, si è prefe-
nei segnali di portata e salinità sono in li-
rito utilizzare le componenti principali
nea di massima contemporanee, con un
estratte dai dati di temperatura dell’ac-
Questa distinzione di comportamento
leggero anticipo del segnale di portata
qua nelle lagune del Delta del Po (PC1 e
pare particolarmente interessante, dato
(un paio di giorni) nel caso delle lagune
PC2), piuttosto che i dati originali. Que-
che sottolinea come l’evoluzione (anche
di Basson e Canarin. Fattori locali, quali
sto consente, infatti, di limitare la de-
stagionale) del clima euro-mediterraneo
l’afflusso di acque dolci di origine flu-
scrizione a due sole variabili, in grado di
dipenda fortemente dalla generazione
viale associato ai diversi regimi ventosi,
descrivere la maggior parte della varia-
delle perturbazione atlantiche, che av-
sono dunque estremamente importanti
bilità totale espressa dai dati originali. In
viene, per l’appunto, preferibilmente
36
Anomalie di temperatura dell’aria periodo 2005-2010, DGF
-5
-4
-3
-2
-1
0
1
2
3
4
Anomalie di temperatura dell’aria periodo 2005-2010, GLA
5
-1.5
-1
0
0.5
1
1.5
2
anomalia (gradi centigradi)
anomalia (gradi centigradi)
Figura 14: anomalie
di temperatura
dell’aria per il
periodo invernale
(dicembre-febbraio,
pannello di sinistra)
ed estivo (giugnoagosto, pannello
di destra) durante
il periodo 20052010 rispetto alla
climatologia degli
ultimi 60 anni circa.
-0.5
lungo la costa orientale nordamericana.
griglia. Si è deciso dunque di effettuare
Un’analisi di correlazione simile effet-
un ulteriore studio su dati detrendizzati,
tuata considerando PC1 e dati su griglia
ovvero a cui è stata rimossa la compo-
di pressione al livello del mare individua
nente di variabilità di lungo termine (in
una struttura dipolare sopra il Nord At-
questo caso coincidente con la stagiona-
lantico, costituita da un centro di corre-
lità), in modo da caratterizzare le rela-
lazione negativa sopra la Scozia, e una
zioni tra dinamiche locali e di larga scala
cintura di correlazioni positive sopra il
di frequenza maggiore, particolarmente
Nord Atlantico subtropicale. Il dipolo
dalla scala plurigiornaliera a quella set-
così individuato ricorda la fase positiva
timanale/plurisettimanale.
di una teleconnessione (ovvero un modo
di variabilità di larga scala dell’atmosfe-
In questo caso (vedi pannelli inferiori
ra) ben nota in climatologia con il nome
in Figura 12), il legame tra PC1 e tempe-
di East-Atlantic pattern (o EA).
ratura dell’aria diventa molto più locale,
con un centro di forte correlazione posi-
È evidente che queste correlazioni
tiva sopra l’Italia, a cui si associa, a sud-
dipendono fortemente dalla stagionali-
est una cintura di correlazioni negative.
tà prominente sia in PC1, sia nei dati su
Questa struttura corrisponde ad una
37
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Monitoraggio della qualità delle acque nelle
lagune del Delta del Po: analisi dei parametri
chimico-fisici misurati nel qinquennio
2005-2010
Conclusioni
anomalia positiva di pressioni al livello
tendenza alla diminuzione, con quella
del mare sopra lo Ionio, che contribuisce
di NAO, WP e PNA. Le dipendenze, più
ad una circolazione di tipo anticiclonico
o meno marcate a seconda del parame-
Dal 2005 sono state condotte cam-
che trasporta aria calda di orgine africa-
tro analizzato, delle dinamiche locali con
pagne annuali di monitoraggio della
na verso il Nord Italia e aria continentale,
quelle di larga scala suggeriscono che la
qualità dell’acqua nell’area del Delta del
più fredda, dai Balcani verso l’Egitto. Nel
comprensione di queste ultime e la loro
Po. Esse hanno riguardato un numero
tentativo di raccogliere ulteriori indizi a
contestualizzazione con gli andamenti
via via crescente di lagune, fino allo sta-
supporto dell’ipotesi di un forte legame
di un periodo temporale più lungo siano
to attuale del sistema di monitoraggio
tra dinamiche atmosferiche di larga sca-
propedeutiche per la comprensione del
costituito da sei siti di misura in Scardo-
la e variazioni nelle caratteristiche del-
carattere di tipicità, piuttosto che di ec-
vari (due siti di misura), Canarin, Basson,
le acque nelle lagune del Delta, è stato
cezionalità, di quanto osservato nei dati
Marinetta e Vallona.
effettuato un confronto delle evoluzioni
delle lagune del Delta per i pochi anni
interannuali dei valori medi mensili per
finora a disposizione.
il mese di luglio per temperatura, sali-
I dati di temperatura, salinità e ossigeno disciolto attualmente disponibili
nità e ossigeno disciolto nella laguna di
La Figura 14 illustra le anomalie di
costituiscono un’importante fonte di
Scardovari Interno (presso la superficie)
temperatura dell’aria media invernale
informazioni per la comprensione delle
con una selezione di indici atmosferici di
ed estiva per gli anni 2005-2010 rispetto
dinamiche chimico-fisiche e biologiche
larga scala.
al loro valore climatologico per gli ulti-
nelle varie lagune, e per una loro effi-
mi 60 anni circa (dati NCAR Reanalysis).
ciente gestione.
Questi sono: i già citati indici NAO
Nel contesto europeo, in inverno è evi-
ed EA, l’indice Pacific-North American
dente la presenza di temperature no-
Questo studio ha dimostrato che mol-
(PNA),
East-Atlantic/Western
tevolmente superiori alla media nella
to si può leggere nei dati disponibili circa
Russian (EAWR) e l’indice Scandinavian
regione Scandinava e nell’Europa più
le caratteristiche del sistema “Delta del
(SCA). I valori mensili di questi indici
continentale, associata a temperature
Po”. In particolare ha evidenziato l’esi-
sono resi disponibili dalla NOAA-Climate
inferiori alla media sulla penisola Iberica
stenza di una marcata eterogeneità tra
Prediction Center presso il sito: www.
e sull’Africa nord-occidentale.
le varie lagune, ma anche all’interno di
l’indice
cpc.ncep.noaa.gov/data/teledoc/te-
ciascuna di esse, e ha identificato com-
lecontents.shtml. La scelta di limitare
Temperature sopra la media sono
ponenti importanti di variabilità interan-
l’analisi al solo mese di luglio e alla sola
osservate anche sopra lo Ionio e più in
nuale, locale ma anche legata a dinami-
stazione di Scardovari Interno è legata al
generale sopra il bacino del Mediter-
che di grande scala.
fatto che per questo mese e per questa
raneo orientale. In estate si osservano
stazione sono disponibili dati medi gior-
temperature quasi ovunque superiori
nalieri in numero sufficiente da garan-
alla media, con anomalie prossime a un
nell’opera di monitoraggio ed estendere
tire un valore medio mensile credibile.
grado centigrado nelle zone dello Io-
nello spazio e nel tempo le serie di dati
Dato il numero esiguo di dati disponibili,
nio e del Basso Adriatico. Uno sguardo
osservati. Il perfezionamento di modelli
ci si limita ad una ispezione visiva e ad
a scala emisferica ai dati stagionali di
numerici per lo studio dell’idrodinamica
una discussione qualitativa degli anda-
temperatura dimostra che le anomalie
di aree lagunari, permettendo di acqui-
menti.
di temperatura osservate nel settore
sire una conoscenza via via più profon-
Europeo fanno parte di una tendenza
da delle dinamiche e della variabilità
È
dunque
essenziale
proseguire
Il confronto è illustrato in Figura 13,
più globale. In questo senso, le cam-
locale, contribuirebbe, nel contempo, a
dove si può notare una somiglianza
pagne di monitoraggio condotte nelle
migliorare la qualità del sistema di mo-
dell’andamento della temperatura con
lagune del Delta del Po tra il 2005 e
nitoraggio, ad esempio ottimizzando la
quello degli indici EA, WP (correlazione
il 2010 consentono dunque di dispor-
scelta della posizione dei siti di misura e
inversa) e PNA (correlazione inversa)
re, oggi, di dati ambientali che si rife-
rendendo anche possibile l’approccio ad
e dell’andamento della salinità e, si-
riscono ad un periodo particolarmente
una fase di analisi propedeutica allo svi-
milmente, dell’ossigeno disciolto, co-
importante per le condizioni climatiche
luppo di capacità predittive dei fenome-
munque caratterizzati da una marcata
sia regionali, sia globali.
ni estremi nelle lagune del Delta del Po.
38
Bibliografia
Kalnay et al., 1996: The NCEP/NCAR 40-year reanalysis project, Bull. Amer. Meteor. Soc., 77, 437-470
Zanchettin, D., Traverso, P., Tomasino, M., 2008. Po River discharge: an initial analysis of a 200-year
time series. Clim. Ch., doi: 10.1007/s10584-008-9395-z, Vol 89(3-4), 411-433
Zanchettin, D., A. Rubino, P. Traverso, and M. Tomasino, 2009. Teleconnections force interannual-todecadal tidal variability in the Lagoon of Venice (northern Adriatic), J. Geophys. Res., 114, D07106,
doi:10.1029/2008JD011485
39
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Molluschicoltura nelle lagune del Delta del Po
veneto: aspetti socio-economici
_STUDI E RICERCHE
MOLLUSCHICOLTURA
NELLE LAGUNE DEL
DELTA DEL PO VENETO:
ASPETTI SOCIO-ECONOMICI
FRANCESCO DONATI
Libero docente di Economia e Politica Agraria
ELENA FABBRO
Università di Udine
La ricerca indaga sui costi e i benefi-
Per tali caratteristiche presentano un’e-
ci delle attività di vivificazione lagunare
levata variabilità, sia nel tempo sia nello
a fini multipli condotte dal Consorzio di
spazio, dei principali caratteri chimico-
Bonifica Delta Po. Viene stimato il bene-
fisici ed idrologici: temperatura, salinità e
ficio dell’attività di vivificazione lagunare
concentrazione dell’ossigeno.
e si procede al calcolo del massimo sfor-
zo finanziario che i produttori potrebbe-
L’alto carico di nutrienti che ricevono,
ro sostenere a parziale copertura di tali
soprattutto con gli apporti di acqua dolce
costi. Si indaga inoltre sulla possibilità
dei fiumi, insieme alle particolari modali-
di ampliamento della base produttiva
tà di sedimentazione, accumulo e decom-
a Tapes in Sacca degli Scardovari.Tale
posizione del detrito organico sul fondo,
ampliamento avrebbe come obiettivi il
favorisce il verificarsi di crisi distrofiche
raggiungimento di un livello di reddito
che, nel periodo estivo, rappresenta-
sostenibile per gli addetti e l’aumento del
no una delle principali fonti di disturbo
valore aggiunto locale nell’area del Delta
dell’habitat. Nell’ultimo triennio, il Con-
del Po. Una maggiore superficie produtti-
sorzio di Bonifica Delta Po ha effettuato
va a Tapes, pari a 240 ha, consentirebbe
negli ambiti lagunari opere idrauliche
di raggiungere, secondo nostre stime,
a fini di vivificazione, con investimenti
entrambi gli obiettivi. A conclusione del
nell’intorno di 2-3 milioni di euro l’anno.
lavoro si effettua un’analisi della filiera
Tali lavori hanno permesso una discreta
delle Tapes nel Polesine e della multi-
conservazione, favorendo altresì la pro-
funzionalità operativa dei pescatori del
duttività delle Tapes, pur in assenza di
comparto.
specifici ampliamenti della base produttiva.
Introduzione
Obiettivi della ricerca
La costa italiana dell’Adriatico, per
gran parte della sua estensione è carat-
Le lagune, le valli e le zone umide in
terizzata da fondali di origine alluvionale,
genere, oltre a essere ambienti acquico-
poco profondi e prevalentemente sab-
li produttivi caratterizzati da un’elevata
biosi o sabbioso-fangosi. Le lagune del
diversità biologica, sono altamente in-
Nord Adriatico, tra cui tipica è quella di
stabili per cui, qualora non sia assicurata
Venezia, hanno avuto origine a partire da
una costante gestione da parte dell’uo-
6.000 anni fa quando, nel periodo post
mo, sono destinate a ritornare in tempi
glaciale wurmiano, il mare invase la pia-
rapidi alle condizioni iniziali. Da sempre
nura alto adriatica originando l’attuale
sono state sede di attività diverse (pesca,
conformazione costiera. In questo modo,
caccia, agricoltura, artigianato minore),
come tutte le lagune costiere, anche
accomunate da una forte dipendenza
quelle dell’Adriatico settentrionale, sono
dall’ambiente e da una reciproca compa-
divenute ambienti acquatici caratterizza-
tibilità di funzioni.
ti da una salinità variabile e dall’essere separati dal mare aperto da banchi sabbiosi
Nel Delta del Po, dopo secoli di con-
o da lingue di terra. Più in particolare, le
tinui interventi, questi hanno raggiunto
lagune deltizie, le baie formate dai grandi
una condizione di sufficiente equilibrio,
estuari e le paludi costiere possono es-
frutto di un rapporto “fisiologico” tra ter-
sere considerate zone di transizione tra
ritorio, naturalità dei suoi elementi fisici,
l’habitat di acqua dolce e quello marino1.
regimazione idrica e gestione a fini eco-
40
Figura 1: lo studio
riguarda sia le
attività del primario
(allevamento
e pesca) che le
implicazioni nella
filiera (lavorazione,
distribuzione e
vendita).
41
Le Lagune del Delta del Po
Numero
Ottobre 2013
1 - 2010
Molluschicoltura nelle lagune del Delta del Po
veneto: aspetti socio-economici
Zone di pesca delle Tapes
Resa effettiva 2006-08
(kg/m2)
Tapes per sito lagunare
(%)
423,56
0,72
29%
111,36
0,79
8%
Specchio acqueo
(ha)
Superficie produttiva
(ha)
1.653,00
703,00
Caleri e Marinetta
Vallona
3.000,00
320,00
1,52
32%
Barbamarco
800,00
50,00
3,53
17%
Canarin
850,00
50,00
2,99
14%
Basson
375,00
0,00
0,00
0%
Totale Lagune Delta Po Veneto
7.381,00
854,92
1,23
100%
Lagune Consorzio Pescatori Polesine
5.025,00
320,00
2,06
63%
Scardovari
Tabella 1: superfici e produzioni di Tapes nel
Delta polesano.
nomici. Si è venuta instaurando, quindi,
Valore Economico Territoriale
una stretta complementarietà tra attività produttive (pesca e caccia), funzioni
Oltre ai valori economici generati dal-
ecologico-ambientali e difesa idraulica;
le attività del primario (produzione e pe-
queste ultime sono state sinora assicura-
sca), l’indagine ha preso in esame anche
te da periodici scavi di canali e interventi
gli altri segmenti, pervenendo alla stima
di salvaguardia e controllo dei siti emer-
del Valore aggiunto dell’intera filiera. I
si o bonificati. Preso atto dell’alto valore
dati e le considerazioni che emergono
produttivo e di esistenza di queste zone,
potranno quindi rappresentare un impor-
già avvertito anche grazie alle azioni di
tante punto di partenza per quanti posso-
vivificazione, è stata promossa una ri-
no essere chiamati valutare gli effetti di
cerca sugli aspetti socio-economici degli
modificazioni di vario genere in ambienti
ecosistemi delle Zone umide nel Delta
lagunare, attribuibili o meno a cause an-
Polesano; essa si propone essenzialmen-
tropiche.
te due obiettivi:
- valutare i costi e i benefici degli in-
Venericoltura in ambito lagunare
terventi effettuati od effettuabili a fini di
conservazione e di valorizzazione produttiva;
I molluschi sono stati fra i primi organismi acquatici a conoscere un si-
- stimare, per linee generali, il Valore
stematico sfruttamento. La consape-
Economico Territoriale della molluschi-
volezza del loro valore alimentare ha
coltura e della sua filiera in ambiti lagu-
indotto l’uomo ad approfondire i modi
nari.
di raccolta, allevamento e utilizzazione.
La molluschicoltura si occupa dell’alleva-
Valutazione dei costi e benefici
mento dei molluschi eduli e comprende
la venericoltura, la mitilicoltura, la petti-
Le aree di riferimento per l’elaborazio-
nicoltura e la ostreicoltura; può conside-
ne del modello sono le lagune già sede di
rarsi attività di acquacoltura estensiva,
importanti interventi idraulici a cura del
ovvero una forma di allevamento e/o di
Consorzio di Bonifica Delta Po. Le analisi
produzione assistita, che si basa sull’uti-
riguardano essenzialmente il comparto
lizzo delle risorse trofiche naturali degli
Tapes, per il quale ci si propone di fornire
ecosistemi.
informazioni utili a fini di decisioni d’investimento produttivo, di conservazione e
di sviluppo del territorio.
42
Nell’allevamento dei molluschi la produttività varia in funzione delle caratte-
Tapes per m2 of productive surface area (kg)
Caleri e
Marinetta
Vallona
Scardovari
Barbamarco
Canarin
Basson
ristiche ambientali (contenuto nutritivo
produzione di vongole e la produzione
delle acque e loro velocità di ricambio)
nazionale ammonta a 10.500 tonnellate
e delle modalità di gestione e tutela
annue di Tapes. La Laguna di Venezia ne
messe in atto dagli operatori. Nell’Alto
fornisce circa il 47%, quella del Delta del
Adriatico, l’esigenza di individuare ade-
Po ferrarese il 31% e quelle del Delta del
guate soluzioni per l’allevamento della
Po veneto il 20%. Inoltre, queste ultime
vongola filippina emerse già a metà de-
lagune, rivestono un ruolo strategico an-
gli anni ’80, quando lo stock di vongo-
che per l’elevata qualità del prodotto, ap-
la verace nostrana rischiò di esaurirsi.
prezzato sulla maggior parte dei mercati
Total
Delta Polesano
Lagoons
Consorzio
Pescatori
Lagoons
Figura 2: resa media
delle lagune (in kg
di Tapes per m2 di
superficie effettiva).
di destinazione.
La venericoltura conobbe un rapido
sviluppo grazie all’introduzione in Laguna di Venezia (1983) della Tapes phi-
Lagune del Delta del Po:
superfici e produzioni
lippinarum2 (vongola filippina), specie
che si estese rapidamente alla maggior
L’indagine ha considerato sia le super-
parte delle lagune Alto-adriatiche (Vene-
fici complessive degli specchi lagunari sia
zia, Marano, Caleri e Delta del Po). Oggi,
quelle effettivamente destinate a fini pro-
l’Italia è il primo Paese europeo per
duttivi. Nell’insieme si contano 7.381 etta-
Produzione Totale Consorzio
Produzione in Sacca Scardovari
100.00 0
92.378
90 .000
80 .000
Produttiva (qli)
76.630
68.747
72.376
70 .000
65.109
60 .000
50 .000
50.628
40 .000
41.749
30 .000
56.142
46.980
49.148
41.861
33.313
35.796
40.172
34.493
30.515
28.433
20 .000
13.668
10.000
11.739
32.951
38.632
40.620
36.011
30.733
26.476
25.409
14.655
0
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
43
2008
Figura 3: produzione
di Tapes (qli) afferite
al Consorzio di
Scardovari dal 2000
al 2008 (dati R.
Rossi, Università di
Ferrara).
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Molluschicoltura nelle lagune del Delta del Po
veneto: aspetti socio-economici
ri di specchi acquei, di cui l’11,6% (854,92
produttivo, quanto dal criterio assunto
Il Consorzio di Bonifica, attraverso
ha) risulta effettivamente produttivo a
nella definizione di area effettivamente
sistematici interventi di vivificazione la-
fini di Tapes. L’incidenza delle aree pro-
produttiva. In particolare, la percentua-
gunare, concorse così a migliorare la si-
duttive sulla superficie totale delle lagu-
le di superficie produttiva risulta elevata
tuazione di queste lagune. Al momento
ne (Tabella 1) assume un valore nullo nel
nelle aree di Caleri e Marinetta e nella
attuale, oltre ad un sistematico piano di
Basson, mentre arriva ad un massimo del
Vallona Sud (rispettivamente 25,6% e
vivificazione, i pescatori e le comunità lo-
29% nelle zone Nord (insieme di Caleri e
15,8%); viceversa, nelle zone in cui ope-
cali auspicano anche interventi di svilup-
Marinetta). In particolare, il livello di inci-
rano le cooperative del Consorzio Pe-
po ed ampliamento della base produttiva.
denza è relativamente basso nelle lagune
scatori, si scende al 6,4%.
Il grafico che segue illustra infine l’andamento delle produzioni di Tapes nel Delta
gestite dal Consorzio Pescatori Polesine:
6,4% in media, con un massimo del 7,3%
Fatta questa premessa si osserva che
a Scardovari ed un minimo del 5,9% nella
la resa a metro quadrato effettivo è mas-
Tapes della Sacca degli Scardovari pre-
Sacca del Canarin.
sima nella Laguna del Barbamarco (3,53
sentano oscillazioni meno ampie rispetto
polesano, (2000–2008). Le produzioni di
kg); a seguire viene la Sacca del Canarin
agli altri ambiti; ciò mette in rilievo come
La produzione di Tapes delle lagune
(2,99 kg), la Sacca degli Scardovari (1,52
questa laguna rappresenti un ambito di
è stata stimata a partire da dati forniti
kg); la Vallona (0,79 kg) e l’insieme di Ca-
valenza strategica per tutta la venericol-
dai pescatori, con nostre integrazioni3
leri e Marinetta con 0,72 kg. Il Basson è
tura del Delta del Po.
e ammonta, nel triennio 2006-2008, a
una laguna in cui la pesca alle Tapes si
105.176 quintali annui: il 28,9% proviene
pratica solo quando non sussistono ade-
dalle Zone Nord, l’8,4% dalla Vallona e il
guate condizioni di operatività nel Cana-
restante 62,7% nelle zone di pertinenza
rin o nel Barbamarco; le 25 tonnellate
Nel loro lavoro, i pescatori e/o alleva-
del Consorzio Pescatori di Scardovari 4.
annue di Tapes che ivi si pescano, sono
tori di Tapes, utilizzano natanti (barchini)
La produzione del Consorzio può essere
state quindi ripartite in parti uguali tra
che imbarcano di norma due addetti. Alla
ripartita in: 33.350 quintali di Tapes in
gli apporti delle altre due lagune.
fine di ogni operazione di raccolta, effettuano una prima lavorazione del pro-
Sacca degli Scardovari, 17.641 quintali
nella Laguna di Barbamarco e 14.969
quintali nella Sacca del Canarin.
Forza lavoro nel comparto Tapes5
La produttività delle Tapes, negli ul-
dotto, in apposite piattaforme o capanni.
timi anni, ha conosciuto tuttavia consi-
A valle, seguono le altre fasi della filiera:
stenti oscillazioni. L’anno meno produt-
lavorazione e selezione; depurazione,
Da sottolineare che la Sacca degli
tivo è stato il 2003 quando, secondo uno
confezionamento; trasporto e vendita.
Scardovari, con 320 ettari circa di orti,
studio del prof. Remigio Rossi dell’Uni-
Il Consorzio Pescatori depura e lavora
concorre per il 63% circa delle Tapes
versità di Ferrara, vennero valutati ido-
presso i propri impianti di Scardovari
del Delta. Passando dalle produzioni
nei alla venericoltura solo 300 ettari
quasi tutto il prodotto dei suoi soci. Le
totali alle rese unitarie, occorre proce-
di specchi acquei, con una contrazione
Tapes delle altre zone sono invece avvia-
dere con una certa cautela, che non di-
di superficie utile del 50% rispetto al
te a centri di lavorazione che hanno sede
pende tanto dall’inattendibilità del dato
1999.
a Chioggia o in altre località.
Occupati
Classi di età (anni)
Genere
Totali
Per zona
< 30
31 - 45
46 - 60
> 60
Maschi
Femmine
Cooperative Zone Nord
241
13,36%
17,30%
45,30%
30,70%
6,70%
94,20%
5,80%
Consorzio Cooperative Scardovari
1.496
82,93%
15,90%
44,10%
33,10%
6,90%
49,20%
50,80%
Totale Cooperative
1.737
96,29%
16,20%
44,40%
32,50%
6,90%
59,80%
40,20%
Privati e Vallona
67
3,71%
15,60%
45,00%
32,10%
7,30%
100,0%
0,00%
Totale pescatori Tapes
1.804
100,0%
16,20%
44,40%
32,50%
6,90%
62,00%
38,00%
Tabella 2: occupati nella pesca-allevamento
di Tapes nel Delta polesano.
44
AMBITI
FUNZIONI
Singolo operatore
Consorzio Pescatori
(solo pescatori di lagune della
zona Sud)
Cooperativa
Possesso e gestione parco natanti
Fa capo al singolo pescatore
Gestisce le pratiche amministrative
Eventuale informazione in merito
all’ottimizzazione dei mezzi
Semina delle Tapes
Effettua materialmente l’operazione
di semina
Si stilano i piani di concerto con il
Consorzio
Stila i piani di semina, provvede
all’acquisto dello stesso ed anticipa il
costo del seme
Raccolta delle Tapes
Fa capo al singolo pescatore
Si realizzano i piani di raccolta
Insieme alla Cooperativa si realizzano
i piani di raccolta
Depurazione Tapes e loro vendita
-
Nelle lagune della zona Nord e per i
privati si tratta di funzioni svolte da
altri organismi
Operatore diretto di trasformazione e
depurazione; vende il prodotto finito
di sua competenza
Assunzione di rischio
Rischio produzione e di gestione della
pesca
In apparenza non si configurano
rischi specifici
Si assume i rischi industriali e commerciali
Gestione vivai di allevamento
Effettua materialmente l’operazione
-
Nelle aree di sua competenza
fornisce anticipazioni finanziarie e
know-how
Assistenza tecnica
-
-
Nelle aree di sua competenza gestisce l’assistenza tecnica
Laboratorio
-
-
Gestito dal Consorzio nelle aree di
sua competenza
Tabella 3: filiera delle Tapes: funzioni e livelli
di competenza.
Nel primario Tapes, nel Delta polesa-
ni e il 38% donne. Circa il riparto per clas-
tura, consentirebbero di avviare attività
no, a fine 2009, l’occupazione risultava
si di età, il 50,6% ha meno di 45 anni ed
per il tempo libero e per una più efficiente
pari a 1.804 unità; per il 96,29% pesca-
16,2% meno di 30 anni. La percentuale di
conservazione e gestione delle risorse.
tori associati in cooperative e per il 3,71%
anziani sopra i 60 anni è molto contenuta
addetti presso aziende private. Circa il
e si aggira nell’intorno del 7%. L’elevata
I futuri piani di intervento del Consor-
riparto degli occupati per zona di pesca,
componente giovanile consente di ipotiz-
zio di Bonifica, quelli delle cooperative
il 13,36% opera nelle lagune della Zona
zare sia strategie di crescita produttiva
dei pescatori e quelli del Parco del Delta,
Nord, l’82,93% nelle lagune di pertinenza
sia aspettative di sviluppo territoriale. In
devono pertanto trovare momenti sintesi
del Consorzio Pescatori (Sacca, Barba-
particolare, nella Sacca degli Scardovari,
comune, nell’ottica di una valorizzazione
marco, Canarin e Basson), ed il 3,71% nel-
si potrebbero prevedere interventi a fini
produttiva correlata alla tutela dell’eco-
la zona della Vallona. In merito al riparto
multipli che, oltre ad assicurare un mag-
sistema. Non va dimenticato che vene-
degli attivi per genere, il 62% sono uomi-
gior sviluppo della filiera della venericol-
ricoltura e molluschicoltura dipendono
Tapes production
(2006-2008)
(q)
Tapes GMP
(2006-2008)
P=2,4 € / kg
(Millions of €)
Tapes GMP
(2006-2008)
P= 3,0 € / kg
(Millions of €)
Workers
(n)
GMP/ Worker
P=2,4 € / kg
GMP/ Worker
P=3,0 € / kg;
Delta polesano
Lagoons total
105.175,9
25.242
31.553
1804
13992
17491
Consorzio Pescatori Polesine
Lagoons total
65.960,0
15.830
19.788
1.496
10582
13227
Tabella 4: produzione di Tapes e sua PLV: lagune
del Delta polesano.
45
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Molluschicoltura nelle lagune del Delta del Po
veneto: aspetti socio-economici
dal fattore naturale, che va utilizzato in
di imbarcazioni con motori potenziati
modo da assecondare i cicli e le produzio-
(110–120 CV); questo permette maggiore
ni naturali, per assicurare una produzio-
rapidità, ma si hanno più elevati consumi
ne economicamente sostenibile ed una
di carburante, conseguentemente mag-
occupazione stabile nel tempo.
giori costi.
Sistemi di pesca alle Tapes e
organizzazione della filiera ai
primi livelli
I pescatori di Tapes svolgono in forma
di ditta individuale l’attività di raccolta;
sono invece associati in cooperative nelle
altre fasi di gestione. Le cooperative pia-
I barchini sono in genere provvisti di
nificano il lavoro dei singoli, al fine di ave-
motori della potenza di 40 CV. Il parco im-
re una raccolta sostenibile e di contenere
barcazioni per la pesca alle Tapes supera
i rischi tecnici e di impresa. Il Consorzio
il migliaio, mentre ammonta a 700 mezzi
Pescatori di Scardovari è quindi un orga-
quello delle cooperative aderenti al Con-
nismo di terzo livello che, oltre a fornire
sorzio Pescatori. Negli ultimi anni, grazie
assistenza ai soci (cooperative e singoli),
anche all’erogazione di specifici contribu-
si occupa soprattutto della lavorazione e
ti, sono state acquistate una quarantina
della commercializzazione dei prodotti.
Nello schema che segue si riassumono
le varie funzioni assolte dai vari attori,
all’interno della filiera Tapes.
Prodotto lordo vendibile e
scenari produttivi
La Produzione Lorda (PLV) del segmento primario Tapes, nel Delta polesano e nel triennio 2006-2008, è stata stimata a due livelli di prezzo:
RN bp 3,0 €/kg (€/addetto)
- 2,4 €/kg, che corrisponde al prezzo medio alla produzione a fine 2009; a
questo livello di prezzo la PLV risultava
25,242 milioni di €;
- 3,0 €/kg, corrispondenti al prezzo
medio del triennio 2006-2008; in tal
distribuzione. La PLV annua per addetto,
caso la PLV risultava 31,553 milioni di €.
valutata al prezzo di 2,4 €/kg, è stata
Il calcolo della PLV a due livelli di prez-
Figura 4: RN di
breve periodo
( Tapes al prezzo di
3,0 €/kg).
stimata in media 13.992€, con minimo di
zo mette in rilievo gli effetti della crisi
10.582€ per i soci del Consorzio Pescato-
del settore al momento dell’indagine. Si
ri di Scardovari. Poiché si tratta di ricavi,
tratta di una crisi ritenere abbastanza
non di redditi, per conoscere questi ulti-
ricorrente che, a nostro giudizio, dipen-
mi, occorre togliere i costi di produzione6.
de sia da uno sfasamento tra domanda
Tali costi sono stati calcolati, sia nella si-
ed offerta con eccesso di prodotto che
tuazione di breve periodo (considerando
determina bassi prezzi delle Tapes, ma
solo quelli variabili7) sia in lungo periodo
anche da un inadeguato potere contrat-
(costi variabili e costi fissi). Preso atto
tuale dei produttori a fronte di una situa-
della situazione riscontrata alla fine del
zione di quasi oligopolio nell’ambito della
2009, fu stabilito di assumere come rife-
46
Figura 5: allevamenti
di cozze nella Sacca
degli Scardovari.
rimento il parametro del Reddito Netto di
dentemente questo non era un Reddito
corre maggiormente a determinare le
breve periodo (RNbp).
netto sostenibile; si calcolò all’epoca che
condizioni di sostenibilità economico-
occorresse una integrazione di almeno
sociale. I nostri conteggi vennero quindi
2.500 € annui/addetto, per raggiungere
formulati in corrispondenza di 3,0 €/kg di
la soglia di sostenibilità.
Tapes. Il RN di breve periodo risultò quin-
I costi medi variabili per addetto, nella media delle lagune, furono valutati in
di, per l’intero Delta polesano, 14.617 €
2.873€ (2.173€ per i soci del Consorzio
Pescatori Polesine). Sottraendo dalla
Calcolando il RN di lungo periodo,
annui/addetto, con un minimo di 11.054 €
PLV annua per addetto, i suddetti costi,
sempre a fine 2009, si vide che si scen-
nelle lagune di pertinenza del Consorzio
venne calcolato il Reddito netto per ad-
deva a 6.000 €/addetto, cifra assolu-
Pescatori. Soprattutto per gli attivi del
detto in breve periodo (RNbp), che risultò
tamente improponibile per assicurare
Consorzio Pescatori, la venericoltura in
nell’insieme delle zone 11.119 €/addetto,
la sostenibilità economica ai pescatori.
forma esclusiva non bastava ad assicura-
con un minimo di 8.409 € nelle lagune di
A parità di resa produttiva, è quindi il
re un livello di sostenibilità socio-econo-
pertinenza del Consorzio Pescatori. Evi-
prezzo di vendita il parametro che con-
mica. Per uscire dalla situazione di crisi,
47
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Molluschicoltura nelle lagune del Delta del Po
veneto: aspetti socio-economici
Figura 6: minor
PL e minor RN, in
caso di mancata
vivificazione delle
lagune.
G.P. (millions of €)
NI (millions of €)
in parte mitigata dalla presenza sul lavo-
gli sforzi per promuovere la vivificazione
ro due componenti per nucleo familiare,
degli ambienti lagunari, ma anche perpo-
duttiva con perdita di prodotto (Tapes)
occorreva cercare soluzioni di sviluppo.
tenziare la produzione di Tapes nel Delta.
stimabile dal 10% al 25%. Tale regressio-
senza di interventi, una regressione8 pro-
ne avrebbe determinato scenari negativi
Perdurando la crisi, si profilava un
esodo occupazionale del 20% circa, con
Effetti degli interventi idraulici
sul comparto Tapes
per i produttori e per l’intera economia
del Delta polesano. Si ritenne quindi che,
nel medio termine, la sola conservazione
400 occupati in meno nel solo primario.
Alla luce di tale minaccia, i produttori sin-
Gli interventi idraulici effettuati negli
non fosse sufficiente a sostenere l’econo-
goli, il Consorzio pescatri di Scardovari
ultimi anni dal Consorzio di Bonifica Del-
mia della zona; a tal fine si auspicarono
e il Consorzio di Bonifica intensificarono
ta Po hanno conseguito soprattutto due
interventi volti ad aumentare la base pro-
risultati:
duttiva, soprattutto in Sacca degli Scar-
- mantenimento di discrete condizioni
Dati
strutturali
Unità
di
misura
Dati
progetto
sostenibilità per la biomassa ittica,
Durata progetto
anni
10
pes nelle lagune.
Occupati
numero
20059
Prezzo medio
Tapes
€/kg
3,50 10
Nuova superficie
a orti
ha
- salvaguardia della produzione di Ta-
240
Interventi di conservazione o
vivificazione
È stato allora predisposto un modello
Permettono il mantenimento delle
che indaga sugli effetti di assenza o ca-
rese produttive. Infatti, i lavori svolti
renza di interventi idraulici. Secondo no-
Consorzio di Bonifica per esigenze di
stre stime, confortate anche dal parere di
ordine idraulico (sicurezza), hanno de-
esperti, si sarebbe avuta a breve, in as-
terminato benefici al comparto Tapes.
% Contribuzione su RN
Contribuzione max (€/ha)
Tabella 5: dati strutturali e ipotesi di progetto.
dovari.
Regressione
-10%
Regressione
-15% Regressione
48
-20% Regressione
-25%
Figura 7: stima del
massimo valore di
conservazione della
funzione produttiva
ad Ha di laguna.
Figura 8:
investimenti annui
nel corso del
progetto (dati in ML
di €).
Invest. Idraulico
Invest. Pescatori
I costi degli interventi idraulici si sono
gressione previsto.
entità, al momento dell’indagine, non
erano però compatibili con la capacità di
aggirati annualmente nell’intorno di 2,5
milioni di €, con un importo complessivo
Occorre pure considerare che, nelle
esborso dei produttori. Si ritenne oppor-
di 12,5 milioni nel quinquennio. A fronte
lagune, i pescatori di Tapes svolgono
tuno rinviare ogni ipotesi contributiva a
di questi oneri, al primario Tapes, è de-
anche attività di gestione di beni collet-
momenti migliori. Il problema della bassa
rivato quello che si può definire beneficio
tivi con ricadute positive sulla comunità.
redditività per addetto restava però irri-
di conservazione. Nella nostra indagine si
Si è cercato allora di stimare il valore di
solto all’epoca. Per accrescere i redditi
è pervenuti quindi alla stima della perdita
questa gestione ambientale che, in via
si poteva pensare, solo in teoria, a inter-
di prodotto, che si sarebbe registrata in
approssimativa, abbiamo stimato pari
venti sul prezzo e sul potere contrattuale
assenza o carenza di intervento di vivifi-
a un terzo del valore del minor reddito.
dei produttori.
cazione. Tale stima è stata fatta a quattro
Sottraendo dal minor RN l’importo at-
livelli di possibile regressione:
tribuibile della gestione ambientale ope-
Ritenemmo pertanto opportuno indi-
- lieve (-10% del prodotto);
rata dai produttori, abbiamo stimato il
rizzare i produttori verso un ampliamen-
- medio – bassa (-15%);
puro valore di mantenimento della fun-
to della base produttiva, che doveva però
- media (-20%);
zione produttiva Tapes. Tale valore, per
essere compatibile, sia con la conservazi-
- medio- elevata (-25%).
gli ambienti lagunari, corrisponde al ben-
one ambientale che con la dinamica della
eficio netto che ricadrebbe sul privato,
domanda di Tapes. Avvalendosi di un
Al prezzo di 2,4 €/kg di Tapes, le sud-
a fronte degli interventi di manutenzi-
modello di domanda-offerta predisposto
dette regressioni produttive avrebbero
one e vivificazione idraulica. In teoria
per il mercato nazionale delle Tapes, si
comportato una perdita di PLV da un
esso corrisponde al livello massimo di
previde che il rapporto tra domanda e of-
minimo di 2,524 milioni di € annui (-10%),
contribuzione che i pescatori di Tapes
ferta avrebbe potuto normalizzarsi nello
sino ad un massimo di 6,310. Una minor
sopporterebbero, qualora il prezzo lo
spazio di tre-cinque anni. Alla fine di tale
PLV comporta anche una certa riduzi-
consentisse, pur di conservare la loro
periodo si ipotizzava l’assorbimento di
one dei costi variabili per cui, sottraendo
produzione. Nella media delle lagune
una maggiore produzione, dell’ordine
dalla minore PLV, il risparmio sui costi
polesane, tale beneficio andrebbe da un
del 15-25%. I venericoltori del Delta
variabili, è stato stimato il minor Reddito
minimo di 158,6 €/ha di laguna (in caso di
del Po veneto, in considerazione anche
annuo, che va da un minimo 1,748 milioni
lieve regressione8), sino ad un massimo
dell’elevata qualità del loro prodotto,
di € all’anno, sino ad un massimo 4,369
di 396,6 €/ha (regressione medio-alta).
avrebbero potuto assicurarsi una discre-
milioni di €, a seconda del livello di re-
Ipotesi di contribuzione privata di tale
ta quota della maggiore domanda.
49
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Molluschicoltura nelle lagune del Delta del Po
veneto: aspetti socio-economici
Anni Progetto
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Totale
18,000
-
-
3,600
-
-
-
-
3,600
-
-
25,200
Manutenzioni progetto
-
0,900
0,900
0,900
0,900
0,900
0,900
0,900
0,900
0,900
0,900
9,000
Spese generali
progetto
-
0,180
0,180
0,180
0,180
0,180
0,180
0,180
0,180
0,180
0,180
1,800
18,000
1,080
1,080
4,680
1,080
1,080
1,080
1,080
4,680
1,080
1,080
36,000
2,880
-
-
-
-
2,880
-
-
-
2,880
-
-
Investimento motori
1,920
-
-
-
-
1,920
-
-
-
1,920
-
-
Investimento cavane
0,750
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
5,550
-
-
-
-
4,800
-
-
-
4,800
-
15,150
Opere idrauliche
Totale
Consorzio Delta Po
Investimento Barchini
Totale
invest. pescatori
Carburanti (+40%)
-
1,615
1,615
1,615
1,615
1,615
1,615
1,615
1,615
1,615
1,615
16,151
Manutenzioni barchini
-
0,366
0,366
0,366
0,366
0,366
0,366
0,366
0,366
0,366
0,366
3,655
Manutenzioni cavane
-
-
-
-
-
0,150
-
-
-
-
-
0,150
Altri costi privato
-
0,167
0,167
0,167
0,167
0,167
0,167
0,167
0,167
0,167
0,167
1,665
0,000
2,147
2,147
2,147
2,147
2,147
2,147
2,147
2,147
2,147
2,147
21,622
23,550
3,227
3,227
6,827
3,227
8,177
3,227
3,227
6,827
8,027
3,227
72,772
-
5,013
5,013
5,013
5,013
5,013
5,013
5,013
5,013
5,013
5,013
50,125
23,550
8,240
8,240
11,840
8,240
13,190
8,240
8,240
11,840
13,040
8,240
Ricavi progetto
sviluppo
0,000
4,200
6,300
12,600
12,600
12,600
12,600
12,600
12,600
12,600
12,600
111,300
Intervento pubblico su
opere idrauliche
11,700
-
-
2,340
-
-
-
-
2,340
-
-
16,380
11,700
4,200
6,300
14,940
12,600
12,600
12,600
12,600
14,940
12,600
12,600
127,680
VAN i= 0%
-11,850
-4,040
-1,940
3,100
4,360
-0,590
4,360
4,360
3,100
-0,440
4,360
4,783
VAN i= 4,1% - TRI
=4,136%
-11,850
-3,879
-1,789
2,745
3,708
-0,481
3,419
3,283
2,242
0,305
2,907
0,000
Totale
costi gestione privato
Totale
costi progetto
Integrazione reddito
pescatori (2500€/anno
per addetto)
Totale
flussi a detrarre
Totale
flussi attivi
Tabella 6: matrice costi–benefici del progetto
(dati in Milioni di €).
P.L. totale
(ML di € )
P.L. polesano
ML di €
%
P.L. polesano
V. A. totale
(ML di €)
V.A. polesano
ML di €
V.A. extra
polesano
(ML di €)
%
V.A. polesano
Tapes primario
25,242
25,242
100%
20,194
20,194
0
100%
Tapes secondario
12,095
9,07
75%
7,256
5,441
1,815
75%
Tapes primario +
secondario
37,337
34,312
92%
27,449
25,634
1,815
93%
Tapes terziario
10,518
2,104
20%
5,259
1,052
4,207
20%
Tapes filiera
47,855
36,415
76%
32,708
26,686
6,022
82%
Tabella 7: PL e VA, con prezzo 2,4 €/kg
Tapes, nei tre segmenti di filiera14 .
50
Interventi di sviluppo produttivo
FIgura 9: nel loro
lavoro, i pescatori
e/o allevatori di
Tapes, utilizzano
natanti (barchini)
che imbarcano di
norma due addetti.
- cofinanziamento dell’investimento
da parte dei pescatori.
Per progettare l’ampliamento della
base produttiva fu analizzata la filiera
Il RN per addetto in breve periodo
Tapes nel distretto polesano. Di seguito,
era stato calcolato pari a 11.119€ an-
si riassumono gli elementi fondamen-
nui. Con l’aumento dell’area produt-
tali di questa.
tiva (240 ettari), assumendo una
resa media di Tapes di 1,5 kg/m 2, si
Primario
stima una maggiore produzione annua di 3.600.000 kg di Tapes , che
destinata all’aumento della redditività
Il 63% delle Tapes del Delta polesano
consentirebbe un maggior RN annuo di
degli attuali addetti, pur assicurando
è conferito agli impianti del Consorzio
2.500€/addetto, cifra che centrerebbe
al comparto un certo turnover basato
Pescatori del Polesine. Nelle zone ove
l’obiettivo del RN sostenibile auspi-
sulla dinamica demografica e sui re-
non opera questo Consorzio, le Tapes
cato.
cessi dall’attività.
sono depurate fuori zona, o vendute a
operatori commerciali che proseguo-
Secondo le nostre ipotesi occor-
no le operazioni presso idonei centri.
rerebbe però un intervento pubblico
L’ampliamento della base produttiva
del 65% sui costi delle opere idrau-
Nelle zone ove non opera il Consorzio
necessita, sia di interventi idraulici a
liche. Come da tabella che segue, il
Pescatori, e dove la vendita delle Tapes
cura del Consorzio di Bonifica sia di in-
progetto richiederebbe, nell’arco di
ad operatori commerciali è consolidata,
vestimenti di privati pescatori (barchi-
un decennio, un investimento idrau-
si potrebbero mantenere le modalità del
ni, cavane, attrezzature di pesca, ecc.).
lico di 36,0 ML di €. Per i barchini,
passato; in tal caso non servirebbero nu-
A fronte di questi interventi sono stati
le cavane e le altre attrezzature di
ove strutture per far fronte al program-
stimati i flussi addizionali di prodotto
pesca,
peri-
mato aumento di produzione. Poiché si
Tapes ed i relativi costi. La nostra ipo-
odo sarebbe invece 15,15 ML di €.
ipotizza che gli interventi riguardino le
tesi progettuale ha due assunti:
Uno degli aspetti cruciali del progetto
lagune di pertinenza del Consorzio Pes-
è la nuova occupazione. Si ipotizza che
catori, questa azienda consortile si tro-
la produzione addizionale di Tapes sia
verebbe di fronte a tre soluzioni:
- aumento del Reddito Netto degli
addetti,
l’investimento
a
fine
51
Secondario
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Molluschicoltura nelle lagune del Delta del Po
veneto: aspetti socio-economici
ipotizzato. Per la commercializzazione,
variare alcuni suoi elementi mantenendo
sia essa a valle del pescatore o a valle
costanti i valori di altri. Con simulazioni
- lavorare le nuove Tapes presso gli
del prodotto lavorato (caso Consorzio
discontinue si potranno valutare, a parità
impianti di Scardovari, senza realizzare
Pescatori), si può fare un ragionamento
di condizioni, diversi livelli di ricaduta
ampliamenti strutturali;
analogo: gli operatori del Polesine e/o
come il reddito degli addetti, la forza
- ampliare gli impianti esistenti.
del Basso Veneto non avrebbero dif-
lavoro sostenibile e il tasso di rendimen-
Nel primo caso non si vedono parti-
ficoltà ad assorbire un aumento della
to interno (TRI) atteso. Avvalendosi dei
colari problemi, salvo una certa perdita
produzione di Tapes sino al 30% circa.
dati di cui sopra e tenendo conto delle
- vendere il surplus di prodotto prima
di lavorarlo;
ipotesi progettuali elaborate dai tecnici
di valore aggiunto territoriale; nel secondo si potrebbero avere economie di
Sulla necessità di ampliare la rete dei
del settore, è stata predisposta la ma-
scala poiché diminuirebbero i costi fissi
servizi alle imprese occorre una valu-
trice dei costi e benefici (Tabella 6), che
per chilogrammo di prodotto; nel terzo, il
tazione un più allargata: trattasi di ser-
mette in evidenza come il progetto sia in
Consorzio Pescatori dovrebbe affrontare
vizi che vanno organizzati nell’ottica di
grado di ripagare, nel decennio della sua
investimenti di tipo industriale, acquisen-
distretto. Si ritiene quindi opportuno
durata economica, sia gli investimenti
do nuove tecnologie e ottimizzando
investire in ricerca, assistenza tecnica e
idraulici sia gli investimenti del privato,
l’organizzazione.
monitoraggi (capitale umano piuttosto
ipotizzando però che la collettività in-
che attrezzature), investimenti che ser-
tervenga sul 65% del costo delle opere
virebbero non soltanto alla nuova pro-
idrauliche. Il tasso di ritorno (TRI), al
duzione, ma anche alla valorizzazione di
netto di tale contribuzione, tenuto conto
quella attuale.
anche dell’integrazione di reddito da as-
Terziario
Il segmento è distinto in trasporti,
sicurare ai pescatori, risulterebbe, con
commercializzazione e servizi alle imprese. Per i primi non dovrebbero sus-
Per la quantificazione dei costi di cui
un prezzo medio 3,5 €/kg di Tapes, pari
sistere grandi difficoltà, in quanto nel
al grafico precedente ci si è avvalsi di
al 4,1%11. Oltre ai benefici del progetto,
Delta del Po operano diverse ditte at-
informazioni raccolte presso i principali
i pescatori, pur esponendosi a maggiori
trezzate di alto livello nazionale ed in
attori della filiera Tapes polesana. Il mod-
rischi tecnici e di gestione, potrebbero
grado di affrontare senza problemi un
ello costi e benefici che segue è stato
usufruire anche di un surplus di reddito
aumento di produzione come quello
predisposto in modo flessibile, per poter
derivante dal maggior prezzo di mercato.
BENEFICI DEI PRIVATI
BENEFICI SOCIALI
BENEFICI AMBIENTALI
Maggiore reddito nel primario; migliori condizioni di vita per i pescatori
Stabilità occupazionale nel Delta polesano
Conservazione risorse naturali in sinergia con
gli ambiti produttivi lagunari
Maggiore sicurezza gestionale per i Consorzi
Pescatori
Qualificazione capitale umano nella molluschicoltura
-
Benefici economici per le imprese di lavorazione dei molluschi
Maggiore occupazione
-
Benefici economici per le imprese che forniscono mezzi produttivi ai pescatori
Stabilità occupazionale
-
Benefici economici alle imprese di servizio
(trasportatori, depuratori diversi dal Consorzio,
distribuzione)
Stabilità occupazionale
-
Benefici economici per le imprese a valle (assistenza tecnica, credito)
Capitale umano sociale; sviluppo di attività di
servizio legate alla filiera.
-
Benefici per gli operatori del turismo e della
ristorazione
Sviluppo turismo ambientale; sviluppo turismo
gastronomico
Maggiore consapevolezza e maggior attenzione
ai valori ambientali
Ricadute a livello territoriale complessivo e
sostegno alla multifunzionalità
Percezione di una migliore immagine del territorio del Delta
Valorizzazione delle lagune del Delta polesano
come entità ecologiche e produttive
Tabella 8: ricadute sulla filiera delle Tapes.
52
La filiera dei molluschi nel
Polesine
Di seguito si ci occupa del Prodotto
Lordo (PL) e del Valore Aggiunto (VA)12
della filiera delle Tapes nel Delta polesano, scomponendola nei suoi tre segmenti. Il PL del primario è stato stimato
25,242 milioni di euro, al prezzo di 2,4
€/kg13, e 36,812 milioni a 3,5 €/kg. Il PL
del secondario è stato calcolato a partire dal bilancio di gestione di un impianto che effettua lavorazione e vendita
dei molluschi all’ingrosso; in questa fase
di filiera - dal prodotto in sacchi sulla
banchina, sino al carico su automezzi - si
registra un costo unitario di 0,50 - 0,60
€/kg per le Tapes depurate e di 1,0-1,3 €/
kg per quelle già poste in sacchetti.
Poiché nel Delta Polesano si producono annualmente 10.517,6 tonnellate di
Tapes, il PL del secondario è stato stimato 12,095 milioni di €.
Il PL aggregato (primario più secondario), ammonta quindi a 37,337 milioni
di €, mentre salirebbe a 48,907 milioni
spuntando un prezzo medio di 3,5 €/kg.
Il PL del segmento distributivo posto
immediatamente a valle della lavorazione è stato stimato in media 1,0 €/kg di
Tapes, e non comprende ancora l’ultimo
anello distributivo (GDO, pescherie e
altre rivendite al minuto). Applicando
questo valore unitario alla quantità di
Tapes interessata alla prima fase di
commercializzazione, si stima un PL terziario di 10,518 milioni di €. Per l’intera
filiera delle Tapes polesane, il PL 47,855
ML di €, e 59,425 nel caso di spuntare un
prezzo di 3,5 €/kg.
Figura 10:
lavorazione e
preparazione dei
molluschi per la
commercializzazione.
53
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Molluschicoltura nelle lagune del Delta del Po
veneto: aspetti socio-economici
Figura 11: fasi della
lavorazione.
Figura 12: attraverso
le cooperative e
la conseguente
pianificazione del
lavoro dei singoli, si
può assicurare una
raccolta sostenibile
dei molluschi.
questi interventi. Un ulteriore dato che
emerge dalla ricerca è l’elevato livello di
compatibilità tra la venericoltura e altre
attività del primario. I pescatori di Tapes
svolgono spesso, in misura secondaria,
anche altre attività. Al momento della
ricerca, secondo nostre stime, i 1804
addetti avevano 1.269 posizioni di multiSuccessivamente è stato calcolato il
Valore Aggiunto (V.A .) che, nel caso di
Impatto socio-economico delle
Tapes nel Delta polesano
2,4 €/kg di Tapes, risulta 20,194 milioni
funzionalità. La compagine più numerosa, con 949 persone, era quella delle attività ittiche (mitilicoltura, piccola pesca
ML di € nel primario, 7,256 milioni nel
Gli interventi ipotizzati, sia a fini di
secondario e 5,259 milioni nel terziario.
conservazione lagunare sia di amplia-
interna e pesca marittima).
Sommando i tre segmenti si arriva a un
mento del comparto Tapes, generano un
Si può quindi sintetizzare che la
V.A. di 32,708 milioni, che salirebbe, con
maggiore reddito nel primario, una mag-
pesca alle Tapes fornisce un impor-
un prezzo medio di 3,5 €/kg, a 41,965 ML
giore occupazione nel comparto delle
tante sostegno alla sopravvivenza de-
di €, con un balzo in avanti del 28% risp-
lavorazioni (20-25 nuove unità15), oltre a
gli antichi mestieri delle acque; inoltre,
etto alla situazione dell’anno 2009.
indubbi benefici sociali. Nei comuni del
l’integrazione di reddito proveniente
Delta interessati alla filiera delle Tapes,
dalla pesca tradizionale e dalla mitilicol-
In tabella 7 si illustrano il P.L. e il V.A.
queste ricadute concorrono a migliorare
tura, risulta decisiva per la sostenibilità
della filiera delle Tapes polesane nell’anno
sensibilmente la stabilità sociale. Si può
economica dei venericoltori, e questo
2009. Inoltre, nella stessa tabella, si in-
inoltre rilevare che i benefici economici
risulta determinante nei periodi di crisi.
dica il Valore territoriale delle Tapes,
dei privati, quelli sociali ed anche quelli
D’altra parte, lo scarso reddito della pes-
ossia quello che compete agli operatori
ambientali, non hanno confini ben defin-
ca tradizionale, senza la venericoltura,
e alle ditte del Polesine.Un’ulteriore con-
iti.
condannerebbe l’attività alla scomparsa.
Mettendo insieme tutti i mestieri in cui,
siderazione riguarda le possibili econo-
in qualche modo, sono impegnati i pesca-
mie della filiera. È prevedibile che, realiz-
I progetti di sviluppo e di conser-
zando una maggior produzione, si abbia
vazione, oltre a coinvolgere diretta-
tori di Tapes, si arriva a così a un 70% di
riduzione dei costi unitari nel segmento
mente e indirettamente una larga parte
posizioni operative secondarie, dato sot-
della lavorazione. Ad esempio, se venisse
della
rivestono
tolinea anche la grande flessibilità occu-
ampliato questo segmento a Scardovari,
un’importanza strategica anche per il
pazionale dei pescatori del Delta. Grazie
si stima un costo unitario medio per le
Basso Veneto, e si può concludere che
a questa multifunzionalità essi tutelano
nuove immobilizzazione di 0,50 €/kg di
i benefici derivanti ai pescatori, alle im-
mestieri che non si reggerebbero più in
comunità
polesana,
prodotto, contro 0,66 €/kg in caso si fac-
prese e alle comunità del Delta giustifi-
modo autonomo. Anche per questo, gli
ciano impianti ex novo, ciò evidenzia un
cano ampiamente gli ipotizzati costi di
interventi di vivificazione delle lagune
discreto vantaggio a investire nella sede
intervento pubblico. Lo schema finale
forniscono benefici sociali essenziali allo
attuale.
evidenzia le possibili ricadute relative a
sviluppo sostenibile dell’area.
54
(Barnes, 1980; Knox, 1986 Odum, 1988).
Si tratta di una specie asiatica già introdotta lungo le coste americane negli anni 1930-1940 e in seguito giunta in Europa alla fine degli anni ’70.
I dati delle nostre stime sono leggermente inferiori a quelli forniti da Turolla (Eduardo Turolla - L’allevamento della Vongola verace nel delta del Po, Istituto Delta Ecologia Applicata, Ferrara, 2008). Nella nostra indagine la produzione totale di Tapes è stata ottenuta sommando i dati effettivi del Consorzio
Pescatori (conferimenti medi nel triennio 2006-2008), ai dati stimati nelle zone di Caleri-Marinetta e della Laguna della Vallona. Questi ultimi erano stati
raccolti anche nel corso di una precedente ricerca condotta assieme al prof. R. Rossi dell’Università di Ferrara, relativa al progetto sulla filiera ittica polesana. Per risalire ai dati produttivi odierni di Caleri e di Vallona è stato applicato, ai dati precedenti, un coefficiente medio di espansione, che tiene conto
dell’aumento medio verificatosi su tutta l’area.
4
A livello nazionale la produzione del Consorzio Pescatori rappresenta circa il 13% di tutto il volume produttivo.
5
I dati sull’occupazione illustrati in tabella 2 sono aggiornati a fine anno 2009. Essi non comprendono i 200 pescatori del Delta che hanno già fatto richiesta di rilascio del permesso di pesca alle Tapes: fra questi ci sono circa 60 donne costituitesi in Cooperativa.
6
Tali costi sono stati calcolati in riferimento a “natanti standard” operanti 250 giornate annue con due persone a bordo.
7
I costi variabili sono quelli che variano al variare della produzione e, in teoria, risultano nulli quando la produzione cessa. Nei barchini, alla voce costi
variabili, sono conteggiati i costi dei carburanti e delle manutenzioni, sia del motore sia dello scafo. Sono costi fissi di gestione quelli che non dipendono
direttamente dal volume produttivo (ammortamenti, spese generali e assicurative). Il costo del lavoro non è computato giacché va a rappresentare un
pezzo del reddito netto (RN) degli operatori, assieme agli interessi sui capitali e all’eventuale profitto.
8
Per regresso produttivo si intende una minore produzione annua di Tapes che viene calcolata in questo rapporto in relazione al dato medio del triennio
2006-2008.
9
A fine 2009 gli occupati erano 1805; nelle previsioni di progetto si è tenuto conto anche delle 200 unità in attesa di ingresso.
10
Prezzo medio Tapes, previsto in relazione alle quotazioni recenti (2011-2012) e alle previsioni di mercato
11
Saggio di ritorno che si suppone all’incirca uguale al costo del denaro, qualora i pescatori facciano ricorso a prestito bancario agevolato.
12
Sia pure in modo improprio si indica con il termine di valore aggiunto l’insieme delle remunerazioni afferenti al fattore lavoro, al capitale e al management, al lordo degli ammortamenti dei capitali durevoli e delle imposte.
11
Prezzo al momento dell’indagine (fine 2009).
14
In questa sede, per il settore primario usiamo computare, la PLV anziché il Valore aggiunto; si tratta di una forzatura metodologica che non inficia comunque la validità del modello di analisi proposto.
15
L’investimento addizionale comporterebbe 20-25 nuovi addetti nel secondario, con un’immobilizzazione media nell’intorno 100.000 €/addetto; valore
che è abbastanza contenuto poiché, nella nostra ipotesi, si usufruirebbe delle economie scala e di relazione con l’impianto già esistente a Scardovari.
1
2
3
55
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Molluschicoltura nelle lagune del Delta del Po
veneto: aspetti socio-economici
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Relazione finale.
56
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57
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Elementi di ingegneria naturalistica
nella stabilizzazione dello scanno
di Sacca Scardovari
_STUDI E RICERCHE
ELEMENTI DI INGEGNERIA
NATURALISTICA NELLA
STABILIZZAZIONE DELLO
SCANNO DI SACCA
SCARDOVARI
La stabilizzazione dello Scanno che
giunti della subsidenza e dei minori ap-
chiude Sacca Scardovari è un obiettivo
porti solidi fluviali. Per gran parte del
LORENZO BONOMETTO
Presidente Società Veneziana
di Scienze Naturali
prioritario nell’ambito dei lavori di vivifi-
secolo la laguna novecentesca è stata
cazione della Sacca stessa promossi dal
caratterizzata da una configurazione pla-
Consorzio di Bonifica Delta Po, nel quadro
nimetrica corrispondente nel perimetro a
PIPPO GIANONI1
Docente IUAV Venezia e Ingegnere consulente
ambientale Dionea Sa/Terrasrl
più complessivo degli interventi di manu-
quella riconoscibile oggi. Se però i mar-
tenzione delle lagune. Il presente articolo
gini del bacino, ad eccezione di alcune
rappresenta la sintesi di una ricerca pro-
aree sul lato occidentale, corrispondono
positiva e operativa sull’evoluzione dello
a quelli che si riscontrano attualmente,
scanno e sulle possibili integrazioni pro-
la morfologia interna è sostanzialmente
gettuali tra aspetti idrodinamici, ambien-
diversa, essendo caratterizzata in pas-
tali e gestionali, finalizzate in particolare
sato lungo i margini stessi da vaste aree
alla sua riqualificazione partendo dalla
emerse oggi interamente scomparse e da
conoscenza dei dinamismi che caratteriz-
fondali molto più strutturati di quelli at-
zano in natura gli analoghi sistemi costie-
tuali. Inoltre è profondamente mutata la
ri (Gianoni et al., 2010).
conformazione attuale degli scanni che
ANDREA BONOMETTO
Ingegnere ambientale
separano la laguna dal mare, che hanno
La Sacca di Scardovari e il suo
scanno
continuato a subire negli anni successivi
modifiche anche considerevoli, arretrando progressivamente nel tempo. L’esame
Lo scanno di Sacca Scardovari deve la
delle carte storiche fa emergere come a
sua configurazione attuale a rifluimenti
partire dai primi ‘50 anni del ventesimo
di sedimenti dragati e ripropone, in posi-
secolo la posizione, la forma e le dimen-
zione più interna, il preesistente “Scanno
sioni dello Scanno del Palo abbiano subi-
del Palo”, che si protendeva come peni-
to continue modifiche, indici di condizioni
sola a partire dal litorale a nord-est (noto
di equilibrio precario e dinamico sogget-
come “Punta Barricata”). Per questo nel
te da un lato alle variazioni stagionali ed
presente lavoro si parla di “Scanno del
annuali delle mareggiate, dall’altro alle
Palo” quando si fa riferimento alla situa-
mutevoli intensità del trasporto solido
zione pregressa, e di Scanno di Sacca
fluviale e litoraneo.
Scardovari quando ci si riferisce alla geografia successiva ai rifluimenti che hanno
originato l’assetto attuale.
Figura 1: evoluzione
dello scanno
della Sacca degli
Scardovari (Foto
Consorzio Bonifica
Delta Po).
Andrea Bonometto: responsabile degli aspetti geomorfologici e di ingegneria naturalistica;
Lorenzo Bonometto: responsabile degli aspetti
ecosistemici e faunistici; Pippo Gianoni: responsabile del coordinamento, dell’impianto metodologico e degli aspetti ecosistemici. Questo lavoro
si è avvalso anche della competenza dell’Ing.
Bruno Matticchio, che ha collaborato allo studio
per gli aspetti morfologici e idrodinamici in base
ai risultati già descritti nel Quaderno numero 0
di Cà Vendramin (Matticchio, 2009).
1
L’azione combinata della subsidenza,
delle mareggiate violente, degli interventi di difesa promossi da diversi enti e dei
La genesi dello scanno del Palo risa-
fenomeni erosivi lungo la costa è stata
le agli ultimi anni del secolo XIX quando,
all’origine degli importanti dinamismi che
a causa del rapido avanzamento verso
hanno modificato in modo sostanziale
sud delle foci del Po di Tolle e del Po di
lo scanno nel corso degli ultimi decenni,
Gnocca, si venne a formare un secondo
con un graduale ritorno negli anni recen-
bacino più esterno (Sacca di Bottonera),
ti verso una configurazione più vicina a
collegato idraulicamente con la Sacca
quella di fine ‘900, principalmente per ef-
degli Scardovari tanto da costituire una
fetto degli interventi in atto da parte del
laguna unica.
Consorzio Delta Po Adige che da un lato
hanno mirato alla ricostruzione median-
L’avanzamento delle foci dei suddetti
te ripascimento di uno scanno analogo
rami del Po si è arrestato nel corso del
a quello preesistente del Palo, dall’altro
1900, principalmente per gli effetti con-
mantengono l’officiosità della Bocca Sud
58
OTTOBRE 2002
DICEMBRE 2004
OTTOBRE 2006
AGOSTO 2008
GIUGNO 2010
59
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Elementi di ingegneria naturalistica
nella stabilizzazione dello scanno
di Sacca Scardovari
nella sua attuale posizione mediante pe-
grino con una notevole celerità, mante-
riodici interventi di dragaggio e di sposta-
nendo nell’insieme abbastanza stabili le
mento delle sabbie (Matticchio, 2009).
quote del fondo attorno a valori dell’or-
In generale nelle evoluzioni in atto i feno-
dine di -2.5 - -3.0 m s.l.m. ma provocan-
meni erosivi prevalgono su quelli deposi-
do forti punti di discontinuità con rischi
zionali, in un’area che complessivamente
importanti per la stabilità del fronte dello
risulta essere tuttora in abbassamento,
scanno;
Figura 2a: tronchi
spiaggiati e
allineamenti di cespi
di Spartina juncea
lungo la battigia.
(foto L. Bonometto,
2009).
idraulica e di risanamento idrogeologico
con andamenti molto differenziati in corri- nella fascia litoranea attorno alla
della Sacca degli Scardovari”, predispo-
Bocca Sud è in atto qualcosa di molto
sto nel 1994 dal Consorzio di Bonifica
diverso, ovvero una chiara tendenza alla
Delta Po Adige nell’ambito del “Program-
- a nord si osserva un sensibile ab-
migrazione verso ovest dell’asse del ca-
ma integrato mediterraneo per le zone la-
bassamento dei fondali nel tratto tra la
nale di bocca con deposito di materiale.
gunari dell’Adriatico settentrionale (Reg.
foce del Po di Tolle (Punta Barricata) e la
Questa evoluzione è connessa anche agli
CEE 2088/85)”, ha dato avvio a una serie
Bocca Nord, verosimilmente a causa di un
interventi di dragaggio attuati dal Con-
di interventi per la stabilizzazione dello
deficit di apporti di sedimenti dovuto in
sorzio, che tendono a limitare la tenden-
scanno e la vivificazione delle lagune.
primo luogo alle ridotte portate liquide (e
za del canale stesso ad addossarsi allo
Nel 1997 furono realizzati l’apertura della
quindi anche solide), rispetto al passato,
scanno meridionale e alle terre emerse
nuova Bocca Nord, il parziale dragaggio
provenienti dal ramo meridionale del Po
della Punta del Polesine, cercando un
dei canali che da essa si dipartono e la
di Tolle (foce di Punta Barricata);
punto di equilibrio dinamico capace di
realizzazione di un rilevato a quota in-
garantire il mantenimento dell’officiosità
tertidale ed emersa (indicato, impropria-
della bocca sud a favore della circolazio-
mente, come “barena”) nella parte cen-
ne delle correnti mareali.
trale della Sacca. In seguito, a partire dal
spondenza delle due bocche e delle superfici antistanti lo scanno:
- davanti alla linea di difesa dello scanno, dove i fondali sono caratterizzati da
un sistema di barre, le recenti indagini
batimetriche indicano come le barre mi-
2003, il Consorzio ha intrapreso i lavori
Il “Progetto Generale di sistemazione
60
per il ripristino e la stabilizzazione dello
Figura 2b: rilevato
sabbioso artificiale
caratterizzato
da anomalie
vegetazionali (foto
L. Bonometto,
2009).
Scanno tramite la realizzazione di una
che diverrebbe un braccio di mare. Gli
scogliera difensiva sul lato verso il mare
interventi sull’assetto della linea di costa
e di una struttura filtrante sul lato a lagu-
eseguiti nel passato, sia quelli di stabiliz-
na (recentemente rinforzata, anche que-
zazione dello scanno risalenti alla fine
sta, con elementi in scogliera), colmando
degli anni ’80, sia il taglio dello scanno
le superfici comprese tra questi elementi
stesso per l’apertura della Bocca Nord,
con il materiale proveniente dai dragaggi
hanno dimostrato come l’inserimento
lagunari.
di opere rigide, a maggior ragione in un
tenimento della configurazione dello
sistema complesso e attivo come quello
scanno, incluse le due bocche, resti co-
Questi interventi sono tutt’ora in fase
del Delta, possa innescare rapidi processi
munque dipendente nel tempo da due
di ultimazione, come visibile dalla Figu-
evolutivi, ripascitivi e demolitivi, connessi
fattori: il completamento delle opere di
ra 1. Gli interventi per la ricostruzione e
con l’intensa dinamica del trasporto lito-
costruzione dello scanno, compresa la
stabilizzazione dello scanno, nella nuova
raneo sotto costa. Per questo le future
stabilizzazione delle parti emerse con
localizzazione tra le due attuali bocche
opere di difesa a mare dovranno essere
interventi di ingegneria naturalistica; la
a mare, sono di primaria importanza
adeguatamente individuate e progettate
gestione di periodiche attività di manu-
per il mantenimento della separazione
sulla base di una valutazione complessi-
tenzione e di dragaggio dei canali e del-
tra ambiente lagunare e marino e della
va del sistema su cui incidono, ed essere
le bocche, fonti di sedimenti da gestire
circolazione delle correnti mareali ne-
preferibilmente accompagnate da in-
sempre in modo differenziato e finalizza-
cessarie alla vivificazione delle lagune;
terventi pilota a carattere sperimentale,
to come ricariche per le azioni e i proces-
condizione, questa, indispensabile anche
seguiti da adeguati programmi di moni-
si ripascitivi.
per la produttività alieutica. Un’eventuale
toraggio, per verificare l’efficacia rispetto
eliminazione o forte riduzione dello scan-
ai risultati attesi e al tempo stesso i pos-
Lo scanno, pensato negli anni ’80, na-
no porterebbe a una radicale trasforma-
sibili impatti negativi sui litorali adiacenti.
sce quale opera artificiale funzionale a
un progetto di vivificazione della laguna,
zione del sistema laguna della Sacca, in
particolare per la Sacca della Bottonera
È prevedibile d’altra parte che il man-
61
con ripercussioni multifunzionali (in pri-
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Elementi di ingegneria naturalistica
nella stabilizzazione dello scanno
di Sacca Scardovari
mo luogo ambientali, economiche pro-
omorfologia, presenta già alcuni habitat
resistenza e resilienza delle dune litora-
duttive, naturalistiche). In quanto tale è
di interesse naturalistico ed evidenzia
nee sono assicurate proprio dai rapporti
necessario che la sua gestione ne garan-
potenzialità tali da far ritenere persegui-
peculiari tra la geomorfologia e la vege-
tisca una sufficiente stabilità spaziale,
bile l’obiettivo di portare il sistema ad
tazione propria dell’habitat.
tramite una manutenzione costante e
un assetto conforme ai caratteri naturali
periodica (pena la perdita dello scanno
degli ambienti litoranei del Delta.
Va anche ricordato che i litorali sabbiosi alto adriatici presentano, nel loro
e l’alterazione complessiva del sistema
lagunare). La gestione di questo am-
Specificità ambientali e dinamismi
complesso, peculiarità derivanti dalla
biente secondario deve, dove possibile,
morfogenetici in atto
collocazione geografica. La localizzazione a nord di un mare stretto e poco
integrarsi con le forzanti e le dinamiche
naturali del sistema complessivo, ridu-
Una specificità di primaria importan-
profondo, in una costa interessata dagli
cendo in tal modo gli sforzi ed oneri di
za, conseguenza diretta dell’origine dello
effetti refrigeranti e addolcenti delle ac-
manutenzione ed accentuandone le ca-
scanno, si riconosce nei caratteri geope-
que fluviali, implica un’attenuazione dei
pacità autoconservative conformi agli
dologici, nettamente divergenti rispetto
caratteri mediterranei, con assenze tra
analoghi sistemi naturali. Questo ap-
agli scanni e ai lidi naturali. A differenza
l’altro di alcune specie vegetali tipiche
proccio comporta un importante sforzo
di quelli naturali, formatisi per accumu-
rispetto a quanto riscontrabile altrove
conoscitivo, che richiede il monitoraggio
lo di sabbia selezionata e classata dalle
nelle coste italiane; di contro, in analogia
di processi evolutivi spesso non lineari,
energie marine ed eoliche, lo scanno di
con gli altri litorali mediterranei e a dif-
e impone di attenersi ad un concetto di
Sacca Scardovari presenta sedimenti
ferenza di quanto si osserva nella costa
manutenzione flessibile, continuamente
eterogenei a granulometrie molto diver-
europea atlantica, la prolungata siccità
adattabile alle nuove situazioni.
se, con sabbie, conchiglie e componenti
estiva che caratterizza il nostro clima fa
limo-argillose in stratificazioni differen-
si che il rapporto tra la vegetazione e l’u-
ziate conseguenti alle qualità e alle loca-
midità del suolo richieda, per superare i
lizzazioni dei materiali rifluiti nelle varie
periodi critici, connessioni più profonde
fasi. Solo nei fronti spianati e rimodellati
tra vegetazione e sabbie delle dune, assi-
I caratteri attuali dello Scanno sono
dall’azione delle onde e del vento lo scan-
curate dagli apparati radicali e, come nel
la risultante di fenomeni evolutivi indotti
no evidenzia, almeno nello strato superfi-
caso di Ammophila, dalle risalite capilla-
dagli interventi antropici (dragaggi, re-
ciale, sedimenti parzialmente selezionati,
ri di umidità lungo i fasci di fusti sepolti
fluimenti e alcuni rimodellamenti) e dai
con grandi differenze tra le superfici lato
(Bonometto, 1992). Aspetto, questo, dalle
dinamismi spontanei attivatisi su questi.
mare, nelle quali le energie meteomarine
evidenti implicazioni tecniche.
Ne è derivato un complesso eterogeneo
producono profondi e rapidi effetti rimo-
di ambienti in cui, a partire da condizioni
dellanti selezionando le granulometrie e
È anche da ricordare che la posizione
lontane da quelle naturali, si sono inne-
favorendo l’avvio di processi morfoge-
geografica del litorale veneto, in un’area
scati su superfici anche estese processi
netici più conformi al luogo, e quelle sul
di cerniera e transizione tra le vicine Alpi,
spontanei tendenti ai caratteri ambien-
versante laguna, ove le energie attenua-
il Mediterraneo e le porte dell’Europa
tali tipici dei lidi, che stanno progre-
te incidono sulle colmate per profondità
orientale, determina ulteriori peculiarità
dendo in più tratti con tempi e modalità
e con esiti più modesti.
floro-faunistiche, in un ecomosaico in cui,
Stato attuale dello Scanno
di Scardovari2
diverse. Lo Scanno, pur rimanendo in
oltre ad alcune specie endemiche, conflu-
prevalenza, per la sua stessa origine, un
Conseguenza diretta di ciò si ricono-
iscono specie delle steppe continentali
ambiente “secondario” con anomalie nei
sce nelle anomalie vegetazionali rispetto
ed asiatiche, specie alpine e specie medi-
popolamenti, nei dinamismi e nella ge-
alle ben note successioni proprie degli
terranee per le quali le nostre dune rap-
scanni naturali (vedi, ad esempio: Gehu
presentano i limiti geografici dei rispetti-
et al., 1984; Fiorentin R., 2007), con pre-
vi areali (Bonometto, 1992; Fiorentin R.,
senze di specie ruderali e nitrofile e con
2007a,b). Questa grande e particolaris-
popolamenti interni difformi da quelli
sima diversità, in un sistema ecotonale a
dunali. Anomalie con implicazioni impor-
più scale, rappresenta un termine di rife-
tanti anche ai fini della stabilità, dato che
rimento irrinunciabile quando si valutano
Il presente lavoro si basa prevalentemente su
uno studio effettuato negli anni 2009-2010. Alcune caratteristiche dello Scanno hanno subito
in seguito ulteriori evoluzioni per dinamiche
naturali e per i rifluimenti avvenuti, con alcune
modificazioni rispetto al periodo di indagine.
2
62
le linee progettuali, lo stato attuale e i
dinamismi nei nostri habitat dunali.
Un importante aspetto specifico, co-
trattenimento delle sabbie. Una speci-
mune agli scanni del Delta, è dato dall’e-
ficità che differenzia lo scanno rispetto
sigua profondità, che avvicina in misura
agli altri del Delta, connotandone la bat-
sedimentologiche/ve-
talora vistosa i versanti lato mare e lato
tigia, è inoltre il suo carattere in qualche
getazionali presenti sullo scanno, e al
laguna come ben visibile in Figura 4. Da
misura “lagunare” anche del versante a
tempo stesso le insorgenze di dinamismi
una preliminare analisi dei recenti rilievi
mare, verosimilmente connesso alla po-
positivi, originano grandi differenzia-
morfologici effettuati sui litorali del Delta
sizione più interna rispetto al preesisten-
zioni, tanto che si possono attualmente
(Regione del Veneto, 2009), si osserva
te “Scanno del Palo” e dalla presenza a
riconoscere nello scanno settori eteroge-
come sia necessaria, a titolo orientati-
mare di una scogliera protettiva paralle-
nei come conseguenza di più fattori. Tra
vo, una profondità degli scanni di circa
la alla linea di costa. Un effetto di ciò è
questi: i diversi caratteri sedimentologi-
300-350 m per raggiungere assetti sta-
stato riscontrato in insoliti popolamenti
ci dovuti, nei diversi tratti, ai rifluimenti
bilizzati ospitanti adeguate successioni
autunnali di Spartina juncea (Figura 2a,
pregressi; le quote, i profili e le profondità
ecologiche. Il limite dato dalla profondità
sinistra) nella fascia usualmente raggiun-
delle colmate realizzate; le conseguenti
esigua dello scanno, sommato alle ano-
ta dalle maree e delle onde, con visibili
diversità negli assetti vegetazionali affer-
malie sedimentologiche e morfologiche,
effetti di stabilizzazione delle sabbie.
matisi spontaneamente; le localizzazioni
condiziona il possibile sviluppo verso
rispetto agli eventi meteomarini e alle
l’interno delle tipiche successioni ecolo-
La fascia corrispondente alle dune
escursioni di marea; le quote e localizza-
giche litoranee, e quindi la formazione
embrionali evidenzia nello scanno for-
zioni dei rifluimenti in corso; le diverse
degli habitat maturi di duna stabilizzata.
mazioni solo iniziali, con estesi popola-
ridistribuzioni dei sedimenti dovute ai di-
Nei litorali sabbiosi naturali, procedendo
menti di Cakile maritima accompagnata
namismi spontanei sopraggiunti; i recenti
dal mare verso l’interno, si incontra di re-
in più tratti, a sud-ovest, da Spartina
interventi di rimodellamento, protezione
gola una tipica serie di fasce ambientali
juncea, da rade presenze di Agropyron
e piantumazione; gli effetti indotti dalle
via via più mature, dalla battigia alle dune
junceum (= Elymus farctus) e da specie
scogliere antistanti.
embrionali, ai primi cordoni di dune fino
alofile, con particolare frequenza di Inula
Le
anomalie
alle dune interne stabilizzate intercalate
chrithmoides. La fascia corrispondente
Le peculiarità sopra evidenziate sono
da bassure più o meno umide. Questa
al primo cordone di dune è assente quale
all’origine anche di specifiche criticità in
successione si riconosce nello scanno
formazione spontanea, dal momento che
ambito faunistico. Le estese superfici di
di Scardovari in modo molto parziale e
i rilevati sono il risultato non di processi
origine artificiale costituiscono siti pri-
anomalo; sono però presenti alcune pe-
morfogenetici avvenuti per deposizione
vilegiati per la nidificazione dei gabbiani
culiarità di pregio, e si riconoscono buo-
progressiva di sabbie classate, bensì per
reali, presenti con una numerosissima co-
ne possibilità di intervenire per orientare
accumuli artificiali di sedimenti eteroge-
lonia che esercita un grave impatto sulla
i processi verso assetti conformi a quelli
nei (Figura 2b, destra) su cui solo di re-
restante avifauna data la loro attitudine
naturali.
cente si è intervenuto con rimodellamen-
a predare i nidiacei delle altre specie e
ti naturaliformi.
comunque ad escluderle; al tempo stes-
In sintesi, procedendo dal mare verso
so l’insularità ostacola le colonizzazioni
l’interno, la successione ambientale pre-
Da ciò le anomalie nelle quote, nei
da parte dell’erpetofauna e teriofauna
senta le seguenti caratteristiche, com-
dinamismi e nella vegetazione: sono as-
autoctone. A tale proposito vale la pena
prensive di anomalie e peculiarità. La
senti come spontanee le specie più tipi-
osservare, come termine di confronto,
fascia di battigia evidenzia nello scanno
che delle prime dune, tra cui Ammophila
quanto avviene nel vicino scanno a sud-
un’importante valenza dovuta agli este-
arenaria (= A. ittoralis) e Calystegia sol-
ovest, caratterizzato da rilevanti sistemi
si allineamenti di tronchi spiaggiati alla
danella, mentre l’ambiente è oggi do-
di dune embrionali attive: queste favori-
quota raggiunta dalle mareggiate inver-
minato da presenze arretrate di Cakile
scono un’importante presenza di fraticel-
nali (Figura 2a): una condizione propria
associata a Chenopodiacee ruderali-ni-
li, capaci di proteggersi grazie all’elevato
degli arenili antichi, oggi quasi ovunque
trofile (soprattutto Atriplex tatarica) in
numero di coppie che consente alla co-
perduta a seguito delle “pulizie” delle
popolamenti a tratti coprenti. La forma-
lonia di difendere i nidi tenendo lontani
spiagge, che crea habitat specifici ed
zione di un ambiente analogo al primo
i gabbiani.
esercita importanti funzioni di cattura e
cordone di dune è però obiettivo perse-
63
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Elementi di ingegneria naturalistica
nella stabilizzazione dello scanno
di Sacca Scardovari
naturali di riferimento.
guibile, come chiaramente evidenziato
estensione settori caratterizzati da gran-
dagli esiti recenti di alcune piantumazio-
de diversità nelle valenze e nelle criticità.
ni di Ammophila atte ad attivare i tipici di-
L’estremità ovest (Figura 3, settore a) è
Recenti rimodellamenti nel terrapie-
namismi morfogenetici e vegetazionali.
caratterizzata da quote molto basse. Pre-
no fronte mare hanno evidenziato im-
senta un’elevata valenza naturalistica,
portanti potenzialità correttive attivabili
Ancora più evidente è l’assenza di
con arenili soggetti a dinamismi geomor-
mediante riduzioni di quota, spostamenti
dune stabilizzate. Anche nell’area centro-
fologici e vegetazionali in larga misura
di sedimenti, immissioni di strutture leg-
orientale, ove la profondità dello scanno
naturali da cui deriva una formazione
gere associate a piante di duna con cui in-
ne consentirebbe teoricamente la presen-
di dune embrionali con bassure alofile
nescare i tipici processi edificativi. Dietro
za, queste sono sostituite da un’alta spia-
strutturate e differenziate, includenti an-
al terrapieno sabbioso si estende, a quota
nata di origine artificiale, dominata verso
che uno stagno salmastro. La massiccia
poco più bassa, l’estesa superficie confi-
mare da sabbie e più all’interno da terreni
presenza di tronchi spiaggiati accresce i
nante con la laguna, dominata da vege-
imbibiti in inverno e primavera e compatti
valori di naturalità e stabilità dell’areni-
tazione nitrofila e canneto (Figura 3, c2);
in estate, con estesi fragmiteti intercala-
le; mentre la sola superficie a quota più
questa degrada bruscamente nell’angolo
ti da vegetazione nitrofila e da elementi
elevata è data, in una striscia interna,
ad ovest, raggiungendo quote intertidali
propri dei suoli con escursioni estreme di
dall’estremo lembo ovest delle esten-
su cui si è sviluppato un pregiato sito alo-
umidità. Si tratta di un ambiente privo di
sioni terrose che caratterizzano le aree
filo (Figura 3, c3).
carattere dunale, anche se piccoli nuclei di
successive. L’area non richiede allo stato
specie di duna e retroduna indicano una
attuale interventi prioritari, risultando
La superficie dello scanno dovuta ai
potenziale tendenza positiva.
sufficiente la manutenzione degli assetti
precedenti rifluimenti termina, all’estre-
e dei dinamismi in atto.
mità est, con superfici sabbiose a bassa
quota e con lingue intertidali protese
A maggior ragione mancano le dune
boscate (la vegetazione arbustiva e arbo-
Lasciata l’estremità ovest si attraver-
verso la Sacca (Figura 3, settore d). La
rea è limitata a pochi tamerici di impianto
sa una lunga strozzatura (Figura 3, setto-
vegetazione pioniera si limita in queste
artificiale, mentre perfino Amorpha fru-
re b) in corrispondenza della quale, prima
a presenze di Cakile e Phragmites, sosti-
ticosa, inizialmente presente, è bloccata
dei rifluimenti verso mare, lo scanno si as-
tuite nel lato laguna da popolamenti alo-
nello sviluppo), tanto da far ritenere che
sottigliava fino a ridursi ad un diaframma
nitrofili a Suaeda e Salsola. Da osservare
condizioni analoghe a quelle naturali pos-
terroso ricoperto di vegetazione disconti-
come l’orientamento dell’area porti a pre-
sano essere ottenute in tempi vicini solo
nua ruderale-nitrofila e prativa (Figura 4).
vedere nel vicino futuro, dopo che sarà
attraverso rimodellamenti, con localizza-
Nel versante interno, concavo, risulta
rifluita interamente la prevista superfi-
ti adeguamenti pedologici, necessari per
particolarmente importante la fascia di
cie verso mare, una notevole profondità
poter prevedere inserimenti di elementi
transizione verso le acque lagunari, do-
dello scanno in corrispondenza di questo
vegetali propri delle dune boscate. Di-
minata da un’estesa superficie a bassissi-
settore, che potrà consentire, partendo
verso è il caso delle bassure retrodunali.
ma profondità con formazione a ridosso
da una condizione attuale quasi naturale,
Assenti come ambienti umidi a bassa sa-
del rilevato di bordi e lingue intertidali in
un orientamento della successione ecolo-
linità (si ritrovano solo alcune depressio-
progressivo avanzamento. Il lato a mare è
ni a giunchi frammiste al canneto), sono
stato oggetto di un recente esteso riflui-
ampiamente presenti come habitat alofili
mento, che ha attenuato le criticità dovu-
in superfici anche estese inserite nello
te in precedenza all’estrema sottigliezza
scanno e contigue a questo, in raccordo
dell’istmo.
con le superfici intertidali di transizione
verso la laguna.
L’area che segue (Figura 3, settore c)
si caratterizza per la presenza di un am-
Zonizzazione dello scanno3
pio e profondo rilevato artificiale (Figura
3, c1), le cui quote eccessivamente eleva-
Per effetto delle modalità e delle fasi
te e scarsamente differenziate hanno in-
realizzative, lo scanno presenta nella sua
dotto dinamismi anomali rispetto a quelli
64
La situazione descritta fa riferimento al 2009.
Rispetto a detto anno, a fine 2012 l’assetto è simile a quanto osservato nei primi settori evidenziati. Alcune variazioni hanno riguardato: il settore
a, per ulteriore deposito di materiali sabbiosi; il
settore b, per un intervento di chiusura delle celle
di sasso e conseguente importante ripascimento,
che ha ampliato in misura molto significativa l’estensione verso mare e quindi la stabilità; il settore e, in cui è in atto il riempimento che nel 2009
era agli inizi. Nella primavera 2013 è previsto un
monitoraggio dello stato, considerando anche
che le mareggiate invernali modificano periodicamente la situazione, e un confronto delle evoluzione sui transetti.
3
Figura 3:
zonizzazione
dello scanno sulla
base delle diverse
caratteristiche
morfologiche
(in rosso) e
individuazione delle
superfici alofile
esaminate nel
testo (Foto aerea
consorzio bonifica
DeltaPo, stato
2009).
pascoli inondati
mediterranei
fascia intertidale
c3
superfici intertidali
sabbiose a Salsola e Suaeda
d
c2
a
b
c1
e
stagno lagunare salmastro
con vegetazione alofila
gica fino ad habitat interni.
regionale degli habitat finalizzata a rico-
ciali, sono soggetti a rapide trasforma-
noscere le tipologie definite in riferimento
zioni per evoluzioni spontanee o indotte.
L’ultimo settore, parallelo e allungato,
alla Direttiva 92/43/CEE, evidenzia chiara-
Queste investono tutti gli habitat dello
è al momento in fase di realizzazione (Fi-
mente come le valenze riconducibili alla
scanno, con particolare velocità per le
gura 3, settore e). Consiste nella super-
direttiva stessa siano concentrate alle
superfici fangose o sabbiose legate a
ficie delimitata dai due allineamenti di
estremità dello scanno; non classifica in-
sistemi deposizionali attivi; ciò significa
scogliere, entro la quale sono in corso i
vece le vaste aree del terrapieno centrale,
che, per salvaguardare le biocenosi me-
rifluimenti che porteranno lo scanno alla
date le anomalie che ne sviliscono le qua-
ritevoli di tutela, più che la salvaguardia
dimensione e alla forma di progetto. Im-
lità e impediscono una qualificazione degli
di luoghi precisi desunti dalle cartografie
portante notare come la punta all’estre-
habitat ai sensi della Direttiva.
è importante che siano garantiti i fattori e i processi in grado di riproporre nel
mo est della superficie (non visibile nella
figura), rifluita a fine 2009 con sedimenti
Il terrapieno è definito invece nella
tempo, anche in localizzazioni spostate,
in gran parte limosi, a seguito delle ma-
carta degli habitat del Consorzio Delta Po
le condizioni funzionali proprie degli ha-
reggiate invernali che hanno dilavato le
(Figura 5), elaborata nell’ambito dei lavori
bitat lagunari. In questo quadro evolutivo
componenti fini lasciando quelle sabbio-
di analisi riferiti al valore ecologico delle
la situazione attuale, rispetto a quella de-
se, abbia rapidamente evidenziato una
lagune (Pagnoni et al., 2009)4. In questo
scritta nelle due cartografie citate, meri-
colonizzazione conforme al carattere di
elaborato il profondo fronte sabbioso e la
ta qualche aggiornamento.
arenile naturale, con una consistente pre-
superficie retrostante (corrispondenti ai
senza di Cakile.
settori c1 e c2 della Figura 3) sono indica-
Una variazione è evidente nel terra-
ti, rispettivamente, come “sabbie di scavo
Gli habitat dello scanno nelle
non vegetate” e “comunità di erbe nitrofi-
cartografie naturalistiche
le antropogeniche”.
Queste diversità trovano riscontro
Va sempre ricordato che gli ambienti
nelle cartografie naturalistiche. La carta
sabbiosi litoranei, sia naturali che artifi-
65
4
Nel 2008 il Consorzio ha affidato al Consorzio
Ferrara Ricerche l’incarico di valutazione della
naturalità e qualità degli habitat del Delta del Po.
Il lavoro è stato consegnato nel 2009 e presentato in sintesi nel Quaderno Cà Vendramin nr. 0.
Maggiori dettagli sono consultabili anche sul portale cartografico del Delta sil.deltapo.it/web.
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Elementi di ingegneria naturalistica
nella stabilizzazione dello scanno
di Sacca Scardovari
Figura 4: in primo
piano è ben visibile
l’esiguo diaframma
terroso, ancora
con i film plastici
di rafforzamento
posizionati all’epoca
della realizzazione,
che separa la
spiaggia dalla
laguna, coperto da
rada vegetazione
ruderale. Lato
laguna (a sinistra) si
nota la presenza di
superfici intertidali
di transizione.
L’immagine è del
2009; l’arenile
artificiale lato mare
è oggi molto più
esteso, a seguito dei
recenti rifluimenti
(foto L. Bonometto,
2009).
ficativi cambiamenti si riconoscono nel
perficie alofila qui individuata in Figura
complesso dei siti alofili, nei quali i pro-
3 (settore c3), definita nella carta regio-
cessi evolutivi hanno portato a differen-
nale come “Pascoli inondati mediterranei
ziazioni rilevanti, di seguito evidenziate,
(Juncetalia maritimi)” (simile definizione
tendenti ad una strutturazione conforme
è data dal Consorzio Delta Po Adige),
agli habitat naturali.
appare oggi molto più estesa di quanto
indicato nelle cartografie, raggiungendo
La superficie alofila nell’estremità
ampiamente il margine lagunare dello
ovest (Figura 3, a), identificata nella car-
scanno. La superficie ospita attualmente
ta regionale come sito a “vegetazione
un complesso ecomosaico, su discontinui-
annua pioniera a Salicornia ed altre delle
tà altimetriche conseguenti all’origine ar-
zone fangose e sabbiose” (la carta del
tificiale, che sintetizza pressoché tutti gli
Consorzio Delta Po Adige vi riconosce
habitat alofili alto adriatici.
correttamente anche uno “stagno salmastro lagunare”), presenta oggi anche
Nella carta regionale non è invece evi-
tipi vegetazionali psammoalofili a carat-
denziata nelle sue valenze, probabilmente
tere perenne in un ecomosaico a cinture
perché allora non riconoscibile, l’incipien-
di vegetazione che ne accresce ulterior-
te e discontinua fascia intertidale sul lato
mente il valore; diversamente, una sottile
laguna dall’estremo ovest fino alla conca-
superficie lato laguna nell’estremità est
vità delimitata dalla strozzatura (Figura 3
pieno individuato come “sabbie di scavo
(Figura 3, d), identificata con la stessa
settori a, b; Figura 4). Tale fascia alofila,
non vegetate” (corrispondente al settore
tipologia nella carta regionale, conferma
riconoscibile invece nella carta del Con-
c1 della Figura 3), che in realtà ha svilup-
il carattere annuo ma non la presenza di
sorzio e indice di un processo positivo in
pato di recente popolamenti anche co-
Salicornia, sostituita da una vegetazione
atto, presenta significativi popolamenti
prenti di Cakile e Atriplex. Ulteriori signi-
alonitrofila a Suaeda e Salsola. La su-
pionieri annuali a ridosso dello scanno, e
66
LEGENDA
Sedimenti misti lagunari emergenti
durante la bassa marea
Sabbie di residui di scavo non vegetale
Sedimenti sabbiosi marini (sabbia
> 75%) emergenti durante la bassa
marea
Sedimenti sabbiosi lagunari (sabbia
> 75%) emergenti durante la bassa
marea
Comunità di erbe nitrofile
antropogeniche
Vegetazione annua delle distese
fangose o sabbia intertidali
Vegerazione annua delle linee di
deposito marine
Praterie e fruticeti mediterranei con
vegetazione pioniera a Salicornia
Vegetazione annua pioniera a
Salicornia e specie delle zone fangose
e sabbiose
Stagni mediterranei salmastri a Juncus
(Juncetalia maritimi)
Stagni salmastri lagunari
Figura 5: lo scanno
di Scardovari nella
Carta degli Habitat
(PagnonI et al. ,
2009) da GIS
DeltaPo.
assenza di habitat di pregio è legata soprat-
fesa dell’intero sistema estuarino (Khalil,
tutto alle condizioni quadro che stanno alla
2008; Louisiana Coastal Wetlands Con-
base dei dinamismi evolutivi propri di quei
servation and Restoration Task Force and
sistemi ambientali. Un habitat può dunque
the Wetlands Conservation and Restora-
essere presente oggi e assente domani a
tion Authority, 1998). Nel ripristino degli
causa di fenomeni erosivi; ma l’importante
ambienti litoranei un approccio oggi lar-
è verificare che siano presenti le condizioni
gamente condiviso consiste nella ricerca
si estende per notevole ampiezza con pre-
potenziali per una sua riformazione spon-
di soluzioni che si integrino con le dina-
giati fondali limosi e sabbiosi soggetti ad
tanea. Si tratta dunque di superare la sola
miche naturali, favorendo e orientando
escursione di marea. Questa situazione,
visione legata alla presenza/assenza in un
i processi morfogenetici con l’obiettivo
descritta nel 2010 (Gianoni et al., 2010),
tempo dato, valutando invece la potenziali-
di assicurare per quanto possibile le ca-
ha già subito cambiamenti legati ai lavori
tà sull’arco di uno spazio temporale e geo-
pacità auto-conservative (omeoretiche)
ed ai dinamismi naturali in atto (in parti-
grafico più ampio.
dell’ambiente, portando il sistema spiaggia-duna ad un equilibrio dinamico tra
colare alle importanti mareggiate degli
inverni 2011 e 2012), attualmente oggetto
La stabilizzazione degli scanni
consistenza.
fattori erosivi e costruttivi (Rosati, 2009;
Thompson, 2011). Questo tipo di approc-
di monitoraggio per verificarne stabilità e
Sul tema della gestione e ripristino de-
cio alla gestione e al ripristino dei sistemi
gli scanni, e dei litorali più in generale, di-
dunali litoranei, finalizzato ad assicurare
La situazione attuale dello scanno con-
verse sono le esperienze sia in Italia che
flessibilità e capacità di adattamento alle
ferma comunque nella sostanza, con alcu-
a livello internazionale. Tra i grandi pro-
variazioni delle condizioni ambientali, as-
ni elementi nuovi, le analisi effettuate nel
grammi di ripristino in corso basti citare
sume oggi particolare importanza in pre-
2009. Le osservazioni su cambiamenti av-
come esempio quello sulle Barrier Islan-
visione dell’innalzamento del livello del
venuti in tempi brevi ci impongono di ricor-
ds lungo le coste del Golfo del Messico, in
mare e dell’intensificazione degli eventi
dare come, in ambienti caratterizzati da ac-
particolare nei pressi del Delta del Missisi-
meteo marini legati ai cambiamenti cli-
centuate dinamiche evolutive, la presenza o
pi, quale componente strategica per la di-
matici.
67
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Elementi di ingegneria naturalistica
nella stabilizzazione dello scanno
di Sacca Scardovari
Le soluzioni progettuali previste per
Il primo fattore rappresenta un aspetto
lo scanno di Scardovari rientrano in
critico in gran parte degli ambienti co-
questo quadro, mirando a favorire ed
stieri, non solo italiani, in quanto i dif-
orientare i dinamismi morfogenetici ed
fusi interventi volti alla stabilizzazione
ecologici, presenti e potenziali, verso
e regimazione dei bacini idrografici,
condizioni di equilibrio dinamico carat-
e i prelievi di inerti dai corsi d’acqua,
terizzate il più possibile da resistenza
hanno ridotto fortemente il trasporto
e resilienza. Nell’applicazione di questi
solido a valle (Simeoni et al., 2007).
criteri al ripristino dei sistemi litoranei
Questo richiede spesso, negli interventi
sono da tenere presenti due importanti
di ripristino di ambienti costieri, ripa-
fattori limitanti: la disponibilità di rica-
scimenti del litorale mediante apporto
riche naturali di sedimenti, derivanti dal
di sedimenti, con eventuali movimen-
trasporto solido lungo costa e dal tra-
tazioni per orientare l’evoluzione dei
sporto eolico; la presenza di spazi suffi-
profili. Nel caso specifico della Sacca
cienti per l’instaurarsi delle successioni
di Scardovari la disponibilità di sedi-
ecologiche previste (Nordstrom, 2008).
menti per il ripascimento deriva da una
68
Figura 6a: in
alto, esempio di
disposizione a doppia
fila di strutture
frangivento a zigzag, Stone Harbor,
New Jersey (foto
tratta da www.flickr.
com; autore: Makz,
2006).
Figura 6b:
disposizione di
pennelli frangivento
posizionati al piede
delle dune esistenti,
per intercettare
il trasporto eolico
da vento di Bora,
trasversale alla
linea di costa
(Alberoni, Venezia).
(foto: A. Bonometto,
2012).
Figura 6c:
dettaglio di uno dei
moduli frangivento
e del deposito di
sabbia (foto: A.
Bonometto, 2012).
gestione integrata del sistema scanno-
differenziati nelle localizzazioni e nelle
sacca, che prevede il riutilizzo a tal fine
stratificazioni, favorendo ove possibile i
del materiale derivante dai dragaggi
processi di classazione ed evitando i fe-
attuati per il mantenimento dell’officio-
nomeni di corazzamento o compattazio-
sità idrodinamica delle bocche e più in
ne che limitano, fino ad impedirlo, il trasporto eolico (Nordstrom, 2008; Gianoni
generale della sacca.
et al., 2010). Il secondo fattore limitante
Questa origine comporta inevitabil-
per lo sviluppo della successione eco-
mente l’utilizzo di sedimenti a granu-
logica completa sugli scanni del Delta è
lometria diversa, anche molto fine, va-
dato dalla scarsa profondità degli scanni
riabile in relazione alle localizzazioni e
stessi, talora aggravata dalla sottrazione
profondità dei dragaggi; il che crea eleva-
di spazio dovuta ad infrastrutture e più in
te criticità ed impone, se si vuole tendere
generale all’uso antropico del territorio;
ad evoluzioni morfogenetiche conformi
a questo sono da aggiungere, come nel
alla naturalità e funzionalità delle dune,
presente caso, fenomeni erosivi naturali
di usare i sedimenti stessi secondo criteri
localmente molto marcati.
69
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Elementi di ingegneria naturalistica
nella stabilizzazione dello scanno
di Sacca Scardovari
TAVOLA 1
TAVOLA 1
mare
vento
ca. 25cm
a
a
a
ca. 30cm
ca. 30°
ca. 15cm
arelle
apporto eolico dal cumulo (+arenile)
b
b
b
50-60 cm
ca. 30°
sabbia selezionata (immessa o arrivata)
c
Figura 7: esempio
di impianto di
c
Ammophila
nell’alto
arenile. Fasi di
impianto (a, b) e
sviluppi attesi (c,d).
In marrone scuro,
profilo delle sabbie
da rifluimento
presenti al momento
dell’impianto; in
marrone chiaro,
profilo delle sabbie
classate di apporto
eolico.
d
d
morfologico e funzionale la formazione
differenziate per i versanti lato mare, per
di una adeguata zona attiva che vada
le superfici interne e per i versanti lato
dalle prime associazioni pioniere fino
laguna, in funzione delle diverse forzanti
alle dune “grigie”. Va infatti sottolineata
idrodinamiche ed eoliche che inducono e
l’assoluta importanza di questi ambienti
guidano i processi evolutivi. I principali
dunali per la funzionalità morfologica,
criteri di intervento proposti per lo Scan-
sia per la loro capacità di dissipare il
no di Scardovari sono i seguenti.
temporaneo aumento dell’energia delle
- Sul versante lato mare, per tutta la
onde durante le mareggiate più inten-
profondità direttamente interessata dai
se (Thompson, 2011), sia per l’effetto di
dinamismi meteo marini e dal trasporto
“serbatoio di sedimento” per gli scambi
eolico di sabbia, dopo la realizzazione
ripascitivi con la spiaggia e per il ripri-
delle strutture di base per la formazione
stino naturale delle quote e delle morfo-
dello scanno (scogliera e refluimenti), gli
logie in caso di erosioni da eventi mete-
interventi dovranno essere finalizzati ad
L’instaurarsi di una successione eco-
omarini eccezionali. Inoltre, la presenza
orientare e favorire i fattori morfogene-
logica sufficientemente evoluta, tale da
di cordoni di dune negli scanni limita i
tici costruttivi conformi a quelli naturali.
garantire la funzionalità ecosistemica
fenomeni di overwash, evitando la con-
Il profilo finale di equilibrio dovrà quindi
dell’ambiente, rappresenta comunque
seguente perdita di sedimento, la crea-
essere raggiunto grazie ai processi spon-
un presupposto fondamentale per il suc-
zione di instabilità e l’apertura di brecce.
tanei di ricarica indotti da detti interventi.
sul versante lato mare, dove è partico-
In linea generale negli scanni devono
corrispondenti alla fascia occupata in
larmente importante dal punto di vista
essere valutate e progettate soluzioni
natura dalle dune stabilizzate, gli inter-
e
70
- Nelle superfici interne dello scanno,
cesso di questi interventi; quantomeno
e
c
b
apporto eolico dall’arenile
sabbia da accumulo eolico
c
dc
ca. 2 - 3 mesi
capping residuo
d
ca. 1 anno
d
e
nelle superfici dei diversi tratti.
venti porteranno ad assetti quasi finali,
proprio interno, imponendo opportune
lasciando ai dinamismi spontanei (molto
strategie di intervento, è dato dall’etero-
attenuati
per l’assenza di sensibile ricarie
geneo rilevato artificiale presente nella
Tali variabili sono di primaria impor-
ca di sabbia) effetti di solo assestamento
parte centrale (Figura 3, C1), che richiede
tanza per l’individuazione delle strategie
delle morfologie.
tratto per tratto specifiche valutazioni in
d’intervento da adottare, poiché diffe-
relazione alle seguenti variabili:
renziano le superfici consentendo di ri-
- Nel versante lato laguna gli ambienti
di transizione saranno progettati preve-
- distanza tra i vari punti del rilevato in
conoscere quelle in cui sono sufficienti
dendo realizzazioni che portino ad asset-
esame e il mare (che può risultare adegua-
interventi minimi, basati sul principio di fa-
ti morfologici vicini a quelli finali attesi,
ta, eccessiva o esigua);
vorire processi eco-morfologici conformi
lasciando ai dinamismi mareali lagunari
- morfologia (quote, profondità, pen-
a quelli naturali, e quelle in cui risultino
funzioni rimodellanti essenzialmente di
denze, ecc.) e dinamismi del rilevato ri-
necessari interventi più consistenti qua-
perfezionamento e di espansione delle
spetto alle condizioni naturali (importante
li, ad esempio, ripascimenti e/o movi-
superfici intertidali.
valutare se si sia vicini o lontani da condi-
mentazione di sedimenti. Per l’innesco
zioni di equilibrio dinamico naturale);
dei processi morfogenetici orientati ver-
Diverse modalità di intervento devono
- caratteristiche sedimentologiche del-
so la formazione della successione eco-
essere adottate in relazione alle morfo-
la sabbia (verificando soprattutto se si è
logica tipica di ambienti litoranei si può
logie e alle caratteristiche sedimentolo-
in presenza di sabbia selezionata, di se-
ricorrere ad alcune tipologie di interven-
giche attualmente presenti sullo scanno,
dimenti non selezionati con presenza di
to, largamente diffuse e spesso utilizzate
derivanti dagli interventi attuati nel pas-
componenti limose o argillose e di sche-
in modo sinergico:
sato e dai processi evolutivi indotti (Fi-
letro);
- apporto e movimentazione di sedi-
gura 3). Nello specifico, l’elemento che
- processi in atto di erosione/asporto,
menti, con modellamento delle superfici;
in primo luogo differenzia lo scanno al
o di ricarica eolica di sabbia, nei fronti e
- inserimento di strutture frangiven-
71
Le Lagune del Delta del Po
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nella stabilizzazione dello scanno
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to atte a interferire con l’asporto-tra-
ti e quindi la formazione delle dune.
Nordstrom, 2009). In base alle esigenze
sporto-accumulo eolico di sabbia;
Affinché le dune inizino a formarsi e si
sito-specifiche, e al confronto con le di-
- immissione delle specie vegeta-
possano sviluppare con il previsto innal-
verse tecniche disponibili in letteratura,
li basilari nell’attivazione dei processi
zamento di quota devono essere soddi-
nei paragrafi successivi vengono propo-
morfogenetici edificativi e consolidanti.
sfatti alcuni requisiti fondamentali (Kha-
ste alcune possibili soluzioni ritenute
lil, 2008):
idonee per la formazione di sistemi di
L’apporto con eventuale movimenta-
- deve essere disponibile una zona
dunali nello Scanno di Scardovari.
zione di sedimenti, oltre che finalizzato
di ricarica per il trasporto eolico suffi-
al ripascimento dell’arenile, può esse-
ciente estesa, costituita da una fascia
Utilizzo della vegetazione a fini
re utilizzato per accelerare i proces-
di spiaggia non o poco vegetata e non
morfogenetici
si di ricostruzione dei cordoni dunali.
satura (usualmente asciutta);
A tal fine i rilevati vanno realizzati pos-
- la velocità del vento deve eccedere
La piantumazione di vegetazione
sibilmente a quote di progetto inferiori a
per periodi sufficienti la soglia necessa-
psammofila negli interventi di ripristino
quelle attese, in modo che queste ultime
ria per la mobilizzazione e il trasporto
di dune, spesso associata all’inserimento
vengano raggiunte grazie alla successi-
del sedimento;
di strutture frangivento, viene effettuata
va deposizione di sabbie selezionate dal
- la profondità, inclinazione e quota
della spiaggia devono essere tali da dis-
trasporto eolico.
con due diverse finalità, in più casi contestuali e interdipendenti:
sipare l’energia delle onde incidenti sul-
- attivare, sostenere, accelerare i pro-
Strutture rigide possono essere uti-
le dune in neo-formazione. Viceversa,
cessi di edificazione e stabilizzazione dei
li per proteggere i ripascimenti dalle
quote troppo elevate limitano l’intera-
sistemi dunali, per lo più nelle fasce delle
mareggiate più intense e per intercet-
zione della spiaggia con le forzanti idro-
dune embrionali e dune “bianche”, favo-
tare il trasporto solido lungo costa,
dinamiche marine e riducono fino ad im-
rendo la cattura delle sabbie e il conse-
ma vanno accuratamente pianificate
pedirle la continua ricarica di sabbia e la
guente consolidamento assicurato dagli
e progettate tenendo presenti gli ef-
strutturazione del sedimento, portando
apparati radicali;
fetti su ampia scala per non inter-
in alcuni casi a fenomeni di corazzamen-
ferire
to dell’arenile (Nordstrom, 2008).
negativamente,
aggravandoli,
con i problemi di erosione a valle.
- svolgere una funzione antierosiva a
protezione delle dune esistenti, soprattutto nei primi fronti ove la profondità
Inoltre, l’impiego di strutture rigide può
In letteratura sono presenti nume-
dell’arenile è carente (condizione che
risultare necessario per limitare e confi-
rose tipologie di strutture frangivento,
può far prevalere gli effetti eolici erosivi
nare la mobilità degli scanni in funzione
le cui caratteristiche differiscono prin-
su quelli costruttivi, o addirittura far ar-
di specifiche esigenze: nel caso dello
cipalmente per materiali (es., palizzate
rivare alle dune le mareggiate invernali),
scanno di Scardovari, per garantire l’of-
di legno, cannucciato, fascinate in ra-
ma anche in superfici più interne dove
ficiosità idrodinamica delle bocche limi-
maglie o in Spartina versicolor, ecc.),
mutate condizioni ambientali espongano
tandone l’interramento.
per orientamento (rettilinee, inclinate, a
a venti anomali ambienti pregiati anche
pennelli, a zig-zag, aperte o a celle chiu-
di duna grigia.
Strutture frangivento
se – v. esempi in Figura 6), per altezza
(generalmente da 50 cm a 1.2 m) e per
Per innescare e/o per accelerare i
numero di file.
Nei litorali adriatici le due specie più
importanti ai fini morfolgenetici sono
Ammophlia littoralis e Elymus farctus
processi morfogenetici legati alle energie eoliche l’impiego di strutture fran-
L’unico parametro su cui sembra es-
(Thompson, 2008; Speranza et al., 2009;
givento, in grado di “catturare” e trat-
serci una sostanziale convergenza è la
Bonometto, 1992), grazie alle funzioni
tenere la sabbia trasportata dal vento,
porosità, indicata come ottimale in va-
edificatrici e stabilizzatrici. Importanti
rappresenta un metodo a basso costo
lori compresi tra il 40 - 60% (Coastal
differenze, ecologiche e quindi tecniche,
largamente diffuso. Tali strutture ridu-
Engineering Research Center (CERC),
si riconoscono nelle localizzazioni preva-
cono localmente la velocità del vento
1984; Khalil, 2008; Nordstrom, 2008;
lenti e nei ruoli delle due specie:
e originano piccoli vortici dissipativi,
Florida Department of Environmen-
- Elymus farctus supsp. farctus (=
favorendo la deposizione dei sedimen-
tal Protection, 2006; Grafals-Soto e
Agropyron junceum = Elytrigia juncea)
72
TAVOLA 3
rilevato in sedimenti eterogenei
accumulati meccanicamente
mare
capping
vento
ca. 15 cm
aa
ca. 40 cm
ca. 35-40 cm
ca. 1,5-2 m
rincalzo
sabbia classata già
accumulata dal vento
ammophila
direttamente su sabbia
ca. + 1,5 m.s.l.m
bb
dopo un anno
Figura 8: fase
iniziale ed
evoluzione al primo
anno di impianti
di Ammophila su
rilevati artificiali.
Per i colori delle
sabbie vedi Figura 7.
73
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Elementi di ingegneria naturalistica
nella stabilizzazione dello scanno
di Sacca Scardovari
Strutture frangivento di diversa
tipologia associate a impianti di
Ammophila littoralis per
formazione dune bianche
Colonizzazione
spontanea di Cakile
Scogliera
Eventuali ricariche
di sabbia
Tronchi spiaggiati
naturali o fascinale
Eventuale impianto
di specie di duna interna
(in particolare
Tortuleto Scabiosetum)
Eventuali impianti
di duna interna
(in particolare
Medicago marina)
Strutture frangivento basse
associate a impianti di Agropyron
junceum e Ammophila littoralis per
formazione dune embrionali
Figura 9:
transetto tipo, con
schematizzazione
della morfologia
di partenza, cui
tendere ove possibile
mediante rifluimenti
e rimodellamenti,
e degli interventi
successivi orientati
verso l’ottenimento
(almeno potenziale)
di una successione
ecologica conforme
a quella naturale
(elaborazione
propria). I numeri in
carattere grassetto
corrispondono
in metri, a scala
diversa, alle quote
sul medio mare e
alla distanza dalla
scogliera;
i numeri in
carattere normale
alla sequenza dei
diversi elementi o
ambienti, secondo
la successione
seguente.
1: mare;
2: scogliera
artificiale;
3: superficie
sommersa tra
scogliera e arenile;
4: bagnasciuga
(fascia intertidale);
5: arenile e
fascia di prima
colonizzazione;
6: prima duna
embrionale;
7: duna embrionale
a prevalenza di
Agropyron;
8: duna embrionale
con prima presenza
di Ammophila;
9: duna bianca;
10: prima bassura
interdunale;
11: prima duna grigia;
12: bassura
interdunale umida;
13: duna consolidata
boscata;
14: bassura alofila;
15: ondulazione
terminale;
16: margine lato
laguna;
17: superficie
lagunare intertidale
e acquea.
Eventuale ulteriore
impianto di Ammophila
littoralis associato a basso
cannucciato
Eventuale impianto
di specie di duna
stabilizzata boscata
Eventuale impianto di
specie alofile tipiche
delle bassure interdunali
è specie edificatrice importantissima per
ro spinosae - Ammophiletum arenariae,
l’innesco dei processi di colonizzazione e
subentra ad Elymus alle distanze e quo-
formazione delle dune embrionali a par-
te in cui normalmente sono attenuati gli
tire dalle prime quote e distanze dal mare
effetti diretti della vicinanza al mare.
non raggiunte dalle usuali mareggiate.
La localizzazione fronte mare è favorita
La buona riuscita degli interventi di
da una buona tolleranza all’aerosol mari-
impianto è legata ai caratteri biologici
no e ad eventuali rapidi contatti con l’ac-
ed ecologici delle specie, primo tra tut-
qua salata. Specie guida dello Sporobolo
ti alla necessità, per Ammophila, di una
arenarii – Agropyretum juncei presenta,
sepoltura graduale in sabbia a granulo-
oltre alla maggiore resistenza alla sal-
metria selezionata, pregiudiziale per svi-
sedine, minori esigenze riguardo agli
lupparsi e quindi far sviluppare la duna.
apporti sabbiosi rispetto a Ammophila,
Infatti la crescita della pianta è subordi-
risultando idonea anche per il restau-
nata all’emissione, dai nodi del fusto, di
ro di diversi settori di duna. Elymus è
palchi di radici secondarie, oltre che di
frequentemente associato a Calystegia
rizomi e stoloni che consentono il suc-
soldanella, assente nello scanno, che in
cessivo accestimento con ampliamento
natura crea nei pendii meno accentuati
della copertura. La formazione di nodi
superfici coprenti aderenti al suolo.
radicati segue in natura il seppellimento
- Ammophlia arenaria subsp. austra-
della pianta, con una fittezza (e quindi
lis (=Ammophila littoralis) è la principale
capacità di “armare” la duna) correlata
specie edificatrice, artefice dell’equili-
all’entità della sommersione periodica
brio dinamico ed evolutivo tra sabbie,
da parte della sabbia.
vento e vegetazione che porta all’edificazione naturale e al consolidamento
L’omogeneità granulometrica degli
delle dune. Specie guida del Echinopho-
accumuli eolici di sabbia assume par-
74
Figura 10: schema
indicativo di della
configurazione
di intervento
finalizzata allo
sviluppo di dune
embrionali,
con l’impiego
di strutture
frangivento alte
50 cm e impianto
di vegetazione (la
distanza dal mare
non è in scala)
(elaborazione
propria).
Impianto Elymus farctus
4m
Impianto Calystegia
Impianto Ammophila
MARE
LIBECCIO
SCIROCCO
BORA
ticolare importanza per la specie e le
sione i vivai potranno essere organizzati
Per rendere possibile ovunque un
sue funzioni, conferendo al substrato i
anche per la produzione delle principali
impianto profondo su sabbie selezio-
caratteri fisici e chimici (permeabilità-
specie che in natura si accompagnano,
nate risultano necessarie, nelle super-
drenaggio,
ossigenazione)
con effetti sinergici, alle tre sopra esa-
fici con sedimenti rifluiti eterogenei,
necessari per il suo buon sviluppo; in
minate, fino alle specie finalizzate alla
alcune semplici operazioni preliminari,
assenza di detti caratteri manca la cre-
rinaturazione delle dune stabilizzate,
consistenti semplicemente nella rea-
scita e si instaurano fenomeni anomali o
delle dune boscate e delle bassure in-
lizzazione di buche o trincee, di pro-
degenerativi (la presenza di componenti
terdunali.
fondità corrispondente o superiore
porosità,
limo-argillose, che in asciutto si presen-
a quella di impianto, in modo che en-
tano come polveri, trattiene infatti l’umi-
Tipologie di impianto nell’area dello
tro queste avvenga la deposizione di
dità e, occludendo gli interstizi, ostacola
scanno
sabbia spinta dall’azione eolica. Sono
l’ossigenazione, innescando processi di
di seguito proposte alcune tipologie
marcescenza analoghi a quanto si osserva in natura nei cespi senili più interni).
L’aderenza degli interventi ai carat-
operative (Figura 7 e Figura 8), diver-
teri biologici ed ecologici di Ammophi-
se a seconda che si impiantino cespi
la, in particolare al fatto che la specie
isolati o allineamenti e che gli impianti
Ciò si è già verificato, anche in impor-
richiede obbligatoriamente, per assicu-
avvengano su superfici poco inclinate
tanti estese esperienze altoadriatiche,
rare gli effetti edificativi, una sepoltura
(come nell’alto arenile) o molto inclina-
in impianti su sabbie rifluite non selezio-
graduale in sabbia a granulometria se-
te (come nei versanti dei rilevati arti-
nate e/o in superfici prive di sufficiente
lezionata, può essere assicurata in fase
ficiali). In tutti i casi gli ingredienti si
ricarica eolica. Il previsto ampio utilizzo
di impianto con interventi anche sem-
ripetono: scavo di buche o trincee di
di Elymus e Ammophila, cui può essere
plici; variabili importanti sono date in
profondità e larghezze idonee; cumuli
aggiunta Calystegia, richiede un oppor-
questi casi, nel sito in esame, dalla pen-
sopravento ottenuti posizionando la
tuno l’allestimento di specifici vivai, al
denza delle superfici (arenile e versanti
sabbia rimossa; elementi in cannuc-
fine di garantire congrue disponibilità di
dei rilevati) e dall’eventuale presenza di
ciato (o analoghi) quali trappole per la
esemplari senza dover ricorrere ad ec-
sabbie già selezionate dall’azione eoli-
sabbia. In entrambi gli esempi è pre-
cessivi prelievi in ambiente. Con l’occa-
ca.
visto l’utilizzo come unità di impianto
75
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Elementi di ingegneria naturalistica
nella stabilizzazione dello scanno
di Sacca Scardovari
di gruppi di tre-cinque fusti radicati,
PRINCIPI E FINALITÀ
tici sottovento.
1. Garantire la presenza
dello scanno a mare e
dell’idrodinamismo.
meglio se comprensivi di parti di rizoma con più nodi, ottenuti smazzando i
Fase 1 (Figura 7, a): Scavo di una
cespi prelevati in vivaio o in ambiente.
buca (o trincea se per un allineamento di
Gli interventi devono essere calibrati in
piante), con accumulo sopra vento (lato a
funzione ai caratteri sito-specifici dello
mare) della sabbia rimossa (questo cumu-
scanno con soluzioni leggermente ade-
lo sarà la prima sorgente di sabbia per il
guate di volta in volta al sito e al periodo
riempimento progressivo della buca per
di impianto.
effetto del trasporto eolico). La profondità
2. Tutelare e consolidare le valenze
ambientali esistenti.
3. Recuperare le funzioni
ecologiche (ambiti di transizione,
reticolo, dinamismi).
4. Attivare meccanismi di
diversificazione degli habitat
pregiati.
richiesta è di circa 30 cm; per la larghezza
Impianto di Ammophila, e sviluppi
occorre aver presente che la sezione an-
attesi, nell’alto arenile su sabbie
drà incontro a rapido cedimento dei bordi
eterogenee rifluite.
fino ad assestarsi su inclinazioni indicativamente di 30° (“naturale declivio” della
Nell’alto arenile l’impianto di Ammo-
sabbia).
AMBITI DI INTERVENTO
A
phila (unitamente ad Elymus ed eventualmente a Calystegia) avviene su superfici
Fase 2 (Figura 7, b): Va posizionato sul
ad inclinazione molto leggera, con funzio-
fondo un primo volume di sabbia selezio-
ne di attivare la formazione di un primo
nata (prelevata da fonte vicina o ottenuta
allineamento di dune embrionali. L’obietti-
per setacciamento), fino ad uno spessore
vo suggerisce qui l’utilizzo di strutture di
di 10
supporto leggere, capaci di avviare i pro-
essere omessa se la fossa è stata realiz-
cessi attesi integrandosi in tempi brevi; e
zata con un anticipo sufficiente alla for-
la conformità a quanto avviene in natura
mazione di un pari accumulo spontaneo
induce a proporre schemi di impianto radi,
per effetto del trasporto eolico; può an-
con cespi singoli distanziati o con brevi
che essere omessa se le piante da posi-
allineamenti a partire da una quota sen-
zionare sono già in un contenitore imme-
sibilmente inferiore ai due metri; sarà la
diatamente degradabile riempito con una
successiva crescita dei sistemi pianta/sab-
congrua quantità di sabbia selezionata).
bia a determinarne la fusione dei cespi e
Entro la sabbia selezionata del fondo va
a fare raggiungere i due metri di quota, in
effettuato l’impianto, rincalzandolo sem-
una duna embrionale armata e connessa
pre con questa ed eventualmente sorreg-
agli strati profondi grazie alle parti delle
gendolo con una singola cannuccia. Sot-
piante progressivamente sepolte.
tovento, a circa 25-30 cm dalla pianta, va
15 cm. (Questa operazione può
B
C
D
E
F
infisso verticalmente un cannucciato che
In Figura 7 sono esemplificate le fasi
fungerà da trappola per la sabbia fin che
di impianto (a,b) e la schematizzazione de-
questa funzione sarà assicurata dal cespo
gli sviluppi attesi (c,d). L’esempio è riferito
stesso dopo il primo accrescimento. Il can-
all’impianto di singoli allineamenti di Am-
nucciato, alto 100÷120 cm e dimensionato
mophila; soluzioni analoghe potranno pre-
alla buca o alla trincea, andrà infisso per
vedere un doppio allineamento mediante
poco più di metà, sporgendo di 40÷60 cm
la realizzazione di una duplice trincea con
(su piante singole preferibile una concavi-
cannucciato nel mezzo, in modo da sfrut-
tà verso mare).
tare per la formazione delle prime ondulazioni tanto i cumuli di sabbia che si creano
Fase 3 (Figura 7, c): A circa 2-3 mesi
sulle arelle a ridosso del fronte esposto al
dall’impianto (variabili a seconda dell’e-
vento, quanto quelli sul retro dovuti ai vor-
poca di impianto, del clima dell’anno e
76
G
Consolidare e migliorare la
struttura ed il dinamismo degli
scanni.
Tutelare e favorire le dinamiche
neoformative di aree barenicole
e di transizione ai margini della
laguna.
Recuperare gli habitat e le
funzioni di transizione tra spazi
d’acqua e terra tramite interventi
di strutturazione dell’argine sia
verso acqua (barene, velme, ecc.)
sia verso terra (boschi, siepi, zone
umide dolci, ecc.).
Creare un biotopo d’acqua dolce
in laguna tramite immissione
controllata delle acque di bonifiche
e creazione di un marginamento
sommerso.
Migliorare e valorizzare i
collegamenti ecologici con gli
ambienti situati nell’antroterra.
Garantire e migliorare
l’idrodinamismo all’interno della
laguna in funzione degli obiettivi
ecologici differenziati per le due
sotto-lagune.
Rafforzare gli elementi strutturali
e funzionali di separazione/
transizione tra le due sottolagune
(relazione con D).
Figura 11: quadro
complessivo degli
interventi per il
recupero della Sacca
degli Scardovari
(elaborazione
propria).
E
F
C
D
G
C
F
A
B
77
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Elementi di ingegneria naturalistica
nella stabilizzazione dello scanno
di Sacca Scardovari
dell’intensità della ricarica eolica) il pro-
più vicine a quelle delle dune naturali,
emergere solo le sommità delle piante per
cesso dovrebbe essere ben avviato. Sono
nei quali si osserva una diversità di effetti
massimizzare le funzioni di radicamento
attesi infatti: il già avvenuto riempimento
dovuti al vento tra il pendio e la sommi-
e di ancoraggio date dallo sviluppo delle
della buca o trincea, per effetto della sab-
tà. Molti tratti del pendio presente nello
parti sommerse. Per il resto valgono le
bia spinta dal vento proveniente dal cu-
scanno evidenziano una consistente de-
indicazioni della precedente tipologia; es-
mulo adiacente e dall’arenile; una prima
posizione di sabbia portata e selezionata
sendo chiaro che, posizionando cespi in
ondulazione a ridosso delle arelle, copren-
dal vento, anche con spessore superiore
singole buche, si otterranno inizialmente
te in parte anche Ammophlia; un buon
ai 20 cm, tale da consentire un impianto
allineamenti frammentati e colmi ondulati
attecchimento della pianta, superato lo
diretto di Ammophila (Figura 8); la som-
(Figura 8, b), meglio se con piante legger-
shock da trapianto, con avvio del processo
mità dei versanti evidenzia al contrario
mente sfalsate per quote, che richiederan-
di formazione di radici secondarie. (In cor-
verso mare gli effetti dell’erosione eolica,
no almeno un paio di anni per creare un
rispondenza del cumulo dovrebbe essere
con esposizione dei sedimenti rifluiti e lo-
fronte compatto.
rimasto solo uno strato di conchiglie dis-
cale effetto di corazzamento che blocca
sepolte, di cui può essere opportuna la ri-
i dinamismi morfogenetici. Sotto queste
Fase 1 (Figura 8, a): Profilo schemati-
mozione). È molto importante che quanto
sommità è particolarmente utile un im-
co a impianto avvenuto. Sono evidenziati:
atteso si affermi entro l’estate in modo che
pianto di Ammophila, al fine di innescare
il profilo originario del rilevato artificiale
la pianta, messa a dimora possibilmente a
anche sul colmo la deposizione di sabbia e
(tratteggio marrone) e quello successivo
fine inverno-inizio primavera, sia in gra-
la conseguente crescita della duna. Il prin-
alla deposizione spontanea di sabbia clas-
do di far fronte agli effetti congiunti della
cipio per ottenere un buon attecchimen-
sata (linea beige); lo scavo di una buca,
siccità e delle escursioni termiche estive.
to e sviluppo dei cespi è analogo a quello
con riporto di sedimento a valle, subito
esaminato nella tipologia precedente, con
sotto il colmo soggetto a erosione eolica,
Fase 4 (Figura 7, d): A circa 1 anno
alcune differenze dovute all’inclinazione
con cannucciato di protezione; le modalità
la duna sarà sensibilmente cresciuta per
e alla quota. Si tratta di realizzare delle
di immissione dell’Ammophila, con rincal-
effetto delle deposizioni eoliche invernali,
buche appena sotto il colmo (non trincee,
zo solo per quella posizionata nella buca.
fino a ricoprire totalmente o quasi le arel-
per non innescare effetti di franosità) a ri-
le. Lo sviluppo di Ammophila, apparente-
dosso delle superfici segnate dall’erosione
Fase 2 (Figura 8, b): Assetto atteso
mente fermatosi a fine autunno ma realtà
(Figura 8, a), con una profondità maggiore
dopo il primo anno, con rimodellamento
proseguito nell’inverno come crescita e
rispetto alle tipologie precedenti, dovendo
della superficie grazie ad accumulo di sab-
differenziazione della parte ipogea, con-
compensare la maggior disidratazione do-
bia classata (in beige), ricoprente il colmo,
sente l’accestimento primaverile e con
vuta all’esposizione al vento e il maggior
e con sviluppo atteso dell’Ammophila con
questo il massimo accrescimento. La duna
drenaggio dovuto alla quota e all’inclina-
palchi di radici secondarie.
embrionale dovrebbe arrivare all’estate
zione.
con una crescita di almeno 60 cm; le arelle dovrebbero essere sepolte, per cui lo
Lo scavo avviene su un pendio e que-
sviluppo successivo avrebbe carattere to-
sto costringerà ad una maggior verticali-
Proposte di intervento per la
stabilizzazione dello scanno
talmente naturale; il cespo di Ammophila
tà della parete a monte, il cui cedimento
I criteri e le tipologie di intervento qui
dovrebbe essere largo e denso, con svilup-
dovrà essere impedito mediante infissio-
indicati possono essere messi in pratica
po in profondità di rizomi-stoloni e primo
ne prima dello scavo di arelle inclinate.
secondo uno schema generale definito
avvio alla formazione per via vegetativa di
Le stesse piante andranno immesse con
“transetto tipo” riportato a pag. 74 (Fi-
elementi collaterali.
la parte sommersa inclinata (Figura 8,a),
gura 9), che colloca in sintesi le possibili
per assicurare maggior stabilità e mag-
tipologie di azioni di ripristino in funzione
Impianto di Ammophila, e sviluppi
gior distanza delle radici dalla superficie
della successione ecologica riscontrabile
attesi, nei rilevati artificiali su sabbie
esposta a disidratazione eolica e elevata
e/o perseguibile in generale nello scanno.
eterogenee rifluite
escursione termica (massima nei pendii ri-
Tale schematizzazione rappresenta un ri-
volti a sud). L’elevatissimo drenaggio della
ferimento di base per le fasi progettuali
Questa condizione riguarda in partico-
sabbia in pendio richiede un interrimento
esecutive, con indicazione di massima
lare i rilevati rimodellati con morfologie
profondo, fino circa 25-30 cm, facendo
degli interventi previsti per ogni singola
78
Ambito di progetto integrato per il consolidamento
e la valorizzazione ambientale e produttiva delle
aree di transizione scanno - laguna.
Soggetti coinvolti: Ente Parco, Consorzio e pescatori.
Interventi di strutturazione morfologica e di ingegneria naturalistica a favore dei
dinamismi dello scanno e delle successioni naturali di habitat tra litorale-scanno-laguna.
Interventi di costruzione dello scanno tenuto conto dei dinamismi morfologici e delle
successioni naturali di habitat tra litorale-scanno-laguna.
Mantenimento
apertura bocche
Mantenimento
apertura bocche
1
2
3
Completamento difesa in scogliera e
correzione puntuale punti di instabilità.
Realizzazione pennelli sperimentali a
favore della stabilizzazione dello scanno.
Ambito di progetto integrato per definizione degli
interventi di difesa a mare a favore della protezione dello
scanno. Soggetti coinvolti: Genio Civile e Consorzio.
Stabilizzazione area interna scanno con
formazione di celle e riempimento
progressivo con materiale sabbioso/limoso.
area. È importante tenere presente che
agli scanni naturali), che limita il possibile
nelle fasce ambientali 1-4 le forzanti natu-
sviluppo verso l’interno delle tipiche suc-
rali ed i processi morfogenetici successivi
cessioni ecologiche litoranee facendo ve-
ai rifluimenti e rimodellamenti sono dati
nir meno, in gran parte dell’estensione, le
da fattori esclusivamente marini; nelle
distanze favorevoli agli habitat più maturi
fasce 5-9 da prevalenti dinamismi eolici;
di duna interna stabilizzata. Si sottolinea
in quelle 10-7 da processi di assestamento
come la sito-specificità e alcuni caratteri
attenuati e stabilizzanti.
sperimentali di questi interventi rendono opportuna una implementazione gra-
Lo schema in Figura 9 rappresenta
duale degli interventi e un monitoraggio
una condizione ottimale, realistica solo
costante, al fine di valutarne l’efficacia
in alcuni tratti dello Scanno di Sacca
e apportare se necessario le opportune
Scardovari. Nella realtà un fattore che
modifiche in corso d’opera. Inoltre diver-
condiziona diffusamente i progetti di
se soluzioni possono essere sperimentate
riqualificazione ambientale connatura-
in fase iniziale su un primo stralcio di in-
ti alle finalità protettive sta nell’esigua
terventi, al fine di selezionare e mettere
profondità dello scanno (comune anche
a punto quelle più efficienti da estendere
79
Interventi di protezione della spiaggia /
arenile. Soggetto coinvolto: Genio Civile.
1 Km
Figura 12: linee
direttrici degli
interventi di
strutturazione
morfologica,
di protezione
e di ingegneria
naturalistica nello
scanno e nelle
aree contigue
(elaborazione
propria).
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Elementi di ingegneria naturalistica
nella stabilizzazione dello scanno
di Sacca Scardovari
poi all’intero scanno.
Disposizione delle strutture frangivento
e impianti di specie edificatrici
di sabbia.
Le esemplificazioni precedentemente
esaminate erano riferite alle aree dello
scanno già rifluite e caratterizzate da rile-
Nella fascia delle dune embrionali, al
vati artificiali. Diverso è il caso dei riflui-
fine di favorirne lo sviluppo, si prevede,
menti su superfici tendenzialmente piane
come precedentemente scritto, l’impianto
(in primo luogo l’area “e” di Figura 3): in
di Elymus farctus e Ammophila littoralis,
queste, nella fascia corrispondente al pri-
con eventuale aggiunta di Calystegia, asso-
mo cordone di dune (fascia 9 del transet-
ciati alla messa in opera di strutture frangi-
to “tipo” in Figura 9), la posa di strutture
vento basse (circa 50 cm). In relazione alla
frangivento (di altezza 1-1,2 m) va eseguita
direzione trasversale dei venti prevalenti
su una o due file, a seconda della penden-
caratterizzanti lo scanno (Bora e Libeccio)
za del rilevato ottenuto dalla movimenta-
si ritiene opportuno in via sperimentale
zione dei sedimenti e della larghezza della
posizionare le arelle su due file in moduli di
duna che si vuole ottenere. Nel caso di
circa 4-5 m orientati in direzione inclinata
doppia fila la letteratura (es. Khalil, 2008)
rispetto alla costa (Figura 10), con la secon-
indica una distanza ottimale tra le stesse
da fila orientata perpendicolarmente alla
pari a 4 volte la loro altezza (quindi di circa
prima, al fine di aumentarne la capacità
4-5 metri). La disposizione delle strutture
di cattura della sabbia (Nordstrom, 2008,
può essere sia a moduli diagonali (di lun-
Grafals-Soto e Nordstrom, 2009).
ghezza pari a circa 10 metri), che su file
a “zig-zag” (v. Figure 6a, 6b, 6c), soluzio-
Le due file di arelle dovranno essere
ni entrambe indicate in presenza di venti
sufficientemente vicine in modo da crea-
prevalenti trasversali alla linea di costa e
re dune embrionali destinate a fondersi
che portano ad una morfologia più natu-
in un unico sistema su una larghezza pari
raliforme (Nordstrom., 2008).
a circa 10-15 metri (Figura 9, fasce 7 e 8),
tenendo presente che, come riscontrabile
Associato alla posa delle strutture è
anche in letteratura, l’inclinazione prevista
previsto l’impianto di Ammophila in posi-
del sistema dunale crescente sarà di cir-
zione antistante e/o retrostante rispetto
ca 1:4 – 1:7 (Coastal Engineering Research
ai frangivento (vedi, per l’alto arenile, la
Center (CERC), 1984). Uno schema indi-
Figura 7). Sempre nella fascia delle prime
cativo della configurazione di intervento
dune, ma in particolare nella zona del ri-
finalizzata allo sviluppo di dune embrio-
levato già presente, gli impianti di Ammo-
nali, con moduli orientati in relazione ai
phila saranno effettuati nel pendio verso
venti dominanti, è riportato in Figura 10.
mare alla base e presso la sommità dello
La diversa inclinazione dei moduli nelle
stesso, in fossette ricavate su superfici
ziati o con brevi allineamenti: sarà la suc-
due file di strutture frangivento ha lo sco-
oblique col supporto retrostante di arelle
cessiva crescita dei sistemi pianta/sabbia a
po di intercettare al meglio il trasporto
in cannucciato basse (50 cm circa) di limi-
determinarne l’allargamento alla base e la
eolico generato dai due venti dominanti
tata lunghezza (circa 2 m) utili anche per
conseguente fusione con quelli vicini, fino a
obliqui rispetto alla linea di costa (Bora e
armare il margine superiore della fossa
costituire dei cordoni dunali.
Libeccio). Inoltre, in caso di mareggiate
stessa (Figura 8).
che raggiungano la fascia delle dune em-
Come indicazione di massima la distanza
brionali, tale disposizione aiuta a limitare
In conformità a quanto avviene in na-
tra gli impianti può essere indicata nell’or-
la formazione di correnti parallele alle
tura si prevedono schemi di impianto di
dine di 0,75 cm -1 m, prevedendo circa 2-3
strutture e la conseguente asportazione
Ammophila radi, con cespi singoli distan-
anni per la formazione di un cordone con-
80
tinuo. Le coperture in Ammophlia risultano
profondi grazie alle parti della pianta pro-
dominanti nelle nostre dune a partire da
gressivamente sepolte.
circa due metri di quota. Ciò significa che,
analogamente a quanto avviene in natura,
Conclusioni
gli impianti dovranno essere effettuati a
partire da una quota inferiore, in modo che
La stabilizzazione dello scanno degli
la quota di due metri venga raggiunta per
Scardovari ha un’importanza primaria
crescita della duna e continua emersione
nello scenario generale degli interventi
della specie sopra la sabbia catturata, che
di valorizzazione della Sacca, grazie alla
risulterà così armata e connessa agli strati
sua funzione pregiudiziale per il manteni-
81
Figura 13: parte
centrale scanno,
primi lavori
di ingegneria
naturalistica
precedentemente
realizzati. inverno
2011 (foto P.
Gianoni).
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Elementi di ingegneria naturalistica
nella stabilizzazione dello scanno
di Sacca Scardovari
mento della Sacca stessa. Gli interventi sul-
- la conoscenza delle tipologie di sedi-
essere integrati da progetti specifici su
lo scanno rientrano in un quadro complessi-
menti mobilizzati è essenziale per defini-
aree più vaste, elaborati in sinergia con gli
vo di azioni (Figura 11) finalizzate da un lato
re le loro rilocalizzazioni nell’ambito della
enti competenti, finalizzati alla limitazio-
a garantire le funzioni ecosistemiche e pro-
formazione dello scanno, in riferimento
ne dei fenomeni erosivi di costa e alla va-
duttive presenti nell’area, dall’altro a miglio-
sia ai posizionamenti, sia eventualmente
lorizzazione degli spazi lagunari nel loro
rare le condizioni ecosistemiche complessi-
alle stratificazioni dei rifluimenti; vanno
insieme. In un ambiente dinamico come
ve della Sacca, con particolare attenzione al
per questo previste, oltre alle classiche
quello degli scanni, è fondamentale su-
recupero dei deficit ecosistemici.
misure di analisi preventive, anche spe-
perare la settorializzazione delle compe-
cifiche modalità nei capitolati d’appalto,
tenze e procedere verso una progettualità
La presenza dello Scanno di Scardova-
finalizzate alla gestione flessibile dei ma-
sistemica unitaria e complessiva. Sul pia-
ri, e la sua permanenza nel tempo, sono
teriali in funzione delle loro caratteristiche
no progettuale l’approccio generale, con-
determinanti per assicurare le condizioni
e delle loro destinazioni finali;
forme ai dinamismi naturali, consiste nel
morfologiche e idrodinamiche della lagu-
- la vegetazione ha un ruolo decisivo
definire un rapporto altezza/profondità
na, mantenendone le caratteristiche tipi-
nell’edificazione e consolidamento degli
coerente con le dimensioni dello scanno,
che delle acque di transizione; ne consegue
scanni; gli interventi di piantumazione
e nell’identificare i sedimenti corretti per
che la stabilizzazione dello scanno, almeno
vanno pertanto pianificati tenendo conto
la formazione delle strutture alle diverse
su una porzione centrale sufficientemente
delle condizioni generali e particolari dello
quote e distanze dal mare.
estesa, diventa obiettivo irrinunciabile per
Scanno e degli obiettivi a medio termine
la conservazione a medio termine dell’eco-
del progetto;
Per lo più ciò equivarrà a fermarsi con i
- le cure di orientamento e manutenzio-
rimodellamenti e gli interventi di ingegne-
ne della vegetazione di impianto devono
ria naturalistica alle prime associazioni
essere previste per più anni (inizialmente
pioniere (non oltre le “dune grigie”), ga-
Lo studio ha permesso di confermare
5) al fine di garantire, oltre al corretto at-
rantendo le strutture di sostegno neces-
come la formazione e gestione dello scan-
tecchimento delle singole specie, il funzio-
sarie all’attivazione dei processi naturali;
no necessitino di una impostazione basata
namento del sistema, apportando qualora
solo nelle zone in cui lo scanno presenta
su un concetto evolutivo in cui si vengono
opportuno i dovuti correttivi;
maggiori profondità (250-300 m, vedi Fi-
sistema lagunare nei caratteri qualitativi,
funzionali e produttivi che lo identificano.
a integrare gli interventi antropici con i di-
- sono essenziali per il buon risultato di
gura 3 settore d) l’obiettivo potrà essere
namismi naturali. In questa visione la co-
medio termine: il monitoraggio con stru-
quello di portare le successioni ecologi-
noscenza dei fenomeni di formazione ed
menti di verifica costante dell’evoluzione
che fino alla formazione di dune boscate,
erosione degli scanni e dei sistemi dunali
morfologica (rilievi lidar); il monitoraggio
eventualmente
deve essere alla base di qualsiasi interven-
dell’evoluzione vegetazionale (mediante
mente le successioni in modo da farle ri-
to progettuale che miri a garantire a medio
rilievi fitosociologici su parcelle testimone,
entrare nelle estensioni disponibili.
termine la presenza di complessi morfolo-
con documentazione anche sugli sviluppi
gici stabili.
e sulle coperture delle specie); le osserva-
Dalle prime indicazioni progettuali e
zioni faunistiche; le letture paesaggistiche
dalla prime verifiche sono emersi alcuni
(con documentazione fotografica delle
risultati incoraggianti, che hanno confer-
fasi evolutive);
mato in misura apprezzabile l’avvio delle
Al riguardo le analisi effettuate hanno
permesso di verificare i dinamismi in atto,
comprimendo
spazial-
quali basi per la definizione degli interven-
- le soluzioni progettuali previste, poi-
dinamiche evolutive previste. Considerata
ti volti a orientare l’evoluzione morfologica
ché mirano a favorire, orientare e po-
però la precarietà della situazione, conse-
dello scanno, verso una condizione di equi-
tenziare i dinamismi morfogenetici ed
guente ai fattori di anomalia precedente-
librio dinamico capace di garantire il più
ecologici presenti, richiedono soluzioni
mente esaminati, appare comunque ne-
possibile resistenza e resilienza, e dunque
differenziate per il versante lato mare, per
cessario un monitoraggio a diverse scale
maggior stabilità complessiva al sistema.
le superfici interne e per il versante lato
nel corso delle prossime stagioni, per po-
In particolare appare importante porre
laguna.
ter adeguare e implementare in itinere le
alla base del progetto, e della realizzazione
dei futuri interventi, alcuni punti chiave cui
rapportarsi in modo integrato:
misure progettuali ed esecutive sulla base
Negli ambienti costieri e lagunari adiacenti allo scanno gli interventi dovranno
82
di una verifica progressiva dell’evoluzione
in atto.
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A. Bichot, S. Grosset. www.theseusproject.eu
83
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Progetto Vietnam
_ATTIVITÀ VARIE
PROGETTO VIETNAM
LINO TOSINI
Direttore della Fondazione Ca’ Vendramin
Il progetto FAO IMOLA (Integrated
Italia, il presente lavoro mira ad (i) ap-
Management of Lagoon Activities) ha
profondire la comprensione dei mecca-
MASSIMO SARTI
Capo Consulente Tecnico Progetto IMOLA
come obiettivo generale lo sviluppo di
nismi che favoriscono la circolazione
un piano di gestione sostenibile delle ri-
interna delle correnti mareali e ad (ii)
BRUNO MATTICCHIO
IPROS Ingegneria Ambientale srl
sorse naturali del sistema lagunare Tam
identificare le aree lagunari che più di
Giang – Cau Hai (Hue, Vietnam). Inizia-
altre sono caratterizzate da un ridotto
GIAN FRANCO CASTELLI
TE.MA s.n.c.
to nel 2008, attualmente è attivo nella
ricambio idrico. L’indagine si è focalizza-
sua seconda fase, all’interno della quale
ta sulla laguna meridionale, dal Canale
LUANA STEFANON
Consorzio di Bonifica Delta del Po
la Regione del Veneto, per il tramite del
Thuy Tu alla laguna di Cau Hai, con par-
Consorzio di Bonifica Delta del Po, ha
ticolare attenzione alla bocca a mare Tu
avviato un Progetto di Cooperazione De-
Hien. I dati cartografici e topografici di
centrata.
base sono stati acquisiti dalla banca dati
GIS disponibile presso la struttura tecni-
Il presente lavoro è finalizzato ad
ca sede del progetto IMOLA a Hue.
uno degli obiettivi prioritari del progetto IMOLA, che prevede l’istituzione di un
È stata avviata una partnership con
programma di monitoraggio ambientale
la Hanoi Water Resources University, che
del sistema e la modellazione idrologica
dispone di significative esperienze su-
della laguna di Tam Giang Cau Hai, da re-
gli ambiti oggetto di studio, da cui sono
alizzare mediante metodi automatizzati
stati acquisiti ulteriori dati specifici (ba-
di rilevamento dei parametri ambientali
timetrie, dati e studi idrologici idraulici,
e rilievi sistematici della morfologia la-
dati mareografici). Sono state inoltre
gunare, indispensabile per il controllo e
attivate collaborazioni con le agenzie
la progettazione di interventi all’interno
locali ed ottenuti i dati necessari per la
dell’ambiente lagunare finalizzati alla mi-
compilazione di un database idro-meteo-
tigazione del degrado ambientale in atto.
rologico contenente serie storiche di registrazioni di dati meteo e livelli idrici dei
Alla luce dell’esperienza maturata
corsi d’acqua per caratterizzare il regime
nelle lagune costiere del delta del Po in
stagionale del sistema. La parte rilevan-
La laguna di Tam
Giang – Cau Hai
84
te delle attività svolte è comunque consistita nella esecuzione di indagini di campo e nell’implementazione di un modello
matematico idrodinamico della laguna.
Le campagne di misura, oltre a costituire il primo passo per il programma di
monitoraggio ambientale previsto dal
progetto IMOLA, sono principalmente
servite alla raccolta del data set necessario per la messa a punto e la calibrazione del modello matematico. Le misure si
sono concentrate sulla laguna Cau Hai, la
bocca Tu Hien e il canale Thuy Tu. Sono
stati condotti rilievi batimetrici di dettaglio, registrazioni mareografiche, misure
di flusso e correnti alla bocca e nei canali
principali con correntometro ADCP. Sono
state effettuate inoltre misure CTD per
mappare la distribuzione di temperatura
e salinità nel sistema.
I rilievi sono stati effettuati nel periodo 15 - 22 Aprile 2011 da parte della ditta
Te.Ma. S.n.c. di Faenza, Italia, su incarico
della Fondazione Ca’ Vendramin, con la
collaborazione di Ing. B. Matticchio e Ing.
L. Stefanon, incaricati dal Consorzio di
Bonifica Delta del Po.
85
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Progetto Vietnam
Bocca Thuan An
Bocca Tu Hien
LAGUNA DI TAM GIANG
Canale Thuy Tu
Fiume Huong
0.0
0
2
4
-1.0
-2.0
-3.0
-4.0
LAGUNA CAU HAI
6 Km
Batimetria (m a.m.s.l.)
Il supporto logistico e l’assisten-
porzioni di mare prospicienti le bocche
za sono stati forniti dal team IMOLA,
Thuan An e Tu Hien. La griglia compu-
coordinato dal prof. Massimo Sarti.
tazionale è stata costruita con celle di
Operatori locali hanno fornito le imbarca-
dimensioni variabili per descrivere con
zioni e hanno partecipato direttamente
maggior dettaglio la morfologia della la-
alle misure (misure mareografiche e di
guna Cau Hai e della bocca Tu Hien dove
salinità) dopo adeguato training. I dati
è incentrato l’interesse dello studio.
Dominio di calcolo
del modello
idrodinamico della
laguna Tam GiangCau Hai.
raccolti sono stati processati e validati
secondo gli standard del progetto, e resi
disponibili in un database GIS.
Il modello è stato calibrato e verificato
principalmente sulla base dei dati raccolti
nella campagna di misura dell’Aprile 2011
Per le attività di analisi è stata impie-
Griglia del modello
nella laguna Cau Hai.
e da altri dati raccolti durante una prece-
gata la modellistica numerica sviluppata
dall’Università di Padova, che consiste
in una serie di moduli, basati su di una
formulazione ad elementi finiti, che con-
Canale Thuy Tu
sentono di risolvere vari aspetti dell’idrodinamica delle correnti su bassi fondali in
un dominio bidimensionale, inclusi livelli
di marea e correnti, dispersione di soluti e movimenti di particelle galleggianti,
trasporto di sedimenti e onde generate
dal vento.
Bocca Tu Hien
È stato impiegato anche un modulo
3D baroclinico, per simulare il moto delle
correnti indotte in condizioni stratificate
dovute alle differenze di salinità. Il dominio del modello è stato esteso all’intera
laguna Tam Giang - Cau Hai e a delle
LAGUNA CAU HAI
86
0
1
2
3
4 Km
dente campagna svolta da IMOLA nel Dicembre 2010, per verificarne la corretta
risposta sulla propagazione dell’onda di
marea, sull’entità dei flussi scambiati attraverso le bocche e attraverso il canale
Thuy Tu, e sull’identificazione dei sottobacini di pertinenza di ciascuna delle due
bocche. Per individuare gli ambiti della
laguna Cau Hai maggiormente penalizzati dal punto di vista del ricambio idrico è
stata, tra l’altro, effettuata la mappatura
dei tempi di residenza.
I risultati ottenuti individuano un’area
prossima alla bocca Tu Hien (circa 10 km2)
che è caratterizzata da tempi di residenza
molto ridotti (meno di 6 giorni) e dispone pertanto di una notevole capacità di
ricambio idrico. Tempi di residenza più
lunghi ma ancora relativamente contenuti
(inferiori a 30 giorni) sono caratteristici di
un’area interna alla laguna di estensione
pari a circa 40 km2.
Nella restante parte della laguna Cau
Hai e lungo il canale Thuy Tu i tempi di residenza sono molto più elevati (superiori
ai 2 mesi), per cui queste ampie porzioni
di bacino lagunare sono caratterizzate da
un’azione mareale pressoché assente e
in esse la circolazione e il ricambio delle
acque possono derivare esclusivamente
dalla molto più debole e aleatoria azione
del vento.
Il modello è stato impiegato infine per
analizzare una serie di scenari che prevedono diverse configurazioni morfologiche
della bocca Thuy Tu, inclusa l’ipotesi di
procedere ad interventi di dragaggio della
bocca. I risultati ottenuti sono funzionali
ad individuare possibili interventi che possano migliorare la qualità e la circolazione
dell’acqua all’interno della laguna.
87
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Attività dell’Associazione DeltaMed
nel biennio 2011-2012
_ATTIVITÀ VARIE
ATTIVITÀ
DELL’ASSOCIAZIONE
DELTAMED NEL BIENNIO
2011-2012
LINO TOSINI
Direttore della Fondazione Ca’ Vendramin
L’Associazione DeltaMed, costituitasi
des del Mediterraneo” in cui sono stati
nel 2002 su iniziativa della Comunidad
trattati temi come:
General de Regantes del Canal della De-
- la problematica della coltura del riso
recha del Ebro e del Consorzio di Bonifica
nella zone del Mediterraneo,
Delta del Po di Taglio di Po, ed avente ad
- la modernizzazione dell’irrigazione in
oggi rappresentanti appartenenti a nove
Catalogna,
diversi Delta e Zone Umide mediterranee,
-il futuro della Politica Agraria Comuni-
ha proseguito, anche nel biennio 2011-
taria,
2012, la sua attività, in linea con i suoi
- la gestione delle zone umide e dei delta
principali obiettivi.
(riferita all’esperienza nel delta del Po),
- le risorse idriche e l’agricoltura in Egitto,
Nel novero delle attività intraprese
- gli impatti e la strategia di adattamento
vale la pena ricordare lo svolgimento, il
al cambio climatico nei delta del Mediter-
7 Aprile 2011, dell’Assemblea Generale
raneo.
di DeltaMed, nella sede della Comunidad General de Regantes del Canal de
Nell’occasione il Presidente di Delta-
la Derecha del Ebro e dell’Associazione
Med, Manuel Masià Marsà, ha presentato
DeltaMed in Amposta (Tarragona), du-
al “Senador” della Comunità Autonoma
rante la quale sono state illustrate, in via
della Catalogna, Sig. Joan Maria Roig i
preliminare, le attività realizzate dall’As-
Gran, il documento firmato a Valencia
sociazione nel corso degli anni 2009 e
nel 2003 dai diversi rappresentanti delle
2010, dando inoltre conto della gestione
Regioni di DeltaMed e relativo alla “Di-
economica e dell’entrata in DeltaMed del
chiarazione della coltura del riso, come di
nuovo socio Ente Parco Regionale Vene-
speciale interesse nei delta e nelle zone
to Delta del Po. In particolare si è inoltre
umide con alto valore ecologico dell’A-
ricordato come l’Assemblea del 2010, che
rea Mediterraneo”, per un impegno della
si doveva tenere ad Alessandria d’Egitto,
stessa Comunità Autonoma di Catalogna
fu rinviata a causa dell’instabilità politica
a trasmettere tale documento al compe-
di quel Paese.
tente dipartimento dell’Unione Europea.
Fra i temi trattati sono state di parti-
Nell’agosto del 2011 una delegazione,
colare interesse le informazioni da parte
guidata dal Presidente, si è recata al Cai-
del dott. Badawi Tantawi (Delta del Nilo)
ro per constatare sul terreno l’evoluzione
sullo sviluppo della varietà del riso Delta-
della nuova varietà di riso DeltaMed che
Med, in atto nel centro di ricerca egiziano
già era nella sua ultima fase di sviluppo e
di Sakha, nel quale si sta studiando la se-
per la quale in seguito potranno farsi le
lezione di alcune varietà di riso per po-
prove definitive, atte a definirne il com-
ter presentare quanto prima un progetto
portamento in Spagna e in Italia.
congiunto fra i rappresentanti di Spagna,
Italia ed Egitto in ordine all’adattamento
Il 5 Dicembre 2011 DeltaMed, in colla-
del riso al cambio climatico e al cuneo
borazione con la Comunidad General de
salino.
Regantes, ha organizzato un convegno
durante la 51° fiera agricola di Amposta
A seguire, il giorno 8 Aprile 2011, l’As-
nel delta dell’Ebro. Gli argomenti trat-
sociazione DeltaMed ha organizzato una
tati hanno riguardato l’evoluzione delle
giornata convegnistica sul “Futuro de la
varietà spagnole di riso in Egitto, con
Agricultura en los deltas y zones hume-
particolare riferimento a quelle con più
88
alto rendimento e tolleranti in condizioni
estreme di siccità e alte temperature, e
lo sviluppo di tecniche irrigue per la coltura del riso e l’uso efficiente dell’acqua
in Egitto.
L’ing. Lino Tosini, rappresentante DeltaMed in Italia, ha presentato in dettaglio
le trasformazioni che hanno inciso sull’evoluzione del delta del Po e i problemi di
ingressione del cuneo salino, che hanno
suscitato vivo interesse nei partecipanti
spagnoli per le soluzioni proposte e per
la relazione con le simili problematiche
nel delta dell’Ebro.
Il 2012 ha visto incombere sui membri di DeltaMed le conseguenze derivanti
dalle restrizioni economiche che si incontrano in tutti i paesi dell’Unione Europea ed hanno fatto sì che l’Associazione abbia ridotto l’intensità della propria
azione. Ciò non di meno i membri hanno
continuato a seguire l’evoluzione delle
varietà di riso in Egitto.
È stato altresì avviato, in collaborazione con la Comunidad de Regantes de a
Derecha del Ebro, un interessante progetto sviluppato con le scuole e volto alla
conoscenza della realtà ambientale, morfologica e produttiva del delta dell’Ebro.
Tale progetto, in ragione anche dei suoi
buoni esiti, sarà esteso anche a tutte le
altre realtà di DeltaMed.
Assemblea Generale
di DeltaMed, nella
sede della Comunidad
General de Regantes
del Canal de la
Derecha del Ebro e
dell’Associazione
DeltaMed in Amposta
(Tarragona).
89
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Segnalazione tesi di laurea
_SEGNALAZIONE TESI DI LAUREA
INDAGINE SULLA
DISPERSIONE INTERMAREALE
NELLA LAGUNA DI VALLONA
(DELTA DEL PO)
ANDREA DEFINA
Università degli Studi di Padova
Laureanda: ALICE SGARABOTTOLO
Corso di Laurea in Ingegneria Civile
Anno Accademico 2009 – 2010
Tesi di Laurea Specialistica
La tesi affronta il problema degli indi-
Nella progettazione di interventi per
catori idrodinamici per una stima verosi-
la vivificazione di bacini a marea è utile
mile delle capacità di ricambio idrico di
disporre di indicatori idrodinamici in gra-
bacini soggetti a marea. Fino ad oggi si
do di segnalare l’efficacia dell’intervento
è fatto riferimento al cosiddetto “tempo
stesso. A questo scopo, normalmente, si
di residenza” che però non sempre si è ri-
fa riferimento al cosiddetto “tempo di
velato un parametro significativo per l’in-
residenza”. A tempi di residenza elevati
dividuazione di condizioni di criticità con
sono associabili meccanismi di ricam-
riferimento al problema del rinnovo delle
bio idrico non efficaci che, a loro volta,
acque. In questo lavoro viene proposto
segnalano situazioni di sofferenza. Non
un diverso parametro: il coefficiente di
sempre però questa associazione è cor-
dispersione intermareale che potrebbe,
retta; in qualche caso, infatti, efficienti
affiancato al tempo di residenza, fornire
processi di scambio con l’atmosfera pos-
utili indicazioni sullo stato di un bacino
sono garantire una buona qualità delle
a marea e sull’efficacia di eventuali in-
acque anche in presenza di tempi di re-
terventi ingegneristici aventi lo scopo di
sidenza relativamente lunghi. Si è pen-
favorire il ricambio idrico.
sato quindi che un utile indicatore idro-
Andrea Defina
dinamico, da associare eventualmente al
Figura 1: Illustrazione
del processi
dispersivi subiti
da sei macchie
immesse nella parte
meridionale della
laguna di Vallona.
t = 0 ore
t = 12 ore
t = 24 ore
t = 72 ore
90
tempo di residenza, potesse essere rap-
coefficiente di dispersione intermareale.
presentato dall’intensità, mediamente in
Un esempio di come si sviluppa il proces-
un periodo di marea, dei processi disper-
so di trasporto e dispersione per alcune
sivi i quali misurano, in qualche modo,
macchie collocate nella parte meridiona-
la vivacità del ricambio idrico e possono
le della laguna di Vallona è illustrato in
essere sinteticamente descritti dal coef-
Figura 1.
ficiente di dispersione intermareale. In
questo lavoro di tesi, la valutazione dei
Qui si osserva, in particolare, che le
coefficienti di dispersione intermareale
macchie collocate in posizioni non distan-
è stata effettuata con riferimento alla
ti dalla terraferma lungo il bordo meridio-
laguna di Vallona, facente parte del si-
nale dalla laguna (macchie 1 e 2), durante
stema di bacini a marea del delta del Po,
più cicli di marea sono soggette a sposta-
sollecitata mediante una marea sintetica
menti relativamente modesti e, soprattut-
semidiurna. Per la valutazione del coef-
to, a processi dispersivi di piccola entità:
ficiente di dispersione intermareale si è
si osserva infatti che queste macchie ri-
fatto uso di un modello dispersivo di tipo
mangono compatte e la loro espansione,
Lagrangiano accoppiato ad un modello
se confrontata con quella delle altre mac-
idrodinamico bidimensionale. Mediante
chie (in particolare delle macchie 4 e 6),
questi modelli è stato possibile ricostru-
può considerarsi trascurabile. Una disper-
ire i processi di trasporto e diffusione di
sione intermedia caratterizza la macchia
“macchie” di sostanze conservative du-
5 la quale, pur essendo ubicata in una
rante più cicli di marea e valutare quin-
posizione iniziale idraulicamente poco at-
di, per ogni punto di immissione delle
tiva, risente del benefico effetto prodot-
“macchie”, il coefficiente di dispersione
to dalla corrente indotta periodicamente
intermareale.
dalla marea lungo il varco artificiale che
Figura 2:
distribuzione
spaziale del
logaritmo del
coefficiente
di dispersione
intermareale, D
espresso in m2/s.
(laguna di Vallona).
taglia la penisola di Santa Margherita. Lo
Dal punto di vista operativo si è pro-
studio ha analizzato il comportamento di
ceduto come segue. Sono state immessi
circa 550 macchie, immesse nella laguna
all’interno della laguna un certo nume-
in modo spazialmente uniforme e in quat-
ro di gruppi di particelle (denominati
tro diversi istanti durante il ciclo di ma-
“macchie”), ciascuno composto da un
rea. Per ciascuna macchia, e quindi per
elevato numero di elementi. Sono quindi
ciascuna posizione, è stato determinato
state ricostruite tutte le traiettorie delle
il coefficiente di dispersione intermarea-
buona salute con riferimento al problema
singole particelle di ciascuna macchia
le come valore medio tra quelli calcolati
del rinnovo delle acque, di particolare
determinate da un trasporto medio con-
al variare dell’istante di immissione. Una
interesse quando ci si accinge a proget-
vettivo (con velocità fornite dal modello
volta stimato questo coefficiente per
tare soluzioni ed interventi ingegneristi-
idrodinamico) e da spostamenti casuali
un gran numero di punti all’interno del
ci aventi lo scopo di favorire il ricambio
di entità strettamente dipendente dal
bacino lagunare è stata ricostruita, per
idrico. Il passo successivo consisterà nel
coefficiente di diffusione turbolenta;
interpolazione, la mappa di Figura 2 che
verificare, quantitativamente, l’efficacia
quest’ultimo è stato assunto coincidente
mostra la distribuzione spaziale del coef-
di questo parametro attraverso la valuta-
con il coefficiente di viscosità cinematica
ficiente di dispersione intermareale.
zione dei legami esistenti tra il coefficien-
turbolenta, variabile nello spazio e nel
te di dispersione intermareale e alcuni
tempo e fornito anch’esso dal modello
I risultati di questa indagine conferma-
parametri quantitativi, di tipo chimico e
idrodinamico. Il confronto statistico degli
no, anche se per ora solo in modo quali-
biologico, rilevati sperimentalmente in di-
spostamenti complessivi subiti da tutte
tativo, la possibile significatività di questo
versi bacini lagunari, soprattutto dell’alto
le particelle di una macchia in un ciclo
parametro nell’individuazione di eventua-
Adriatico, e atti a misurare lo stato di sa-
di marea ha consentito poi di stimare il
li condizioni di criticità o, al contrario, di
lute delle acque.
91
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Segnalazione tesi di laurea
_SEGNALAZIONE TESI DI LAUREA
INTRUSIONE SALINA NEL
DELTA DEL PO: PROBLEMA
O OPPORTUNITÀ PER IL
TERRITORIO? PROPOSTE DI
ADATTAMENTO PER UN’AREA
INTERREGIONALE
PIPPO GIANONI
IUAV Venezia
Laureanda: STEFANIA GIRARDI
Dott. in Pianificazione e politiche per l’ambiente
Università IUAV di Venezia
La tesi affronta il tema dell’intrusio-
Il fenomeno dell’intrusione salina è
ne salina e delle conseguenze legate ai
particolarmente sentito nel Delta del Po,
futuri cambiamenti climatici in un’area
a causa degli effetti negativi che provoca
ad alto rischio come il delta del Po, at-
sia in corrispondenza degli ambiti natu-
traverso un approccio sistemico e mul-
rali che antropizzati. La volontà di studia-
tifunzionale, confrontando alcune realtà
re il tema e di comprendere se è possibile
europee simili e identificando percorsi
affrontare il fenomeno secondo modalità
specifici per la scelta di misure coerenti
diverse da quelle ad oggi applicate, ha
di difesa integrata, tra parametri di adat-
determinato la stesura di una tesi che
tamento e interventi tecnici di difesa.
si pone un quesito fondamentale: l’in-
L’atteggiamento della difesa come solo
trusione salina risulta esclusivamente
atto di conservazione dello stato attuale
un problema per il delta o può essere
va superato con nuovi approcci integrati
colta invece come opportunità? Sino ad
tra pianificazione e progettazione, inse-
oggi ha prevalso un approccio di difesa
rendo anche il parametro di adattamen-
dal fenomeno, mediante l’inserimento di
to all’instabilità naturale dei territori più
alcune barriere antisale all’interno degli
fragili nelle politiche e nei progetti e av-
ambiti estuariali. Tali opere risultano co-
viando nuove esperienze di gestione del
stose, sia in termini di realizzazione che
territorio improntate su modelli più fles-
di manutenzione, oltre ad essere non pie-
sibili e dinamici.
namente efficaci.
La tesi è stata premiata con il Premio
Uno degli obiettivi di tesi è stato quin-
Speciale per la Salvaguardia del Territo-
di di comprendere se questo fosse lo
rio al ‘13° Premio Ecologia Laura Conti –
strumento principale da utilizzare, o se
ICU 2012’ con la vincita di una borsa di
invece potesse far parte di un ventaglio
studio del concorso per tesi sullo Svilup-
di proposte, utili ad agire in modo siner-
po sostenibile, promosso dall’ “Associa-
gico contro il fenomeno dell’ingressione
zione Gabriele Bortolozzo”.
salina. La realtà odierna, anche a causa
Pippo Gianoni
delle modificazioni graduali derivanti dai
climate change, rende infatti indispensabile un intervento che adotti un approccio differente dall’esclusivo contrasto
all’ingressione, che sia volto piuttosto ad
un adattamento al fenomeno. L’idea, ad
ogni modo, non è di intervenire esclusivamente in tal senso, bensì attraverso
l’integrazione di politiche differenti che
possano avere una maggiore efficacia,
data la stretta connessione di questo
fenomeno con altri ambiti quali: climate
change, subsidenza, interventi antropici,
etc. Va tenuto conto inoltre della complessità del delta, dovuta alle sue caratteristiche di contemporanea instabilità
e dinamicità: sono necessarie per tanto
delle soluzioni di adattamento sia a livello di piano che di singolo progetto.
92
L’ambito considerato è quello del
all’intrusione salina che ai cambiamenti
delta polesano, ove si è scelto di pren-
climatici (tali azioni sono visualizzabili in
dere come riferimento l’area NATREG1,
Figura 1). Le proposte indicate nella car-
in modo tale che le proposte presentate
tografia sono state incluse anche all’in-
risultino maggiormente applicabili all’in-
terno di un prontuario, che ha la funzione
terno del territorio e possano al contem-
di diffondere la conoscenza del fenomeno
po fungere da esempio per contesti si-
d’ingressione salina, dei principali rischi
mili. La tesi si sviluppa mediante l’analisi
cui è soggetto il delta e delle soluzioni
degli aspetti relativi all’intrusione salina,
applicabili. I soggetti cui è rivolto questo
seguita dalla descrizione del delta e del-
strumento sono sia amministratori pub-
le opere attualmente esistenti o in corso
blici che privati, al fine di promuovere
di realizzazione, volte a limitare il feno-
una sensibilizzazione diffusa.
meno analizzato. Successivamente sono
stati approfonditi i metodi utilizzati in al-
Le proposte presentate nel prontua-
tri ambiti, in particolare in Olanda e Spa-
rio fanno riferimento a varie tematiche,
gna, considerati come esempi chiave per
in modo tale da evidenziare l’esistenza
l’applicazione di misure utili alla riduzio-
di un ventaglio di possibilità ampio che
ne del fenomeno all’interno del territorio
permetta di agire su fronti diversi, con-
in analisi. Infine è stata descritta la pro-
tribuendo però a realizzare il medesimo
posta di tesi, dove è stato esposto l’insie-
obiettivo. Oltre a proposte innovative,
me di indicazioni relative all’adattamento
sono stati considerati progetti esistenti
all’intrusione salina nel Delta del Po.
e in corso di realizzazione in relazione a
vari ambiti, al fine di delineare e appro-
Il raggiungimento degli obiettivi di
fondire maggiormente alcune tematiche.
tesi viene ad essere realizzato secon-
Tra le proposte di maggior rilievo spicca-
do la definizione di tre linee principali,
no la necessità di applicare in modo con-
a partire dallo sviluppo dei maggiori ri-
creto un ‘Protocollo continuativo’ e il con-
schi cui è soggetto il delta: subsidenza,
trollo effettivo delle acque del bacino del
salinizzazione e rischio idrogeologico.
Po da parte di un’autorità sovraordinata3.
È stato considerato dapprima il rischio
Viene promossa inoltre la conversione
di subsidenza, che è stato poi correlato
delle colture in coltivazioni meno idroe-
a quello di salinizzazione . Ne è seguita
sigenti e in grado di sopportare livelli più
l’elaborazione di una mappa delle aree
elevati di salinità, oltre alla realizzazione
sensibili alla salinità, tenendo conto de-
di bacini multifunzionali diffusi all’interno
gli habitat e dell’uso del suolo del delta.
del territorio. A queste sono state asso-
L’intersezione di queste diverse mappe
ciate ulteriori proposte di tipo strutturale
ha determinato la creazione di una car-
e non, relative a varie tematiche.
2
ta delle aree potenzialmente a rischio di
salinizzazione, che associata alla carta
Le indicazioni definite vanno ad inte-
del rischio idrogeologico e a tre diversi
grarsi a progetti esistenti, come le bar-
scenari di cambiamento climatico, ha
riere antisale, tenendo conto che queste
portato all’indicazione delle aree poten-
opere possono far parte di una proposta
zialmente a rischio nel Delta del Po.
più completa, che inglobi soluzioni di tipologia differente, incidendo anche sullo
Dalle elaborazioni ottenute è stata
sviluppo del territorio. La scelta di non
realizzata la carta di adattamento, che
considerare un solo ambito d’applica-
include azioni volte sia all’adattamento
zione per le varie proposte, deriva dalla
93
1
Managing NATural Assets and Protected Areas
as Sustainable REGional Development Opportunities, il progetto ha lo scopo di promuovere
lo sviluppo interregionale sostenibile dell’area,
mediante le potenzialità date dalle risorse naturali e dalle aree protette presenti.
A causa della mancanza del dato è stato costruito secondo un metodo innovativo.
2
Proposta effettuata tenendo conto dell’attuale realizzazione del ‘Piano del Bilancio Idrico’ da
parte dell’Autorità di Bacino del fiume Po.
3
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Segnalazione tesi di laurea
94
Creazione di valli da pesca Fonte: elaborazione personale su dati del C. Bonifica
Delta del Po e C. Bonifica Pianura di Ferrara
95
Le Lagune del Delta del Po
Ottobre 2013
Segnalazione tesi di laurea
necessità di fronteggiare un fenomeno
sto modo il territorio potrebbe affronta-
ambientale complesso come l’intrusione
re meglio i problemi che i cambiamenti
salina, a partire da più fronti.
climatici comportano, sia perché una gestione diversa renderebbe possibile una
La multifunzionalità di alcune soluzio-
produttività maggiore e migliore in rela-
ni proposte, ma soprattutto la varietà dei
zione all’agricoltura, alla pesca e all’in-
temi trattati, ha quindi lo scopo di ricopri-
cremento della biodiversità.
re il maggior numero di ambiti: è infatti
un problema che non ha confini. Inoltre,
La tesi ha permesso quindi di appro-
le proposte ricoprono sia il livello di baci-
fondire il tema della salinizzazione del
no che quello locale, in modo tale da con-
territorio e di unificare tipologie di dati
siderare i fattori che incidono a monte
di diversa provenienza, in corrisponden-
del delta e gli ambiti all’interno dei quali
za dell’ambito interregionale esaminato.
il fenomeno si verifica. Infine sono stati
Data la limitatezza degli studi relativi al
considerati alcuni dei piani esistenti che
tema della salinità del delta in relazione
risultano carenti per gli aspetti attinen-
all’area considerata, va pertanto eviden-
ti l’intrusione salina, al fine di delineare
ziata la necessità di un monitoraggio co-
i punti di possibile intervento e integra-
ordinato tra le varie regioni in relazione
zione, utili ad un miglioramento del ter-
al tema. Tra i risultati ottenuti, si eviden-
ritorio. In particolare si fa riferimento
zia inoltre come il tema dell’intrusione
al Piano Territoriale di Coordinamento
salina provochi effetti prevalentemente
provinciale di Rovigo, al Piano di Gestio-
negativi in diversi ambiti; va però rilevato
ne della ZPS IT3270023 Delta del Po e al
come questo fenomeno possa diventare
Piano di Gestione dell’area pilota nell’am-
il promotore di nuovi stimoli progettuali,
bito del progetto NATREG.
in grado di incrementare lo sviluppo del
territorio e al contempo di raggiungere
La tesi si pone come obiettivo lo stu-
risultati efficaci anche nei confronti di
dio di una problematica ambientale che
altri problemi. Questo tema va pertanto
influenza il territorio e le acque, che di
colto come opportunità per il delta, al
conseguenza va ad incidere di conse-
fine di un miglioramento secondo vari
guenza anche sulla vita umana. L’analisi
aspetti, che permetteranno di realizzare
attenta di questo processo deve permet-
allo stesso tempo anche uno sviluppo
tere la realizzazione di una pianificazione
ecologico, economico e sociale.
più accorta, al fine di risolvere in partenza determinate problematiche. È necessario sottolineare questa necessità, per
“Passo dopo passo sarà così possibile
costruire un nuovo Delta.”
garantire di conseguenza una maggior
coesione nella gestione del territorio. La
volontà di effettuare delle proposte che
risultino utili al territorio e la mancanza di vincoli derivanti da limiti imposti
dall’ambito amministrativo o burocratico,
ha permesso quindi di spaziare e di rendere possibile una proposta complessiva
diversa e in alcuni casi approfondita e innovativa. In conclusione, il tema trattato
è di grande rilevanza, sia perché in que-
96
LE LAGUNE DEL DELTA DEL PO
Editore:
Consorzio di Bonifica Delta del Po
A cura del Consorzio di Bonifica Delta del Po
via Pordenone, 6 - 45019 Taglio di Po (Rovigo)
Ottobre 2013
Tel. 0426 349711 - Fax 0426 346137
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www.bonificadeltadelpo.it
sil.detapo.it
Commissione Tecnico-Scientifica e di sovrintendenza
dell’attività nelle lagune del Delta del Po
Prof. Luigi D’Alpaos, Università di Padova
Prof. Francesco Donati, Libero docente di Economia e Politica Agraria
Prof. Pierfrancesco Ghetti, Università Ca‘ Foscari di Venezia
Prof. Pippo Gianoni, Università IUAV di Venezia
Prof. Remigio Rossi, Università di Ferrara
Ing. Lino Tosini, direttore Fondazione Ca’ Vendramin
Ing. Giancarlo Mantovani, direttore Consorzio di Bonifica Delta del Po
Produzione del volume e progetto collana:
Consorzio di Bonifica Delta del Po
Redazione:
Giancarlo Mantovani, Maria Saccon, Michela Casagrande
Progetto grafico e impaginazione:
Dasler comunicazione
Coordinamento:
Tepco S.r.l.
Traduzioni:
Stephen Trollip, con il contributo di Andrea Defina per le pagine 90 e 91.
Contributi testuali:
Alberto Agnetti, Andrea Bonometto, Lorenzo Bonometto, Maurizio Conte,
Francesco Donati, Elena Fabbro, Fabrizio Ferro, Pippo Gianoni, Giancarlo
Mantovani, Bruno Matticchio, Silvano Pecora, Angelo Rubino, Italo Saccardo,
Massimo Sarti, Tommaso Settin, Alice Sgarabottolo, Lino Tosini, Pietro
Traverso, Davide Zanchettin, Marco Zasso
Contributi fotografici:
Andrea Bonometto, Lorenzo Bonometto, Consorzio di Bonifica Delta del Po,
Francesco Donati, Fondazione Ca' Vendramin, ENEL, Pippo Gianoni, Bruno
Matticchio, www.flickr.com; autore: Makz
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Tutti i diritti riservati: nessuna parte di questa pubblicazione può essere
riprodotta in alcuna forma, tramite stampa, fotocopia o qualsiasi altro
mezzo, senza autorizzazione scritta dell’editore.
È stato fatto ogni sforzo per contattare i detentori dei diritti d’autore relativi
al materiale incluso nella presente pubblicazione. Per i casi in cui non sia
stato possibile, invitiamo a contattare l’editore.
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Le Lagune del Delta del Po
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Ottobre 2013
Fly UP