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La banca ha 120 anni ma non li dimostra

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La banca ha 120 anni ma non li dimostra
Notiziario
N° 198 - Giugno 2012
per i
soci
Dal 1892 competenza e professionalità prestate in un rapporto umano
La banca
ha 120 anni
ma non
li dimostra
Festeggiamenti: dalla benedizione del vescovo,
alle porte aperte alla città, allo spettacolo
parlato e cantato di Ombriano.
Presenti i vertici nazionali delle Bcc.
E una lezione di storia, tutta da leggere.
p.12
p.16
CONOSCIAMOLI DA VICINO
IL NOSTRO PATRIMONIO ARTISTICO
Monte, feeling tra banca e paese
I nostri soci per il restauro del Duomo
p.24
SOCI, AZIENDE E CATEGORIE
4 nuovi prodotti per il territorio
I nostri ricordi
Il grandioso successo
nel S. Agostino: gremita
la Pietro Da Cemmo
La manifestazione era stata sponsorizzata dalle Casse
rurali di S. Maria e di S.Bernardino, di Sergnano e Casale
Sommario
PAG.2
Come eravamo: 1986
Tripudio per il canto corale
PAG.3
Giroletti: guardare avanti
PAG.5
120 anni, stesso obiettivo
PAG.7
Bilancio 2011, banca solida
PAG.9
Bcc, un sistema a rete
PAG.12
Monte: feeling banca-paese
PAG.16
I nostri soci per il Duomo
PAG.17
Cattedrale, nuova a ottobre
PAG.18
Concerto, standing ovation
PAG.20
“C.D. 120” e finanziamenti
Una delle corali che ha partecipato alla terza rassegna internazionale di canto corale,
promossa dal gruppo «P. Marinelli» dell’istituto musicale «L. Folcioni» di Crema.
S
iamo nell’ottobre 1986. I giornali locali
di quel tempo, il quodiano «La Provincia» e il settimanale «Il Nuovo Torrazzo», scrivono di un grande appuntamento:
il canto corale nella sala Pietro Da Cemmo
a cura del gruppo «P. Marinelli» dell’istituto musicale «L. Folcioni». Si tratta della
terza edizione della rassegna internazionale
che tanti consensi ha raccolto negli anni
precedenti, suscitando un vasto interesse
tra gli appassionati. La serata, «sponsorizzata dalle Casse rurali e artigiane di S. Maria
della Croce e di S. Bernardino di Crema,
Sergnano e Casale è imperniata sull’esibizione di tre formazioni corali: due italiane
e una jugoslava. Dalla Slovenia è arrivato a
Crema il complesso vocale «Nonet Vitra»
di Ribnica, «una formazione interamente
femminile, composta da nove coriste».
Dall’Italia provengono gli altri due
gruppi. L’accademica Polifonica «C. Monteverdi» di Poggio Rusco, nel Mantovano,
è composta da dilettanti che uniscono
all’amore per la musica un costante impegno degno dei più seri professionisti. Infine
i Minipolifonici di Trento. Ma come è andata a finire? Ecco il resoconto delle cronache dell’epoca. «La terza rassegna internazionale del canto corale è stata coronata
02
dal consueto successo tecnico-spettacolare
e di pubblico. La sala Pietro da Cemmo si
è rivelata ancora insufficiente ad accogliere
una manifestazione musicale di indubbio
valore culturale».
E ancora: «Un pubblico scelto di appassionati e di autorità, ugualmente attratti
dalla bellezza e dal fascino del canto corale,
ha seguito le esibizioni dei complessi che
hanno raccolto l’invito del “Marinelli”, con
estremo interesse e simpatia. Applausi scroscianti e convinti hanno accompagnato le
esecuzioni dei “Minipolifonici di Trento”,
di “Nonet Vitra” di Ribnica e dell’Accademia Polifonica “C. Monteverdi” di Poggio
Rusco: tre impostazioni, tre scuole diverse».
Infine: «Anche questa rassegna ha dimostrato che, dietro il coro, c’è una cultura musicale, c’è la realtà di una scuola di
musica come premessa indispensabile per
affrontare il canto a livelli elevati» ha commentato il prof. Giuseppe Costi del «Folcioni» e maestro del coro di voci bianche
dello stesso Istituto, nonché del «Coro Cai»
di Crema. E una nota polemica: «Purtroppo l’iniziativa non è vista molto bene dalle
nostre corali» ha sottolineato il presidente
del «Marinelli», Franco Guerini Rocco. Il
motivo? «Forse la gelosia».
PAG.22
Sponsor di talent scout
PAG.24
Che fare dei miei soldi?
PAG.25
Termini finanziari: dizionario
PAG.26
Viaggi/1: Cuba, indimenticabile
PAG.27
Viaggi/2: brindare al 2012
con lo champagne a Parigi
PAG.28
Sport: che Liberazione!
L’arrivo stavolta è in volata
PAG.29
Sport: Trofeo Dossena
Especial e grande basket
PAG.30
Libri: tutti i misteri della
chiesa di Sant’Antonio Abate
svelati da don Emilio
PAG.31
Cucina: primo di profumi
e un dessert alla samba
Le nostre riflessioni
Continuità e rinnovamento
Per guardare avanti. Con fiducia
I
l nostro giornale rinnovato nei contenuti
e nella grafica. Dopo 120, si può. Per
mantenersi giovani e riappropriarsi dell’entusiasmo di guardare avanti. Con fiducia.
E questa voglia di stare sempre al passo con i
tempi la si capta subito dall’impaginazione:
moderna, incisiva ed efficace. Che vuole
trasmettere quattro messaggi. Il primo: sia-
mo un istituto di credito che sa essere innovativo nei rapporti con i soci, la clientela
e il mercato. Il secondo: pur volendo rimanere
un istituto di credito con ben piantate le
proprie radici nel territorio di riferimento,
non è “provinciale” nel senso riduttivo del
termine, ma riflette su questioni di interesse globale: lo possiamo fare perché siamo
parte dell’unica rete di banche locali che ha
migliaia di sportelli collegati con i mercati
di tutto il mondo.
Il terzo messaggio: vogliamo
essere una banca che si apre all’esterno perché desideriamo farci conoscere da tutti coloro che abitano, lavorano e studiano nelle
aree in cui Banca Cremasca ha soci e filiali.
Ma siamo anche una banca che vuole accogliere, come fosse una spugna, i messaggi
e gli stimoli che arrivano dalla comunità
nella quale opera. Infine - ecco il quarto
messaggio - consideriamo fra i nostri compiti
quello di favorire una più approfondita
educazione bancaria e finanziaria che fa
crescere culturalmente chi si rivolge al nostro istituto di credito. E’ anche questo un modo per celebrare,
ma sempre con lo sguardo rivolto al futuro, i nostri primi 120 anni di vita. E sull’avvio delle celebrazioni, iniziate nel mese di
marzo con l’apertura della banca alla città
e il piacevole incontro nella palestra di via
Toffetti con ospiti illustri, parleremo in
queste pagine del giornale. Ma quel che
mi preme sottolineare è che la mission di
questa banca è sempre rimasta la stessa, fin
dall’800 quando siamo nati: non è raggiungere “la ricchezza per la ricchezza”, ma incentivare lo sviluppo integrale dell’uomo
e la crescita del territorio in cui vive. Ma
questo concetto va reso sempre attuale con
strumenti e linguaggio innovativi. Come lo
è questo giornale.
Francesco Giroletti
Il coraggio di accettare il confronto
Il presidente ha fornito cifre di prim’ordine della banca in un convegno alla Libera Artigiani
La foto di gruppo con i partecipanti alla discussione nella sede della Libera Artigiani
di Crema. Erano presenti i rappresentanti degli istituti di credito operanti nel Cremasco.
«Nel 2011 c’è stato un incremento del
4% dei nostri impieghi, pari a 15 milioni
di euro, e questo nonostante il momento
difficile. Nel 2008, quando è iniziata la crisi, c’è stato un aumento del 6%, seguito da
un +11% del 2009 e da un +7% del 2010».
Lo ha spiegato il presidente di Banca Cremasca, Francesco Giroletti, invitato come
relatore alla tavola rotonda organizzata il
16 febbraio scorso dalla Libera associazio-
ne artigiani di Crema. Erano presenti, nella
sede dell’organizzazione, in via Di Vittorio,
i rappresentanti dei principali istituti di
credito che operano nel Cremasco, oltre ai
vertici di Artfidi, il Consorzio fidi di Casartigiani Lombardia.
Molto seguito è stato il discorso del presidente Giroletti perché ha fornito cifre sulla
banca che sono di prim’ordine. «Sono 403 i
milioni che abbiamo erogato» ha aggiunto,
«e per l’80% proprio alle realtà produttive
del territorio. I nostri tassi sono in media
del 3%, e risultano inferiori non solo a quelli
adottati a livello regionale, ma anche a livello
provinciale». Banca Cremasca, insomma, ha
messo le proprie carte sul tavolo dimostrando di
essere una realtà creditizia eccellente. E i dati
illustrati sono ancora più significativi perché
rapportati a una crisi economica che sta
picchiando duro anche nelle aree dove l’istituto è radicato.
Ma nonostante le difficoltà in cui si sta
dibattendo l’economia, Banca Cremasca ha
documentato, cifre alla mano, di essere vicina
a famiglie e imprese. In tutti i modi. Non
facendo, innanzitutto, mancare il credito,
che è la benzina nel motore delle aziende.
Lo si è ben capito nella tavola rotonda, indetta
da un’associazione che rappresenta artigiani,
micro e piccola impresa, che Banca Cremasca
sta facendo il suo mestiere di banca. Credendo
negli imprenditori che, nonostante tutto,
stanno dimostrando di volere e sapere resistere. Infatti, una considerazione emerge
certa: non solo l’istituto favorisce l’accesso
al credito delle imprese, ma fa pagare il denaro meno di altri concorrenti. Perché sa
che gli imprenditori hanno sì bisogno di
soldi, ma devono pagarli il giusto.
03
04
Le nostra storia
Era il 25 marzo 1892 quando
è nata la Cassa rurale di
San Bernardino, la prima
tra le cinque Casse rurali
del Cremasco che diedero
vita a Banca Cremasca.
Chi ebbe l’idea, chi diede
inizio a queste banche
e a quale disegno obbediva.
I fatti raccontati nella loro
cruda essenzialità.
C
hi ben comincia… Sono partite
con il piede giusto le celebrazioni
dei 120 anni di Banca Cremasca. Era una
splendida giornata di sole il 25 marzo scorso. Come forse lo era anche il 25 marzo del
1892 quando è nata la Cassa Rurale di San
Bernardino, la più antica tra le cinque Casse rurali del Cremasco (le altre erano quelle
di Santa Maria della Croce, Montodine,
Sergnano e Casale Cremasco) che grazie
alla loro unione hanno dato vita all’attuale
Banca Cremasca. La quale oggi può contare
su 19 filiali, una delle quali a Caravaggio,
in provincia di Bergamo, e su un numero
complessivo di 2.800 soci. Tanti. E altri ne
verranno nei prossimi anni.
Partiamo subito dalla cronaca. L’istituto
ha onorato il proprio compleanno con un
duplice appuntamento: alle 10.30, presso la
sede centrale di piazza Garibaldi, sono stati
accolti i soci e il vescovo della città, monsignor Oscar Cantoni, che, benedicendo
i locali, ha sottolineato le radici cattoliche
delle Casse rurali e la loro importanza nel
contrastare l’usura che aveva colpito soprattutto le classi più povere.
Molte le autorità presenti: dal presidente
nazionale di Federcasse, Alessandro Azzi,
alla presidente della Banca di credito Malatestiana, Enrica Cavalli, responsabile anche
del gruppo femminile dell’associazione delle donne del credito cooperativo, dall’assessore provinciale Paola Orini a quello
comunale Luciano Capetti, al presidente
del consiglio comunale Antonio Agazzi.
Ma soprattutto Banca Cremasca ha voluto
aprire le proprie porte alla città. Per far
conoscere la struttura a chiunque lo desiderasse. La risposta del pubblico è stata
generosissima.
Concluso il buffet nella sede di piazza
Garibaldi, nel primo pomeriggio la festa si
è spostata nel quartiere di Ombriano, presso la palestra di via Toffetti, per lo spetta-
Sono già trascorsi
120 anni, ma
l’obiettivo resta
il bene comune
E’ stata una lunga giornata quella
del 25 marzo scorso, ma ne è valsa
la pena. Davvero. Cosa è successo.
colo «Su un trattore arancio la storia della
nostra terra» con il talk show diretto dal
giornalista Paolo Massobrio e l’esibizione
del cantautore Giorgio Conte, fratello del
celebre cantautore Paolo. Anche in questo
caso, ottimale è stata la risposta dei soci.
Palpabile la soddisfazione del presidente
Francesco Giroletti e del vertice della banca. Un istituto che prese ispirazione dalla
«Rerum Novarum», l’enciclica di Papa
Leone XIII promulgata nel 1891, che definì i contenuti della Dottrina Sociale della
Chiesa. Fu sulla scia di quel documento
fondamentale del Magistero ecclesiastico
che nacquero le prime Casse rurali, per iniziativa di parroci locali. Tra queste, le due
di Santa Maria e di San Bernardino, a opera dell’avvocato Carlo Contini e dei due rispettivi parroci, don Agostino Fasoli e don
Paolo Ghilardi. Oggi, nella sola Lombardia, sono 830 gli sportelli che fanno riferimento alla loro federazione - Federcasse -,
e l’insieme degli istituti di credito che si riconoscono negli stessi valori rappresenta il
quarto gruppo bancario a livello nazionale.
Ha sottolineato il presidente Giroletti: «L’obiettivo che contraddistingue la
nostra tipologia di banca non ha perso la
sua attualità, perché non c’è mai termine
al processo di miglioramento del bene comune che rappresenta la nostra linea guida. Non si tratta di semplice retorica, ma
di proseguire concretamente un cammino
che ha come meta l’estensione dell’accesso
al credito perché sia strumento di emancipazione sociale e l’educazione al risparmio
come via per la responsabilizzazione delle
persone».
Nessuna retorica. Solo fatti, raccontati
nella loro essenzialità. Il discorso del numero uno di Banca Cremasca, infatti - ricco
anche di riferimenti storici per illustrare
come le casse rurali non solo furono figlie
del loro tempo fin dalla nascita, ma portarono un forte valore aggiunto nelle società in
cui si sono radicate - ha definito perfettamente la mission dell’istituto di piazza Garibaldi: «Cerchiamo di realizzare un fine: il
bene comune con strumenti che permettano la crescita dell’uomo». E’ difficile trovare espressioni di questo tipo sulla bocca di
responsabili di banche che non siano profondamente dentro al mondo della cooperazione del credito.
«Furono i francescani i primi banchieri,
l’ordine dei frati che aveva fatto della povertà, ma non della miseria la centralità
della propria identità religiosa» ha ricordato Giroletti nel suo avvincente, esplicativo
e didascalico excursus storico, culturale e di
economia-politica. «Secondo i francescani
l’elemosina aiuta a sopravvivere, ma non a
vivere» ha sottolineato. «Perché vivere significa produrre e l’elemosina non aiuta a
05
Momenti clou: tanta gente
nella sede centrale, l’ora
del buffet, il talk show
gestito dal giornalista
Paolo Massobrio, l’esibizione di Giorgio Conte,
il pubblico presente allo
spettacolo nella palestra
Toffetti di Ombriano.
produrre». Ecco da quali idee, condivisibili
ancora oggi, nascono gli istituti di credito
nei quali, in Italia, milioni di persone hanno un conto corrente o stanno comprando
delle obbligazioni o dei pronti contro termine.
Dopo i francescani, i Monti di Pietà. Da
queste istituzioni, rimarca ancora il presidente di Banca Cremasca, «ha preso vita il
concetto di banca moderna». I Monti di
Pietà, infatti, «sono esempi di erogazione
di microcredito che davano la possibilità
di produrre, di creare ricchezza, di farla
circolare nei borghi e nelle città: questa è
ciò che noi definiamo economia di mercato». Il 1° Monte fu fondato nel 1462. «A
darne impulso notevole, due frati minori:
San Bernardino da Siena e S. Bernardino
da Feltre».
Questa struttura prese vita anche a
Crema nel 1496, ma l’avvio è del 1492,
anno in cui Cristoforo Colombo scoprì
l’America. “E nel nostro territorio, fin da
quei tempi, si parlava già di “banche” e di
“economia reale”»
rievoca Giroletti.
Da qui sono nate
le radici - diventate poi sempre più
profonde - di un
modello di impresa
bancaria. Non bisogna dimenticare,
sottolinea infatti il
presidente di Banca Cremasca, che
S. Bernardino, nel
suo trattato «Sui
contratti e sull’usura» - dopo aver condannato aspramente
questa forma di prestito per gli interessi da
strozzino e le scadenze capestro di restituzione dei mutui che causavano la perdita
del patrimonio da parte del debitore –
S. Bernardino, si diceva, ha affrontato «i
temi della giustificazione della proprietà
privata, dell’etica del commercio e, analizzando la figura dell’imprenditore moderno,
ne ha definito le virtù che lo debbono caratterizzare: efficienza, responsabilità, laboriosità e assunzione del rischio. Elementi
che hanno a che fare con il modello di banca di cui parliamo oggi».
Ma gli ingredienti storici non finiscono qui. Se i frati francescani furono i primi banchieri, e se due frati minori come
S. Bernardino da Siena e S. Bernardino da
Feltre diedero impulso ai Monti di Pietà,
le Casse rurali sorgono sul modello nato in
Prussia, nell’attuale Germania del Nord, ad
opera di Friederich Raiffeisen che, racconta sempre Francesco Giroletti, «negli anni
Settanta del 1800 si mosse per migliorare
le condizioni di vita della classe rurale, in
una situazione di estrema crisi che investiva
l’intera Europa».
Il modello era lì pronto per essere adottato. E, infatti, fu preso ad esempio dall’avvocato Leone Wollemborg che nel 1883
ha creato la prima Cassa rurale italiana a
Loreggia, in provincia di Padova. Poi nel
1892, ad opera di don Luigi Cerutti, è
nata la prima Cassa Rurale Cattolica. Proprio «lo stesso anno in cui viene fondata la
nostra Cassa Rurale dei terrazzani di San
Bernardino (25 marzo) e la Cassa Rurale
di Santa Maria il 27 novembre. Sono le prime due Casse rurali cremasche di matrice
cattolica, entrambe sorte con il contributo di due sacerdoti: don Paolo Ghilardi e
don Agostino Fasoli affiancati dall’avvocato
Carlo Contini, con spirito meno confessionale e più liberale».
Nel 1909 fu la volta della Cassa rurale di
Montodine realizzata da don Bombelli, curato di Izano, e di don Paolo Spoldi, nativo
di Montodine. Nel 1922 fu la volta, invece,
della Cassa rurale dei depositi e prestiti di
Sergnano e dei
paesi limitrofi,
su impulso di
don Francesco
Ghisoni che la
edificò con spirito tipicamente
confessionale
perché per frequentare la banca si doveva frequentare anche
la chiesa. Infine,
nel 1964, arrivò
la Cassa rurale di
Casale Cremasco per volontà di Giambattista
Lucini. La domanda a questo punto diventa obbligatoria: perché furono soprattutto i
sacerdoti a fondare questi istituti di credito?
La risposta l’ha fornita il presidente di Banca
Cremasca: «Furono loro a concretizzare
i principi della Rerum Novarum, quali anelli
terminali di una catena gerarchica costituita
per portare alla periferia il progetto religioso
e le iniziative sociali elaborate ai vertici.Furono loro l’alternativa al mondo liberale
e ai rappresentanti della cultura laica perché
il parroco considerava la fondazione di questi
istituti di credito un’azione pertinente della
sua scelta religiosa e del suo impegno pastorale, e una parte essenziale del suo magistero
religioso». Una parte del successo delle Casse rurale, spiega ancora Giroletti, è dovuta
proprio alla «fiducia» che la comunità poneva nel suo parroco. Erano parrocchiani
certi della moralità del loro pastore. «E la
fiducia è la leva più potente di ogni progresso. La fiducia nella persona, nelle idee
e nei progetti è la base dell’intuizione della
banca cooperativa locale» ha rimarcato il
presidente di Banca Cremasca.
Una banca solida
Il bilancio 2011 è stato votato dall’assemblea dei soci il 20 maggio
Utile di oltre 1,7 milioni, coefficiente patrimoniale di solvibilità superiore del doppio al minimo previsto,
più finanziamenti a imprese e famiglie, molteplici le attività di supporto al territorio e le iniziative
di beneficenza. Dai «bond territoriali» al «Piano famiglia». Ispezione di Bankitalia: risultanze positive.
Il tavolo della presidenza. Da sinistra: Mauro Regazzetti (vice direttore), Mario Tagliaferri
(presidente del Collegio sindacale), Giuseppe Capellini (vice presidente), Francesco Giroletti
(presidente dell’istituto), Cesare Cordani (direttore generale) e Giovanni Barbaglio (notaio).
l
bilancio 2011 di Banca Cremasca si è
chiuso con un utile netto di oltre 1,7
milioni, con un patrimonio di vigilanza di
67,7 milioni, un coefficiente di solvibilità
superiore al minimo previsto, pari all’8%,
attestandosi al 16,85%, impieghi per 397
milioni (+ 4% rispetto al 2010), beneficenza e liberalità per 267 milioni, mentre ha
elargito 573 mila 134 euro per sponsorizzazioni, eventi ed iniziative a favore dei soci,
clienti e comuni. Questi numeri significativi indicano che l’istituto continua a fare
utili per continuare a fare investimenti anche in tempo di crisi, che la banca è solida,
che prosegue nella sua azione di supporto
a famiglie e aziende, e che, infine, sono
sempre molteplici le attività di supporto al
territorio in tutti i suoi aspetti (culturali,
sportivi e ricreativi) e le iniziative di solidarietà ritenute più meritevoli. In sostanza,
l’istituto si è collocato tra i migliori del credito cooperativo lombardo.
Abbiamo dato qui solo alcuni flash del
conto economico perché un servizio giornalistico approfondito lo leggerete sul prossimo numero. Il bilancio è stato presentato e votato nella palestra di via Toffetti, a
Crema, il 20 maggio scorso, alla presenza
del vertice dell’istituto, del suo collegio sin-
dacale e di 842 soci. Un territorio, quello
della nostra provincia, il cui andamento
economico ben riflette la difficilissima congiuntura nazionale e internazionale. E sono
quindi le imprese quelle su cui la banca di
piazza Garibaldi ha acceso i suoi riflettori.
«Per uscire dall’impasse» ha spiegato il
presidente Francesco Giroletti, «i fattori
chiave rimangono accesso al credito, internazionalizzazione e innovazione. In questa
direzione, si stanno dimostrando essenziali
le iniziative messe in atto da Banca Cremasca e dal sistema del credito cooperativo, realizzate in proprio o in squadra con le principali istituzioni economiche del territorio,
per immettere nuova liquidità in favore di
aziende e famiglie. Un esempio di successo è rappresentato dall’iniziativa “Insieme
NOTIZIARIO PER I SOCI
Direttore responsabile:
Cuti Sergio
Coordinatore editoriale:
Roberta Serina e Vera Delmiglio
Comitato di redazione:
Francesco Giroletti, Giuseppe Capellini, Lamberto
Brambatti, Gianfranco Rossi e Cesare Cordani.
Testi di:
Chiara Scuri, Gionata Agisti, Tiziano Guerini
per il territorio-bond territoriali”. Si tratta
di un’operazione che ha permesso di finanziare le aziende del settore manifatturiero,
attraverso l’emissione di bond territoriali,
che in brevissimo tempo sono stati collocati presso i risparmiatori».
«Così anche per le famiglie» ha sottolineato ancora Giroletti, «abbiamo prorogato i
termini per l’adesione al “Piano Famiglia”,
proposto dal ministero delle Finanze, che
prevede la possibilità di rinegoziare i propri mutui, nonché la sospensione del pagamento delle rate in caso di difficoltà. Sempre in un’ottica di sostegno alle famiglie, è
stato prorogato il protocollo per anticipare
l’indennità di cassa integrazione guadagni
ordinaria e straordinaria, siglato nel 2009
da Provincia, Camera di Commercio, sindacati, associazioni di categoria e dalle banche locali, che si sono impegnate per garantire l’erogazione di credito alle categorie in
difficoltà».
Ciò che conta è che il requisito patrimoniale del coefficiente di solvibilità è comunque superiore al minimo previsto, pari
all’8%, attestandosi al 16,85 per cento. A
chiusura di esercizio, inoltre, precisamente
il 23 febbraio scorso, gli organi di vigilanza
di Bankitalia hanno consegnato il resoconto della loro periodica attività di ispezione,
che ha fatto emergere risultanze positive.
Pochi giorni dopo, Banca Cremasca ha
partecipato all’asta a lunga scadenza indetta
dalla Bce, sottoscrivendo una tranche di 30
milioni di fondi. Questa liquidità permetterà alla banca di fronteggiare ogni richiesta di finanziamento ritenuta meritevole di
fiducia.
Editore: Banca Credito Credito Cooperativo soc.coop
p.zza Garibaldi 29 CREMA
Registrazione del Tribunale di Crema n.128
del 20.1.2003
Progetto Grafico: TRENTUNODIECI
Stampa: Grafica G.M. via degli Artigiani 8,
Spino d‘Adda (provincia di Cremona)
Associato all’USPI
Si ringraziano tutti coloro che hanno messo
a disposizione le immagini presenti nel notiziario
07
I protagonisti dell’evento a Ombriano: il giornalista
Paolo Massobrio, Francesco Giroletti (presidente Banca
Cremasca), Alessandro Azzi (presidente
di Federcasse) ed Enrica Cavalli, presidente della Bcc
Malatestiana e responsabile del gruppo femminile
dell’associazione delle donne del credito cooperativo.
Questa è stata l’interessante esperienza
storica del credito cooperativo nei suoi primi anni di vita, ben descritta da Francesco
Giroletti. Il quale ha voluto farci conoscere
il passato delle Casse rurali perché sapere
da dove si viene aiuta a capire il presente
delle Bcc. Ma compiuta questa operazione,
non poteva rimanere sotto traccia un interrogativo inevitabile: quei valori dell’800
sono validi ancora oggi? «Certo» è stata la
risposta del presidente di Banca Cremasca.
Che ha ricordato come la ricerca e la realizzazione del «bene comune» non ha limiti
e confini di tempo. E la crisi finanziaria di
questi ultimi tempi si è sviluppata perché le
forme «imprenditoriali» che hanno governato il mondo economico-finanziario «non
hanno perseguito questo intendimento».
Uno scopo a cui, invece, hanno sempre
mirato le banche mutualistiche. Che hanno, come obiettivo, quello «di educare al
risparmio e responsabilizzare le persone, le
famiglie, le comunità, dando credito a chi
lo merita perché le risorse vengono prese
proprio dal risparmio accumulato dalle comunità» nelle quali le Bcc hanno profonde
le loro radici”.
Ma c’è un altro aspetto da tenere presente, ha sottolineato Giroletti: «Garantire
l’accesso al credito e, più in generale, garantire l’inclusione finanziaria significa offrire
la possibilità di emanciparsi socialmente, di
sentirsi parte di una comunità, di uscire dal
dramma che persiste dell’usura».
Da questi propositi sono poi fiorite le peculiarità organizzative della Cooperazione
del credito che sopravvivono ancora oggi:
la responsabilità solidale e illimitata di tutti
i soci, la territorialità con il vincolo della
operatività nei Comuni di appartenenza o
limitrofi, l’esclusione di ogni capitale azionario, l’indivisibilità degli utili. «Elementi
che fanno capire perché quando parliamo
di Bcc, parliamo di banche “differenti”» ha
rimarcato il presidente di Banca Cremasca.
08
Fedelissimi alla banca da 25 anni. Avanti così
Nella celebrazione dei 120 anni di Banca Cremasca, si è svolta la premiazione dei soci da
25 anni, che hanno ricevuto un attestato e una medaglia d’oro. Sono: Luciana Abrami
(Romanengo); Giuseppe Allocchio (Montodine); Pietro Bonizzoni (Sergnano); Emanuele
Borghi (Camisano); Adriano Bragonzi (Casaletto Ceredano); Orlando Franzoni (Montodine); Giovanni Guercilena (Moscazzano); Gabriella Landena (Camisano); Augusta Locatelli (Casale Cremasco-Vidolasco); Giuseppe Longari (Ripalta Guerina); Natale Marcarini
(Montodine); Giacomino Pagliari (Moscazzano) e Athos Scardovelli (Offanengo).
Fondo di garanzia:
le Bcc sono diventate
un vero sistema a rete
Il tavolo della presidenza al 14° Congresso nazionale del credito cooperativo. I leader hanno saputo dare una svolta a questo modello di banche.
O
rgoglio Bcc. Sono state loro le protagoniste del 14° Congresso nazionale
del credito cooperativo, che ha visto per
tre giorni - dall’8 all’11 dicembre scorso oltre 2.000 rappresentanti di questo sistema dibattere attorno al tema: «Futuro da
scrivere. Sguardi, strategie, strumenti delle
Bcc per accompagnare l’Italia». L’evento si
è svolto a 6 anni dall’ultima assise di Parma
e ha fatto il punto sullo stato di salute della cooperazione mutualistica di credito del
nostro Paese. Un modello vincente. Sono
i numeri a dirlo: 414 Bcc e Casse rurali,
radicate sul territorio con 4.403 sportelli - il 13% di tutti gli sportelli bancari in
Italia -, presenti in 2.900 comuni e sostenute da 1.148.969 soci (erano 750mila
nel 2005). Banche che sono state preferite da 6 milioni di clienti (erano 4 milioni
sei anni fa). La raccolta, in gran parte diretta, supera i 150 miliardi, mentre gli impieghi economici hanno raggiunto i 137,9
miliardi. Tanti. Anche se la provvista e la
crescita degli affidamenti in questi ultimi
anni sono state frenate dalla crisi economica. Infine, il patrimonio di vigilanza:
20 miliardi circa con ratios significativi (il
14,1% è il Core tier 1 medio di sistema).
Un livello, quindi, considerevole.
Ma non è finita. Quello delle Bcc è un
sistema che, dal 1995 al 2011, ha incrementato il numero dei dipendenti passando da 20 a 32 mila, mentre il settore bancario nello stesso periodo ha tagliato 40mila
posti di lavoro. Inoltre, ha continuato a
fornire credito nel momento in cui le altre
banche rallentavano. Infine, è un modello
di banca che vuole accompagnare da vicino
la futura crescita del Paese ed è percepito
dalla gente come l’opposto degli istituti di
credito che fanno finanza speculativa. Lo
ha riconosciuto anche il Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio augurale ai congressisti, quando ha
ribadito che «il credito cooperativo, basato
sui principi della democrazia economica,
ha contribuito fortemente alla crescita sociale
e civile» dell’intera nazione.
Non solo numeri. Uno dei momenti più
significativi del congresso è stato l’annun-
cio dato dal vice direttore generale della
Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola,
dell’approvazione - avvenuta nei giorni
precedenti - dello statuto del Fondo di
Garanzia Istituzionale (Fgi) del credito cooperativo da parte dell’Autorità di vigilanza. Un progetto che consentirà adesso alle
Bcc di presentarsi al Paese come un gruppo
bancario integrato, il quarto del Paese per
dimensioni, pur salvaguardando l’autonomia di ciascuna delle oltre 400 aziende di
credito. Perché questo Fondo riveste un’importanza strategica? Perché è un sistema di
garanzie incrociate tra Bcc che consentirà
di creare un vero e proprio sistema a rete
delle banche di credito cooperativo.
Gli istituti aderenti si sottoporranno a
un maggior controllo del loro operato, sia
in termini di dati finanziari che di presidio della liquidità, ed anche a un controllo
sperimentale della «corporate governance»,
in anticipo su alcune direttive europee.
L’obiettivo è quello di conseguire una maggiore stabilità dei singoli istituti e un miglioramento generale della capacità di sostenere le economie dei propri territori. «Le
regole di organizzazione e di funzionamento definite dallo statuto delineano un sistema volto a controllare in modo puntuale
ed esteso la rischiosità delle Bcc aderenti, le
vulnerabilità potenziali, la sostenibilità della strategia di sviluppo» ha spiegato Anna
Maria Tarantola. Inoltre, «la ratio del Fondo è quella di definire un sistema in grado
di beneficiare, alla luce delle normative
09
comunitarie, della ponderazione zero sui
crediti infragruppo» come è scritto nel comunicato ufficiale delle Bcc. Il che significa
che, per poter funzionare, il Fondo ha bisogno che la Banca d’Italia deliberi la ponderazione zero per i crediti delle Bcc al fondo, e cioè che questi crediti non assorbano
capitale.
Ci si sta avviando verso questo passo
definitivo, anche se «l’approvazione dello
statuto del Fondo di Garanzia Istituzionale è stata un risultato straordinario e non
scontato» ha detto il presidente Alessandro
Azzi. Infatti, per quanto riguarda il Fgi,
«ora bisogna procedere speditamente» ha
sottolineato il numero uno di Federcasse.
Ricordando le sollecitazioni della Banca
d’Italia, Azzi ha auspicato un’adesione ampia delle Bcc, il riconoscimento del nuovo
sistema a fini prudenziali, l’avvio della sua
piena operatività. E citando il vice direttore generale di Bankitalia, ha ricordato che
«il Fondo di Garanzia Istituzionale può
rappresentare un’importante opportunità
anche per riorganizzare l’intera rete, e non
va sprecata».Una delegazione della federazione italiana delle banche di Credito
Cooperativo è stata ricevuta in udienza da
Benedetto XVI. Il mercato e l’economia
«non siano mai disgiunti dalla solidarietà»
ha detto il Papa.
Ricordando che il valore dell’esperienza cooperativistica sta nell’«equilibrio tra
la tutela del singolo e la promozione del
bene comune, nello sforzo di sviluppare
un’economia locale che risponda meglio
alle esigenze della collettività». E’ intervenuto anche il segretario di Stato, cardinale
Tarcisio Bertone, che ha sottolineato: «E’
necessario riuscire a coniugare la finanza,
la politica, la tecnologia con l’etica perché
solo intervenendo a questo livello profondo si potrà trovare la strada verso un nuovo
assetto economico mondiale, più giusto e
solidale».
Gli ospiti: chi è intervenuto e cosa ha detto. Tutti concordano: Al 14° Congresso nazionale del credito
cooperativo sono intervenuti illustri ospiti.
Ecco che cosa hanno detto alcuni di loro.
Luigi Marino (presidente di Confcooperative). Ha incentrato il suo intervento sulla
necessaria riscoperta dei valori propri della
cooperazione.
Che, nonostante le tante affermazioni di
stima, non vengono tradotti in fatti concreti. Ne sono la riprova le due manovre
economiche dell’estate scorsa che hanno
penalizzato pesantemente la cooperazione.
«Mentre, proprio grazie alle cooperative»
ha aggiunto Marino, «interi settori economici hanno consentito al nostro Paese di
tenere in vita settori essenziali». Lo stesso
si può dire per le BCC, che hanno davvero
continuato a sostenere l’economia reale.
Ivan Malavasi (presidente di Cna). Ha
10
messo l’accento sul valore delle reti di impresa. «Le reti» ha sottolineato, «possono
essere una risposta organizzativa rispetto
alla necessità di innovare, di adattarsi ai
mutamenti, di fare alleanze con chi possiede nuove conoscenze, o con imprese dei
paesi emergenti, per misurarsi qualitativamente con la competizione internazionale
di grandi players».
Vincenzo Boccia (presidente della Piccola Industria di Confindustria). Si impone
una crescita culturale per uscire dal troppo
individualismo e ragionare su nuove forme
di alleanze in una logica di integrazione, ha
sottolineato.
In questo, un ruolo cardine continuerà a
giocarlo il sistema bancario, facendo “rete”
tra sistemi, una strada ormai obbligata per
stimolare innovazione, ricerca, investimenti.
Giuseppe Mussari (Presidente Abi). Ha
parlato del ruolo del sistema bancario italiano, «sistema sano, indispensabile al Paese». Ha ricordato, infatti, che le banche
italiane non hanno titoli tossici, hanno una
raccolta prevalentemente basata su depositi
e obbligazioni, un’ottima qualità del capitale, una bassa leva finanziaria. Ma ora i
problemi sono tali da poter mettere in crisi,
nonostante la loro virtuosità, anche i sistemi sani.
Nello specifico, sul tema della tracciabilità, le banche italiane sottolineano che
l’uso del contante in Italia ha dimensioni
abnormi e questo favorisce sicuramente
l’evasione fiscale, con ricadute pesanti sulla
collettività. Le banche offrono la loro piena
disponibilità a ragionare su come risolvere
il problema, a patto che si sappia che un
Sono intervenuti 2mila rappresentanti
delle 414 Bcc radicate in tutta Italia
con 4.403 sportelli, presenti
in 2.900 comuni, e sostenute
da 1.148.969 soci. I clienti sono
aumentati da 4 a 6 milioni in sei anni.
La prossima sfida: sono pronte a diventare una banca online
(Il Sole 24 Ore Radiocor). Con una banca
interamente online, il credito cooperativo
si prepara a sbarcare sul web per lanciare
la sfida a concorrenti del calibro di Ing e
CheBanca. Lo ha annunciato il presidente
di Federasse, Alessandro Azzi, dal palco del
14° Congresso nazionale del credito cooperativo. «Dobbiamo procedere rapidamente
con la realizzazione di una banca online
del credito cooperativo. Il tasso di accelerazione delle utenze Internet è impetuoso,
e allora non si tratta solo di servire i clienti,
ma di evitare di perderne o di attirarne di
nuovi. Il web è un mondo relazionale. E’
paradossale che il credito cooperativo non
ci sia».
Il progetto è ancora in fase embrionale,
ma c’è il via libera delle federazioni locali, spiegano i vice presidenti di Federcasse,
Augusto dell’Erba e Amedeo Piva. Il varo
della banca online di sistema è legato all’avvio del Fondo di Garanzia Istituzionale
«che dovrà gestire molta liquidità raccolta
dagli istituti centrali di categoria» ha osservato dell’Erba. Anzzi, nel suo intervento,
ha aggiunto: «Ogni giorno che passa e che
«Bcc, il sostegno all’economia reale»
maggiore utilizzo della moneta elettronica
sarà un servizio che per il sistema bancario
comporta rischi e costi.
Giuliano Amato (presidente del Comitato per le celebrazioni dei 150 anni
dell’Unità d’Italia). Il mondo di domani
sarà un mondo di competizione spinta,
fino all’eccesso.
Dove chiunque potrà rimpiazzare un
produttore velocemente, producendo le
stesse cose a costi sempre inferiore, con
tutte le conseguenze che questo comporta,
anche rispetto alle dinamiche sociali. Una
vita più difficile, in sostanza, ha detto Amato.
«Ma di fronte a questa prospettiva» ha
poi aggiunto, «noi italiani continueremo
ad avere un vantaggio competitivo perché
non ci limitiamo a vendere beni e servizi. Noi vendiamo Italia». E «Italia» è una
parola che vuol dire saper mettere insieme
input diversi tra loro, capacità di fare comunque sintesi tra culture e genti diverse.
«E’ mettendo insieme le diversità» ha rimarcato Amato, «che si crea quel valore aggiunto capace di realizzare invenzioni, stili,
disegni, attingendo da esperienze diverse».
In questo, ha concluso Amato, «il mondo cooperativo ha un ruolo fondamentale.
Quello del sapere diffondere e promuovere
la qualità italiana, di cui è piena la nostra
economia molecolare.
Dobbiamo al movimento cooperativo
se migliaia di italiani che erano estranei
all’Italia poterono entrare nella vita del paese, esprimendosi finalmente come cittadini. Un movimento capace di trovare, anche
partendo da ideologie differenti, un terreno
di incontro comune e fecondo».
ci vede fuori da questo mercato, lo sconteremo: lo sconteranno le nostre banche, e
soprattutto la loro raccolta. Non possiamo
permettercelo».
«Noi paghiamo
tutte le tasse»
(Settimanale Vita). La pubblicazione
si intitola «Altro che agevolazioni». E’
la risposta del Credito Cooperativo a
chi avanza il sospetto che la formula
cooperativa possa nascondere qualche
indebito vantaggio. Sull’opuscolo è
scritto in modo efficace: «La tua BccCr paga tutte le tasse dovute: Iva, Irap,
Ires, imposta di registro, di bollo» e chi
più ne ha, più ne metta. E ancora: «Le
Bcc sono state colpite dall’aumento
dell’Irap (+0,75%) e dell’Iva, al pari
di tutte le altre banche, e dall’innalzamento della quota degli utili a cui si
applica l’Ires (+7%), al pari di tutte le
altre cooperative». Scelta «irrazionale»,
indicata come «un errore di politica
economica con effetti depressivi».
11
Chi lavora in banca a Monte Cremasco- Da sinistra: Giovanni
Patrini (responsabile della filiale), Yuri Meregalli (vice direttore),
Mauro Grigoletto (cassiere) e Marco Zoni (addetto ai titoli
e ai prodotti finanziari).
12
le nostre filiali
Monte:
con il paese
c’è feeling
L
a filiale di Banca Cremasca è proprio
in centro a Monte Cremasco, in piazza Vittorio Emanuele III. Impossibile non
trovarla, nonostante, poi, ci sia qualche
difficoltà a parcheggiare perché il posteggio è mignon. Comunque, è subito dietro
il municipio e dista solo qualche metro
dalla parrocchiale. Chiesa, comune e banca, tre istituzioni racchiuse in pochi metri
quadrati. Il direttore è Giovanni Patrini,
giovane, alto e dinoccolato. E’ seduto sulla
poltrona di responsabile della filiale da un
anno. I suoi collaboratori sono Yuri Meregalli (vice direttore), Marco Zoni (addetto
a titoli e prodotti finanziari) e Mauro Grigoletto (cassiere).
Prima di loro, c’erano altre persone
di riferimento in banca. «Ci siamo messi d’impegno a perlustrare il paese e ad
approfondire le conoscenze. Non è stata
fatica sprecata perché lo scarpinare ci ha
permesso di raccogliere buoni risultati». E
poiché essere fortunati conta, Banca Cremasca risulta l’unico istituto di credito del
paese. Anche se Patrini mette, giustamente,
le mani avanti. «Non bisogna dimenticare
che i giovani sanno destreggiarsi in Internet: l’home banking ci espone alla concorrenza» sottolinea il direttore.
Prima di Banca Cremasca, c’era il Credicoop Lombardo. Che aveva 15 filiali nelle
province di Milano, Lodi e Cremona. Nel
2005 ha ceduto la filiale di Monte ai cremaschi. Una banca, quella di Cernusco
sul Naviglio, che probabilmente non ave-
va trovato il giusto feeling con la clientela
cremasca che non la sentiva, forse, come la
propria banca. «Molti se n’erano andati»
sottolinea Patrini, «e li stiamo riportando
indietro». Frequentano la filiale di Banca
Cremasca anche risparmiatori che gravitano su Crespiatica e Dovera. Ad oggi i conti
correnti sono 930 circa.
Che sono stati aperti in filiale non solo
perché Patrini e i suoi colleghi sono bravi
e simpatici. O no? «E’ evidente. La gente
viene in filiale soprattutto perché abbiamo
molti prodotti competitivi e che soddisfano
vari target: famiglie, pensionati, giovani, liberi professionisti e imprenditori». I liberi
professionisti sono formati soprattutto da
assicuratori e commercialisti. Le attività
commerciali sono rappresentate da negozi,
bar-tabaccheria e ristorante, mentre gli imprenditori sono soprattutto gli artigiani del
posto, una trentina circa.
I prodotti più gettonati a Monte Cremasco sono i certificati di deposito con cedola
semestrale e gli specifici certificati del 120°
compleanno di Banca Cremasca che portano denaro fresco nelle casse dell’istituto
e offrono ai clienti un rendimento del 4%
lordo (3,20% netto) con cedole fisse semestrali. «I giovani preferiscono il banking
online e noi siamo in gradi di esaudirli»
racconta il direttore. Gli impieghi sono
oggi maggiormente indirizzati al fotovoltaico, un settore che sta riscuotendo un
buon successo.
«C’è ovviamente da parte nostra una
13
La piazza centrale. A destra: la filiale
di Banca Cremasca. Sotto, da sinistra:
la chiesa, il parroco don Giancarlo Scotti,
l’interno della parocchiale, il comune
e il sindaco del paese, Achille Zanini.
maggiore attenzione al comparto dei crediti
perché, visto il perdurare della crisi, è d’obbligo monitorare che le posizioni di privati
e imprese non subiscano dei contraccolpi.
Per esempio, l’edilizia che solo qualche
anno fa era uno dei settori trainanti, oggi
risente della recessione. Per fortuna, non
abbiamo situazioni pesanti da affrontare
perché è stato fatto credito con buonsenso
e lungimiranza».
I mutui? «Al momento» sottolinea il direttore, «i clienti si informano su Euribor,
spread, tassi fissi e variabili, ma si sta aprendo qualche pratica. Grazie ai giovani». Che,
come in altre parti del Paese, però, hanno
difficoltà a trovare un’occupazione. «E nonostante la crisi» rimarca Patrini, «a Monte
Cremasco la gente vive in modo decoroso
e non c’è disagio sociale». Ma che paese è
questo in cui Banca Cremasca è l’unico isti-
14
tuto presente? Il direttore è preparato, snocciola cifre, informazioni e impressioni con
sicurezza. Ascoltiamolo. «Oggi ha 2.400
abitanti, in gran parte pendolari. Solo 15
anni fa, ne contava appena 600. Qui sono
arrivati in tanti da Milano. Come trasporti,
il paese è ben servito: ci sono i pullman, la
Paullese e la fermata del metrò a San Donato non è lontanissima: la metropoli resta,
dunque, un punto di riferimento».
Certo. Ma le domande restano sempre lì,
come sospese nell’aria: che paese è Monte
Cremasco? In quale realtà Banca Cremasca ha piantato le sue radici? Altre risposte
le cerchiamo dal parroco, don Giancarlo
Scotti. Un sacerdote che non gira attorno
alle questioni, le affronta. «Rimane un certo distacco tra quelli di Monte, il vecchio
nucleo storico diciamo, e chi è venuto da
fuori» sottolinea subito. «E questa diversità
di provenienza, poi, influenza le relazioni
interpersonali. Noi riusciamo ad amalgamare tra di loro bambini e ragazzi grazie al
discorso sacramentale e ad interagire sulle
singole famiglie. L’inserimento, però, è ancora un traguardo da raggiungere».
Che cosa intende per inserimento? «Significa integrarsi nel sistema sociale, culturale e lavorativo di una comunità, dando
il proprio contributo per la sua crescita.
Significa essere accettati come parte importante del tessuto sociale e non come pericolo. Se tutto questo significa aggregazione, qui non si riesce ancora ad aggregare
molto».
Si dovrà cominciare dai giovani...«Certo.
C’è un buon movimento giovanile a livello parrocchiale. Ma i giovani fanno ancora gruppo a seconda delle zone d’origine.
E proprio di questi tempi stanno venendo
le nostre filiali
allo scoperto molte situazioni di difficoltà economica, di realtà imprenditoriali in
affanno. Le scopro andando a benedire le
case e le officine, per esempio».
Poi ci sono molti extracomunitari. «Tantissimi. Più che nei paesi e territori vicini, ma
non so spiegarmi il perché. Queste persone
sono ancora meno integrate di altre. C’è
un progetto diocesano, chiamato «Prodigi
di Alessandra», dal nome della compianta Alessandra Brusaferri, che vede la presenza di un educatore 2 ore al giorno, nel
pomeriggio, per attività come il sostegno
scolastico pur non essendo il classico doposcuola. Di questo supporto ne fruiscono
anche i bambini musulmani, che vengono
indirizzati all’oratorio dalle loro famiglie.
In questo modo si crea un clima sereno,
anche se, poi, ognuno rimane ancorato alle
proprie tradizioni».
Un caleidoscopio di popoli. «Gli abitanti
sono 2.372, di cui 73 comunitari (romeni,
in grandissima parte), e 189 extracomunitari, tra cui 61 marocchini, 44 sudamericani e 10 indiani. Per evitare un’espansione
selvaggia del paese, ci siamo dotati di un Pgt
nel quale non sono previste zone residenziali nuove. Il nucleo delle famiglie storiche del paese oggi è in minoranza» spiega il
sindaco Achille Zanini. Monte Cremasco
è una comunità di pendolari, conferma.
Che la crisi sta mettendo in difficoltà. «Per
fortuna abbiamo piccole realtà produttive
locali che riescono ancora a garantire l’occupazione» sottolinea il primo cittadino,
«ma chi lavora a Milano è preoccupato. Ci
rendiamo conto che qualcosa non va perché, solo qualche tempo fa, c’erano tanti
bambini iscritti al pre e post-scuola dovendo entrambi i genitori lavorare a Milano.
Un servizio apprezzato perché viene prolungato fino alle 18. Ora le iscrizioni sono
calate, e l’unica spiegazione è che uno dei
genitori sia rimasto a casa dal lavoro».
Per fortuna, sono ancora pochi i nuovi
casi da servizio sociale. E poi c’è la collaborazione con la parrocchia e la Caritas per
coordinare gli sforzi di sostegno a chi ne ha
davvero bisogno. Banca Cremasca, infine,
fa da tesoreria al Comune, mentre l’amministrazione comunale ha acceso un mutuo
presso la filiale per la costruzione del nuovo
municipio che costerà 400mila euro. Altro da raccontare su Monte Cremasco al
momento non c’è. E il sindaco Zanini si
rituffa nelle sue carte perché all’ordine del
giorno c’è l’Imu prima casa e l’Imu 2 che
andrà a pesare non solo sulle seconde case,
ma anche sulle attività commerciali e produttive.
Monte Cremasco è alla ricerca
di integrazione tra il nucleo
storico degli abitanti del
paese, chi è approdato qui
dall’hinterland milanese
e gli extracomunitari. Inoltre,
la crisi ha aumentato le
situazioni di difficoltà di chi
lavora a Milano. In affanno
le realtà produttive locali.
15
Sono raffigurati su un telone
esposto nel centro storico.
Il messaggio: da 120 anni
l’istituto è qui a difendere
il patrimonio artistico
della nostra bellissima città.
Tutti i soci
per il Duomo
Sono loro quegli uomini stilizzati
che aiutano la ristrutturazione
della principale chiesa di Crema.
A
vete presente l’altissima pubblicità
di Banca Cremasca sugli immensi
pannelli che coprono il Duomo? Raffigura
tanti piccoli mattoni rossi, messi uno sopra
l’altro, e alcune figure di uomini che, salendo su delle scale, li stanno sistemando.
Thema Creart è l’ideatore, per Banca Cremasca, di questa campagna promozionale
del restauro della Cattedrale al quale contribuisce anche l’istituto di credito di piazza
Garibaldi. Thema Creart, infine, è un’agenzia di comunicazione visiva, nata nel 2000,
e crea, in tutte le forme espressive (dal logo
alla brochure, dai cataloghi ai siti web e alle
fiere, per intenderci) la corporate identity,
cioè l’immagine aziendale.
Chiariti questi concetti, cerchiamo di
capire quale messaggio vuole trasmettere
Banca Cremasca con questo gigantesco manifesto. Lo chiediamo a Simone Barbieri
Gli autori del messaggio promozionale:
Alessandro Nespoli (seduto) e Simone
Barbieri dell’agenzia Thema Creart.
16
che di Thema Creart è il titolare insieme
ad Alessandro Nespoli: il primo è l’art director, il secondo è l’account manager. «Il
telone di grande formato» spiega, «comunica un’informazione chiara e forte: Banca
Cremasca con i suoi soci porta il proprio
contributo al restauro del Duomo. I soci
sono gli uomini stilizzati che salgono la
scala, e uno aiuta l’altro a salire. Da qui il
messaggio finale: i soci di Banca Cremasca,
in sinergia tra loro, stanno portando il loro
valido aiuto (i “nuovi mattoni a vista”) alla
ristrutturazione della Cattedrale. Ma non è
finita: c’è anche la targa dei 120 anni; tanti ne sono passati, infatti, dalla fondazione
della prima Cassa rurale di Crema. Anche
in questo caso il significato è palese: siamo
qui, come banca, a difendere il patrimonio
artistico della città e questa nostra peculiarità la stiamo svolgendo da oltre un secolo».
I nostri messaggi
Ottobre, la Cattedrale
tornerà al suo splendore
«Per la festa del Patrono in giugno sarà
impossibile; contiamo però di presentare
la nostra Cattedrale in tutto il suo splendore per il mese di ottobre». Così dice
monsignor Vito Barbaglio presidente della
Commissione per i restauri. «Fra maggio e
giugno, però» aggiunge l’architetto Vania
Zucchetti della stessa commissione e incaricata dei rapporti fra committenza e ditte,
nonché delegata per i rapporti con la stampa,
«verranno tolti i ponteggi esterni che occupano la piazza, e poi progressivamente anche
quelli che si trovano sull’esterno dell’abside
e da ultimo quelli verso la torre civica».
Ma per quanto riguarda l’interno della
Cattedrale come procedono i lavori? «Proseguono alacremente anche se si tratta di
lavori complessi e delicati. Ormai sistemate le vetrate con un’accurata pulitura,
in via di completamento il pavimento che
presentava numerosi avvallamenti e vere e
proprie crepe, a buon punto anche i lavori di restauro dei lacerti degli affreschi che
incominciano ad apparire in tutta la loro
bellezza».
Già in posizione l’altare, mentre mancano ancora le opere in marmo commissionate allo scultore Mario Toffetti che dovranno
completare il presbiterio. Nessun intoppo,
allora, nessuna spiacevole sorpresa? «Nulla
di particolarmente grave (le sorprese con
lavori di questo genere sono sempre all’ordine del giorno) se si esclude una situazione
di relativo dissesto della parte terminale del
campanile che si è notata durante la posa
del nuovo impianto di illuminazione della
piazza, cui dovremo provvedere nonostante
non fosse in preventivo».
Ultimi ritocchi? «A settembre saranno
completati i restauri degli arredi lignei,
dal portale ai confessionali; poi rimarrà da
appendere sul fondo dell’abside il nuovo
grande quadro dell’Assunta che sostituirà
l’Annunciazione; si tratta di un’opera di
discrete dimensioni (2,5 metri per 5 metri)
che ha visto progressivamente l’intervento
di ben tre artisti locali ma di grande fama:
Vincenzo Civerchio, Carlo Urbino e Mauro Picenardi». Ancora un poco di pazienza
e poi avremo una Cattedrale tutta nuova da
mostrare a visitatori e turisti.
Ce lo assicura monsignor Vito Barbaglio,
presidente della Commissione restauri
del Duomo. Mentre Vania Zucchetti,
delegata per i rapporti con la stampa,
ci racconta quali sono gli ultimi lavori.
17
I nostri eventi
Straordinari
Una standing
ovation a teatro
Il concerto di Santo Stefano numero 15 offerto da
Banca Cremasca. Spettacolo di livello mondiale.
C
ome al solito, un grande successo. Il
teatro di Crema strapieno e applausi a
non finire alla fine dello spettacolo. L’evento, insomma, è di quelli sempre attesi dai
cittadini nelle feste natalizie. Nel pomeriggio di Santo Stefano, lunedì 26 dicembre,
alle ore 16.30, infatti, proseguendo una
tradizione ormai consolidata, e che si rinnova da 15 anni, Banca Cremasca Credito
Cooperativo ha offerto (ingresso libero)
alla cittadinanza, nel teatro San Domenico, il Concerto lirico vocale dal suggestivo
titolo «Con la musica nel cuore e nell’anima», e presentato dalla bravissima Luciana
Stringo.
Lo spettacolo, la cui direzione artistica è
stata affidata al maestro Leonardo Marzagaglia, ha visto la partecipazione dell’affermato Coro Lirico «Giuseppe Verdi» di Brescia, diretto dal maestro
Edmondo Savio, e di tre
interpreti lirici di grande
spessore: Gladys Rossi
(soprano, Italia), Wang
Feng (tenore, Cina) e
Lilla Lee (soprano, Corea). Oltre che un pomeriggio all’insegna del bel
canto, il concerto è stato
anche l’occasione per riaffermare il sostegno della banca alla Fondazione
Benefattori Cremaschi,
a cui la Bcc della nostra città ogni anno
devolve un significativo contributo a favore dell’hospice per i malati terminali: nel
2011 sono stati offerti 20mila euro.
Ma presentiamo i protagonisti di
quell’indimenticabile concerto. Partendo
dal Coro Lirico Bresciano «G. Verdi» costituito nell’autunno del 2000 dalla colla18
borazione di ex coristi del Teatro Grande
di Brescia e di coristi provenienti da altre
compagini locali. Si propone al pubblico
con un repertorio in prevalenza tratto dal
melodramma italiano dell’800, composto
da oltre sessanta brani e opere complete
(Traviata, Rigoletto, Tosca, Barbiere e Cavalleria). In questi anni di attività ha eseguito molti concerti in Italia e all’estero.
I tre interpreti. Gladys Rossi: ha cominciato i suoi studi musicali come violinista e pianista, per proseguire nello studio
del canto lirico sotto la guida del maestro Alain Billard. Il suo debutto avviene
nell’estate 2002 con la Fondazione Arturo
Toscanini nel ruolo di Gilda in Rigoletto
sotto la direzione di Keri Lynn Wilson. Da
allora è stato un successo dietro l’altro nei
Teatri Regi di Parma e di Torino, nei teatri
di Bologna, Padova, Rovigo e Bassano del Grappa. All’Arena di Verona,
in Francia e in Spagna.
Solo per citare alcuni
suoi trionfi.
Trentenne soprano
romagnolo, Gladys Rossi è stata promossa nel
2008 a rivelazione della lirica. Ma la carriera
della giovane cantante
romagnola, che ha ora
tutto il mondo della lirica ai suoi piedi, è iniziata lontano dai teatri.
Ha fatto di tutto nella sua vita questa figlia
di un bagnino di Bellaria: «Ho venduto i
gelati in spiaggia, ho preparato le piadine
nel locale dei miei. Mi sono travestita da
budino gigante, a una fiera del gelato» racconta lei in una lunga intervista al «Corriere della Sera», che le ha dedicato nel 2009
un’intera pagina.
Se il tenore Wang Feng si sta facendo
conoscere proprio in questi anni dal pubblico italiano, più nota è la giovane Lilla
Lee (soprano), nata a Yeong-Cheon (Corea
del Sud), perché nel nostro paese ha iniziato studi e carriera. Nel 2003, infatti, si è
diplomata in canto presso il Conservatorio
Giuseppe Verdi di Milano dove ha ottenuto
due borse di studio, avendo l’occasione di
esibirsi come solista con il Coro del Teatro
alla Scala di Milano in un concerto diretto
dal maestro Gelmetti.Nello stesso anno ha
frequentato il Corso di formazione e perfezionamento dell’Accademia di Canto «Arturo Toscanini» di Parma dove ha vinto due
borse di studio e ha partecipato come personaggio principale dell’opera barocca «Lo
Matremonnio Annascuso» di Leonardo
Leo. Nel 2000 ha vinto il premio speciale
nel concorso lirico «Giulietta Simionato».
Dal 2004, lavorando intensamente sotto
la guida del basso Bonaldo Giaiotti, è passata dalla tonalità di mezzosoprano a quella
di soprano e ha affinato il suo vasto repertorio operistico.
Ha ottenuto un grande successo cantando nella cattedrale di Cordova (2001) e
nuovamente nella chiesa di Sant’Ignazio a
Roma (2002), alla presenza del presidente
del Perù, dove si è esibita sempre come solista sotto la direzione artistica del tenore
Ecco i protagonisti: il maestro e musicista Leonardo
Marzagaglia, il soprano Gladys Rossi (osannata
dal mondo della lirica), Wang Feng (il «Pavarotti»
cinese) e la coreana Lilla Lee (premi nei teatri d’Europa).
Luis Alva e la direzione del direttore maestro Pietro Mianiti, e ancora nel teatro di
Colonia (Germania). Poi, nel 2004, si è
classificata terza al concorso lirico «Anselmo Colzani», ha vinto il premio speciale al
concorso lirico «Capriolo in Franciacorta»,
è risultata prima al concorso lirico «Principessa Cristina Trivulzio» e si è esibita nel
Festspiele Balver Hohle con l’orchestra del
Bolshoij. Da allora, premi e concerti in Italia e in Europa non si contano più.
Sul palco del San Domenico si sono esibiti, dunque, musicisti di livello internazionale. E di grande livello è risultato anche il
programma musicale, diviso in due parti ed
inaugurato con l’inno nazionale di Mameli, per poi proseguire con il «Va Pensiero»
dal «Nabucco» di Verdi, «E’ strano» dalla
Traviata ed «O tu che in seno agli angeli»
da «La forza del destino», «Inneggiamo al
Signor, non è morto» da «La Cavalleria
rusticana», l’«intermezzo» per piano solo e
«Viva il vino spumeggiante», sempre da la
«Cavalleria rusticana» di Pietro Mascagni.
Ancora Verdi in apertura della seconda
parte, con «La vergine degli angeli» da «La
forza del destino», seguita da una canzone
d’amore della tradizione cinese, «A place
far far away». Ancora Giacomo Puccini con
«In questa reggia» tratto da «Turandot»,
«Les filles de Cadix» di Leo Delibes, la
«Musica proibita» di Stanislao Gastaldon,
Sopra, a destra: Walter
Donzelli, presidente della
Fondazione Benefattori
Cremaschi, alza sorridente
l’assegno di 20mila euro
offerti da Banca Cremasca.
Qui a fianco il coro «Giuseppe
Verdi» di Brescia, diretto
dal maestro Edmondo
Savio, costituito nel 2000
da ex coristi del Teatro
Grande di Brescia e da
altri coristi provenienti
da compagini locali.
«The holy city» di Samuel Adams e per finire
«Te lodiamo, gran Dio della vittoria» tratto
da «I Lombardi alla prima crociata» di Verdi, l’aria «Nessun dorma» da la «Turandot»
di Puccini, «Libiamo nei lieti calici» da la
«Traviata» del maestro Giuseppe Verdi.
Il tempo per la consegna degli omaggi
floreali alle donne di questo evento musicale, ed ecco i bis: «Summertime» cantata da
Gladys Rossi, «Astro del Ciel» eseguito dal
Coro e «Oh sole mio», omaggio di Wang
Feng al nostro Paese.
In platea il presidente della Banca Cre-
masca, Francesco Giroletti, e il direttore
generale Cesare Cordani. Al loro fianco
i rappresentanti delle istituzioni, a partire
dal presidente della Fondazione San Domenico, Umberto Cabini, con l’assessore provinciale all’istruzione e formazione
e lavoro, Paola Orini, e, a quei tempi gli
ancora presidente del consiglio comunale
di Crema, Antonio Agazzi, e assessori comunali all’Istruzione e alla Cultura, Laura
Zanibelli e Paolo Mariani.
19
Un’offerta su misura
Ecco a chi conviene
Soci (ai loro familiari e a quelli dei dipendenti), aziende e professionisti
I certificati di deposito dell’istituto denominati «C.D. 120», per festeggiare i 120 anni
di Banca Cremasca. Ma anche il «Conto Centoventi». Poi 15 milioni per il settore
agroalimentare, gli agricoltori, le aziende della filiera della cosmesi e i liberi professionisti
Due prodotti davvero competitivi per i soci, i loro familiari e per i familiari dei dipendenti:
sono destinati a chi crede in Banca Cremasca e ad allargare la base sociale dell’istituto.
S
ono quattro prodotti interessanti. Il
primo è stato ideato specificatamente per i soci , familiari dei soci e familiari
dei dipendenti con la finalita’ di offrire un
prodotto finanziario competitivo rispetto
ad altri prodotti di pari durata destinato ad
acquisire nuova raccolta diretta. Gli altri
tre, invece, sono stati pensati e realizzati
soprattutto per specifiche attività e professioni presenti sul territorio. Veniamo,
20
dunque, subito ai Certificati di deposito
dei 120 anni dell’istituto, chiamati “C.D.
120” sottoscrivibili per tutto il 2012, emessi a valere su specifico plafond deliberato
per 6 milioni di euro. Le loro caratteristiche: hanno una durata di 24 mesi, le cedole
sono semestrali, e rendono il 4% lordo (il
3,20% netto). A chi sono riservati? Ai Soci ,
familiari dei soci e familiari dei dipendenti.
I motivi sono presto spiegati. Il primo: que-
Facilitazioni per i liberi professionisti
iscritti all’Albo. Gli sono stati riservati tre
milioni. E’ un mutuo chirografario che
dura 5 anni utilizzabile per investimenti
e per liquidità. Tassi e importi massimi.
sti Certificati di deposito sono un’occasione per festeggiare in “Famiglia” i 120 anni
di Banca Cremasca; eccoli, quindi, destinati ai soci ,famigliari di soci e familiari dei
dipendenti, cioè a coloro che credono nel
proprio istituto di credito.
La seconda ragione è quella di incentivare, attraverso questi certificati, la base
sociale ad operare con la propria Banca.
Insomma, più tanti si è, meglio è.
I nostri prodotti
Dei 15 milioni di finanziamento, 7 sono riservati agli imprenditori del settore agroalimentare per la richiesta a breve e a medio termine. Nei 7
milioni è compreso il sostegno agli agricoltori che necessitano di liquità per sopperire alla sfasatura temporale tra incassi e pagamenti. Foto sotto,
alcuni prodotti di make-up. Alle imprese della filiera della cosmesi, Banca Cremasca ha messo a disposizione 5 milioni.
E’ stato inoltre creato il «Conto Centoventi», a costo zero per due anni dedicato ai
soci senza conto , ai loro familiari e ai familiari dei dipendenti della banca che non
abbiano il conto presso l’istituto.
Anche gli altri tre prodotti, altrettanto
vantaggiosi, hanno precisi propositi. Sul
tavolo ci sono finanziamenti per 15 milioni di euro, così suddivisi. Sette milioni (da
30mila a 150mila euro a operazione) sono
riservati agli imprenditori del settore agroalimentare per la richiesta di finanziamenti a
breve e a medio-lungo termine ( m/t durata
da 24 a 48 mesi). Il rimborso è mensile al
tasso fisso del 4,75%. Le risorse vengono
concesse a chi vuole investire oppure ha
bisogno di liquidità, o ancora perché questi soldi gli sono utili alla ristrutturazione
finanziaria. Nei 7 milioni di euro è compreso anche il sostegno specifico agli agricoltori i quali, in base ai raccolti stagionali,
hanno entrate collocate in specifici periodi
dell’anno e, quindi, necessitano di liquidità per sopperire alla sfasatura temporale tra
gli incassi ed i pagamenti. A loro, quindi,
la banca concede un affidamento di cassa
a rimborso rateale. Facilitazione anche per
i liberi professionisti iscritti al loro Albo.
Gli sono stati riservati 3 milioni dei 15 milioni di finanziamenti di Banca Cremasca.
Si tratta di un mutuo chirografario della
durata di cinque anni e che può essere
utilizzato per investimenti o per liquidità
(anche i professioni oggi hanno difficoltà
a farsi pagare in tempi ragionevoli). Per
quanto riguarda i tassi: 4,25% fino a 36
mesi, e 4,75% per il quarto e il quinto
anno. Gli importi massimi concessi sono
di 150mila euro.
Infine il settore della cosmesi con tutta la
sua filiera: in questo comparto c’è l’azienda, per esempio, che realizza prodotti di
make-up, quella che li confeziona, quella
ancora che fa packaging oppure costruisce
macchinari per il settore. A tutte queste imprese, Banca Cremasca ha messo
a disposizione 5 milioni. Sono finanziamenti legati allo smobilizzo dei crediti
già sin dall’atto della sottoscrizione del/i
contratto/i.
Ecco l’iter operativo. Se un imprenditore
presenta in banca il/i contratto/i la banca
anticipa il 35% ed integra dette anticipazioni sino all’80% contro presentazione di
fattura/e. Il cliente estinguerà la posizione
con l’incasso della/e fattura/e stesse.
21
Banca Cremasca
ha premiato il merito
«Talent Scout» ha proclamato i migliori 25 studenti provinciali
I cremaschi incoronati nella sala Maffei della Camera di commercio di Cremona
sono stati 12. Il progetto del concorso, che è arrivato alla nona edizione, era quello
di selezionare i più adatti a un’eventuale assunzione in un’azienda del territorio.
Fra gli ultimi scogli del concorso «Talent Scout», per chi studia a Crema, c’era il focus group in Banca Cremasca per verificare l’attitudine
degli studenti finalisti a lavorare in team. Ecco qui sopra alcuni di loro, insieme agli insegnanti, nella sede della banca in piazza Garibaldi.
A
nche Banca Cremasca è stata protagonista di «Talent Scout». Sponsorizzando la nona edizione del concorso organizzato dal gruppo provinciale dei Giovani
industriali e dalla Camera di commercio
che ha proclamato i migliori 25 studenti
delle classe quinte. Erano un migliaio di
partecipanti iniziali, scremati poi nelle varie selezioni. E il drappello che ha superato
la fase finale del progetto, volto a selezionare i più adatti all’eventuale assunzione in
un’azienda del territorio, sono stati i protagonisti del 22 marzo nella sala Maffei della
sede camerale dove sono stati premiati.
I cremaschi incoronati sono stati 12. I loro
nomi: Lorenzo Rossi, Michael Alberti,
Jaspreet Singh, Paolo Cuti, Nicolò Calzi
e Stefano Strada (Itis di Crema); Deborah
Montini, Chiara Zanchi, Sharon Ghidelli,
Anna Fava e Valentina Bonizzi (Pacioli di
Crema) e Federica Cividini (Sraffa di Crema). Inoltre, sono stati individuati 2 come
22
i migliori tra i migliori: tra questi Michael
Alberti, dell’Itis Galilei di Crema.
A consegnare i premi c’era anche Cesare
Cordani, direttore generale di Banca Cremasca che ha dato due preziosi consigli agli
studenti presenti in Camera di commercio:
«Il primo è quello di non accontentarsi mai
dei risultati conseguiti. Il secondo suggerimento è l’attenzione ai dettagli, perché
sono i dettagli a fare la differenza». Ma questa premiazione finale, ha avuto il suo prologo nella nostra città, e anche nella sede
di Banca Cremasca. E’ opportuno, a questo
punto, operare un flashback, cioè il classico
passo indietro.
Itis, Pacioli e Sraffa, ognuno specializzato nel proprio settore scolastico-formativo,
non hanno mai rinunciato a partecipare a
«Talent Scout», ottenendo sempre ottimi
risultati. Il concorso prevede, come in tutte le edizioni, una parte formativa (nelle
rispettivi istituti), poi dei test logico-atti-
tudinali con domande di cultura generale
e di carattere tecnico (in sala Alessandrini,
sempre a Crema), e infine una simulazione di colloqui di selezione, effettuati dai
responsabili delle risorse umane di aziende
cremonesi.
Ma non è finita: l’ultimo scoglio da
superare, per chi studia a Crema, era il
focus group in Banca Cremasca per verificare l’attitudine degli studenti finalisti a
lavorare in team. Era il 13 marzo scorso,
e in quell’occasione, hanno ritirato come
premio una carta prepagata dell’istituto di
credito. La Bcc di piazza Garibaldi, insomma, ha dimostrato ancora una volta, e non
a parole, di essere vicina agli studenti. E,
sponsorizzando manifestazioni come «Talent Scout», ha voluto dare un segnale ben
preciso ai giovani, alla scuola e alla business
community, perché premiando la meritocrazia si spinge una comunità a mettere
l’eccellenza in primo piano.
In occasione del focus group
che si è tenuto in Banca
Cremasca, gli studenti hanno
ritirato una carta prepagata
come premio. Cesare Cordani
(a destra), direttore della
banca, ha premiato a Cremona
i migliori dei migliori
Un concetto, questo, che è stato ben spiegato nella cremonese sala Maffei anche dal
presidente della Camera di Commercio,
Gian Domenico Auricchio. «Quello del
Talent Scout» ha sottolineato, «è un percorso ormai collaudato, ma è anche aperto alle
nuove metodologie di selezione praticate
dalle maggiori aziende, in cui motivazione,
talento e impegno individuale sono riconosciuti come valori in grado di avvicinare più
facilmente i giovani al mondo del lavoro.
Sappiamo bene quanto il mondo del lavoro
si trovi oggi in difficoltà a stare al passo con
un contesto globale in rapida trasformazione e come questo fatto abbia contribuito a
rendere più difficile per i giovani l’ingresso
nel mercato. È un problema a cui dobbiamo cercare di dare risposte, innanzitutto
offrendo ai giovani la possibilità di mettere
in luce e scoprire le proprie potenzialità.
«Tutti i 150 studenti, ammessi alla fase dei
test» ha rimarcato il presidente dell’ente
camerale, «hanno ricevuto il loro profilo
emerso dalle verifiche di orientamento,
uno strumento in più per meglio indirizzare il proprio futuro professionale. È proprio questo, del resto, l’obiettivo di Talent
Scout: superare i limiti di un sapere solo
teorico e diffondere quella cultura del lavoro e del merito, spesso lontana dal mon-
do dell’istruzione. La storia dimostra che
sono proprio i talenti a imprimere le dovute accelerazioni allo sviluppo economico
e sociale. Non c’è dubbio che nella società
di oggi, dove ricerca e innovazione costituiscono fattori chiave di competitività, dove
non basta difendere e mantenere i risultati
raggiunti, ma è necessario porre le basi per
il futuro, il capitale umano e i giovani siano
la risorsa più importante su cui investire».
Marta Bolzani, iscritta all’Albo degli avvocati. La nostra intervista
Anche una donna nel Cda
Il consiglio d’amministrazione di Banca Cremasca ha nominato all’unanimità
Marta Bolzani nuovo consigliere d’amministrazione. La cooptazione di un nuovo
membro si è resa necessaria a seguito delle
dimissioni, alcuni mesi fa, per motivi personali, di Aldo Cagnana, al quale l’intero
Cda ha espresso il proprio ringraziamento
per il servizio reso con passione in tutti
questi anni. E ha voluto individuare, nel
suo sostituto, una persona di riconosciuta
professionalità, espressione del territorio
ma anche giovane.
Marta Bolzani, nata a Crema nel 1978
e socia di Banca Cremasca dal 2007, vanta
un brillante curriculum di studi. Laureata
all’Università Cattolica di Milano, dopo
aver conseguito la maturità classica al liceo
«Dante Alighieri» in città, è iscritta all’albo
degli avvocati di Crema nel 2007 e collabora con un importante studio legale cittadino, dove si occupa principalmente di
diritto civile, commerciale e del lavoro.
«Abbiamo voluto premiare un giovane per
proseguire in quell’opera di rinnovamento
della nostra base sociale con un’attenzione
a valorizzare il ruolo delle donne, in linea
anche con l’adesione da parte della nostra
banca alla carta per le pari opportunità e
l’uguaglianza sul lavoro» ha dichiarato il
presidente Francesco Giroletti. Il 23 febbraio scorso, Marta Bolzani ha partecipato
al suo primo Consiglio d’amministrazione.
«Sono stata accolta molto bene dagli altri
membri del Cda e dal direttore Cesare
Cordani» racconta. «Ho trovato personalità e professionalità diverse che mi possono
sicuramente arricchire dal punto di vista
umano e professionale. Il mio apporto sarà
principalmente nel settore legale». Stupita
che l’abbiano scelta? «Sicuramente. Non
me l’aspettavo e mi ha fatto piacere. Per me
si tratta di un’esperienza nuova che sarà importante per la mia crescita. In fin dei conti, sono nel Cda di una banca particolare
perché è una Bcc, ed è un istituto di credito
rilevante con le sue numerose filiali».
Le sue impressioni, stando seduta intorno
al tavolo del Consiglio di amministrazione di una banca? «Mi sono trovata subito
bene. Sulle questioni da discutere, si sviluppa un proficuo confronto, poi si decide
all’unanimità. L’impegno non manca: ci si
trova, come minimo, due volte al mese, ma
le riunioni sono state molte di più. Per me
si trasformano in incontri arricchenti»
23
Che fare dei miei soldi?
Se il consulente finanziario
mi consiglia gratis
Dibattito al palazzo della Borsa (sopra) strapieno di gente a sentire i relatori. Tema: la consulenza finanziaria in materia di investimenti.
Il dilemma: che tipo di consulente scegliere? Ecco che cosa ne pensa David Sabatini (foto sotto), responsabile dell’Ufficio finanza di Abi.
N
el palazzo della Borsa, a Milano, si è
discusso di un tema che torna spesso di attualità: la consulenza finanziaria in
materia di investimenti. Su questo servizio
proposto agli investitori - e considerato fra
le maggiori innovazioni introdotte dalla
normativa Mifid (acronimo di Market in
financial instruments directive) - si è svolto
addirittura un Forum nazionale, il secondo in
ordine di tempo organizzato ancora da Ascosim, associazione delle Sim di consulenza.
Ne parliamo perché in Italia la consulenza finanziaria è già offerta da numerosi soggetti: da società di gestione del risparmio,
di intermediazione finanziaria, promotori
finanziari e consulenti indipendenti, istituti di credito. A tutti questi gli italiani rivolgono la stessa domanda: «Che fare dei
nostri soldi?». Da questo interrogativo, ne
discendono altri: di chi fidarsi? Protegge
di più gli interessi del cliente il consulente
finanziario indipendente che offre un servizio a parcella, o l’intermediario che riceve
commissioni sui prodotti finanziari oggetto
della consulenza? Differenti a volte tra di
loro sono state le tesi dei relatori. Istruttivo
l’intervento di David Sabatini, responsabile dell’Ufficio finanza dell’Abi.
Che ha avanzato due considerazioni. La
prima: «Appare difficile poter offrire il mo24
dello di consulenza avanzato e remunerato
a tutta la clientela. In Italia, infatti, il grosso della clientela, soprattutto quella massmarket, non risulta pronto a pagare una
specifica fee (quota, ndr) per delle raccomandazioni di investimento». La seconda:
c’è, poi, una clientela affluent (benestante,
ndr), alla quale le banche già propongono
una consulenza evoluta e indipendente, «riferita, quindi, a un ampio range di prodotti, anche di terzi» e il cui sistema di remunerazione è «indipendente dai prodotti».
Alle due considerazioni sono seguite due
precisazioni. Una riguarda l’offerta di «un
numero sufficientemente ampio di strumenti finanziari disponibili sul mercato»
che caratterizza la consulenza indipendente; a questo proposito, Sabatini ha specificato che l’ampiezza
della gamma dei prodotti «non è di per sé
garanzia di elevato
livello di servizio: è
possibile prestare un
servizio di consulenza di qualità anche
con una gamma ristretta di prodotti
accuratamente selezionati».
Mentre sulla consulenza a parcella, ha
puntualizzato che «è auspicabile una flessibilità dei meccanismi di remunerazione:
serve la discrezionalità degli intermediari,
nel graduare nel tempo il peso delle diverse
componenti della remunerazione anche in
funzione del grado di apprezzamento dimostrato dalla clientela». Infine c’è stato il suo
giudizio positivo sulla proposta di Review
Mifid dell’ottobre 2011 perché rappresenta
un buon compromesso rispetto alla versione 2010 in quanto indica che esistono
due tipi diversi di consulenza, entrambi
validi. Uno caratterizzato da «un’ampia e
diversificata analisi degli strumenti finanziari trattati, nonché dal divieto di ricevere inducements (incentivi, ndr)» e l’altro
caratterizzato «da un’analisi di un predeterminato range di
strumenti finanziari,
senza l’obbligo di diversificazione e senza
il divieto di ricevere
inducements». Sarà
ciascun intermediario a decidere quale
tipo di consulenza
offrire, «comunicandolo preventivamente al cliente».
Il nostro linguaggio
Spread
Indica il differenziale tra due tassi d’interesse. Per capire se un titolo di Stato è
considerato più o meno rischioso, bisogna
infatti confrontarlo con qualcosa che si può
considerare «rischio-zero». In Europa, il
rischio-zero è il Bund tedesco. Più i rendimenti dei BTp italiani sono elevati rispetto
a quelli del Bund, più significa che l’Italia
è percepita dagli investitori a maggior rischio.
Euribor
E’ un indice del tasso medio di interesse al quale i depositi interbancari in euro
vengono offerti da una banca all’altra. Può
essere definito anche come il tasso al quale
le banche della zona Euro si scambiano denaro. Il primo tasso Euribor è stato definito nel gennaio 1999. Rilevato ogni giorno
dalla Federazione delle banche europee, è
utilizzato come parametro per determinare
il costo dei mutui a tasso variabile.
Dizionario
Finanziario
Avere una cultura finanziaria è meglio.
Perché parlare la stessa lingua di chi lavora in banca
significa capirsi bene. I termini di attualità.
BTp
Credit crunch
Sono buoni del tesoro poliennali. Si
tratta di titoli di debito emessi dallo Stato
italiano a tasso fisso. Hanno una scadenza
compresa tra 2 e 30 anni, e corrispondono
gli interessi ogni sei mesi (cedola semestrale). Il capitale è garantito: alla scadenza dei
BTp, lo Stato rimborsa interamente il valore nominale dell’obbligazione. I titoli possono essere venduti prima della scadenza:
si ottengono delle plusvalenze se il prezzo
di vendita è maggiore di quello d’acquisto;
in caso contrario si dicono minusvalenze.
Tutti i rendimenti sono tassati con aliquota
fiscale del 12,5%. I BTp vengono emessi
due volte al mese con asta marginale di collocamento gestita da Banca d’Italia.
Il credit crunch, o «stretta creditizia», si
verifica quando le banche sono preoccupate della solvibilità di coloro a cui prestano i
soldi e tendono a concedere prestiti a condizioni più severe, aumentando i tassi o
chiedendo più garanzie. Il rischio della fase
attuale è che le banche riducano la concessione di credito non tanto e non solo per
considerazioni relative alla clientela, ma per
fattori relativi alla loro situazione di bilancio e patrimoniale.
Operazioni di sconto
Pronti contro termine
Sono dei contratti finanziari con i quali
una banca vende a un cliente dei titoli di
Stato o delle obbligazioni impegnandosi a
riacquistarli entro un termine prestabilito
e a un prezzo più alto. La differenza tra il
prezzo di acquisto e quello di vendita costituisce la remunerazione per il cliente.,
espressa solitamente come tasso percentuale. Costituiscono un investimento di
breve-medio periodo (da 1 a 3 anni), non
coperto dal fondo di tutela dei depositit interbancari.
L’estinzione anticipata comporta generalmente una penale o una perdita della
remunerazione accumulata.
Conto deposito
La banca svolge un servizio di deposito
per conto del cliente custodendone il denaro e restituendolo alla scadenza convenuta,
corrispondendo in cambio degli interessi.
Per aprire un conto deposito è necessario
avere un conto corrente collegato. Ma a
differenza del normale conto corrente, il
conto deposito ha funzionalità più ridotte:
non si possono effettuare bonifici o staccare assegni, né ottenere carte di pagamento
collegate.
Un’azienda in possesso di crediti con
scadenza nel medio-lungo periodo può
avere esigenze di liquidità da subito. In
tal caso si può rivolgere alla banca presso
la quale ha ottenuto un fido per chiedere
un anticipo sui crediti a riscossione futura. L’azienda corrisponde alla banca delle
commissioni oltre a un tasso di interesse
sull’operazione detta «a sconto». L’istituto
effettua una valutazione di merito sui crediti ed accredita la cifra netta sul conto corrente di corrispondenza dell’azienda, entro
un tetto massimo detto «cifra di castelletto». Più lontana è la scadenza dei titoli di
credito, maggiore è il tasso di sconto applicato dalla banca.
25
Cuba, tuffi ai Caraibi
Il cibo? Ottimo
Mentre le nebbie avvolgevano Crema, loro erano al sole, sdraiati sulle spiagge della “perla dei Caraibi”. Non solo l’Havana: il cuore l’hanno lasciato
a Camaguey e Trinidad de Cuba. Hanno viaggiato con camion russi sui sentieri di Guanayara, E si sono abbronzati a Gardalavaca. Che invidia.
S
ono partiti il 26 novembre scorso
per Cuba e sono ritornati a Crema il
10 dicembre: quindi, 15 giorni per andare,
soggiornare nella perla dei Carabi e
rincasare. Erano in 22 i partecipanti.
Felici del viaggio che sognavano da tempo.
A ritmo di samba e salsa (non si sono
negati proprio niente). Ecco il diario
dell’indimenticabile vacanza, organizzata
dall’agenzia Export-Travel.
Il 26 novembre era un sabato: volo da
Milano a l’Havana, via Madrid. Arrivo in
serata, cena e pernottamento all’hotel Melià
Cohiba, cinque stelle. Poi, tutta la domenica a
visitare la capitale di Cuba, il suo centro storico
(dichiarato patrimonio dell’Unesco), i
palazzi, i musei e la «Bodeguita del Medio»,
famoso bar ristorante dove è nato il celebre
mojito, un cocktail che sta mandando in
26
balla mezzo mondo (l’altro no perché non
lo conosce).
Infine, via al tour con la Valle de Vinales,
le palme reali (albero nazionale di Cuba) e
le fabbriche di sigari. In aereo, i nostri 22
eroi sono stati poi catapultati a Santiago de
Cuba, la più caraibica delle città cubane,
dove hanno visitato il centro storico dell’ex
capitale dell’isola, il Castello del Morro e il
Museo della pirateria.
Ma adesso viene il bello. Dopo essere
stati sdraiati al sole sulle spiagge di
Gardalavaca (e visita lungo la strada alla
Basilica de Nuestra Senora de Cobre, la
più importante meta di pellegrinaggio di
Cuba), ecco i nostri gitanti a Camaguey,
città delle piazze e chiese barocche (ne
hanno contate venti) e hanno ammirato la
plaza e la Casa museo San Juan de Dios,
la Casa de la Trova dove si sono scatenati
davvero nei balli caraibici. Da Camaguey a
Trinidad per l’escursione sui camion russi
lungo i sentieri del Parco di Guanayara:
grotte, getti d’acqua, flora e fauna li hanno
condotti alla cascata del Rocio per un tuffo
in una piscina che più naturale non si può.
Queste le due località - Camaguey e
Trinidad de Cuba - nelle quali i 22 hanno
lasciato davvero il cuore. Poi ancora
Cienfuegos (la “perla” del sud dell’Isola),
dove la piazza centrale, Parque Martì, è
stata dichiarata patrimonio nazionale, e
dove si può ammirare il Mausoleo dedicato
a Che Guevara. Nuovi bagni a Varadero.
Infine partenza dall’aeroporto di La Havana
e rientro in Italia. Indimenticabile. Il cibo?
Ottimo.
I nostri viaggi
Cin.cin a Paris,
brindare al 2012
sulla Rive Gauche
A
ltro splendido viaggio: Capodanno a
Parigi. Dal 29 dicembre 2011 al
2 gennaio 2012. Partenza e ritorno in
pullman. I gitanti: 24. Con l’agenzia
Gerundo Tour. Primo giorno, tappa a
Digione, capitale della Borgogna, famosa
per i tetti composti da tegole multicolori
(verdi, nere, gialle e marroni) che decorano
molti edifici storici del centro città e per
la civetta scolpita in un contrafforte della
cappella di Notre Dame che i digionesi
hanno l’abitudine di accarezzare con la
mano sinistra, la parte dove si trova il
proprio cuore, ed esprimendo un desiderio
che, forse, verrà esaudito.
Digione è anche famosa per il vino (il
famoso beaujolais), la senape (la moutarde),
le lumache (les escargots) con burro e
aglio, e la fondue bourguignonne, piatto
gustoso a base di bocconi di carne fritta in
un’apposita casseruola ed accompagnati da
svariate salse.
Poi l’arrivo a Parigi, il secondo giorno
del tour, e visita immediata alla reggia di
Versailles, probabilmente uno dei luoghi
maggiormente visitati dai turisti e uno
degli edifici storici più famosi del mondo.
Qui, Luigi XIV costruì una Reggia per la
sua corte, e dal 1682 al 1789 fu la sede della
monarchia assoluta e ne divenne il simbolo.
I cremaschi hanno potuto ammirare,
tra gli altri capolavori, la «Galleria degli
Specchi», i giardini e il parco che ospitano
fontane, giochi d’acqua, sculture ed edifici
minori, tra i quali il «Grand Trianon» e il
«Petit Trianon».
E finalmente Parigi con la visita della
Cattedrale di Notre Dame, la passeggiata
lungo i Champs-Élysées, l’entrata al Louvre,
lo shopping alla Galerie Lafayette, la salita
sulla Tour Eiffel, la camminata per i giardini
delle Tuilleries, la cena lungo la Senna sul
Bateau Mouche. Senza dimenticare il cenone
e il brindisi di buon anno. A Paris.
Che Liberazione
Uno spettacolo
l’arrivo in volata
U
na bella giornata quella del 25
aprile, con un pubblico dei grandi
avvenimenti assiepato lungo il circuito
cittadino di viale Santa Maria, e con le
atlete che hanno reso spettacolare il Gp
Liberazione numero 27.
Era da anni che l’arrivo era in gruppo;
stavolta no. Il merito va a due fughe prima
a 19, poi a tre, che hanno infiammato la
corsa. Il colpo è riuscito a un terzetto che a
due giri dal termine ha fermamente creduto
di potercela fare. Così la volata finale è
stata una questione tra la tricolore Noemi
Cantele (Be Pink), la combattiva Inga
Cilvinaite (Diadora Pasta Zara) e la mai
remissiva Maria Giulia Confalonieri (Faren
Honda Kuota). Uno sprint al fulmicotone
che ha visto la Cantele piombare sul
traguardo con il braccio destro alzato,
seguita dalla lituana Cilvinaite, che ha
cercato di agguantare con uno scatto e
battere la varesina campionessa d’Italia,
e la giovane Confalonieri che ha dovuto
accontentarsi della terza posizione: troppo
forti per lei, al momento, le atlete che sono
salite sui due gradini più alti del podio.
Sicuramente è stata una bella corsa.
Erano partite in 97 (di 19 squadre) su
115 iscritte, sono arrivate al traguardo in
87. Dodici i giri del circuito per un totale
di 120 km. Già dopo il via, ci sono stati
stati attacchi, scorrerie e scorribande subito
rintuzzate dal gruppo. Le velociste era tutte
lì davanti a controllare la corsa. Anche
l’iridata Giorgia Bronzini era attenta per
essere tra le protagoniste dello sprint finale.
Guardate la grinta, soprattutto di Noemi Cantele che taglia il traguardo con un urlo di trionfo
Niente da fare per Inga Cilvinaite e per la giovane Confalonieri, ma grandissime atlete.
Infatti erano in molti ad aspettarsi la
tradizionale volata di un gruppo compatto
dall’inzio alla fine della corsa. Così non è
stato. Infatti se ne sono andate in 19. Una
fuga con nomi importanti come Cantele,
Berlato, D’Ettorre, Cilvinaite, Iturriaga,
Tagliaferro,
Pauliukaite,
Bastianelli.
L’accordo tra le fuggitive era tanto perfetto
che in poco tempo il gruppetto è riuscito a
racimolare ben quattro minuti di vantaggio.
E a due giri dalla fine, l’altro strappo
vincente compiuto da Cantele, Cilvinaite
e Confalonieri. Infine la volata con la
vittoria che è stata conquistata di forza e
con esperienza dalla campionessa d’Italia.
Il gruppo, a poco più di venti secondi, è
stato regolato dall’ucraina Alona Andruk
(Diadora Pasta Zara). Tempo impiegato
2h56’47”, km 123,600 media 41,950.
Perfetta l’organizzazione della corsa
gestita dal Gruppo Ciclistico Arci Santa
Maria, guidato dal presidente Angelo
Bassi. Presenti anche il vice presidente
federale, Gianni Sommariva, e il Ct delle
azzurre, Edoardo Savoldi. Un applauso,
ovviamente, a chi ha lavorato per il successo
di un evento che fa parte di una tradizione
e che richiama molti appassionati.
Arrivederci al Gp Liberazione targato
28. Ordine d’arrivo: 1) Noemi Cantele
(Bepink), 2) Inga Cilvinaite (Diadora);
3) Maria Giulia Confalonieri (Honda); 4)
Alona Andruk
(Diadora); 5) Simona Frapporti (Bepink); 6)
Barbara Guarischi (Fassa Bortolo Servetto);
7) Oxana Kozonchuk (Bepink); 8 Chiara
Vanni (Vernilegno) Martina Corazza (Kleo),
10) Eneritz Iturriagaetxebarria (Lointek).
Minibasket Trescore, sono loro i campioni
Hanno vinto le finali del torneo CremaLodi. Sono i bambini del minibasket
della Pallacanestro Trescore, presieduta da
Enrico Carniti. Sono 50 circa fra maschi
e femmine, frequentano classi che vanno
dalla prima elementare alla prima media,
e sono divisi in Scoiattoli (i più piccoli)
e gli Acquilotti (sono quelli di quarta e
quinta elementare; evidentemente sono
questi i grandi vincitori del torneo). Infine
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gli esordienti (prima media): “Con loro
stiamo sperimentando l’alleanza con l’Abc
Basket di Crema per un campionato Csi».
Cinquanta bambini che giocano a
pallacanestro sono tanti…«Effettivamente
gli altri provano un po’ di invidia nei nostri
confronti. Il nostro bacino di reclutamento,
oltre a Trescore, comprende Cremosano,
Casaletto Vaprio, Pieranica, Quintano e
Torlino. Impegnandoci, stiamo raccogliendo
dei degni frutti. Alcuni nostri allievi, quelli
particolarmente validi, hanno partecipato
alle selezioni che si sono svolte a Cremona».
La vostra filosofia non è quella di premere
sull’agonismo. E’ proprio così?
«Certo. Vogliamo innanzitutto che i
bambini si divertano giocano. Se, poi, c’è
qualcuno che è davvero capace, allora…
ma l’agonismo non lo si pratica alle
elementari».
Trofeo
Dossena
Especial
I nostri sport
Li riconoscete? A sinistra, c’è mister
Mondonico, detto «Mondo». Ha allenato
anche la Cremonese. A destra, un’altra star
grigiorossa, Gianluca Vialli. Ha giocato
nella Samp, nella Juve, nel Chelsea che poi
ha allenato. Entrambi premiati a Crema.
spettacolo calcistico.
Chi sono? «Le compagini partecipanti
sono: Milan, Atalanta, Parma, ChievoVerona, Albinoleffe, Esporte Clube Bahia
(Brasile), Stella Rossa di Belgrado e Slavia
Praga (Repubblica Ceka)».
L’anno scorso, le squadre era 12; come
mai quest’anno sono solo otto? «I motivi
sono due: l’anno scorso era il 35° trofeo,
un traguardo importante che ha richiesto
un Dossena davvero speciale, mentre
quest’anno si è ritornati alla formula
standard. La seconda ragione è tipicamente
economica perché anche il calcio non è
immune dalla crisi nazionale. Ed è per
questo che ringrazio Banca Cremasca per
l’appoggio che ci ha voluto ancora fornire»
La formula? «E’ quella tradizionale. Il
Trofeo Angelo Dossena sarà ammirato e
applaudito anche in campi che non sono
di casa nostra perché la sua popolarità
ha superato i nostri confini. A Crema
si giocheranno la partita inaugurale, le
semifinali (11 e 12 giugno) e la finalissima
(15 giugno). E, per quanto riguarda il
Cremasco, le gare si disputeranno sui
terreni di gioco di Montodine, Bagnolo
Cremasco, Offanengo e Sergnano».
Torneo Angelo Dossena numero 36.
Il Galà di presentazione si è svolto al
teatro San Domenico. Protagonisti assoluti
della serata sono stati i vincitori del
premio «Giorgio Giavazzi - Stella del
Dossena», realizzato in collaborazione con
«La Gazzetta dello Sport» e assegnato a
calciatori che, dopo aver calcato i campi della
kermesse cremasca, hanno poi spiccato
il volo, affermandosi in palcoscenici più
prestigiosi, come quelli della serie A e della
champions league.
Lo scorso anno il premio è stato
attribuito a Cesare Prandelli, che conquistò
il Dossena nel 1997 in qualità di mister
dell’Atalanta, e a Filippo Galli, unico nei 35
anni della manifestazione ad aver trionfato
sia da giocatore (1981) che da allenatore
(2007), sempre con il Milan.
Un formidabile show e una grande serata
di sport per presentare i protagonisti di una
manifestazione la cui notorietà ha superato
i confini del territorio: cioè le squadre che
dall’8 al 15 giugno si batteranno per la
conquista dell’ambito trofeo. Ne parliamo
con Giuseppe Riboldi che da 35 anni è
il responsabile organizzativo dell’evento.
Partiamo dalle “regine” del prossimo
Basket Ombriano, grande campionato
Mentre scriviamo, il momento è tra quelli
più delicati per l’Asd Basket Ombriano
2004 perché è in lotta per i play-off. La
squadra gioca la serie D regionale ed è stata
inserita nel difficile girone Milano-Pavia.
Una valutazione al volo, prima di riparlarne
su questo stesso giornale a campionato
concluso? Il bilancio lo tira Vittorio
Soldati, dirigente responsabile della
società: «I ragazzi hanno fatto un ottimo
campionato. La squadra si è ringiovanita
e si è rivelata una piacevole sorpresa.
Anche l’allenatore, Davide Giovaneti,
che è di Codogno ed è al secondo anno
sulla panchina dell’Ombriano Basket, sta
facendo bene; dovrebbe restare con noi
anche la prossima stagione, ma la decisione
è soltanto sua».
Come è stata costruita questa squadra
che vi sta dando delle buone soddisfazioni?
«Innanzitutto, i giocatori sono tutti cremaschi.
Quello che abita più lontano da Ombriano,
viene da Rivolta d’Adda. Sono quasi tutti
giovani, sui 22/23 anni, tranne i quattro
“vecchi” per esperienza sui quali è stata
imperniata la squadra. Li ricordo: Stefano
Piloni, Michele Poli, Alessandro Cerioli e
Daniele Galli. C’è, infine, un buon gruppo
del ’93 che sta offrendo alla causa un ottimo
contributo. Sì, siamo davvero soddisfatti».
Sopra, gli Acquilotti del minibasket della
Pallacanestro Trescore che hanno vinto il
torneo Crema-Lodi. A fianco la squadra
dell’Asd Basket Ombriano (serie D)
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Misteri della chiesa
di Sant’Antonio
Don Emilio Redondi, «el prét
da Sant’Antone» ha scritto
un libro sulla «sua chiesa».
Ma chi è questo personaggio
dalla folta barba? Una storia
che inizia a Costantinopoli
A
lui non dispiace essere chiamato «’l prét
da Sant’Antone». Perché nella chiesa
di Sant’Antonio Abate che fa d’angolo fra
via XX Settembre e via Benzoni, a Crema,
come ha scritto il vescovo della diocesi,
monsignor Oscar Cantoni, «tu, caro don
Emilio, sei costantemente presente …». Ed
è toccato proprio a lui, don Emilio Redondi, scrivere un libro sulla “sua chiesa”,
particolarmente amata dai cremaschi, e che
il giornalista Beppe Severgnini, scrittore di
fama, ha ben tratteggiato in uno dei capitoli del volume. «Guardatevi intorno» ha scritto. «Osservate la combinazione di sincera
devozione e vaga superstizione. Ci sono affreschi pregevoli e quadri prevedibili, santi,
contenitori per le offerte, l’angolo per chi
ha fretta, la zona delle anime del purgatorio, l’altare per chi desidera un bambino. Ingenuo? Forse. Ma questa religione si mescola
alla vita, e consola. Nel Seicento la gente
entrava chiedendo aiuto contro la peste; oggi
per stare tranquilla a pensare».
Siamo nella sacrestia-confessionale. Don
Emilio racconta il suo libro con passione. «E’
importante anche il sottotitolo che esplicita
il desiderio di parlare sì di arte e di architettura, ma anche di devozione popolare. Tanti
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piccoli particolari raccontati il più semplicemente possibile ». E mette subito le mani
avanti per far capire che non tutto ciò che è
stampato è «farina del mio sacco».
Ed è per questo che vuole ringraziare
monsignor Gabriele Lucchi, i cui articoli
gli sono stati messi a disposizione del direttore de «Il Nuovo Torrazzo», prof. Giorgio
Zucchelli; anche a lui va la riconoscenza di
don Emilio. Come a tutti coloro che hanno
«contribuito alla pubblicazione di questo libro».
Che parte dal fondo, cioè dal 2 dicembre
del 2009 quando, dopo vent’anni di restauri, è stata messa la parola fine ai lavori di ripristino dentro e fuori la chiesa Rettoria di via
San’Antonio Abate in Crema. Nel capitolo
scritto a firma di «Doremi» (don Redondi
Emilio) viene segnalato che questa «chiesa
ha una sua storia», ma che ha bisogno ancora di essere rivelata, anche per le scoperte
pittoriche messe in risalto dai restauri».In
poche parole la «Chiesa di Sant’Antonio
Viennese, pur conservando la sua dignità
architettonica, dopo il crollo avvenuto nel
secolo XVII, ricostruita nello stile attuale
da vescovo Marco Antonio Lombardi, ha
conservato, quasi nascondendoli, i muri
antichi di una chiesa del secolo XIV affidata agli Antoniani». Troppe informazioni
in una volta sola. E don Emilio ricomincia
a spiegare che S. Antonio Abate è stato il
Patrono principale di Crema, sostituito poi
da San Pantaleone apparso nel cielo nel 1361
liberando la città e il contado dalla peste.
Ma chi è questo santo che porta una
folta barba? Era un nobile egiziano che,
dopo aver dato tutto ai poveri, partì per il
deserto vivendo da asceta. Morì nel 356/57
circondato da molte persone. La sua tomba
venne ritrovata ai tempi di Giustiano e le
sue reliquie dirottate ad Alessandria d’Egitto.
Quando gli arabi invasero l’Egitto, le
ossa di Sant’Antonio furono salvate e, nel
635, furono portate a Costantinopoli. Le
cronache, poi, raccontano che da Costantinopoli, nell’XI secolo, vennero traslate
in Francia da un crociato e deposte in una
chiesa a Motte-Saint-Didier. Da qui il culto di Sant’Antonio Abate si diffuse in tutto l’Occidente. La sua popolarità divenne
straordinaria a partire dal medioevo. In suo
nome sorsero numerose confraternite, delle quali la più famosa fu quella fondata in
Francia che è all’origine dell’Ordine degli
Antoniani. Che vennero a Crema e qui costruirono… Ma come vestivano questi frati?
E perché il santo nell’iconografia popolare, è
presentato con la barba lunga, il saio scuro, il bastone a forma di gruccia munito di
campanello, con un maialino ai piedi e una
fiamma ardente? Perché l’hanno chiamato
il «Viennese»? E quale malattia è detta «fuoco di Sant’Antonio»? Ma non è finita: che
cosa c’entra il vescovo Marco Antonio Lombardi, veronese, con la chiesa di Sant’Antonio
Abate? Se la prima chiesa fu distrutta, perché
rimase in piedi solo il campanile? E chi trafugò le 382 reliquie custodite in questo luogo
sacro? E ancora: perché si salvò solo la reliquia del santo? Di che reliquie si trattava?
E dov’era stata nascosta? «Non era insieme
alle altre, ma occultata all’interno di una
reliquia ancora più grande» racconta don
Emilio Redondi.
Quali altri misteri nasconde questa chiesa?
«’l prét da Sant’Antone» allarga le braccia.
Sussurra che molto è spiegato nel libro. Ma
non tutto. E si chiude nel confessionale.
Le nostre ricette
Un primo di profumi
e dessert alla samba
Che sapore possono avere 4 gambi di rabarbaro mescolati allo scalogno?
La freschezza dell’estate: margherite di mango, papaia, anas e kiwi
TAGLIATELLE AROMATICHE
Ingredienti:
400 gr. di Tagliatelle fresche
4 gambi di rabarbaro
70 gr. di burro
40 gr. di panna
25 gr. di pinoli
20 gr. di uvetta
1 scalogno
1 ciuffo di aneto
vino bianco
sale
Preparazione:
in una casseruola fate bollire per un minuto
lo scalogno a rondelle, 4 cucchiai di vino,
la panna e un pizzico di sale. Unite i gambi
di rabarbaro tagliati in tre e poi in striscioline e cuoceteli per un minuto, spegnendo
appena cominciano ad ammorbidirsi (condimento). Lessate le tagliatelle al dente,
scolatele nella casseruola con il condimento
e mantecate con g 50 di burro. Soffriggete
per 2’ in g 20 di burro un trito di pinoli,
uvetta ammollata e strizzata e aneto, guarnite con questo le tagliatelle e servite.
RAFFINATA MACEDONIA
PREPARAZIONE:
sbucciate il mango, poi affettatelo usando
il coltello a lama ondulata (così anche le
righe parallele del taglio saranno ondulate).
Ricavate i petali con un tagliapasta a forma
di goccia (cm 7x5). Lavate la papaia e
tagliate 4 lamelle: la polpa dovrà misurare
1 cm nel punto più spesso. Incidete la polpa
formando un reticolo ondulato, poi premete
sulla buccia affinché la polpa diventi a
quadretti come il guscio di una tartaruga.
Private l’ananas della buccia, tagliatelo a
fette spesse 1 cm e conservatene il cuore.
Dalle fette ricavate i bastoncini e dal cuore
i fiori a 4 petali (il procedimento è lo stesso
usato per i fiori di cetriolo del pinzimonio).
Utilizzando uno scavino (ø 2,5 cm) ricavate
delle perle di kiwi. Tagliate la pera a fette
spesse cm 1 e con 2 tagliapasta (ø 4,5 e 2,5 cm)
ricavate degli anelli. Inserite le perle all’interno
degli anelli, che saranno le corolle delle
margherite. Potete fare le margherite con
altra frutta, scambiando a piacere perle e anelli
(mela, papaia, mango...).
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XII Giornata
a
del Socio
Una giornata ricca di cultura,
fascino e storia, in un'atmosfera
piacevole e rilassante, un'occasione
unica per conoscere e conoscersi,
per divertirsi e fare nuove amicizie.
Una giornata
che Banca Cremasca
dedica interamente a Te…
Stresa e le
isole Borromee
23 settembre 2012
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