Comprensione del testo narrativo e risposta alla letteratura
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Comprensione del testo narrativo e risposta alla letteratura
Comprensione del testo narrativo e risposta alla letteratura Barbara Arfé Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione Università di Padova “Che cos’è la letteratura?” Jean-Paul Sartre “Scrivere è fare appello al lettore perché conferisca un’esistenza obiettiva alla rivelazione che io ho iniziato per mezzo del linguaggio” [..] “La lettura è insomma creazione diretta” 1 Sviluppi degli studi sulla comprensione del testo • Sviluppi orizzontali: la comprensione del testo narrati- vo. Metodi analoghi a quelli utilizzati nello studio della comprensione del testo espositivo vengono impiegati nello studio di questo tipo di testi; • Sviluppi verticali: la risposta alla letteratura. Viene fondato un nuovo settore di ricerca, dato dall’intersezione di metodi “umanistici” e metodi “scientifici”. Lo studio della narrazione Lo studio della narrazione si colloca a metà strada tra l’indagine psicologica sulla comprensione del testo espositivo e la risposta alla letteratura. Poiché: a) viene affrontato inizialmente con gli stessi metodi dello studio del testo espositivo e ricorrendo agli stessi concetti teorici (anni ‘70 e ‘80); b) la narrazione costituisce un oggetto di studio suoi generis, che chiama in causa l’esperienza personale e sociale degli individui. In questo si collega al filone degli studi sulla “Risposta alla Letteratura”. 2 L’interesse della psicologia per la narrazione La narrazione è un genere discorsivo “naturale”, ed è un genere “mentale”. • E’ una forma forma di discorso a cui il bambino è esposto precocemente e continuamente nell’ambiente sociale e familiare in cui vive. Ed è una delle prime forme di organizzazione linguistica con cui accompagna e struttura il gioco dalla più tenera età (Hicks, 1990). • E’ una forma di rappresentazione degli eventi. E’ un modo di organizzare le esperienze nella nostra mente, o per descrivere e spiegare ad altri le nostre esperienze sociali. I primi studi sulla narrazione (anni ‘70 e ‘80) Questi primi studi riproponevano un modello non lontano da quello classico del testo espositivo. Si pensava che la comprensione della narrazione avesse essenzialmente luogo sulla base di una struttura mentale analoga a quella supposta per la comprensione di qualunque genere di testi (lo schema), ma specifica per il genere narrativo: lo schema della storia (Rumelhart, 1975; Mandler, 1984). 3 La comprensione del testo narrativo Il meccanismo di comprensione supposto per il testo narrativo è analogo a quello postulato per il testo espositivo: sulla base del proprio schema della storia il lettore produce inferenze che lo aiutano ad elaelaborare una rappresentazione mentale coerente di ciò che è narrato. Gli aspetti della storia che non si adattano a questo schema vengono modificati o cancellati (Rumelhart, Rumelhart, 1977). Differenza tra comprensione del testo espositivo e comprensione del testo narrativo La differenza e specificità del testo narrativo viene attribuita alla: - presenza di una struttura “forte” e relativamente invariante per questi testi; - l’uso di uno schema di tipo “formale” e meno variabile. 4 La struttura della storia La struttura della storia è descritta da un insieme di regole formali, denominate “Grammatica della storia” (Rumelhart, 1977). Le molteplici e ripetute esperienze con il genere narrativo, in forma di racconti o storie, fatte già dalla prima infanzia, permettono al bambino di astrarre da queste esperienze alcune regolarità, che vengono riassunte nella grammatica delle storie e rappresentate mentalmente nello schema della storia (Mandler, 1984). Queste grammatiche sono culturalmente determinate. La struttura della narrazione Si è detto nella parte precedente che la struttura della narrazione è molto più vincolante della struttura di un testo espositivo, ossia guida meglio il lettore. Lo osserviamo da: -maggior numero di inferenze compiute; -maggiore similarità tra le inferenze compiute da diversi lettori. 5 Esempio La fonetica “La fonetica si occupa del modo in cui i suoni linguistici vengono prodotti (articolati) nel tratto vocale (è l’area nota come fonetica articolatoria) ..” “Cecità” “Il disco giallo si illuminò. Due delle automobili in testa accelerarono prima che apparisse il rosso. Nel segnale pedonale comparve la sagoma dell’omino verde..” Unità di base della storia Una storia è costituita da due unità di base (Rumelhart Rumelhart,, 1975; Mandler & Johnson, Johnson, 1977): 1977 -setting (ambientazione): contiene informazioni sul protagonista, il contesto sociale, fisico e culturale in cui si verificano gli eventi della storia; -episodio: è l’unità fondamentale. Contiene la sequenza di azioni attuate dai protagonisti, che vanno dall’evento iniziale o scatenante alla reazione dei personaggi, escluso il setting. 6 C’era un bambino che aveva una rana. La teneva in un barattolo di vetro.. Una notte, dopo avere ammirato la sua rana, il bambino andò a dormire... 7 La mattina seguente.. Un esempio: la grammatica di Stein & Glenn (1979) Le storie sono generalmente formate da almeno un setting + 2 episodi: Setting -ambientazione o setting: un protagonista in situazione Episodio -evento iniziale: genera una situazione imprevista → -risposta risposta interna: motiva un’azione → -tentativo: tentativo: l’azione per risolvere la situazione → -conseguenza: conseguenza: l’esito dell’azione → -reazione: reazione: lo stato interno che ne deriva → Episodio 2 8 Lo schema della storia A differenza degli schemi di cui si è parlato nella prima parte di queste lezioni lo schema della storia non è la rappresentazione mentale di un evento (es. “andare al ristorante”), né la rappresentazione di un concetto (“quadrupede”), ma la rappresentazione di una “struttura mentale e discorsiva” adatta ad ogni tipo di storia e corrispondente ad una generica sequenza narrativa. Differenza tra schema della storia e schema di eventi (“script”) Lo schema “cena formale”: 1. Gli invitati entrano in casa; 2. Vengono accolti dai padroni di casa; 3. Uno dei padroni di casa invita gli ospiti ad accomodarsi in sala da pranzo; 3. La sala da pranzo è addobbata per l’occasione, etc. Lo “schema della storia”: 1. Un protagonista X si trova in una situazione a lui familiare; 2. L’equilibrio viene mutato da un evento inaspettato; 3. Il protagonista vuole ripristinare la situazione iniziale; 4. Hanno luogo una serie di tentativi volti a questo scopo, etc. 9 Perché possediamo uno schema tanto generale per le storie? Le storie riproducono la struttura con cui noi rappresentiamo gli eventi sociali nella nostra mente e li trasformiamo in forma linguistica per comunicarli ad altri. Appartengono cioè a un genere discorsivo di cui l’esperienza è quotidiana (“racconto di eventi”) e ad un genere mentale o cognitivo di rappresentazione (il “pensiero narrativo”) (Hicks, 1990; Bruner, 1999; Nelson, 1999). Il pensiero narrativo “La mia tesi è questa: ci sono due tipi di funzionamento cognitivo, due modi di pensare, ognuno dei quali fornisce un proprio metodo particolare di ordinamento dell’esperienza e di costruzione della realtà. [..] Il primo, quello paradigmatico o logico-scientifico [..] ricorre alla categorizzazione o concettualizzazione [..]. Il pensiero paradigmatico è teso a trascendere il particolare e a conseguire un grado di astrazione sempre più elevato. [..] Il pensiero narrativo si occupa delle intenzioni e delle azioni proprie dell’uomo o a lui affini, nonché delle vicissitudini e dei risultati che ne contrassegnano il corso. Il suo intento è quello di calare i prodigi atemporali entro le particolarità dell’esperienza nel tempo e nello spazio.” “La mente a più dimensioni” J. Bruner (1986) 10 Sviluppo degli studi sulla narrazione (anni ‘80 e ‘90) Le riflessioni sull’analogia tra forma narrativa e rappresentazione mentale degli eventi sociali sono all’origine degli sviluppi degli studi sulla narrazione degli anni ‘80 e ‘90. Questi sviluppi costituiscono il punto di passaggio dai paradigmi “cognitivisti” tradizionali dello studio della comprensione del testo ai nuovi paradigmi della “risposta alla letteratura”. Gli studi di Trabasso & van den Broek Nel cercare di interpretare gli eventi sociali (ossia le azioni umane) le persone compiono inferenze sulle cause e le ragioni dell’agire umano. Dare senso al comportamento di altri individui significa infatti capirne gli scopi o ciò che sta per essi (pensieri, emozioni, etc.). Il tipo di conoscenza che viene ricavato da questo processo di inferenza viene sistematizzato in una rappresentazione mentale degli eventi sociali, costituita da sequenze di azioni legate tra loro da scopi e stati interni, e trova un corrispondente linguistico nella narrazione: la rappresentazione di una sequenza di azioni rivolte ad uno scopo e delle cause che le hanno generate. 11 Il principio della causalità nella narrazione “Hume definisce la nostra conoscenza della causalità “il cemento dell’universo”. Infatti, lo studio dello sviluppo della comprensione di eventi in larga misura rappresenta lo studio dell’abilità a cogliere le contingenze causali tra gli eventi”. Discovering the cement of the universe van den Broek et al. (1997) La teoria del reticolo causale (Trabasso & van den Broek, 1985; van den Broek, 1989) •Come gli eventi sociali le storie sono sequenze di azioni legate tra loro da rapporti di causalità, riferiti ai motivi o alla psicologia dei protagonisti della vicenda (Trabasso & Nickels, 1992). •La struttura concettuale delle storie è quella di un reticolo causale, che lega scopi a tentativi (azioni) e conseguenze (risultati) e che dà agli eventi che compongono la storia il senso di una sequenza di azioni che assume un significato unitario. 12 Esempio • Jimmy voleva una bicicletta (1°scopo); • Si rivolse ad un negozio di biciclette (azione); • Contò il denaro che aveva (azione); • Mise il suo salvadanaio sullo scaffale più alto del suo armadio (azione); •Voleva trovare del denaro (2° scopo); •Chiese a sua madre (azione); • Ma sua madre rispose “no, devi guadagnartelo da te” (risultato negativo) • Jimmy decise di trovarsi un lavoro (3°scopo) • Chiamò un’agenzia di giornali (azione) • Il direttore gli fissò un colloquio [..] (risultato positivo) Reticolo J. ottiene la bicicletta 1.J. vuole la bicicletta 2.Vuole comprarne una 3.Decide di chiederne il prezzo in un negozio 3.Conta i suoi risparmi 3. Non ha abbastanza soldi 2. Vuole comprarne una 2. Vuole comprarne una 3. Vuole trovare del denaro 3. Chiede a sua madre 3. Sua madre gli dice che lo deve guadagnare da solo 3. Vuole un lavoro 3. Chiama un’agenzia di giornali 3. Trova un lavoro 13 Reticolo A1+ S1 S2 S3 S2 A3 O3- S3 O1+ S2 A3 O3- S3 A3 O3- La comprensione delle relazioni causali interne alla storia Ha luogo attribuendo ai protagonisti della storia stati interni (pensieri, emozioni, valori, scopi o motivazioni). Ossia, per comprendere una narrazione, oltre alla conoscenza del genere (la struttura prototipica della storia) si ricorre alla conoscenza degli eventi sociali. Questa è una conoscenza che deriva dalla propria esperienza personale delle azioni umane e del contesto sociale in cui esse si collocano. 14 La comprensione della narrazione Le ricerche mostrano che: • in una storia gli eventi interni alla catena causale principale risultano più salienti per il lettore e vengono meglio ricordati (van den Broek & Trabasso, 1986); • Gli eventi, che nella catena causale hanno più connessioni causali con altri eventi, vengono ricordati meglio. La narrazione autobiografica Una forma sui generis di narrazione è la narrazione autobiografica, ossia la narrazione di eventi personali. La narrazione di eventi personali ha un contenuto fattuale ed un contenuto valutativo (Berman, 1997). In un contesto comunicativo e sociale è spesso importante per un parlante o per uno scrittore comunicare ad altri non solo cosa è accaduto, ma anche l’impatto di quanto è accaduto. Chi narra utilizza la valutazione per comunicare cosa è soggettivamente significativo nel flusso della narrazione. 15 Labov (1972) e lo studio delle narrazioni autobiografiche Labov è l’autore che più e meglio si è occupato dello studio delle narrazioni personali. Le sue ricerche sono partite dalla valutazione delle narrazioni orali di eventi personali prodotte da minoranze culturali (afro-americani). Quello che interessava principalmente l’autore era il modo in cui questi parlanti segnalavano al proprio interlocutore la “valenza” personale dei fatti che stavano narrando, come ne mettevano in luce alcuni e non altri, etc. Il lavoro di Labov si focalizzava cioè principalmente sullo studio delle componenti valutative del racconto. Le componenti valutative della narrazione personale La funzione della valutazione è di sottolineare e specificare lo status ed il valore di alcune informazioni per lo scrittore. Il narratore può segnalare l’importanza o il valore di ciò che viene detto per mezzo di: -valutazioni esterne; -valutazioni incorporate; -azioni valutative; -sospensione dell’azione. 16 Le componenti valutative Labov individua i seguenti quattro tipi di valutazione: -valutazioni esterne: commenti e puntualizzazioni rivolte direttamente al lettore (es: “E’ stato abbastanza terrificante”); -valutazioni incorporate: valutazioni che non interrompono il flusso narrativo, ma vengono segnalate da espedienti linguistici (ad es., l’uso del discorso diretto “Dissi: e con questo ho detto tutto”). -azioni valutative: all’interno della sequenza narrativa vengono riportate azioni che esprimono un forte atteggiamento di valore (es. “non pregai mai tanto in vita mia”). -sospensione dell’azione:enfatizza un dato punto della narrazione sospendendo il flusso delle azioni. Altre modalità di valutazione Accanto a questi tipi di valutazione, i ricercatori mettono in evidenza: • l’uso di strumenti linguistici (o deviazioni dalla struttura linguistica di base): ad es. l’uso della metafora, della similitudine, o l’uso di strumenti lessicali specifici come gli intensificatori: quantificatori (“tutti”, “nessuno”, etc.), la ripetizione (“mi scusai, dico..mi scusai”), aggettivi comparativi e superlativi, le domande, e la negazione (“non”, “neppure”, etc.), etc. • Il riferimento agli stati interni del protagonista (narratore): l’espressione dei pensieri, desideri, motivi del personaggio. • l’uso della punteggiatura: che sottolinea l’enfasi ed il valore pragmatico di alcune affermazioni (“Erano lì!”). 17 Esempio “Avevo il giornale ancora in mano e lo voltai per cercare in seconda pagina qualche dono migliore di quelli del Lama. Gli occhi mi andarono su un SUICIDIO così in grassetto. Pensai subito che potesse essere quello di Montecarlo, e m’affrettai a leggere. Ma mi arrestai sorpreso al primo rigo, stampato in minutissimo caratcarattere “Ci telegrafano da Miragno”. Miragno”. “Miragno? Miragno? Chi si sarà suicidato nel mio paese?” [..] Il fu Mattia Pascal Pirandello La risposta alla letteratura Con l’espressione “risposta alla letteratura” viene indicato un complesso settore di ricerca generato dall’intersezione di due prospettive: una umanistica, corrispondente agli studi letterari e di teorie della letteratura, ed una “scientifica” , corrispondente alla ricerca psicologica e cognitiva (Beach & Hynds, 1991). 18 La riflessione sulle variabili non cognitive La considerazione di un elemento culturale nella nostra comprensione della narrazione indica già il passaggio agli sviluppi della ricerca sulla comprensione del testo degli anni ‘80 e ‘90. La ricerca sul testo, ed in particolare la ricerca sul testo letterario in questi anni riflette: -l’interesse dei ricercatori per testi naturali complessi (come quelli letterari); -la nuova consapevolezza che tra le variabili del lettore occorre includere le variabili culturali, di personalità, ed emotive, etc. Cosa resta della comprensione di un testo letterario? “ [..] Forse la lettura è un processo impregnante, qualcosa che si assorbe, ma in modo così impercettibilmente osmotico che uno non se ne accorge nemmeno. Il lettore afflitto dall’amnesia in litteris è stato dunque cambiato nelle sue letture, ma senza rendersene conto perché, mentre leggeva, gli si è modificato anche quel lato critico del cervello che gli potrebbe dire che sta cambiando” “Amnesia in litteris” litteris” Patrick Süskind 19 Pro-memoria: la comprensione del testo Per comprensione si intende genericamente un PROCESSO di assimilazione di conoscenze ad altre conoscenze, dato dalla costruzione di una RAPPRESENTAZIONE MENTALE , che è frutto dell’integrazione di nuove informazioni, desunte dal testo, all’interno di una struttura conoscitiva preesistente nel lettore. La comprensione del testo letterario La comprensione del testo letterario: • non comporta la formazione di un’unica e chiara rappresentazione mentale (pluralità e dinamicità del significato); • non comporta solo l’uso di strutture di conoscenza, ma è multi-dimensionale (interazione di variabili affettive, cognitive, culturali). • È rilevante la componente culturale (l’effetto della vicinanza culturale del testo e della comunità interpretativa). 20 Modelli cognitivisti e comprensione del testo letterario Vi sono almeno due aspetti del testo letterario di cui i modelli cognitivisti, elaborati nell’ambito della ricerca classica sulla comprensione, non rendono conto (Miall, 1989) : -l’indeterminatezza -la pluralità del senso Il significato del testo letterario Il significato di un testo letterario è per definizione l’esperienza che di quel testo viene fatta dal lettore: la sua risposta al testo, così come essa è vissuta nel corso della lettura (Rosenblatt, 1985; 1991; Iser, 1978) Essa comporta la sperimentazione di diverse prospettive di lettura e diversi significati, o il movimento entro un orizzonte di significati possibili; la sperimentazione e l’uso ai fini dell’interpretazione inoltre delle emozioni, ricordi e pensieri che il testo evoca ed attiva nel lettore, i quali contribuiscono tanto quanto le sue conoscenze a definire il suo significato. 21 La negazione degli automatismi Un meccanismo tipico del testo letterario: minare e invertire qualsiasi forma di confidenza e familiarità del lettore con la realtà rappresentata nel testo, non appena si instaura un principio di automatismo nella comprensione, viene minata la logica del testo, mediante il riferimento ad un mondo non familiare. A causa di tale instabilità i testi letterari impongono uno stato di reiterata attenzione: stato “ri-attenzionale”. Di fronte ai continui mutamenti nell’orizzonte linguistico e concettuale del testo, il lettore è posto in un continuo stato di vigilanza, il cui effetto è quello di incrementare l’elaborazione di ciò che legge. Esempio “Finalmente si accese il verde, le macchine partirono bruscamente, ma si notò subito che non erano partite tutte quante. La prima della fila di mezzo è ferma, dev’esserci un problema meccanico, l’acceleratore rotto, la leva del cambio che si è bloccata, o un’avaria nell’impianto idraulico, blocco dei freni, interruzione del circuito elettrico, a meno che non le sia semplicemente finita la benzina, non sarebbe la prima volta. Il nuovo raggruppamento di pedoni che che si sta formando sui marciapiedi vede il conducente dell’automobile immobilizzata sbracciarsi dietro il parabrezza [..] si vede che urla qualcosa [..] Sono cieco.” 22 La comprensione del testo letterario.. - E’ multi-dimensionale: nel senso che coinvolge diverse componenti, oltre a quelle cognitive; - Non cerca una referenza: poiché il senso di un testo letterario non risiede in una precisa rappresentazione mentale della situazione o delle cose narrate; - Poggia anche su componenti emotive: nel senso che esse sono parte del significato del testo; - E’ largamente condizionata da variabili culturali: ossia dalle esperienze culturali del lettore e dalle strategia di lettura culturalmente trasmesse. La comprensione è multi-dimensionale Al contrario di quanto avviene per testi informativi, la comprensione di un testo letterario comporta attività non solo cognitive e metacognitive, ma è un fenomeno multi-dimensionale, che coinvolge almeno le seguenti componenti: -cognitive e metacognitive (inferenze, memoria, etc.); -affettive (risonanza emotiva, empatia, etc.) -culturali (credenze e aspettative determinate dalla propria comunità culturale ed educativa). 23 La dimensione referenziale dell’opera letteraria La comprensione di un testo non letterario implica la ricerca di corrispondenze tra il suo contenuto e il mondo reale e conosciuto. Cercare una simile corrispondenza nel testo letterario può essere fuorviante (Harker, 1996). Il significato del testo letterario non è unico e ben specificabile, ma è indeterminato e molteplice. La componente emotiva nella comprensione I modelli cognitivisti assumevano che l’emozione fosse un effetto posteriore alla lettura, senza alcun ruolo nel processo di comprensione. Al contrario, nella comprensione del testo letterario le componenti emotive possono orientare il lettore all’uso di strutture di conoscenza (schemi) adeguate al testo (Miall & Kuiken, 1994): quelle che richiamano l’uso di prospettive personali. 24 Defamiliarizzazione e risonanza personale Due modalità per mezzo di cui le componenti emotive intervengono nel processo di comprensione: -defamiliarizzazione: ciò che è familiare al lettore viene reso insolito, nel lettore vengono evocate emozioni che lo inducono ad assumere una prospettiva personale (Miall & Kuiken, 1994). -risonanza personale: il testo richiama al lettore esperienze più o meno emotivamente salienti per lui e questo influisce sulla comprensione e sul ricordo delle sue parti (Larsen & Seilman, 1988). Effetti della defamiliarizzazione Ciò che è familiare al lettore viene reso, nel testo, estraneo o insolito. Nel lettore vengono in questo modo evocate emozioni che lo inducono ad assumere prospettive e significati soggettivi (Miall & Kuiken, 1994). A causa di questo meccanismo gli schemi familiari, che di norma verrebbero applicati al testo, risultano inadeguati alla comprensione, perciò il lettore deve utilizzare altre risorse, e riflettere ad esempio sulla sua risposta emotiva al testo o valutare più possibili interpretazioni. 25 “Verrà il giorno” “ Verrà il giorno che leggere lui sarà facile come leggere le parole di un sillabario..” Giovanni Giudici Esempio Tahar Ben Jelloun “Creatura di sabbia” La porta del giovedì “Amici del Bene, sappiate che siamo riuniti da parole segrete su un percorso circolare, forse su un bastimento, e per una traversata della quale non conosco l’itinerario. Questa storia ha qualche cosa della notte; è oscura e cionondimeno ricca di immagini; dovrebbe aprirsi su una luce debole e dolce; quando arriveremo all’alba saremo lasciati liberi, saremo invecchiati di una notte lunga e pesante, un mezzo secolo e alcuni fogli bianchi sparpagliati sul cortile di marmo bianco della nostra casa di ricordi” [..]” 26 Effetti della risonanza personale L’effetto della risonanza personale sulla comprensione spiega, almeno in parte, il tipo di difficoltà insite nella lettura di testi culturalmente distanti dalle esperienze del lettore (Làszlò & Larsen, 1991). Questi testi oltre a comportare maggiori difficoltà sul piano cognitivo (poiché fanno riferimento a conoscenze che il lettore non possiede), possono avere una risonanza personale inferiore a quella di testi culturalmente vicini al lettore e, per questo motivo, venire elaborati in modo più superficiale.Infatti il grado in cui questo si connette ed attiva ricordi ed emozioni legate alle esperienze personali del lettore, condiziona la comprensione di quel testo. La comprensione è un fenomeno culturale oltre che individuale: il concetto di “Comunità interpretativa” Come i testi (“La Divina Commedia”, “Uno, nessuno e centomila”) , i lettori sono il prodotto di una cultura. Noi lettori siamo il frutto di una “Comunità interpretativa” che determina tanto la forma data ai testi, quanto la forma data, dai lettori, all’interpreall’interpretazione (Fish, Fish, 1980). 27 Il concetto di comunità interpretativa (Fish, 1980) Per comunità interpretativa si intende una comunità culturale ristretta (classe) o allargata (società) a cui appartengono tanto autori come lettori, e che determina tanto la forma che in un dato momento storico assumono le opere letterarie, quanto il riconoscimento di un’opera come letteraria e la forma assunta dall’attività del lettore sul testo, ossia l’uso di determinate strategie di lettura (Rogers, 1991). Esempio 1 La notte lava la mente. Poco dopo si è qui come sai bene, fila d’anime lungo la cornice, chi pronto al balzo, chi quasi in catene. Qualcuno sulla pagina del mare traccia un segno di vita, figge un punto. Raramente qualche gabbiano appare. 28 Esempio 2 Tuttavia un minimo di impostura è necessario- mi disse. La verità non coincide con la saggezza [..] Stanno contro il disordine alcune regole del gioco. Sii grato al rituale. La verità ti divora. Hai ragione- si aspettava che rispondessi. Recitiamola pure la farsa del ragionevole. Anch’io ripeterò che tutto non si può avere pronto a morire purché non crolli il letto dove muoio. Ma anche per me era l’ultima occasione che restava. E prima di sottoscrivere solo chiedevo se in cambio dell’accettare quel molto di finzione che diceva un minimo di verità sarebbe stato compatibile. Le strategie di lettura: approccio “estetico” e “informativo” Una volta riconosciuto un testo come letterario il lettore adegua la sua strategia di lettura al testo che sta per leggere. E’ possibile distinguere due grandi classi di strategie di lettura: quella “estetica”, per il testo letterario, e quella “informativa” per il testo espositivo (Langer,1990): • la strategia estetica comporta che il lettore cerchi il significato mediante un costante movimento entro un orizzonte di possibilità, ossia nel compiere le inferenze che conducono all’interpretazione valuta una gamma di possibili significati. •la strategia informativa comporta che il significato venga costruito mantenendo un preciso punto di riferimento: la referenza del testo. Lo scopo del lettore è svelare un solo possibile significato. 29 Uno studio: L’approccio al testo poetico (Arfé, 1998). Il processo interpretativo dei lettori risulta condizionato dalle loro precedenti esperienze col testo letterario e dalle loro credenze (Rogers, 1991). E’ stato analizzato l’approccio alla poesia di un gruppo di studenti universitari, in relazione alla loro formazione scolastica e agli attributi formali del testo. Hanno partecipato allo studio 52 studenti (26 provenienti da licei e 26 provenienti da istituti tecnici). Il loro approccio è stato valutato in base alle loro concezioni esplicite e sulla base delle loro strategie di lettura. Tre grandi orientamenti al testo: L’approccio al testo letterario può esprimere tre concezioni della lettura letteraria: -lettura focalizzata sul testo: il significato viene ritenuto proprietà esclusiva del testo, oggettivo ed unico; -lettura focalizzata sul lettore: l’attenzione è rivolta alla esperienza che del testo compie il lettore. Il significato del testo è ritenuto qualcosa che si realizza nell’esperienza privata e soggettiva compiuta durante la lettura; -lettura focalizzata sul testo e sul lettore (a focus mobile): il significato emerge dalla negoziazione del testo con il lettore. Tutto ciò che accade nel corso di questa negoziazione è parte del significato. 30 Lettura focalizzata sul testo •Il lettore interpreta o descrive il testo (es. “E’ un attaccamento alla vita in pratica questa poesia! E’ come dire..”). •L’oggetto delle espressioni del lettore è principalmente il testo. •Le sue osservazioni vengono ancorate al testo, ossia giustificate sulla base del testo (es: “infatti dice che la verità non coincide con la saggezza). •Le sue riflessioni ed i suoi commenti si focalizzano sul testo (es. “secondo me è un pezzo di qualcosa di più grande”). Lettura focalizzata sul lettore L’oggetto delle espressioni del lettore è principalmente il lettore stesso. Il lettore compie una o più delle seguenti operazioni: •riflette sulle proprie reazioni al testo (es. “non riesco a capire..” oppure “mi sento distante da questa”); •esprime ricordi, sensazioni, associazioni che il testo evoca in lui/lei (es. “mi viene un richiamo..alla posizione dell’analista”) •riflette sulle proprie difficoltà di comprensione o sulle proprie modalità di lettura (es. “non riesco a collegarlo..”, “..secondo me sono attimi che non si possono interpretare”). 31 Lettura a focus mobile L’oggetto delle espressioni del lettore è alternativamente il testo o il lettore. L’attenzione si sposta dall’uno all’altro. Esprimendo il contenuto del testo, il lettore riflette sulla propria reazione al al testo, su ciò che gli viene evocato, o sulle proprie difficoltà di lettura, e si serve di queste, come di altre riflessioni, per elaborare un’interpretazione del testo (es. mi fa venire in mente ..il fatto che la vita sociale ci imponga di salutare qualcuno anche quando non ne abbiamo voglia..quindi la verità è non aver voglia neanche di alzare gli occhi per salutarlo..magari invece dobbiamo fargli le feste. E quindi questo è un rituale..”) Le concezioni esplicite dei lettori testo autore lettore Istituti tecnici 7 6 13 Licei 8 5 13 tot 15 11 26 32 Le strategie di lettura Istituti tecnici Licei testo lettore mobile testo lettore mobile A 19 6 1 17 4 5 B 18 4 4 15 6 5 tot 37 10 5 32 10 10 Discordanza tra concezioni esplicite e strategie di lettura La maggioranza dei lettori aveva espresso concezioni della poesia focalizzate sul lettore: riferendosi a concetti come l’empatia nei confronti dell’autore, la risonanza emotiva e comprensibilità del testo, rivolgendo l’attenzione al lettore e all’esperienza che esso compie della lettura poetica. Al contrario le strategie di lettura sono state in larga misura focalizzate sul testo e non sul lettore, mostrando una strategia di tipo “informativo” piuttosto che “estetico”. 33 Riferimenti bibliografici Arfé, B. (1998). L’approccio al testo poetico: i costrutti del lettore e il focus della lettura. Rassegna di Psicologia, 15, 87-110. Arfé, B. (2000). L’indagine psicologica dell’interpretazione letteraria: la risposta alla letteratura. Lingua e stile, anno XXXV, 2, 315-110. Boscolo (2002). Psicologia dell’apprendimento scolastico. Torino: Utet. 34