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giornalino-cei-1-0-2..
1
“Un giro in bicicletta è
una fuga dalla tristezza”
James E. Starrs
Carola Sciarrino
Ph Modesto Pellitteri
2
Editoriale
L
a Cina in qualche modo catalizza idee, ci offre uno spunto importante e illumina la nostra vita dall’epoca
di Matteo Ricci, Li-Madou come lo chiamavano loro, fino alla visita di istruzione a Pechino terminata
qualche settimana fa, che ha visto i nostri maturandi, insieme a quelli di tutte le scuole italiane dei Gesuiti,
240 studenti in tutto, sulla via della seta. Iniziamo dunque questo anno dei licei sotto l’egida della Cina.
Li-Cei è dunque il nome di questo giornale, il suo titolo. Un titolo semplice, lapidario, composto da due sillabe:
Li-Cei traslitterate in ideogrammi cinesi. Col passare del tempo mi sono fatto una convinzione, una di quelle tarde a morire perché il tempo le avvalora, le invera. La mia convinzione è questa: il titolo dice sempre la verità del
contenuto. Fateci caso: anche quando uno vuole mentire, ponendo un titolo fuorviante, anche questo titolo porta con sé la verità della cosa contenuta; nel velarla la svela. Non so dirvi perché, è come una legge sociologica o
antropologica. E’ che da qualche parte la verità deve emergere, venire a galla; la verità ha bisogno di rivelarsi. E il
titolo è fatto per “portare” la verità. Dal titolo si capisce tutto, sempre. Il caso più lampante è a mio avviso rappresentato dai titoli delle encicliche papali o dei documenti vaticani in genere. Il loro titolo, costituito dalle prime parole del documento, già fa capire tutto. Pensate alla famosa enciclica di Papa Pio XI sul fascismo, intitolata “Non
abbiamo bisogno”. Questo titolo incute cupezza, stigma, nervosismo, si capisce che il Papa non è contento. Nessuno prima di leggere l’enciclica sa di cosa si parlerà, ma man mano che avanza nella lettura chi legge capisce
che il titolo già conteneva tutta la verità di quanto viene enunciato nel seguito. “Gaudium et spes”, “la gioia e le
speranze” è il titolo del più noto decreto del Concilio Vaticano II. Qui, al contrario del primo esempio, si respira la
sublimità, la dolcezza di una Chiesa che si presenta al mondo con un volto nuovo, di ascolto, di dialogo, di carità.
Le gioie e le speranze di cui si parla nel documento sono quelle degli uomini del nostro tempo, anche degli atei,
di cui la Chiesa, in una stagione di grande rinnovamento, vuole farsi carico dopo più di un secolo di dura lotta alla
“modernità”. Quando sento qualcuno che propone un’iniziativa, subito mi viene da chiedergli: “come si intitola?”
Sembra una domanda oziosa o anche un poco tendenziosa, di fatto però è il mio modo per intercettare la verità
di quanto quella persona ha in mente e mi vuole proporre. Lo stesso vale con i titoli dei film, delle canzoni, ma
anche coi nomi delle band, con le marche, con tutto insomma. Il titolo contiene sempre la verità.
Riflettendo con maggior profondità su questa strana legge della vita, scopro che alla sua radice forse vi è un
perché ancora più radicato nella natura dell’uomo. Il fatto è che titolo è niente altro che il “nome”. E il nome descrive tutta la verità, il destino, di una persona. Nel nome è iscritto il cuore della persona, dicevano gli ebrei. Dal
tuo nome dipende tutto; scelgo il tuo nome perché desidero per te un destino così denominato. E il nome che Dio
ha per ciascuno di noi è “amato”, “figlio amatissimo”, in ciò stando tutto il nostro destino di uomini in cammino
verso la felicità eterna.
Dunque questo nome breve, sillabato, “Li-Cei”, contiene una verità. E’ il giornale dei licei. I licei, i licei del CEI. E’
la nostra carta d’identità. I licei. Una parola che affonda dentro un mondo, un mondo tutto nostro, un umanesimo, un umanesimo cristiano, con le radici nel mondo latino e greco. I licei come palestra dell’anima, come luogo
dove far fiorire l’uomo in quanto uomo. Una scuola di distinzione: la scuola in-utile, non finalizzata al lavoro. Una
scuola che non forma uomini e donne abili a mettere le mani bene su qualcosa, ma piuttosto capaci di ricevere
il tutto di quanto viene loro trasmesso oggi da una lunghissima tradizione e "trasformarsi in esso" proprio come
l’anima che, per Aristotele e San Tommaso, è “in un certo qual modo tutte le cose”. E allora sia. Sia “Li-Cei”, sia il
programma della nostra vita di liceali, di persone che si allenano nell’anima.
Diamo il varo a questo numero zero, e che il Signore voglia guardare su questi licei.
P. Eraldo Cacchione S.I.
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Diari
di
viaggio
p La grande muraglia
unisce grandi città
qDora e le piccole esploratrici
nel mondo di budda
puLe perle del preside
qLa bellezza cinese
vince ancora
4
pIl continente giallo
colpisce il preside
quSorrisi dalla Cina
pEd anche in cina il nostro
show continua
“Se mi è mai capitato di fare esperienza
di Dio, se la sua visione mi è mai stata
concessa, devo averla certamente ricevuta
attraverso l’uomo attraverso gli alberi, gli
uccelli e le bestie, la polvere e la terra.”
Rabindranath Tagore
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TUTTO QUELLO
Tutto quello che avreste voluto sapere su...
I segreti di Vito in 10 domande
di Luciana Madonia
Un oggetto che porteresti
in un’isola deserta?
Un silos d’acqua
Film cult?
C’era una volta in America
Cibo preferito?
Coniglio alla cacciatora
Chi vorresti essere?
Vorrei essere Philip Roth
Chi non vorresti essere?
Non vorrei essere Umberto Eco,
perché è un finto intellettuale
Un sogno nel cassetto?
Avere una Porsche
Un segreto inconfessabile?
So chi ha rubato il computer
del III Classico
A che età hai dato il primo bacio? 15
A chi avresti voluto darlo?
A chi l’ho voluto dare, anche se
adesso non ricordo a chi…
Manda un messaggio
cifrato a chi vuoi tu:
Pena Iena
6
TUTTO QUELLO
...e non avete avuto il coraggio di chiedere
I segreti di Giulia in 10 domande
di Michele Saitta
Un oggetto che porteresti
in un’isola deserta?
Un materassino per dormire comoda
Film cult?
Le pagine della nostra vita
Cibo preferito?
Pizza
Chi vorresti essere?
Vorrei essere mia madre
Chi non vorresti essere?
Non vorrei essere Leopardi,
perché: “unico divertimento è quello
che mi ammazza: tutto il resto è noia”
Un sogno nel cassetto?
Lo lasciamo dentro il cassetto,
così magari si realizza
Un segreto inconfessabile?
Da piccola volevo fare il killer
A che età hai dato il primo bacio? 14
A chi avresti voluto darlo?
Zac Efron High School Musical
Manda un messaggio
cifrato a chi vuoi tu:
Pena Iena
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PRIMO PIANO
Il colore rosa della violenza
Tutto il mondo è paese! Da oriente a occidente, passando
per Palermo, le donne diventano il facile bersaglio di uomini
deboli e senza scrupoli.
Reyhaneh Jabbari, Carmela Petrucci e Emma Sulkoviwicz
si ribellano e combattono anche quando l’alto prezzo da
pagare è la vita.
diVita Augusta
C
he in pieno terzo millennio si debba ancora lottare contro la violenza di genere è un insulto al
concetto stesso di progresso.
La rivoluzione francese prima e i movimenti femministi poi avrebbero dovuto sgombrare il campo
da equivoci: uguaglianza e libertà rendono fraterno
il genere umano, che è fatto da ricchi e poveri, belli e
brutti, uomini e donne. E invece c’è ancora chi pensa che i belli siano meglio dei brutti, i ricchi meglio
dei poveri e gli uomini meglio delle donne.
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Di più, c’è chi pensa che gli uomini possano disporre delle donne fino ad abusarne impunemente.
E questo purtroppo non accade solo in luoghi lontani culturalmente e territorialmente come Teheran
dove, poco meno di un mese fa, una giovane donna
è stata condannata all’impiccagione per aver ucciso
per legittima difesa il suo stupratore.
Vero è che il figlio dello stupratore avrebbe ritirato la denuncia nei confronti della giovane donna
salvandole la vita, a patto però che ella avesse ritrattato negando lo stupro e salvando così il “buon
nome” del padre. Ma la storia ci insegna che a volte
PRIMO PIANO
la dignità e la libertà valgono più della vita stessa,
così Reyhane Jabbari ha deciso di non ritrattare,
consegnandosi al suo boia, per rivendicare il diritto
delle donne a vivere in questo mondo a pari dignità
degli uomini.
Nessuno di noi ragazzi dimenticherà mai la storia
della nostra coetanea del liceo Umberto di Palermo,
Carmela Petrucci, uccisa per difendere la sorella
dalla furia omicida del fidanzato che non voleva accettare di essere lasciato.
Oggi a poco meno di un anno il Comune dedica
alla sua memoria la Sala Convegni della Biblioteca.
Neppure l’America, democratica e liberale, resta
immune da questa insensata e non ancora abbastanza condannata sopraffazione del maschio.
Gli Stati Uniti sono sotto i riflettori dei mas media di tutto il mondo per ciò che accade in molti
Campus universitari, dove secondo uno studio oltre
il 6% degli studenti è responsabile di due o tre aggressioni a testa alle compagne. Dall’inizio dell’anno
ad oggi sono 78 gli istituti in cui sono aperte delle
inchieste.
Ma anche qui, per fortuna senza arrivare a sacrifici estremi come è accaduto in oriente, le donne si
ribellano, denunciano e a volte non si accontentano
di un verdetto che assolve con troppa leggerezza.
Un servizio di Donna di Repubblica di qualche settimana fa racconta la storia di una studentessa della
Columbia University che, per protesta ha cominciato ad uscire trascinandosi dietro un pesante materasso dovunque si rechi fino a quando non avrà
ottenuto giustizia dal tribunale presso il quale ha
denunciato il suo stupratore.
Reyhaneh Jabbari, Carmela Petrucci, Emma
Sulkoviwicz, non sono solo i nomi di vittime di una
violenza che si accanisce su quello che ad alcuni
piace definire il sesso debole, ma eroine di una lotta
che con forza e determinazione non si arrende e rivendica parità e rispetto, rispetto anche nei confronti della stragrande maggioranza di quegli uomini, di
quei ragazzi, che non si sentono affatto rappresentati da una mentalità retrograda, da una subcultura
che vuole la donna sottomessa all’uomo.
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OLTRE IL GIARDINO
Da aiutanti ad
aiutati con la
magia del Magis
no dei tanti valori aggiunti che la nostra scuola offre ai suoi alunni riguarda la possibilità di
partecipare a delle attività di volontariato indirizzate a chi essendo meno fortunato di noi, anche per
svolgere attività che possono sembrare naturali, ha
invece bisogno dell’aiuto o del supporto di qualcuno. Così imparando ad aiutare il prossimo ricaviamo
per noi degli insegnamenti di vita e una gioia che
solo esperienze come queste riescono a dare.
alloggiano presso il centro Cusmano con sr Cioffi;
il doposcuola ai bambini dello Zen; l’asilo multietnico dei figli degli immigrati presso il Centro di Madre
Teresa; “Pietre vive” con la professoressa Furitano;
il progetto contro la mafia di Addiopizzo col professore Bruno; per gli aspiranti cuochi guidati dal Professore Cinardo c’era pure la possibilità di aiutare
a preparare i pasti della Caritas e in fine anche un
supporto di tipo culturale che consiste nell’esporre
ai turisti la storia è la struttura di Casa Professa naturalmente con la professoressa Cordone.
Prendendo parte al servizio del doposcuola al
centro Astalli già dall’anno scorso, posso dirvi che ricorderò sempre la mia esperienza personale come
una delle più belle e costruttive di tutta la mia vita e
farò il possibile per continuarla.
Nessuna attività, nessuna persona incontrata fino
ad ora mi ha insegnato, mi ha trasmesso, ciò che mi
ha trasmesso il centro Astalli con i suoi bambini e
ragazzi che ogni pomeriggio si presentano puntuali
Per trasformare il motto “uomini e donne per gli
altri” in stile di vita occorre mettersi in azione prendendo parte ad iniziative concrete di solidarietà
come quelle del progetto Magis.
Gli alunni che si sono proposti per svolgere queste
attività quest’anno si sono divisi in 8 gruppi guidati
da un insegnante e coordinati da padre Alessandro
Viano S.J. Una scelta varia che ci ha permesso di
prestare servizio seguendo ognuno il nostro carisma. C’era il doposcuola per bambini col professore Dell’oro S.J. e la professoressa Aiello presso il
centro Astalli, le lezioni di italiano agli immigrati con
la professoressa Burgarella e la professoressa Causa alla Casina Whitaker; l’assistenza agli anziani che
e volenterosi per essere aiutati a studiare.
Lo straordinario sta nella reciprocità di questo
rapporto in cui i volontari aiutano i bambini trasmettendo loro la conoscenza e la metodologia dell’apprendimento, ma dal canto loro i bambini restituiscono in termini di riconoscenza e soddisfazione il
vero tesoro. Vedere che la crescita di questi piccoli
uomini dipende da noi è impagabile anche se a volte
può essere faticoso stare ore e ore a spiegare dopo
essere stati noi stessi alunni per tutta la mattina.
Andando li ho capito veramente che nulla è
scontato e che, nonostante tutto, c’è sempre qualcosa per cui sorridere, per essere felici, per sentirsi
fortunati, amati.
di Raimonda Cataliotti Ruisi
U
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OLTRE IL GIARDINO
Quando
la mafia perde
la città vince
di Mariagrazia Cartabellotta
Giorgio Guzzardi
B
ussiamo alla porta e sentiamo due giri di chiave.
Dopo qualche minuto di armeggio con la serratura finalmente siamo dentro. Siamo dentro l’appartamento di via Lincon confiscato al boss Masino
Spadaro. Notiamo subito le inferriate intorno alle
finestre e le stanze nascoste. Percepiamo nell’aria e
nei sorrisi dei ragazzi che ci accolgono un sentimento di riscatto, riscatto per una società che non funziona e che ci costringe a rimanere con le mani in mano.
si alla prepotenza e rinunciare alla libertà? Bisognava
fare qualcosa. E così, una notte, decisero di ricoprire i
muri della città di adesivi. Si adesivi, non semplici volantini destinati a strapparsi e perdersi. Adesivi che
recitavano “un popolo che paga il pizzo è un popolo
senza dignità”. Adesivi che erano destinati a fissarsi
nel cuore del popolo palermitano.
E così, tra un sogno e un altro, le cose le stanno
cambiando sul serio, cercando di combattere quel
mostro che non permette lo sviluppo dell’economia.
Oggi più di novecento commercianti hanno detto
di no al pizzo e lavorano con il sorriso, non devono
niente a nessuno e sono onesti e liberi. Sono liberi e
felici perché tutti insieme sanno di essere invincibili
e questa battaglia la vinceranno.
Saranno loro, e potremmo essere anche noi a
cambiare il presente e quindi il futuro attraverso
piccoli ma efficaci passi!
Ma come fare?
A questo interrogativo i nostri ragazzi hanno deciso di rispondere aprendo una campagna e una
raccolta fondi per la riabilitazione e la rivalutazione
di un’area della città di Palermo, finanziata da noi
cittadini per noi cittadini.
Due sono le aree candidate al progetto: piazza
Magione e il parco della Favorita e saremo noi a decidere quale! Basta andare sul sito di Addiopizzo
e chiamare i nostri ragazzi per ricevere una carta
“sconto etico” con la quale, attraverso i punti guadagnati dall’acquisto nei centri che hanno detto no
al pizzo (che troverete scritti sul sito internet), si potrà votare e manifestare la propria preferenza.
I ragazzi non hanno paura di sognare e di realizzare i
propri sogni. e oggi dopo tante avventure sono qui a
spiegarci come ci sono arrivati. Era il 2004 e avevano
deciso di aprire un pub. Era tutto pronto, si stavano
avviando all’inaugurazione, quando nei conti qualcosa non andava: il pizzo. Non capivano il motivo di versare dei soldi alla criminalità. Perché contribuire ad
alimentare il mercato mafioso? Perché sottometter-
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OLTRE IL GIARDINO
I giovani diventano
lievito… così
la società cresce
di Gloria Lombardo
“L
’essenziale è invisibile agli occhi”. Con questa
frase tratta dal Piccolo principe ha avuto inizio
il weekend di convivenza a Scopello. Due giorni all’insegna dell’amicizia, che hanno visto confrontarsi gli
alunni di ben quattro anni della scuola superiore.
In una situazione diversa da quella dei corridoi
del liceo c’è è stata l’opportunità di conoscersi un
po’ più in profondità, senza lo stress dello studio e
delle interrogazioni. In un clima di piacevole serenità si sono svolte diverse attività mirate a formare un
gruppo saldo e unito in cui non importava l’anno che
si frequentava o gli amici che si avevano. L’obbiettivo
di questo weekend era proprio quello di creare legami sia tra noi ragazzi delle varie classi, ma anche tra
professori e alunni. A Scopello abbiamo provato ad
abbattere il grande muro di pregiudizi che ci portavamo da Palermo e ci siamo messi tutti in gioco sin
dal mattino con il risveglio muscolare e a seguire durante la giornata attraverso momenti di condivisione, passeggiate all’aria aperta, giochi e relax.
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Quello che vogliamo ci distingua dalle altre scuole è il fatto che da noi non regnino l’ansia e la paura,
ma al contrario, una volta varcata la soglia dell’ingresso di via Piersanti Mattarella gli alunni del CEI
si possano sentire parte di una grande famiglia.
Il sogno di molti ragazzi è una scuola dove non si
teme il giudizio dell’altro, dove si può camminare
a testa alta, allegri e solari, pronti a scambiare un
sorriso o un saluto senza ignorarsi, senza incupirsi,
ma felici di condividere i momenti della crescita.
“Progetto Lievito” è il nome di questa esperienza in cui gli alunni del Cei, al pari del lievito che si
mescola alla farina e la fa crescere, devono dare un
contributo reale al mondo di domani iniziando oggi
dalla vita di tutti i giorni all’interno della scuola. Devono essere lievito che agisce nella pasta della società dando un segno del proprio passaggio.
Grazie al meraviglioso contesto naturale che circonda la Tonnara ci siamo sentiti sereni e rilassati,
siamo riusciti a cogliere la bellezza della natura e
siamo stati guidati a riflettere su come questa perfezione possa essere attribuita a Dio.
Al termine dell’esperienza abbiamo raccolto ciò
che abbiamo seminato in questi giorni e adesso siamo pronti a continuare a coltivare il nostro orto dei
rapporti umani al CEI, sicuri che l’affluenza ad altri
weekend di questo genere sarà sempre più alta
Come Nel Piccolo principe la volpe, dopo aver
conosciuto il bambino, rivaluta il colore del grano,
così io pensando al mare di Scopello ricorderò il
CEI e questi giorni passati insieme.
OLTRE IL GIARDINO
Meg la Parola di
Dio è bellezza
di Claudia Agosta
F
orse non tutti sanno che all’interno del C.E.I. esistono movimenti cattolici, formati da studenti e
guidati da laici che si occupano non solo di approfondire la loro scelta di un percorso cattolico nella
odierna società ma che mirano a mettere in pratica i valori che la religione cattolica ci insegna. Fra
questi merita di essere menzionato il Movimento
Eucaristico Giovanile (MEG), che propone ai ragazzi
dagli otto ai venticinque anni i valori fondamentali
del cristianesimo con l’intento di vivere insieme il
Vangelo utilizzando gli insegnamenti di Cristo come
modelli da seguire e dai quali ricavare lezioni per
la propria vita. Per raggiungere tale scopo il MEG
adotta un piano educativo di proposte da assumere nella vita di tutti i giorni: leggi il Vangelo; vivi la
messa; ama i fratelli e Sii il 13 apostolo. Il contenuto di queste regole di vita, che ci aiutano a crescere
moralmente, viene calibrato secondo le diverse età.
I giovani, che ne fanno parte, sono raccolti in quattro gruppi principali, chiamati branche, secondo le
diverse fasce di età: Gruppi Emmaus (GE),discepoli di Gesù: 8-10 anni; Ragazzi Nuovi (RN),amici del
Signore: 11-13 anni; Comunità 14 (C 14),comunità di
fratelli: 14-17 anni; Pre-testimoni (pre-T), testimoni
del Risorto: 18-23 anni. La celebrazione del “passaggio di branca” segna l’inizio di una nuova tappa
del cammino. L’ultima branca è quella dei pre-T,il cui
percorso termina con la celebrazione dell’ “invio”. Il
giovane viene cioè inviato nel mondo come testimone della presenza del Signore nella vita dell’uomo,
impegnandosi a rispondere alla chiamata di Cristo.
Il MEG è presente in Italia da oltre sessant’anni, ma
esiste anche in Argentina, Libano, Cile, Francia e
Spagna. Le comunità d’Italia si riuniscono una volta all’anno, in occasione del Convegno Nazionale.
Quest’anno per le branche dei Pre-T, C14, Ragazzi
Nuovi, si svolgerà a Frascati dal 5 all’8 dicembre e
avrà come tema la Parola di Dio e Bellezza. Questo
appuntamento rappresenta un’occasione unica di
verifica della propria fede che per essere autentica
necessita di un continuo esercizio nella vita di tutti i giorni e il Meg costituisce un modo, come ama
ricordare Papa Francesco “di camminare insieme”
fraternamente e di “pregare insieme” per rispondere all’invito di Gesù, Andate e fate discepoli tutti i
popoli Mt.28,19.
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Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola
di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché
ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano
stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e
quelli ricevevano lo Spirito Santo.
Atti degli Apostoli 8:14–17
della Cresima o Confermazione, nei primi secoli del Cristianesimo veniva chiamaIltosacramento
Imposizione delle mani. Questi tre modi di identificarlo, non sono semplici sinonimi e non sono
neppure intercambiabili. Ognuno di essi infatti esprime una valenza che caratterizza una particolare
accezione di esso.
L’Imposizione delle mani cita il gesto degli apostoli, come si vede dagli Atti, passato in seguito ai
Vescovi, loro diretti discendenti, incaricati di fare da tramite terreno per il passaggio dello Spirito
Santo ai figli della Chiesa.
La Confermazione mette invece l’accento sulla maturità del Cresimando che, dopo essere entrato
nella famiglia cristiana col battesimo e avere percorso un consapevole cammino di fede, alla luce
della conoscenza ribadisce la sua volontà di continuare ad essere membro della Chiesa e figlio di Dio.
Ma quello che porta con se più gioia, senso di responsabilità, collaborazione e libertà è il termine
Cresima, che viene da Crisma, Carisma, Dono. Se col Battesimo infatti si diventa figli di Dio, di conseguenza fratelli e dunque in questo senso tutti uguali, con la Cresima si diventa tutti diversi, perché
su ognuno scende un dono dello Spirito Santo. Un dono che Dio ha pensato singolarmente per ciascuno affinché lo renda unico e insostituibile. Un dono che va messo al servizio degli altri poiché è
questa la condizione affinché se ne possa godere. Prima però bisogna scoprirlo, perché il Carisma
è come il premio di una caccia al tesoro, bisogna cercarlo, seguire degli indizi, talvolta può capitare
di imboccare un vicolo cieco o di non capire un’indicazione, ma insieme al dono Dio fornisce una
bussola una guida sicura al tesoro.
La Cresima insieme al Battesimo e all’Eucarestia fa parte dei sacramenti dell’iniziazione cristiana
che nei primi secoli venivano amministrati contestualmente, a persone adulte e in qualche modo
costituivano e continuano a rappresentare il Nome del cristiano, poiché lo rendono identificabile con
una comunità, riconoscibile al suo interno e da essa nutrito. Con l’introduzione del pedobattesimo
la Cresima ha assunto anche la valenza di confermazione della fede come abbiamo detto e l’Eucarestia è stata anticipata ad un tempo intermedio, anche se al momento si discute sull’opportunità di
riformulare la tempistica e restaurare il precedente ordine.
14
OLTRE IL GIARDINO
15
INTRAMOENIA
Nei giardini
del CEI crescono
tutte le lingue
del mondo
di Elena lombardo
L
a conoscenza delle lingue è un requisito fondamentale nella preparazione di un cittadino
del mondo moderno, per questo la nostra scuola,
sempre attenta ad intercettare i cambiamenti, da
anni col dipartimento di lingue propone nell’offerta formativa dei licei la possibilità di frequentare
dei corsi gratuiti di potenziamento per inglese
spagnolo e francese con la finalità di sostenere un
esame per le competenze linguistiche certificato
dagli enti riconosciuti per le tre lingue. I Corsi del
Cambridge prevedono un primo livello, guidato
dalla professoressa Rosselli, B1, Preliminary English Test, con l’obbiettivo di iniziare la preparazione della lingua e conseguire il Pet. Il corso si
svolge in 15 ore e si tiene a scuola ogni mercoledì
alle ore 13:30. Gli alunni di secondo anno saranno guidati dalla professoressa Gulino in un corso
di 20 ore che invece partirà a gennaio. In fine gli
alunni di quarto e quinto anno, seguiti dalla professoressa Martorana, potranno frequentare un
corso più avanzato di 30 ore, un secondo livello
B2 che da accesso agli esami del First Certificate. Per la lingua spagnola sono attivi i corsi Dele.
Il primo Livello A2- B1 per gli alunni del primo
anno e il livello B1 per gli alunni del quarto anno.
La preparazione del coso verrà fatta durante le
ore curricolari. La lingua francese in fine propone i corsi Delf Livello A2- B1 per gli alunni del 1
liceo linguistico e B1per gli alunni del 4 linguistico
che verranno entrambi preparati durante le ore
curricolari dal professore Miceli. La storia della
Compagnia di Gesù è legata alla Cina sin dai tempi di Matteo Ricci ed è in omaggio a lui e ancor di
più per l’importanza che questo continente occupa nello scenario internazionale che il Cei dedica
16
all’universo cinese una grande attenzione. Tutti i
quinti anni infatti hanno la possibilità di partecipare ad un indimenticabile viaggio di istruzione in
Cina e per essere preparati ad incontrare questa
cultura la scuola offre la possibilità, a chi lo desidera, di frequentare un corso di cinese in collaborazione con Officina Creativa Interculturale. Il
Corso di I livello indirizzato ai ragazzi 13-17 anni
e adulti, della durata di 50 ore, ha l’obiettivo di
fornire le competenze di base di lingua cinese
(mandarino), in forma orale e scritta, corrispondente al livello A1 del Quadro Comune Europeo.
Il corso insegna a pronunciare i suoni della lingua
cinese e a scrivere i caratteri nella forma in uso
nella Cina continentale, a sostenere brevi dialoghi
su argomenti della vita quotidiana e comprendere
frasi di uso comune. Il programma prevede anche
di affrontare alcune tematiche legate alla cultura
INTRAMOENIA
e società della Cina che diverranno strumento di
riflessione sul rapporto tra la cultura occidentale
e le altre culture, per aiutare gli studenti a maturare la consapevolezza necessaria al confronto
con l’Altro. Nel corso di livello II corrispondente
al A2 del Quadro Comune Europeo, si amplierà il
lessico di base concentrando maggiore attenzio-
ne sulla lettura dei caratteri, si imparerà a svolgere brevi conversazioni e si inizierà a comporre
piccoli brani in forma scritta. Questo livello più
avanzato è volto all’ottenimento della certificazione internazionale di lingua cinese HSK……. Oltre
che a stringere salde e durature amicizie durante
il viaggio di istruzione!!!
17
MUSICALMENTE
Quando il Rock è sano…
suonano i ragazzi della CEI BAND!
di Chiara Castellese
In questo numero: Giuseppe Cacciafeda, Alberto Santamaria e Michele Vinciguerra, il gruppo che ha
avuto la fortuna grazie alla nostra scuola di formarsi diventando famoso anche fuori dai cancelli dell’Istituto. Li abbiamo intervistati per voi andando a caccia di segreti!
Allora raccontateci, come e quando è nata la band?
Padre Beneduce aveva il piacere di creare una band che riunisse tutti i ragazzi che mostravano una certa
passione per la musica, così è partito un progetto che è stato portato avanti dal professore Cinardo e dal
carissimo Padre Germano che ci ha sempre guidato nel nostro cammino sia di musicisti che di studenti.
I componenti della Cei band nel tempo sono cambiati?
Veramente no, anche se ultimamente avevano pensato ad un progetto sempre in elettrico nel quale
avremmo voluto coinvolgere anche Sergio Barbazza come nuovo batterista.
Oltre a suonare per le varie ricorrenze del CEI
avete fatto anche concerti fuori dal contesto
scolastico ?
Si abbiamo avuto occasioni di suonare in varie serate . Personalmente- dice Michele- in questo momento non ho progetti esterni a parte quello con Alberto
e Giuseppe, nonostante in questi anni abbia avuto
diverse esperienze. Io ,Alberto e Michele – continua
Giuseppe- abbiamo un trio acustico al di fuori dell’
ambito scolastico ed abbiamo partecipato a molti altri eventi e serate nelle quali siamo stati protagonisti.
Ognuno di noi tre oltre ad avere questo impegno partecipa singolarmente ad altri tipi di eventi , infatti saltuariamente veniamo chiamati per esibirci in serate di
intrattenimento. Io – conclude Alberto- suono con un popolare cantante siciliano Mirko Ciulla e con un’altra
band che si chiama “Giovani per un giorno” con cui facciamo matrimoni e serate.
Per Natale avete dei concerti in programma?
Alberto: Si il 22 dicembre al Teatro Jolly con Mirko Ciullae il 6 al Teatro Biondo e l’11 in una scuola elementare per far cantare i bambini con i “Giovani per un giorno”. Giuseppe: tra l’altro la Professoressa Sgarlata
ci ha invitato e noi abbiamo accettato volentieri a partecipare allo Show di Natale di quest’ anno, nel quale
avremo un ruolo chiave…. Ma non posso rivelare altro!
Ok , sarà una sorpresa allora! Un ultima domanda, il fatto che ormai siete conosciuti a scuola ha
inciso sulle relazioni con gli altri ragazzi?
Alberto: Noi rappresentiamo un esempio del fatto che la scuola può unire anche oltre i suoi cancelli e
spero che altri compagni si aggreghino a noi come una grande famiglia. Michele: ritengo che il rapporto
con i miei compagni sia ben saldo e sereno e l’esperienza della CEI Band ha rafforzato il nostro legame.
Giuseppe: In verità non percepisco una particolare popolarità, ma se tu mi dici questo allora un fondo di
verità ci sarà. Quello che posso dirti è che questa nostra smisurata passione per la musica ha coinvolto
anche gli altri e forse questo ci ha reso più uniti. Ovviamente non parlo solo dei miei compagni di classe, ma anche dei ragazzi delle altre sezioni. Posso anche dirti che grazie alla CEI Band abbiamo avuto
l’opportunità di stringere nuove amicizie, di poter vivere delle esperienze uniche nel loro genere e di
rafforzare il nostro rapporto con i professori e le nostre guide spirituali. Il nostro pensiero poi si rivolge
sempre a Padre Beneduce e Padre Germano che l’anno scorso hanno dovuto lasciare la scuola per ricoprire i loro nuovi incarichi, poiché sono stati loro per primi a motivarci e a spingerci a dare il massimo!
Rimarranno sempre nei nostri cuori!
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GOCCE DI MEMORIA
Quando Padre Eraldo Cacchione s.j. mi ha convocato per comunicarmi la sua decisione di coinvolgere
l’Associazione Ex Alunni Gonzaga – CEI nel rilancio del giornale d’istituto, ho immediatamente
accettato l’invito, sicuro di interpretare il pensiero degli amici consiglieri, in perfetta sintonia con il mio.
Nel nostro atto costitutivo, l’Associazione, pur
definita “organizzazione laica”, viene identificata
come “naturale continuazione dell’opera
formativa dell’Istituto”.
Vi è pertanto la necessità di proseguire un
percorso nato nell’Istituto ma che si arricchisce
della nostra esperienza di vita quotidiana in
un rapporto di scambio reciproco con i nostri
educatori. E non è un caso che nella S.Messa
domenicale intorno all’altare si riunisca una folla,
oltre che di alunni e genitori, anche di ex alunni
che vedono nel CEI la propria comunità spirituale.
Come ci ha ricordato P. Arrupe s.j. ormai più Festa di carnevale
di quarant’anni addietro, nei collegi della Compagnia, attraverso l’insegnamento di Cristo, vengono
trasmessi i valori della solidarietà, della libertà responsabile, della continua ricerca del vero, del
buono e del bello. E la capacità di fare cogliere questi aspetti ponendoli in una prospettiva universale
caratterizza proprio l’educazione ignaziana
che ha portato la Compagnia di Gesù nei secoli
all’educazione anche di alunni musulmani, cinesi,
ebrei, indù o scintoisti lasciando un approccio alla
vita trasversale alla stessa educazione religiosa.
La realtà della nostra città ci impone di dovere
prendere posizioni su tematiche di interesse
politico, etico e sociale offrendo spunti di
riflessione. Ma la nostra azione si sostanzia
attraverso la sintonia con l’Istituto. E’ l’Istituto il
Con Martelli
motore di questa azione che dà autorevolezza
alle nostre iniziative. E proprio questa
consapevolezza ci ha spinto a farci parte attiva
di questo rilancio complessivo del collegio di cui
il giornale è solo uno degli aspetti.
La nostra Palermo non può fare a meno di una
comunità educativa come quella del CEI. Oggi
ancor più di prima.
Con Gianni Rivera
Bruno Calandrino
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CON LA VALIGIA IN MANO
I giovani del CEI
mordono la mela più dolce
di Lucia Macaluso
ster, la famiglia è composta da padre, madre e altri
due fratelli, Mark e Adam, e ci sono anche tre gatti……..non c’è nemmeno una sorella?? Certamente
la mamma non vedrà l’ora di ricevere una ragazza in
casa! Mi consolo così.
Poi subito a casa a cercare su Facebook. Chester…
Si parte per New York,! Sì, si parte, finalmente tocca Bernie…trovato!! Ho visto sul suo profilo la foto di
a noi! New York a dicembre, l’albero del Rockfeller una classica grande famiglia americana, mi rassicuCenter, i grattacieli, la 5th Ave, il Musical natalizio al
RadioCity Music Hall, e poi l’esperienza di frequentare un college americano!!!!! C’è proprio tutto in
questo programma, però…c’è un però: come sarà
questa famiglia che mi ospiterà?
Un pomeriggio di novembre c’è grande attesa nella
Sala Loyola del CEI! Tutti cercano di sbirciare i fogli
che la Prof.ssa Rosselli, la Prof.ssa Magno e la Preside tengono in mano: c’è scritto il nome del “gemello” di ognuno di noi! Arriva il mio turno: Bernie Che-
Ex alunna CEI, maturità classica 2012-2013
8 dicembre 2011…
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ro, sarà una bella famiglia! Il mio contatto con Bernie inizia con una richiesta di amicizia su Facebook,
ci presentiamo, sale l’attesa e si smorzano completamente l’incertezza e la preoccupazione.
E così arriviamo al tanto atteso 8 dicembre 2011: il
volo e poi, finalmente, l’arrivo all’aeroporto di New
York… Vedere quell’enorme scritta illuminata “John
Fitzgerald Kennedy Airport” mi fa realizzare che finalmente ci siamo!!
Un pullman ci porta al Saint Peter’s Prep, dove ci
aspettano le famiglie per un party di “WELCOME”.
Varchiamo la soglia della mensa del Saint Peter’s
Prep e vediamo la sala gremita di ragazzi e genitori.
Ognuno, come me, è alla ricerca del proprio “gemello”. Ecco Bernie: è altissimo, sorridente mi saluta un
po’ timidamente, come me d’altronde. Sua mamma,
Dorota, invece, mi accoglie con un dolcissimo sorriso ed un caloroso abbraccio. Subito ho instaurato un
bellissimo rapporto sia con Bernie che con lei.
Lungo la strada verso casa parliamo un po’, in inglese, ci capiamo senza problemi. Bene, primo step
superato!
Casa Chester è deliziosa, piena di addobbi e luci
natalizie. Entrando mi rendo subito conto di quanto sia accogliente; i due fratelli di Bernie, Adam e
Mark, e il padre mi salutano con un gran sorriso ed
un semplice “Welcome”. Questo mi è bastato per
capire subito, che mi sarei trovata benissimo! E così
è stato.
Da qui è cronaca di un viaggio praticamente perfetto: il percorso incantevole da casa a scuola, con
tutta Manhattan davanti ai miei occhi, l’Empire State Building, Miss Liberty, l’ONU, Central Park, Times
Square, il 9/11 Memorial, lo shopping nei Mall, il
pattinaggio su ghiaccio. Insomma, vivere come cittadini del luogo insieme ai nostri “gemelli” passeggiando per New York e come veri studenti americani
durante le indimenticabili ore di lezione.
Ai ragazzi del CEI che vorranno vivere questa esperienza, e sono contenta che ci sia anche mio fratello Antonio, dico che è un’occasione da non perdere perché è stata “magica” per il fascino del luogo,
molto formativa e in sintesi, direi, indimenticabile.
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Speakers corner
di Francesca Amenta
A
chi non è mai capitato di avere avuto a che fare con una persona che ostentasse fastidiosamente
una presunta superiorità? Che emozioni avete provato? Disprezzo, odio, semplice irritazione o
furibonda ira? O piuttosto compassione. E tu, si tu che mi stai leggendo; che mi dici di te? Ti sei trovato nel ruolo di vittima o di carnefice? Ebbene, non ho remore a dichiarare che io ho vestito entrambi i
panni. No, non è un paradosso, anzi è proprio il contrario, perché, con buona pace dei superbi, questi
due atteggiamenti non sono che le due facce della stessa medaglia: la fragilità! Una settimana fa,
dietro le ripetute sollecitazioni di mia madre, ho finalmente riordinato la mia scrivania. Nascosto da
tre pile instabili di libri e varie cianfrusaglie ho ritrovato un diario, nel quale l’anno scorso annotavo
pensieri, stati d’animo, idee. Come una naufraga in mezzo a quel mare di caos, ho cercato rifugio nel
mio letto e ho iniziato a sfogliare quelle pagine che lentamente, come in un magico rewind, mi trascinavano nella memoria. Tra le righe riemergeva un senso profondo di tristezza e di vuoto esistenziale che invadeva la mia anima, facendosi largo tra le piccole fessure residue di una ferita oramai
in via di cicatrizzazione. Era cominciato tutto qualche anno fa… Mi sentivo rifiutata, incompresa. La
mia attenzione era attratta da quelli che si preoccupavano di apparire perfetti agli occhi degli altri.
“Perfetti caproni!” Pensavo tra me. Non erano altro che ragazzi senza personalità che, per ottenere
consenso o peggio per timore di essere scherniti, si adeguavano a idee, stili e comportamenti che non
rispecchiavano la loro vera natura. E… diciamocelo francamente, questo al Cei succede, anche se mi
fa male ammetterlo perché io amo la mia scuola e sono convinta che una scuola religiosa dovrebbe
essere un esempio di fratellanza, solidarietà, amore. A volte mi chiedo cosa spinga i ragazzi a iscriversi nel nostro Istituto … e la risposta non mi piace. Già allora avevo e ancora oggi ho una cerchia
di persone che mi sostengono e mi proteggono ma allo stesso tempo mi aiutano a stare con i piedi
per terra, pronta a vedere il bello della vita senza cercare conforto in una dimensione ideale costruita
su misura per me. Anche all’interno dell’ambiente scolastico ho avuto la fortuna in questi anni di
incontrare “maestri” che mi hanno guidato nel dare valore alla mia identità, insegnandomi a leggere
come una cifra distintiva, originale, unica, quella che io consideravo una scomoda diversità. Questo
accompagnamento, questa vicinanza della scuola all’alunno i Gesuiti la chiamano “Cura Personalis”
ed è il cuore della pedagogia ignaziana. Non è stato facile però approdare a questa consapevolezza e
ancora adesso sono in cammino, forse tutta la vita è un cammino, a volte pericoloso, ma affascinante
per scoprire chi si è. All’inizio prendere coscienza del fatto che la diversità fosse un valore aggiunto
e non un difetto mi aveva convinta di essere migliore dei miei compagni, di essere superiore. Ero diventata superba, egocentrica e mi stavo trasformando proprio in quello che avevo tanto criticato. Per
fortuna però è stato solo un momento perché, anche grazie ad una professoressa a cui devo tutto, ho
capito che la maturità consiste nell’essere superiore alla persona che eravamo ieri e che affannarsi
a esibire una presunta superiorità, non dimostra altro che un senso di inferiorità. E non saranno le
trasgressioni, di qualunque genere le scegliate, a lenire quel senso di inadeguatezza che si prova, al
contrario un consiglio che può risultare utile per tutta la vita e quello di cercare di “Vivere sempre con
la consapevolezza di non essere inferiori a nessuno, ma anche con l’umiltà di non essere superiori a
nessuno” come dice una frase che ho letto su instagram qualche giorno fa.
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LETTERA APERTA
Carissima,
L’idea di scrivere i caratteri cinesi di LiCei è molto bella e mi fa molto piacere che la lingua cinese appaia sul
vostro giornale della scuola, capirai però che dare un nome non è cosa semplice, specialmente in Cina dove
ha un valore culturale molto importante. Premessa:
il nome cinese è solitamente composto da 3 sillabe, la prima è il cognome, le altre due sono il nome.
Per esempio: Mao Zedong, tanto per citare un cinese famoso. “Mao” è il cognome, “Zedong” è il nome.
Ho pensato un po’ a quale potrebbe essere il nome più adatto rispettando più o meno il suono LiCEI e ho
trovato 3 possibili soluzioni, seguimi nel ragionamento.
里切伊 Lǐ qiè yī Questo nome riprende solo l’aspetto fonetico della parola LICEI, cioè: anche se le singole parole hanno un
significato qui valgono solo per l’aspetto fonetico, come si fa per i nomi dei luoghi, per esempio “Roma” in
cinese si dice “Luoma”.
李接意 lǐ jiē yì
In questo nome il suono è molto simile a LICEI ma il nome ha un significato: “continua, portare avanti il significato del signor Li”. Avevo pensato a questo nome perchè Matteo Ricci, che sicuramente conoscerai, in
cinese si chiama Li Madou. Quindi poteva significare “portare avanti il significato di Ricci”. Non male. Ma c’è un problema: in cinese Ricci non si scrive con questo “li” 李 che ho usato io, ma con un altro “li” 利 ,
che significa “profitto”. Quindi se volessimo usare il “li” di Ricci allora potrebbe significare: “ portare avanti il
profitto”. Non so, non mi sembra molto indicato per la scuola o per il giornalino.... 利杰义 lì jié yì
Allora ho provato a scrivere un nome con il “Li” di Ricci e ho pensato a quello che vedi qui sopra. La prima
sillaba, “Li” 利, richiama il nome cinese di Matteo Ricci. Le altre due sillabe significano “amicizia fraterna
degli eroi”. Il cognome e il nome non hanno un collegamento diretto. Ma il significato generale è positivo.
Spero di non averti confuso, ma una cosa che sembra molto semplice diventa complessa se si guarda in profondità. Buon lavoro!
Giuseppe Rizzuto
Anno 0.
Numero 0.
Testata in corso di registrazione presso il tribunale di Palermo.
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Direttore responsale Antonella Caradonna
Coordinatore prof. Giuseppe Bruno.
In redazione Gloria Lombardo, Vita Augusta, Chiara Castellese, Claudia Agosta, Luigi Scurto, Paolo Gitto,
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Lombardo, Michele Saitta, Mariagrazia Cartabellotta.
Graphic Designer Alessandro Lumia, Fabrizio Serafini, Alessandro Bonsignore, Simonetta Palumbo.
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