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Sebastiano Marvin

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Sebastiano Marvin
Premio Dialogare 2015
La giuria1 ha segnalato il racconto
La quarta regola di ogni trasloco
presentato da Sebastiano Marvin
con la seguente motivazione:
Un trasloco offre a un gruppo di giovani amici il pretesto per riflettere insieme su cosa va tenuto e
cosa va buttato quando si cambia casa. Seduti al tavolo di un ristorante, Michele, Alice, Alberto e
Sonia cercano di spiegarsi a vicenda quali sono i criteri in gioco. E ognuno di loro, tra una forchettata
e l’altra, mette sul piatto le ragioni che guidano il rispettivo atteggiamento. Utilità o nostalgia? Affetto
o rimpianto? Qual è il sentimento a cui gli oggetti che conserviamo ci legano, mentre cerchiamo di
ridefinire i nostri spazi vitali? I quattro, nel corso di una discussione che si fa anche vivace, finiscono
per elaborare una serie di regole pratiche, dove il trasloco diventa una sorta di metafora del
cambiamento e dove ognuno di loro espone una diversa visione del problema. Il racconto, raffinato e
arguto non risulta privo di una sua utilità pratica a beneficio dei lettori.
Sebastiano Marvin racconta di sé: «Sono nato il 25 novembre 1982 e sono cresciuto a Vacallo.
Dopo il liceo ho vissuto per 11 anni a Losanna, prima di tornare in Ticino nel 2013; ora abito a
Lodrino. Durante e dopo gli studi in scrittura letteraria all'Istituto Letterario Svizzero di Biel/Bienne
(parte della Hochschule der Künste Bern) e un MAS in Management Culturale alla SUPSI, mi sono
arrangiato facendo diversi lavori: traduzione, traduzione letteraria, organizzazione di eventi
culturali, animatore, operatore culturale, giornalista freelance, insegnante SUP. Purtroppo non
sono mai davvero riuscito a guadagnarmi da vivere. Così, dopo un momento di crisi e di seria
rimessa in discussione, la vita mi ha in un certo senso imposto un cambiamento: ora faccio il
casalingo e lavoro a dei progetti personali, che spero di poter concretizzare molto presto».
Qual è la sua esperienza con la scrittura?
«La scrittura è sempre stata il modo più naturale di esprimermi. Solo iscrivendomi ai tre anni di
Bachelor all'Istituto Letterario Svizzero ho però deciso di provare a farla diventare una professione.
Ho pubblicato alcuni racconti e alcune traduzioni dal francese e dall'italiano (verso il francese),
vinto qualche concorso in Svizzera e in Italia, partecipato come autore a festival e serate letterarie
nelle quattro regioni linguistiche della Svizzera, scritto e recitato in uno sketch teatrale in dialetto
ticinese e sono co-autore di una pièce di teatro intitolata "Per il tempo di un bucato", andata in
scena nella stagione 2012-2013 al Cinema Teatro Blenio di Acquarossa, al Teatro Foce di Lugano
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Composizione della giuria: Osvalda Varini, presidente, Luciana Bassi Caglio, Alda Bernasconi, Daniela Pizzagalli,
Franca Tiberto e Alessandro Zanoli.
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e al Teatro Paravento di Locarno. Scrivo e interpreto canzoni nell'ambito di un progetto chiamato
Lara Klett e seguo gli sviluppi dell'interactive digital storytelling, su cui ho scritto la mia tesi di
Bachelor».
Scrivere per chi e per che cosa?
«Ciò che mi piace fare è raccontare storie che facciano sorridere e riflettere allo stesso tempo. Se
una storia che ho scritto raggiunge questo obiettivo, mi posso dire soddisfatto; e finché riuscirò in
questo intento, continuerò a scrivere e a raccontare storie. L'aspetto economico è però, a mio
avviso, inscindibile da quello artistico e creativo per qualsiasi attività di produzione artistica o
culturale; e guadagnarmi da vivere con la scrittura — nelle sue varie forme e grazie a tutte le sue
possibili declinazioni e attività derivate — rimane il mio obiettivo professionale».
Qual è stato il clic creativo che ha ispirato il racconto?
«Per quanto mi riguarda, il clic creativo viene molto spesso dai personaggi stessi e dalla situazione
in cui si vengono a trovare. Li metto di fronte alla necessità di trovare delle risposte, scovare una
via d'uscita oppure semplicemente convincere gli altri personaggi che il loro punto di vista è quello
corretto, come in La quarta regola di ogni trasloco. Il resto viene da sé, scrivendo e mettendosi nei
panni dei vari personaggi».
Perché ha scelto il trasloco come metafora del cambiamento?
«Quando mi sono messo a scrivere avevo da poco traslocato, iniziando tra l'altro una convivenza.
Un grosso cambiamento nella mia vita. Considerato il tema del concorso, non ci ho pensato troppo
e ho scritto di un trasloco, anche se la scena in sé si svolge tutta durante una cena fra amici che
segue un trasloco e non durante il trasloco stesso».
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