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dispensa educare alla voce
a cura della logopedista Rosanna Martino
Seminario/Laboratorio sull’Educazione
Vocale
11 Febbraio 2012
Art Village
La voce:
La produzione vocale è un fenomeno complesso che coinvolge più organi e può
essere inteso come un segnale sonoro prodotto dalla vibrazione delle corde vocali. È
il prodotto fondamentale del segnale laringeo, è la produzione di un segnale
complesso quasi periodico a livello delle corde vocali (segnale vocale laringeo)
presente nelle vocali e nelle consonanti sonore,e non nelle sorde.
Voce, lo specchio dell'animo
E' il risultato di un meccanismo complesso e affascinante che coinvolge tre organi
Che cos'è la voce? "E' qualcosa che facciamo e non qualcosa che abbiamo" afferma
Franco Fussi, foniatra con una passione per la voce che va al di là della sua
professione. Se riflettiamo su questa definizione, che ha basi fisiologiche, possiamo
anche comprendere che è proprio questa sua caratteristica, di farla, a renderla capace
di
esprimere
le
nostre
emozioni.
Emozioni. La qualità della voce diviene più acuta ed aspra se siamo arrabbiati, più
profonda e morbida se innamorati, trema per un'emozione improvvisa. E dà gioia o
commozione se si trasforma in canto. La voce testimonia il nostro stato d'animo: è
dunque essa stessa emozione? "La voce esprime le nostre emozioni e in questo senso
dobbiamo considerarla uno dei più importanti mezzi di comunicazione non verbale"
interviene Luigi Anolli, docente di Psicologia della comunicazione all'Università
Cattolica di Milano. "Fateci caso: indipendentemente dal significato delle parole la
voce assume tono, ritmo e intensità diversi che tradiscono il nostro stato d'animo in
quel
momento".
Il meccanismo. La voce è dunque anche emozione, ma in primo luogo è il risultato di
un meccanismo complesso e affascinante. "Dal punto di vista fisiologico - spiega
Franco Fussi - la voce è il risultato di un comportamento, relativo alla messa in
rapporto di tre organi che lavorando insieme portano al prodotto vocale.
Paragoniamola a una macchina: l'apparato respiratorio è il fornitore di benzina, la
laringe è il motore, la cavità di risonanza è il carburatore che permette di esaltare la
prestazione del motore. La voce, in quanto comportamento, è anche suscettibile di un
apprendimento a cui cooperano tutte le tecniche previste dalla didattica in campo
artistico
ma
anche
in
campo
logopedico".
La salute. Se tutto funziona bene è possibile ottenere il massimo del risultato con il
minimo dispendio energetico e senza alcun disturbo. A volte invece bastano le
inevitabili grida durante una lite a comprometterne la salute. Segno che la "macchina"
è stata male utilizzata nel corso di un abuso vocale, pretendendo il massimo della
prestazione in condizioni non ideali. "Molte persone usano male la propria voce e
questo nel tempo può determinare disturbi dapprima funzionali ed in seguito vere e
proprie patologie dell'organo vocale. E' anche vero che alcuni soggetti possiedono
una predisposizione congenita che istintivamente li porta a utilizzare meglio la voce,
cosa che giustifica ad esempio come alcuni cantanti raggiungano gradi di eccellenza
tecnica vocale dopo pochissimi anni di studio". Ma questa abilità si può anche
apprendere: esercizi di fonazione guidati da un logopedista, per il parlato, o da un
maestro di canto, per il canto, possono aiutarci a utilizzare meglio la nostra voce.
Il funzionamento
Un sistema basato su 4 corde, due vere e due per le necessità
Le responsabili della voce sono le corde vocali: ne abbiamo quattro, due vere,
utilizzate
nella
normale
fonazione,
e
due
false.
Le false. Le false, chiamate anche bande ventricolari, sono due gruppi muscolari
situati sopra e ai lati delle due corde vere. Non sono coinvolte durante la fonazione
normale, a meno che non vi siano atteggiamenti forzati o pressati da parte di chi parla
(nel qual caso subiscono un incremento di massa e mostrano una certa attività
contrattile) ma possono supplire o vicariare la mancanza di adduzione o
avvicinamento delle corde vocali vere fra loro, qualora esistano problemi alla corde
vere, come ad esempio nelle paralisi o dopo interventi di cordectomia.
Le vere. Le corde vocali vere sono costituite da un legamento di fibre collagene ed
elastiche, rivestito da una mucosa. L'onda sonora è generata per effetto dello
scivolamento della mucosa sul legamento sottostante. Ma in che modo si riesce ad
attivare questo meccanismo? "Il passaggio dell'aria espirata incontra un ostacolo
offerto dall'avvicinamento, sulla linea mediana, delle due corde vocali" spiega Franco
Fussi, responsabile Centro Audiologico Foniatrico della Usl di Ravenna e consulente
del Teatro Comunale di Bologna e dell'Accademia d'Arte Lirica di Osimo e di
Martina Franca. "Si crea così una pressione sotto le corde vocali che è responsabile
della messa in vibrazione delle corde stesse attraverso la generazione dell'onda
mucosa della superficie cordale. Dallo stato di tensione delle corde stesse e dal grado
di pressione sottoglottica dipende il numero di vibrazioni al secondo che determina
l'altezza
del
suono
emesso:
la
nota".
Alti e bassi. Se il suono è di tonalità grave il numero delle vibrazioni è basso; se il
suono è acuto il numero di vibrazioni è elevato, perché aumentano la tensione e
l'allungamento delle corde vocali. La voce umana varia lungo un'estensione che si
situa tra un minimo di 60 vibrazioni al secondo, che corrispondono al do grave della
voce di basso, alle 1.570 vibrazioni al secondo del sol sovracuto di un soprano di
coloratura! Ne deriva che le voci acute (soprani, tenori, bambini) sono più a rischio
perché quanto più la voce viene fatta male, tante più saranno le possibilità di ripetuti
"scontri"
dei
bordi
liberi
delle
corde
con
conseguenti
lesioni.
Canto e parlato. Che differenza c'è tra canto e parlato? "Nel parlato la voce si muove
su pochi toni, mediamente una quinta musicale, e nell'estremo inferiore
dell'estensione personale del soggetto; mentre nel canto l'estensione è appunto più
ampia, mediamente di almeno due ottave. Nel canto inoltre si devono rispettare i
valori ritmici e musicali, l'intonazione, mentre nel parlato non esistono problemi di
intonazione e la prosodia è più libera, in quanto le inflessioni melodiche o di intensità
sono correlate unicamente alle intenzioni comunicative del parlante o a caratteristiche
prosodiche regionali".
Comunicare
Stessa frase emozioni diverse
Toni e intensità cambiano il significato verbale
Luigi Anolli e Rita Ciceri in "La voce delle emozioni" (edito da Franco Angeli nel
1997) hanno esplorato le emozioni che la voce riesce a trasmettere: gioia, tristezza,
paura, collera, disprezzo e tenerezza. Nel libro, frutto di una ricerca durata tre anni,
gli autori propongono una lettura nuova: "Ciò che emerge - spiega Anolli - è che la
voce è un sistema di comunicazione autonomo, indipendente dal significato delle
parole che diciamo. In questo senso può quindi essere definito mezzo di
comunicazione non verbale. Anche la frase più neutra, come ad esempio "Non è
possibile, non ora" assume sfumature differenti a seconda di come viene detta. Il suo
significato cambia in relazione all'emozione che la anima". Provate anche voi a dirla:
prima con il tono seccato di chi è arrabbiato, come un capo a un collaboratore che lo
importuna nel momento sbagliato, e poi con il tono dolce che usereste nei confronti di
vostro figlio che pretende di giocare mentre invece è il momento di andare a tavola.
La differenza si sente! "La frase è stata interpretata secondo le diverse emozioni e nel
corso dell'indagine abbiamo chiesto a 200 persone di riconoscere quella
caratterizzante. Il 65% del campione è riuscito ad individuare senza difficoltà ognuna
delle emozioni. Tra tutte le più immediatamente riconoscibili sono state quelle
negative: il 77% ha individuato la collera, il 73 la paura, il 70 la tristezza, mentre solo
il 40% del campione è riuscito ad individuare la tenerezza".
Sfumature. Come interpretare questi dati? Siamo naturalmente attrezzati per
riconoscere le emozioni negative, perché espressione o segnale di un possibile
disagio? O ci sono emozioni più chiare di altre? "Gli errori dipendono in minima
parte dalla casualità - risponde Anolli - mentre sono fortemente influenzati dalla
confusione che le emozioni possono generare: il limite tra tristezza e dolore può
essere molto sottile così come quello del disprezzo con la collera. E' facile sbagliare:
sono errori sistematici di categorie di confine". Possiamo quindi affermare che la
voce è uno strumento estremamente potente perché esprime tutte le situazioni
emotive,
tutte
le
sfumature
delle
emozioni.
Ma ecco secondo la ricerca, quali sono i principali profili della voce che esprime le
diverse
emozioni.
Collera. Ha un tono alto, una forte intensità e un'assenza di pause perché la voce
viene buttata fuori di colpo. La voce di chi si arrabbia è tesa e piena.
Gioia. E' la voce di chi sta bene, con un tono tendenzialmente alto, voce ampia, piena
perché ha anche un'intensità elevata ed è abbastanza modulata, con un ritmo con dei
contorni arrotondati. La risonanza è bilanciata ed esprime proprio lo stato di chi sta
bene.
Paura. E' sottile, molto sottile, il tono è acuto, oltremodo tesa; è una voce stretta,
stretta perché trema. Esprime l'incapacità di far fronte alla minaccia.
Tristezza. Ha un tono basso, un'intensità modesta, il ritmo è lento. E' rilassata ma
stretta:
è
la
voce
di
chi
è
impotente,
sopraffatto.
Disprezzo. Ha alcune caratteristiche tipiche: la più evidente è la segmentazione delle
sillabe. La voce del disprezzo, pur avendo una velocità normale, suddivide in sillabe.
Tenerezza.
E'
ampia,
distesa,
con
angoli
arrotondati.
Viste le differenze più importanti non possiamo dimenticare che la voce è anche
ironia: infatti è in grado di mostrare il contrasto tra ciò che vogliamo dire e ciò che
diciamo. E' il tono della voce a dare valore linguistico alle parole. Le parole degli
innamorati esprimono amore, desiderio o complicità proprio perché dette in modo
"speciale". Con qualche sorpresa. Se è vero che la voce può essere una potente arma
di seduzione, è altrettanto vero che il tono deve essere quello giusto. "La voce
maschile che seduce non è melensa, con toni bassi, ma al contrario altisonante e
persistente perché esprime il desiderio naturale di mettersi in mostra, di dare
un'immagine di uomo positivo, forte e sicuro" chiarisce Anolli. "Ma la voce del
seduttore deve essere anche capace di cambiare: "dopo la conquista" il tono si fa più
intimo, più profondo per comunicare complicità e condivisione". Se la voce
comunica o tradisce le emozioni, attraverso la voce possiamo "leggere" le emozioni
di chi ci sta accanto. Un'opportunità che in alcuni casi può essere utile. "Riconoscere i
bugiardi ad esempio non è difficile. Le persone che mentono tendono ad alzare il
tono della voce, ad aumentare la pause e interrompono spesso le parole". La voce è
come un'impronta digitale. Strettamente legata all'individuo di cui racconta la storia,
traduce e tradisce le emozioni. La voce "parla", l'importante è saperla "ascoltare".
Quali sono allora le caratteristiche di una bella voce? "Di solito per definire la
bellezza di una voce si utilizzano aggettivi che normalmente sono associati agli altri
sensi: una voce è bella quando è morbida, mutuando dal tatto; o quando è profonda,
una capacità di analisi che normalmente ci dà la vista. Prima di tutto io direi che una
voce è bella quando è intonata. Anche quando si parla si può stonare: ci sono persone
stonate nel parlare e questo le rende poco gradevoli. Ci sono poi voci che non dicono
nulla: mancano di melodia, di ritmo, di toni. Io mi sono dedicato al canto proprio
perché soggiogato dall'armonia della voce: è l'intonazione che mi affascina".
Delfo Menicucci, docente di canto al Conservatorio G.Verdi di Milano
Alterazioni della voce:
lo sforzo vocale provoca una disfunzione che altera le caratteristiche percettive della
voce; tale sforzo alimenta una incoordinazione pneumo-fono-articolatoria;
se prolungato nel tempo, la disfunzione può portare ad alterazione organica: noduli,
polipo, edema di Reinke, ecc…
Come evitare lo sforzo nella fonazione:
• ridurre la distanza con l’interlocutore;
• per esposizioni lunghe assicurarsi di usare la respirazione diaframmatica senza
fonare in apnea;
• moderare l’intensità della voce (volume);
• iperarticolare per facilitare la lettura labiale;
• evitare ambienti con importanti rumori di fondo.
Ovviamente cattive abitudini come il fumo, l’abuso di alcol e la disidratazione,
favorisco lo sforzo vocale.
Come evitare lo sforzo nel canto:
Fare attenzione a:
1. postura:
allineamento di vertice
e
non di Bregma
2. rilassamento della zona collo-spalla-cingolo scapolare
esercizi:
• Spalla dx/sin/entrambe in su (facendola cadere velocemente dopo aver
raggiunto la massima contrazione) X 10
• Rotazione all’indietro spalla dx/sin/entrambe X 10
• Rotazione in avanti spalla dx/sin/entrambe X 10
• Trazione alternata, laterale delle braccia X 10
Trazione alternata, in alto delle braccia X 10
• Trazione alternata, in avanti delle braccia X 10
• Piegare la testa in avanti (realizzando un piccolo doppio-mento percependo la
trazione dei mm cervicali) X 10
• Piegare la testa indietro (tenendo le arcate dentali semi-aperte) X 10
• Piegare la testa a destra X 10
• Piegare la testa a sinistra X 10
• Ruotare la testa guardando verso destra X 10
• Ruotare la testa guardando verso sinistra X 10
• Rotazione completa della testa (alternata, prima verso destra e poi verso
sinistra) X 10
Postura da mantenere durante lo stretching
3. respirazione diaframmatica:
Nella inspirazione tranquilla il diaframma si contrae spostandosi verso il basso.
Nella sua escursione incontra i visceri contenuti nell’addome, i quali gli
oppongono una resistenza che è proporzionale al tono della parete muscolare
addominale. Nelle fasi immediate della respirazione, l’azione dei mm
intercostali esterni può mantenere espanso il torace nel suo perimetro inferiore,
trattenendo verso il basso il muscolo diaframma, così che il suo ritorno allo
stato di riposo può venire ritardato relativamente alle esigenze fonatorie,
parallelamente alla contrazione pilotata degli intercostali. Nelle fasi successive
della espirazione la contrattura attiva della muscolatura addominale è in grado,
invece, di esercitare una spinta a rientrare della parete che, riposizionando i
visceri, guida il diaframma nella sua risalita.
Allenarsi in posizione supina e verticale per automatizzare la respirazione
diaframmatica:
È bene ricordare che:
La respirazione toracico-diaframmatica è la migliore dal punto di vista
funzionale, MA fisiologicamente è presente solo durante :
sonno;
rilassamento psicofisico;
veglia tranquilla.
In situazioni diverse da queste, quali possono avverarsi in corso di sforzo
fisico, in condizioni di stress psichico o in situazioni emotivamente colorate,
tale respirazione è fisiologicamente sostituita da modalità alternative di
rifornimento, in grado di far fronte meglio alle esigenze del momento.
Basti pensare a situazioni di ansia, paura, euforia, o durante attività fisica e
fonazione.
4. appoggio e sostegno:
Al termine di una inspirazione il torace si trova in una situazione di massimo
disequilibrio, le coste, spinte dalla contrattura attiva muscolare, allo spegnersi di
quest’ultima tendono a riprendere la posizione originaria con un movimento veloce.
Tale decremento del volume della gabbia è accompagnato da un’uscita rapida
dell’aria inspirata. Ciò dà origine una fonazione di durata limitata. Questo evento
fisiologico può essere svantaggioso ogni volta che si deve produrre una fonazione
prolungata o esordire con livelli di intensità moderati.
Il sostegno respiratorio è l’incremento della pressione intraddominale a opera della
contrattura attiva della muscolatura di parete: facilita e guida la risalita
diaframmatica, rendendo possibile il controllo sulla pressione sottoglottica,
soprattutto nelle fasi finali della espirazione. L’esercizio di tale contrattura richiede
un allenamento costante e prolungato, perché, anche se non antifisiologica, questa
modalità di utilizzo della muscolatura non è consueta nella pratica quotidiana e va
ricercata, appresa, esercitata ed automatizzata.
Inspiro - sospensione piena – espiro - sospensione
vuota
Inspiro - sospensione piena-fuori uno – sospendo fuori due - sospendo- fuori tre - sospensione vuota
Inspiro - sospensione piena – contraggo –
decontraggo – espiro - sospensione vuota
Inspiro - sospensione piena-fuori uno- sospendo,
contraggo e decontraggo - fuori due- sospendo,
contraggo e decontraggo- fuori tre- sospensione
vuota
Inspiro – sospensione piena – espiro sfumando i tre
gradini in un unico atto espiratorio mantenendo
costante la contrazione – decontraggo –
sospensione vuota
Inspiro – sospensione piena – espiro con
contrazione – decontraggo ma non totalmente –
sospensione vuota- inspiro mantenendo la
contrazione minima
L’appoggio respiratorio è una modalità di controllo espiratorio mediante la quale,
mantenendo la contrazione degli intercostali esterni e del dentato posteriore, viene
volontariamente rallentata la risalita diaframmatica. Si esercita in questo modo un
controllo volontario sulla durata dell’espirazione (che aumenta) e sulla pressione
sottoglottica (che rimane a livelli molto contenuti anche all’esordio di espirazione
facilitando, le emissioni in pianissimo).
La stabilizzazione verso il basso del diaframma e il suo trattenimento generano,
infatti, la sensazione di possedere una base sicura sulla quale appoggiarsi nella
gestione volontaria dell’espirazione. Il trattenimento del diaframma con contrattura
dell’intercostale esterno è sperimentata a termine inspirazione quando si vuole
trattenere il fiato o prepararsi a un colpo di tosse o resistere a uno starnuto.
Associare alla contrazione in sospensione piena
un lieve rientro della parete addominale
5. riscaldamento vocale:
non è la sola pratica di emissione di vocalizzi ma riguarda la preparazione atletica
di tutto il corpo, attraverso tappe che vanno a saggiare concentrazione,
meccanismi respiratori, rilassamento muscolare (quindi gli elementi fondamentali
per il canto esaminati finora) e prontezza dell’intonazione ed agibilità
dell’estensione.
Gli esercizi di riscaldamento vocale aumentano la viscosità delle corde vocali,
favorendo così la stabilità dei toni acuti, facilitando l’oscillazione dell’onda
mucosa con l’azione della pressione sottoglottica.
Eseguire scale e arpeggi partendo dai toni centrali della propria estensione, salire
fino ai toni più acuti, tornare sui toni centrali.
NON INTERROMPERE MAI SENZA ESSERE TORNATI AI TONI
CENTRALI;
Il trillo linguale o labiale (rrrrrrrrr,trrrrrrr,brrrrrrr), i “muti” (vocalizzi a labbra
chiuse), l’utilizzo di emissioni nasalizzate ( /ng/ o /n/ ), i vocalizzi con
arrotondamento e protrusione moderata delle labbra, condotti su glissati, scale o
arpeggi, e su tutta l’estensione vocale, inducono un adeguamento della funzione
respiratoria in termini di rapidità di sostegno respiratorio. In questo modo si
riducono le forze esercitate direttamente e medialmente sulle corde vocali, le quali
vibrano solo su sul loro bordo libero verificando le “posizioni” senza “stringere la
gola” e senza dar subito “volume” in registro pieno e tonificando in lunghezza le
corde stesse.
L’uso di intensità vocali elevate, scarsa umidità dell’aria e l’esecuzione da seduti
sembrano essere fattori non favorevoli ad un corretto riscaldamento vocale.
Evitare il danno vocale da reflusso gastroesofageo:
Il reflusso gastroesofageo è causato dalla risalita di materiale gastrico oltre lo sfintere
esofageo superiore, si accompagna perciò a pirosi gastrica e dolore interscapolare e
può causare esofagiti. L’acido che risale, a contatto con la corde vocali, può dare
luogo a laringiti da reflusso che causano disfonia.
Il materiale gastrico che risale lungo l’esofago non necessariamente presenta
consistenza solida o liquida, ma può presentare forma gassosa, facilitando un reflusso
silente e quindi riconoscibile proprio grazie ai sintomi che ne conseguono.
NORME IGIENICHE PER I SINTOMI DA REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO
1. Inclinare il letto: usare un cuscino doppio o, meglio, porre degli spessori (10-15
cm) sotto il materasso o i piedi del letto, a livello della testa
2. Modificazioni dietetiche: ridurre il peso corporeo se si è in sovrappeso. Evitare
cibi che riducono la pressione dello sfintere esofageo inferiore, alterano lo
svuotamento gastrico o alterano la mucosa (cioccolata, menta, caffè, cipolla,
pomodoro, cibi ricchi di grasso); evitare il fumo e l’eccessivo consumo di
alcool. Evitare pasti molto abbondanti, meglio pasti piccoli e frequenti; evitare
di alimentarsi poco prima di coricarsi o addirittura a letto. Una breve
passeggiata dopo i pasti può essere utile ad accelerare la digestione
3. Evitare, se possibile, farmaci che possono indurre o aggravare il reflusso
(teofillina, calcio-antagonisti, progesterone, FANS)
4. Evitare quei movimenti che aumentano la pressione addominale (flessioni del
busto, esercizi per gli addominali, body-bulding, sollevamento pesi) e gli
indumenti o le cinture molto strette
ALIMENTI CONSENTITI
LATTE E FORMAGGI: formaggi freschi e magri, latte totalmente o parzialmente
scremato.
MINESTRE: brodo vegetale, zuppa di verdura.
CARNE – PESCE: vitello, manzo, coniglio, tacchino, pollo senza pelle, pesce fresco
o surgelato, agnello (cucinati ai ferri, allo spiedo, bolliti).
AFFETTATI: prosciutto crudo o cotto molto magri, bresaola.
UOVA: alla coque, in camicia.
FRUTTA: fresca di stagione, meglio se senza buccia, cotta o cruda.
DOLCIUMI: budini al latte, biscotti secchi, miele, marmellate e gelatine di frutta,
zucchero, dolci preparati in casa.
BEVANDE: acqua minerale non gassata, tisane di erbe.
CONDIMENTI: olio extra vergine di oliva.
ALIMENTI DA EVITARE
LATTE E FORMAGGI: formaggi molto grassi e piccanti, latte intero.
MINESTRE: brodo di carne o di dado.
CARNI: maiale grasso, fritture, salse, carni grasse o affumicate, carni sott’olio, salse
di carne, sughi confezionati.
INSACCATI: tutti.
VERDURA: pomodori crudi, salsa di pomodoro.
LEGUMI: tutti.
FRUTTA: agrumi.
UOVA: fritte o sode.
DOLCIUMI: di pasticceria con creme e liquori, cacao, dolciumi industriali in genere.
BEVANDE: tè, caffè, liquori, bibite gassate, succhi in genere.
CONDIMENTI: burro, strutto, margarina, dado.
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