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Alla ricerca dei nomi perduti

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Alla ricerca dei nomi perduti
Alla ricerca dei nomi perduti
Corso propedeutico di
“Cammino nelle orme dei miei antenati.
I miei antenati camminano nelle mie orme.
Cammino nelle orme di tutti gli esseri viventi.
Tutti gli esseri viventi camminano nelle mie orme.
Cammino nelle orme delle future generazioni.
Le future generazioni camminano nelle mie orme”
MANTRA BUDDISTA
A cura di Clemente Suardi
a cura di Clemente Suardi
1
La parola “genealogia” deriva dal greco gheneà = gente, razza e loghìa= trattato/discorso
e il suo significato è “trattato sulla gente” cioè lo studio delle generazioni riguardanti una
famiglia, la scienza che indaga l’ascendenza dei singoli individui nel tempo
È la scienza che studia i rapporti di parentela, con particolare riguardo alle discendenze e
ascendenze, al fine di stabilire la storia interna di una famiglia quale risulta dal suo albero
genealogico, cioè dal complesso dello stipite comune e delle sue ramificazioni.
Può essere considerata una scienza esatta in quanto si fonda su procedimenti metodologici di
indagine storica, a partire da documenti e prove cartacee.
Il suo studio, infatti, si evolve metodologicamente attraverso la ricerca e la cognizione di
precisi documenti, i quali, pur avendo natura varia, rendono certa la ricostruzione del filo
naturale e genetico tra più individui legati da un capostipite comune.
La “genealogia ascendente” è la ricerca degli antenati partendo dalla persona interessata e
continuando con i suoi genitori per poi proseguire con i nonni, i bisnonni, i trisavoli fino ad
arrivare al più lontano antenato di cui sia possibile recuperare le informazioni, che diventa il
capostipite. Un tipo di ricerca ascendente è quella così detta “per quarti”, ovvero la ricerca di
tutte le famiglie degli avi, comprese quelle “al femminile”. Si tenga presente che il numero degli
avi cresce in modo esponenziale raddoppiando ad ogni generazione: si avranno due nonni,
quattro bisnonni, sedici trisavoli, trentadue quadrisavoli e sessantaquattro quintisavoli.
La “genealogia discendente” parte da un comune capostipite e procedendo verso il basso si
prefigge la ricerca di tutti i suoi discendenti, sia diretti che collaterali. Questa ricerca è per
sua natura difficile poiché se non si è certi che il capostipite sia il proprio antenato, si rischia
di perdersi tra le omonimie delle famiglie.
GENEALOGIA E DIRITTO
•
•
•
•
•
Nella società attuale la genealogia ha rilevanza giuridica solo nell’ambito del diritto
di successione, considerato che é necessaria l’identificazione di tutti gli eredi per la
divisione dei beni.
Esiste anche una relazione stretta della Genealogia con il Diritto Internazionale,
soprattutto per quanto riguarda l’ottenimento della nazionalità di un Paese.
Le diverse legislazioni contemporanee adottano criteri differenti per la distinzione dei
connazionali. Questi criteri sono il “jus soli” ed il “jus sanguinis”.
Col primo sistema, tutti coloro che nascono nel territorio di una Stato acquistano la
nazionalità dello Stato stesso; col secondo invece, i figli acquistano la nazionalità
dell’ascendente diretto, non importando il luogo di nascita.
Il discendente di persona naturale di un paese che adotta il sistema “jus sanguinis”,
come l’Italia diventa un ricercatore nel campo della Genealogia per provare la parentela
con l’ascendente, a partire dal momento in cui nasce il suo interesse all’acquisto
della nazionalità di quell’antepassato. Cosi possono richiedere il riconoscimento
della cittadinanza italiana i figli, i nipoti e i bisnipoti di italiani con discendenza in
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a cura di Clemente Suardi
linea maschile. Coloro la cui discendenza é in linea femminile, possono acquistare la
nazionalitá solo nel caso che siano nati a partire dal 01-01-1948;
PARENTELA
Il termine “parentela” sta ad indicare il vincolo che accomuna i discendenti di una stessa
persona, i suoi figli, i nipoti, i pronipoti e così via. Parentela è la derivazione latina di “parere”
che tradotto significa “generare”. Già allora, i latini, chiamavano parentes i genitori e parens
i progenitori.
La parentela può essere:
– In linea retta per persone che discendono per procreazione. In questo caso si
distingue in linea:
• diretta discendente: è il legame fra padre e figlio, figlio e nipote, nipote e
pronipote, e così via;
• diretta ascendente: è il legame fra il figlio e il padre, il padre e il nonno, e così
via;
– In linea collaterale: è il legame di chi ha un antenato in comune pur non
discendendo direttamente secondo un legame padre-figlio; per esempio, due cugini,
figli di fratelli dello stesso genitore
La parentela acquisita è l’affinità: si crea, tramite un matrimonio, con i parenti dell’altra
famiglia. Gli affini non hanno alcun legame di consanguineità.
Marito e moglie non sono parenti ma coniugi, per cui tra loro intercorre un legame di
coniugio
Presupposto della parentela è la procreazione.
In caso di più figli si distingue tra primogenito e ultrageniti (o ultrogeniti); in passato si
contavano solo i maschi in quanto le femmine nate prime non avevano alcun privilegio.
La civiltà patriarcale attibuiva alla primogenitura le prerogative maggiori; per questo
esisteva una linea primogenitale maschile che contemplava tutti i discendenti in base alla
primogenitura maschile. Se un individuo aveva figli da diverse mogli questi si distinguevano
in “figli di primo letto”, “di secondo letto” a seconda che erano nati dalla prima o dall
seconda moglie.
I figli nati dalla stessa coppia si dicono bilaterali o germani (dal latino germen germoglio).
I fratelli che hanno in comune un solo genitore sono detti unilaterali oppure nel linguaggio
comune fratellastri e sorellastre.
Se hanno in comune solo il padre si dicono fratelli consanguinei in quanto derivano dalla
stessa stirpe e portano lo stesso cognome
Se hanno in comune la madre si dicono fratelli uterini.
I figli di un vedovo sono per il nuovo coniuge figli d’acquisto o figliastri e per essi lui è il
a cura di Clemente Suardi
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patrigno (o la matrigna)
I figli nati da una relazione extraconiugale si dicono adulterini o solo naturali; se venivano
riconosciuti dal padre si dicevano legittimati. Tutti i figli nati nel matrimonio oltre che naturali
sono anche legittimi.
La parentela è misurata per gradi
Escludendo la persona interessata si contano le generazioni, che seguono o che succedono, e
per ognuna di loro si calcola un grado.
Secondo il diritto romano ogni generazione è un grado e quindi due fratelli distano due gradi
e i loro figli quattro.
Secondo il diritto canonico (fino al 1983) ogni generazione è un grado ma tra due fratelli vi è
un solo grado di differenza, i loro figli erano parenti in secondo, i figli di questi in terzo. Nel
caso della parentela collaterale si contavano le generazioni successive sul ramo più lungo; zio
e nipote erano parenti in secondo grado diseguale oppure in secondo grado misto al primo.
Per quel che riguarda la legge civile, essa non riconosce oltre il sesto grado di parentela. (art.
77 e 572 cc)
Il sistema di conteggio dei gradi della parentela si è uniformato, tra Chiesa e Stato, solo nel
1983 in forza del Canone n° 108, con la prima che ha adottato definitivamente il sistema
civile
COGNOME
Per cognome s’intende il nome di famiglia alla quale un individuo appartiene e che si
tramanda per via patrilineare ovvero di padre in figlio.
L’uso del cognome cominciarono a farlo i Romani negli ultimi secoli della Repubblica quando,
al nome unico dei cittadini aggiunsero altri elementi e passarono alla formula dei tre nomi, i
cosiddetti triaa nomina.
Il prenomen è paragonabile al nostro nome di battesimo;
Il nomen indicava la gens uguale per tutti gli appartenenti della famiglia e veniva trasmesso
di padre in figlio (il nostro attuale cognome) La gens è il clan, cioè l’insieme di tutti quanti
discendono da una stessa origine comune.
Il cognomen precisava il ramo della gens cui la persona apparteneva. Una sorta di
identificativo di famiglia, per orientarsi fra ceppi diversi
Per diversificare ancor meglio una persona dall’altra, in qualche caso, si aggiungeva anche
una sorta di soprannome, l’agnomen che faceva riferimento a caratteristiche fisiche oppure
a fatti che avevano caratterizzato la loro vita o a nomi di popoli che avevano vinto o di
campagne militari vittoriose o al loro luogo di provenienza e così via.
con la caduta dell’Impero romano (476 d.C) tutto ciò andò in disuso: le famiglie si ritrovarono
a non aver nessun appellativo che le distinguesse e si tornò ad identificare le persone da un
solo nome .
I primi cognomi appaiono in Italia nel IX secolo, poi man mano il fenomeno si diffonde sempre
più, fino ad arrivare, in epoca rinascimentale, ad essere utilizzato dalla popolazione.
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a cura di Clemente Suardi
La diffusione del cognome tra gli anni 1000 e 1200, è dovuta in particolare modo alla forte
crescita demografica e all’accentramento urbano caratteristico di questo periodo che resero
indispensabile un sistema di denominazione fondato non più solo sul nome individuale.
A sorreggere e potenziare questa tendenza contribuisce anzitutto il patrimonio, immobiliare
e mobiliare, teso a regolare la vita dei singoli nella collettività e a dare prestigio politico ed
economico alla discendenza.
Un buon contributo all’uso del cognome lo dettero anche i notai che, preoccupati di evitare
ogni possibile confusione sulla identità delle persone chiamate in causa, tesero a ufficializzare
i vari soprannomi e a moltiplicare i riferimenti alla discendenza paterna
Il periodo di massimo sviluppo per la formazione dei cognomi va dal XIII al XV secolo mentre
prima e dopo, lo sviluppo fù estremamente variabile.
La trasmissione del cognome per via paterna divenne obbligatoria in Italia solo dopo il
Concilio di Trento (1545-1563)
In teoria possiamo incominciare a parlare di cognomi stabili e fissati, così come li conosciamo
oggi, soltanto dopo l’Unità d’Italia, con la creazione delle anagrafi comunali, e l’affermazione
di istituzioni e procedure amministrative che ne hanno comportato e sancito per legge
l’obbligo
Nel XVII-XVIII secolo, inoltre, non solo cessò la tendenza alla neo formazione di altri cognomi
ma anzi iniziò la tendenza contraria che diverrà sempre più forte specie quando le leggi degli
PROSPETTO PARENTI E AFFINI FINO AL 4° GRADO
Gradi
1°
Parenti in
linea retta
Padre, madre e
figli
Parenti in linea
collaterale
Affini*
Suoceri con generi e nuore
----------
2°
Nonni e nipoti
Fratelli e sorelle
I cognati**
3°
Bisnonni e
pronipoti
Zii e nipoti da fratelli o Moglie dello zio, marito della zia,
sorelle
moglie del nipote e marito della
nipote
4°
Trisavi e
trisnipoti
Prozio*** o prozia e
pronipote da fratello o
sorella; cugini figli di
fratelli o sorelle
Moglie del pronipote e marito
della pronipote; moglie del prozio
e marito della prozia; marito della
cugina e moglie del cugino.
* Non c'è affinità tra consuoceri.
** Il coniuge del cognato non è affine né sono affini tra loro i mariti di due sorelle.
*** Prozio è il fratello del nonno.
a cura di Clemente Suardi
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La parentela e i corrispondenti
Quadrisavo,
bisarcavolo,
atavo
STIPITE
sorella
del
trisavo
(amita
fratello
del
trisavo
(patruus
proprozia
(amita
maior,
pro-prozia
(patruus
maior,
prozia
(amita
prozio
(patruu
s
cugini
(patrueles
cugini
(patrueles
zia
(amita
zio
(patruus
cugini
(amitini
cugini
(patrueles
Trisavo,
arcavolo,
abavo
Bisavo,
bisnonno
proavo
(proavus
Nonno,
avo
(proavus
Padre
(pater
fratello
(frater)
nipote
collaterale
o ex fratre
STIPITE
Madre
(mater)
fratello
del
trisavo
(avunculus
sorella del
trisavo
(matertera
maxima)
pro-prozio
(avunculus
maior,
proavunculus
pro-prozia
(matertera
maior
promatertera
prozio
(avunculu
s
prozia
(matertera
magna)
cugini
(patrueles
cugini
(patrueles
prozio
(avunculu
s
prozia
(matertera
magna)
cugini
(consobrini
cugini
(consobrini
Io
(Ego
figlio
(filius)
sorella
(soror)
figli
a
pronipote collaterale
Abiatici
o ex fratre
(pronepos ex fratre)
nipote ex filio
(aviaticus, nepos ex filio
nipote
collaterale
o ex sorore
pronipote collaterale
o ex sorore
(pronepos ex sorore)
nipote ex filia
(aviaticus, nepos ex
Pronipoti
diretto
(pronepos ex
ex filia
(pronepos ex
Trisnipot
6
diretto
(abnepos
ex filia
(abnepos
a cura di Clemente Suardi
Tavola delle parentele e delle affinita’
Trisavolo del trisavolo
(8°)
Bisnonno del trisavolo
(7°)
Nonno del trisavolo
(6°)
Padre del trisavolo
(5°)
Trisavolo
(4°)
Bisnonno
(3°)
Nonno
(2°)
Prozio/a
(4°)
Zio/a
(3°)
Cognata
Fratello
(2°)
Nipote
(ex fratre)
(3°)
Pronipote
(ex fratre)
(4°)
Cognato
Primi
cugini
Secondi
cugini
Prozio/a
(4°)
Padre/Madre Zio/a
(2°)
(3°)
Sorella
(2°)
Suocero/a
SOGGETTO BASE
Nipote
(ex sorore)
(3°)
Pronipote
(ex sorore)
(4°)
MOGLIE
Cognato/a
Figlio
(1°)
Nipote
(2°)
Pronipote
(3°)
a cura di Clemente Suardi
7
IT
FR
UK
DE
ES
Avolo
Aïeul
Grandparent
Ahnen
Abuelo
Bisnonna
Arrière grand-mère
Great grandmother
Urgro(ss)muter
Bisabuela
Bisnonno
Arrière grand-père
Great grandfather
Urgro(ss)vater
Bisabuelo
Pronipote
Arrière petite-fille
Great granddaughter
Urgro(ss)enkelin
Bisnieta
Pronipote
Arrière petit-fils
Great grandson
Urgro(ss)enkel
Bisnieto
Cognato
Beau-frère
Brother-in-law
Schwager
Cuñado - Hermano politico
Suocero - Patrigno
Beau-père
Father-in-law
Schwieger
Suegro - Padre politico
Suocera - Matrigna
Belle-mère
Mother-in-law
Schwiegermutter
Suegra - Madre politica
Cognata
Belle-sœur
Sister-in-law
Schwägerin
Cuñada - Hermana politica
Bisavolo
Bisaïeul
Urgro(ss)vater
Bisabuelo
Nuora - Figliastra
Bru - Belle-fille
Daughter-in-law
Schwiegertochter
Nuera - Hija politica
Cugino
Cousin
Cousin
Vetter
Primo
Cugino germano
Cousin germain
Cugina
Cousine
Cousin
Kusine
Prima
Moglie - Sposa
Femme - Epouse
Wife
Gattin
Mujer - Esposa
Figlia
Fille
Daughter
Tochter
Hija
Figlioccio
Filleul
Godson
Patenkind
Ahijado
Figlioccia
Filleule
Goddaughter
Patenkind
Ahijada
Figlio
Fils
Son
Sohn
Hijo
Fratello
Frère
Brother
Bruder
Hermano
Genero - Figliastro
Gendre - Beau-fils
Son-in-law
Schwiegersohn
Yerno - Hijo politico
Nonna
Grand-mère
Grandmother
Gro(ss)mutter
Abuela
Prozio
Grand-oncle
Granduncle
Nonno
Grand-père
Grandfather
Prozia
Grand-tante
Grandaunt
Marito - Sposo
Mari - Epoux
Husband
Gatten
Marido - Esposo
Madrina
Marraine
Godmother
Patin
Madrina
Madre
Mère
Mother
Mutter
Madre
Zio
Oncle
Uncle
Onkel
Tio
Genitore-i
Parent(s)
Relative(s)
Verwandte
Pariente - Los padres
Padrino
Parrain
Godfather
Pate
Padrino
Padre
Père
Father
Vater
Padre
Nipotina
Petite-fille
Granddaughter
Enkelin
Nieta
Nipote
Petit-fils
Grandson
Enkel
Nieto
Sorella
Sœur
Sister
Schwester
Hermana
Zia
Tante
Aunt
Tante
Tia
Trisavolo
Trisaïeul
Ururgro(ss)vater
Tatarabuelo
8
Primo hermano - Carnal
Tio abuelo
Gro(ss)vater
Abuelo
Tia abuela
a cura di Clemente Suardi
stati fissarono in modo pressochè immutabile il cognome delle persone segnandone così
l’estinzione per tutte le famiglie senza discendenza maschile.
Il cognome nelle ricerche genealogiche
La ricerca negli archivi porta ben presto a scoprire che il proprio cognome nel tempo ha
subito numerose variazioni.
Per secoli i cognomi sono stati condizionati dalla lingua parlata e non riuscivano a mantenere
una grafia stabile, fino a circa il XVIII° secolo quando si iniziò ad assistere ad un loro
assestamento.
In precedenza alla stregua degli aggettivi poteva capitare ad es. che i cognomi fossero
declinati secondo il genere.
Altri fenomeni ricorrenti erano:
–La sdoppiatura o il raddoppiamento delle consonanti;
–Lo scambio di vocali all’interno del cognome
–Le aferesi (eliminazione di un suono o di una sillaba iniziale) o apocopi (eliminazione
di un suono o di una sillaba finale).
–Il cambiamento di consonanti
Fino al ‘700 i parroci avevano l’abitudine di latinizzare i cognomi
Un altro aspetto è legato all’uso della preposizione Di o De che precede il cognome e lo
integra; in alcuni casi è scomparsoi ed è stato abbandonato in altri è rimasto
Spesso nei registri parrocchiali si assiste ad un uso alternato del cognome o del soprannome
di famiglia che tende ad assumere un riconoscimento pubblico
a cura di Clemente Suardi
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CONSULTARE GLI ARCHIVI
La ricerca genealogica, avendo come scopo fondamentale il ritrovamento dei dati relativi ai
propri antenati, si svolgerà principalmente all’interno degli archivi, alla ricerca delle fonti
disponibili.
Il genealogista deve procedere con deduzioni logiche per cercare di individuare l’evento
successivo di cui cerca la fonte.
Se dovessimo classificare gli atti in ordine d’importanza rispetto alle informazioni che
contengono potremmo adottare questa sequenza:
1. Matrimonio,
2. Battesimo,
3. Morte
Per un genealogista al debutto il modo migliore di procedere per trovare la traccia dei suoi
antenati è fondato sulla consultazione di questi documenti
Gli Archivi di Stato Civile
La prima fase dell’indagine genealogica va condotta attraverso lo studio dei documenti
conservati che permettono di ricostruire le generazioni entro un arco di tempo di oltre un
secolo.
Gli atti dello stato civile (nascita, matrimonio, morte) sono normalmente disponibili a partire
dal 1866. L’ufficio di stato civile del comune di appartenenza conserva quindi i registri di
nascita, di matrimonio e di morte, corredati da indici alfabetici annuali o decennali per ogni
tipologia di atto.
CENNI STORICI
Lo stato civile napoleonico venne istituito con regolamento italico del 27 marzo 1806; rimase
attivo durante tutto l’arco della Dominazione francese fino al 1815. I registri dello Stato civile
Napoleonico sono conservati negli Archivi di Stato.
Il governo austriaco nella graduale sistemazione dell’amministrazione pubblica affidò le
funzioni di Ufficiale di Stato Civile ai parroci in esecuzione della sovrana patente del 20/4/
1815.
La competenza sulla tenuta dei registri dello stato civile ritornò definitivamente all’autorità
municipale con l’unificazione legislativa promossa dal Regno d’Italia; lo stato civile italiano
è stato introdotto nel 1864.
La registrazione dei movimenti demografici fu facoltativa fino al 1871, ma le resistenze dei
comuni si protrassero tanto che una legge del 1906 intimò ai comuni inadempienti di mettersi
in regola entro l’anno successivo.
La normativa relativa alla redazione degli atti prescrive la tenuta di quattro registri annuali
10
a cura di Clemente Suardi
per la trascrizione degli atti di cittadinanza, nascita, matrimonio e morte. E’ inoltre prevista
l’apertura di un registro suppletivo quando quello principale si riveli insufficiente ad
accogliere tutti gli atti prodotti in un anno.
Tutti i registri devono essere tenuti in doppio originale e vidimati, prima dell’uso, dal
presidente del tribunale.
Il 1° gennaio di ciascun anno, l’ufficiale di stato civile verbalizza la dichiarazione di chiusura
dei registri e, dopo aver redatto l’indice alfabetico degli intestatari degli atti, deposita una
copia di tutti i registri presso la cancelleria del tribunale.
La ricerca
Identificato il Comune di residenza dell’antenato che si intende studiare, occorre andare di
persona all’Ufficio Anagrafe. Può essere una buona politica telefonare prima al Segretario
Comunale, il Direttore Generale se c’è o al responsabile dell’Ufficio Anagrafe per concordare
un appuntamento.
Se il Comune è lontano si può scrivere, indirizzando le richieste al Sindaco e per conoscenza
al Responsabile dell’Anagrafe. Specificate che si tratta di ricerche genealogiche a scopo non
legale.
Si può richiedere una ricerca storico-genealogica partendo da un nome certo: costa 2.50 euro
(85.00 se in bollo) per ogni nominativo trovato.
Tenete presente che non è comunque possibile prenderne visione; Infatti anche se nominalmente
i dati dello Stato Civile sono pubblici, non è possibile prenderne visione ma solo richiederne
la relativa certificazione.
REGISTRI
Di cittadinanza Sono appositi registri in cui sono annotate le dichiarazioni dei cittadini in
merito alla loro cittadinanza o nel caso vi sia una rinuncia della stessa; si chiede il “Certificato
di cittadinanza”.
Di nascita (di serie A: Parte Prima che raccoglie le dichiarazioni di nascita nel proprio
Comune di residenza e nella Parte Seconda sono registrati coloro che nascono in un altro
Comune diverso dalla propria residenza; di serie B: Parte Prima che raccoglie le dichiarazioni
avvenute dopo 10 giorni dalla nascita (dichiarazioni tardive) e la Parte Seconda dove sono
registrati i bambini ritrovati, gli atti di riconoscimento o disconoscimento, le adozioni e le
modifiche o aggiunte al cognome.
Di matrimonio Si dividono in due parti con allegato il registro delle pubblicazioni. Nella
prima parte sono indicati i matrimoni celebrati davanti all’ufficiale di stato civile; nella
seconda parte, sezione A, sono trascritti gli atti di matrimonio officiati nel comune davanti a
ministri di culto ammessi dallo Stato. Se il matrimonio viene celebrato in altro comune, l’atto
è trascritto nella sezione B. Nella sezione C sono registrati i matrimoni celebrati dall’ufficiale
di stato civile fuori dalla casa del comune: quelli celebrati per imminente pericolo di vita,
per delegazione, all’estero e le sentenze dichiaranti l’esistenza oppure lo scioglimento del
matrimonio.
Di morte (Parte Prima: dichiarazioni fatte direttamente agli uffici dello Stato Civile; Parte
Seconda, in tre sezioni: A, decessi in luogo diverso dalla residenza del defunto; B, morti
avvenute sempre fuori della residenza del defunto ma in seguito a comunicazione di enti o
altro, come in ospedale o casa di riposo; C, morti all’estero o che non sia possibile riconoscere
a cura di Clemente Suardi
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la salma.
LA SCHEDA ANAGRAFICA
Ogni cittadino ha la sua scheda anagrafica che genealogicamente parlando offre una vera
miniera di informazioni utili. La scheda anagrafica rimane attiva fino a quando la persona è
in vita o non cambia residenza in un altro Comune dopodiché sarà spostata tra gli eliminati,
un apposito schedario che conserva tutte quelle non più attive.
Le voci presenti nella scheda anagrafica sono;
- Cognome, nome e soprannome
- Genitori
- Luogo e data di nascita
- Frazione
- Via e Numero civico
- Stato civile
- Condizione
- Istruzione
- Immigrazione
- Emigrazione
- Morte
- Annotazioni
- Archivio
- Richiamo al foglio di famiglia
IL FOGLIO DI FAMIGLIA
Il foglio di famiglia è ancor più interessante poiché si potranno trovare tutte le informazioni
sui familiari e il loro grado di parentela con il capo famiglia. Le schede ho visto che sono
diverse da comune a comune anche se in linea di massima mantengono le voci principali.
Questa scheda è composta di due parti: il frontespizio e l’interno foglio.
Le voci del frontespizio:
- Numero progressivo del foglio di famiglia
- Data di compilazione del foglio di famiglia
- Precedenti in archivio
- Capo famiglia
- Provenienza
- Luogo di domicilio e residenza
- Dati relativi all’abitazione occupata
- Annotazioni
Le voci dell’interno:
- Relazione di parentela con il capo famiglia
- Cognome e nome
- Sesso
- Paternità e maternità
- Luogo e data di nascita
- Stato civile
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a cura di Clemente Suardi
-
Istruzione
Vaccinazione
Condizione, professione o mestiere
Luogo ed epoca d’ingresso o di provenienza
luogo e data del cambiamento di abitazione, emigrazione, morte
Annotazioni.
CENSIMENTI
l primo censimento della popolazione risale al 1861, data dell’unità d’Italia. Da allora sono
state effettuate quattordici rilevazioni, di cui l’ultima risale al 2001, la sesta dal dopoguerra
e l’ottava effettuata dall’Istat, ovvero l’Istituto Centrale di Statistica (i primi erano realizzati
dalla Divisione di statistica generale esistente presso il Ministero dell`agricoltura. Industria e
commercio; quello del 1921 fu realizzato dal Ministero dell’Economia Nazionale).
Dal 1861 i censimenti si sono susseguiti con cadenza decennale, ad eccezione del 1891 per
difficoltà finanziarie e del 1941 per motivi bellici. Un’altra eccezione è l’edizione del 1936:
una riforma legislativa introdotta nel 1930 stabiliva una periodicità quinquennale. Ma la
periodicità decennale è stata subito ristabilita e rimasta invariata fino ad oggi.
Per il Comune di Milano ( e i cosiddetti “comuni aggregati”, quali Affori, Greco, Bovisa ecc.)
presso l’Archivio Storico Civico- Cortile della Rocchetta-Castello Sforzesco-20121 Milano:
- Registri nascite e matrimoni dal 1801 al 1865
- Registri morti dal 1803 al 1899
Presso l’archivio di deposito del comune (via Grazia Deledda) e l’archivio corrente del comune
(via Larga) inoltrando comunque la richiesta a Comune di Milano-Servizi anagrafici- via
Larga, sono conservati i registri nascite e matrimoni dal 1866 ad oggi e i registri morti dal
1900 ad oggi.
Ricapitolando ….
Quanti volessero recuperare notizie su nascite, matrimoni, morti relative al periodo preunitario
devono rivolgersi rispettivamente:
– agli archivi parrocchiali per gli anni delle varie dominazioni austriache;
– all’Archivio di Stato per gli anni relativi al regno d’Italia napoleonico.
Per l’epoca successiva a partire dal 1866 ci si può rivolgere agli Archivi Comunali e agli
Archivi di stato dove sono stati depositati gli archivi dei tribunali
a cura di Clemente Suardi
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Gli Archivi parrocchiali
Il Concilio di Trento (1545-1563), rese obbligatoria durante la sessione 24ª del novembre
1563 la tenuta dei libri dei battesimi e dei matrimoni. Entrambi avevano lo scopo di servire a
documentare la mancanza di impedimenti (anche la “cognazione spirituale”, cioè il vincolo
che univa battezzato e padrino - oppure un precedente matrimonio) per la celebrazione del
sacramento del matrimonio.
Sino al 1865 i Registri di battesimo, matrimonio e morte sono a tutti gli effetti atti di stato
civile che producono effetti giuridici; in alcune epoche esiste una seconda copia dei registri
che è stata conservata nell’Archivio Storico della Curia Vescovile.
Per iniziare la ricerca …
Il primo passo è quello di localizzare l’archivio parrocchiale dove sono conservati i registri
da consultare.
Tuttavia la costituzione di nuove parrocchie, la modificazione nel tempo delle loro
circoscrizioni territoriali, o la loro soppressione, possono creare dei problemi per quanto
riguarda l’individuazione della località di proseguimento della ricerca.
Per i periodi anteriori alla fondazione della parrocchia è necessario spostare l’indagine
nella parrocchia di riferimento per la circoscrizione in cui all’epoca era inserita la località
interessata.
Nel caso di soppressione della parrocchia l’archivio potrà essere rinvenuto in quello vescovile
della diocesi di appartenenza o nell’archivio di qualche parrocchia collegata a quella
soppressa.
Le prime registrazioni (battesimi, matrimoni, morti e stati delle anime) concernenti le famiglie
di un comune formante una cappellania erano comprese nei libri della Chiesa Matrice.
Dalla seconda metà del ‘500 al ‘700 gli atti venivano solitamente redatti interamente a mano
in lingua latina volgare, ricchi di abbreviazioni paleografiche.
In seguito fino alla
metà ‘800 i dati si trovano scritti in lingua latina e solo successivamente in italiano, ma questo
dipendeva molto dai parroci.
Nelle epoche più antiche c’era una scarsa uniformità nel redigere i vari atti: stesse
informazioni, ma metodi d’archiviazione diversi da parrocchia a parrocchia. Solo dalla prima
metà del ‘800 si iniziò a registrare i vari elementi dei singoli atti secondo un formulario più o
meno dettagliato ed uniforme. Dalla fine del 1800 l’atto è costituito da due parti distinte: una
stampata ed una compilata a mano dall’estensore
I libri parrocchiali sono necessariamente divisi in diversi volumi, comprendenti più anni.
Gli atti contenuti nei libri parrocchiali possono venire liberamente consultati e di essi può essere
richiesta copia - integrale e per estratto - ai parroci competenti. Per accedere all’archivio è
consigliabile farsi rilasciare una lettera di accompagnamento dalla Curia Vescovile
Preliminarmente alla consultazione dei singoli registri è utile avere un’idea della consistenza
complessiva dell’archivio che si sta visionando sia chiedendo notizie all’archivista responsabile
sia verificando l’esistenza di eventuali censimenti che in alcuni casi le diocesi hanno promosso
nelle parrochie del loro territorio.
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a cura di Clemente Suardi
In molti archivi sono presenti degli indici che costituiscono fascicoli a parte o nei registri più
recenti occupano le ultime pagine del volume.
Negli indici più antichi viene seguito il criterio dell’ordinamento alfabetico in base alla iniziale
del nome di battesimo; dal XVIII secolo la classificazione avviene per ordine alfabetico del
cognome, spesso con il rimando al numero di registrazione sul tomo relativo.
LIBRI DEI BATTESIMI
Registrano gli atti di battesimo e non quelli di nascita.
La data del battesimo nella maggior parte dei casi coincideva col giorno della nascita oppure
con il giorno seguente (die ... natum, heri nocte natum, hac mane natum);
La modalità di compilazione dei registri è cambiata nei secoli ma in genere le informazioni
certe che si possono recuperare sono il nome del padre, quello dei padrini di battesimo, del
sacerdote che amministrò il sacramento e ovviamente il nome o i nomi imposti al neonato.
Gli atti sono sempre raccolti in ordine cronologico e con numerazione progressiva
Primo periodo: dalla seconda metà del XVI secolo alla fine del XVII secolo.
In questo periodo più antico gli atti di battesimo sono ostici e scarni di informazioni. Il
contenuto è generalmente il seguente:
– Numero progressivo dei battesimi dell’anno e nome e cognome del battezzato, a sinistra
dell’atto;
– nome del battezzato;
– data del battesimo;
– nome e cognome del padre ed eventualmente del nonno;
– nome della madre (non sempre viene riportato il cognome);
– nome e provenienza del padrino o madrina.
Secondo periodo: il XIX secolo fino all’unità d’Italia.
Gli atti registrati relativi a questi anni sono scritti quasi sempre in lingua italiana e il contenuto
dei libri generalmente è il seguente:
– Numero progressivo dei battesimi dell’anno e nome (o nomi) del battezzato, a sinistra
dell’atto;
– data e ora della nascita;
– sesso del neonato;
– nome, cognome, condizione sociale (professione) ed indirizzo dei genitori;
– Data e parrocchia del matrimonio
– nome e cognome del sacerdote che amministra il battesimo;
– nomi dati al bambino;
– nome e cognome del padrini e la loro parocchia di residenza;
– Firma ( o croce se analfabeti) del padre e dei padrini
– Eventuale nome della levatrice
a cura di Clemente Suardi
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Terzo periodo: dalla fine del XIX secolo ai giorni nostri.
Gli atti registrati relativi a questi anni sono scritti in lingua italiana e il contenuto dei libri
generalmente è il seguente:
– Numero progressivo dei battesimi dell’anno e nome del battezzato, a sinistra dell’atto;
– sesso del neonato;
– data in cui viene presentata la dichiarazione;
– data e ora della nascita;
– nome, cognome, località di nascita e condizione del padre;
– nome del nonno paterno del battezzato;
– nome, cognome, località di nascita e condizione della madre;
– nome del nonno materno del battezzato;
– luogo di abitazione dei genitori;
– nome e cognome del sacerdote che amministra il battesimo;
– nomi dati al bambino;
– nome, cognome, nome del padre e domicilio del padrino;
– nome, cognome, nome del padre e domicilio della madrina.
ALCUNE CURIOSITÀ
In caso di battesimo eseguito in circostanze di grave pericolo di morte (ob perriculum mortis)
del nascituro o della puerpera, da persona cognita (per esempio dalla levatrice), talvolta
ancora prima dall’uscita dall’utero materno, ne è fatta menzione. La cerimonia battesimale
veniva poi effettuata dopo qualche tempo in chiesa, per dare il crisma ufficiale. Se il piccolo
non riusciva a sopravvivere accanto alla registrazione del battesimo veniva apposta una
minuscola croce e questo nei secoli scorsi avveniva assai di frequente.
Anche i figli nati da nubili o vedove venivano menzionati come tali e spesso era specificato
anche il nome del padre, con la formulaa “ex illicito coitu”, “ex damnato thoro”, come
confessato dalla partoriente alla levatrice. Nel Medioevo i cosiddetti figli naturali erano una
cosa normale: il padre dava il suo cognome o patronimico al neonato. Più tardi l’indicazione
del padre viene omessa ed ogni tipo di ricerca dei predecessori si arresta.
I padrini venivano scelti in genere tra i parenti o tra le famiglie con cui si intrecciavano i
rapporti più saldi; in alcuni casi da persona autorevole. Quando i padrini provenivano da altre
località significava che i genitori avevano in quei luoghi rapporti di affari o di parentela.
REGISTRI DEI MATRIMONI (Liber matrimoniorum o sponsalium)
Di norma le nozze erano celebrate nella parrocchia della sposa ed il matrimonio veniva
concordato all’interno del paese e dei paesi vicini; il fatto che il matrimonio venisse registrato
nella parrocchia della sposa rende comunque meno agevole la ricerca.
Secondo i dettami del Concilio di Trento, il parroco era tenuto ad annunciare in chiesa
l’evento, nei tre giorni festivi che precedevano lo sposalizio; lo scopo era quello di dare la
possibilità, a chiunque ne avesse un valido motivo, di sollevare eventuali obiezioni e soli in
assenza di impedimenti il parroco poteva celebrare il matrimonio.
Nell’atto di matrimonio sono indicati gli sposi, molto spesso con l’indicazione dei loro
genitori, i testimoni al matrimonio, il sacerdote officiante e le pubblicazioni fatte in chiesa,
nonché le dispense per gli impedimenti di consanguineità .
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a cura di Clemente Suardi
In epoche antiche i testimoni erano i sagrestani o persone vicine al parroco, perché oltre a
conoscere gli abitanti della parrocchia sapevano scrivere e potevano convalidare il matrimonio
con la loro firma
Primo periodo: seconda metà del XVI secolo fino al XVIII secolo.
Il contenuto del libro generalmente è il seguente:
– Numero progressivo dei matrimoni dell’anno e nome e cognome dei sposi, a sinistra;
– data del matrimonio;
– data delle pubblicazioni;
– nome e cognome dello sposo;
– nome della sposa;
– nome del padre della sposa (raramente);
– in genere il parroco ometteva l’età degli sposi limitandosi a precisare se erano maggiorenni
o meno
Secondo periodo: fine del XVIII secolo fino alla prima metà del XX secolo.
Gli atti sono scritti in italiano, e il contenuto generalmente è il seguente:
– Numero progressivo dei matrimoni dell’anno e nome dei sposi, a sinistra;
– indicazione delle avvenute pubblicazioni;
– nome, cognome, età e parrocchia di residenza del marito;
– nome e cognome del padre del marito;
– nome e cognome della madre del marito;
– nome, cognome, età e parrocchia di residenza della moglie;
– nome e cognome del padre della sposa;
– nome e cognome della madre della sposa;
– nome, cognome, nome del padre e parrocchia di residenza dei testimoni;
– età degli sposi
– indicazione del sacerdote celebrante.
Terzo periodo: prima metà del XX secolo fino ai giorni nostri.
– Numero progressivo dei matrimoni dell’anno e nome degli sposi, indicazione della trascrizione
sui registri di stato civile con la data e il numero progressivo, a sinistra dell’atto;
– data e ora del matrimonio;
– nome del sacerdote che amministra il matrimonio;
– nome, cognome, luogo di nascita, età, professione e domicilio dello sposo;
– nome del padre dello sposo, nome del nonno paterno dello sposo e domicilio del padre dello
sposo;
– nome della madre dello sposo, nome del nonno materno dello sposo e domicilio della madre
dello sposo;
– Indicazione se vedovo;
– nome, cognome, luogo di nascita, età, professione e domicilio della sposa;
– nome del padre della sposa, nome del nonno paterno della sposa e domicilio del padre della
sposa;
– nome della madre della sposa, nome del nonno materno della sposa e domicilio della madre
della sposa;
a cura di Clemente Suardi
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– indicazione se vedova;
– nome e cognome dei testimoni con indicazione della paternità, dell’età e luogo di
domicilio;
– indicazione delle avvenute pubblicazioni.
LIBRI DEI DEFUNTI (Liber mortuorum o defunctorum )
Vi sono elencati i decessi, in parecchi casi con l’indicazione dell’età del defunto (annorum
quinquaginta circumeirca), se è morto ricevendo tutti i sacramenti previsti della Chiesa, dove
e quando è stato seppellito, eventuali suoi titoli in vita, la sua attività e, talvolta, la causa
della morte. Per i defunti all’estero ci sono spesso le registrazioni nei libri dei morti della
parrocchia, ma solo quando i parenti facevano fare le esequie in loco (pagando) oppure
quando la notizia giungeva al parroco per iscritto.
Spesso negli atti di morte vengono citate formule prestabilite in ordine al tipo di benedizione
impartita ed alle preghiere reecitate (benedizione pontificia, raccomandazione dell’anima)
La sepoltura aveva luogo nel cimitero di solito adiacente alla chiesa
I fedeli defunti che aderivano alle confraternite religiose di norma venivano tumulati nel
sepolcro collettivo del sodalizio, normalmente segnalato da una lapide sulpavimento della
chiesa, ai piedi dell’altare dedicato al santo titolare della confraternita.
La chiesa poteva ospitare sepolture di religiosi e di figure particolarmente importanti a livello
locale.
Primo periodo: seconda metà del XVI secolo fino alla prima metà del XIX secolo.
I dati sono trascritti in latino, anche con l’utilizzo di abbreviazioni, sino alla fine del 1700.
Le notizie che si possono prelevare da questo libro sono:
- numero progressivo dell’anno e nome e cognome del defunto a sinistra dell’atto;
- data della morte;
- nome e cognome del defunto;
- stato civile del defunto (raramente);
- nome e il cognome del coniuge (raramente);
- età del defunto (spesso approssimativa)
- causa della morte in alcuni casi.
Secondo periodo: dalla fine del XVIII secolo fino alla prima metà del XX secolo. Gli atti sono
scritti in italiano, e il contenuto del libro è il seguente:
- numero progressivo dell’anno e nome del defunto a sinistra dell’atto;
- data, ora e luogo della morte;
- indicazione dei sacramenti;
- nome e cognome del defunto;
- nome del padre;
- nome e cognome della madre;
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a cura di Clemente Suardi
- età del defunto;
- data della sepoltura;
- località della sepoltura.
Terzo periodo: dalla prima metà del XX secolo ai giorni nostri. Tutti gli atti sono in italiano e
hanno il contenuto seguente:
- numero progressivo dell’anno e nome del defunto a sinistra dell’atto (se donna sposata o
vedova viene indicato anche il nome del marito);
- data, ora e luogo del decesso;
- causa del decesso;
- indicazione dei sacramenti impartiti;
- nome e cognome del defunto;
- nome del padre;
- nome e cognome della madre;
- età del defunto;
- giorno e luogo dei funerali e della sepoltura;
GLI STATI DELLE ANIME (Status animarum):
Erano censimenti della popolazione della parrocchia e venivano redatti periodicamente dai
parroci in occasione delle benedizioni delle case o in coincidenza con la visita pastorale
del Vescovo. La diffusione di questi registri fu una conseguenza delle direttive emanate
dal Concilio di Trento, ma non tutte le parrocchie assolsero con regolarità a questo
adempimento.
A Milano l’obbligo risale alla disposizione contenuta negli Atti del Concilio Provinciale
Milanese I, celebrato da san Carlo Borromeo nel 1565.
Gli intenti erano puramente ecclesiastici, come censimento dei fedeli di una comunità, con la
registrazione dei Sacramenti a cui si erano accostati, tuttavia le informazioni contenute nello
Stato d’Anime sono fondamentali per le ricerche genealogiche.
Gli Status Animarum sono di grande utilità per le ricerche, perché permettono di recuperare
notizie dei nostri antenati quando non è stato possibile ritrovare tutti i documenti relativi a
battesimo, matrimonio, e morte.
Grazie a questi registri è possibile conoscere l’anno di nascita dei nostri avi (anche se non
sempre l’età è esatta ma approssimata), possiamo conoscere come è composto il nucleo
familiare (fuoco) , qual è il numero dei figli vivi e lo stato economico della famiglia. Possiamo
inoltre determinare con precisione il luogo di abitazione della famiglia, la vicinanza con altri
parenti, i nuclei familiari legati a noi da legami di parentela e in alcuni casi persino l’attività
lavorativa dei nostri avi e il numero di abitanti del paese in quel periodo.
Il registro elenca i seguenti dati:
1. nome e cognome del capofamiglia con l’età (spesso approssimativa);
2. nome e cognome della consorte del capofamiglia con l’indicazione dell’età;
3. nome dei figli con l’indicazione dell’età;
4. eventuali parenti (nonni o zii) con l’indicazione dell’età;
5. altri conviventi (servitori) con specificata la mansione che avevano all’interno della
famiglia.
a cura di Clemente Suardi
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6. l’indirizzo e la denominazione della casa abitata dalla famiglia;
7. la professione e la condizione sociale dei componenti;
8. Località di provenienza
9. Eventuale soprannome della famiglia e altre annotazioni di carattere personale (evidenti
difetti fisici o mentali, seconde nozze, trasferimenti in altre città.
ELENCO DEI CRESIMATI Liber Chrismatorum - Nomina confirmatorum
Questo libro è il meno interessante per le ricerche, infatti nel consultarlo avremo solo la
possibilità di dimostrare la permanenza, il passaggio o la partenza di una persona da quel
luogo. In questi atti si trovano indicati soltanto il nome e cognome del cresimando e qualche
volta l’età. Questo sacramento e quindi la relativa registrazione nel libro veniva impartita
solitamente ogni cinque anni nell’occasione della visita pastorale del Vescovo.
E qui si trovano dei cresimati che vanno dall’età di un anno fino ai 70 anni. Queste Nomina
confirmatorum ci servono per riassumere quanti erano ancora in vita dei battezzati, poiché
spesso i neonati morti duranti il parto o qualche giorno dopo non venivano registrati oppure
lo furono in modo non chiaramente intelligibile (a dipendenza del prete o frate che fece
l’iscrizione).
Pochissimo utili visto la tendenza a farsi cresimare in altri luoghi (cattedrale) e/o in differenti
periodi di tempo (durante le visite Arcivescovili).
ALTRI REGISTRI
Nelle parrocchie è possibile consultare altre fonti di informazione utili a completare la
conoscenza dei nostri avi.
– In alcune parrocchie esisteva il registro delle esenzioni di consanguineità dove si trovano
alberi genealogici disegnati dal sacerdote.
– Il libro degli oboli e delle offerte, redatti in occasione di particolari eventi (la fusione delle
campane), della raccolta della decima o del quartese, per il sostentamento del parroco, per la
celebrazione di messe in suffragio dei morti; di solito vengono indicati il nome dell’offerente
e l’entità della contribuzione.
– Il libro dei legati (da annotarsi il nome del notaio), vale a dire i lasciati fatti dai parrocchiani
a favore della chiesa.
– Il libro delle pubblicazioni di nozze: è la raccolta di tutti i foglietti che venivano esposti
fuori dalla chiesa e che annunciavano i singoli matrimoni; essi riportano la data delle
pubblicazioni, i nomi e cognomi dei futuri sposi e dei loro genitori,la professione e lo stato
civile a quel momento.
– L’archivio delle confraternite, ossia di quelle corporazioni laiche con scopi di pietà e carità
tra gli iscritti, che avevano sede presso i locali della parrocchia.
– I libri delle memorie Sono diari e documenti del parroco. Interessanti per lo scorcio di
storia locale da abbinarsi poi all’albero genealogico.
I registri anagrafici (nascita, matrimonio, morte) di Milano e dei comuni della diocesi
ambrosiana dal 1770 al 1865 sono conservati presso l’Archivio Storico Diocesano, via della
Signora 1 - 20121 Milano.
[email protected]
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a cura di Clemente Suardi
Gli Archivi di Stato
Gli Archivi di Stato sono istituiti in tutti i capoluoghi di provincia, da 30 di essi dipendono
delle Sezioni con sedi in comuni medio-piccoli.
L’Archivio Centrale dello Stato si trova a Roma in piazzale degli Archivi, 40. Per l’indirizzo
delle Sezioni Provinciali bisogna consultare:
www.archivi.beniculturali.it/UCBAWEB/indice.html
L’Archivio di Stato conserva la documentazione statale, unitaria e preunitaria risalente
all’Alto Medioevo, gli archivi notarili anteriori agli ultimi cento anni e gli archivi degli enti
ecclesiastici e delle corporazioni religiose soppresse, i cui beni vennero confiscati dallo Stato.
Possono ricevere in deposito archivi degli enti pubblici (regioni, province, comuni, altri enti
pubblici non territoriali) e archivi privati (di famiglie, personali, di impresa, di istituzioni).
I documenti conservati negli Archivi di Stato hanno quasi sempre carattere di atto pubblico e
come tali sono liberamente consultabili con eccezione di quelli riservati per motivi di politica
interna e estera, che diventano consultabili 50 anni dopo la loro data, e dei documenti riservati
relativi a situazioni puramente private delle persone e di quelli dei processi penali che lo
divengono dopo 70 anni. Sono tuttavia ammesse autorizzazioni alla consultazione anticipata
per motivi di studio.
La consultazione è libera e gratuita, chiunque può prendere visione dei documenti ed ottenerne
copie. Il testo dei documenti può essere liberamente trascritto e pubblicato.
È necessario compilare una domanda su modulo prestampato per l’autorizzazione alla
consultazione dei documenti; questo permesso ha la durata di un anno ed è rinnovabile.
Per ogni ricerca è inoltre necessario redigere un’apposita domanda; l’autorizzazione alla
consultazione dei documenti è strettamente personale e per motivi di studio.
È necessario prendere visione degli indici di tutti i fondi presenti nell’Archivio al fine di
individuare il materiale utile alla ricerca; quindi bisogna compilare la richiesta dei volumi
prescelti, indicando il nome del fondo e la sua segnatura archivistica (volume o busta).
In alcuni archivi esiste una limitazione del numero di pezzi consultabili giornalmente.
IL FONDO CATASTO
Il catasto è un inventario delle proprietà immobiliari e terriere, redatto a scopo prevalentemente
fiscale per calcolare le tasse sulla base di un valore attribuito ai beni. Contiene l’elenco delle
proprietà possedute e permette di ripercorrere le vicende di una proprietà verificandone le
varie successioni ;
Si presenta come libroni enormi difficili da maneggiare, di solito, forniti di un indice dei
cognomi a fondo libro che rimanda alla pagina dove troveremo: il numero di pagina, il
numero di registrazione, il nome od i nomi ed il cognome, la paternità, i numeri mappali ed il
loro valore catastale, che a quei tempi come oggi serviva per il calcolo delle imposte.
Seguendo i vari registri è possibile completare le ricerche svolte nelle parrocchie arricchendo
delle proprietà immobiliari possedute dai nostri antenati.
a cura di Clemente Suardi
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Il Censo Milanese
Nel 1718 l’imperatore Carlo VI avviò una grande riforma catastale per lo Stato di Milano, allo
scopo di ripartire in modo più equo il pesante carico tributario a carico della popolazione.
Rilevata una mappa del territorio di ogni Comune, veniva assegnata una rendita ad ogni
proprietario terriero sottraendo le spese di conduzione, oltre ad una percentuale per i
rischi del maltempo. Dal momento che i bachi da seta avevano una notevole importanza
nell’economia dello Stato, venivano numerati anche i gelsi che erano in grado di produrre
20 libbre di fogliame, che serviva loro da nutrimento. Le mappe erano affiancate da registri
che riportavano i dati relativi ad ogni particella di terreno. Il censimento fu continuato con la
misurazione e la valutazione dei fabbricati. Le operazioni furono interrotte nel 1733 a causa
di motivi bellici, ma furono riprese nel 1749 e terminate nel 1758.
Nel 1760 con l’Imperatrice Maria Teresa il “Catasto Teresiano” entrò pienamente in vigore
anche sotto l’aspetto fiscale;
Dal catasto Napoleonico (1810) al Cessato Catasto Lombardo (1857)
Il Catasto napoleonico, compilato sotto la direzione del Ministero delle Finanze dell’Impero
napoleonico, nasce allo scopo di censire e tassare il territorio dell’Impero.
Rappresenta un’importantissima innovazione nella gestione fiscale dello Stato e soprattutto
nella rappresentazione del territorio
Il catasto è, infatti, all’origine sia geometrico (la cartografia di supporto recante le suddivisioni
particellari) che descrittivo (l’elaborazione estimativa)
E’ appunto organizzato basandosi sul concetto di particella, parte di proprietà dotata di
delimitazioni riconoscibili sul terreno e unitaria per destinazione e qualità.
A metà dell’Ottocento, ancora sotto la dominazione austriaca, si sentì la necessità di procedere
ad un rinnovamento completo dei documenti catastali. Vennero rilevate le mappe, misurate e
disegnate con nuovi criteri, vennero rifatti completamente i registri. Nacque così il cosiddetto
“Cessato catasto lombardo” (1857)
L’archivio dei catasti si divide in due parti: le mappe e le tabelle.
Le mappe forniscono una rappresentazione grafica in scala del territorio dei diversi comuni
in cui è possibile sia individuare la suddivisione dei terreni, sia definire l’entità e la superficie
dei beni immobili presenti sul territorio.
Nei catasti storici l’intestazione dei beni ai possessori rimaneva tale anche dopo la morte, fino
a quando con una voltura non veniva registrato il passaggio di proprietà
La sezione riguardante le tabelle è formata da registri di vario genere come i catastrini in
cui per ogni comune venivano indicati in ordine alfabetico i proprietari degli immobili e per
ciascuno di essi i lotti posseduti; di ogni lotto veniva indicato il valore catastale, le eventuali
variazioni delle rendite per cambio di destinazione d’uso ed il numero del lotto (particella)
con richiamo alla relativa mappa.
La ricerca va continuata sui sommarioni, dove i lotti venivano ordinati in base al numero
progressivo e per ognuno di essi indicato il nome del titolare, la contrada o frazione dove era
situato il lotto, la destinazione d’uso, la superficie e la rendita catastale.
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a cura di Clemente Suardi
IL FONDO NOTARILE
É la sezione in cui sono conservati tutti gli atti notarili anteriori agli ultimi cento anni. La
consultazione di questi documenti è fondamentale sia per spingere indietro nel tempo la nostra
ricerca genealogica, dopo aver concluso l’esame dei documenti ecclesiastici, sia per tracciare
un profilo economico e sociale di tutti i soggetti già individuati.
Prima di approdare all’archivio può essere utile consultare le volture del catasto, le cartelle
relative ai confessi, ai testamenti, ai legati rintracciti presso l’archivio parrocchiale, da cui
possono emergere gli estremi di un rogito.
La difficoltà principale per orientarsi in questo mare e’ di scoprire i notai che operavano nel
territorio cui apparteneva il comune della famiglia; occorre passarne dapprima in rassegna
le rubriche ovvero elenchi nominativi ordinati per comune di residenza, per indice alfabetico
o per ordine cronologico.
In caso di elenchi lacunosi è consigliabile consultare qualche filza a caso per scoprire dove
stava lo studio del notaio (controllare in fondo all’atto “Actum in...”)
Si passa quindi ad esaminare i volumi o le filze che raccolgono i singoli atti rogati; ogni
volume è contraddistinto da un numero identificativo ed alla fine di ogni volume spesso esiste
un indice alfabetico delle parti contraenti. Se questa rubrica manca bisogna consultare tutti i
singoli documenti alla cacia del nome che stiamo cercando.
Molti Archivi conservano separatamente dei voluminosi indici, dove sono indicate, per ordine
alfabetico, le parti contraenti, con riferimento ai notai che hanno rogato.
A Milano
L’Archivio di Milano conserva gli atti del Collegio Notarile di Milano a partire dalla fine del
XIV° secolo;
Gli atti sono organizzati in “filze” (ce ne sono in tutto circa 50.000, tipicamente dell’altezza
di 10 cm.) suddivise per notaio e ordinate cronologicamente.
Esiste anche un fondo separato “Rubriche notarili” contenente gli indici (“rubriche”) degli
atti dei singoli notai, dove ogni atto e’ riassunto in poche righe; vi si trovano citati i contraenti
ma di solito non sono riportati i luoghi interessati.
Lo stesso vale per l’Indice Lombardi, monumentale lavoro in piu’ di 300 volumi che elenca in
ordine alfabetico i contraenti degli atti, ma non riporta i luoghi.
Gli atti notarili documentano molte attività:
– contratti di compravendita e affitto di case, terreni, animali da lavoro, con una certa varietà
(retrovendite, livelli, mezzadria, vendita con investitura, vendita “a credenza” di buoi);
– le permute persino di strumenti e materiali come un carro di fieno con un badile e una
zappa
– contratti di dote, spesso con inventari del corredo (la “scherpa”);
– testamenti, spesso con inventari interessanti di oggetti desueti; è il documento più
interessante dal punto di vista genealogico perché possiamo rilevare la successione di almeno
tre generazioni e soprattutto la consistenza patrimoniale della famiglia.
– legati, ovvero lasciti di varia natura;
– divisioni di beni tra mebri della stessa famiglia,
a cura di Clemente Suardi
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– sequestri (“apprensioni”) di terre e case;
– prestiti ad usura
– affidamenti di minori decretati dal pretore, anche questi con inventari di beni;
– assemblee dei capifamiglia abbienti (“vicini”) convocate “al suono della campana” per
eleggere rappresentanti quali consoli, sindaci, procuratori e per prendere decisioni riguardanti
gli interessi della comunità;
– “paci” ossia remissioni di querele a suo tempo sporte alla pretura per controversie, spesso
seguite a violenze e ferimenti;
– ricevute (“confessi”) di pagamenti a vario titolo;
– dichiarazioni liberatorie a chiusura di debiti o pagamenti dilazionati, con interessanti note
spese;
– rendiconti tra padroni e affittuari o “massari”, con elenchi di pagamenti in natura (grani,
vino, castagne ecc.).
IL FONDO MILITARE
L’Archivio di Stato conserva i ruoli matricolari di ogni cittadino maschio abile alla leva
militare.
Sono documenti depositati dai Distretti Militari 70 anni dopo l’anno di nascita a cui si
riferiscono e contengono dati personali interessanti quali la statura, il torace, le qualità
fisiche, il colore e la forma dei capelli, del viso, del naso, del mento; il colore degli occhi, il
colorito della pelle, la dentatura; quale era la professione, il titolo di studio, quando avvenne
l’arruolamento, quali furono i servizi svolti, quali le promozioni, le campagne di guerra e le
medaglie.
E’ necessario conoscere con certezza il luogo di residenza (non quello di nascita) all’atto del
compimento del 17° anno di età del soggetto, essendo i comuni a compilare le liste di leva dei
propri cittadini maschi residenti al momento della chiamata obbligatoria.
L’Archivio di Stato di Milano conserva le liste di leva, indi i ruoli matricolari e i fogli
matricolari, dei comuni facenti parte del distretto militare di Milano, a far data dalla classe
1873 fino alla classe 1900 per i ruoli, e fino alla classe 1929 per le liste di leva.
La circoscrizione del distretto militare corrisponde approssimativamente al territorio della
provincia di Milano. (Sono conservati, sempre presso l’ASM, i fogli e i ruoli matricolari dei
distretti militari di Bergamo, Monza e Treviglio dalla classe 1900 alla classe 1909 e quelli del
distretto militare di Lodi fino alla classe 1900).
Il documento in genere contiene: nome e cognome del militare, dei suoi genitori, luogo e
data di nascita, luogo di residenza, aspetto e condizione fisica all’atto della visita medica.
Successivamente il documento viene aggiornato con l’indicazione dell’arruolamento effettivo
durante il servizio di leva, la data di congedo, il richiamo alle armi in caso di guerra con
relativa indicazione del corpo d’appartenenza ed eventualmente la condizione di disperso o
deceduto durante i combattimenti.
ALTRI FONDI
Fondo giustizia: vi si trovano atti giudiziari provenienti dalle varie magistrature, compresi
quelli relativi a magistrature ormai cessate; vi si troveranno pure i processi giudiziari penali,
che sono resi pubblici solo dopo 70 anni dalla loro conclusione.
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a cura di Clemente Suardi
Atti amministrativi: sono atti di varia natura e provenienza; dobbiamo tener presente che
essi diventano pubblici solo 30 anni dalla data dell’atto. In particolare il Fondo Prefettura a
Milano contiene documenti a partire dall’unità d’Italia, relativi a censo, censimenti, Guardia
nazionale, culto, opere pie ecc.
Fondo Arti e Mestieri (la lista delle persone che svolgevano un’attività, come i sarti, gli
orefici);
Archivio Civile: copia delle registrazioni anagrafiche in epoca precedente all’Unità d’Italia.
È possibile rintracciare registri di stato civile anche a partire dal 1804, censimenti, uffici della
Sanità, tavole mortuarie.
Archivi privati di famiglie nobili o di rilevanza locale;
Archivi delle corporazioni religiose soppresse
L’ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE
E’ un organo dello Stato (Legge 17.5-1952 n. 629 sul riordino degli Archivi Notarili) dove si
conservano e si custodiscono gli atti e i documenti depositati dai notai quando questi abbiano
cessato l’esercizio delle funzioni. Presso l’archivio notarile troveremo gli acquisti e le vendite
di mobili e immobili, gli atti dotali, le donazioni, i testamenti e tutto quanto è stato oggetto di
atto notarile. In questi archivi sono conservati tutti gli atti degl’ultimi cento anni dalla data di
ricerca del documento, trascorso tale periodo essi infatti vengono consegnati all’Archivio di
Stato competente per territorio. Spesso gli Archivi Notarili hanno una loro sede distaccata da
quella dell’Archivio di Stato.
I Mormoni
La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni fu fondata il 6 aprile 1830 da Joseph
Smith ed è una chiesa cristiana.
In Italia è presente dal 1850.
Una delle caratteristiche per cui è conosciuta è l’enfasi che pone sulla famiglia.
I Mormoni ritengono che la salvezza di coloro che sono morti, e quindi la redenzione delle
loro anime, è una loro precisa responsabilità; per questo danno particolare importanza alla
ricerca dei propri antenati. I membri della Chiesa considerano un sacro dovere tracciare
il proprio albero genealogico allo scopo di poter svolgere le cerimonie del tempio in favore
degli antenati.
I Mormoni credono che battesimi e matrimoni possono essere svolti in favore degli antenati
defunti da parte dei loro discendenti. Di solito i membri della Chiesa rappresentano per
procura i loro antenati in queste cerimonie, che hanno lo scopo di unire mariti e mogli,
genitori e figli in un vincolo eterno.
La Chiesa dispone oggi della più grande collezione al mondo di documenti genealogici.
I Mormoni hanno creato, con sede nello Utah nella città di Salt Lake (USA), la Società
Genealogica della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, (Family History
Library) riconosciuta nei circoli genealogici come la maggiore e più attiva organizzazione
genealogica del mondo.
a cura di Clemente Suardi
25
In tutto il mondo poi i Centri Genealogici che affiancano i vari templi della Chiesa raccolgono
i dati di parrocchie, enti, privati, archivi. I volontari cercano e microfilmano i documenti
trovati.
La chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, per favorire i propri membri, ha
organizzato dal 1938 un opera di microfilmatura degli archivi di stato e delle parrocchie,
nonché di libri storici e storie di famiglie, registri di cimiteri e ospedali di guerra. In poche
parole tutto quello che si può microfilmare e conservare.
Presso questi centri è possibile visionare il contenuto di questi microfilm completamente
gratis, mentre non è ancora possibile acquistare o noleggiare le bobine privatamente.
Sul pianeta ci sono ben 3.400 Centri Genealogici, distribuiti in 64 paesi, con un traffico di
100.000 bobine di microfilm al mese. Chiunque di noi può recarsi in uno di questi Centri,
consultare libri o microfilm, usare i loro terminali ed i programmi di genealogia facendo copia
anche degli eventuali documenti rintracciati, richiedere la bobina interessata alla Biblioteca
Centrale pagando solo un piccolo costo per le spese di spedizione.
I microfilm originali sono conservati in camere blindate sotterranee nei pressi di Salt Lake City.
Bunker antiatomici, gallerie di decine di chilometri scavate in vecchie miniere di salgemma e
sotto montagne di granito, migliaia di stanze collegate in rete da computer all’avanguardia:
qui sono custoditi i dati di più di tre miliardi di individui, viventi e defunti.
Ricerca documenti
Le copie delle bobine sono messe a disposizione presso le biblioteche genealogiche di tutto il
mondo per aiutare chiunque lo desideri a ritrovare i propri antenati.
Per consultare queste bobine bisogna rivolgersi presso il centro genealogico più vicino e
richiedere la bobina interessata; con un apposito visore messo a disposizione dal centro
genealogico, è possibile far scorrere le foto. Una volta trovato il documento potete annotare
ogni cosa e restituire la bobina.
www.familysearch.org
Il sito consente di fare ricerche a partire dal nominativo di una persona.
Gli archivi consultabili in linea sono diversi:
- L’IGI (’Indice Genealogico Internazionale),un indice computerizzato dei nomi estratti da
vari documenti; elenca i nominativi di milioni di persone defunte.
- Il Pedigree Resources Files, ovvero gli alberi genealogici depositati dai Mormoni dopo aver
effettuato le proprie ricerche.
- I censimenti e gli archivi della sicurezza sociale statunitensi
- L’elenco degli archivi e dei documenti microfilmati in tutto il mondo
A questo Link potrete trovare gli indirizzi dei Centri Genealogici della Chiesa di Gesù Cristo
dei Santi degli ultimi giorni in Italia:
http://groups.msn.com/GenealogiaItalia/centrigenealogici.msnw
Se invece vi trovate lontano da uno dei centri è possibile richiedere se hanno informazioni
inerenti la persona cercata ed eventualmente mandarvi la documentazione il tutto pagando
26
a cura di Clemente Suardi
una modica cifra che non copre nemmeno il
servizio offerto, rivolgendovi direttamente
online al seguente indirizzo e compilando lʼapposito modulo:
http://www.nauvoo.it/genealogia/ricerca.asp
Metodologia della ricerca
Come iniziare:
Innanzitutto occorre ricostruire un quadro di partenza relativa ai parenti viventi e agli antenati
più prossimi appartenenti alla propria famiglia. In questa prima fase solitamente si arriva fino
ai nonni o ai bisnonni.
Prendete carta e penna e iniziate a mettere nero su bianco tutto quello che sapete sulla vostra
famiglia le sue origini, i nomi dei vostri parenti e il loro grado di parentela con voi. In
genere abbiamo a disposizione già in partenza di molte informazioni si tratta semplicemente
di iniziare ad organizzarle.
Provate a interrogare i vostri familiari più anziani cercando di avere informazioni relative
alla vita dei vostri antenati; può darsi che i loro ricordi non siano sempre accurati, tuttavia
informazioni geografiche essenziali potrebbero consentirvi di risparmiare molto tempo e molti
sforzi.
Lo scopo principale dovrebbe essere quello di individuare dettagli biografici il più possibile
accurati che vi rendano più semplice le successive ricerche.
Una volta completato il quadro valutate quale sia il primo passo operativo da fare individuando
il tipo di ricerca che vi interessa sviluppare.
Interviste e biografie
Le informazioni più preziose sono preservate nella memoria degli anziani, quindi interrogarli
separatamente, riportando per iscritto i dati (nomi, date, e aneddoti ) su di loro, sui loro
genitori, sui loro nonni e quant’altro. La tradizione orale è molto importante nelle ricerche
genealogiche perché permette di iniziare l’indagine raccogliendo informazioni riferite a
periodi molto anteriori a quelli da cui si parte.
È importante chiedere inoltre se sono a conoscenza di parenti che hanno svolto ricerche
genealogiche o che sono stati contattati da altri per questo scopo.
In questa fase è utile organizzare una biografia di ciascun parente (in particolare di quelli
deceduti) per una successiva analisi storica degli eventi che hanno coinvolto i nostri avi.
Biografie e collocazione storica
Mano a mano che si ricostruiscono i collegamenti genealogici tra le diverse generazioni
di antenati può essere interessante cercare di conoscere da dove venivano, in che contesto
sociale vivevano, come lavoravano, che momenti storici o vicende del loro paese li abbiano
a cura di Clemente Suardi
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visti protagonisti.
La genealogia è anche un modo diverso per gli appassionati di storia di rivivere gli eventi
passati, analizzandoli attraverso le vicende di alcuni protagonisti.
È importante quindi arricchire la biografia di ciascun parente con un breve riferimento ai fatti
di quell’epoca in base alla storia d’Italia e a quella del luogo d’origine desumibile da libri di
storia locale.
Questo significa non limitarsi alla pura ricerca dei nomi e delle date, ma allargare le
conoscenze con letture e studi di testi collaterali che inquadrino il momento della ricerca e
descrivano la storia di sottofondo
Alcune indicazioni generali
Cercare di essere curiosi, sempre, dovunque, con chiunque, in ogni circostanza, senza assillare
chi ci può dare informazioni o ci offre la possibilità di accedere ad un archivio.
Provare ad usare la creatività per cercare di intuire legami, collegamenti, ipotesi, da verificare
successivamente. Bisogna tuttavia prestare attenzione a non riportare dati che non siano stati
verificati ma semplicemente intuiti o supposti perché questo porta a compiere errori che
creano depistaggi, che sono pericolosi nel proseguimento della ricerca e generano notevoli
perdite di tempo.
Occorre ricercare negli archivi con costanza senza farsi presto stancare dalla noiosità e
difficoltà di lettura di alcuni documenti che a prima vista sembrano privi di alcun interesse o
risultano incomprensibili. Non temete di chiedere aiuto all’archivista nell’interpretare quanto
scritto
Esaminare attentamente i documenti registrando tutte le informazioni trovate, analizzando
il testo che si sta visionando, senza tralasciare anche piccolissimi indizi che spesso aprono
grandi orizzonti; non basta ad esempio prelevare dal documento una semplice data o un
nome.
Leggere moltissimo e raccogliere abbondante bibliografia, per sapere dove ricercare e come
fare ad accedere alle banche dati esistenti. Non fermarsi alle difficoltà frapposte da chi detiene
i documenti che ricerchiamo, dal timore di parroci che non vogliono aprire i loro archivi, o da
burocrati che non vogliono faticare a fare ricerche per nostro conto che non capiscono o per
i quali le nostre curiosità non hanno nessun interesse.
Creare un registro delle ricerche per tutti i documenti consultati, anche se non sono state
trovate nuove informazioni.
Fare delle copie dei documenti principali trovati (fotocopie, scannerizzazioni, fotografie,
microfilm)
Disporre in ordine cronologico i documenti trovati per una più rapida consultazione.
Dopo aver consultato un documento occorre stabilire se fornisce nuove informazioni, se le
informazioni contenute sono accurate e rimanda a nuovi documenti da consultare.
Avere la massima cura dei documenti che si studiano, dei testi che si leggono e di tutto il
materiale d’archivio che si maneggia. E’ materiale destinato alla “storia ” e la sua buona
manutenzione per i posteri che torneranno a studiarli dipende anche da noi. E’ una questione
basilare di civiltà dalla quale non ci possiamo per nessun motivo e per nessuna giustificazione
esimere.
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a cura di Clemente Suardi
Metodo ricerca
La ricerca sui documenti parte in genere dall’atto di battesimo di un soggetto perché vi è
contenuto il nome del padre e il nome e cognome della madre.
Se due soggetti hanno in comune lo stesso luogo ed hanno di nascita, il nome del padre, il
nome e il cognome della madre possono essere considerati la stessa persona.
La località dove viene redatto l’atto di battesimo di regola coincide con quella dove il soggetto
è nato.
La località dove viene redatto l’atto di matrimonio di regola è quella dove risiede la moglie
alla data del matrimonio. Per trovare questo tipo di dato occorre quindi cercare la parrocchia
di residenza della moglie.
La località dove viene redatto l’atto di morte di regola in genere è quella dove il soggetto
svolgeva la sua normale attività
E’ indispensabile che la validazione dei dati di un soggetto preso in esame sia fatta attraverso
più atti. Con elevata capacità critica devono essere valutati, per esempio, i dati provenienti
dagli Status Animarum per la grande approssimazione con la quale le età dei soggetti sono su
quegli atti segnalate.
Di norma un uomo contrae matrimonio tra i 14 e i 70 anni (la donna tra i 12 e i 70) e non
genera figli prima dei 14 e dopo i 70 anni (la donna prima dei 12 e dopo i 55); queste fasce
d’anni stabiliscono i limiti massimi entro cui cercare nei registri parrocchiali.
Per delimitare la ricerca della data di matrimonio di un soggetto occorre cercare l’atto di
battesimo del suo primogenito.
Per delimitare la ricerca della data di matrimonio di un soggetto occorre cercare l’atto di
battesimo del penultimo figlio; infatti la persona può essere morta fra il concepimento e la
nascita del suo ulimogenito.
In un qualsiasi atto anagrafico per capire se il padre del soggetto era ancora in vita basterà
fare attenzione alla dicitura “di” o “del fu”; nel primo caso era vivente nel secondo era
defunto.
Se ad un certo punto della ricerca vengono completamente a mancare i documenti degli
ascendenti del soggetto significa che è intervenuta una immigrazione da una località di
provenienza diversa.
Se ad un determinato momento della ricerca vengono a mancare i documenti dell’archivio che
si consulta, è sintomo evidente che il territorio di riferimento faceva parte di una più vasta e
anteriore circoscrizione archivistica. Nel caso delle parrocchie è utile vericare quale fosse la
chiesa plebana di riferimento.
La ricerca di una data di un atto di nascita dei genitori
A partire dal loro atto di matrimonio possono verificarsi tre possibilità:
- L’atto di matrimonio indica chiaramente la data et il luogo di nascita dei coniugi: è la
situazione ideale
- L’atto di matrimonio non indica che l’età degli sposi. In questo caso occorre effettuare una
semplice sottrazione (anno di matrimonio meno l’età dichiarata uguale l’anno di nascita).
Conviene tuttavia essere particolarmente prudenti rispetto all’interpretazione del risultato
a cura di Clemente Suardi
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ottenuto. In effetti l’esito potrà essere diminuito o maggiorato di un anno a seconda del
mese di nascita delle persone. Talvolta alcuni dei nostri avi ignoravano la loro età esatta e
dichiaravano un’età approssimativa.
-L’atto di matrimonio non indica ne la data di nascita ne l’età degli sposi. In questa situazione
tutte le ipotesi sono possibili, anche se conviene partire come se gli sposi si fossero sposati tra
i 18 e i 25 anni ampliando via via la ricerca sfogliando a ritroso i registri di battesimo.
Quando si parte dall’atto di nascita (o di morte) dei figli è possibile che l’età dei genitori sia
citata, diversamente bisogna procedere cercando l’atto di nascita dei genitori con le modlità
indicate precedentemente.
Se si parte dall’atto di decesso è raro trovare la data di nascita, più frequente è invece
l’indicazione dell’età del defunto anche se occorre diffidare delle dichiarazioni dei testimoni,
spesso approssimative.
La ricerca della data di un atto di matrimonio
A partire dall’atto di nascita dei congiunti, possiamo analizzare tre casi:
- i fidanzati si sono sposati giovani: a partire dalla data di nascita, si deve aggiungere 18-25
anni e provare a consultare i registri riferiti a questo periodo di anni;
- il matrimonio è stato contratto tardivamente: non resta che consultare i registri, pagina per
pagina, risalendo progressivamente nel tempo;
- nel caso di seconde nozze solo i dati dei diversi documenti in possesso possono indicare un
periodo piuttosto che un altro (dopo il decesso del coniuge e prima della nascita di un nuovo
figlio)
A partire dalla data di nascita dei figli è possibile rintracciare la data del matrimonio dei
genitori; in genere la nascita del primogenito avveniva nei primi 2-3 anni del matrimonio ed
è in questa direaìzione che conviene orientare la ricerca.
É estremamente raro che i figli nascano prima del matrimonio.
La ricerca di un atto di morte
É la ricerca più difficile da realizzare.
A parte le situazioni di epidemia o di guerra, la morte di una persona non risponde ad alcuna
logica prestabilita. Non ci sono altre possibilità per trovare la data di decesso che non sia
quella di sfogliare pagina per pagina i registri di sepoltura di nuno o più comuni vicini tra
loro.
In genere la ricerca deve essere effettuata nella parrocchia di nascita o ancora in quella del
congiunto o dei figli.
Aspetti cruciali
Ci possono essere degli scostamenti cronologici tra le date di stesura dei singoli atti e le date
dei fatti cui gli atti fanno riferimento.
È necessario verificare l’esistenza di tutte le possibili concordanze temporali delle informazioni
raccolte su un soggetto, in particolare incrociando le sue date di nascita, matrimonio, morte;
in seconda battuta è utile un controllo delle date rilevate con quelle dei genitori e dei figli in
modo che i collegamenti siano plausibili.
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a cura di Clemente Suardi
Verificare la possibile variazione subita dai nomi di famiglia nel corso dei secoli.
Il
cognome di un soggetto indicato in un documento, rappresenta la forma assunta in quella data;
il cognome subisce variazioni legate alle diverse epoche storiche, per errori di trascrizione,
per trasformazioni nella pronuncia o alle diverse declinazioni della lingua latina e volgare.
In alcuni casi alcuni soggetti vengono individuati con il secondo nome anziché con il primo;
Ogni soggetto può disporre di due o più atti di matrimonio
I nuclei familiari, specie nei tempi più antichi, tendevano a risiedere stabilmente nella stessa
località per più generazioni; è abbastanza probabiule che la maggior parte degli atti relativi
alla famiglia ricercata vengano rintracciati in questa località. In questo senso può essere utile
prendere nota dei personaggi che hanno il cognome ricercato prima che venga stabilita una
connessione diretta.
Se una coppia assegna lo stesso nome a più figli significa che i primi sono morti appena nati
o nell’arco dei primi anni di vita; una verifica può essere fatta consultando i registri di morte
degli anni immediatamente successivi alle date di nascite rilevate.
Formule latine delle date
Ogni atto viene identificato con la sua data di compilazione.
La data può essere compilata per esteso utilizzando diverse modalità, quali ad es.:
- Anno D.ni 1638, die 27 octobris (Anno del Signore, 27 ottobre 1638)
- Anno millesimo sexcentesimo trigesimo octavo. Die vigesima septima mensis octobris
- 1638, die 27 octobris
- Die 27 octobris 1638
Nella formula estesa le date sono costruite in questo modo:
a cura di Clemente Suardi
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Anno Millesimo (1000)
Decimo (10)
Primo (1)
Vigesimo (20)
Secundo (2)
Quingentesimo (500)
Trigesimo (30)
Tertio (3)
Sexcentesimo (600)
Quadragesimo (40)
Quarto (4)
Septigentesimo (700)
Quinquagesimo (50)
Quinto (5)
Octigentesimo (800)
Sexagesimo (60)
Sexto (6)
Nongentesimo (900)
Septuagesimo (70)
Septimo (7)
Octogesimo (80)
Octavo (8)
Nonagesimo (90)
Nono (9)
Januari (di gennaio)
Die (giorno)
Prima (1)
Februarii (di febbraio)
Secunda (2)
Martii (di marzo)
Tertia (3)
Aprilis (di aprile)
Decima (10)
Quarta(4)
Maii (di maggio)
Vigesima (20)
Quinta (5)
Trigesima (30)
Sexta (6)
Iulii (di luglio)
Septima (7)
Augusti (di agosto)
Octava (8)
Septembris (di settembre)
Nona (9)
Octobris (di ottobre)
Mensis (del mese)
Iunii (di giugno)
Novembris (di novembre)
Decembris (di dicembre9
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a cura di Clemente Suardi
Nel lavoro di ricerca è utile circoscrivere una fascia di anni entro cui concentrare il lavoro di
ricerca degli atti che occorre rintracciare.
Le formule di calcolo da utilizzare per rintracciare gli atti del padre di un soggetto di cui si
conosce l’anno di nascita (valore x) sono:
- Battesimo = da (x-14) a (x-70)
- Matrimonio = da (x) a (x-56)
- Morte = da (x-9 mesi) a (x+86)
Per individuare gli atti di un unico soggetto di cui si conosce l’anno di nascita (valore x)
sono:
- Battesimo = x
- Matrimonio (MA) = da (x+14)) a (x+70)
- Morte = da (MA) a (MA+86) nel caso si conosca la data del matrimonio (MA)
- Morte = da (x) a (x+100) nel caso non si conosca la data del matrimonio
Se la data non porta l’indicazione dell’anno o del mese bisogna risalire alla prima riga della
pagina o al primo atto dell’anno/mese esaminato.
In questo caso si troveranno formule così costruite:
- Die 6 Martii (il giorno 6 di marzo)
- Die 15 dicti (il giorno 15 del mese sopraddetto)
- Die 15 d.ti
- Die 15 d.i.
- Die 15 d.
- 15 d.o. (15 del mese suddetto)
- Ea die (lo stesso giorno di altri altri redatti in precedenza)
Alcuni mesi possono essere indicati in forma abbreviata:
- 7bris (settembre)
- 8bris (ottobre)
- 9bris (novembre)
- 10bris o Xbris (dicembre)
Rispetto alle ore possiamo trovare indicato
- a.m. ore antemeridiane
- p.m. ore pomeridiane
Ricordiamo che con l’attuazione della riforma gregoriana si provvide anche a correggere gli
errori che erano venuti accumulandosi nel passato: il giorno successivo a quello di giovedì 4
ottobre 1582 divenne venerdì 15 ottobre, attuandosi così un salto di 10 giorni. Fu scelto tale
periodo perché in esso non ricorrevano feste solenni.
a cura di Clemente Suardi
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Il calendario della Rivoluzione francese
Il calendario della Rivoluzione francese rimase in vigore dal 24 novembre 1793 al 1 gennaio
1806, quando venne abolito.
Comportò una riforma radicale del calendario, e diede inizio a un nuovo computo degli anni
(dunque a una nuova era), partendo dalla data della fondazione della Prima Repubblica
francese, il 22 settembre 1792, che divenne il giorno 1 del mese Vendemmiaio dell’anno 1
della Repubblica.
Il capodanno era previsto dover sempre coincidere con l’equinozio di autunno, che poteva
cadere in una data compresa fra il 22 e il 24 settembre.
Così, il capodanno degli anni 1, 2, 3, 5, 6 e 7 cadde rispettivamente il 22 settembre 1792, 1793,
1794, 1796, 1797 e 1798; capodanno degli anni 4, 8, 9, 10, 11, 13 e 14 fu rispettivamente il 23
settembre 1795, 1799, 1800, 1801, 1802, 1804 e 1805; il capodanno dell’anno 12 fu invece il
24 settembre 1803.
In quel periodo furono considerati bisestili (dunque con 366 giorni) gli anni 3, 7 e 11, e
avrebbero dovuto esserlo anche gli anni 15 e 20; lo scopo era sempre quello di mantenere il
capodanno lo stesso giorno dell’equinozio di autunno.
Gli anni erano composti di 365 o 366 giorni (quelli bisestili), suddivisi in 12 mesi di 30 giorni
ciascuno più 5 o 6 giorni aggiuntivi.
1. Vendémiaire (Vendemmiaio)
2. Brumaire (Brumaio)
7. Germinal (Germinale o Germile)
8. Floréal (Floreale o Florile)
3. Frimaire (Frimaio)
9. Prairial (Pratile)
4. Nivose (Nevoso)
10. Messidor (Messidoro)
5. Pluviose (Piovoso)
11. Thermidor (Termidoro)
6. Ventose (Ventoso)
12. Fructidor (Fruttidoro)
Abbreviazioni
• q. o q.m. è l’abbreviativo del latino quondam che letteralmente significa “una volta”, ma
più correntemente “del fu”.
• Se in un atto si trova questa formula per indicare il padre significa che alla data dell’atto era
già morto
• Quando il nome del soggetto è seguito da un nome con desinenza al genitivo (finisce per i =
di …) questo identifica il padre che alla data dell’atto è ancora vivo.
• F.o. = figlio
• R.ta = relitta - vedova
• Lev. = levatrice
• Ob perriculum mortis = in pericolo di vita
• Iugali = sposati
• Seq.i = seguente
• Dominus = Signore
• R.D. o Rev.D. = Reverendus Dominus - Parroco
• Denunc.ibus= denunciationibus - Pubblicazioni di Matrimonio
• Par.a = Parrocchia
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a cura di Clemente Suardi
• Pre.bus = Alla presenza
• S.ti = di San
• Can. = Canonico
• Impedim.um = Impedimento
• Ant.us = Antonio Ant.ii = di Antonio
• Io.es = Giovanni Io.is= di Giovanni
• Dom.us = Domenico Dom.ci= di Domenico
Rappresentazione grafica delle ricerche
Il Filo Genealogico
È la rappresentazione del tipo di ricerca più semplice, quella che si prefigge di ordinare
in modo lineare i soli ascendenti diretti (paterni, generalmente) che hanno lo stesso nome
patronimico, senza l’indicazione dei rami collaterali (fratelli, sorelle, zii, prozii ecc.).
Si rintraccia una sola persona per generazione (il padre) e diversi nomi vanno posti in
colonna ponendo all’apice l’antenato più antico, mentre colui che fa la ricerca si trova in
fondo, seguito, se ci sono, dai suoi figli e nipoti.
Questo tipo di raffigurazione, di tipo agnatizio, non esclude ovviamente che sia stata fatta una
ricerca più complessa, ma ne rappresenta solo l’essenziale ovvero il processo di filiazione
diretta da padre in figlio.
Filo genealogico allargato
È una variante del filo genealogico con l’aggiunta a lato, per ogni singola generazione, dei
nomi di fratelli e sorelle, senza però indicare la discendenza di questi/e;
La colonna centrale avrà comunque gli ascendenti diretti: padre, nonno, trisavolo, e così
via;
Si sviluppa dal basso (soggetto base) verso l’alto.
Albero genealogico particolare
È uguale al filo genealogico allargato, con la differenza che il capostipite è il primo nome
in basso (a rappresentare le radici!); i primogeniti sono indicati sempre alla sinistra e i loro
legami vanno verso destra;
Tavola ascendenti per quarti
Nella tavola ascendenti per quarti ci sono tutti gli ascendenti, senza collaterali (fratelli, zii,
etc.), ma comprendendo anche l’ascendenza materna; avremo così i nostri genitori, i 4 nonni,
gli 8 trisavoli e così via. Può essere dal basso verso l’alto, da sinistra a destra, circolare (con
spicchi sempre più piccoli man mano che si allontanano dal centro, dove siamo noi);
La tavola genealogica a sviluppo verticale è un ampliamento con l’aggiunta dei discendenti
di fratelli e sorelle di ogni nome; si sviluppa sempre dal basso verso l’alto.
a cura di Clemente Suardi
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Diretto ascendente per quarti: si pone sempre il pretendente alla radice e si procede come per
i quattro quarti, solamente che, arrivati ai nonni paterni e materni si prosegue con i bisnonni
paterni e materni (otto quarti), i trisnonni paterni e materni (sedicesimi), i quadrisnonni
paterni e materni (trentaduesimi), e i quintisavoli paterni e materni (sessantaquattresimi).
Questo tipo di rappresentazione viene definita pennone genealogico
Diretto discendente con collaterali: si pone in alto il capostipite, e si procede per generazioni
comprendendo sia i discendenti maschi che le femmine. Di queste ultime solitamente si omette
la discendenza, limitandosi a specificare il nome del coniuge.
È la tavola genealogica
dell’intera famiglia dove, una volta individuato il capostipite, si descrivono indistintamente
tutti i discendenti. Questa rappresentazione può assumere dimensioni notevoli difficilmente
riproducibili.
Tavola genealogica a sviluppo orizzontale
Si comincia col pretendente a sinistra e si procede verso destra. Occupa parecchio spazio
e non sarà possibile mettere più di cinque generazioni per foglio, ma la sua utilità sta nella
possibilità di poter aggiungere più dati. Una variante è quella di porre al centro il soggetto
base e di procedere verso destra con il ramo paterno e a sinistra con il ramo materno.
Albero genealogico
È la rappresentazione grafica della genealogia di un individuo a forma di un albero;
Comprende tutte le persone principali, e alcuni rami collaterali, della famiglia e si rappresenta
come un vero albero, ossia con le radici (l’antenato più lontano nel tempo) in basso e man
mano tutte le generazioni successive lungo il tronco che rappresenta la linea ascendente
diretta; i rami rappresentano invece le linee collaterali
La differenza con il filo genealogico non sta solo nell’invertita rappresentazione, ma anche nel
fatto che l’albero comprende parte dell’evoluzione dei “rami” familiari collaterali rispetto a
chi ha svolto la ricerca (prozii e loro figli, zii e cugini, fratelli e loro discendenti ecc.).
La rappresentazione tecnico-artistica di questo schema segue il gusto personale di ciascuno,
per cui non è certamente obbligatorio che essa ricalchi la vera immagine di un albero.
L’importante è che sia ben chiara l’evoluzione strutturale della famiglia che descrive.
Spesso sul tronco e sui rami oltre all’indicazione dei nomi si trovano ritratti o stemmi
gentilizi
Per ogni individuo sono riportati i nomi di battesimo, il cognome (se diverso da quello della
casata), i luoghi e le date di nascita, di matrimonio e di morte. Non occorre scrivere tutte le parole
per esteso ma utilizzando abbreviazioni; le più usuali sono le seguenti: n=nato;sp=sposato;
m=morto; c.1650=intorno al 1650; post 1873=dopo il 1873; ante 1540=prima del 1540; se
invece una data (nascita, matrimonio, morte) di una persona è avvenuta tra due date certe si
indica in questo modo: 1701-1722
Ogni individuo è disposto sull’albero alla stessa altezza degli altri individui della stessa
generazione e rispetto ad eventuali fratelli in ordine cronologico di nascita; i primogeniti sono
indicati sempre alla sinistra e i loro legami vanno verso destra;
I rami dei discendenti di sesso femminile terminano con essi salvo il caso in cui essi abbiano
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a cura di Clemente Suardi
avuto figli non riconosciuti dal padre o di padre ignoto (e che quindi portano lo stesso
cognome della madre).I discendenti di sesso maschile che sono stati sposati sono affiancati
dalle consorti ( di cui va indicato il cognome) in ordine cronologico (se ne ha avuto più di una)
a cui fa seguito (all’altezza della successiva generazione) l’eventuale discendenza.
I rami dei discendenti maschi terminano con essi se non hanno avuto figli.
L’albero genealogico circolare
Circolare divergente: si pone al centro il capostipite dal quale si diramano tutti i figli, maschi
e femmine, e si procede verso l’esterno mantenendo costante la distanza tra i circoli che
rappresentano le generazioni.
Circolare convergente: può essere usato per rappresentare i quarti genealogici. Si pone
al centro il “candidato” e nei due semicircoli (superiore ed inferiore) si dirameranno gli
ascendenti paterni e materni.
a cura di Clemente Suardi
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a cura di Clemente Suardi
Filo genealogico
Filo genealogico
allargato
Trisavolo del trisavolo
Trisavolo del trisavolo
Bisnonno del trisavolo
Bisnonno del trisavolo
Nonno del trisavolo
Nonno del trisavolo
Padre del trisavolo
Padre del trisavolo
Trisavolo
Trisavolo
Bisnonno
Bisnonno
Nonno
Nonno
Padre
Padre
SOGGETTO BASE
SOGGETTO BASE
a cura di Clemente Suardi
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Albero genealogico particolare
SOGGETTO BASE
Padre
Nonno
Bisnonno
Trisavolo
Padre del trisavolo
Nonno del trisavolo
Bisnonno del trisavolo
Trisavolo del trisavolo
40
a cura di Clemente Suardi
TAVOLA DEGLI ASCENDENTI PER QUARTI
A SVILUPPO VERTICALE
PATERNI
16
17 18
19 20
MATERNI
21 22
23 24
2526
27 28
29 30
31
5ª generazione
TRISAVOLI
4ª generazione
8
9
10
4
11
12
5
13
6
14
15
7
BISNONNI
3ª generazione
NONNI
2ª generazione
2 Padre
3 Madre
1
VOI
a cura di Clemente Suardi
GENITORI
1ª generazione
41
TAVOLA DEGLI ASCENDENTI PER QUARTI A SVILUPPO ORIZZONTALE
16Trisavolo PPP
8 Bisnonno PP
4
Nonno
paterno
17 Trisavolo PMP
18 Trisavolo PMP
9 Bisnonna MP
19 Trisavolo MMP
20 Trisavolo PMP
2 PADRE
5
Nonna
paterna
10 Bisnonno PP
21 Trisavolo PMP
22 Trisavolo PMP
11 Bisnonna MP
23 Trisavolo PMP
1 VOI
24 Trisavolo PPM
6
Nonno
materno
12 Bisnonno PM
25 Trisavolo MPM
26 Trisavolo PMM
13 Bisnonna MM
3 MADRE
27 Trisavolo MMM
28 Trisavolo PPM
7
Nonna
materna
14 Bisnonno PM
29 Trisavolo MPM
30 Trisavolo PMM
15 Bisnonna MM
31 Trisavolo MMM
1ª generazione
42
2ª generazione
3ª generazione
4ª generazione
5ª generazione
a cura di Clemente Suardi
a cura di Clemente Suardi
43
4ª generazione
Bisnonni
3ª generazione
Nonni
8 Bisnonno
PP
9 Bisnonna
MP
10 Bisnonno
PP
4 Nonno paterno
2ª generazione
Genitori
11
Bisnonna
MP
12
Bisnonno
PM
5 Nonna paterna
13
Bisnonna
MM
14 Bisnonno
PM
6 Nonno materno
2 PADRE
15 Bisnonna
MM
7 Nonna materna
3 MADRE
1
VOI
1ª generazione
Soggetto base
PENNONE GENEALOGICO
A SVILUPPO VERTICALE
PATERNI
20
MATERNI
21
22
23
7ª generazione
NONNI DEI
TRISAVOLI
16
17
18
19
6ª generazione
PADRI DEI
TRISAVOLI
12
13
14
15
5ª generazione
TRISAVOLI
4ª generazione
8
9
10
11
4
5
6
7
BISNONNI
3ª generazione
NONNI
2ª generazione
2 Padre
3 Madre
1
VOI
44
GENITORI
1ª generazione
a cura di Clemente Suardi
Il numero teorico di avi di una determinata generazione è uguale a 2 alla
potenza di (n-1) dove n è la generazione considerata:
In questo esempio, il numero di antenati alla 4ª generazione è uguale a 2(4-1) ovvero 8.
Il numero teorico totale degli individui presenti in una genealogia su n
generazioni è uguale a 2 alla potenza di n - 1
Nell’esempio, il numero di individui su 4 generazioni è uguale a 24- 1 ovvero 15 persone.
a cura di Clemente Suardi
45
•
•
Questo è il quadro per mostrare il numero degli avi fino alla quarantesima generazione:
–
Fino alla 5ª generazione.................……………………………........………………………124
–
Dalla 5ª alla 10ª generazione ..................………………………................. 3.968
–
Dall’11ª alla 20ª generazione .................……………………….... 4.190.208
–
Dalla 21ª alla 30ª generazione ..…………………….... 4.290.772.992
–
Dalla 31ª alla 40ª .................................………………...... 4.393.751.543.808
TOTALE .....................…………………………………………......... 4.398.046.511.100
Genealogia e privacy
Occuparsi di genealogia significa consultare numerosi documenti privati o documenti ufficiali
presso le diverse autorità religiose e civili. Per la consultazione e la protezione dei
dati vigono norme diverse a dipendenza di cosa si intende consultare, se registri pubblici
relativi ai rapporti di diritto privato (p. es. i registri dello stato civile) oppure altri documenti
ufficiali.
In ambito statale, testo fondamentale di riferimento, a cui si deve l’introduzione del tema della
privacy nell’ordinamento giuridico italiano, è la legge 31 dicembre 1996, n. 675 “Tutela delle
persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali” (con successive modifiche).
La legge 675/1996 individua tra l’altro la categoria dei dati sensibili, ossia “i dati personali
idonei a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro
genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a
carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché i dati personali idonei a rivelare
lo stato di salute e la vita sessuale”. la questione della privacy investe anche il campo della
consultazione delle carte da parte del pubblico
La tutela prevista dalla legge riguarda qualsiasi trattamento (raccolta, conservazione,
elaborazione, diffusione ecc.) operato su dati personali («qualunque informazione relativa a
persona fisica, persona giuridica, ente od associazione») tramite la gestione di banche dati (di
qualsiasi tipo: cartacee, elettroniche ecc.) da parte di soggetti pubblici o privati, individuati
come titolari del trattamento (a cui si affianca la figura del responsabile del trattamento che
però può coincidere con il titolare).
I documenti di carattere riservato riguardanti la politica estera od interna della Stato sono
sottratti alla consultazione per cinquanta anni (art.107 e 108 del d.lgs. 490/99).
I documenti contenenti dati sensibili (ovvero i dati personali idonei a rivelare l’origine
razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche,
46
a cura di Clemente Suardi
l’adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico,
politico o sindacale) e quelli idonei a rivelare provvedimenti di procedura penale (art. 686,
commi 1, lettere a) e d), 2 e 3 del codice di procedura penale, richiamati agli articoli 22 e 24
della L. 675/96), diventano liberamente consultabili quaranta anni dopo la loro data.
Sono consultabili dopo settanta anni i documenti contenenti dati idonei
a rivelare lo stato di salute o la vita sessuale o rapporti riservati di tipo
familiare (art. 21 DPR 1409/63, e art. 8 d.lgs. 281/99), con particolare
riferimento al sistema delle parentele (paternità o maternità discusse, figli naturali, ecc.).
L’art.107
del
d.lgs.
490/99
conferma
la
competenza
del
Ministero
dell’Interno, d’intesa con il Ministero per i beni e le attività culturali,
in materia di autorizzazione alla consultazione per motivi storici dei
documenti di carattere riservato anche prima della scadenza dei termini,
e
l’art.110
intitolato
“Declaratoria
di
riservatezza”
ribadisce
che
“l’accertamento dell’esistenza e della natura degli atti non liberamente
consultabili a norma degli articoli 107, 108 e 109 è effettuato dal Ministero dell’Interno,
d’intesa con il Ministero [per i beni e le attività culturali]”.
Se la disposizione apparentemente ricalca quanto già previsto dal DPR 854/75, in realtà il nuovo
testo chiarisce e modifica l’ambito di competenza del Ministero dell’Interno, presso il quale
è stata formalizzata la costituzione della “Commissione consultiva per le questioni inerenti
alla consultabilità degli atti di archivio riservati” (alla quale il d.lgs. 281/99 ha conferito
rilevanza legislativa). Infatti, le disposizioni dell’art. 110 non si applicano agli archivi della
pubblica amministrazione, perché gli organi delegati all’identificazione degli atti di natura
riservata
in
questo
caso
sono
le
“Commissioni
di
sorveglianza”
istituite presso gli Archivi di Stato. Perciò la competenza del Ministero
dell’Interno, quanto all’individuazione dell’esistenza e della natura degli
atti non liberamente consultabili, si estende ai soli archivi degli enti pubblici
e privati e a quelli appartenenti a singoli cittadini, mentre l’autorizzazione a
consultare gli atti non liberamente consultabili viene esercitata nei confronti
di tutti i soggetti, amministrazioni statali o enti pubblici e privati cittadini.
Di grande rilievo, e con effetti che meritano una riflessione particolare, l’introduzione della
disposizione che impone agli enti pubblici di definire, mediante apposito regolamento, le
modalità per la consultazione a fini storici dei loro archivi correnti e di deposito.
Le norme del Codice di deontologia, entrato in vigore con provvedimento del Garante della
privacy n.8/P del 14 marzo2001, sono principalmente volte a garantire l’utilizzazione dei
dati di carattere personale a norma del d.lgs 281/99; infatti, se non si applicasse il Codice,
il trattamento ricadrebbe nella normativa della L. 675/96, che è molto più restrittiva perchè
impone di richiedere sempre il consenso scritto dell’interessato e l’autorizzazione al Garante
(art.22). Oltre a dettare norme per il trattamento dei dati personali presso gli archivi delle
pubbliche amministrazioni, enti pubblici e archivi privati dichiarati di notevole interesse
storico, il Codice stabilisce una serie di principi-guida per il comportamento dei soggetti
che trattano dati personali per scopi storici: archivisti e utenti degli archivi. Seguono le
disposizioni particolari relative al rispetto dei diritti, delle libertà e della dignità delle
persone, all’impegno ad adoperarsi per il rispetto del codice e delle leggi, ai doveri di lealtà,
correttezza, imparzialità e onestà, ecc.
a cura di Clemente Suardi
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Che cosa prevede la normativa canonica
Nel Codice di diritto canonico il diritto alla riservatezza dei fedeli è tutelato con alcune
disposizioni di ambito più generale ed ampio rispetto a quello del solo trattamento dei
dati personali. In particolare il can. 220 stabilisce che «non è lecito ad alcuno ledere
illegittimamente la buona fama di cui uno gode, o violare il diritto di ogni persona a difendere
la propria intimità».
Quanto alla gestione dei dati negli archivi, in particolare diocesani e parrocchiali, il Codice si
preoccupa di tutelare sia la necessaria riservatezza dell’azione della Chiesa, sia quella delle
persone coinvolte. Sono presenti norme relative alla chiusura e alla custodia dell’archivio,
sul diritto di accesso da parte degli interessati (cfr. can. 487); circa gli archivi parrocchiali, si
richiede che i libri parrocchiali non vadano in mano ad estranei (cfr. can. 535, § 4).
Inoltre la Conferenza episcopale italiana ha emanato le “Disposizioni per la tutela del diritto
alla buona fama e alla riservatezza”, pubblicate con decreto del Presidente della CEI del
30 ottobre 1999 ed entrate in vigore il 1° maggio 2000; esse costituiscono il riferimento
fondamentale in materia di privacy nell’ambito canonico.
Il decreto dà disposizioni sulla tenuta dei registri, sulla figura responsabile dei registri,
che coincide con il responsabile dell’ente (che, nel caso dell’archivio parrocchiale, è
il parroco), sulla possibilità di utilizzo di supporti elettronicisull’accesso ai dati, sul
rilascio di certificati, sulla richiesta di consultazione per ragioni di studio o di statistica.
Con l’Intesa tra la CEI e il Ministero per i beni e delle attività culturali del 18 aprile 2000,
l’autorità ecclesiastica competente si impegna a disporre l’apertura alla consultazione degli
archivi di interesse storico, identificati con quelli contenenti documenti che hanno più di 70
anni.
48
a cura di Clemente Suardi
BIBLIOGRAFIA
Genealogia
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•Caratti di Valfrei Lorenzo, Come risalire alle origini della propria famiglia, Mondadori, 1998.
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1995
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Milano, 1991, Giovanni De Vecchi Ed.
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•De Felice Emidio, Cognomi d’Italia. Origine, etimologia, storia di oltre 15.000 cognomi, Milano, Epoca,
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•De Felice Emidio, Dizionario dei cognomi italiani, Milano, Mondadori, 1978.
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•De Felice Emidio, Dizionario dei cognomi italiani, Milano, Mondadori, 1997.
•Finamore Egidio, Cognomi, nomi, toponimi nella storia italiana: note etimologiche e storiche, Rimini,
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a cura di Clemente Suardi
49
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•Toubert P. e A. Manoukian, Dal nome di persona al nome di famiglia, sta in I vincoli familiari in Italia dal
secolo XI al secolo XX, Bologna, 1983..
Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche
Questo Istituto, ai fini delle nostre ricerche, risulta essere importantissimo per due aspetti:
Il primo è verificare se dove ci interessa vi sia una biblioteca da consultare e reperire il suo indirizzo. Per far
questo è necessario fare alcune operazioni che sono in ogni caso semplici, rechiamoci a questo indirizzo
internet: http://anagrafe.iccu.sbn.it/ e premiamo il pulsante “Interroga la base dati”, visto che sicuramente
non saprete il codice della biblioteca da cercare premete il pulsante “Ricerca avanzata” e nella nuova schermata inserite il Comune nella relativa casella e premete il tasto “Invia” a questo punto premete il tasto
“Visualizza dati” e avrete l’elenco delle biblioteche presenti nel comune che cercavate.
L’indirizzo internet dell’Home Page dell’Istituto è:
http://www.iccu.sbn.it/
Il secondo aspetto e probabilmente più importante è che presso questo Istituto dovrebbero essere catalogati
tutti i volumi presenti nelle biblioteche pubbliche.
Potrete chiedere se al cognome interessato corrispondano autori di opere a stampa o manoscritte, cercando
di dare un periodo ben definito per le ricerche per esempio tutto il 1800 o il 1900 così che il personale non si
trovi impegnato in ricerche molto laboriose e magari rimandate a quando hanno più tempo.
Scrivete quindi:
Al Direttore dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche
Viale Castro Pretorio, 105
00185 Roma
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a cura di Clemente Suardi
Il corso e la dispensa sono stati curati da
Clemente Suardi ©
[email protected]
Cell. 3356717349
a cura di Clemente Suardi
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