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ricordo di maurice sznycer
RI COR D O D I M AUR I C E S Z N YC E R ( 1 9 2 1 - 2 0 1 0 )
Sergio Ribichini*
La conversation n’est féconde qu’entre
esprits attachés à consolider leurs perplexités
Emil Cioran, Écartèlement, 1979
Abstract: This paper is an account of the academic career of Prof. Maurice Sznycer, who recently
passed away, followed by a complete bibliography of his studies on Phoenician and Punic epigraphy, language, and culture.
Keywords: Obituary: Maurice Sznycer; Semitics; Philology, Epigraphy; Phoenician and Punic Studies;
Historiography.
C
ome molti studiosi interessati alla civiltà
fenicia e punica, potrei citare decine di ricordi personali sul prof. Maurice Sznycer: dalle conversazioni sui lavori in preparazione o
appena usciti, suoi e miei, alle discussioni sul
presente e sul futuro dei nostri studi; dai primi
biglietti di auguri per il nuovo anno, all’ultima
sua lettera dalla stesura ormai troppo incerta;1 dai colloqui parigini, abituali alla fine dei
corsi del martedì, alle chiacchierate romane o
tunisine, altrettanto usuali nelle diverse occasioni d’incontro e sui più disparati argomenti;
dalle periodiche telefonate di saluto e d’intesa,
alle più rare chiamate degli ultimi anni, su
questioni particolari e spesso personali.
Ricordi simili, con il carteggio e le dediche
sugli estratti, appartengono alla memoria che
conservo di un grande protagonista di quegli
studi fenici e punici ai quali mi sono associato
a metà degli anni ’70. Fu Sabatino Moscati, fi-
gura di spicco di questi studi, a suggerirmi2
d’inviare i miei primi articoli a qualche specialista; ed io mi rivolsi, in particolare, ad André Caquot, Jehan Desanges, Giovanni Garbini, Massimo Pallottino e, appunto, a Maurice
Sznycer. Poi ci furono il mio soggiorno a Parigi nel 1986, nel quadro degli accordi culturali tra CNR e Centre National de la Recherche Scientifique (avendo proprio Sznycer
quale referente), e tanti altri incontri successivi, in occasione di convegni o viaggi di studio.
Così il professore dell’École Pratique des
Hautes Études (in seguito: EPHE) cominciò a
far parte della mia vita professionale e pure di
quella personale e familiare.3
Ma questo, come ho detto, appartiene alla
mia microstoria: vicende più o meno banali e
più o meno somiglianti alle esperienze di
quanti fra i colleghi hanno avuto la ventura di
conoscere il professore, di fruire delle sue
* Istituto di Studi sulle Civiltà Italiche e del Mediterraneo Antico – CNR, Roma; sergio.ribichini@
iscima.cnr.it.
continue e persistenti, ma anche la disponibilità
della foto che accompagna queste righe (e ringrazio
anche Catherine Fauveaud per l’interessamento).
2 Cosa che fecero, peraltro, anche altri colleghi e
amici, come Maria Giulia Amadasi Guzzo e Paolo
Xella che già conoscevano il prof. M. Sznycer.
3 A lui debbo, tra l’altro, la conoscenza di molti
amici di nazionalità francese (a cominciare da Hélène Lozachmeur, Pierre Gandolphe e Bernard Delavault), tunisina o libanese (come Ahmed Ferjaoui e
Antoine Kassis).
1 La lettera, più precisamente, è stata scritta da
Mme Lili Sznycer in data 31 dicembre 2009; il professore, allora sofferente per un infortunio, si è unito a sua moglie per auspicare «une très heureuse
nouvelle année: dans le travail, les publications, et
surtout la santé». Debbo alla nobiltà d’animo della
Signora Sznycer non solo la familiarità e l’amicizia
RStFen, xxxix, 1 · 2011
10
sergio ribichini
competenze scientifiche e di apprezzarne le la Sorbona già da qualche anno,5 a Sznycer fu
qualità umane.4 È piuttosto il protagonista affidato il compito di presentare il primo
dello sviluppo degli studi fenici e punici nei “Rapporto” su tale branca degli studi fenici e
decenni appena trascorsi che voglio comme- punici.
morare, sia pure attingendo qua e là ai miei riM. Sznycer mantenne questo ruolo nei pricordi, secondo uno stile a lui senz’altro caro. mi quattro Congressi internazionali (Roma
Lo incontrai per la prima volta a Parigi nel- 1979 e 1987, Tunisi 1991 e Cadice 1995), entranl’estate 1977, a margine dei lavori della XXIVe do anche a far parte della “Commissione per
Rencontre Assyriologique Internationale; poi gli studi fenici e punici” che Sabatino Moscaa Roma nel novembre del 1979, in occasione ti aveva appositamente creato presso l’Accadel I Congresso internazionale di studi fenici demia Nazionale dei Lincei.6 Per tali suoi
e punici, che Sabatino Moscati aveva organiz- Rapports, inoltre, Sznycer seguì meticolosazato presso il CNR dove anch’io lavoravo. Per mente sempre lo stesso schema,7 anche a riquesto convegno, in considerazione delle sue schio di qualche ripetizione e ridondanza:
già numerose pubblicazioni nel campo del- mai una semplice enumerazione bibliografica
l’epigrafia semitica e con riferimento al titolo dei lavori pubblicati nel periodo in esame,8
stesso dell’insegnamento di cui era titolare al- bensì una presentazione globale dello stato
4 Cfr. ad esempio Ch.J. Robin, In memoriam
Maurice Sznycer (1921-2010), in «Semitica et Classica»
3, 2010, p. 291; F. Israel, Ricordo di Maurice Sznycer,
e P. Xella, Maurice Sznycer: postilla autobiografica, in
«SEL» 27, 2010, pp. 1-5 e 7-8.
5 M. Sznycer ricevette l’incarico di “Chargé de
conférences” presso l’EPHE il 21 giugno 1970, dopo
vari anni d’insegnamento universitario (Paris III), e
dette inizio alle sue conferenze di Antiquités et épigraphie nord-ouest sémitiques presso tale Istituzione
nell’a.s. 1971-1972. Fu nominato “Directeur d’études” il 25 aprile 1971 e ha firmato il suo ultimo Rapport sur les conférences per l’a.s. 2005-2006. “Élève diplômé” de la IVe Section de l’EPHE in data 4 aprile
1965, pubblicò una sintesi della sua tesi nell’«Annuaire» per l’a.s. 1965-1966, quale allievo di James G.
Février (Antiquités sémitiques). Quest’ultimo fu relatore della sua dissertazione sui passi punici in trascrizione latina nel Poenulus di Plauto e l’argomento
fu oggetto sia di un altro articolo edito in precedenza (1957-1960) che del libro pubblicato nel 1967. Tra i
primi scritti di Sznycer nell’«Annuaire» della Scuola
sono da ricordare le pagine che pubblicò quale
«auditeur assidu et actif» delle conferenze di André
Dupont-Sommer (Histoire ancienne de l’Orient), nei
resoconti per gli aa.ss. 1969-1970 e 1970-1971.
6 La Commissione operò anche dopo la scomparsa di S. Moscati nel 1997, per l’organizzazione dei
successivi Congressi di Marsala-Palermo nel 2000 e
di Lisbona nel 2004. Sul versante parigino, Sznycer
ha fatto parte, fin dalla sua creazione, della “Équipe
de Recherche associée au CNRS nº 358 (Études Sémitiques)”, della Commissione per il Corpus Inscriptionum Semiticarum presso l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres (incaricato di preparare il
fascicolo 4 del tomo III della pars prima, con le iscri-
zioni puniche e neopuniche dell’Africa del Nord, a
parte quelle di Cartagine). Ha partecipato ai lavori
della “U.R.A. nº 8 (Archéologie et structure politiques des pays syriens au Ier millénaire av. J.-C.)”, del
Centre de Recherches Archéologiques (C.R.A.) del
CNRS. Co-direttore della rivista «Semitica» dal 1983,
è stato membro della “Société d’étude du Maghreb
préhistorique, antique et médiéval (SEMPAM)”
nonché della “Commission d’histoire et d’Archéologie de l’Afrique du Nord, du Comité des Travaux
historiques et scientifiques”, e infine “Co-directeur
de l’équipe mixte franco-tunisienne travaillant sur
les stèles du tophet de Carthage”. Tali responsabilità e mansioni sono costantemente richiamate da M.
Sznycer nei diversi Rapport sur les conférences à
l’EPHE.
7 Nel congresso del 2000 a Marsala-Palermo, si
decise di cambiare l’impostazione delle Relazioni ufficiali, o “Rapporti”, e M. Sznycer riprese in quell’occasione il tema di un suo contributo del 1978 (in
un’opera collettiva diretta da Cl. Nicolet) per discutere di Fenici e soprattutto di Cartaginesi visti attraverso gli studi classici. Cfr. Sznycer 2005.
8 Compito al quale si è comunque più volte dedicato, con qualche rassegna bibliografica su varie riviste (ad esempio i «Comptes-Rendus du GLECS»,
«Onoma» e il «JA»: cfr. Sznycer 1965b, 1967b, 1974a,
1976a e 1977b), e soprattutto con la presentazione e
discussione analitica delle pubblicazioni recenti nel
corso delle sue conferenze presso l’EPHE. Cfr. anche le recensioni in Sznycer 1967-1968 (per un lavoro di A. Majoubi – M. Fantar), in Sznycer 19691970c (per un libro di G. e C. Picard), in Sznycer
1984b (per un articolo di A. Hermary) e in Sznycer
2002 (per un libro di Ch.R. Krahmalkov). Cfr. anche
Sznycer 2002-2007b.
ricordo di maurice
dell’arte, con le scoperte epigrafiche recenti,
le pubblicazioni più significative sui testi fenici e punici, l’edizione di nuovi strumenti di lavoro (come dizionari, antologie o grammatiche) e l’analisi di qualche nuovo lavoro
epigrafico o filologico, per finire regolarmente con un richiamo severo alla specificità della disciplina e alla necessità d’una metodologia rigorosa e sistematica.
Rileggendo a distanza e in parallelo i suoi
resoconti sull’epigrafia e le note introduttive
di Sabatino Moscati ai primi Congressi, si
evidenzia anche una differenza d’impostazione tra i due studiosi, non di poco conto. Per lo
specialista italiano la novità principale degli
studi fenici e punici nella seconda parte dello
scorso millennio era rappresentata dal loro
costituirsi in autonomia disciplinare, di
contro al precedente carattere parziale, frammentario e disorganico di questi studi. Promuovendo convegni, insegnamenti universitari, centri di ricerca innovativi, nuovi scavi e
specifiche sedi editoriali, S. Moscati voleva
porre fine al muoversi parallelo e non interfluente di ricerche filologiche ed epigrafiche
ignare dell’archeologia, di ricerche archeologiche ignare della filologia, di ricerche storico-religiose legate più agli studi classici che
non a un’autonoma e ammodernata problematica. A suo avviso, fino alla metà del XX secolo, tre erano le vie di avvicinamento agli
studi fenici: dalla semitistica (con lo sviluppo
di ricerche epigrafiche pregevoli ma spesso in
sé circoscritte), dall’archeologia (nell’ambito
di imprese talora esorbitanti la fase fenicia e
comunque per lo più limitate, stanti la preparazione e gli interessi degli archeologi), e dalla storia politica e religiosa (su basi decisamente classiche, che hanno portato fino a
ignorare le fonti dirette). Sicché, per citare ancora pressoché letteralmente S. Moscati nell’Introduzione ai lavori del I e del II Congresso,
quello che pareva ancora non emergere in
piena luce era la figura dello studioso organicamente preparato in quest’area, capace di
controllare i dati linguistici come quelli ar9 Cfr. Sznycer 1995a, pp. 215-217; 220.
10 Sznycer 1995a, p. 220.
sznycer (1921-2010)
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cheologici, storico-religiosi, storico-culturali
e altri ancora. Egli dunque auspicava e già vedeva (nel 1987) il formarsi di una nuova generazione di studiosi, ben preparata tecnicamente, a giorno dei metodi più moderni, che
si specializza nell’una o nell’altra branca ma
avendo piena nozione dell’insieme.
Lo studioso di Parigi, invece, ha più volte
insistito sull’assoluta particolarità dell’epigrafia fenicia e punica, intesa nel senso più largo
(cioè comprendente anche la paleografia, la
filologia e la lessicografia), quale settore specifico degli studi semitici. Per sua stessa ammissione,9 egli considerava suoi maestri André Dupont-Sommer per l’aramaico, Charles
Virolleaud per l’ugaritico e James-Germain
Février per il fenicio, punico e neopunico; e si
riteneva «héritier direct» di Charles Clermont-Ganneau, che fu titolare di un’analoga
Direction d’études presso l’EPHE. Così egli si
applicava allo studio della civiltà fenicia e punica da semitista e da epigrafista; e con tale
specializzazione proponeva considerazioni di
metodo anche più ampie, pur manifestandosi
fortemente critico verso «le recours constant
à une comparaison illimitée, fondée sur une
érudition désordonnée, dispersée et jamais
maîtrisée, ou bien, un manque des connaissances de base, souvent confondant».10
Una denuncia ricorrente, che Sznycer ha
continuato a ripetere in ogni occasione congressuale nella quale interveniva, è stata soprattutto quella dell’avventatezza di tanti
«non sémitisants ou sémitisants d’occasion»
che si cimentavano nell’edizione e nello studio di testi epigrafici fenici e punici senza adeguata formazione. Ricorda ad esempio nel
1995 di avere presto cominciato a osservare,
«d’abord avec étonnement et amusement, ensuite, avec stupéfaction mêlée d’incrédulité,
enfin, les années passant, avec irritation, les
failles et les carences dans la conduite des
études phénico-puniques, particulièrement
dans le domaine de l’épigraphie».11 Per Sznycer, ancora nel 1995, l’epigrafia fenicia e punica «est une discipline austère demandant une
11 Sznycer 1995a, p. 219.
12
sergio ribichini
della comparazione. Tra le regole da lui ripetutamente evocate, inoltre, vi è in primo luogo quella del rigore assoluto («ne pas vouloir
à tout prix et toujours trouver une “solution” … il faut se persuader que, aussi frustrant que cela puisse paraître, un non liquet est
bien souvent préférable à une hypothèse, et
plus encore à une prétendue explication,
nécessairement fantaisistes»); poi quella della
serie («une inscription isolée est toujours difficile, et souvent même impossible, à comprendre correctement, mais l’explication devient
beaucoup plus accessible si on peut la placer
dans une série d’inscriptions déjà connues, et
plus la série est abondante, plus l’inscription
sera facile à déchiffrer»); e ancora quella della
restituzione delle lacune, in un testo più o meno frammentario (sul quale principio Sznycer
Fig. 1. Maurice Sznycer.
si richiama a Luis Robert: «L’épigraphiste doit
être insensible à l’horreur du vide»);13 infine
longue et solide préparation, et tout d’abord quella dell’autenticità («toutes les inscripla connaissance approfondie des langues tions, brèves ou longues, qui n’ont pas été
sémitiques, qui ne peut s’improviser, une dis- trouvées dans des fouilles régulières, ou, évencipline où l’érudition ne peut et ne doit être tuellement, dans des sondages, doivent être
exploitée qu’à travers une méthodologie ra- considérées a priori comme suspects, qu’elles
tionnelle, que, depuis des années, je m’ef- viennent d’antiquaires ou, plus encore, de colforce, pour ma part, d’élaborer, d’approfondir lectionneurs, souvent anonymes»).14
et de répandre. Il est temps que l’épigraphie
Su un piano più generale, d’altro canto,
ouest-sémitique devienne une discipline sé- Sznycer ha ammonito più volte sul pericolo
rieuse».12
rappresentato dai presupposti ideologici e
Il ricorso a una metodologia «aussi stricte culturali, che si frappongono sovente allo stuque possible, applicable aux différentes opéra- dio delle antiche civiltà semitiche, e particotions du travail épigraphique» è stato peraltro larmente, per il mondo fenicio e punico, dai
enfatizzato da M. Sznycer anche mediante il due principali “scogli” che impediscono la
tirocinio personale, adottato per le sue pub- buona comprensione di questa civiltà: quello
blicazioni e per i suoi corsi all’EPHE. Nelle biblico e quello classico. Il primo riguarda soune e negli altri egli ha applicato alla docu- prattutto il mondo fenicio d’Oriente ed è
mentazione fenicia i principi basilari della tec- rappresentato dal “bibliocentrisme” e dalnica epigrafica e ha rimarcato le tappe del la- l’“hébréocentrisme”, per il fatto che una buovoro da compiere: dall’esame diretto del na parte dei semitisti sono dei biblisti o dei
documento alla sua riproduzione, dalle rego- teologi, interessati solo temporaneamente alle per la decifrazione a quelle per la restituzio- la civiltà in questione con ricerche ausiliare, fine delle lacune, dalla bibliografia generale a nalizzate a una migliore comprensione della
quella specifica, dalla conoscenza approfondi- Bibbia. Il secondo deriva sia dall’impostaziota delle lingue semitiche ad un uso razionale ne pluridecennale degli studi su Cartagine
12 Così si chiude l’intervento di M. Sznycer al Congresso di Cadice: cfr. Sznycer 2000d, pp. 106-107.
13 Sznycer 1995a, pp. 223-224.
14 In Sznycer 2002-2003a, p. 28.
ricordo di maurice
fondati essenzialmente sulle fonti greco-latine, sia dal “prisma deformante” degli autori
classici su questa civiltà, considerata a vario titolo e in base a vari clichés, come “barbara”.15
Per questi aspetti, in fondo, la sua analisi storiografica, coincideva con quella di S. Moscati; ma Sznycer rimaneva, a differenza del suo
collega italiano, piuttosto scettico sulle prospettive degli studi più recenti.
Del suo pessimismo su taluni persistenti
condizionamenti e su talune azzardate
“novità” nel funzionamento, nella pratica e
nell’evoluzione degli studi fenici e punici,
nonché più particolarmente della sua apprensione per una metodologia rigorosa da applicare in campo non solo epigrafico, danno ancora oggi testimonianza peculiare i riassunti
della sua attività di docente presso l’EPHE.
Sznycer intitolò il primo corso, nel 1971-1972,
Initiation à l’épigraphie nord-sémitique, formula
che mantenne negli anni per i “seminari” introduttivi alla disciplina, quelli che affiancavano le più importanti “conferenze”, nelle quali
egli esponeva i risultati di ricerche personali.
Gli uni e le altre, nelle sue intenzioni, dovevano introdurre il pubblico alla pratica dell’epigrafia fenicia, punica, neopunica, ebraica ed
aramaica, tramite l’esame diretto dei testi e
l’apprendimento dei metodi, nonché orientare le ricerche dei suoi ascoltatori. Seguendo all’occorrenza i nuovi ritrovamenti epigrafici e i
suoi stessi studi, M. Sznycer si è occupato per
anni, nei suoi corsi, della documentazione fenicia nell’arcipelago maltese e soprattutto nell’isola di Cipro, particolarmente per le epigrafi di Kition, Idalion e Lapethos; ma anche
sznycer (1921-2010)
13
dell’epigrafia di Cartagine, di Maktar e d’altri
siti in Tunisia, dell’Algeria, del Marocco, della
Sardegna e della Penisola Iberica.
Irrinunciabile, caparbio e scrupoloso, è stato per lui anche l’impegno d’informare il suo
uditorio,16 e i lettori delle sue “cronache”, sullo stato degli studi; cioè di esporre in dettaglio
le pubblicazioni e gli avvenimenti più importanti, dando notizia di documenti inediti recuperati dagli scavi recenti e delle ricerche in
corso, nei vari centri interessati agli studi fenici. Con il tempo, anzi, questo impegno ha
preso quasi il sopravvento sull’esposizione
d’indagini personali, e le sue conferenze alla
Sorbona si sono trasformate in presentazione
ed esame critico17 di libri e articoli mano a
mano editi sull’epigrafia semitica di nordovest e sulla civiltà fenicia in specie, nonché in
resoconto dei viaggi compiuti e dei convegni
cui aveva partecipato, benché questo gli desse
comunque l’occasione per proporre nuove
letture, precisare datazioni, migliorare l’interpretazione di molte iscrizioni.
D’altro canto, pur segnalando costantemente la specificità della disciplina di cui si
sentiva referente peculiare e quasi interprete
privilegiato, pur essendo sempre pronto a richiamare la necessità che all’epigrafia ci si dedichi con un metodo rigoroso, più simile alle
scienze esatte che non alle discipline storiche,
lo studioso ha sempre cercato di dimostrare
quali e quante nozioni si possano trarre dalla
documentazione epigrafica per la ricostruzione della civiltà fenicia e punica, in Oriente come in Occidente. Scrive Sznycer che anche
semplici graffiti, iscrizioni commemorative
15 Sznycer ha evidenziato questi due “scogli” in
occasione di un congresso a Malta del 1976 (cfr.
Sznycer 1978c), e ha poi ripreso l’argomento in vari
scritti e conferenze successive.
16 Peraltro costituito in larga parte da studiosi e
ricercatori già specializzati nelle antichità semitiche
in senso lato. Più volte, nell’ambito delle conferenze da lui tenute all’EPHE (e nei Rapports pubblicati),
M. Sznycer ha accolto anche gli exposés di alcuni suoi
uditori, come Hélène Benichou Safar, Pierre Bordreuil, François Bron, André Lemaire e Christian
Robin.
17 M. Sznycer era piuttosto severo a questo proposito. Se il giudizio positivo il più delle volte è bene
evidente nei suoi scritti, per comprendere la durezza
delle critiche negative ed evocare le censure finanche immeritate che i frequentatori delle sue conferenze si trovarono ad ascoltare (specialmente nel
caso di saggi sulla lingua e la scrittura), occorre talvolta leggere tra le righe dei Rapports. Di tali recensioni erano oggetto indistintamente anche i lavori di
studiosi cui lo legava una sincera e schietta amicizia
e che pure lui stimava assai; io stesso ho offerto taluni spunti in proposito, per qualche studio che il
professore non condivideva.
14
sergio ribichini
redatte in occasioni molto particolari, epigraM. Sznycer, d’altro canto, ha pubblicato
fi votive a prima vista uniformi e monotone, l’editio princeps di molti testi, spesso imporper via delle formule stereotipate (come le tanti e difficili, come ad esempio la prima
migliaia di dediche dei santuari detti “tofet”), iscrizione fenicia trovata sull’isola di Creta
o le iscrizioni funerarie apparentemente laco- (1979b), il testo bilingue greco e fenicio sconiche, se studiate metodicamente e meticolo- perto a Cos con la dedica ad Afrodite/Astarte
samente possono rivelare una grande quanti- (1986c) e la straordinaria iscrizione fenicia intà d’insegnamenti preziosi: per la storia delle cisa sulla base di un “trofeo”, celebrante una
istituzioni sociali, politiche e amministrative, vittoria militare conseguita da Milkyaton re di
delle idee e dei fatti religiosi, per ricostruire la Kition e di Idalion (1991b e 1992b).
lingua e la scrittura, l’onomastica, i nomi di
Di quest’ultima pubblicazione il professomestieri, le titolature, le magistrature e tanti re andava particolarmente (e giustamente)
altri aspetti della civiltà in esame.
fiero, per l’abbondanza d’informazioni storiCito in proposito,18 e in primo luogo, gli che che dall’epigrafe, da lui datata al 392-391
studi su questioni d’ordine generale, come a.C., si possono dedurre. E tornò più volte
quelli sull’espansione fenicia nel Mediterra- a verificarla (in 2000c e 2001a, per esempio),
neo occidentale (1976b e 1978c), sull’uso sto- per rimarcare taluni aspetti dell’interpretariografico dei termini “fenicio”, “punico” e zione che ne aveva dato, rivedere qualche
“neopunico” (1978b) e sui problemi del bilin- lettura o qualche commento, replicare con
guismo punico-latino (1996b e 2002-2003b; ma nuove argomentazioni agli studi che dalla
cfr. anche il libro del 1967a e altri saggi: 1965a, sua edizione si erano nel frattempo svilup1977d e 1993b). Segnalo poi le sue ricerche su pati.
altri problemi particolari, come: la formazioTra i molti testi dei quali si deve a M. Sznyne dell’alfabeto fenicio (1974c, 1975c e 1977c); cer la prima edizione figurano anche altri prela lingua e la scrittura (1992a, 1999b); l’antro- ziosi documenti, sia pure di minore imporponimia (1963, 1979a, 1993b) e la toponimia tanza rispetto a quelli appena citati: brevi
(1977a, 1991a); l’individuazione e interpreta- epigrafi particolarmente da Pafo (1996c) e alzione di taluni vocaboli e formule (1966-1967, tre località cipriote (1982c, d, e, 1983b, e, 1984a,
1975b, 1993a e 1997a). Ricordo inoltre i lavori 1985b, 1986b, 1987c, 1999d, 2004-2005b); ma ansu temi altrettanto specifici, sui quali ha per che da Cartagine (1987f ) e altri siti in Nordl’appunto dimostrato la ricchezza d’informa- Africa (1970 e 2002-2007a, per esempio), fino
zioni desumibili dalla documentazione epi- ai graffiti da poco ritrovati in Portogallo
grafica: lo studio della “assemblea del popo- (2000b). Va inoltre ricordata l’edizione, con
lo” (1975a) e la questione della regalità nel lettura, trascrizione, traduzione e commenmondo punico (1981c); l’organizzazione am- to, dei testi punici e neopunici sulle stele di
ministrativa dei territori africani (1997c) e le Costantina in Algeria (1987a).
strutture sociali e politiche (2003); l’interpreSi aggiungono infine i numerosi studi epitazione della “Megara” cartaginese (1986a) e grafici su testi già pubblicati da altri in precel’articolazione della città punica (1995c); i no- denza, o per documenti di recente rintracciami di mestiere e di funzione a Kition (1985c); ti in vari musei: iscrizioni dal Libano (1958,
il funzionamento del mercato e i meccanismi 1994b), e dalla Turchia (1981a), da varie localidella vita economica (2002-2003c), quelli della tà cipriote (1972a, 1982e, 1983c, 1985a, 1987b, e,
vita marittima (1992d) e dell’artigianato 1988b, c, 1992c, 1997b), da Cartagine (1968(1995d); i titoli punici delle funzioni militari a 1969a, 1991d, 1996a) e altre località della TuniCartagine (1990) e la terminologia della guer- sia (1972b, 1977d, 1980a, 1982f, 1983a, 1986d,
ra e della conquista (1999a).
1997a), dalla Libia (1962, 1965a, 1982a, 1994a,
18 Indico tra parentesi l’anno di pubblicazione, secondo le indicazioni da me raccolte nella “Biblio-
grafia fenicia” di M. Sznycer che chiude queste pagine.
ricordo di maurice sznycer (1921-2010)
15
2000a), dalla Sardegna (1965c e 1969-1970a) e
Pur dichiarandosi poi non attirato dalla didalla Spagna (1991a).
vulgazione scientifica, sottolineando anzi più
Sznycer non era peraltro un ricercatore iso- volte con me la sua distanza dalla posizione
lato; anzi collaborava sovente con altri stu- contraria che aveva in proposito S. Moscati,
diosi, sia per l’organizzazione di particolari Sznycer era ben cosciente della funzione che
iniziative editoriali o espositive,19 sia per con- essa poteva avere per la valorizzazione del padurre ricerche insieme ad altri e pubblicarle trimonio culturale rappresentato dai siti fenianche a doppia firma. Ricordo in particolare ci e punici nei paesi del Mediterraneo interesgli studi sui testi ugaritici compiuti con André sati alla loro civiltà. E, in fondo, non si è tirato
Caquot; o su testi bilingui, svolti con Olivier indietro quando ne ha avuto l’occasione, per
Masson (1972a, 1983b, 1986b, 1992c) e Charis iniziative da lui ritenute importanti. Ricordo
Kantzia (1986c) per i documenti fenicio-ci- ad esempio le pagine scritte nel 1968 per il peprioti o greco-fenici e con Lionel Galand per riodico culturale «Archeologia», nel 1969 per
quelli punico-libici (1970). Segnalo poi l’edi- «Archéologie Vivante»21 e nel 1998 per «Verzione e lo studio di epigrafi su monumenti sion Originale»; quelle per il numero speciale
editi da colleghi, come Marguerite Yon (1979c, dei «Dossiers d’Histoire et d’Archéologie» de1991b, 1992b), Yves Calvet (1982c), Sabine dicato all’espansione fenicia nel MediterraFourrier (2004-2005b), Annie Caubet e Fran- neo nel 1988; la voce “Philon de Byblos” per il
çois Bertrandy (1987a). Sottolineo inoltre il supplemento al Dictionnaire Biblique del 1966;
confronto frequente con i colleghi specialisti vari lemmi in un ampio dizionario storico-letdi epigrafia semitica e particolarmente il suo terario (1985-1986a, b); vari contributi, infine,
legame con Maria Giulia Amadasi Guzzo, di per grandi esposizioni di materiali fenici e pucui v’è toccante memoria autobiografica nel- nici (1994c, d; 1995b). Una menzione speciale
le pagine che Sznycer ha scritto per i Mélanges meritano a questo proposito il lungo capitolo
offerti alla studiosa italiana nel 2007: Souvenirs sulla civiltà di Cartagine nell’opera di Claude
épars sur un itinéraire scientifique et culturel, et Nicolet (1978a, con una seconda edizione nel
une longue amitié.
1989) e il contributo di M. Sznycer al dizionaSemitista di alta specializzazione ma anche rio di mitologia curato da Yves Bonnefoy
erudito curioso, il professore della Sorbona (1981b): due lavori cui lo studioso teneva par“aveva un dossier” praticamente su ogni argo- ticolarmente, considerandoli un compendio
mento delle nostre conversazioni (dalla mito- del suo pensiero, specie sul piano metodolologia fenicia alla prostituzione sacra, dalle gico.
dediche dei “tofet” alle tradizioni sul dio
In ogni caso, nonostante evochi più volte il
Moloch), ed era pronto ad amalgamare una suo impegno nell’elaborazione di un metodo
chiacchierata su questi temi con una sosta alla epigrafico rigoroso, e quasi a dispetto dei suoi
Brasserie Balzar, al Select e in altri celebri cafés numerosi interventi su lessici, grammatiche e
letterari di Parigi, o il discorrere su uno scrit- antologie realizzati da colleghi, Sznycer non
to recente con una passeggiata nel quartiere ha pubblicato opere di sintesi in tale ambito, e
latino, curiosando qua e là, conversando libe- ha preferito decisamente l’edizione scrupoloramente del più e del meno.20
sa di nuovi testi, la revisione meticolosa di
19 Penso in particolare alla mostra I Fenici di Palazzo Grassi, a Venezia nel 1988, quando fu chiamato da Moscati come consulente per l’allestimento
espositivo; o a quella From Hannibal to Saint Augustine. Ancient Art of North Africa from the Musée du Louvre, del 1994, curata da Monique Seefried Brouillet, e
a quella parigina su Carthage, l’histoire, sa trace et son
écho del 1995.
20 Nel giugno 1995 discorrendo per le vie del centro di Parigi, quasi casualmente finimmo per assistere insieme, con la dovuta discrezione, alle esequie
di Emil Cioran. La mia scelta per l’aforisma in epigrafe non è dunque fortuita, ma doppiamente autobiografica.
21 Il testo fu poi ripubblicato in traduzione tedesca in un volume collettaneo su Cartagine edito da
Huss nel 1992.
16
sergio ribichini
quelli già noti o da lui stesso pubblicati, l’im- monitrici: «À l’heure où frappe la mort inévipegno per trarre il massimo delle informazio- table, seule certitude de la vie, c’est avec une
ni possibili dalla documentazione epigrafica. grande tristesse que j’évoque ici la disparition
Scorrendo i titoli dei suoi lavori, ci si imbatte de cet ami, qui laisse un vide. Les jours, les
perciò, e ripetutamente, in formule del tipo: mois, les années passent irréversibles, et le vi“À propos de”, “Note sur”, “Observations” e de autour de soi se creuse de plus en plus.
“Quelques observations”, “Remarques”, Après la disparition, déjà lointaine, d’Olivier
“Quelques remarques” e “Brèves remarques”, Masson, celle, plus récente, en automne 2004,
“Nouvelle lecture”, “Nouvel examen” e d’André Caquot, c’est le tour maintenant de
“Nouvelle étude”, “Nouvelles observations”, Serge Lancel. Non, la vieillesse n’est pas heu“Nouvelles observations et nouvelles ré- reuse».24
flexions” e “Nouvelles précisions et réflexions
«Ma che diavolo, non posso certo chiudere
à propos de”. Per contro, la costante preoccu- queste pagine con mestizia», direbbe a questo
pazione per le questioni di metodo traspare punto M. Sznycer.25 Neanche io voglio farlo;
anche da titoli come: “Problèmes et métho- preferisco piuttosto evocare quanto desiderio
des”, “Problèmes de méthodologie”, “Problè- egli avesse di conservare e alimentare di conmes de méthode” e “Réflexions critiques”.
tinuo un rapporto cordiale che andasse ben
Del ruolo svolto da M. Sznycer nell’ambi- oltre il lavoro, al punto da rimproverarmi
to degli studi fenici e punici (e più in genera- qualche prolungato silenzio epistolare. Lo fele in quelli di semitistica) sono testimonianza ce ad esempio nell’estate del 2003 (et pour cauparticolare anche gli “omaggi” che egli rese se, lo riconosco), con un biglietto fin troppo
ad altri studiosi, in forma di contributi agli esplicito («Que devenez-vous? Vous m’avez
studi in loro onore22 o di rievocazione per complètement oublié …»), cui seguirono per
qualche collega scomparso.23 Sia gli uni che buona sorte ulteriori e amichevoli contatti.
gli altri sono talvolta fortemente autobiogra- Qualche anno dopo, intorno al 12 gennaio del
fici, legati cioè al suo personale rapporto con 2008 se ben ricordo, il professore mi telefonò
lo studioso in questione; ma di tono più o e cominciò la conversazione in tono brusco,
meno appassionato e coinvolto, secondo le biasimandomi per non avere ancora risposto
circostanze.
alla sua ultima lettera. Mi permisi di contradSe non erro, le ultime pagine scritte da dirlo, con molta simpatia e un pizzico d’umoMaurice Sznycer sono quelle per il fascicolo rismo. La lettera in effetti, m’era giunta solo
52-53 della rivista a lui più cara, «Semitica», e due giorni prima; ma per Sznycer essa era già
tra queste vi è un ricordo di Serge Lancel che “vecchia”. Dal suo punto di vista, in un certo
si chiude con riflessioni personali e quasi pre- senso, aveva ragione: l’aveva infatti comincia22 Come le pagine in onore di Vassos Karageorghis nel 1992, per Mhamed Hassine Fantar nel 2001 e
nel 2004, per Werner Huss nel 2001 e per Maria Giulia Amadasi Guzzo nel 2007 (e prima ancora per André Dupont-Sommer nel 1971, per Olivier Masson
nel 1997, per Jean Margain nel 1998 e per David Cohen nel 2003, con studi aramaici). Maurice Sznycer
non partecipò con un contributo ai tre volumi di
scritti in onore di Sabatino Moscati, ma fece parte
del Comitato Promotore di quella iniziativa.
23 Ricordo in particolare quanto ha scritto M.
Sznycer nei seguenti saggi: James-Germain Février
(1895-1976), in «Annuaire de l’EPHE, IVe section»
1976-1977, pp. 49-66; J.-G. Février, notice nécrologique, in
«JA» 265, 1977, pp. 9-13; André Dupont-Sommer (1900-
1983), in «JA» 272, 1984, pp. 1-13; Sabatino Moscati (19221997), in «BCTH» n. s. 25, 1999, pp. 9-11; Olivier Masson (1922-1997). A Tribute, in V. Tatton Brown (ed.),
Cyprus in the 19th Century AD: Fact, Fancy and Fiction,
London 2001, pp. XV-XVIII; Adieu André Caquot, in
«Semitica» 52-53, 2002-2007, pp. 11-14; Décès de Serge
Lancel (1928-2005), in «Semitica» 52-53, 2002-2007, pp.
165-166. Cfr. inoltre: Ch.J. Robin – M. Sznycer –
J. Teixidor – A. Sérandour, André Caquot, in memoriam, in «Semitica» 52-53, 2002-2007, pp. 7-9.
24 Cfr. «Semitica» 52-53, 2002-2007, p. 166 (il fascicolo 52-53 di «Semitica» è stato pubblicato nel 2008).
25 Cfr. «Orientalia» 76, 2007, p. 92: «Mais je ne vais
pas finir avec la “nostalgie”, que diable».
ricordo di maurice
ta l’autunno precedente, in risposta a un mio
messaggio di settembre, l’aveva ripresa in novembre, poi l’aveva corredata degli auguri in
dicembre e l’aveva spedita all’inizio di gennaio, giusto qualche giorno prima della telefonata. Probabilmente il prof. Sznycer avvertì,
dall’altro capo del filo, il mio sorrisetto sardonico26 e il mio affetto filiale; la telefonata, da
burbera, divenne calorosa e cordiale come
sempre; e finimmo per chiacchierare ancora
una volta del nostro mondo di studi, di amici,
colleghi e parenti, della sua indifferenza per il
compleanno imminente.27
Così era fatto Maurice Sznycer, almeno nel
mio ricordo: ys si dobrim chy fel yth chil ys chon
chen liful.28
Bibliografia degli scritti
di Maurice Sznycer d ’ argomento
fenicio e punico29
1957-1960: Remarques linguistiques sur le punique
plautinien, in «Comptes-Rendus du GLECS» 8,
1957-1960, pp. 102-105.
1958: Remarques sur le graffito phénicien en caractères grecs de la grotte de Wasta, in «Semitica» 8,
1958, pp. 5-10.
1962: Sur l’inscription néopunique Tripolitaine 27,
in «Semitica» 12, 1962, pp. 45-50.
1963: À propos du nom punique <BDL>Y, in «Semitica» 13, 1963, pp. 21-30.
1965a: Les inscriptions dites latino-libyques, in
«Comptes-Rendus du GLECS» 10, 1965, pp. 97104.
1965b: Notes bibliographiques, in «Comptes-Rendus du GLECS» 10, 1965, pp. 117-122.
1965c: Une inscription punique trouvée à Monte Siraï
(Sardaigne), in «Semitica» 15, 1965, pp. 35-43.
26 Mi concedo qui una “citazione colta”: cfr. Italo Calvino, Il visconte dimezzato, 1952 («Dalla parte
opposta mi pare echeggiasse una specie di risata sardonica») e Andrea Camilleri, L’odore della notte,
2002 («Sentì all’altro capo una risateddra sardonica»). Sono certo che sarebbe piaciuta a M. Sznycer,
con il quale più volte ho ragionato d’intreccio di testi nel testo, di sardonios ghelos e tradizioni sul sacrificio punico dei fanciulli, del buon uso degli autori
classici per lo studio della religione fenicia e punica,
di Fenici nell’arte, nella cultura, nella letteratura.
27 Maurice Sznycer era nato il 29 gennaio 1921 ed
è scomparso il 29 luglio 2010.
sznycer (1921-2010)
17
1965-1966: Les passages puniques en transcription latine dans le Poenulus de Plaute (I), in «Annuaire
de l’EPHE, IVe section», 1965-1966, pp. 515-519.
1966: Philon de Byblos, in Dictionnaire Biblique, Supplément VII, 1966, coll. 1351-1354.
1966-1967: Observations sur une nouvelle interprétation de la formule punique BŠRM BTM, in
«Comptes-Rendus du GLECS» 11, 1966-1967,
pp. 145-146.
1967a: Les passages puniques en transcription latine
dans le “Poenulus” de Plaute, Paris 1967 («Études
et commentaires», 65), 172 pp.
1967b: Notes bibliographiques, in «Comptes-Rendus du GLECS» 11, 1967, pp. 70-72.
1967-1968: Recension de l’article de A. Mahjoubi et
M. Fantar, “Une nouvelle inscription carthaginoise”, in «Comptes-Rendus du GLECS» 12,
1967-1968, pp. 5-6.
1968: Mythes et dieux de la religion phénicienne, in
«Archeologia» 20, 1968, 26-33.
1968-1969a: Rapport sur les conférences, Histoire
ancienne de l’Orient. Étude de deux inscriptions
puniques de Carthage, CIS, I, 175 et 3914, in
«Annuaire de l’EPHE, IVe section», 1968-1969,
pp. 93-94.
1968-1969b: La littérature punique, in «Archéologie vivante» I/2, 1968-1969, 141-148 = Die punische Literatur, in W. Huss (ed.), Karthago,
Darmstadt 1992, pp. 320-340.
1969-1970a: Note sur le dieu £id et le dieu ¢oron
d’après les nouvelles inscriptions puniques d’Antas
(Sardaigne), in «Karthago» 15, 1969-1970, pp. 6974.
1969-1970b: Rapports sur les conférences, Histoire
ancienne de l’Orient. Étude de deux inscriptions
phéniciennes de Chypre, in «Annuaire de
l’EPHE, IVe section», 1969-1970, pp. 151-159.
1969-1970c: Recension de l’ouvrage de G. et C. Picard,
“The Life and Death of Carthage”, in «Karthago»
15, 1969-1970, pp. 107-109.
28 Plaut., Poen., 935, che M. Sznycer, nel suo libro
del 1967 (p. 109), trascrive: >Š ŠDBRYM KY P<L >T
KL >Š KN KN LP<L, e traduce: «Un homme dont on
(m’)a dit qu’il a fait tout ce qu’il devait faire ainsi».
29 Per realizzare questa rassegna ho attinto all’elenco dei lavori di M. Sznycer stilato nel 1990 da C.
Fauveaud, in «Semitica» 39, 1990, pp. 187-199, a quel
che ha registrato lo stesso studioso nei suoi Rapports
sur les conférences dell’EPHE, alla Bibliografia pubblicata annualmente sulla nostra «RStFen», agli estratti di cui M. Sznycer mi ha fatto omaggio e a vari repertori online.
18
sergio ribichini
1970: L. Galand – M. Sznycer, Une nouvelle inscription punico-libyque de Lixus, in «Semitica»
20, 1970, pp. 5-10.
1970-1971: Rapports sur les conférences, Histoire
ancienne de l’Orient. Étude sur les inscriptions phéniciennes de Kition, Chypre, in «Annuaire de
l’EPHE, IVe section», 1970-1971, pp. 155-160.
1971-1972a: Initiation à l’épigraphie nord-sémitique,
in «Annuaire de l’EPHE, IVe section», 19711972, pp. 143-153.
1971-1972b: Mission en Tunisie: nouvelle documentation néopunique, in «Comptes-Rendus du
GLECS» 26, 1971-1972, pp. 9-10.
1972a: O. Masson – M. Sznycer, Recherches sur
les Phéniciens à Chypre, Genève-Paris 1972
(«Hautes études orientales», 3), 149 pp.
1972b: Quelques observations sur la grande inscription dédicatoire de Mactar, in «Semitica» 22, 1972,
pp. 25-43.
1972-1973: Rapport sur les conférences, Antiquités et
épigraphie nord-sémitiques, in «Annuaire de
l’EPHE, IVe section», 1972-1973, pp. 145-161.
1973: Les Phéniciens à Malte d’après les témoignages
épigraphiques, in M. Galley (ed.), Actes du premier Congrès d’études des cultures d’influence
arabo-berbère (Malte, 3 au 6 avril 1972), Alger
1973, pp. 147-151.
1973-1974: Rapport sur les conférences, Antiquités et
épigraphie nord-sémitiques, in «Annuaire de
l’EPHE, IVe section», 1973-1974, pp. 131-153.
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1974b: La vocalisation des formes verbales dans l’écriture néopunique, in A. Caquot – D. Cohen
(edd.), Actes du Premier Congrès international de
linguistique sémitique et chamito-sémitique (Paris,
16-19 juillet 1969), Den Haag-Paris 1974, pp.
209-219.
1974c: Quelques remarques à propos de la formation
de l’alphabet phénicien, in «Semitica» 24, 1974,
pp. 5-12.
1974-1975: Rapport sur les conférences, Antiquités et
épigraphie nord-sémitiques, in «Annuaire de
l’EPHE, IVe section», 1974-1975, pp. 191-208.
1975a: L’Assemblée du peuple dans les cités puniques
d’après les témoignages épigraphiques, in «Semitica» 25, 1975, pp. 47-68 = Die “Volksversammlung” in den punischen Städten im lichte der
epigraphischen Zeugnisse, in W. Huss (ed.), Karthago, Darmstadt 1992, pp. 261-290.
1975b: Le mot ¢DR en phénico-punique et en ouestsémitique, in A. Caquot (ed.), Actes du XXIXe
Congrès international des Orientalistes, section
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épigraphie nord-sémitiques, in «Annuaire de
l’EPHE, IVe section», 1975-1976, pp. 167-198.
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1976c: Une inscription punique de Carthage retrouvée
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1976-1977: Rapport sur les conférences, Antiquités et
épigraphie nord-sémitiques, in «Annuaire de
l’EPHE, IVe section», 1976-1977, pp. 177-186.
1977a: Recherches sur les toponymes phéniciens et
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néopuniques de Maktar (Tunisie). III, in «Annuaire de l’EPHE, IVe section», 1977-1978, pp.
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ricordo di maurice sznycer (1921-2010)
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19
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1985b: L’inscription phénicienne sur une amphore de
Nea Paphos, in «RDAC», 1985, pp. 253-255.
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sergio ribichini
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K. Geus – K. Zimmermann (edd.), Punica –
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zum 65. Geburtstag dargebracht von Schülern,
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Actes de la Table Ronde de Lyon (mercredi 19 mai
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2003: À propos des structures sociales et politiques de
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2004: Idalion: capitale économique des rois phéniciens de Kition et d’Idalion, in «CCEC» 34, 2004,
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2004-2005a: Antiquités et épigraphie nord-sémitiques, in «Livret-Annuaire de l’EPHE
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2004-2005b: S. Fourrier (– E. Louca – D.
Meeks – J.-P. Olivier – M. Sznycer), Le
dépôt archaïque du rempart nord d’Amathonte, 3.
Les petits objets, in «BCH» 128-129, 2004-2005,
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2005: Les Phéniciens et les Puniques vus à travers les
études classiques (gréco-romaines). Le cas de Carthage, in A. Spanò Giammellaro (ed.), Atti
del V Congresso internazionale di studi fenici e
punici (Marsala-Palermo, 2-8 ottobre 2000), I, Palermo 2005, pp. 115-120.
2005-2006: Antiquités et épigraphie nord-sémitiques,
in «Livret-Annuaire de l’EPHE (Sciences
Historiques et Philologiques)» 21, 2005-2006,
pp. 20-24.
2007: Quelques souvenirs épars sur un itinéraire
scientifique et culturel et une longue amitié, in R.
Contini – F. Israel (edd.), Munuscula amicitiae phoenicia et punica. Mélanges d’épigraphie et de philologie phénico-punique offerts à Maria Giulia Amadasi Guzzo = «Or» 76, 2007, pp.
84-92.
2002-2007a: Les inscriptions néopuniques d’Ululas,
in «Semitica» 52-53, 2002-2007, pp. 83-92.
2002-2007b: À propos de la publication du catalogue
des stèles puniques du British Museum, in «Semitica» 52-53, 2002-2007, pp. 159-161.
2010: Carthage et les anciens Maltais, in A. Ferjaoui (ed.), Carthage et les autochtones de son
empire au temps de Zama. Colloque international
organisé à Siliana et Tunis du 10 au 13 Mars 2004
par l’Institut National du patrimoine et l’Association de Sauvegarde du site de Zama. Hommage à
Mhamed Hassine Fantar, Tunis 2010, pp. 99-100.
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