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IL CORPO NON MENTE
Intervista a Luciano Marchino
Luciano Marchino è stato il mio insegnante di counseling. Durante la mia formazione gli ho fatto
questa intervista sui caratteri della bioenergetica. Dopo 10 anni dalla pubblicazione la trovo ancora
molto attuale.
Di Rosella Denicolò (pubblicata sul D Repubblica il 23/10/2004)
Secondo la Psicologia Somatica possiamo leggere nel corpo la storia di una persona. Vien da
pensare, allora, che sia anche possibile leggevi qualcosa che è più grande della storia individuale e
che riguarda il collettivo. Qual è insomma il corpo che emerge nella contemporaneità?
La storia individuale è sempre relativa a un contesto più grande. Quando, per esempio, mi hanno
chiesto di tenere un corso di counseling somatico relazionale in India ho risposto che prima avrei
dovuto andare lì e capirci qualcosa. Cosa posso sapere di un indiano del kashmir, della sua vita le
sue relazioni? Non si può esportare una tecnica di lettura del corpo, che ha studiato sempre e solo
gli Occidentali, senza confrontarla con la cultura e i condizionamenti del luogo.
Cosa sta succedendo, allora, al corpo degli occidentali?
Tutte le sfumature del carattere narcisista -nel libro ne abbiamo riportato la tipologia centrale che
noi chiamiamo ‘psicopatica’- dominano ormai l’Occidente più industrializzato. I valori del
successo, dell’acquisizione materiale, hanno spazzato via le ideologie degli anni Cinquanta.
Sessant’anni fa la rigidità delle strutture mentali era dominante e, di conseguenza, era dominante
una struttura corporea e caratteriale che noi chiamiamo, appunto, ‘rigida’. La sessualità era
dominata da tabù molto forti e le persone si attenevano aregole precise. E tutto questo accadeva in
modo naturale, perché erano state interiorizzate durante lo sviluppo ed erano diventate parte
integrantedel modo di comportarsi della persona. Oggi le regole morali sono diventate molto
elastiche. E’ come se fossero state messe lì apposta per essere manipolate e infrante. L’uomo di
successo, che magari ha un po’ barato sulle regole, viene lodato e non certo criticato per questo.
Carattere’ psicopatico’. Cosa significa esattamente?
Significa il dominio totale della mente sul corpo. La persona è esclusa dai propri sentimenti e
interpreta tutto a proprio vantaggio. E’ un carattere in cui è molto forte la separazione tra il corpo e
la mente. E si tratta di un comportamento che, ripeto, è molto premiato, socialmente. C’è un altro
carattere studiato dalla Psicologia Somatica che rivela una separazione tra il corpo e la mente
altrettanto importante, ed è quello che noi chiamiamo ‘schizoide’. Ma il tipo schizoide è una
persona che tende a isolarsi dal mondo e non cerca di gestire situazioni di potere.
A proposito del carattere ‘psicopatico’ leiscrive: “Si sente che sta dicendo una cosa, ma sotto c’è
qualcos’altro. Contemporaneamente si riceve da lui il messaggio: Sono la soluzione del tuo
problema”. Sembra il ritratto di un uomo politico.
I politici assumono spesso dei comportamenti di tipo psicopatico. Il politico è la persona che si
presenta sempre come la soluzione dei problemi dei suoi elettori. Con la caduta verticale delle
ideologie, sia cattoliche che comuniste, c’è stato anche un calo di interesse per l’ etica. La cosa più
importante è raccogliere consenso. Di conseguenza i programmi politici, come dimostrano le
elezioni americane, si basano soprattutto su inchieste di mercato che cercano di sondare cosa la
gente desidera. I politici promettono che, votandoli, l’avrà. L’etica è stata sostituita dal
marketing.
Nel libro sottolinea l’aspetto manipolativo del carattere psicopatico. In quali modi allora è
possibile riconoscerlo?
E’ diventato quasi impossibile, perché il carattere psicopatico crede veramente di poter essere la
soluzione dei tuoi problemi. Il suo enorme successo si basa su una grande convinzione: lui è il
migliore e farà meglio dell’altro. Riesce a convincere prima di tutto se stesso. E, proprio per
lecaratteristiche della sua personalità, dà molto più credito a quello che ha nella sua mente che alle
ragioni obiettive. Questo carattere è convinto fino all’ultima cellula del suo corpo, di essere nel
giusto. Se si pensa di essere nel giusto, anche le manipolazioni vengono ritenute ovvie e necessarie.
Un altro carattere emergente raccontato nel libro è quello definito simbiotico.
E’ un carattere che stiamo ancora studiando e di cui stiamo raccogliendo i casi clinici. Tutte le volte
che nei seminari di supervisione emergevano situazioni di cui non si capiva niente, in base alle
mappe che avevamo elaborato in passato, si era sistematicamente alle prese con qualche tratto del
carattere simbiotico. Si tratta di un carattere molto sfuggente, che passa da stati di benessere che
sfiorano la beatitudine, a stati di disagio molto, molto profondo.
Perché emerge solo nella nostra epoca?
Uno dei fattori che contribuisce alla formazione di questo carattere è l’impossibilità di esplorare
serenamente il territorio quando si è ancora molto piccoli, nella fase che va dai 18 ai 25 mesi. Nel
corso di uno sviluppo armonico, il bambino si allontana dal genitore, indaga il mondo attorno a sé,
osserva, sperimenta, e, quando torna indietro, trova incoraggiamento, viene lodato. Oggi, anche per
fattori oggettivi come l’urbanizzazione, questa esplorazione viene fortemente limitata. Il bambino
quando torna dall’esplorazione spesso trova l’ansia di un nonno che non ha nemmeno la forza fisica
per supportare le sue ricerche. Invece di una rassicurazione trova la paura per i mille pericoli e una
rappresentazione terrifica del mondo. D’altra parte le istituzioni, come gli asili nido, non possono
sostituire il genitore in questa funzione.
Nel libro lei spiega che una delle caratteristiche del carattere simbiotico è di essere soggetto agli
attacchi di panico.
Le crisi di panico sono molto frequenti anche in tutti i caratteri dell’area narcisistica, come lo
psicopatico, chetendono a esaurire le proprie risorse a favore dell’immagine e dell’apparire. Il
simbiotico esaurisce le sue energie per compiacere il suo interlocutore di riferimento, la madre
soprattutto e il padre. Ma voler compiacere i valori e le aspettative della famiglia di origine o del
partner, o dei colleghi di lavoro, ha un costo molto alto. Come esseri umani abbiamo infatti una via
molto diretta per comprendere quando una cosa è buona per noi e quando non lo è: la risposta
dell’organismo. Se qualcosa mi dà piacere mi muovo in quella direzione, se mi dà dolore mi
allontano. Nel carattere simbiotico non c’è più questa guida chiara. Se privilegia i valori, i bisogni
del suo interlocutore, tradisce almeno una persona: se stesso.
Nel libro appare come uno dei caratteri con un Io più fragile.
Ha un Io molto fragile perché non ha la difesa dello schizoide che, quando lo stress aumenta,scappa,
evade emozionalmente, si congela o, letteralmente, se ne va. Cambia città, scompare. Il carattere
orale tende a collassare, ma mantiene una maggiore integrità dell’io. Il simbiotico ha un io diviso
tra i propri bisogni e i valori culturali. Va in frammentazione, si spezza in due. Quando i livelli di
stress aumentano troppo, si sente perso: non è più in grado di fare quello che il mondo si aspetta da
lui e non è nemmeno abituato a sentire di che cosa ha bisogno. Non ha più punti di riferimento e gli
manca la terra sotto i piedi. Ecco l’attacco di panico.
Se i corpi e le strutture caratteriali degli Occidentali sono così cambiati, negli ultimi decenni, che
ne è dello stile della terapia? Nel suo libro presenta la Biosofia, un nuovo approccio terapeutico.
La Biosofia non è un nuovo approccio terapeutico, ma un nuovo atteggiamento relazionaleche si
sviluppa all’interno dell’analisi bioenergetica. L’obiettivo della Biosofia è un apprendimento il più
possibile libero da preconcetti culturali. Si tratta di seguire la persona, apprendere dalla persona
stessa e aiutarla a realizzare le sue spinte esistenziali.
Un approccio quindi completamente diverso rispetto alla Bioenergetica o alle terapie in voga negli
anni Settanta.
In molti di quegli approcci si rischiava di sostituire nel cliente un comportamento ritenuto
svantaggioso, con uno ritenuto vantaggioso. Nella primaBioenergetica funzionava così: se il cliente
non era in grado di affermare le proprie ragioni, lo psicoterapeuta lo metteva davanti a un cubo di
gomma e glielo faceva colpire, finchè questi non riusciva a sentire la propria forza. Il rischio, in
questo caso, è di scambiare gli obiettivi del terapeuta con quelli del cliente. La Biosofia parte da un
principio diverso: la persona ha già in sé il modo per raggiungere i suoi obiettivi. Possiede già le
connessioni psichiche ed emozionali necessarie, che sono state però inibite o non sufficientemente
nutrite. Lo psicoterapeuta con fa altro che creare il contesto giusto perché queste possano
riemergere.
In concreto questo che cosa significa?
Per fare un esempio: uno degli strumenti più importanti utilizzati in Biosofia è il contatto nutritivo.
Non sono così rare le persone che hanno avuto pochissimo contatto fisico con i genitori. Si
ritrovano, magari in età adulta ad essere toccate dal dottore o dal massaggiatore, da terapeuti
dunque. Oppure solo dal partner. Non conoscono letteralmente un contattofisico che sia privo di
valenze mediche o erotiche. In questo caso sperimentare un contatto nutritivo riapre un mondo di
possibilità inimmaginabili prima. E’ come se la persona ricevesse direttamente attraverso il corpo
l’informazione di quello che le è mancato. Allora non serve più a niente dire arrabbiati e picchia il
cubo. Il risentimento, la rabbia, se emergono, emergono direttamente dall’interno, dalla coscienza
del torto subito, non dall’ideologia o dall’aspettativa dell’analista.
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